El protagonista de este libro es un músico de treinta y cinco años, atormentado por el estigma de su apellido (Esperanto); lo acompañan, entre otros personajes, una top-model con d lirios místicos, un guerrilero lisérgico, un psiconalista.La obra es una exploración de los vicios y las gracias de un país que se sacude desde las depresivas sombras del Proceso hasta la histeria encandilante de una supuesta Argentina Primer Mundo. Fresán es periodista y ha publicado los libros de cuentos "Historia argentina" y "Vidas de santos" y uno demiscelá "Trabajos manuales".
Rodrigo Fresàn è un grande amico di Roberto Bolano e ha condiviso con lui la pratica del furto di libri: ne ha scritto in uno splendido articolo che merita una lettura per quanto è delicato e commovente. Bolano gli ha dedicato un capitolo raccolto ora in Tra parentesi dal titolo Tutte le cose di cui parlo con Fresàn che si conclude così: "Rido moltissimo quando parlo con Fresàn. Raramente parliamo della morte". Questo discorso introduce bene la tematica di Esperanto, romanzo polivalente e sincero che mescola il riso e l'umorismo e la poesia e la leggerezza con il dolore, il lutto e la meditazione sulla morte. Ci sono alcune immagini che rimangono nella memoria, quasi fossero testimonianze liriche di una voce che cerca di disperdersi, spegnendosi mentre nasce: un pianoforte calato da una scogliera, uno zio leggendario che svanisce per autocombustione, una bambina innocente tra le braccia di un feroce militare, i fantasmi della dittatura, una spiaggia bianca dove camminare nella luce solitaria ascoltando le onde come se fossero racconti tristi. Quindi non è sulla grandezza dello stile o sulla singolarità dell'autore che bisogna soffermarsi, ma sul materiale letterario che Fresàn offre al lettore, nel suo viaggio tra tempi paralleli, scrittore che non scrive: il residuo sottratto ad un'odissea privata e malinconica, l'intima sofferenza di chi sopravvive alla tragedia della scomparsa, la persecuzione emotiva di chi percorre strade marginali su mappe tracciate da cartografi privi della vista. Così l'angoscia di essere vivo coesiste con una strana allegria, in un registro ipnotico e periferico che rende necessari e miracolosi frammenti di vita minori, sublimi e futili insieme, perché rappresentanti dell'euforico disordine delle sensazioni. E così quando l'odio e l'amore finiscono, Federico Esperanto, musicista malinconico e prigioniero del silenzio, è disposto a reinventarli come qualcosa di impreciso e infinito, come una passione in bianco e nero, mentre vive un'esperienza di parole e lacrime, di disgrazia e devozione, di resa alla casualità delle cose, di maturato perdono e sfortunata compassione. La sua è una storia cantata con logica irreale e vocazione all'errore, una composizione digressiva disarmonica e senza soluzione né successo, tutta giocata sul piano fantastico e morale.
“- La vita non continua. La vita va avanti, che non è lo stesso. La vita va avanti per inerzia, per la semplice volontà di una serie di organi e organismi. O forse sono troppo codardo per togliermi la vita, scusa per suicidarmi. E allora ho optato per questa specie di pianificazione pubblica. Per il mio suicidio. In comode rate. Tutti i mesi fino alla mia morte, chiaro. Mi lascio morire a poco a poco. Risparmiando. E un bel giorno tutti penseranno che sono morto. Di vecchiaia. O di qualche malattia. Ma in realtà a nessuno verrà in mente che mi sono suicidato al rallentatore... - Non ti capisco. E non lo trovo divertente”.
Aunque lo mejor del libro es la prosa, la historia también tiene lo suyo. Si bien empieza algo superficial, luego el drama del protagonista nos va atrapando y tal vez solo le hubiera dado un trío de astros si no hubiera aparecido ese plot twist del final. Una novela que no sea otra biografía, sino además una discografía. Y los geniales diálogos entre el personaje y su madre, su hermano o su psicoanalista. Ese ambiente, tan noventas, de libros como Ampliación del campo de batalla, Fight club o 13.99 euros en que la gente sigue comprando discos y la informática es solo otro misterio; le da un cariz entrañable, junto al intento de escribir de forma diferente, delineando lo no tan obvio, lo que exige que el lector se comprometa un poco más y no se limite a decir "nadie me entiende". Y cierre los ojos.
Mi primera aproximación a este autor. No me satisface del todo, pero tampoco desilusiona, es una historia simple con un inesperado final. Lo que más me gustó es la información sobre los más diversos temas con los que el autor nutre la narración.
La historia es interesante pero el protagonista no me pareció aceptable. La forma en que está escrito (como los mismos pensamientos del protagonista) me complicó leerlo.
Si lo hubiera leído cuando se publicó, seguro le daba la 5 estrellas. Ahora me detiene el deseo vengativo del protagonista que momentáneamente se manifiesta en intención de violencia sexual. Las referencias a personajes de Historia Argentina, Vidas de Santos y tantas columnas que leí en los diarios y revistas de mi adolescencia hacen que casi, casi, pueda pasar por alto esa parte. Casi.
no he conseguido conectar con el protagonista en lo más mínimo, a excepción de cuando dice "por favor, le pido que no me hable de Dios o del futuro. En lo que a mí respecta, los dos están asquerosamente sobrevalorados."