A Palermo, su un marciapiede viscido di pioggia, viene ritrovato un morto, con il cuore trapassato da un colpo di pistola. Lorenzo La Marca, biologo per vocazione e detective per necessità (o forse il contrario?), si ritrova ad investigare su questo caso, che vede coinvolto il padre della sua quasi-fidanzata. Fino all'incredibile soluzione.
La seconda avventura di Lorenzo La Marca “biologo per vocazione e detective per necessità (o è forse il contrario?)”, l’eroe, o forse solo personaggio inventato da Santo Piazzese, a sua volta biologo ricercatore universitario prestato alla letteratura, o forse più modestamente, come probabilmente direbbe lui stesso, prestato alla scrittura.
Definirlo noir mi pare una vera forzatura. È un giallo. E dato il tono propenso alla commedia, mi viene da considerarlo più che altro un “giallino”. Piazzese flirta in un gioco di specchi e rimandi col suo protagonista come fa Gianrico Carofiglio col suo avvocato Guerrieri. E proprio come quell’altro, l’avvocato detective di Bari frequentatore dei buoni ristoranti della bella Puglia, La Marca è personaggio che acchiappa, impossibile che non piaccia: ex sessantottino colto ed elegante, intelligente e ironico, brillante e distaccato, sornione e sapientemente flemmatico, buongustaio e bon vivant, fidanzato con la belle Michelle, medico legale, una coppia di adulti coinvolta in un’intrigante relazione nella quale nessuno dei due partner rinuncia a un grammo di libertà individuale. La Marca abita al quarto piano di una palazzina che possiede per intero e affitta: e quindi, anche qualsiasi problema di economia è risolto. Se avesse anche la erre blesa sarebbe il Fausto Bertinotti di Sicilia.
La vera seconda protagonista di questi gialli è la città, Palermo, cui Piazzese/La Marca non risparmia un’oncia di cliché, deja vu, e banalità da cartolina (senza però raggiungere gli eccessi della Napoli di De Giovanni): l’atmosfera, le penombre, il fascino, le stradine tortuose e i vicoli, i palazzi che il tempo ma soprattutto l’incuria umana non è riuscito a sbiadire più di tanto, l’umanità che la abita, viva vitale e indecifrabile, una città bella e brutta, terribile e invitante al contempo, densa eppure lieve. Ci sono ovviamente anche numerosi riferimenti alla mafia, anche questi in chiave sia drammatica che ironica (fino alla battuta che se non esistesse andrebbe inventata per attrarre turismo). Mi pare che non manchi nulla di quello che mi sarei aspettato.
Palermo in b&w, non in giallo né in noir.
Il M. Laurent del titolo sta per Monsieur Laurent ed il papà della bella Michelle. Un quasi suocero. Antiquario come il morto, ispira l’indagine sul mondo del contrabbando di opere d’arte. Altro personaggio importante è l’amico commissario Spotorno, che poi sarà protagonista del terzo romanzo di Piazzese. Non manca un buon numero di testimoni, reticenti o collaboranti, perlopiù di sesso femminile, perlopiù di notevole fascino e bellezza (Eleonora, Elena, Natasha) Fra le tante citazioni, più o meno smaccate, cui Piazzese indulge anche la coppia di gatti chiamati Kay e Scarpetta (il medicolegale inventato da Patricia Cornwell), e l’altro quadrupede felino identico a Audrey in Colazione da Tiffany.
– Ti ci porto io – avevo detto a Spotorno – mi viene di passaggio. E non mi veniva affatto di passaggio. Sono le frasi dall’apparenza più innocua quelle che celano dentro di sé i più subdoli inneschi a orologeria.
Ingredienti principali, Palermo e un cadavere. E poi? Un investigatore che però è un biologo (come l'autore nella realtà), un medico legale con un affascinante accento francese... che cosa manca? Uh, già... siamo a Palermo, diranno i miei piccoli lettori, ci sarà sicuramente di mezzo la mafia... e invece no, la mafia non c'entra nulla, c'è odore di panelle, di stigghiole, di pani ca mèusa... ma la mafia proprio no. C'è Palermo, quella bella, quella profumata... e citazioni cinematografiche a go go... e una prosa vivace, incalzante e scoppiettante... vi basta? A me basta. Infatti mi vado a leggere il terzo, "Il soffio della valanga".
Un giallo ben strutturato ma... quasi rilassante e, in effetti, non è stato uno di quei gialli che ti tengono incatenato alle pagine finchè non sei arrivato alla fine. Mi sono comunque goduta la scrittura scorrevole di Piazzese.
Mi sono letteralmente innamorata del personaggio di Lorenzo. Pensa tanto e parla poco, ma quando parla dice sempre qualcosa di acuto e divertente. Un amante della parola ma soprattutto della verità. La storia ti tiene ben saldo al libro, grazie anche al modo sciolto e simpatico con cui è scritta. Ma non per questo troppo semplice. Veramente un bel libro. Spero di leggere gli altri della serie.
Ps. Da palermitana ho apprezzato seguire le vie percorse dal protagonista immaginando tutto nei minimi dettagli, anche se viene descritta una Palermo degli anni '90.
Santo Piazzese "La doppia vita di M. Laurent" "Era spuntata una di quelle giornate struggenti, che ti fanno sospettare che qualcuno ci abbia passato sopra una mano di vernice trasparente, la vernice che i pittori spennellano sulle tele per spremere anche l'anima dai colori." Un bel giallo "classico" in cui il protagonista si prende "tutto il tempo": tempo per contemplare, per osservare, per ricomporre, per dedurre, per riflettere. Sullo sfondo una Palermo incombente e bellissima.
Un giallo condito da svariati clichè su Palermo e i siciliani (mafia compresa), un protagonista che fa più e meglio dei reali investigatori con un improbabile linguaggio ricco di citazioni (troppe!) e passione per gli ossimori (troppi!). Pezzo forte del romanzo, l'insospettabile decana. Carino e nulla più.
Il titolo non deve ingannare. Il ruolo di Monsieur Laurent non è di primo attore anche se svolge una funzione di trait d'union tra le protagoniste femminili della vicenda. In questo caso Lorenzo La Marca non frequenta molto il posto di lavoro o, meglio, meno ancora del solito e del primo romanzo ma si muove tra Palermo,Vienna e ritorno. Questa volta La Marca agisce come investigatore in proprio, supportata dalla bella Michelle. La storia è ancora più intricata del primo romanzo e forse meno sarcastica della prima. Nel complesso, la storia è godibile e ben scritta.
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This book was pleasant enough to read, but had some stylistic and narrative elements that put me off. First of all, in terms of the story, based on a murder mystery to be solved, the characters dance round and round the issue and finally in the last 15% of the book the narrator basically explains the whole plot to us, wrapping up the loose ends, with only a slight hint of a "surprise" element that could (but doesn't) justify it. Also, the narrator (and, I suppose, the author) has a someone annoying attitude: kind of breezy, smug, know-it-all like a star of some 40's or 50's adult comedy. He strikes me as a kind of Italian Clark Gable, but in addition, he throws in SOOO many cultural references, both to classical and pop culture, literature, music, that, frankly, a number of them went right over my head (especially the ones with reference to Italian pop culture). Still, it is a decent read, and I kind of wavered between 2 and 3 stars, but decided on the lower because I fear that I have a proclivity for "grade inflation"! Anyway, if someone gives this book to you, read it. But don't go out and buy it.
Oltre alla trama dei suoi gialli, su cui arrovellarsi le meningi insieme a La Marca e a Spotorno per dirimere i nodi della trama e trovare il colpevole di turno, Piazzese offre al suo lettore un gioco ancora più sottile e intrigante, che sarebbe molto piaciuto a U. Eco, che lo costringe a metter mano al suo bagaglio di cultura letteraria (e non solo letteraria, ma anche cinematografica e musicale ad ampio raggio) per riconoscere la citazione citata e risalire al testo (o al brano) da cui è tratta. Ritrovare tra le righe una frase di Pennac (oltre a tanti tributi che Piazzese porge all'autore della sagra di Malaussène) mi ha spiazzato: "La morte è un processo rettilineo" dice il capro espiatorio nella "La prosivendola" - E anche La MArca lo pensa, in un luogo clou del romanzo. Piazzese mi piace molto anche per questo.
Reading a crime book taking place in Sicily, I couldn't help but compare it to Montalbano's adventures. And at a certain point the police officer even phoned a certain "Salvo"... :-P And I'm sorry to say that this book cannot compare to my beloved Montalbano. The book doesn't work like a real crime story: the main character keeps wandering around Palermo and talking to people who - casually - prompt him in the right direction. The rythm of the book is slow, and there are long digressions where the reader cannot see the point. It's not a bad book, but it's not a real crime story.
“Ti ci porto io – avevo detto a Spotorno – mi viene di passaggio. E non mi veniva affatto di passaggio.”
Una casualità, una tranquilla, consueta cena a casa dell’amico sbirro. Una chiamata improvvisa, un morto ammazzato, sconosciuto, in una strada buia, una notte di pioggia battente; nessun testimone. Le premesse per un buon giallo ci sono tutte.
Romanzo d'intrattenimento più che giallo. Anche in questo secondo episodio con protagonista Lorenzo La Marca, l'indagine passa in secondo piano. Prima ci sono le citazioni, le gite al baglio, la meusa, il caffè con un bicchiere d'acqua e zammù… Piacevole. preferibilmente da leggere sotto l'ombrellone
Un romanzo strano questo La doppia vita di M. Laurent: così pieno di avvenimenti (e di omicidi) ma al contempo capace di prendersi i suoi tempi per tratteggiare una Palermo evocativa e realistica. La quarta stella è negata dall'infinita saccenza del protagonista e da uno stile di scrittura poco scorrevole; il secondo libro di Piazzese resta comunque un buon giallo.