H ΔIΠOΛIKH ΔIATAPAXH ΔEN EINAI MIA AΣΘENEIA ΣAN TIΣ AΛΛEΣ. TO IΔIO ΠPOΣΩΠO MIA BPIΣKETAI ΣTO AΠOΓEIO THΣ EYΦOPIAΣ KAI MIA ΣTO EΣXATO ΣHMEIO THΣ AΠEΛΠIΣIAΣ. MIA AΣΘENEIA ΠOY ΠPOKAΛEI ΠONO KAI OΔHΓEI ΣYXNA ΣTHN AYTOKTONIA, ΣYNYΦAΣMENH OMΩΣ ME THN IΔIA TH ZΩH, TON EPΩTA KAI TH ΔHMIOYPΓIA.
Giornalista e scrittrice, scrive per il Corriere della Sera.
Pubblicazioni
2007 - E se incontrassi un uomo perbene?, Sonzogno editore, EAN 9788845414077 2006 - Lunatica. Storia di una mente bipolare, Rizzoli editore, EAN 9788817013826 1997 - Unico indizio: la normalità. L'Italia a sud dell'Italia, Feltrinelli editore, EAN 9788807814167 1995 - Leoncavallo Blues 1994 - Briciole, Feltrinelli editore, EAN 9788807812552
Vista la natura del tema trattato è difficile formulare una critica senza che qualcuno ti dica che sei senza cuore-anima-polmoni. Il fatto, però, è che non può essere un caso la Arachi scriva supposte autobiografie su temi che basta citare di striscio per sollecitare muco e lacrime. Soprattutto mi pare, se non proprio sospetto, almeno curioso che riproponga sempre argomenti resi prima celebri da opere di identico contenuto della Hornbacher. Marya scrive Wasted? La Arachi pubblica Briciole. Marya esce con Madness? Ecco che spunta fuori un Lunatica. Al di là del dubbio già formulato (c'è o ci fa?), questo raccontino rimane un'opera sciatta, in cui non solo è difficile seguire gli sviluppi della fase patologica (e questo andrebbe anche bene, visto che parliamo di una grave disabilità mentale), ma nemmeno si comprende la salvifica svolta terapeutico-farmacologica. Altro dettaglio che ho trovato irritante e poco verosimile (e parlo da persona che ha perso qualcuno a causa di tale disturbo), è la semplificazione del percorso di ripresa, alla basta un poco di zucchero e la pillola va giù, quando la realtà parla di anni di dosaggi e vicoli ciechi e speranze abortite per tutti.
Tante info sul disturbo soprattutto alla fine. Biografia bella peso e interessante però qualcosa non mi ha convinta, probabilmente la modalità di scrittura e racconto
Siamo a cavallo tra il '99 ed il 2000. La giornalista Alessandra Arachi deve scrivere un articolo sulla morte di un uomo, ma la sua mente va oltre, fino ad indagare sulla vita della vittima in maniera ossessiva. Tutto ciò la porta ad isolarsi, in stato depressivo, fino al ricovero in una clinica psichiatrica.
Questo periodo di degenza, invece di aiutarla, la butta ancora più a terra e al momento del rilascio, le viene fatta la diagnosi sbagliata di schizofrenia paranoidea. Un medico, più informato ed attento però, le dice che si tratta soltanto di un disturbo bipolare (o psicosi maniaco-depressiva) curabile tramite uno stabilizzatore. Non è una malattia complicata, nè una malattia mentale, ma in Italia, in quegli anni, si conosce ancora molto poco.
Se prima questo stato depressivo lasciava la protagonista senza alcuna energia (ogni cosa, anche fare il caffè, era una fatica enorme), ora che è stata rilasciata, è più in forze ed è più determinata a portare a termine la sua missione: togliersi la vita.
Interessante come nell'ultima parte del libro, ci sia uno spazio dedicato al disturbo bipolare raccontato da Athanasios Koukopoulos, esperto nei disturbi dell'umore. In passato avevo letto "Briciole", della stessa Alessandra Arachi, dove veniva esposto il problema dell'anoressia.
Mi colpisce il suo modo di scrivere, probabilmente perché sono cose vissute in prima persona, dove l'autrice tocca il fondo con tutta se stessa, anima e corpo. È triste come a volte, nonostante ci troviamo nel XXI secolo, ci sia ancora molta ignoranza, o comunque vergogna, soprattutto da parte dei familiari delle persone coinvolte, nell'esporre il problema. Spesso chi ha bisogno non riceve il giusto supporto, quando questo tipo di aiuto sarebbe indispensabile per intraprendere il percorso adeguato ad una guarigione più sana e duratura.