Un voyage de trente-huit mille kilomètres, qui commencera par la traversée des Etats-Unis en Harley Davidson. C'est cela que Franco Antonello souhaite pour le dix-huitième anniversaire de son fils, diagnostiqué autiste à l'âge de trois ans. Andrea est un ouragan imprévisible. Lorsqu'il marche, c'est sur la pointe des pieds. Les objets, il les aime rangés dans un ordre méticuleux. Quand il veut savoir qui il a en face de lui, il l'enlace afin de sentir ce que l'autre a dans le ventre et pour cette raison ses parents ont inscrit sur ses T-shirts : N'aie pas peur si je t'enlace. Pourtant ce voyage se fera, à travers les Etats-Unis et jusqu'en Amérique latine, mille fois plus inattendu que prévu. Sous le regard étonné et teinté d'humour du père, Andrea caressera les crocodiles, communiquera avec les chamans indiens, embrassera les jeunes filles et enseignera à son père à se laisser aller à la vie. Il fera de cette expérience une aventure épique, difficile et grisante, imprévisible et captivante. Comme lui, qui dit vouloir devenir, malgré tout, un terrien.
Fulvio Ervas è nato nell’entroterra veneziano il 23 luglio 1955, senza sapere che Albert Einstein era morto da qualche mese. Quando ne avrà coscienza, si iscriverà a un liceo con la presunzione di doversi costruire una cultura scientifica. Inspiegabilmente attratto da tutti gli animali diversi dall’uomo, si laurea in Scienze Agrarie, con un’inquietante tesi sulla “Salvaguardia della mucca Burlina”. Insegna Scienze Naturali nell’Impero della pubblica istruzione, e di questo ci racconta in Follia docente, ma è assediato da altre storie. In treno, nell’orto, vicende e personaggi gli si affollano in testa, e non gli danno pace finché non si sentono in salvo su una pagina. Insieme alla sorella Luisa ha pubblicato La lotteria (Premio Calvino 2001) e Succulente. Dopo Commesse di Treviso, Pinguini arrosto, e Buffalo Bill a Venezia, Finché c’è prosecco c’è speranza è il quarto romanzo che vede protagonista l’ispettore Stucky, mezzo persiano e mezzo veneziano. Fulvio Ervas vive in provincia di Treviso con la famiglia e un numero imprecisato di animali domestici.
Non mi interessa se va di moda o se ha avuto un lancio pubblicitario imponente o se il padre di Andrea ha potuto permettersi questo viaggio solo perché aveva i mezzi economici per farlo. Perché questo libro è commovente, è esaltante, è vero. Chi mi conosce sa che ho letto decine di libri sull'autismo. Ma tutti quelli scritti da genitori descrivono la vita quotidiana insieme ai loro bambini difficili. Il padre di Andrea invece vuole descrivere un'esperienza totalmente al di fuori della quotidianità, un viaggio imprevedibile nelle Americhe, una cosa che sembra impossibile affrontare con un ragazzo autistico abituato all'ordine e agli schemi. Ma Andrea ci sorprende, e forse sorprende anche suo padre, per la sua capacità di adattarsi agli spostamenti, alle facce nuove che incontrano lungo il cammino, ai disagi di un lunghissimo viaggio in moto da una costa all'altra degli Stati Uniti e poi alle mille difficoltà sperimentate in America latina. È un viaggio pieno di amore, di contatti, ricco degli abbracci che Andrea distribuisce senza pregiudizi. Ovviamente, non sempre è tutto facile, ma l'amore che questo padre prova per il figlio è palpabile, vibrante, concreto. Una scelta coraggiosa, la sua, perché non è vero che basta avere i soldi. Certo ci sono tante famiglie sfortunate che non possono permettersi di curare al meglio i propri figli, ma l'autismo è una cosa che si può solo accettare e imparare ad amare, e il padre di Andrea, sebbene si crucci di non riuscire a entrare nell'universo di suo figlio, fa del suo meglio per offrirgli una vita degna, piena e significativa. E Andrea è una persona dolcissima, che si rende conto della sua situazione e ne soffre, vorrebbe guarire ma non sa come fare, come esprimersi, come comportarsi. E nel frattempo regala a tutti abbracci, sorrisi ed emozioni. Mi è piaciuto moltissimo, sebbene di solito io non apprezzi molto i romanzi "on the road". Ma questo è un viaggio spirituale ed emotivo oltre che fisico, un viaggio alla scoperta di se stessi e della forza dell'amore. Assolutamente consigliato.
Es un libro que te conmueve de una forma increíble. La historia de este padre, que emprende un viaje (otros lo llamarán locura) con su hijo autista de 17 años recorriendo todo el continente americano y sin nada establecido de antemano, está contado de una forma divertida, tierna, dulce y tremendamente sentida. Vives de lleno ese viaje, pero a la vez te sumerges en el interior de un padre que ha hecho de todo pensando que su hijo se puede curar, y que en el fondo aún sigue albergando esa esperanza, y que por una vez decide hacer algo simplemente porque le apetece y porque, en el fondo, cree que a su hijo le hará bien. Hay momentos duros, algunas de esas conversaciones/escritas que mantiene con Andrea y en la que su hijo es consciente de habitar en un mundo interior diferente al de los demás, son desgarradoras en su simplicidad, apenas un pequeño intercambio de pequeñas y desordenadas frases para tomar conciencia del sentir tanto de uno como de otro. También lo son aquellos sentimientos confesos del padre en los que se enfada con la vida, con Andrea, con él mismo por no lograr hacerlo mejor, por saber que no siempre va a estar ahí. Pero hay otros momentos, divertidos, que te arrancan una risa al vivir de la mano del autor situaciones en las que, sin querer, Andrea embarca a su padre. Debo decir que lo tenía cargado en el ebook desde mucho, mucho tiempo, y que no sé porqué no me había decidido a leerlo hasta ahora, porque lo cierto es que un libro que no hay que perderse. Quizá a mí me ha tocado mucho por mi profesión (que no ejerzo pero que está ahí) y porque soy madre, y saber que esta historia es real me ha llegado.
"Cosa credevi? Che correndo avresti seminato l’autismo? Che si sarebbe stancato di seguirti? Toc,toc, lui bussa ogni mattina, lui è annidato così in profondità… "
Mi ha fatto molto piacere condividere con Franco l’esperienza di viaggio col suo bellissimo figliolo Andrea, autistico, prigioniero del suo mondo, dei suoi “pensieri di libertà”. E’ un libro bello, piacevole, senza pietismi, colorato e gioioso, e traboccante d’amore. Resta, chiudendolo, la tristezza e la preoccupazione per il futuro di questo ragazzo che un giorno resterà solo a lottare con la sua “diversità” insanabile. Da leggere.
Un libro da leggere lasciandosi andare alla miriade di sensazioni contrastanti che lascia dentro, come tutte quelle cose che avvicinano a realtà che spaventano e che spesso si tende a lasciare fuori dalla porta cullandosi nell’illusione distorta che siano lontane.
Ho imparato "sul campo" che ci sono cose nella vita che arrivano e basta, non le scegli, e per quante domande tu possa farti sul perchè non troverai mai una risposta sensata, te le ritrovi addosso all’improvviso come un uragano, l'unica certezza che hai è che da quel momento la tua vita non sarà più la stessa.
Per Franco è la scoperta dell’autismo di Andrea, il terrore di non sapere cosa il destino potrà riservargli, l’incertezza di come affrontare la situazione e tutto ciò che ne deriva, ma più forte di tutto è l’empatia che il padre riesce a creare con il figlio, la capacita' di entrare nel suo universo riuscendo a guardare il mondo come lo vede Andrea ma soprattutto a viverlo come lo vive lui, un universo in cui istinto e cuore sono i veri protagonisti, in cui bisogna mettere da parte la ragione e la razionalità e far uscire lo spirito libero e la capacità di sognare.
Padre e figlio partono per un viaggio che li porterà dagli Stati Uniti "on the road" in Harley al Sud America e che li avvicinerà l’uno all’altro ancora di più.
"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima A volte molto prima."
E come tutti i viaggi importanti della vita quest'avventura si trasforma presto in un cammino interiore che si snoda tra strade impervie e salite faticose per arrivare all’essenza dell'anima e alla consapevolezza di ciò che è veramente importante; come dice Franco in un'intervista che ho letto "Nella misteriosa dinamica di certe partenze, vai a capire che cosa si muove dentro, tra la pancia e il cervello."
Un’altra cosa che ho imparato e’ che quando arrivano questi uragani non e' vero che non c'e scelta, in molti casi sei tu che puoi decidere come viverli, come combatterli e ciò che tu diventerai dipenderà soltanto da come riuscirai a trasformarli. In questo libro ho trovato quel modo di affrontare la vita, in ciò che di bello ma soprattutto in ciò che di brutto può portare, che riconosco benissimo, con la positivita' che puo' aiutare a esorcizzare il dramma, con la consapevolezza che ogni situazione può assumere colori diversi in base alla prospettiva da cui la osservi e che anche nel buio più totale un sorriso è in grado di creare una luce straordinaria.
... se fosse stato un romanzo, proveniente puramente dall'immaginazione dell'autore, non sarebbe valso una cicca.
Ervas mi puzza di uno che ha scritto per pubblicare e vendere, avrei preferito mille volte leggere un libro meno sofisticato "letterariamente", ma scritto dal Signor Papà. A cui, invece, va tutta la mia stima.
IMPRESA EPICA DI UN PADRE, NON DELLO SCRITTORE. Ervas brilla di luce riflessa per la storia che racconta. Non ci sto. Non è cinismo, ma realismo. Mi chiedo: cosa muove tutte queste critiche positive? Forse, la delicatezza del tema, il pensare che sia una storia vera, l'incapacità di non intenerirsi, e forse, dico forse, un po' di simil-perbenismo. Prendiamo il libro, così com'é: la scrittura è banale, prevedibile, la narrazione a tratti noiosa; dopo la metà, si riduce sempre più ad un meccanico elenco dei posti visitati e dei loro movimenti, a cui manca di aggiungere solo il codice fiscale delle persone in fila che devono prendere l'aereo insieme ai due avventurieri. Perde l'idea di viaggio. L'unica nota positiva è stata l'idea di intervallare l'inebriante (tzè!) racconto con i pensieri e le riflessioni del padre. Questo ci riporta alla storia, alla normalità, al vero senso del libro.
This is the real story, a special story and a special trip, of an autistic italian boy and his dad who wanted to gave his son the opportunity to feel not different and not closed in his "parallel world", but free to do and behave with all himself.
Ok, let's start saying that this book inspired me a lot just by reading the plot on the back. But honestly, at the beginning (i mean the first 30 pages more or less) i felt a bit disappointed: i didn't like so much the way it was written, especially the part of the dad...i found it superificial or not spontaneous. Then, i decided to watch an interview of them on the Internet and it changed my mind. Apart from Andrea, who is really handsome, i started understand better the book and feel more involved in the story. Now i can say i liked it so much, every day i wanted to continue my reading and i started loving Andrea and his way of behave.
I suggest to read this book, most of all because it's important to remember there are people with a lot of willpower: i'm referring to Andrea's dad. What could a dad with an autistic son feels like? How could he manage to deal the problem of his son when he knows quite surely that his son couldn't improve? People like Andrea's dad just deserve the best admiration for what they do and what they transmitt. I think he succeeded in making Andrea feels beloved for what he really is. I'd like to read also the sequels of this book.
Inizialmente leggermente delusa, dopo avere visto un intervista dei due protagonisti ed essere riuscita a capire meglio il comportamento di Andrea descritto nel libro, mi sono subito affezionata a lui, ai suoi modi di fare, alla sua sensibilità nascosta e alla sua tenerezza. Al di là di questo, a mio parere una persona come Franco é solo da ammirare per il suo coraggio e per la sua forza di volontà, per l'amore e la positività che ci ha messo nel suo tentativo di rendere felice suo figlio, di farlo sentire se stesso e farlo sentire amato in un mondo dove l'apparente diversità é inizialmente pregiudicata e allontanata. Alla fine ho apprezzato davvero questo libro, che mi ha fatta riflettere e commuovere allo stesso tempo. Mi piacerebbe leggere anche i seguenti libri "baci a tutti" scritto sotto il punto di vista di Andrea stesso e "sono graditi visi sorridenti" la storia di Franco e Andrea prima del loro incredibile e unico viaggio.
Franco Antonello è il padre di Andrea, un ragazzo autistico di 18 anni. Nell'estate del 2010 i due partono per un lungo viaggio attraverso gli Stati Uniti e l'America Latina, un viaggio all'avventura, zaino in spalle e moto a noleggio, in una straordinaria scoperta di luoghi, paesaggi, usi e costumi di popoli lontani. Questo romanzo è il frutto del racconto di questo viaggio all'autore Fulvio Ervas, che poi ne ha tratto una narrazione in prima persona. Di "Se ti abbraccio non aver paura" ne avevo lette di tutti i colori: i commenti entusiasti dei molti che l'hanno apprezzato, i pregiudizi di chi l'ha bollato come la solita boiata commerciale (poi, è anche sì italiano e sappiamo quanto i lettori italiani siano esterofili e pregiudiziosi!), le critiche dei detrattori e degli scettici, che danno la storia per inverosimile, sostenendo che Andrea, per aver vissuto una simile esperienza, non sia autistico ma soffra della sindrome di Asperger. Mah. Io dico solo che ho trovato questo libro di una tenerezza incredibile. Leggero, commuovente, soffice come gli abbracci che Andrea dispensa a tutti, in lanci d'affetto scioccanti e incontrollabili. L'avventura di Franco e Andrea è una sfida, un inno al coraggio, un respiro di libertà, l'esperienza di chi vuole vivere veramente e fino in fondo...e un reciproco momento di conoscenza. Ho visto su You Tube alcuni video dei due protagonisti in viaggio, mentre sfrecciano su strade polverose a bordo della loro moto, sorridenti e affiatati, e mi sono molto emozionata. Sicuramente questo è un libro che tocca e fa riflettere. L'unica cosa che mi lascia un po' perplessa è questa: è veramente possibile narrare in prima persona un'esperienza vera vissuta da qualcun'altro? Le sensazioni vissute in prima persona vanno forse un po' perdute se raccontate dalla penna di qualcun'altro?
Stucchevole e lezioso nella cornice, noioso e ripetitivo nel contenuto. Il contenuto è la lunga sequela di posti e persone in cui si imbattono i due viaggiatori, padre e figlio, nelle Americhe, un elenco rapsodico e approssimativo e, alla lunga, stancante. La cornice è lo stile dolciastro con cui l'autore ha volutamente ed esplicitamente filtrare la vicenda ma è, soprattutto, questo rapporto padre-figlio(autistico) in cui anche quando le cose vanno malissimo in realtà vanno bene grazie all'ammmore sconfinato di questo padre per il suo figlio così particolare. Fuori dal contenuto, fuori dalla cornice, rimangono tutte le famiglie reali in cui l'autismo dei figli è stato invece un bel problema, quasi un disastro, causa l'incapacità dei genitori di farvi fronte, e forse sono la più parte. Questo libro, con la sua celebrazione consolatoria della genitorialità, è del tutto fuori fuoco al riguardo. Sul tema ho trovato molto più vero e meno favolistico (paradossalmente, essendo al 100% fiction) Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte di Mark Haddon.
La storia di Franco e Andrea, padre e figlio, durante una vacanza on the road in America (US e Latin America). Una sorta di diario fatto di immagini, di situazioni, di speranze, di paura. Sì, perché Andrea è affetto da autismo e questo viaggio è un modo per il padre di ritagliare uno spazio per loro due, fuori dalla routine della vita di tutti i giorni. Lo stile è semplice, non si danno informazioni sulla malattia; ci vengono risparmiate le crisi (anche se si percepiscono i silenzi di Andrea) e ci rimane solo lo sguardo sul mondo di un ragazzo adolescente che vive e sente in modo non convenzionale.
Ho iniziato a leggere questo libro quasi per caso e... mi ha reso felice Tante volte ci si perde nella letteratura d’autore, si apprezza quanto un pensiero sia profondo o originale... beh questo la qualità migliore di queste 200 pagine è la semplicità Sin dal primo capitolo mi ha fatto ridere, emozionare, ma soprattutto da queste pagine esce un sentimento vero, genuino, senza filtri, che si palesa senza giudizi Un giorno una persona mi ha detto “vorrei dimenticare un libro per rileggerlo e riscoprire tutto”, beh, io non dimenticherò mai questo libro, e la gioia che mi ha, non solo dato, ma anche insegnato ad apprezzare
"Se ti abbraccio non aver paura" di Fulvio Ervas è stato pubblicato nel 2012 dalla casa editrice Marcos y Marcos. È il racconto di uno straordinario e lungo viaggio negli Stati Uniti e in alcuni Paesi dell'America Latina, che ha per protagonisti Franco Antonello e suo figlio Andrea. È anche la narrazione di una difficile convivenza con le reali problematiche e le emozioni contrastanti che una diagnosi di autismo può determinare, sconvolgendo il corso di una vita tranquilla in pochi secondi. "La prima reazione è stata di incredulità: non è possibile, deve essere una diagnosi sbagliata. Poi ho cominciato a mettere insieme piccole cose, elementi che prima ritenevo insignificanti, e sbagliavo. Allora scoppia un uragano, due uragani, sette tifoni. Da quel momento sei nella bufera". E così, dopo anni di esperienze, delusioni, preoccupazioni, vittorie piccole e grandi, Franco decide di affrontare un'avventura unica insieme al suo primogenito: in sella a un'Harley Davidson e con molti dubbi nella testa, comincia il viaggio negli States alla scoperta di grandi città e piccoli centri, di motel isolati, dell'assolato e arido deserto, gustando hot-dog e hamburger a tutte le ore e incontrando persone più o meno disponibili. Ma Franco deve anche fare i conti con le stranezze comportamentali dettate dalla malattia, con gli equivoci e con un silenzio ostinato, che lo induce a riflettere. "Che desiderio avrei di parlare a ruota libera con Andrea, chiacchiere su chiacchiere magari senza senso, di hot dog e salse rosse, di strisce pedonali, di fari spenti, parlare anche della sua adolescenza trascorsa dentro l'autismo, dei suoi desideri e sentire da lui come sta senza farmelo raccontare dai dottori o semplicemente immaginarlo. Di desideri, vorrei parlare di desideri". Ma perché tornare indietro così presto, quando si può proseguire verso altre mete sconosciute e affascinanti? E allora basta abbandonare la moto, optare per una più pratica automobile e passare dal Messico al Guatemala, dal Belize a Panama e infine al Brasile. "Se ti abbraccio non aver paura" si rivela per il lettore un testo scorrevole, ma molto intenso, perché lo coinvolge in una vasta gamma di sentimenti: in alcuni punti fa sorridere, in altri trasmette un profondo senso di amarezza, di empatia, di tenerezza, di dolore, di commozione. E non si può non amare la spontaneità del giovane Andrea, nonché condividere le riflessioni di un padre che "si trova di fronte i misteri della mente autistica" e deve necessariamente procedere "con tenacia, ma a vista".
Troppo viaggio e poco autismo. Mi aspettavo una storia densa di emozioni, il racconto di un padre che si relaziona con la difficile condizione del figlio, con il suo mondo parallelo. Invece mi sono trovata davanti a un racconto di un lungo viaggio, troppo patinato, con pochissimi intoppi. Una narrazione egoista, un padre che pensa troppo a sé e troppo poco al figlio: l'unica cosa che emerge è l'utilizzo dell'autismo come scusa per giustificare ogni azione non proprio adeguata. Se tenessimo solo gli stralci di conversazioni tra padre e figlio, i bigliettini, allora sarebbe un buon libro, in grado di mostrare la condizione che dovrebbe essere tematica centrale del libro. Forse mi aspettavo troppo, forse non ho una sensibilità adeguata a questo modo di affrontare le prove più difficili: per me non è all'altezza delle aspettative.
3 stelline e mezzo per questa storia che ho ascoltato in formato audiobook :)
"Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima. Sono bastate poche parole: Suo figlio probabilmente è autistico."
Si, questa è la storia di un viaggio. Di un papà e di un figlio che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo. Di un papà che decide di mollare tutto e partire con lui in cerca di avventure, con l'unico scopo di farlo sorridere, di fargli provare emozioni indimenticabili. Credo che in questa storia il viaggio sia da intendersi secondo una duplice interpretazione: un viaggio lontano, nel mondo, in terre sconosciute e un viaggio interiore, un viaggio che comincia il giorno in cui Franco scopre che il suo Andrea è autistico e che continua ogni giorno senza avere mai una fine. Si tratta di una storia vera e questo per me conferisce sempre qualche sfumatura in più alle storie che ho la fortuna e il piacere di leggere (in questo caso di ascoltare). Questo non è un semplice racconto su cosa significhi avere un figlio autistico, c'è qualcosa in più, è una vera e propria avventura in cui a farla da padrone non è la malattia ma il coraggio, l'amore sconfinato di questo padre, la spensieratezza e il sorriso del suo Andrea. Il libro è un continuo alternarsi di paesaggi, incontri con persone straordinarie, bagagli, alberghi, corse in moto con il vento tra i capelli, cibi esotici e riflessioni sul rapporto tra un padre e un figlio particolarmente bisognoso di attenzioni e sono proprio queste le parti che ho preferito. Con leggerezza, dolcezza e semplicità seppur puntellate da quell'amarezza di chi ha avuto nella vita un grande dolore che sa di non poter mai cancellare del tutto, questo padre ci racconta la sua sofferenza che va di pari passo con quella di Andrea, chiuso nel suo mondo parallelo, come lui stesso lo definisce, dal quale non riesce ad uscire nonostante ci provi disperatamente. Sono bellissime le parti della storia dedicate ai pensieri di Andrea, pensieri da far tremare il cuore perchè lui sa dell'autismo, sa di non poter controllare il suo corpo come vorrebbe, è stanco di tutto questo, vorrebbe guarire eppure, per quanto tenti, non può. Per me questo è stato spiazzante perchè non immaginavo che i ragazzi autistici avessero consapevolezza della loro malattia e se per me, semplice lettrice, questo è stato profondamente doloroso, non posso nemmeno immaginare cosa deve significare ogni giorno per i genitori di Andrea. La cosa che più fa soffrire Franco è proprio l'impossibilità di aiutare suo figlio, di liberarlo dalle catene che l'autismo gli impone. Eppure fa di tutto, lo porta addirittura da uno sciamano, si sveglia ogni mattina con il sogno che Andrea gli dica "Papà, è tutto finito. Sto bene ora, me la cavo da solo", si perchè a tormentarlo è anche la preoccupazione di ciò che succederà al suo ragazza il giorno in cui lui e sua moglie non ci saranno più. Chi si occuperà di Andrea? Dove andrà? Saprà farsi capire dalle persone? Se la caverà? Tutto è estremamente vero, reale, e per questo colpisce dritto allo stomaco. Franco è un uomo forte, tremendamente coraggioso, eppure con le stesse fragilità che ha ogni genitore del mondo. Si commuove quando Andrea da il suo primo bacio, si ubriaca di felicità quando riesce a parlare con lui e a vederlo felice, sogna per suo figlio la migliore vita possibile. Andrea per tutto il romanzo si presenta ai nostri occhi come un ragazzo spensierato, che corre dappertutto, che ama la gente, che definisce tutto "bello", che ama l'acqua frizzante perchè fa le bollicine, che appena vede qualcuno deve toccargli la pancia. Un ragazzo dallo sguardo spesso indecifrabile ma che Franco sa comprendere in un baleno, un ragazzo che sorride pur sentendosi chiuso in un mondo dal quale desidererebbe a tutti i costi evadere. Mi piace particolarmente il titolo del romanzo, legato alla buffa abitudine di Andrea di abbracciare tutti quelli che incontra. Suo padre decide di far stampare la frase "Se ti abbraccio non aver paura" su delle magliette proprio per far sì che la gente non si stranisca e capisca invece che quello è il modo in cui suo figlio sceglie le persone con cui desidera entrare in contatto. Devo ammettere che la parte del libro dedicata al viaggio negli Stati Uniti non mi è piaciuta particolarmente, perchè l'ho trovata un elenco di nomi di città e di hotel un po' sterile, senza approfondimento e piuttosto frettolosa. Le pagine in cui invece Franco e Andrea attraversano l'America Latina le ho trovate molto più intense ed interessanti. Mi sono piaciuti i racconti delle persone straordinarie che hanno incrociato lungo il cammino e che, chi più chi meno, hanno lasciato un ricordo indelebile in loro, soprattutto per quel che riguarda Joana e il simpaticissimo Odisseo, personaggi che ho amato moltissimo. Non ho dato il massimo al libro semplicemente perchè in alcuni punti l'ho trovato un po' prolisso e perchè la parte sugli Stati Uniti mi ha a tratti un po' annoiata, facendomi infatti distrarre facilmente dall'ascolto. Conoscevo già parzialmente la storia di Franco e Andrea, li avevo visti in televisione e il racconto di questo loro viaggio mi aveva subito incuriosito e sono stata felice di aver recuperato il libro perchè ho capito meglio tante cose. Lo consiglio a tutti coloro che hanno voglia di leggere una bella storia perchè qui c'è tutto, divertimento, paura, coraggio, amarezza, fiducia, sogni, sofferenza, speranze e soprattutto il viaggio che solo un amore così puro e intenso poteva ispirare.
La storia è interessante, ma il libro è come se fosse un diario di viaggio: un elenco di località con una descrizione sbrigativa di qualche episodio più significativo. Da un libro sull'autismo mi sarei invece aspettato parti più commoventi, riflessioni originali... Solo le primissime pagine (prima della partenza) e gli ultimi capitoli (che si soffermano sulle vicende avvenute nell'ultima tappa del viaggio) valgono la pena; la parte restante del libro è irrilevante.
“Si te abrazo, no tengas miedo” es la historia real del viaje a lo largo de América que emprenden Franco y su hijo Andrea, un adolescente autista. En este caso, Fulvio Ervas se limita a trasladar a papel la aventura de meses de duración que los mismos Franco y Andrea le cuentan, y será el padre quien ocupe el lugar de narrador en el libro.
Andrea encuentra a través de la escritura en la computadora una forma de dialogar con sus padres. “Soy un hombre prisionero de mis deseos de libertad. Andrea quiere curarse”. Dichos enunciados fueron el disparador para que, tras años de probar distintos tipos de terapias para ayudar a su hijo, y contra todas las opiniones expertas y amigas, Franco le propusiera a Andrea dar inicio a lo que se convertiría en una experiencia de vida invaluable.
Este libro inspira la reflexión en el lector permitiéndonos, poco a poco, conocer un poco más sobre la percepción del mundo que tiene este chico autista, y sobre cómo reacciona el mundo frente a él. A lo largo del viaje, los protagonistas se encontrarán con diversos personajes, produciéndose así intercambios enriquecedores para ambas partes. También, se generarán algunos momentos de interculturalidad muy interesantes.
La calidad de la narración genera que sea muy sencillo empatizar con los protagonistas, por más de que se trate de una situación que puede que exceda a la experiencia de muchos de los que elegimos leer el libro. Así, se nos da a conocer a dos personas increíblemente sensibles, inteligentes y llenas de amor.
La lectura es dinámica, siendo que el libro se divide en muchos capítulos breves. A pesar de eso, y de lo positivo ya destacado, debo reconocer que la trama como tal no me resultó del todo atrapante. Como lectores, nos permiten acompañarlos en su viaje y, personalmente, considero que el principio y el final de este son los momentos más interesantes para quien va conociendo la travesía. Pienso que en el desarrollo de la historia se incluyó mucho contenido que quizás no resulta tan significativo.
También, me veo en la obligación de comentar algo que constituye al 100% una valoración personal. Si bien Franco me pareció una persona muy bien intencionada y con una gran empatía (hasta lo que el libro me permitió conocer de él), a lo largo de la narración, y sin que se le diera ninguna trascendencia, noté algunos comentarios que considero de tendencia machista y que, por lo tanto, me incomodaron un poco. El foco de la historia está muy alejado de esto, y estos momentos son extremadamente breves considerando la extensión del libro, pero me sentiría en falta si no lo mencionara.
Dejo a criterio de quien lee esta reseña si leer el libro o no, y concluyo mi valoración agregando que esta historia reafirma el poder transformador de los viajes, y nos envuelve en un camino de sueños, incertidumbre, descubrimiento y amor.
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Da una vita durante i miei viaggi tengo un diario. Ho quindi ormai accumulato un numero considerevole di vecchie agende, quaderni scolastici coi Puffi in copertina, bloc notes e sofisticati moleskine con rapidi appunti, episodi buffi, nomi e indirizzi di persone interessanti incrociate per un attimo: ma non ho mai pensato che questo materiale potesse avere dignità di pubblicazione. Serve tutt'al più a dirimere discussioni in famiglia: in che anno siamo andati in Egitto? in quale città dell'India abbiamo comprato il tappeto dell'ingresso? come si chiamava il compagno di avventure in Israele? Be', questo libro non è molto di più dei miei diari di viaggi: una serie di rapidi appunti buoni per risvegliare la memoria di chi il viaggio l'ha fatto (e non dispone della memoria fotografica di un ragazzo autistico), ma non abbastanza sviluppati e approfonditi da diventare una guida, una descrizione avvincente per chi invece non ha fatto questa esperienza. Un susseguirsi troppo rapido di luoghi e mezzi di trasporto, aerei autobus macchine moto (con una pallidissima eco dell'indimenticabile Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta - quello sì che lasciava il segno) che non si attaccano al cuore e alla memoria. Il ragazzo autistico conserva il suo segreto, resta chiuso nel suo mondo, mentre il lettore obbediente viene condotto a pensare "però, com'è bravo suo padre". Poi chiude il libro e non ci pensa più.
Il problema di leggere una storia vera è che è reale.
Quando leggo storie vere mi sento a disagio nel giudicarle.
Non so se mi sia piaciuto onestamente. Lo stile sicuramente no: frasi troppo nette e incalzanti. Leggerlo è stato come provare ad inseguirli per tutto il tempo senza vederli bene in faccia.
La sensazione peggiore me l'ha data sempre il padre di Andrea, il co-protagonista che soffre di autismo, perché è come se non riesca ad accettare la malattia del figlio e, invece di viverlo per quello che è, continui sempre a volersi svegliare trovandolo guarito.
Sarei curiosa di sapere di più della mamma di Andrea per poter osservare un altro genitore di ragazzo autostico da una seconda prospettiva.
Di sicuro mi rimarrà dentro la loro esperienza in Brasile e le frasi vere che si sono scambiati veramente durante questo straordinario viaggio.
Si viaggia e si vive con Franco ed Andrea, si conosce un'umanità variegata, ci si interroga e si riflette insieme a Franco, cercando di entrare nella mente di Andrea...ed alla fine ci si dispiace che il viaggio sia arrivato alla fine...interrogandosi su cosa siano la normalità e la diversità, e finendo con molte meno certezze di quando si è iniziato a leggere questo libro se non una: l'amore è uguale, normale o diverso che tu sia!
Libro gradevole dal punto di vista narrativo e abbastanza fluido nelle descrizioni. Un libro da leggere. Certe parti sono molto narrative, raccontano del viaggio puro e semplice. Ma altre sono molto toccanti e fanno capire l'amore profondo che lega padre e figlio, il timore per il futuro e non meno importanti la gioia per incontri inaspettati.
2.5 ho detestato lo stile narrativo di questo scrittore e il padre di Andrea mi è apparso abbastanza antipatico, probabilmente per il modo in cui è scritto il libro. Boh.
Per certi viaggi non si parte mai quando si parte. Si parte prima. A volte molto prima
Un padre coraggioso, Franco. Un figlio affetto da autismo, Andrea. Un viaggio non solo attraverso l’America, ma dentro l’animo umano, un viaggio fatto di speranza, sogni, paura, ma anche tanta gioia. Quella di Andrea che ha bisogno di toccare la pancia delle persone per “sentirle”, che vorrebbe uscire dal guscio in cui è rinchiuso ma non ci riesce, non si può……………
L’autismo è un mistero. Non si sa da cosa dipenda, non si sa come affrontarla, non si sa cosa prova chi ne soffre. Andrea allinea oggetti, fa a pezzettini la carta, vuole che gli si morda il braccio……….quale dottore è in grado di capirlo se la medicina non è ancora in grado di curarlo? Forse neanche suo padre ci riesce totalmente ma almeno prova ad infrangere le regole dell’ordine e della quotidianità, lo fa salire su una moto e lo porta in giro per l’America. Lo catapulta tra la gente, gli parla di sesso, gli regala sapori e colori nuovi.
Qualcuno lo ha criticato, qualcuno ha accusato Franco Antonello di protagonismo, qualcuno sostiene che non si tratta di autismo ma sindrome di Asperger, può darsi, non conosco l’autismo direttamente, non so quanto possa essere vera l’accusa di aver pilotato le parole di Andrea sulla tastiera, so solo che mi sono emozionata a leggere questa storia e che ammiro Franco per il coraggio che ha, perché la vita di Andrea non è solo quella raccontata in questo libro, ma c’è anche una quotidianità che noi lettori non conosciamo e non possiamo giudicare………
Un viaggio che sa di liberazione, un'idea che sembra una pazzia e che invece si rivela essere una cura per lo spirito di un padre che ha imparato ad accettare l'autismo del figlio senza più struggersi alla ricerca di una terapia efficace ma comprendendo che Andrea può vivere bene anche così com'è. Durante la traversata degli Stati Uniti e poi giù fino in Brasile Andrea è entrato in contatto con moltissime persone che hanno capito la sua disabilità e non si sono lasciate spaventare dai suoi comportamenti "strani" e questo ha stupito molto suo padre che invece temeva di dover sempre dare giustificazioni. Un libro delicato e tenero che però non mi ha conquistata del tutto, forse perchè mi è parso tutto troppo perfetto, forse perchè trasuda buoni sentimenti da tutti i pori; le difficoltà non sono mancate ma sono state superate tutte e molto facilmente e credo che l'intento sia proprio quello di dimostrare che si può tutto solo se lo si vuole e che non ci sono barriere invalicabili, un bel messaggio senza dubbio.
Per un padre deve essere dura accettare che il proprio figlio non sia "normale". Ma poi cosa vuol dire essere normale? Sentire e provare ciò che provano tutti? Oppure il bello è proprio qullo di essere speciale e vedere il mondo con i propri colori? In questo viaggio on the road alle volte ho inviadiato Andrea, sì, l'ho invidiato! Come sarebbe più semplice scoprire il mondo toccando le pance degli altri senza essere guardato come su uno fosse un alieno e come sarebbe bello poter dipingere uno specchio con dentibricio e colluttorio senza essere preso per pazzo. Adoro questo padre che ha cercato di incontrare un modo per comunicare con il figlio, che non si è voluto arrendere e mi ha stretto il cuore al pensiero di cosa ne sarà di Andrea tra trent'anni... Caro Franco, non sono nessuno io, ma avrei tanta voglia di abbracciare tuo figlio, perchè di sicuro lui è migliore di noi.
La storia vera di un padre e un figlio autistico, e del loro viaggio fuori dagli schemi, al di là dei consigli degli "esperti", la volontà di essere normali, qualsiasi cosa sia la normalità, fino ad approdare dove non ci sono esperti e la vita è talmente precaria che qualsiasi diversità è un dono. Letterariamente parlando non un capolavoro, ma un libro bello e intensissimo, i cui protagonisti entrano sotto la pelle per restarci.
E’ un libro molto delicato e tenero che fa traspirare l'angoscia della malattia, e l'impotenza davanti all'autismo, ma anche la gioia nell’ affrontare nuove esperienze, la forza nell'affrontare il domani , la consapevolezza nell’ accettare quello che la vita ha deciso di darci e soprattutto l’ amore verso Andrea. Da leggere
Nonostante il tema fosse per me molto interessante, l’autismo, degni di nota sono solo pochissime parti introspettive che analizzano i sentimenti del padre e qualche, troppo breve, dialogo con il figlio. Per il resto, più che un romanzo mi è sembrato una cronaca di viaggio, con protagonista un uomo molto più attento a se stesso che al figlio problematico.