Romanzo storico del grande scrittore francese, poco conosciuto ma di grande intensità narrativa. La vicenda s'ispira alla vera storia della Marchesa di Brinvilliers, donna nobile e dissoluta, vissuta in Francia nel XVII secolo. La Marchesa apprende dal suo amante, ex prigioniero della Bastiglia, l'arte di maneggiare i veleni. Con queste conoscenze i due avvelenano lentamente tutta la famiglia di lei, compreso il marito. La vicenda scosse profondamente la corte di Luigi XIV, rivelando una rete criminale che coinvolgeva la nobiltà parigina dell'epoca.
This note regards Alexandre Dumas, père, the father of Alexandre Dumas, fils (son). For the son, see Alexandre Dumas fils.
Alexandre Dumas père, born Alexandre Dumas Davy de la Pailleterie, was a towering figure of 19th-century French literature whose historical novels and adventure tales earned global renown. Best known for The Three Musketeers, The Count of Monte Cristo, and other swashbuckling epics, Dumas crafted stories filled with daring heroes, dramatic twists, and vivid historical backdrops. His works, often serialized and immensely popular with the public, helped shape the modern adventure genre and remain enduring staples of world literature. Dumas was the son of Thomas-Alexandre Dumas, a celebrated general in Revolutionary France and the highest-ranking man of African descent in a European army at the time. His father’s early death left the family in poverty, but Dumas’s upbringing was nonetheless marked by strong personal ambition and a deep admiration for his father’s achievements. He moved to Paris as a young man and began his literary career writing for the theatre, quickly rising to prominence in the Romantic movement with successful plays like Henri III et sa cour and Antony. In the 1840s, Dumas turned increasingly toward prose fiction, particularly serialized novels, which reached vast audiences through French newspapers. His collaboration with Auguste Maquet, a skilled plotter and historian, proved fruitful. While Maquet drafted outlines and conducted research, Dumas infused the narratives with flair, dialogue, and color. The result was a string of literary triumphs, including The Three Musketeers and The Count of Monte Cristo, both published in 1844. These novels exemplified Dumas’s flair for suspenseful pacing, memorable characters, and grand themes of justice, loyalty, and revenge. The D’Artagnan Romances—The Three Musketeers, Twenty Years After, and The Vicomte of Bragelonne—cemented his fame. They follow the adventures of the titular Gascon hero and his comrades Athos, Porthos, and Aramis, blending historical fact and fiction into richly imagined narratives. The Count of Monte Cristo offered a darker, more introspective tale of betrayal and retribution, with intricate plotting and a deeply philosophical core. Dumas was also active in journalism and theater. He founded the Théâtre Historique in Paris, which staged dramatizations of his own novels. A prolific and energetic writer, he is estimated to have written or co-written over 100,000 pages of fiction, plays, memoirs, travel books, and essays. He also had a strong interest in food and published a massive culinary encyclopedia, Le Grand Dictionnaire de cuisine, filled with recipes, anecdotes, and reflections on gastronomy. Despite his enormous success, Dumas was frequently plagued by financial troubles. He led a lavish lifestyle, building the ornate Château de Monte-Cristo near Paris, employing large staffs, and supporting many friends and relatives. His generosity and appetite for life often outpaced his income, leading to mounting debts. Still, his creative drive rarely waned. Dumas’s mixed-race background was a source of both pride and tension in his life. He was outspoken about his heritage and used his platform to address race and injustice. In his novel Georges, he explored issues of colonialism and identity through a Creole protagonist. Though he encountered racism, he refused to be silenced, famously replying to a racial insult by pointing to his ancestry and achievements with dignity and wit. Later in life, Dumas continued writing and traveling, spending time in Belgium, Italy, and Russia. He supported nationalist causes, particularly Italian unification, and even founded a newspaper to advocate for Giuseppe Garibaldi. Though his popularity waned somewhat in his final years, his literary legacy grew steadily. He wrote in a style that was accessible, entertaining, and emotionally reso
**1/2 Racconto storico sulla figura della marchesa de Brinvilliers, nobile e altolocata, poi divenuta un'assassina con.... Il racconto parte bene, la scrittura è scorrevole anche se meno intensa rispetto a quella da me riscontrata con il libro precedentemente letto: Il signore dei lupi. Insomma la storia narrata, arrivato a metà, inizia ad annoiarmi, il pathos e la suspense vanno via via scemando in una prolissità che, data la brevità del racconto, non mi aspettavo proprio. Mezza delusione!
Un paio di secoli prima che la televisione portasse nelle case le storie dei delitti più o meno celebri, con dovizia di dettagli, interviste e ricostruzioni oltre che racconti serializzati e romanzati basati su questi fatti, a quanto pare la gente era già come oggi.
Non poteva avere la televisione, quindi sfruttava i libri. E così il buon Dumas, prima di scrivere i suoi capolavori assoluti, per guadagnarsi da vivere scriveva questi brevi romanzi nei quali raccontava celebri delitti del passato, efferati e conosciutissimi.
Che dire, la scrittura è già quella che gli garantirà una fama incredibile. In questo libro viene ripreso il caso della marchesa di Brinvilliers, Marie-Madeline D'Aubray, che nel seicento insieme all'amante di origini -ovvio- italiane si dedicò all'arte del veleno sterminando la propria famiglia col doppio scopo di mettere le mani su una cospicua eredità e di far tacere le voci di biasimo e protesta per la sua vita privata. Una prima parte che mostra gli antefatti e i delitti, una seconda che mostra la cattura, una terza che sembra riprendere documenti dell'epoca riferiti agli interrogatori, alle torture ben dettagliate -il pubblico vuole il sangue, del resto, oggi come allora- e finalmente alla morte della condannata.
Il tutto impreziosito dall'edizione di ABEdizioni, chiaramente di qualità eccellente come sempre.
Che intensità che si respira in questo racconto del celebre Dumas. Il libro parte quasi come un giallo dove però i protagonisti sono gli assassini. Pagina dopo pagina si dipanano i loro crimini e si vedono affinare i loro metodi con fredda e spietata perseveranza. Poi, in un capovolgimento di fronti, vediamo la disfatta, l'indagine, l'inseguimento, l'arresto... Ed è da qui in poi che entra in scena la cupezza del racconto. Se fin qui si è assistito all'orrore operato dalla mente criminale, è pronta a cominciare un'altra parte orripilante della narrazione che riguarda gli interrogatori, la tortura, le sevizie e la pena messe in atto dalla giustizia francese del '600 a cui viene sottoposta la Marchesa. Così fredda appare nella prima parte del racconto, così implacabili sono poi i suoi torturatori nella seconda metà. Questo tunnel dell'orrore che era il sistema giudiziario del passato trova la sua fine dell'inevitabile ghigliottina e nella particolareggiata descrizione del supplizio finale della decapitazione.
Qualche anno prima di dare alle stampe il primo episodio della saga dei Moschettieri, Alexandre Dumas [1802-1870], ancora poco noto, affinava la sua arte di scrittore pubblicando una serie di libri dedicati a delitti “celebri” del passato come questo che ha come protagonista l' avvelenatrice Marie-Madeleine d’Aubray, marchesa di Brinvilliers, che non poteva non suscitare interesse e attenzione del pubblico sempre attirato da questo tipo di letteratura: Dumas peraltro non inventava nulla dichiarando esplicitamente le fonti e le testimonianze storiche come gli atti del processo e i testimoni, ma non per questo si esimeva dal rendere il prodotto finale dato alle stampe, romanzato quanto bastava per renderlo estremamente appetibile e permettere successo di vendite al volume e notorietà a se stesso. Lettura effettivamente da brividi, affascinante e interessante, che permette anche di scoprire come nel XVII secolo venivano istruiti i processi, con quali atti costringere l’imputato a confessare i suoi delitti e infine le pene comminate….
Certo è che da Dumas non potevo aspettarmi un horror, piuttosto una storia ricca di tensione e di particolari drammatici. In effetti le prime pagine danno questa impressione, poi però la storia diventa cronaca, un susseguirsi di eventi e testimonianze tratti dai documenti che sono stati redatti durante il processo alla protagonista, esposti in maniera un po’ troppo ripetitiva.
Marie-Madeleine d’Aubray, marchesa di Brinvilliers, è una giovane donnina piacente e a suo modo seducente, avida, perversa quanto basta, tanto da uccidere - a suon di veleni - familiari e conoscenti vari, aiutata da un amante scaltro quanto lei. Ma è anche una donna tenace, volitiva, che, una volta arrestata, con un distacco ed una freddezza calcolate, sa tener testa ad accusatori, torturatori, giudici e prelati, confidando addirittura in un’assoluzione terrena o celeste dopo aver reso una esauriente confessione e aver mostrato un certo pentimento attraverso la preghiera. I suoi crimini la porteranno comunque alla pena di morte per decapitazione; i suoi resti verranno subito bruciati sul ceppo. Spiazzante il fatto che il popolo la considerasse quasi una santa e si aggirasse intorno ai resti del rogo per recuperare una manciata delle sue ceneri o addirittura le ossa. Ipocrisia pura... e macabra!
Devo ammettere di aver letto le ultime pagine con un certo patema e con la speranza di un bel colpo di scena in grado di ribaltare una fine già scritta.
📖 HI - GdL feb/21 📚 LdM - Francia 🇫🇷 🔠 Alphabet autori 🔠 AZ Autori
I really enjoyed this one. It was well-written with characters you love hating. it is all about two lovers. Sante-Croix and Marquise de Brinvilliers who was married to a Marquis. She left her husband but her father was angry and arranged Sante-Croix to go to jail in Bastille. When he was free, the loved ones decided to get rid of her father. Sante-Croix knew a lot about poisoning. The daughter thought she would inherit everything. But, according to the father's will, both her brothers would inherit everything. So, they decided to poison her brothers. It is a story that one feels is bound to end in tragedy but makes one desparate to read on. I recommend this highly.
Suddividerei questo libro in tre parti. La prima, la più interessante, vede Santa-Croce come un conte di Montecristo che durante la prigionia entra in possesso di un immenso patrimonio, in questo caso la conoscenza… nell’arte dei veleni; grazie all’italiano Esili - mai fidarsi degli italiani :D tantè che torna pure lui in libertà. Detto ciò al via l’intrigo, tra dissipatezze, amori, bugie e obv, gli avvelenamenti; ma solo dopo le opportune prove sul campo. Nonostante sia collocato nella parte iniziale ritengo che questo sia il fulcro del racconto. Con la dipartita del Santa-Croce e l’arresto della Marchesa, il racconto comincia a farsi molto ripetitivo, per non parlare di quando iniziano a comparire un verbale dietro l’altro che continuano a ribadire i fatti accaduti. Deludente poi il finale con il tentativo (probabilmente fasullo) di redenzione che fa dell’avvelenatrice (anche se in realtà era più la mente che il braccio) una sorta di beata agli occhi del popolino e non solo. Buon inizio, discreta continuazione, pessimo finale = 3 stelle.
Visto che nel 2016 ho letto pochissimi classici, ho deciso di dare ampio spazio ad essi nel 2017. E per cominciare la scelta è caduta su un libro breve, ma che si prospettava interessante. Alexandre Dumas (padre) prima di stilare gli scritti che lo hanno portato al successo, come Il conte di Montecristo e I tre Moschettieri , si dedicò alla stesura del libro Les Crimes célèbres costituito da brevi romanzi che narrano di figure controverse che hanno caratterizzato la storia, fa parte di questa raccolta: l'Avvelenatrice avente come protagonista Marie-Madeleine d'Aubray, marchesa di Brinvilliers. Di questo personaggio storico ne avevo scoperto l'esistenza, un paio di anni fa, attraverso la lettura di Le 101 donne più malvagie della storia. a cura di Stefania Bonura. La vicenda si svolge nel XVII secolo, in Francia dove la Marchesa e il suo amante spinti dall'avidità apprendono l'arte di maneggiare i veleni, utilizzando come cavie ignari membri della servitù e sterminando quasi del tutto la famiglia di lei. Ho affrontato lo scritto di Dumas con la convinzione di trovarmi davanti ad una descrizione romanzata degli eventi e, invece, sebbene sia stato rielaborato e riadattato, ciò che ne viene fuori è un resoconto del processo che ripercorre le fasi salienti dei suoi crimini. Il linguaggio utilizzato, oramai in disuso, risulta essere ostico ed astruso eppure superata l'incertezza iniziale il romanzo scorre piacevolmente. Un acerbo Alexandre Dumas tratteggia un quadro dettagliato di questa donna sottolineandone la personalità poliedrica: dapprima perfida, sregolata, distaccata e imperturbabile fino al momento della sua confessione\redenzione, dove spinge il lettore a provare compassione e pena per la sua dipartita.
Una deliziosa piccola perla di indagine storica, di eccelsa qualita' di scrittura e gusto per l'affabulazione. Il gigante Dumas e' tale anche in questa breve ricostruzione di un famoso episodio di cronaca criminale seicentesco. I fatti, l'indagine d'archivio, la narrazione che a volte e' persino pulp, ne fanno una lettura davvero gustosa.
Non vi è, signore, alcun delitto irremissibile in questa vita? Non ci sono peccati sì enormi e in sì gran numero, che la Chiesa non ardisca rimetterli, e che la misericordia di Dio non possa enumerarli e assolverli? Permettete che io cominci con questa domanda, signore, perché sarebbe inutile che mi confessassi, se non potessi sperare.
Il libro non mi è piaciuto. Le mie aspettative non sono state esaudite. Mi aspettavo un libro su un'avvelenatrice omicida Abbastanza noioso, non tanto per com'è scritto (correva l'anno 1841) ma proprio per la storia. 2 stelle + mezza stella per l'edizione molto carina di ABEditore.
Questo libro è un gioiellino. La veste grafica realizzata dalla Abeditore è semplicemente deliziosa - con la copertina che avverte come sia necessario maneggiare con cura e chiarisce che i veleni non sono inclusi. Tuttavia, dal momento che la maggior parte delle persone i libri li acquista per leggerli e non soltanto perché facciano bella mostra di sé in biblioteca (grazie al cielo!), è forse il caso che dica qualche parola relativamente al contenuto di quest'opera che vede Alexandre Dumas ancora lontano dalla fama che gli diedero in seguito i grandi romanzi di cui fu autore. Prima de Il Conte di Montecristo, I tre moschettieri ed altri grandi romanzi che lo resero immortale, infatti, Dumas scrisse una serie di racconti brevi ispirati a cruenti fatti di cronaca e L'avvelenatrice fa parte di questi. La narrazione si apre con l'arresto, sul finire del 1665, del giovane e piacente cavaliere di Santa-Croce e da lì si dipana il racconto della sua incarcerazione, dell'incontro con colui che lo istruì nella preparazione dei veleni, della vendetta consumata, una volta tornato in libertà, con la di lui amante Marchesa di Brinvilliers. È lei, la bella, giovane e spietata Marchesa, che diventerà autentica protagonista del racconto, lasciando al lettore il piacere di scoprirne la maturazione caratteriale pagina dopo pagina, maturazione e mutamento che non vi svelo. Lo stile narrativo è consono a ciò che ci si aspetterebbe da Dumas, sebbene la prima edizione per la Abedizioni sia del luglio 2015; una scrittura dal sapore antico, che può forse risultare a tratti pesante, ma che secondo me contribuisce a calare il lettore nell'atmosfera degli avvenimenti.
Scopro che Alexandre Dumas pubblicò nel 1839 una raccolta, Les Crimes célèbres, composta da romanzi brevi concepiti pensando a figure molto discusse della Storia come Lucrezia Borgia o il despota turco Ali Pacha, o per l’appunto Marie-Madeleine d'Aubray, marchesa di Brinvilliers, meglio conosciuta come "l'avvelenatrice", donna nobile e dissoluta vissuta in Francia nel XVII secolo. La Marchesa ed il suo amante, un ex prigioniero della Bastiglia uccisero lentamente tutta la famiglia di lei, compreso il marito. I crimini della donna vennero scoperti grazie alle confessioni estorte al maggiordomo, la marchesa di Brinvilliers venne arrestata e condannata, scegliendo di sua spontanea volontà d’essere bruciata viva. Questa la storia. Il romanzo ripercorre le fasi degli omicidi e della dissolutezza della donna sottolineandone la freddezza e il distacco da tutto ciò che la circonda (anche l'amante viene rimpiazzato con una certa facilità). Un personaggio indecifrabile, una donna che fino alla fine non si sa davvero cosa pensi.
2,5 Confesso di essere rimasta molto delusa da questo racconto... ho trovato lo stile veramente spinoso e la narrazione concentra molto di più sul pentimento della marchesa e sul suo processo piuttosto che sugli omicidi compiuti. Insomma, mi aspettavo un racconto più frizzante e cruento, ma in realtà si è rivelato essere abbastanza piatto e incentrato sul processo e sui vari tecnicismi che ci stavano dietro.
As I read I love to look up people, things and especially books that I have never heard of before, which helps me find some wonderful reading gems and this is one of my finds, Alexander Dumas' The Marquise de Brinvilliers. It took me awhile to find that quote about Lady Eustace from Anthony Trollope's The Eustace Diamonds and I added it below,
"Some said that she might be a Brinvilliers, others a Cleopatra, and others again a Queen of Sheba. In her eyes as they were limned there had been nothing certainly of love, but they who likened her to the Egyptian queen believed that Cleopatra’s love had always been used simply to assist her ambition. They who took the Brinvilliers side of the controversy were men so used to softness and flattery from women as to have learned to think that a woman silent, arrogant, and hard of approach, must be always meditating murder."
This being my second Dumas read and not being familiar with his stories and this Celebrated Crimes series is an interesting worthy read. I look forward to reading from this series again at some point. I had no idea Marquise de Brinvilliers was a real person who committed and compliant in these murders with her lover's knowledge of poisons. After I read this fictionalized history of her crimes and punishment, I saw that from my research Dumas did a wonderful job in telling her story. I am interested in art and the mention of Charles Lebrun's sketch which is at Louvre of her at her execution, he said he had trouble sleeping thinking of her face. I am also reading Madame Sevigne's letters and look forward to see if my edition mentions her presence at the beheading.
Onto my thoughts....
It was interesting to see how Dumas gave the Marquise and strong, self centered, yet showing her weaknesses. Her lover Sainte-Croix looking for revenge on his enemies and his libertine lifestyle who is amoral and quite scary as his mistress.
The wheel and other torture treatments for confession is quite horrific and modern society can not fathom this, yet I am sure that modern day torture exists today, unfortunately.
The section about a confession to a priest being admissible without permission and the harm of religious trust in the general public. The father that tried to help the Marquise settle her affairs with God before it was too late.
In short- Sainte-Croix and Marquise have developed the evil craft of poisoning those that are in their way! Quite chilling! Dumas tells of the start of this and their demise.
If you love historical fiction and crime, this is a perfect read.
Lastly this was an interesting finding that was a list opportunity!
"In 1814, M. d’Offemont, father of the present occupier of the castle where the Marquise de Brinvilliers poisoned her father, frightened at the approach of all the allied troops, contrived in one of the towers several hiding-places, where he shut up his silver and such other valuables as were to be found in this lonely country in the midst of the forest of Laigue. The foreign troops were passing backwards and forwards at Offemont, and after a three months’ occupation retired to the farther side of the frontier. Then the owners ventured to take out the various things that had been hidden; and tapping the walls, to make sure nothing had been overlooked, they detected a hollow sound that indicated the presence of some unsuspected cavity. With picks and bars they broke the wall open, and when several stones had come out they found a large closet like a laboratory, containing furnaces, chemical instruments, phials hermetically sealed full of an unknown liquid, and four packets of powders of different colours. Unluckily, the people who made these discoveries thought them of too much or too little importance; and instead of submitting the ingredients to the tests of modern science, they made away with them all, frightened at their probably deadly nature. Thus was lost this great opportunity—probably the last—for finding and analysing the substances which composed the poisons of Sainte-Croix and Madame de Brinvilliers. "
The below quotes are from Madame de Sevigne about Madame de Brinvilliers-
"Mme de Brinvilliers is not as happy as I am, she is in prison. She is managing pretty well. Yesterday she asked if she could play piquet because she was bored. Her confession has been found. She tells us that at seven she was no longer a virgin, that she went on in the same way, that she had poisoned her father, her brothers, one of her own children and herself, but this was only in order to try out an antidote. Medea had not done as much. She admitted that this confession was in her own hand (a very silly thing to do), but says she was in a high fever when she wrote it, that it was an act of lunacy, an extravagance that could not be taken seriously. "
"Here is M. de Coulanges to tell you how Mme de Brinvilliers tried to kill herself. "
"Here people are talking of nothing but the speeches and doings of the Brinvilliers woman. Have you ever heard of being afraid of forgetting in confession that one has killed one’s father? The peccadilloes she is afraid of forgetting are remarkable. She was in love with that Sainte-Croix and wanted to marry him, so she frequently poisoned her husband to that end. Sainte-Croix, who didn’t want to have anything to do with a woman as evil as himself, gave an antidote to the wretched husband, so that having been tossed to and fro five or six times, now poisoned, now unpoisoned, he has remained alive and is now by way of interceding in favour of his better half. These absurdities might go on and on for ever. "
"Well, it’s all over and done with, Brinvilliers is in the air. Her poor little body was thrown after the execution into a very big fire and the ashes to the winds, so that we shall breathe her, and through the communication of the subtle spirits we shall develop some poisoning urge which will astonish us all. She was tried yesterday and this morning the sentence was read to her; it was to make a public confession at Notre-Dame and to have her head cut off, her body burnt and the ashes scattered to the winds. She was taken to the torture but she said there was no need and that she would tell all. And indeed until five in the evening she recounted her life, even more appalling than people thought. She poisoned her father ten times running (she couldn’t finish it off), her brothers and several others, and always love and confidential matters mixed up with it. She said nothing against Pennautier. This confession notwithstanding, they put her to the torture first thing in the morning, both ordinary and extraordinary, but she said nothing more. She asked to speak to the Public Prosecutor and was with him for an hour, but so far nobody knows the subject of this conversation. At six o’clock she was taken, with only a shift on and a rope round her neck, to make the public confession at Notre-Dame. Then she was put back into the tumbril in which I saw her, thrown on her back on to the straw, wearing a low cornet and her shift, having on one side a priest and on the other the executioner; it really made me shudder. Those who saw the execution say that she mounted the scaffold with great courage. As for me, I was on the Pont Notre-Dame with the good d’Escars; never has such a crowd been seen, nor Paris so excited and attentive. If you ask me what I saw, it was nothing but a cornet, but the day was given up to this tragedy. I shall know more tomorrow and it will reach you.. "
"Another little word about Brinvilliers. She died as she lived, resolutely. She went into the place where they were going to put her to the torture, and seeing three pails of water: ‘That must surely be to drown me, for given my size they can’t suppose I can drink all that.’ She listened to her sentence in the morning with no fear or weakness, and at the end had it read over again, saying that the tumbril had seized her attention at the beginning and she had not followed the rest. On the way she asked her confessor to put the executioner in front of her ‘so as not to see,’ she said, ‘that villain Desgrez who arrested me’. He was riding in front of the tumbril. Her confessor reproved her for this sentiment and she said, ‘Ah well, I beg your forgiveness; then let them leave me that strange sight.’ She went alone and barefoot up the ladder and on to the scaffold and for a quarter of an hour was prepared, had her hair cut, was placed in position and then placed in a different position by the executioner; a great murmur went up at this extreme cruelty. Next day people were searching for her bones because the populace said she was a saint. She had two confessors, she said. "
Alexandre Dumas, noto per capolavori come Il Conte di Montecristo e I tre Moschettieri scrisse prima di diventare famoso una raccolta di 18 racconti tra il 1839 e il 1840 intitolata Crimes Célèbres.
Dal Rinascimento all'epoca contemporanea lo scrittore ci narra attraverso la sua penna delle figure più controverse che si macchiarono di crimini tanto efferati da rimanere impressi a fuoco nella storia.
Fra questi è contenuto il racconto della Marchesa di Brinvilliers, Marie Madeline d'Aubray arricchito dalla trascrizione dei documenti del processo e basato sulle fonti storiche e sulle testimonianze ritrovate.
Nella Francia del XVII sec, la Marchesa al pari del marito coltiva i propri piaceri all'infuori del matrimonio, fin quando stanca di lui ottiene la separazione per unirsi all'amante Gaudin. Il padre di lei, convinto che la condotta della figlia stia macchiando irrimediabilmente la reputazione e gli affari di famiglia, grazie alle proprie conoscenze fa emettere un mandato d'arresto per l'amante che viene imprigionato alla Bastiglia per un anno. Al termine della prigionia la Marchesa in gran segreto si riunisce a Gaudin e insieme tramano una terribile vendetta, fatta di pozioni e veleni mortali, corrosivi, lenti e letali.
Dumas, attraverso la sua penna minuziosa e indagatrice traccia il ritratto di una donna fredda e calcolatrice che senza batter ciglio pianificò la morte di diversi uomini tra cui innumerevoli parenti che tentarono di ostacolarla.
Ho trovato questa storia agghiacciante sotto diversi punti di vista, la malignità di un padre che arriva a far arrestare l'amante della figlia (e che sicuramente non si sarebbe limitato soltanto a questo) è la scintilla che da inizio a una serie di terribili eventi destinati a diventare qualcosa dipiù che semplice vendetta, la ricerca del potere.
Ho trovato la lettura molto scorrevole e molto inquietante il cambio di rotta e il pentimento della Marchesa una volta compresa la fine imminente. La descrizione accurata perfino delle torture subite e dell'ascesa al patibolo è quasi commovente, un personaggio talmente efferato che mostra un pentimento così genuino lascia sicuramente a bocca aperta.
Inizia molto bene la storia di questa donna fredda e calcolatrice che senza troppi problemi divorzia dal marito e per rimpinguare le finanze e avere campo libero con l'amante fa fuori padre e fratelli, dopo però il delitto comincia la lunga (sembra addirittura lunghissima) parte del castigo e dell'espiazione, per tutto il tempo ho aspettato un colpo di scena finale...
Innanzi tutto una precisazione, L’avvelenatrice non è un romanzo, come viene proposto da alcuni editori italiani. Si tratta di un lungo racconto storico che Dumas scrisse per la sua antologia Delitti celebri. La scrittura è didascalica e abbastanza anonima. Tra l’altro, buona metà del racconto è incentrato sul pentimento della protagonista, che mi pare l’aspetto meno avvincente dell’intera vicenda. Rimane una lettura interessante per chi fosse interessato al celebre affaire de poissons, l’ondata di avvelenamenti verificatasi a Parigi durante il regno di Luigi XIV. A chi cerca un bel romanzo storico, invece, lo sconsiglio decisamente. La versione e-book è disponibile anche gratuitamente online, seppur con parecchi accenti scorretti. Io l’ho scaricata qui.
La storia del personaggio storico realmente esistito di Marie-Madeleine d'Aubray, Marchesa di Brinvilliers, ricostruita in questa breve cronaca di Dumas per la raccolta Les Crimes célèbres . Fa davvero impressione vedere la freddezza di questa donna che uccise il suo stesso padre e i suoi fratelli, oltre a fare esperimenti con diversi esiti sulla cameriera e su altre persone "di minor conto"... Un'autentica serial killer.
Eravamo pochi ma buoni, alla discussione durante l'incontro del nostro Gruppo di Lettura dedicato a questo racconto, uno dei diciotto “Delitti celebri” di Alexandre Dumas (padre) aventi più successo nel tempo.
“L’avvelenatrice” è la storia di Marie Madeleine d’Aubray, ovvero la Marchesa di Brinvilliers, vissuta nel XVII secolo, narrata secondo i principi del naturalismo letterario: Dumas riporta fedelmente gli avvenimenti, le date, i fatti e gli atti del processo in maniera cronachistica. Sembra più un lungo articolo di giornale, e dall’autore de “Il Conte di Montecristo” ci saremmo aspettati ben altro. È stato per questo un po’ deludente e freddo. Alcune conversazioni non sono parse naturali, ma solo un po’ noiose, e l’opera non ha fatto impazzire. In ogni caso, è una storia che si fa leggere, nonostante il linguaggio usato non abbia certamente contribuito a rendere ciò scorrevole: la traduzione disponibile su LiberLiber è del 1905 e il romanzo appare antiquato.
Comunque, a quanto pare ogni volta che un personaggio di Dumas va in prigione fa degli incontri assai peculiari e che gli cambiano la vita. Il Cavaliere Gaudin di Santa Croce conosce Esili, ne diventa discepolo e impara tutti i segreti dell’arte dei veleni, condividendoli con la Marchesa. Purtroppo a noi rimangono sconosciuti perché, a parte l’elenco dei poveri sventurati avvelenati, la maggior parte del romanzo si concentra sul periodo di reclusione della Marchesa alla Conciergerie, quando viene processata, torturata, giudicata colpevole e infine decapitata. La religione ha un doppio ruolo in questa storia: da un lato, la protagonista viene incriminata e condannata in nome di Dio; dall’altro, molto spazio è dato alla sua ipotetica redenzione. Ipotetica, già, perché secondo noi Marie Madeleine d’Aubray non si è mai pentita di quello che ha fatto. Falsa e un po’ pazza, ha ingannato tutti fino alla fine, ammaliando persino il Dottore e i vicari che la visitavano. Eppure, il popolo la definiva “una santa”, completamente affascinato. Il suo personaggio ha ispirato un’opera nel 1831, una commedia musicale nel 2009 e persino un personaggio di un musical di Sailor Moon. Come mai? Ci sono personaggi controversi studiati sapientemente anche negli anni recenti, narrati in biografie o romanzi storici. Pensando alla letteratura degli ultimi anni, basti pensare a “L’avversario” di Emmanuel Carrère o “M” di Antonio Scurati. Oppure a uno dei racconti di Maria Attanasio nel suo libro “Lo splendore del niente”, appena edito da Sellerio: la protagonista è Giulia Tofana, una cortigiana di Palermo che nel 1640 inventò un veleno incolore, inodore e insapore, denominato in suo onore “acqua tofana”, che consentì a parecchie donne di vendicarsi dei propri mariti, per esempio. Si dice che le vittime nel centro e sud Italia siano state addirittura seicento e che la sua vicenda abbia ispirato proprio la Marchesa di Brinvilliers.
Perché ci affascinano i personaggi cattivi? Qualcuno suggerisce che leggere un romanzo inventato sia come guardare le cattiverie umane attraverso uno specchio, che ci separa da esse ma ci consente di analizzarle. Cattiverie che, per quanto riguarda le torture descritte nel testo di Dumas, siamo “contenti” di poter soltanto leggere e non viver più, grazie al fatto che i tempi, le leggi e forse pure le coscienze sono cambiate, anche se purtroppo non in tutto il mondo.
Prima di diventare famoso con le sue opere più rappresentative Alexandre Dumas si era occupato di raccontare alcuni crimes célèbres della società francese come quello in cui una nobildonna si rivelò essere una efferata serial killer.
Marie-Madeleine d’Aubrey, marchesa di Brinvilliers, è una delle più note serial killer del XVII secolo. Attiva tra Parigi e Liegi, la donna uccise il padre e due fratelli servendosi di potentissimi veleni realizzati insieme al compagno. Inoltre sperimentò l’effetto dei veleni stessi su diverse persone che frequentavano la sua casa. Arrestata, processata e torturata la donna non rivelò mai chi fossero i suoi complici in questa serie di omicidi efferati. Nemmeno davanti al boia.
Essendo abituato a un Dumas più da fiction che da resoconto storico sono rimasto sorpreso nel leggere quanto questo autore sia stato un vero maestro della narrazione.In questo romanzo breve raccoglie i fatti e li presenta nella loro crudezza con obiettività, senza romanzare nulla. Il che ci permette di leggere le carte processuali a carico della marchesa d’Aubrey e di vedere la freddezza con cui costei affronta un processo che la vede come unica colpevole di una catena di omicidi.
Un romanzo breve ma intenso che racconta con grande maestria un fatto storico.
Dopo aver letto questa Avvelenatrice, devo dire che mi piacciono di piu' le trasposizioni televisive o cinematografiche tratte dai lavori di Dumas che i suoi libri (vedi i vari films su I tre Moschiettieri ed il sensualissimo "la regina Margot") Non sapevo che Dumas avesse scritto su serial killers o assassini vari, pero' anche quando si parla di parricidio (la marchesa di Brinvillers aveva avvelenato il padre, i fratelli e tentato di avvelenare un altro paio di familiari) ho trovato sempre questo clima melodrammatico da feuilleton popolare. La marchesa prima ammazza tutti e poi quando viene catturata comincia a temere per la propria anima e si pente clamorosamente: pare che abbia chiesto lei di venire bruciata anziche' decapitata per espiare di piu'. Che devo dire? Una cronaca scritta molto drammaticamente, anche troppo, strizzando l'occhio probabilmente al pubblico femminile di allora, quasi un "novella 2000" ante litteram. Ma Dumas e' Dumas, si fa leggere piacevolmente ed ha sempre il pregio di informarmi sull'esistenza di personaggi storici che altrimenti avrei ignorato.
Una delle opere minori e meno conosciute di Dumas (padre) che, basandosi su eventi di cronaca, racconta della Marchesa di Brinvilliers - l'Avvelenatrice del titolo. La donna, insieme all'amante ed altri complici, avrebbe avvelenato il padre, due fratelli, e tentato di uccidere la sorella - oltre ad altri omicidi sparsi qua e là. Mi aspettavo un libro un po' più "pulp", soprattutto visto l'inizio, invece la maggior parte della narrazione è un resoconto del processo dell'imputata: la traduzione è decisamente datata, e rende un po' macchinosa la lettura. Carino, ma niente di più.
Un Dumas senza infamia e senza lode, questo che fa parte della serie dei "delitti celebri". La marchesa a cui viene affibbiato l'appellativo del titolo in realtà non è la sola fautrice dei delitti ma, come spesso accade, anche nella morte alla donna tende a spettare l'ignomia e all'uomo la gloria. Non è mancata la pungente ironia dell'autore, come nel commento sagace sull'assoluzione di alcuni imputati avvenuta perché il tribunale ha deciso di punire la delazione di coloro ai quali era stata affidata la confessione piuttosto che il delitto stesso; nonostante questo, tuttavia, i personaggi non sono stati abbastanza per ravvivare la narrazione. Una lettura godibile, nulla più e nulla meno.
What going down history rabbit holes gets me: an eerie and mostly true story about a woman, named Madame de Brinvilliers, who poisoned her father and brothers, and attempted to do so to others, for the sake of personal gain. The story had me mull over the human psyche, death, destruction, Christian practices and societal practices. I also caught myself thinking about the “water cure” (a form of torture that Madame suffered) sometimes when I’d force down water into my gob. Truly horrible.
Un incrocio di elementi de "Il Conte di Montecristo" dello stesso Dumas e "Ultimo giorno di un condannato a morte" di Hugo. È una cronaca ricca di elementi narrativi e psicologici, e ovviamente un po' inquietante. Non si riesce né ad odiare né a provare pietà per la Marchesa, ma è una lettura che dà vita sicuramente a molte riflessioni.