Via XX Settembre si trova poco lontano dal teatro Politeama, nel cuore di Palermo: è qui che nel 1958, lasciata Agrigento, viene a vivere la famiglia Agnello. Simonetta ha tredici anni, sta per entrare al ginnasio – il trasferimento è stato deciso per offrire a lei e alla sorella Chiara una vita più stimolante: le scuole migliori, i concerti, le serate al cinema, la casa dei cugini amatissimi a pochi passi. A Palermo si instaura un nuovo equilibrio familiare – il padre è spesso assente per seguire la campagna, ritmi e abitudini sono dettati con ferrea dolcezza dalla madre. A ribadire la continuità col passato, il piccolo mondo fatto di zii, cugini, persone di casa, amici, parenti: un microcosmo indagato con occhio attento, cercando – dietro sguardi, gesti e mezze frasi – anche il non detto. Sullo sfondo, ma in realtà protagonista, una città in cui alle ferite della guerra si stanno aggiungendo quelle, persino più devastanti, della speculazione edilizia. Fastosa e miserabile, Palermo seduce Simonetta: la stordisce di bellezza e di profumi, la ingolosisce con le fisionomie impassibili dei pupi di zucchero e l’oro croccante delle panelle. Nondimeno si insinua la percezione di un degrado sempre più evidente. La città le si rivela mentre lei si rivela a se stessa, attraverso un mondo muliebre vivissimo, compatto, solidale, attraverso l’amore per i libri, attraverso i primi barlumi di una coscienza civica e politica. Imboccata via XX Settembre, la formazione si consuma dentro un taglio prospettico che va oltre Palermo e la Sicilia: l’incombere del distacco che porta Simonetta in Inghilterra lascia intravedere una nuova maturità, una nuova esistenza.
Fatto di memoria, dentro la memoria, questo romanzo organizza la materia autobiografica all’interno di un disegno che è innanzitutto il processo di un’educazione sentimentale, di un’appassionata storia di famiglia che muove i fantasmi del cuore e li consegna alla parola, alla struggente immortalità del racconto.
Simonetta Agnello Hornby is an Italian lawyer and writer born in Palermo in 1945, who later acquired British citizenship. She left Sicily at the age of 21 to get married in England. Simonetta Agnello Hornby studied English at Cambridge before returning to her native Sicily to complete a law degree. Armed with a Fullbright grant she moved to America for a year to furthered her studies. She returned to the UK to begin a legal career and to live and later marry the Englishman she had met in Cambridge with whom she had two children. She has been living in London since 1972, and is the President of the Special Education Needs and Disabilities Court.
E’ un fatto curioso, se ci si pensa. In quasi tutte le città oitaliane che ho visitato si può trovare una via o un viale XX Settembre, e non ho la più pallida idea di che cosa sia accaduto in questa data. Nel mio paese natale è un grande e bel viale alberato in pieno centro, nella Palermo dove Simonetta Agnello Hornby è cresciuta come persona e come donna di cultura è una larga ed elegante via che alla metà del Novecento ha conosciuto i fasti del boom economico ma anche i drammatici effetti collaterali di quest’ultimo: l’ affiliazione della borghesia alla mafia, il tracollo definitivo della classe nobiliare, lo scollamento tra società ed una fede cattolica divenuta ormai un coacervo di incomprensibili precetti. Ha buon gioco la Hornby nel trattare il paradossale declino di Palermo che coincide con il boom economico del resto dell’Italia: è in questa grande occasione perduta, nell’usare il denaro per costruire enti inutili e clientele anziché fabbriche che sta la spiegazione di tutto quello che è successo dopo, inclusa la Mafia. La piovra siciliana ha avuto il tempo di crescere e di sostituire al sistema feudale il proprio sanguinoso sistema, battendo sul tempo una borghesia ignorante, marginale, povera di mezzi e di ambizioni. Sullo sfondo la vita della scrittrice (anche se per molti versi è solo un espediente, questo resta un romanzo biografico) che rappresenta un ottimo esempio dei difficili rapporti tra un’adolescenza sempre meno rassegnata e sempre più aperta ai tempi nuovi da una parte ed un incancrenito e morente mondo di precetti dall’altra; entrambi abbarbicati agli scenari mozzafiato della Sicilia dorica, resi come sempre con impareggiabile maestria dalla scrittrice anglo-siciliana. Io rimango convinto che non sia un caso: la storia della Sicilia (o di altri simili paradisi) è stata pesantemente influenzata dal suo essere di una bellezza semplicemente disumana per mare, clima e territorio. Ce lo vedete un impiegato milanese alzare il naso dai propri registri per godersi il bellissimo (!) panorama naturalistico (!!) della Brianza? Io davvero no. E davvero l’Isola del Sole col suo fascino deve aver fiaccato le gambe della borghesia, al suo tempo. Per chi ha tempo per leggere solo un libro della Hornby (e ne vale davvero la pena), secondo me si può trovare di meglio di “Viale XX Settembre”: su tutti il bellissimo “La Mennulara”. Per chi come il sottoscritto è appassionato di questa penna, anche questo libriccino è all’altezza della situazione. P.S. All' Inferno esiste un girone pensato apposta per i democristiani. Io ne sono ugualmente convinto.
Non esistendo una trama, questo libro è, forse, un po’ meno avvincente rispetto agli altri romanzi di Simonetta Agnello Hornby che ho letto. La sua forza narrativa è sempre lì, certo, così come le sue descrizioni vivide e realistiche. Una raccolta di ricordi, di abitudini, di quell’insieme di personaggi meravigliosi che raccontano la famiglia dell’autrice, raccontano la Sicilia, raccontano il suo background. Non vedo l’ora di avere tra le mani un’altra storia di quelle un pochino più strutturate firmate Hornby. È stato interessante leggere della sua formazione, ma ora mi è venuta voglia di trame.
3 stelle e mezzo per questo primo romanzo della Agnello Hornby che ho letto. L'autrice racconta la sua vita una volta trasferitasi dalla campagna alla città, nella sua nuova casa in via XX Settembre a Palermo. Ho trovato interessanti gli aspetti riguardanti la famiglia e la "nobiltà" palermitana dell'epoca, di cui non ero a conoscenza. Avrei voluto che si concentrasse soprattutto sulla sua adolescenza e sui suoi studi all'estero, ma tutto sommato l'ho trovata una lettura piacevole.
Io ho perso i nonni paterni da piccola. Ho pochi ricordi di loro: nonna era minuta e dai capelli bianchi finissimi, gli arrivavano alle spalle. I dolori le avevano fatto curvare la schiena ed aveva la gobba. Non usciva mai di casa, dormiva su una sdraio all’ingresso di casa come se stesse sempre in attesa di qualcuno. Nonno era alto e magrissimo. Lo ricordo con addosso un’impermeabile color cammello, che mi accompagna per le vie di Palermo con mamma e papà. Non so come si siano innamorati. Non so come sia stato il loro viaggio di nozze, se c’è stato. Forse quando ero piccola me lo raccontavano pure, ma io non ricordo. Forse è per questo che ho comprato questo libro, ma non ho mai avuto il coraggio di leggerlo. Via XX Settembre parla di una famiglia borghese palermitana fine anni 50 inizio 60. Parla di una Palermo di cui io non ho mai sentito parlare, di posti e luoghi che conosco, ma visti con occhi di 60 anni fa. Luoghi di cui mio padre non mi può parlare perché era troppo piccolo per ricordare. Parla di Tradizioni, di famiglia, di casa. Ho letto le prime 80 pagine in 3 ore. È poco, per una come me abituata a divorare un libro in una notte. Ma non leggevo un libro da più di un’anno e mezzo. Ma più vado avanti, più mi rendo conto che “Palermo è la mia città”
Trovo che la Agnello Hornby scriva libri garbatamente ordinari, a cui non riesco a dare più di tre stelline (onestamente non ritengo possa ambire a giudizi più generosi, considerata soprattutto la prosa, piuttosto scialba e impersonale; come di chi, pur scrivendo, "scrittore" non è) ma che ciò nonostante continuo a leggere volentieri di quando in quando, nutrendo oltretutto un debole per l'ambientazione: quasi esclusivamente siciliana, aristocratica, remota.
Queste memorie non fanno eccezione, tranne forse per il loro brillare d'una particolare, monotona svogliatezza, tra schiere ingarbugliate - e noiosissime - di parenti e rassegne di pietanze tipiche (non meno tediose, ma perlomeno stuzzicanti); hanno però il pregio della "vita vera", se non altro, e tratteggiano il declino di un mondo e di una mentalità (quelli della piccola nobiltà terriera, incredibilmente anacronistici nel bel mezzo degli anni '50-'60) "dal di dentro", non senza lasciar trasparire qualche personaggio o aneddoto sfiziosi - per quanto appena abbozzati - di tanto in tanto.
Me gustaría ponerle un 4,5, pero no es una posibilidad.
Me ha parecido un paseo. Es un libro tranquilo, que derrocha plenitud, como la somnolencia que te entra después de comer copiosamente. Simonetta nos cuenta su infancia, nos habla de Palermo y de una clase social que moría, la aristocracia siciliana. Me resulta especialmente atractivo porque me recuerda a mi abuela. No es que ella fuera aristócrata, pero era una mujer que vivió una infancia rica, y que hablaba de ella con una voz muy parecida a la de Simonetta, con un cariño inmenso por los detalles, los lugares, los extras que realmente conforman la imagen de un recuerdo.
La vida que nos relata este libro está llena de cosas que ya no son: las maneras obligadas de distanciarse de otras clases sociales y de otros tipos de mujeres; las horas interminables pasadas ante los fuegos; las tradiciones; las limitaciones impuestas por los modales. La cocina es un hilo conductor de las relaciones familiares y de la vida en Palermo. Palermo es otro. Es una ciudad de belleza, y de pobreza, y aparece como un personaje al que vamos conociendo, con el Monte Pellegrino siempre mirándole desde lo alto.
"E me la porterò dietro Palermo, dove vado vado". In questo libro autobiografico, Simonetta Agnello Hornby ci porta nella sua vita e precisamente negli anni della sua adolescenza quando, da Agrigento, si trasferì con la madre e la sorella Chiara a Palermo e dove frequentò il liceo classico, prima di trasferirsi per la prima volta jel Regno Unito per imparare l'inglese. La scrittrice ci porta generosamente dentro i suoi ricordi, ci racconta aneddoti, ci presenta amici e parenti, narra la società siciliana del dopoguerra fino agli albori del 1960. È un racconto che col suo solito stile pratico, non si lascia andare a sentimentalismi ma, ciononostante, ha tutto il fascino e il sapore del racconto delle storie che furono. Quasi come se fosse una di famiglia che ci racconta il suo passato, il nostro passato. Quattro stelle solo perché della Agnello Hornby preferisco i romanzi agli scritti autobiografici.
Un’auto biografia che non mi ha emozionata. A tratti banale e appesantita da un numero impressionante di parenti che nulla aggiungono ma molto riempiono....
Simonetta Agnello Hornby ci procura sempre una gradevole lettura accompagnandoci nella scoperta di squarci di vita, di luoghi e di tempi andati. Qui è ancora una volta la Sicilia delle sue origini che ci viene raccontata proprio a partire da uno sguardo autobiografico permeato di nostalgia e amore. Vi sono i colori, gli odori e i sapori, che la Hornby spesso ama descrivere. E c'è un altro tempo: quello della sua infanzia, e c'è un mondo : quello della famiglia quasi aristocratica di provenienza. Forse non è la sua opera migliore, non c'è infatti una vera e propria storia, ma è piacevole la lettura.
Non è un vero e proprio romanzo, piuttosto un insieme di ricordi in memoria della madre scomparsa. Sicuramente un bel modo di rendere omaggio ad una persona cara, ma non altrettanto piacevole nella lettura per una mancanza di scorrevolezza nel passare da un ricordo all'altro ed anche perché i riferimenti a così tanti componenti di una famiglia allargata finiscono per creare un po' di confusione.
Questo libro,per quanti anni di distanza possono esserci,mi ricorda moltissimo la mia infanzia. La mia sicilia,i miei ricordi ricoperti da un velo sottile che è il passato.
Con questo libro di memorie familiari l’autrice scrive il suo romanzo più intimo, attingendo al proprio passato ricco di atmosfere affascinanti, di personaggi originali, indimenticabili sui quali si riflette la società palermitana dell’epoca, dove gli uomini parlavano di politica e le donne ricamavano.