Gente in Aspromonte, unanimemente riconosciuto come il capolavoro di Corrado Alvaro, è un romanzo breve che narra la storia, ambientata nei primi anni del Novecento, della dura vita dei pastori d’Aspromonte, subito descritta, fin dall’incipit del romanzo, con una cadenza profonda, sentita e, nel contempo, distaccata perché si tratta di una verità ineluttabile: «Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque…».
Corrado Alvaro was an Italian journalist and writer of novels, short stories, screenplays and plays. He often used the verismo style to describes the hopeless poverty in his native Calabria. His first success was Gente in Aspromonte (Revolt in Aspromonte), which examined the exploitation of rural peasants by greedy landowners in Calabria, and is considered by many critics to be his masterpiece.
Corrado Alvaro [1895-1956] con i racconti di “Gente in Aspromonte” pubblicato nel 1930, getta uno sguardo sulla vita dei calabresi meno abbienti nelle difficili terre dell’Aspromonte: sono racconti i suoi che mettono in risalto l’estrema povertà della popolazione, la violenza e la sopraffazione dei ricchi e i tentativi di riscatto di chi non vuole rinunciare alla dignità umana ma che quasi sempre soccombe a una terra grama e infruttuosa, a un destino che sembra già scritto. Racconti duri nei quali anche l’amore non conosce dolcezza e abbandono, gli innocenti pagano per colpe non commesse e la bellezza dei luoghi è aspra e selvaggia.
Un piccolo passo indietro nel tempo prima di parlare di Gente in Aspromonte.
Sono venuta a conoscenza dell'esistenza di Corrado Alvaro durante le lezioni del mio professore di italiano. Pur non essendo -comprensibilmente- inserito nel programma, il mio prof., avendo una insana passione per autori sconosciuti di vario genere, aveva insistito affinché lo studiassimo. Credo sia facile capire quanto repulsione ci ispirassero questi autori, uomini mai sentiti che avevano scritto opere di poco conto e che, pur tuttavia, dovevamo necessariamente ricordare, pena voti in meno all'interrogazione.
Quando ho scoperto per la prima volta di avere davvero questo libro (e, di conseguenza, ho potuto confermare la sua reale esistenza, cosa di cui dubitavo) è sorta anche la curiosità. Per parecchi mesi ho continuato a pensarci e ripensarci, domandandomi se effettivamente ne sarebbe valsa la pena leggerlo, visto e considerato che avevo un innumerevole numero di altri libri da leggere e che mi interessavano molto di più.
Ho iniziato questo libro con molti qualche pregiudizio, ma mi sono dovuta ricredere. I racconti che compongono la raccolta, pur richiamando il verismo per la loro ambientazione di base, in realtà presentano un lirismo notevolmente più elevato. Sono rimasta incantata dalle descrizione dei paesaggi calabresi e dal modo semplice eppure così efficace, consono alla loro natura di contadini, con cui C. Alvaro riesce a dipingere l'animo dei personaggi. Al di là della tecnica narrativa, anche le storie stesse che l'autore presenta sono molto interessanti, soprattutto grazie alla grande quantità di informazione che fornisce sulla vita del popolo, sui loro usi e costumi, sulle dinamiche fondamentali di una società abbastanza primitiva per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e culturale, ma che diviene quasi una rappresentazione universale dell'animo umano grazie ai diversi sentimenti che i personaggi mostrano e in base ai quali agiscono.
Pur avendo una serie di commenti molto interessanti a cura di Mario Pomilio, sfortunatamente ho scoperto in ritardo che il volume di cui dispongo contiene solo una parte dei racconti della raccolta originale, cosa che mi è molto dispiaciuta. Anche cercando su internet non sono riuscita a trovare il testo integrale dei racconti mancanti, solo piccoli riassunti. Sicuramente tenterò di recuperarli, un giorno o l'altro.
Sono molto contenta di aver dato una chance a questo libro. Forse devo delle scuse al mio professore.
Corrado Alvaro dipinge personaggi e ambienti rurali su una tela chiamata Gente in Aspromonte. Terminata la lettura a me non sembra tanto di aver letto un romanzo o una serie di racconti, quanto di aver contemplato un seducente quadro naturalista con sfumature fiabesche di stampo fantastico e surreale. Alvaro è un pittore che con minuzia sistematica delinea ogni singolo passaggio del suo sogno realista, servendosi di un linguaggio altamente poetico e fortemente visivo. E come in ogni arte che si rispetti, il tempo si relativizza, torna, scompare, si ferma, si ripete in un eterno ritorno per rinvenire allo stesso punto e ripartire nuovamente. Molti racconti sono brevi, brevissimi, concisi, pregni di significati duri a digerire, pieni di verità scomode in cui viene messa in risalto tutta la brutalità di una vita senza tempo, immersa in un passato mitico, statico, eterno e infinito. Sicuramente una lettura non basta.
Non conoscevo l'autore, ho letto questo libro a scatola chiusa e si è rivelata una piacevolissima sorpresa. La vita in Aspromonte viene raccontata nella sua cruda realtà da una scrittura davvero bella.
Impossibile non accostare questo autore a Verga. Il suo è un verismo quasi tragico e commovente. Ci si ritrova come sempre a parteggiare per questi "poveri diavoli" e anche se già si intuisce che ogni racconto avrà un tono triste, si spera sempre nel finale conciliatore. Complimenti alla penna di Alvaro, se non fosse che io non amo troppo i racconti... avrebbe preso cinque stelle.
Raccolta di racconti tutti ambientati in Calabria, per lo più tra le classi meno agiate (pastori, contadini, operai). Si tratta di episodi di vita quotidiana in cui una natura lussureggiante e splendidamente descritta accompagna gli eventi che coinvolgono i protagonisti. La scrittura non è semplice, spesso ho avuto la sensazione di non riuscire ad entrarci in sintonia. Diverse volte mi sono distratta e ho dovuto tornare indietro a rileggere paragrafi interi. La mia valutazione è comunque moderatamente positiva nonostante la faticosità della lettura
Gente in Aspromonte Racconto lungo che dà il titolo a questa raccolta. L'ho trovato da una parte poetico per le descrizioni della natura, delle valli e delle alture dell'Aspromonte, dall'altra a livello narrativo pieno di salti sia temporali sia di focus sui personaggi. La protagonista è una famiglia di pastori il cui padre ha ambizione di crescita sociale e decide di "investire" tutto su uno dei figli facendolo studiare per diventare prete; tuttavia il paese è piccolo e la gente invidiosa. I piccoli screzi si trasformano facilmente in rancori di lunga durata con esiti spesso pesanti da più parti. Il quadro complessivo è pessimista e sconfortante. Altro che pace bucolica...
La pigiatrice d'uva Racconto brevissimo, ma una esplosione di sensualità rappresentata dalla pigiatrice di uva che con quel gesto semplice e comune nella civiltà contadina narrata da Alvaro, ma che si riempie di significati lascivi e di ammiccamenti. La conclusione è anche in questo caso amara poiché nessuno riesce ad ottenere ciò che vuole e una minaccia di violenza si fa strada nelle ultime righe.
Il rubino Il mondo gli pareva pieno di preziose cose perdute che i fortunati ritrovano
Ma nella vita non basta essere fortunati, bisogna essere in grado di riconoscere la fortuna che ci viene incontro. E così un immigrato trova quella che ritiene essere una biglia di cristallo sul taxi che lo sta portando al porto per tornare al paese e quel cristallo resterà con lui... ma lui non ne capirà mai il vero valore.
La zingara Un racconto che parla di pregiudizi: quelli dei paesani nei confronti degli zingari e quelli degli zingari nei confronti dei paesani. Ciascuno è ladro per gli altri e, a farne le spese, è l'unica che sta a metà tra i due gruppi.
Coronata Superstizione religiosa, voti alla Madonna e religiosità popolare sono al centro di questo racconto in cui molti cercano il miracolo.
Teresita Um racconto che fa male, che descrive un padre-padrone che impone la propria volontà a tutta la famiglia, che obbliga la piccola e, poi, non più così piccola Teresita ad andare a svegliarlo tutte le mattine e con crudele divertimento lasciarla lungamente aspettare alla sua porta. Che il racconto finisca in tragedia non sorprende nessuno. Che il padre concluda che alla fine, effettivamente, nessuno gli vuole bene, nemmeno.
Romantica Le storie d'amore rimaste in sospeso sono quelle che lasciano un segno e, come nel caso del protagonista di questo racconto, non ci permettono di vivere una vita piena, fermi come siamo nel ricordo di un passato che avrebbe potuto diventare presente e futuro e mai lo diventerà davvero. Una storia molto triste e malinconica.
La signora Flavia Una bella dama e il garzone che le conduce il cavallo. Galeotto fu il fiume e la passeggiata insieme? Alvaro lascia intuire che tra i due possa nascere qualcosa, ma la storia si chiude sul paesaggio boscoso e il lettore rimane con la curiosità di quello che potrebbe accadere.
Innocenza A che cosa abbiamo assistito in questo racconto? Chi è davvero donna Venera? Si possono fare ipotesi, ma l'autore ci ha lasciato nel dubbio
Vocesana e Primante Due cantanti in competizione l'uno con l'altro, una sacra rappresentazione che diventa un pretesto per uno per vessare l'altro fino ad una conclusione tragica e imprevedibile, con uno scambio di ruoli tra carnefice e vittima.
Temporale d'autunno Romeo e Giulietta dell'Aspromonte, sebbene il loro amore nasca lì per lì in una notte di temporale.
Cata dorme Due ragazzi lasciano il collegio e tornano al paese, ma decidono di passare da casa della bella del paese e lì fanno una scoperta agghiacciante. Che storia, che colpo di scena! Ma anche che amarezza il modo di reagire dei due giovani.
Ventiquattr'ore Ventiquattro ore è il tempo in cui una iettatura può andare a buon fine. Tre amici e un prete vanno in giro nella notte, raccolgono insperati successi, ma uno di loro ha la spada di Damocle di una iattura addosso eppure vive la sua serata e, in un certo qual modo se ne frega
Un libro che è una pietra miliare della letteratura sul Mezzogiorno d'Italia. Splendido, profondo, talmente tanto da dover essere letto a piccole dosi. Un dettaglio: in queste lande impervie, selvatiche, ostili, la presenza dell'acqua, che si vede, si beve, si sente, con il rumore onnipresente dello scrosciare di rivoli e torrenti.
Quello descritto da Corrado Alvaro in “Gente d’Aspromonte” è un mondo arcaico e remoto, che alcuni scorci di Calabria ancora permettono di osservare non senza stupore. La prosa ammaliante e poetica dello scrittore di San Luca riesce a dipingere con grande precisione i particolari di una regione in cui i rapporti sociali sono spietati e le ingiustizie profonde. Questa raccolta, insomma, rappresenta il modo migliore di approcciarsi a una società che non ha esitato a tradire, senza per questo essere meno amata, l’autore di questa narrazione dipanata attraverso tredici splendidi racconti appartenenti a un unico universo coerente. Un viaggio attraverso la Locride rurale dell’inizio del secolo scorso, che garantisce al lettore di comprendere perché questa terra sfortunata sia al contempo depositaria di un’immensa ricchezza…
Credo che chi non ha mai abitato in questi luoghi, chi non li ha mai visti con i propri occhi, chi non li ha mai assaporati, farà fatica a leggere questo libro. È uno dei paradossi della letteratura: amiamo quello che ci tocca da vicino.
Racconti che formano un classico dell'epoca, scritti con affascinante accuratezza e precisione. L'aura che li circonda è un elemento magico, ancestrale, legato al mondo femminile, e un cristianesimo denso di sanguinario paganesimo e disperazione.
"Per la prima volta capiva di essere in mezzo a qualche cosa di ingiusto; il sentimento della sua condizione gli si affacciò improvviso e chiaro e si sentiva come un angelo caduto."
La curiosità per questo libro è nata l'ultimo anno delle superiori quando ho studiato in maniera molto superficiale l'autore. L'autore, di origini calabresi, ci parla di una terra antica, di una terra sofferente ma piena di sorprese e di meraviglie, ci parla di una terra fatta di tradizioni e di consuetudini. Alvaro con i suoi racconti affronta temi svariati e forti. In particolare, oltre al racconto principale, da cui prende titolo la raccolta, due racconti mi hanno molto colpito: la storia di Teresita e la storia di Vocesana e Primante. La prima è la storia di una ragazza il cui il padre le ha imposto, sin da piccola, di andare tutte le mattine a bussare alla sua porta, aspettare che costui si svegli e dirgli "ti voglio bene". È una storia di egoismo e di insicurezza. La seconda invece è una storia di odio tra i due protagonisti che finirà in tragedia. Tutte le storie hanno da insegnare e da far pensare.
Ero titubante a leggerlo. Primo: non sapevo nulla dell'autore (a dirla tutta non sapevo nemmeno che esistesse, figuriamoci che fosse uno scrittore). Secondo: mentre lo cercavo sul sito della biblioteca salta fuori che c'è anche Come leggere «Gente in Aspromonte» di Corrado Alvaro. Sono confusa: mi serve un saggio di 128 pagine per poter capire l'originale di 180? No, non serve. Sono certa che nei racconti di Alvaro ci saranno 1000 riferimenti che solo i calabresi potranno capire, 1000 dettagli che rimandano a una festa, una tradizione, un aneddoto locale... tutte cose che io non conosco. Tuttavia questo non mi ha impedito di godere della lettura, così come quando ho affrontato un Verga o un Pirandello. Alvaro si colloca nel Verismo italiano e temo che sia stato un po' offuscato, nei licei, da Verga. Peccato, perché merita. I suoi personaggi si snodano sulla pagina in modo schietto e un po' rozzo, come i contadini che sono, ma non mancano di una loro filosofia. Il primo racconto è il più ungo e serve a calarci nell'atmosfera, a farci conoscere i luoghi e le persone. Gli altri 12 sono decisamente più brevi ma incisivi, ognuno dedicato a un episodio specifico, a un personaggio particolare. Mi è piaciuto molto il finale che, con un due semplici battute, diventa circolare e ci riporta alle prime pagine.
Chi si attende una narrazione veristica-verghiana dei personaggi dell'Aspromonte rimarrà deluso. Lo sguardo di Alvaro è sognante, lirico ed è figlio del distacco e della memoria; negli ultimi racconti, la narrazione si fa a tratti surreale.