Ein Mann hat alles verloren, seine Freundin, seine Geliebte, seinen Beruf, seine Wohnung, er hat einen Bankrott hinter sich und ist hoch verschuldet. Nun lebt er für eine Weile ganz allein auf einer Insel in der Elbmündung, versieht den Dienst als Vogelwart. Ein geradezu eremitisches Dasein, das durch einen Anruf durcheinandergewirbelt wird. Anna kündigt ihren Besuch an – eben jene Anna, die vor sechs Jahren vor ihm nach New York geflohen ist und zuvor sein Leben komplett aus den Angeln gehoben hat. Und während Eschenbach sich auf das Wiedersehen mit ihr vorbereitet, seinen Alltagsritualen folgt, Vögel zählt und Strandgut sammelt, besuchen ihn die Geister der Vergangenheit und es entfaltet sich die Geschichte von Eschenbach, Selma, Anna und Ewald.
Es ist die Geschichte von zwei Paaren, die glücklich miteinander waren und es nicht bleiben konnten, als Eschenbachs große, verbotene, richtige und falsche Leidenschaft für Anna entbrannte. Uwe Timm lässt ein konturscharfes Bild unserer Gegenwart entstehen, in der die Partnerwahl einerseits von Optimierungsstrategien, andererseits von entfesselter Irrationalität geleitet wird – und immer auf dem Prüfstand steht. Ein Roman, der den Leser packt und wieder loslässt, auf dass er seinen eigenen Gefühlen und Wertvorstellungen nachspüren kann.
Uwe Timm was the youngest son in his family. His brother, 16 years his senior, was a soldier in the Waffen SS and died in Ukraine in 1943. Decades later, Uwe Timm approached his relationship with his father and brother in the critically acclaimed novel In my brother's shadow.
After working as a furrier, Timm studied Philosophy and German in Munich and Paris, achieving a PhD in German literature in 1971 with his thesis: The Problem of Absurdity in the Works of Albert Camus. During his studies, Timm was engaged in leftist activities of the 1960s. He became a member of the Socialist German Student Union and was associated with Benno Ohnesorg. From 1973 to 1981 he was a member of the German Communist Party. Three times Timm has been called as a writer-in-residence to several universities in English-speaking countries: in 1981 to the University of Warwick, in 1994 to Swansea and in 1997 to the Washington University in St. Louis. He has also been a lecturer at universities in Paderborn, Darmstadt, Lüneburg and Frankfurt.
Timm started publishing in the early 1970s and became known to a larger audience in Germany after one of his children's books, Rennschwein Rudi Rüssel, was turned into a movie. Today he is one of the most successful contemporary authors in Germany. His books Die Entdeckung der Currywurst (The Invention of Curried Sausage) and Am Beispiels meines Bruders (In my brother's shadow) can both be found on the syllabi of German schools. His readers usually appreciate Timm's writing style, which he himself calls "die Ästhetik des Alltags" ("the aesthetics of everyday life"). Timm imitates everyday storytelling by using everyday vocabulary and simple sentences and generally tries to imitate the way stories are orally told. His works often indirectly link with each other by taking up minor characters from one story and making this character the main character of another work. For example, a minor character like Frau Brücker from Johannisnacht is taken up as a main character in his book Die Entdeckung der Currywurst. Timm's works also tend to have autobiographical features and often deal with the German past or are set in the German past.
L’amore conosce anche la rinuncia, il desiderio no. È questa la sua forza, non sa rinunciare. È la forza immorale.
Ho letto di recente che Margaret Mead lo affermava a chiare lettere, e lo scrisse nella sua autobiografia, L’inverno delle more: preferiva la poligamia - che praticava senza risparmio. Per questo rifiutò la dichiarazione d’amore e il dono della fede nuziale della moglie morta di Edward Sapir, il geniale linguista. Ora, se anche per rifiutare il macabro, e di dubbio gusto, dono dell’anello di nozze della propria sposa defunta non credo occorra essere poligami, il concetto di quella poligamia à la Mead è sano e confortante. Ancor più in un mondo che va rinchiudendosi sempre più nella rigidità asfittica del concetto di coppia, sposata o meno. L’amore è, per così dire, invenzione recente, un secolo e poco più: da quant’è che ha senso dire “non lo/la sposo perché non ne sono innamorato/a” senza suscitare sdegno e riprovazione e corsa al calcolo degli interessi perduti? Anche in pieno terzo millennio ci sono ancora popoli e razze e gruppi etnici dove i genitori scelgono e decidono il futuro “sentimentale” dei proprio figli.
Gli isolotti di Scharhörn e Nigehörn.
E quindi, Christian - da tutti quasi sempre chiamato solo per cognome, Eschenbach - che pur se in felice coppia non convivente con la polacca Selma - creatrice e forgiatrice di gioielli in stile hopi con successo e ritorno economico – s’innamora di Anna, moglie e madre, sposata all’architetto Ewald – le due coppie diventano amiche, si frequentano, ma intanto Eschenbach e Anna di nascosto e in segreto condividono lenzuola, e quindi Christian Eschenbach che di questa modesta poligamia non si pente e non s’incolpa – mentre lei, lei Anna, invece sì: e d’altronde lei è religiosa, s’è sposata in chiesa, e quale terreno è più fertile di una religione, specie se monoteista, per coltivare e sviluppare il senso di colpa?
E quindi Eschenbach è un post sessantottino non pentito, un ribelle, un outsider, un devoto dell’amor cortese, un novello Giona che a dio si ribellò - o meglio, del suo signore osò protestare e criticare l’agire, e fu sputato dal ventre della balena direttamente su una spiaggia - e quindi Eschenbach che dopo il successo professionale e l’agio economico berlinesi, ritroviamo birdwatcher e custode di un isolotto sabbioso senza alberi (e proprio gli alberi sono l’unica cosa di cui sente la mancanza in quel piccolo regno di solitudine, isolamento e silenzio), è il mio eroe e il Giona del terzo millennio, sputato sulla sabbiosa Scharhörn, isolotto piatto e disabitato del Mar del Nord, dove lui è l’unico bipede senza ali.
Lo circonda una “piana di marea”, anche detta watt: un fenomeno che coinvolge le maree, quella alta e quella bassa, che si sviluppa in zone costiere basse e con bassa inclinazione, il che consente al mare, nei suoi flussi e riflussi quotidiani, di sommergere ampi tratti di terra, per poi scoprirli di nuovo, ma il tutto sempre con profondità modesta. E da uomo esperto d’innamoramento e desiderio, così come dell’appassire e perire di entrambi, armato di binocolo, studia i festosi accoppiamenti degli uccelli e attende il ritorno in visita di colei che il cuore gli spezzò. Nel frattempo, tra una registrazione di umidità, del vento e temperatura e un computo di stormi d’uccelli, sempre raccontato in terza persona, Eschenbach ripassa, e ci fa rivivere, lo svolgersi dei fatti e della vicenda, in questo bel romanzo definito di conversazione, che si sviluppa in gran parte su dialogo, talvolta diretto e quindi virgolettato, più spesso riportato. Il che aggiunge sapor d’antico a una storia costruita per omaggiare il classico di Goethe Le affinità elettive.
Eschenbach è Robinson nel suo isolotto che è una riserva naturale protetta, ed è il naufrago sopravvissuto della tempesta chiamata amore. Colui che non volle resistere alla forza dell’attrazione. Amore, e desiderio, del quale si racconta e discetta in queste pagine a me sembrate troppo poche, che sono volatili, come indica il titolo italiano molto libero e lontano da quello originale, ma volatili in un’accezione diversa da effimero, passeggero, labile, ed evanescente: volatile perché la terra non l’accetta, e s’innalza, vola, si mischia e confonde e nell’aria resiste, come fanno gli uccelli, che in alto, nell’aria, permangono e rimangono, esistono e perseverano.
Il desiderio si oppone a tutti i principi e le idee di moralità. È la fame e la sete di un corpo nei confronti di un altro corpo. Ma non di un corpo a caso, bensì di quello e basta, il solo, quello dal quale speriamo di diventare, attraverso di esso, più ricchi, come un completamento di noi stessi.
You know those stories where you can leave the room, go make yourself a sandwich, have a chat with the parakeets, fold some laundry, and when you come back...you haven't missed anything?
Yeah, perfect example right here. Not bad, just as smooth and engaging as watching paint dry.
The only thing I can say about it, is that the audio is superbly read by actor and award-winning reader, Burghart Klaußner. His intonation is tremendous! He doesn't try to do different voices. He simply gives the dialogues as much depth and feeling as possible, making the characters really come to life. What talent!
Era lei la donna che volevo per essere chiamato col mio nome
E’ amore a prima vista quello tra Eschenbach e Anna, ma quando una passione amorosa come questa entra nella vita non c’è scampo. Eschenbach ha fatto naufragio: lo incontriamo all’inizio del romanzo su un’isola, dove ha scelto di ritirarsi in perfetta solitudine, ed è attraverso lui – pensieri, ricordi – che ricostruiamo a poco a poco i fatti, la storia di un amore che sconvolge la tranquilla quotidianità e diventa totalizzante. Non conoscevo Uwe Timm, ho letto il libro per i commenti nettamente contrastanti dei miei amici. A me è piaciuto molto; mi è piaciuto l'uso di una prosa delicata per descrivere la passione, una prosa dai toni sfumati per raccontare un naufragio. Il titolo originale del romanzo è Vogelweide, titolo che richiama, insieme, un luogo fisico (letteralmente: pascolo d’uccelli) e un poeta medioevale tedesco (Walther von der Vogelweide). La traduzione italiana, però, non è totalmente fuori luogo. Scrive infatti Enzo Di Mauro a conclusione di un articolo apparso su Il Manifesto:
La volatilità, sappiamo infine, non è evaporazione, irrilevanza, inconsistenza. Volatilità è piuttosto ciò che la terra (il mondo) non sopporta e che resiste nell’aria, mai spezzandosi, sempre in volo. È l’inizio che non conosce fine e si rinnova per non appassire e per morire. Volatilità, nella pagina finale del romanzo, è l’incontro nell’isola tra Anna ed Eschenbach. Potrebbe essere il loro ultimo incontro. Lei è tornata per qualche giorno dagli Stati Uniti dove ormai vive. Sono ore di un’intensità quasi insopportabile e poche pagine, indimenticabili. Ti ho amato, confessa Anna, perché «sai fare le domande». Tu, risponde lui, tu sei l’«assolutezza».
Il titolo del mio commento è un verso di “Sotto il tiglio”, la canzone di Angelo Branduardi ispirata a una poesia di Walther von der Vogelweide (Unter der linden).
“È la paradossale bellezza del desiderio, cessa non appena raggiunge il suo obiettivo.”
I continui salti temporali, i cambi improvvisi dei soggetti di narrazione creano frammentarietà e confusione. La storia è ondivaga, raccontata male come uno che a metà di una barzelletta si ferma dicendo “aspetta.. come faceva..?” Mi ha indispettito il ricorso a decine di personaggi accessori ai quattro principali suddivisi ulteriormente in due preminenti e uno protagonista assoluto: Christian Eschenbach (probabile alter ego dell’autore) Che cosa avranno apprezzato particolarmente i pentastelliatori? L’isola deserta in cui Eschenbach va in esilio dopo aver fatto bancarotta? La natura selvaggia? La promessa che su quell’isola, con la bassa marea, arriverà una donna equitrasportata? Non una donna qualunque, bensì colei che ha contribuito alla bancarotta, colei che un giorno ha lasciato questo messaggio in segreteria: “Non chiamarmi più. Non voglio e poi non ce la faccio più.
Il libro è finito Non un “di già..?” ma “un alè!” Il kindle mi ha fatto uno sconto del 3% a 97/100 ho voltato pagina e trovato i riferimenti bibliografici. Credo che una manciata di formulazioni riuscite e alcune pagine ben scritte non sian sufficienti per raccomandare a qualcuno questo quadrangolare fra ricchi, eruditi, cinquantenni tedeschi infarcito di ecologia. D’accordo, dentro ci sono anche vita amore e morte, ma in quale romanzo sono assenti? Credo che in futuro non aderirò a nessun’altra offerta Timm.
Libro da sgranocchiare All’inaugurazione di una mostra scoppia un colpo di fulmine e da due coppie affiatate se ne forma un’altra appassionata, clandestina. Il titolo è truffaldino, perché Eschenbach non si libera mai da quell’amore. Anzi, nell’eremo baltico, può coltivarlo senza distrazioni, guardare l’orizzonte e pensare agli incontri, ai capelli con lucentezza d’ottone. Il libro è scritto con grande maestria, raccontando poco per volta quello che c’è da sapere, tratteggiando una donna volitiva e con una sua etica (dopo la consumazione pare che venga meglio) e un uomo sedotto e perduto. Al sedotto e perduto è evaporato del tutto il cervello, quando è costretto a dichiarare il fallimento della sua azienda e a licenziare i collaboratori si appoggia al manuale d’uso della barca a vela con frasi sulla rotta sbagliata e il timone perduto. Meno male che Timm ironizza su questi discorsi assurdi, facendo dire al fattorino cinese che lui non vuole fare un’altra gita in barca a vela (non conosceva abbastanza il tedesco da capire che la ditta chiudeva). Che dire: bella scrittura e piacevole intrattenimento, viste suggestive di isolette baltiche e quartieri di Berlino. Però mi sembra che invece di farci sgranocchiare gli ingredienti surgelati poteva aggiungere il tocco finale scaldando il piatto. Mi piace mangiare caldo e in letteratura sono pochi gli autori ai quali concedo un tale distacco. La coppia sotto i riflettori è antipatica, mi viene il dubbio che sia antipatica anche a Timm, dato che i due superstiti delle coppie originarie se la cavano molto meglio. Sarà in realtà un’opera morale e me ne accorgo solo ora?
Qual è la differenza tra desiderio e amore? Possibile che il desiderio cessi non appena raggiunge il suo obiettivo? La letteratura non risponde a queste domande, racconta solo di affinità elettive, e lo fa anche Uwe Timm, con il suo modo cosi sfumato e nello stesso tempo intenso. In questo caso il protagonista si rifugia su un'isola deserta (ma fredda e piatta), rimane solo con i propri pensieri e rivede la propria vita in un fluire di ricordi misti al presente. C'è un riferimento a un episodio di "Rosso", che mi è piaciuto molto, come se i libri si collegassero. In effetti, i due libri si somigliano e si completano: in entrambi il protagonista ha un progetto infinito, ha un amore nascosto e intenso, ma in "Rosso" era molto importante la sfera sociale in questo prevale l'aspetto privato, più intimo.
... nonostante qualche commento che metteva in guardia, non ho resistito al richiamo di lettura di questo romanzo da titolo, quarta e copertina estremamente attraenti.
"Ispirato alle affinità elettive", una riflessione su amore e desiderio, sugli incontri e sulle relazioni, sul matrimonio e le sue ragioni, sui legami affettivi e la loro durata...
Orbene. Qualche considerazione interessante la si può trovare. Ma. La costruzione è artificiale, involuta e artificiosa, spesso gira a vuoto perdendosi in divagazioni che non sono strumentali alla tesi del romanzo che a fine lettura non si riesce piú a capire quale sia...
Amore volatile? Amore non volatile? Amore volatile perché siamo mortali o perché i rapporti duraturi sono chimerici e incompatibili con la natura umana? (Ecco volatile non in senso di 'uccello' anche se nel libro di dissertazioni su passerotti e gabbiani se ne trovan parecchie...)
Inoltre se il romanzo voleva essere una una teorizzazione o quanto meno una riflessione sul caso, sull' amore e desiderio e sulla impossibilità dell'esistenza di legami d'amore duraturi, il racconto si perde poi troppo nell'istanza, ovvero nella storia personale dei protagonisti che peraltro a me non pare essere né così caratterizzante o così esemplare...
L'epilogo poi, assolutamente inconsistente e insignificante, fa affondare definitivamente questo romanzo 'Titanic' delle teorizzazioni relazionali...
Un bel romanzo, flusso di coscienza di Eschenbach, un 50something dal nome che riecheggia Mann, mortiavenezia) che racconta la sua vita da un'isola deserta con flashback continui. Una specie di cartelle e sottocartelle annidate da programmatore, che infatti è stato il suo mestiere precedente, anzi "commerciale web" (e solo per questo mi fa un misto di pena e simpatia). Scopriamo così che la Vita1, con laurea in teologia moglie e figlia, e la Vita2 con azienda floridissima, fidanzata Selma orafa di gioielli in argento (imitazioni Hopi per la precisione), loft con udito sullo zoo di Berlino e molta noia mascherata da routine. Poi incontra casualmente Anna e piombiamo in un romanzo Goethe-style, una bella relazione a 4 incrociata, che lascia un rimescolio di coppie a saldo negativo per Eschenbach. Ma tanto negativo! Perde l'azienda, il loft (e quindi anche il sottofondo ferino), l'amata Audi vintage, tutti i quattrini, la fidanzata e l'amante. Ma tutto questo non lo rende infelice, anzi, riacquista il piacere del tempo libero, del non disporre di mezzi (mah!), e accetta il lavoro di guardiano di un'isola deserta col compito di contare gli uccelli di passo. Il titolo è un quadruplo riferimento incrociato a un mucchio di cose (come dice Capobanda nella sua recensione su anobii che spero riporti anche qui, di cui vi prego di leggere il commento, così capite meglio di come io stia scrivendo, di cosa parla e a cosa si riferisce il libro), ma anche i gialli di Agatha Christie lo fanno (vi rimando alla postfazione di Lanzan a Sento i pollici che prudono, che farebbe impallidire qualsiasi esegeta dantesco, a partire dai rimandi incrociati del titolo – tipo 15, di cui ne ho capito la metà), quindi non sapendo il tedesco, me ne frego ma mi fido (non per questo sono meno godibili, i libri di Timm e di Christie). Timm sa scrivere e questo, a prescindere, è una gran cosa. E sa anche raccontare. Manca qualcosina del tipo: ma che avrà voluto dire? Perché il fine ultimo mi sfugge, me ne faccio una ragione di non aver capito il messaggio reduce anche dalla visione di The Lobster, gran film sui meccanismi indotti e reali dei sentimenti, dei meccanismi di coppia e degli stati relazionali.
"La noia è la spiaggia piatta su cui si arenano tutte le barche dell’amore. E poi non c’è verso di rimetterle in sesto”
Inizio subito col dire che il libro non mi è piaciuto affatto. Per tutta la prima parte mi sembrava di stare nella sala d’aspetto del medico e di captare discorsi slegati uno dall’altro. In questo ciarlare collettivo ogni tanto ho colto qualche frase degna di nota, ma che si stemperava nel chiacchiericcio di fondo. Il finale poi è di una banalità estrema (vivissimi complimenti all’autore: peggio di così non avrebbe potuto fare) e riesce a raggelare anche il più positivo dei lettori.
Qualche stellina però gliela dò lo stesso. Perché nonostante tutto è riuscito a farmi ragionare un po’ sull'amore, sul desiderio, sulla coppia, sulla famiglia e sul legame che c’è tra essi. Ci sono spunti interessanti nel libro:
"C’è molto di più, movimento, mimica, pelle, soprattutto l’odore, il modo di ridere, le minuscole trasformazioni, e quando tutto questo culmina in un sì, servirà molto di più, dopo, di fronte ai tubetti di dentifricio che non vengono chiusi, ai calzini sempre in giro, i momenti in cui uno avrebbe voglia e l’altra no, molto più del numero delle scarpe, il peso, i cibi preferiti, i libri preferiti. La felicità dell’attimo, voglio dire, afferrarla, il kairos, mi capisci, è parte della storia della coppia, degli errori e delle conquiste, è l’energia che riscalda quando viene il freddo e rende vivibili liti, delusioni e la vita di tutti i giorni. E perché? Perché ci si è fidati. È questo il motore di ricerca, e l’altro è il Qui nell’Ora, il tenersi aperti per il momento decisivo."
"Non è possibile che arrivi sempre qualcun altro, qualcun’altra, anche solo per un istante, in grado di scatenare il desiderio e di conseguenza l’idea che tutto è consentito. Le sue parole divennero una requisitoria: perché allora siamo al mercato. Si serva pure. Ottime occasioni. Giovane, attraente, fatevi sotto. Tutto dipende dal caso e dal momento, e noi a pensare che questa sia la vita. Questa è la vita. No, è solo lo stupido caso. No, il caso lieto. Vogliamo che diventi una legge? Forse. Sì. Cercare sempre il partner migliore. La migliore offerta. Naturalmente no."
Probabilmente, la conclusione più logica, più elegante, più duratura è la seguente:
"Stavano insieme da tre anni. Ma non convivevano. È questa bella distanza a tenerci uniti."
Perché l’amore non deve essere dato per scontato. Bisogna guadagnarselo giorno per giorno. Deve essere alimentato continuamente. E dunque è incompatibile (bum!) con la convivenza e ancora di più col matrimonio? E poi siamo proprio così sicuri che l’amore eterno esista?
Šis romāns runā par dzīves drāmu un kaislībām, bet pārsteidzošā kārtā atstāj mierīgu, pat mediatīvu pēcgaršu. Romāna lappusēs uzvēdī gan spēcīgas iekāres iepriecinošā, gan postošā daba. Inteliģenti un skaisti par pievilkšanas spēku starp vīrieti un sievieti un tam sekojošo prasmi atvadīties. Man patiesi bija interesanti uzkavēties šīs grāmatas sabiedrībā.
🦋"Ir skumji, ja laulība zaudē savu nevainību."
🦋"Tas ir paradoksāli skaistais iekārē, tā beidzas, kad sasniegusi savu mērķi."
🦋"Kā var atšķirt mīlestību no iekāres : mīlestība pazīst atsacīšanos, bet iekāre - nē. Tās spēka dēļ tā nevar atteikties. Tas ir amorāls spēks"
Grāmata pie manis atnāca īstajā laikā un deva sava veida mieru, iekšējo pārliecību par pašas izvēlēm, ceļu. Lai gan stāsts nav tikai uz pozitīvas nots, drīzāk apcerīgs, un drīzāk par atsacīšanos no ambīcijām, tas tomēr ļoti skaisti uzrakstīts un uzrunājošs savā reālistiskajā tiešumā. https://gramatfoto.blogspot.com/2018/...
Esiste l'anima gemella? Quella che si riconosce da uno sguardo e alla cui attrazione non si può resistere? Il protagonista del libro vede disintegrarsi l'equilibrata felicità in cui viveva e infrange le proprie regole morali cedendo all'irresistibile attrazione, non solo fisica ma anche intellettuale per Anna. L'autore ci svela pian piano i retroscena di quell'intesa che ha portato il protagonista a fare il guardiano di un'isola deserta nel mare del nord, oasi protetta che lo protegge dai dolori che derivano dai rapporti sociali. Bellissimo.
Eschenbach, der mit Vornamen Christian heißt aber nur selten beim Vornamen genannt wird, fristet seine Zeit momentan als Vogelwart auf einer Vogelschutzinsel ab. Das fand ich noch das Spannendste an diesem Buch, wie er dort lebt und mit der Einfachheit und der Einsamkeit umgeht.
In Rückblenden erfahren wir seine Lebensgeschichte: wie er mit seiner Freundin Selma zusammenkam, wie er seine Geliebte Anna traf und wie diese Konstellation binnen weniger Monate nicht nur sein Leben auf den Kopf stellt. Auch von seiner Ex-Frau und seiner Tochter ist die Rede, von seinen Eltern, von seiner einstmals erfolgreichen und nun Konkurs gegangenen Firma. Der Ablauf eines Lebens, den wohl ein bestimmter Prozentsatz der um die Fünfzigjährigen der oberen Mittelschicht genauso erzählen könnte. Nicht weniger als das, aber auch nicht mehr.
Für mich gab es kaum Überraschungsmomente, Besonderheiten, die mich an das Buch gefesselt hätten. Die Geschichte plätscherte, ähnlich der Ebbe und Flut auf Eschenbachs Insel, vor sich hin; wobei für Eschenbach auch die Ebbe jedes Mal wieder ein Wunder ist. Für mich war es nicht genug, nicht genug Intensität, Handlung, Interessantes.
Auch der „krönende Abschluss“, dass und warum Anna ihn auf der Insel besuchen kommt, hat mich in seiner unnatürlichen und bewusst dramatischen Konstruktion nicht überzeugen können.
Ich wollte es mögen, da es eine Empfehlung und Ausleihe eines Kollegen war, aber es sind gut gemiente 2,5 Sterne. Die Geschichte ist eigentlich ganz gut und könnte zu einem schönen Buch führen, leider kam ich mit dem Schreibstil des Autors so gar nicht klar. Viel zu wirr springt er in den Zeiten, dass ich oft nicht hinterherkomme, weil er schon wieder über irgendein Gespräch von vor was-weiß-ich-wie-vielen Jahren sinniert. Und dann diese Ausschweifungen und ellenlangen Sätze, die oft nur wie Aufzählungen und Stichpunktartiges Blabla daherkommen. Das Ende vollkommen unbefriedigend. Scheinbar habe ich zu dieser Art Literatur keinen Zugang oder bin nicht intellektuell genug, aber was Uwe Timm da abgeliefert hat konnte mich auf kaum einer Seite begeistern. Die Teile, die Handlung sind, wo es interessant wird, weil der Hauptcharakter schon einiges durchmacht, waren ok, hätten aber vielleicht für 50 Seiten gereicht :(
Und wie vermittel ich jetzt dem Kollegen, dass ich sein Buch doof fand? HILFE ^^
Melancholie ist die Grundstimmung dieses meisterlichen Romans rund um Liebe und Begehren in der gesetzten Mittelschicht. Für mich war es die erste Begegnung mit dem Autor, der sich, wie ich erst nachlesen musste, in früheren Romanen viel mit den 68ern auseinandergesetzt hat und auch selbst einer war. Das ist wohl wichtig zu wissen, denn in den Hauptfiguren von "Vogelweide" steckt bei aller vordergründigen bürgerlichen Behaglichkeit jeweils eine Reaktion oder ein Nachhall auf den damaligen Aufbruch (für den Rezensenten ist das die Elterngeneration). Es ist ein 68er-Roman in der Negationsform. Eschenbach ist ein gescheiterter Informatik-Unternehmer um die 50, ehemaliger Theologiestudent, Intellektueller, der gerade weltflüchtig eine Stelle als Vogelwart auf einer sonst menschenleeren Nordseeinsel angenommen hat. Selma fälscht indianischen Silberschmuck. Anna ist Gymnasiallehrerein unter anderem für Kunst, später Galeristin, Ewald ist Architekt. Der materielle Komfort ist groß, von den "Neoliberalen" grenzt man sich allerdings ab. Eschenbachs Eltern sind unreformierte Linke in einer Pensionistenkommune. Eschenbach findet sie lächerlich. Die Gesprächsthemen der Charaktere sind Kunst, Wein, gut gepflegte Oldtimer. Personen werden anhand ihrer geschmackvoll gewählten Kleidungsstücke beschrieben. Die großen Erschütterungen liegen bereits in der Vergangenheit, wenn auch in der nahen Vergangenheit: Die beiden ursprünglichen, durchaus glücklichen Paarbeziehungen wurden durch eine Affäre von Eschenbach und Anna in die Luft gesprengt. Die Rahmenhandlung des Romans bildet Eschenbachs Warten auf seiner Insel auf einen bevorstehenden Besuch von Anna. In dieses Warten eingeflochten erschließt sich in Eschenbachs Erinnerungen die Vorgeschichte. War das Zusammenkommen von Eschenbach und Anna unvermeidlich, trotz seines zerstörerischen Potenzials? Und welche Bedeutung hat das ungezähmte und unzähmbare - das ist wohl Eschenbachs Überzeugung - Element des Begehrens im Gesamtzusammenhang des Lebens, selbst eines Lebens mit erfüllenden Liebesbeziehungen? in die Erörterung der Frage bringt der Autor auch Theoretisches ein, Bourdieu, Freud, Luhmann werden zitiert und es steht der Verdacht im Raum, dass die materielle und mediale Sättigung der Gesellschaft ihren Anteil daran hat, dass jenes bedingungslose Begehren zur unhintergehbaren Triebkraft wird:
"Selma ... erzählte von ihrem Erlebnis, als eine deutsche Theatergruppe in Wroctaw die Minna von Barnhelm gegeben hatte, auf Deutsch, und sie als Schülerin die Aufführung gesehen hatte! Die Minna sagt, sie würde diesen Mann, Major Tellheim, wegen einer großherzigen Tat lieben, selbst wenn er schwarz wie ein Mohr wäre. - Das sei, sagte Eschenbach, tatsächlich die wunderschöne, wenn auch nicht ganz zeitgemäße Erklärung für das, was Liebe ist. Nicht aber für das Begehren. Begehren kann man nur das, was man durch die Sinne erfährt, sieht, hört, spürt, riecht." ... "Ach, sagte Selma, ... Achtung ohne Liebe, das gibt's, aber nicht Liebe ohne Achtung." ... "[Eschenbach] sagte, die Fernliebe der Minna, die ohne den Anblick auskommt, sei heute, bei der Bilderflut, bei all den Schönen, Jungen, Makellosen, ganz unmöglich."
Dass ein so verstandenes Begehren allein nicht als Basis dauerhaften Beziehungsglücks taugt, leuchtet ein, und tatsächlich endet im Roman Eschenbachs und Annas Aufbruch tragisch. Das Begehren spielt zwar die Rolle eines Unruhestifters gegen die Wohlstandserstarrung, aber retten kann es uns auch nicht. Hätte das, andererseits, irgendjemand vermutet? Und wenn nicht, lohnt dann die unbedingte Ernsthaftigkeit, mit der Uwe Timm in "Vogelweide" das Begehren als Ursprungsenergie untersucht? Hierin, und in der gelegentlich etwas verstaubt wirkenden Sprache, liegt ein Restzweifel gegenüber diesem sonst erzählerisch makellosen Roman.
Quello che mi ha incuriosito del libro, fino a spingermi a qualche rilettura e a un rudimentale accenno di studio, è stata la scrittura di Timm. Mi sembra che l'autore persegua con sistematicità l'economia di scrittura, cosa che trovo ammirevole. Scrivere il più possibile usando meno parole possibile. A volte Timm trova soluzioni eleganti, se non addirittura spiazzanti. Altri motivi di interesse sono l'ambientazione e la struttura del romanzo: un personaggio è recluso su un'isola deserta, all'inizio non si sa perché. La storia è ricostruita attraverso frequenti flashback. Intrigante. Quindi mi spiace un po' dire che il libro mi ha annoiato per lunghi tratti; il fatto è che ne ho le scatole piene dell'amore: canzoni sull'amore, film sull'amore, libri sull'amore. Tempo fa c'è stato il boom dei noir. Dopo un po' qualcuno s'è stufato, tanto che mi ricordo di aver letto questa frase: "il prossimo libro col morto giuro che lo brucio" (m'era rimasta impressa, mi fece ridere tanto). Ora, di opere sull'amore siamo pieni, ce le propinano a scuola, a partire dal dolce stil novo, ce le propinano per radio (trovatemi una canzone che non parli di amori felici, infelici, traditi, salvifici; trovatemela e la compro su Google play, giuro). Ce le propinano in tv e al cinema. Sembra che un film non possa finire senza che non si intrecci una storia d'amore tra i protagonisti. Ma non vi siete rotti? Solo io penso che l'amore non sia il sale della vita? Dico io, ma a nessuno vien voglia di dire "il prossimo libro dove due si baciano lo brucio!"? Questo libro parla d'amore e desiderio. C'è una storia d'amore e una di desiderio, ci sono riflessioni su amore e desiderio, anche ben articolate, in questo stile essenziale e per niente sbrodolante. Mi sono un po' annoiato.
Was Uwe Timm kann, ist das Meer beschreiben. Was er nicht kann, sind zwischenmenschliche Komplikationen. Schade, dass er gerade über Letzteres schreibt. Die Beziehungen sind ohne wirkliche Atmosphäre etwas farblos und phantasielos geraten. Hätte sich Timm auf das Meer und die Weite konzentriert, auf die absurden Hirngespinste eines Einsamen, vielleicht wäre das ein besseres Buch geworden.
Eschenbach ist kurzfristig als Vogelwart auf der Vogelschutzinsel Scharhörn eingesprungen. Andere Männer in seiner Lebenssituation wandern auf dem Jakobsweg oder absolvieren kostspielige Coachings. Eschenbach hat keine Wahl; denn er braucht das Geld. Seine Software-Firma, die erfolgreich Programme zur Optimierung von Betriebsabläufen entwickelte, ist bankrott. Der Planer, der schwungvoll Arbeitsplätze vernichtete, hat seinen gesamten Besitz in der Konkursmasse verloren. Eschenbach hatte aus Protest gegen seine gutbürgerlichen altlinken Eltern ein Theologie-Studium abgeschlossen, dann aber in Berlin mit einem Teilhaber eine IT-Firma gegründet. Als Vogelwart absolviert er den Sommer über seine tägliche Routine, sammelt und katalogisert den am Strand angespülten Müll, trägt Vogelbeobachtungen ein und führt einen mönchischen Ein-Personen-Container-Haushalt. "Sie" hat sich angekündigt, Anna, mit der Eschenbach in Berlin eine kurze und heftige Beziehung hatte. Übergangslose Rückblenden klären erst nach einer geraumen Zeitspanne, wer Eschenbach ist und welche Beziehung zwischen ihm und Anna besteht. Schicht für Schicht legt Uwe Timm frei, wer aus dem Kreis zweier befreundeter Paare wessen Ex und wessen Ehepartner war.
Auf der Insel hält der Anfang Fünfzigjährige sich nun an der Routine seiner Aufgabe fest und erkennt beim Schwimmen im Meer seine Sterblichkeit. Jederzeit könnte ihn von einer Minute zur anderen ein Herzinfarkt treffen und ertrinken lassen. Leute wie Eschenbach trafen sich in Galerien - "Knete trifft Ästhetik" - und warfen dort routiniert mit Markennamen, ihrem Burnout und intellektuellen Spitzfindigkeiten um sich. Mit der Silberschmiedin Selma begegnet Eschenbach endlich eine Person, unter deren Beruf andere sich etwas vorstellen können. Aus Gründen, die mir verschlossen blieben, begehrt Eschenbach Anna, die Frau seines Freundes Ewald. Die beiden Männer verbindet die Liebe zum Schrauben und Pusseln an Boot oder Oldtimer, die beiden Frauen die Kunst. Uwe Timms feine, ironisch unterlegte Abstufungen in Eschenbachs Leben zwischen Begehren (nicht Liebe), Lust und Abneigung habe ich mit großen Vergnügen gelesen. Mit der Vogelinsel Scharhörn präsentiert Uwe Timm wie auch in vorhergehenden Romanen einen ihm als Hamburger vertrauten Schauplatz. Präparierte Tiere tauchen als biografischer Bezug zu Timms Familiengeschichte auf. Bissig dokumentiert der Autor in seiner vertrauten Rolle des Chronisten am Beispiel eines als Unternehmer erfolgreichen Theologen Ereignisse der jüngsten europäischen Vergangenheit.
"Vogelweide" habe ich in einem Zug gelesen, doch Timms Figuren blieben für mich in den ersten beiden Dritteln des Buches leider farblos. Das Lebensgefühl eines Fünfzigjährigen, der sein privates und berufliches Leben in den Sand gesetzt hat, konnte der Roman mir nicht vermitteln; Eschenbachs Begehren nach Anna erst zum Ende des Romans. Mit ein paar kauzigen Nebenfiguren zeigt sich abschließend dann doch Uwe Timms berühmtes Erzähltalent voller listiger Einschübe. "Vogelweide" hat mich mit diesen Nebenfiguren zum Ende noch erheitert, wirkte jedoch zu gewollt intellektuell, um es begeistert weiterzuempfehlen.
Bana bir şeyler öğreten kitapları seviyorum. "Kuş Çayırı" da öyle bir kitap, sadece "taşçeviren" kuşunu anlatan birkaç cümlesi için bile alınıp okunmayı hak ediyor.
Sürekli geriye dönüşlerle çoğalan kurgusu nedeniyle biraz yorsa da "Kuş Çayırı" çok güzel bir kitap. Duygusallığa kaçmadan aşk ve insanlar üzerine, kadın erkek ilişkileri üzerine, aldatma, evlilik gibi konular üzerine düşünen bir yapısı var. Almanya'da yaşayan Türklerle ilgili cümlelere güldüm. Ayrıca "Sözüm Meclisten Dışarı" ismiyle vaftiz edilen apartman komşusu şahane bir roman kahramanı.
Kitabı okurken Christian Eschenbach'ın zihninde ve aşkın yön verdiği geçmişinde geziniyoruz. Eschenbach'ın tıpkı gözlemlediği kuşlardan biri olan şahinin hayatı gibi değişen (hem iyi hem de kötü ama çoğunlukla kötüye giden) bir yaşantısı var.
Kuş Çayırı, kaçıp gitmek üzerine bir kitap gibi görülebilir fakat kesinlikle öyle değil, daha çok insanın tabiatı ve çok daha az olmak üzere tabiatın (kuşlar) kendi devinimi üzerine bir eser. Kuşlar ve insanlar arasında bir bağ kurdum mesela.
Tuhaf olan "Kuş Çayırı" kişisel meselelerde bile taraf tutmamayı başaran bir roman. Yazarın bu tavrını çok beğendim, diğer Alman yazarlara benzemiyor.
Un romanzo denso, ricco, complesso nella forma, un continuo avanti e indietro nello spazio e nel tempo. La complessità dei sentimenti umani a cui non sappiamo dare spiegazioni.
Vogelweide was one of the books that sounded like it could either be potentially interesting or incredibly dull, but before leaving Berlin I decided to pick up a copy. And I am so glad that I did- this might be one of my new favorite books. Not just German books, but all time books. It is beautifully written, with characters you both love and understand and don't want to be. It is the story of two couples who fall in love with each others spouses, but in a respectful and beautiful way. To anyone who reads German, read it. (Also, the audiobook version is fabulous as well!).
Eine schöne Geschichte. Mir gefällt auch der Aufbau, das Erzählen in Gegenwart und in Rückblicken, gepaart mit Monologen, welche ich in Büchern eigentlich nicht ganz so sehr mag, aber hier gaben sie der Geschichte noch mal so einen kleinen Feinschliff, hätten die richtige „Dosis“. Anfangs hatte ich auch mit diesen Zeitenwechsel etwas Probleme, aber mit jeder Seite mehr hab ich diesen Schreibstil sehr genossen! Ist er typisch für Uwe Timm? Falls ja, hab ich den nächsten tollen Erzähler für mich gefunden!
Bei Uwe Timm macht man nie etwas verkehrt. Seine Bücher sind geistvoll, oft mit einem Augenzwinkern geschrieben und geben einen scharfen Einblick in unsere Gesellschaft. So auch dieses Buch, in dem es um das gegenwärtige Beziehungschaos vieler Paare geht.
"Das ist das Paradox-Schöne am Begehren, es hört auf, kommt es an sein Ziel. Und danach? Stillstand, Langeweile. Oder Mord und Totschlag. Das Normale."
İnsanın düştüğü durumlardan oluşan kaptırıp gideceğin güzel seyirlik bir film hissi veren kitap. Etrafındaki belki de hep olan ama geç fark ettiği insanları görmeye çalıştığı belli gözlemler, tespitler dolu. Kadın karakterlerin isteklerinde inançlarında daha kesin ve emin olmaları -aldıkları kararlar ne olursa olsun- hoşuma gitti. Sonlara doğru bazı eklemelerden sıkılsam da okuması akıcı ve keyifliydi.
4.5 stars. This is a beautiful meditation on longing, desire, and how that gets confused with the increasing pace of consumption-oriented life. I really enjoyed this book. I’ve read Uwe Timm in the past and enjoyed what I read, but this is one that will stay with me for a long time.
Wunderschönes Buch. Einzige Einschränkung: die vielen, vielen falschen Konjunktive. Die man Uwe Timm ebenso nachsieht wie z. B. Wilhelm Genazino. Es bräuchte halt ein Lektorat, das heutige Verlage leider nicht mehr haben.
Mooi van taal, boeiende thematiek maar het raakte me allemaal helemaal niet. Daardoor weinig gedenkwaardig. Toch zeker geen straf om te lezen... En dit vond bijna iedereen van de leesclub.