In un'ex scuderia reale di Stupinigi, vicino a Torino, una ragazza di quindici anni, figlia di un operaio Fiat, non va più a scuola e aiuta la madre a vendere verdura al mercato. Un giorno però, l'incontro con un venditore di libri le cambia la vita, perché la ragazza si imbatte per caso nelle antiche poesie dei trovatori provenzali e si mette in mente di diventare una di loro. Affascinata da quelle letture, scappa di non per fare politica come tutti quelli che ha intorno, ma per... cercare l'"amore da lontano". Il romanzo, tra il realistico e il paradossale, racconta con toni un po' ilari e un po' dolenti le avventure di questa ragazza, così distante dalla storia che le scorre per amore della celebrata lontananza lei commetterà errori a volte piccoli, a volte più gravi, si infilerà in storie a volte mediocri, a volte sublimi, fino a che, alle soglie della maturità, incontrerà il sogno che - forse - nemmeno sapeva di avere.
La Mastrocola ha uno stile 'parlato', gustoso e veloce. Lidia si racconta, all'inizio, ancora bambina e adolescente a Torino. E questa prima parte scorre bene, tra piacevoli ricordi anni sessanta: particolari di vita, abitudini familiari e di società, in cui mi sono ritrovata con piacere e col sorriso. Ma tanto la prima parte è realistica e coinvolgente, quanto la seconda è fantastica e assurda, snodandosi tra l'Emilia e la Toscana a cavallo di Pino, alla ricerca di un pensiero di 'Amore da lontano'. E tanto la prima parte è divertente e gustosa, quanto la seconda è lenta e insipida: come un brodo allungato. Se invece di trecento pagine ne avesse scritte solo la metà sarebbe stata più credibile. Peccato! La Gallina volante è solo un ricordo.
C'è sempre qualcuno innamorato della poesia e della letteratura, nei romanzi della Mastrocola. Lidia non fa eccezione e con i libri cerca una realtà sicura e che le dia le risposte che cerca, quelle che un mondo stralunato da incomprensibili discorsi di politica e impegno sociale anni '70 non può darle. È piacevole leggere come interpreta la realtà che la circonda - ha un occhio acuto e una vena ironica che creano immediata empatia. Perchè chi mai non si è sentito almeno una volta fuori posto negli anni dell'adolescenza? Fin qui, dunque, tutto bene. Poi però le salta il ghiribizzo e parte per un improbabile giro attraverso l'Italia, mollando il povero Paolo col suo comò azzurrino in stile veneziano e la prospettiva di un'esistenza sicura e con pochi scossoni emotivi. Da qui il tono della narrazione cambia completamente e le scene si fanno oniriche, pervase dalla malinconia e, a tratti, dalla tristezza vera e propria, quasi che la ricerca del proprio posto nel mondo rappresenti una graduale e mesta rassegnazione, piuttosto che un'entusiasta scoperta delle mille esperienze possibili nella vita. Non si tratta infatti di doverle assicurare un successone garantito, ma almeno un atteggiamento appena più positivo avrebbe lasciato meno amaro al momento di chiudere il libro. La gradevolezza resta indiscutibilmente nello stile, quasi parlato, e nella capacitá di ricreare l'atmosfera degli ambienti nei quali Lidia si muove, in particolare durante la prima adolescenza. I racconti della vita domestica serale, del venditore di enciclopedie e dell'orgoglio operaio del papà sono veramente ben fatti.
Mi dispiace dargli solo tre stelline, perché mi è piaciuto. È un libro profondamente triste, in cui chiunque si può riconoscere: il non sapere cosa fare della propria vita, gli ideali che di colpo sembrano stupidi e irraggiungibili... Lidia scappa dalla casa dei suoi genitori e attraversa mezza Italia a cavallo per trovare l'amore da lontano, come i poeti che tanto ama. Lo troverà, o forse no, ma in ogni caso crescerà e continuerà a cercare finché non scoprirà che forse non stava cercando la cosa giusta. Mi piace come scrive la Mastrocola, anche se i protagonisti dei suoi libri finiscono per assomigliarsi un po' tutti, pur essendo diversi dalla massa - e forse proprio per questo sono simili tra di loro. Lidia è giovane, ama le poesie, non capisce nulla di politica e resta sempre ai margini di un mondo in cui nessuno sembra avere i suoi stessi interessi. Come personaggio mi è piaciuto, ma forse le sue avventure sono troppo inverosimili, o forse per impegni vari ci ho messo troppo a leggere questo libro che ho trovato lungo e invece si dovrebbe divorare in fretta. Non lo so. Tre stelline, così.
Ho dato a questo libro 4 stelline perchè mi sono ritrovata molto nella protagonista. Lidia non sa cosa fare della sua vita, segue un ideale che vuole essere al di sopra degli ideali comuni. Ma poi, nella vita di tutti i giorni, non trova un posto del mondo; frequenta vari gruppi, ma in nessuno di questo sente di farne davvero parte. Allora decide di viaggiare con il suo cavallo e di andare a trovare il suo 'amore lontano'. Ecco, questa parte l'ho trovata troppo inverosimile: Lidia arriva in un paesino in Toscana e subito trova lavoro e qualcuno pronta ad accoglierla, nonostante sia una straniera arrivata in groppa ad un cavallo. Però questa storia mi ha dato conforto, e, a mio parere, andando al di là dei difetti della storia, vale la pena leggerlo perchè si legge tutto d'un fiato e ti lascia qualcosa.
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Come parte del mio desiderio di tornare a leggere per piacere, il 2023 parte con un romanzo divorato nello spazio di un viaggio aereo tra Milano e New York City.
"Più lontana della luna" è un ottimo testo sul desiderio di andarsene e starsene un po' per conto proprio, osservando ciò che amiamo da lontano, per amarlo con più coscienza - e per trovare ciò che vogliamo davvero. Attraverso la storia di Lidia, una ragazza che da Stupinigi (TO) si muove per tutta l'Italia settentrionale e centrale per seguire il sogni di diventare un 'trovatore' del ventesimo secolo, Mastrocola crea un lavoro davvero poetico e catartico, capace di commuovere tutti coloro che hanno lasciato, anche per poco, luoghi e persone cari. Assolutamente consigliato!
Il libro parte bene, un vero e proprio tuffo nel passato con una buona dose di ironia e molti spunti creativi e fantasiosi. A mio avviso, pero', nella seconda parte il libro perde qualcosa, si trascina fino ad arrivare ad una conclusione che non c'entra assolutamente nulla con la storia. Molto apprezzabile lo scorcio sulla politica italiana di quegli anni.
Un libro che si fa apprezzare per la scrittura, coinvolgente, brillante, spumeggiante. Ma meno solido per i contenuti. Lidia la protagonista che narra in prima persona è una figura sovente improbabile a cui accadono fatti improbabili. Più una favola, ma senza esserlo.
Una bella storia, nel senso più classico ed essenziale del termine. Una vita - un pezzo di vita - narrata in prima persona, con uno stile parlato, scorrevole, gustoso; caratteristico ma familiare.
Incontriamo Lidia (un nome meraviglioso, tra l'altro, che non riesco a fare a meno di associare con la Lydia di Teen Wolf, e la cosa non mi dispiace minimamente) da ragazzina, quando vive ancora con la mamma verduraia e il padre operaio a Stupinigi, in provincia di Torino; e la lasciamo vent'anni dopo, con la giovinezza alle spalle e una nuova casa, nel senso fisico e in quello emotivo.
Lidia è... strana, come protagonista. Un po' ingenua, un po' pazzoide, con delle idee - nello specifico quella dell'amore da lontano, con cui non riesco a riappacificarmi - vagamente assurde ma guidate da processi logici rigorosi, comprensibili e originali. Non sempre sono stata d'accordo con le sue scelte, ma mi sono sempre trovata a simpatizzare con lei, aspettando trepidante che trovasse finalmente quello che cercava - anche quando era ormai diventato evidente che quello che cercava non era quello che pensava di cercare. Ancora adesso, mi è incredibilmente vicina.
La Mastrocola ha la meravigliosa capacità di permeare le pagine di emozioni vere e palpabili senza appesantire la storia con una prosa eccessivamente descrittiva. Ci sono vagonate, valanghe di tristezza qua dentro, e mi è sembrato di comprendere solitudine, nostalgia e dolore come mai avevo fatto prima.
Ogni tanto la storia perde il ritmo, e un paio di volte mi sono incazzata con Lidia per scelte e pensieri inconciliabili con il mio modo di essere; ma tutto considerato, alla fine di questo romanzo sono profondamente soddisfatta e felice di avergli dato una chance, nonostante le mie iniziali riserve.
Storia assurda! Cioè c'era scritto che era paradossale ma arrivata alla fine mi sono chiesta: eh? che senso ha? Mentre leggevo mi saliva il nervoso. Ecco un libro così snervante non l'avevo mai letto!
Piacevole e delicata la scrittura, reale e surreale allo stesso tempo la storia di Lidia, spirito libero degli anni settanta, fuori da ogni schema sociale, che parte con il suo cavallo per trovare se stessa, rispettando i suoi ideali senza lasciarsi condizionare da nessuno.
(...)"Non avevano capito.Il mio pittore era un uomo lontano.Lontano da tutto.Ma non potevano capire ,erano così vicini,loro! Il contrario di lontani.Abitavano nella realtà, nel mondo,nella storia.Anzi,erano convinti di fare la storia." (...)
Un'autrice particolare. I suoi libri sono sempre al limite del surreale ma anche terribilmente concreti e ancorati alle paure di tutti i giorni, alle fatiche dei giovani. Mi è piaciuto molto ma gli ho dato solo bello perchè comunque ha uno stile che mi piace fino a un certo punto