Al BarLume, in un paese della costa intorno a Livorno, tra un caffè e una briscola in cinque, quattro vecchietti e il barista si ritrovano a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare sul delitto di una giovane ragazza. E sotto all’intrigo giallo, la vita di una provincia ricca che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico.
Un barista burbero e particolare si ritrova ad indagare su un omicidio. Ci sono tutti gli ingredienti per un buon giallo. Ad essi si aggiungono dei personaggi irresistibili ed un’atmosfera da classico bar di paese della provincia italiana. La storia è intrigante e Malvardi è bravo a miscelare tutti gli ingredienti. Pur non essendo un appassionato di gialli, mi sono immerso in questo libro e l’ho letto nel giro di poche ore. In effetti definire uesto libro solo un giallo è un po’ riduttivo. Si tratta di un libro estivo, o da fine settimana in relax. Si tratta di un libro divertente. Si tratta di un libro poco impegnativo. Si tratta di un libro piacevole. Se come me avete bisogno, ogni tanto, di letture correvoli, simpatiche e leggere, tenetelo presente.
Inizialmente avevo assegnato una sufficienza perché quando l'avevo letto cercavo una lettura piacevole e leggera, che scorresse senza particolari difficoltà e intoppi. Cosa che il libro di Malvaldi effettivamente fa. Simpatici i vecchietti, molto meno Massimo, verso cui inizialmente ero indifferente ma che nel corso del romanzo si è guadagnato il mio fastidio, per non dire di peggio. Ma visto che secondo Massimo le belle ragazze farebbero meglio a stare zitte non avremmo mai potuto andare d'accordo. La componente gialla fa cadere le braccia. Ho capito chi fosse il colpevole non appena è entrato in scena, non che sia chi sa quale merito visto che ci sono solo 3 papabili colpevoli. Abbastanza fastidioso anche il fatto che a Massimo vengano illuminazioni a caso, senza che al lettore vengano fornite le stesse informazioni che lui posside. Non un libro malvagio ma assolutamente meh.
Boia dé Malvaldi è di una simpatia travolgente. Leggendo, rieccheggiano le conversazioni surreali coi miei colleghi pisani e livornesi davanti alla macchina del caffè, con la testa ancora sotto il piumino, o appoggiati al muro a prendere il sole durante la pausa pranzo: dé (budello). Ma, niente paura: domani, altro giorno, altra conversazione. E’ un ottimo osservatore e i racconti dei vecchietti al bar, o ar barre, fanno veramente ridere e suggeriscono una lunga frequentazione di Case del Popolo; del resto, le descrizioni delle donne fanno onore alla Tomografia Assiale Computerizzata: scansione tridimensionale, in particolare del torace: è una specie di tecnica diagnostica per lo screening di massa. Però guardare è lecito e poi ci mette una buona dose di venerazione nel descrivere le belle che tornano dal mare, con occhiali da sole e passo ritmato da dea, fin quando non si esprimono anche loro: dé (budello), ma l’esclamazione sta meglio sulla bocca dei vecchietti. Più che un giallo, è il racconto di come una comunità di provincia tragga energia vitale dalla lettura e dibattimento delle notizie di cronaca nera locale. E’ un effetto a catena, di bocca in bocca, di orecchio in orecchio.
Avete presente quei simpatici vecchietti saccenti che, soprattutto se abitate in un piccolo paese come il mio, passano il loro tempo davanti al bar a osservare tutto e tutti, a spettegolare, a esprimere giudizi su fatti e persone? I protagonisti di questo libro sono loro, quattro "beneficiari dell'Inps" come li definisce l'autore che, passando il loro tempo a farsi i fatti degli altri, aiutano il barista, detective dilettante, a risolvere, attraverso il loro punto di vista e osservazioni non richieste, addirittura un caso di omicidio. La letture scorre che è un piacere fra battute in toscano e scene esilaranti tanto che mi sono ritrovata alla fine del libro senza accorgermene. Anche la parte gialla mi è piaciuta molto: l'ironia e la logica sembra vadano a braccetto, senza che nessuna delle due parti prenda il sopravvento e l'indagine viene svolta più all'interno del bar che in questura. Bella anche l'ambientazione, un'immaginaria località balneare sulla costa pisana, descritta talmente bene da sembrare reale. Alla fine, la trama gialla è solo un escamotage per descrivere un microcosmo pittoresco e spassoso, dove il tempo sembra quasi fermarsi. Il primo che leggo di Malvaldi, ma di sicuro non l'ultimo!
Una località di fantasia sulla costa toscana è il teatro per un giallo con protagonisti un barista (anzi un barrista), quattro vecchietti, di quelli tosti, in pensione ed un commissario veramente bischero (nel senso toscano del termine); il tutto farcito di battute in vernacolo pisano (per me irresistibile dopo il trascorso degli anni universitari da quelle parti) che assicura divertimento e pungente sarcasmo.
Simpaticissimo poi il nome del bar... Bar Lume.
Qualche sorpresa, gli scontri generazionali e la simpatia dei protagonisti mi hanno reso la lettura piacevolmente leggera e spassosa con momenti davvero esilaranti.
Alcuni luoghi comuni ed una trama gialla un po' sui generis sono gli unici (piccoli) nei che non riescono comunque ad intaccare il gusto del racconto che arriva alla fine... troppo velocemente!
Sono un po' di anni che Malvaldi mi corteggia. Mi fa l'occhiolino dai banconi delle librerie, mi incanta come i flautisti incantano i serpenti. "La briscola in cinque" non ha deluso le mie aspettative. È un giallo non banale, con personaggi divertenti (quattro vecchietti che giocano a carte, la mia ambizione per la terza età) e un protagonista per me adorabile (bairrista come si autodefinisce cinico, un po' rude e, tu guarda, matematico). Parlare di Godel in un giallo è qualcosa che neanche Camilleri ha fatto. Insomma, ebbravo Malvaldi, ti metterò ancora alla prova ma il tuo inizio è stato spumeggiante!
E' il commento che ha fatto un ascoltatore alla trasmissione radiofonica che sono solito ascoltare al mattino, mentre vado al lavoro. Ed è stato l'inizio di una memorabile sequenza di risate a crepapelle che mi sono fatto all'ascoltare il resoconto inframmezzato di bestemmie di questo inimitabile vecchietto che gli stralunati conduttori non riuscivano a fermare. Ecco, prendete Piero da Prato, moltiplicatelo per quattro e otterrete il senato della repubblica del Bar Lume, condotto da disperato (ma sotto sotto divertitissimo) Massimo, coinvolto suo malgrado in un caso di omicidio.
Adesso io non mi voglio fermare sul caso poliziesco o sulle doti di giallista di Malvaldi, le quali tutto sommato mi interessano poco. Il motivo per cui questo libretto va letto assolutamente è che nelle parole e nelle bestemmie dei vari Aldo, Ampelio, Rimediotti e Del Tacca, c'è la Toscana tutta: una delle regioni che ami di più in assoluto.
Devo dire che mi stonano due cose. La prima: l'ambientazione è in maremma, il mare non è lontano e pare di sentire l'odore dei pini marittimi. ma quando leggo del bar Lume a me sovviene dei bar che si trovano sulle statali ormai abbandonate che dall' Emilia portano in Garfagnana; all'Imbrancamento, a san pellegrino in Alpe. Quei bar lì li riconosci dall'odore. l'odore resinoso delle faggete che li circondano, e delle torte fatte in casa dalle signore del posto, da servire nel bar insieme all'immancabile grappino (così come sono immancabili i tavoli di scopone con gli immancabili vecchietti).
La seconda: ma stiamo scherzando? A briscola in cinque si gioca con le napoletane, altro che tre di fiori. E il gioco si chiama amico del giaguaro: lo dice un professionista assoluto e partecipante al torneo interfacoltà di Ingegneria nel 1995, dopo uan partita giocata all'ultimo sangue col docente di Meccanica Razionale (che all'uopo aveva posticipato la lezione di mezz'ora).
Le mie aspettative non erano poi così alte, eppure questo romanzo non è stato all'altezza. Innanzitutto il giallo è veramente semplicistico: già dopo un terzo del libro avevo capito il colpevole, per esclusione; non sempre questo è un male se poi lo svolgimento tiene desto l'interesse, qui però non c'è la minima suspense: tre quarti del libro sono vicoli ciechi, finchè un'osservazione banale mette tutto nella giusta luce e la soluzione viene liquidata in due parole sbrigative nelle ultime pagine. Riguardo il protagonista poi sono passata dall'indifferenza iniziale ad una cordiale antipatia nel finale, in un crescendo inesorabile. Suppongo che l'intento fosse di renderlo arguto e originale, ma io l'ho trovato snob e saccente. Per fortuna i quattro vecchietti sono irresistibili e l'atmosfera scanzonata funziona, per cui scorre velocemente e la lettura non pesa; però nel complesso è di quei libri presto letti e presto dimenticati.
4- Un barista sui generis e 4 simpatici vecchietti per questo giallo tutto toscano dalle tinte comedy. Una storia quindi molto divertente , ascoltata dalla voce di Benvenuti 😊
Vabbé ma in fondo anche se uno ha scritto un giallo mica dobbiamo per forza considerarlo tale, giusto? :D Io promuovo il libro come romanzo divertente, tié!!
[Insomma, se si presentano 4 personaggi in croce.. Non è difficile scoprire il colpevole, no?]
Lo stile: un po' così, alla buona. Presente, passato, terza persona, prima persona a mo' di stream of consciousness... Però stranamente funziona; insomma, non è una cosa per cui ho sofferto e aiuta a creare la componente pittoresca del libro, insieme ai personaggi (TOP), quasi da dire che Malvaldi l'abbia studiato a tavolino.. La trama: debole - sia per le indagini che per i 'colpi di genio' di Massimo Il prezzo: proibitivo (Si legge davvero in due ore, DODICIEURO?? Alla faccia!)
Però ragazzi, a me certe uscite hanno fatto ridere come una povera demente, mi è piaciutissimo!! Leggerò sicuramente anche gli altri!!
Il quarto uomo si chiama Pilade Del Tacca, ha assistito al placido scorrere di settantaquattro primavere ed è felicemente sovrappeso. Anni di duro lavoro al Comune di Pineta, in cui se non fai colazione quattro volte per mattina non sei nessuno, lo avevano forgiato sia fisicamente che caratterialmente: infatti, oltre che maleducato, era anche un rompicoglioni.
- Ha trovato qualcosa? - Però tenetela per voi il più possibile, mi raccomando. "Credici" dicevano le quattro facce. L'importante, quando si spettegola, è mantenere l'impianto formale. Il divulgatore deve richiedere la massima segretezza, e gli astanti accordargliela; dopo, è chiaro che faranno galoppare la notizia ovunque ci riescano. E' solo questione di tempo. Se uno dice "tenetela per voi il più possibile" non intende "ditela a meno persone possibile" ma "resistete un minimo di tempo prima di esplodere,, così le tracce che portano a me saranno più difficili da seguire".
- Buongiorno - rispose Massimo - mi dica. - Tu devi essere Massimo. - Esatto. Sono l'unica cosa non in vendita nel bar. Se vuole uno di quei soprammobili a forma di vecchio, li può avere. Le consiglio quello col bastone, costa poco.
Driiiiin. Driiiiin. Driiiiin. - Pronto? - Pronto, sono Aldo. - Pronto? - Pronto Massimo, sono Aldo. Ti volevo... - Pronto? Non sento niente. - Massimo, sono Aldo... - disse Aldo un po' più forte. - Parlate più forte, non sento quasi nulla. - Mas-si-mo - urlò Aldo scandendo bene -han-no chia-ma-to dal com-mis-sa-ria-to. Vo-glio-no... - E' inutile che urliate a questo modo - disse calma la voce di Massimo. - Questa è una segreteria telefonica. Lasciate un messaggio dopo il bip. - Ma vai in culo, vai... - disse Aldo dopo un breve sconcerto.
- Buongiorno. - Dipende. - Come, scusi? - Dipende dalla sue intenzioni. Se lei desiderasse semplicemente bere qualcosa di fresco e godersi l'ombra fuori, io potrei continuare a leggere tranquillamente ancora un po' e quindi continuerebbe ad essere un buon giorno almeno per un altro po'. Se d'altronde lei avesse intenzione di parlare del delitto Costa, questo mi costringerebbe a chiudere il libro e ciò rientrerebbe semza alcun dubbio in nelle eventualità che io tendo a classificare come rotture di coglioni. Di conseguenza, il suo saluto mi apparirebbe palesemente ipocrita.
Questo libro mi è stato consigliato da Martina, la mia professoressa di Italiano, con cui condivido una passione per la lettura, e non solo per i gialli.
"Senti," mi ha detto, "questa settimana ho visto Maurizio de Giovanni e Marco Malvaldi, in un evento all’Accademia della Crusca. Hanno parlato dei suoi libri e delle serie TV. Conosci Marco Malvaldi? È toscano. Te ne ho parlato."
Ed io nemmeno sapevo che Accademia della Crusca è situata a Firenze e che si può visitarla! Ho letto un paio di libri di Maurizio de Giovanni ma niente di Marco Malvaldi.
"Vedrai che è una lettura piacevole, questi romanzi di Barlume," ha detto Martina. "Certo, non sono come quelli di Manzini, il tuo preferito, ma a me piacciono."
"Ma dai," ho riso. "Non leggo solo Manzini."
"La briscola in cinque" è il primo libro nelle serie, e, per fortuna, c'è anche l'audiolibro su audible, che dura solo un po' più di tre ore. L'ho ascoltato in due serate. Piacevole è forse la parola ideale per descriverlo -- scrittura piacevole, con i personaggi comici, i dialoghi vivaci, ambiente intrecciato del piccolo paese Toscano, tanto umore e ironia. In meta libro ho pensato, "Quarte stelle, almeno." Ma in fine, dopo che l'effetto delizioso del momento è svanito, tre stelle (è piaciuto ma non troppo) mi sembrano abbastanza, per tre ragioni:
1. Il personaggio di barista-filosofo che legge Kazuo Ishiguro (un altro mio scrittore preferito) e non solo capisce la definizione di assioma e il teorema di incompletezza di Gödel, ma anche può spiegare questi concetti a chiunque senza sforzarsi. Ma che ganzo! Dovrebbe essere il mio personaggio preferito, ma... Scusate, se è cosi brillante cosa fa nel bar? Legge Kazuo Ishiguro, prepara panini e bevande, gioca briscola in cinque -- sta godendosi la vita, insomma. E perché no? Certo, ma qualcosa non mi convince. Per un momento è rimasto per me una costruzione troppo artificiale dell'autore e non una persona "vera".
2. Ho sospettato quale personaggio fosse il colpevole quasi dall'inizio. Forse è stato più facile per me, non essendo del paese, ma comunque... Non dovrei essere più astuta del barista-filosofo-investigatore.
3. Una lettura leggera, un passatempo piacevole, molte risate -- ma alla fine che resta? Nulla mi ha commosso. "Ma che vuoi?" mi dico. "Perché' dovrebbe coinvolgerti? Non è Manzini. E un altro tipo di lettura, piacevole e basta." Va bene, e questo tipo per me è tre stelle e basta.
Comunque, vorrei leggere un altro libro della serie e forse anche guardare un po' la serie TV. Magari finirà per coinvolgermi.;)
Se lo devo giudicare come romanzo giallo, non è infallibile né molto coinvolgente, visto che la suspence è ridotta a pochissime pagine su un totale di 160 circa. Mi hanno convinto poco alcuni non-espedienti (non si poteva tracciare il telefonino della vittima, visto che era stato preso dal colpevole?...), così come la cieca fortuna dell'improvvisato investigatore Massimo Viviani, nipote di uno dei nonnini del BarLume. Invece, l'idea di inventare questi quattro co-protagonisti mi è sembrata molto azzeccata, e mi è piaciuta tanto la presenza dei dialoghi in dialetto toscano, così come mi piace Camilleri per lo stesso motivo (anche se le trame gialle del siciliano secondo me sono migliori). Avrei preferito forse che a condurre le indagini fossero proprio questi simpatici vecchietti, magari confrontandosi su quanto scoperto proprio al BarLume. Nel complesso però rimane una lettura godibile, che mi ha lasciato incuriosita, e leggerò altro dell'autore, che avevo già avuto modo di conoscere attraverso qualche racconto.
Από τα πιο διασκεδαστικά βιβλία που έχω διαβάσει τελευταία! Οι διάλογοι ολοζώντανοι, σπαρταριστοί όταν είναι από την παρέα των παππούδων. Ένα έξτρα "εύγε" στη μετάφραση!
Con la scusa dell'estate ho approfittato per recuperare questo giallo. Di sicuro si è rivelata una lettura piacevole, che però non mi ha conquistata del tutto. Non credo che continuerò la serie.
3,5* Αν και είχε μερικά φάουλ στην υπόθεση, διασκέδασα απίστευτα την ανάγνωση του και θα διάβαζα και τα υπόλοιπα της σειράς. Η παρέα των παππούδων και τα σχόλια τους είναι απολαυστική. Η άποψη μου με περισσότερες λεπτομέρεις στο φιλόξενο χώρο του Amagi.gr : http://amagi.gr/content/enas-mparman-...
Il giallo non è particolarmente coinvolgente, ero addirittura arrivata a capire chi era il colpevole seguendo il mistico metodo del "i primi due indiziati sono sempre innocenti" e dato che altri indiziati non ce ne erano ed ho appena finito un altro giallo in cui il colpevole era appunto il dottore era destino che incolpassi proprio lui. Massimo è irritante, a dir poco. E' intellettualmente arrogante (o arrogante e basta) come pochi, decide lui cosa servire nel suo bar e c'è da chiedersi come cavolo faccia ad avere ancora clienti. Lo infastidiscono i vecchietti che vengono a giocare a briscola, lo infastidiscono i giovani che vengono a fare l'aperitivo, lo infastidisce chi ordina vini senza sapere cosa sta ordinando ma anche chi suggerisce vini a chi ordina senza sapere. Non lo si può interrompere quando legge anche se è sul lavoro, e molla a cena un avvocato che per di più aveva pure ragione perché no Massimo deve avere ragione lui a tutti i costi e deve appunto comportarsi come un bambino che se ne torna a casa con il pallone. La trama non è coinvolgente mai, il momento fondamentale cioè quando Massimo finalmente capisce chi è stato e deve spiegare tutto alla madre è tagliato per rimettere di nuovo una conveniente chiacchierata al bar. Il libro non è neanche scritto poi così bene, non passa una frase in cui un personaggio non dica "sega". In generale "meh" lo descrive bene, non un libro che consiglierei comunque.
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Trama non ce n'è, personaggi son quattro in croce più un paio di vecchi (li chiama così lui, non io quindi non mi sento in colpa XD), il libro è un susseguirsi di roba un po' vecchia italia alla mediaset (e la ragazza che serve al bar con le puppe grosse e la ragazzina che se la fa con tutti c'è sempre sto cavolo di maschilismo all'acqua di rosa nei libri italiani non c'è niente da fare, non da noia ma c'è) però si ride abbastanza.
I think the last reading I'd done by an Italian author was Machiavelli's The Prince, so I was eager to give this novel a try. Not good. An unmarried young woman was found dead in a trash can outside a downscale little bar in a dusty, sweaty Italian town not far from the seaside. The story was about the process by which her murder was finally 'solved'. This so-called mystery book was so simplistic it's hard to believe. The plot made those of the old Hardy Boys series by Franklin Dixon look highly sophisticated by comparison. And the dialogue, carried on between a bunch of old bar flies and the place's 40 something owner (who assumed the mission to find the real killer - in the face of the utter stupidity of the rest of the town's inhabitants, including a dumb-as-rocks police detective) was so vapid it became irritating to read. But I kept thinking both it, and the book's premise (the 'plot'), had to get better. Alas, it never did. The only positive about this book? It was mercifully short.
E' un romanzo divertente dove la parte propriamente investigativa passa in secondo piano rispetto al rapporto interpersonale fra i protagonisti che sono i quattro pensionati avventori del BarLume gestito da Massimo, laureato in fisica (come l'autore), con l'aiuto di Tiziana, cameriera ben dotata fisicamente. C'è un susseguirsi di dialoghi esilaranti, espressi per la maggior parte con la fraseologia tipica toscana, che rendono la lettura piacevole e veloce. La parlata dialettale è facilmente comprensibile e sicuramente più facile da interpretare di quella in siciliano che inserisce Camilleri nei romanzi con l'ormai famoso commissario Montalbano.
Il mistero è debole e la polizia un po’ troppo ottusa, ma i vecchietti del BarLume e Massimo, il protagonista, sono uno spasso. Dialoghi esilaranti e battute sferzanti in toscanaccio rendono la lettura un vero godimento. Un consiglio: non leggetelo per la trama poliziesca, ma per i personaggi.
Geniale la segreteria telefonica di Massimo!
Continuerò la serie, in compagnia di questi nuovi amici, nella speranza che riescano sempre a farmi ridere di gusto.
E quando avrò finito i libri, mi guarderò la serie televisiva.
Alla fine ce l'ho fatta ad iniziare la famosa serie del Bar Lume, ho visto tutta le serie televisiva e mi è piaciuta molto, per il libro avevo pertanto grosse aspettative. Non posso che confermare lo stile brillante e divertente, una lettura quindi scorrevole e piacevole, ma, cosa strana a dirsi, ho preferito la trasposizione televisiva. La trama gialla è molto debole, l'essenza del libro infatti sta nel racconto della vita di paese e dei simpatici pettegolezzi riportati, dai vecchietti-impiccioni, tra una briscola e l'altra, tutti sempre nell'elegante ed ironico dialetto toscano. Un buon libro d'esordio, un libro che porta buon umore.
Davvero molto divertente e alcune battute in toscanaccio mi hanno davvero stesa, però non ho capito la funzione dei vecchietti dato che a risolvere il giallo è stato il “barrista” Massimo, nipote di uno degli anziani. Effettivamente loro fanno solo da contorno… Nel risvolto di copertina c’è scritto che gli anziani affinano e spogliano il caso così da renderlo risolvibile. A me non è mica sembrato così…
Πινέτα, Τοσκάνη. Παραθαλάσσιο θέρετρο. Έτος 2000. Τέσσερις ηλικιωμένοι θαμώνες στο Μπαρ Λούμε περνάνε την ώρα τους με μπρίσκολα και άλλα παιχνίδια τράπουλας. Τι θα μπορούσε να πάει στραβά σε αυτό το ήσυχο και ειδυλλιακό μέρος; Α, ναι, ένας φόνος. Μια κοπέλα είναι πεταμένη σ’ έναν κάδο σκουπιδιών. Η τοπική κοινωνία αναστατώνεται. Ποιος και γιατί; Και ο ήλιος λάμπει εκεί ψηλά…
Το πρώτο βιβλίο μιας σειράς περιπετειών που εκτυλίσσονται στην Πινέτα και αγαπήθηκε από πολλούς αναγνώστες, περιγράφει μια διαφορετική πρωταγωνιστική ομάδα: τέσσερις ηλικιωμένους κι έναν μπάρμαν! Πράγματι, σε μια μικρή σχετικά κοινωνία, το κατεξοχήν κέντρο πληροφοριών είναι ένα καφενείο, μπαρ, εστιατόριο κλπ. και οι ηλικιωμένοι θαμώνες είναι οι καλύτερες και πιο καλά πληροφορημένες πηγές! Μέσα λοιπόν από τη ράθυμη επιφανειακά ζωή τους ξετυλίγεται ένα κουβάρι αρκετά δύσκολο για τον τοπικό επιθεωρητή, που δεν είναι και πολύ συμπαθητικός. Ο Βινίτσο Φούσκο θεωρείται μεταξύ άλλων: «μυγιάγγιχτος, θρασύς, ξεροκέφαλος, ξιπασμένος και ψωροφαντασμένος» (σελ. 40) και κανείς δεν τον παίρνει στα σοβαρά, κάτι που ο ίδιος φυσικά αντιλαμβάνεται και κάνει τα πάντα προκειμένου να πάψει να νιώθει γελοίος στα μάτια τους, δυστυχώς με κωμικοτραγικές συνέπειες!
Το όνομα Μπαρ Λούμε είναι λογοπαίγνιο με τη σύντμηση των λέξεων bar και lume (= φως), όπου barlume σημαίνει «αμυδρό φως» και μεταφορικά «ίχνος», «ένδειξη». Ιδιοκτήτης του είναι ο Μάσιμο Βιβιάνι που κέρδισε χρήματα στο Λόττο και άνοιξε αυτό το μαγαζί. Ο παππούς του, Αμπέλιο, είναι ο ένας από τους τέσσερις ηλικιωμένους θαμώνες που αποτελούν τον χορό αυτής της σύγχρονης τραγωδίας, μια απαραίτητη προσθήκη είτε για κωμική ελάφρυνση της ατμόσφαιρας είτε για να προχωρήσει τη δράση παρακάτω ή να φέρει στην επιφάνεια κάποιες ασήμαντες μικρολεπτομέρειες, που, συνδυασμένες σωστά, ίσως οδηγήσουν και στη λύση του μυστηρίου. Είναι όλοι συνταξιούχοι: ο Αμπέλιο Βιβιάνι σιδηροδρομικός υπάλληλος, ο Τζίνο Ριμεντιότι ταχυδρομικός υπάλληλος, ο Πιλάντε ντελ Τάκα δημοτικός υπάλληλος και ο Άλντο ταβερνιάρης. Οι ατάκες που πετάνε μεταξύ τους, η οικειότητα που δείχνουν ο ένας στον άλλον με τόσα χρόνια φιλίας πίσω τους (κι εύχομαι άλλα τόσα μπροστά τους) είναι άκρως διασκεδαστικά στοιχεία του μυθιστορήματος, που μου θύμισαν τους ηλικιωμένους θαμώνες και στο δικό μου χωριό! Οι περιγραφές δε των ανθρώπων που περνάνε ή των γεγονότων που διαδραματίζονται είναι απολαυστικές: «Τι όμορφα που είναι τα όμορφα κορίτσια που γυρνάνε από τη θάλασσα… Θεές μιας μακρινής Βαλχάλα που μπορεί να εκπέσουν παταγωδώς σε μια κοντινή επαρχιακή πόλη της κακιάς ώρας, μόλις ανοίξουν το στόμα τους. Μη μιλάτε, αφήστε τα μάτια να σας θαυμάζουν» (σελ. 184).
Από την άλλη ο Μάσιμο είναι ένας τριαντάρης εργαζόμενος με μια συναισθηματική εξισορρόπηση: την ίδια στιγμή που θα βρίσει χυδαία και σκαιότατα όποιον τον κουράζει ή εμποδίζει να δουλέψει θα φροντίσει και για το καλό των ηλικιωμένων συνδαιτυμόνων, που δεν κάνει να πιουν ζεστό καφέ μες στο μεσημέρι. Η προσωπικότητά του εξελίσσεται αρμονικά, δείχνει πλήρης και ανθρώπινη, ο συγγραφέας τον δείχνει πονετικό, περίεργο, θυμωμένο, φιλότιμο, ακόμη και με την τάση να επιφέρει τη δικαιοσύνη κι ας μην είναι η δουλειά του. Πιάνει κάποια στοιχεία από δω, κάποια άλλα από κει και αγωνίζεται να ξεμπλέξει το κουβάρι. Και φυσικά έχει χιούμορ: «Εγώ το μόνο που ξέρω είναι ότι πρέπει ν’ αλλάξω πινακίδα, προφανώς. Πρέπει να βγάλω αυτή που γράφει «Καφέ μπαρ» και να βάλω μια μαρμάρινη με την επιγραφή «Αστυνομικό Τμήμα»… κι έτσι επιτέλους ο κόσμος θα αρχίσει να μπαίνει εδώ και να ζητάει καφέ, αντί να μου σπάει τ’ αρχ… με το έγκλημα!» (σελ. 155).
Πράγματι, η υπόθεση είναι σχετικά περίπλοκη, με τα μπερδέματά της και τις ανατροπές της, γραμμένη όμως απλά, με ρέουσα γραφή και παραστατικές σκηνές, χωρίς ξύλινη γλώσσα ή έλλειψη αληθοφάνειας. Μου άρεσε πολύ που ο συγγραφέας φώτιζε όπου εκείνος ήθελε, χαρίζοντας κάπου κάπου κι ένα στοιχείο-δωράκι για τον δόλιο τον αναγνώστη, που ξεφυλλίζει πυρετωδώς το βιβλίο μέχρι να βρεθεί ο δολοφόνος. Η έρευνα οδηγεί κάπου, τότε όμως κάτι θα αλλάξει τη σειρά των ενεργειών, κάποια έκπληξη θα προκύψει από το πουθενά και στο μεταξύ ο ένοχος κυκλοφορεί ελεύθερος! Τι πραγματικά συνέβη λοιπόν εκείνη τη νύχτα και ποιος σκότωσε την κοπέλα, που όσο «κοκότα» κι αν ήταν δεν της άξιζε τέτοιο τέλος; Τι σχέση έχει το μαθηματικό ή λογικό σύστημα που βασίζεται στα αξιώματα, την εγκυρότητα των οποίων δεν μπορούμε να αποδείξουμε, με τη λύση του μυστηρίου;
Η «Παρτίδα για πέντε» είναι ένα διασκεδαστικό και ανατρεπτικό μυθιστόρημα, με καθημερινούς, συνηθισμένους ανθρώπους που καταφέρνουν να λύσουν μια δύσκολη και περίπλοκη υπόθεση. Όταν η Κομέντια ντελ Άρτε συναντά την τέχνη του Αντρέα Καμιλλέρι, τότε είναι ώρα να διαβάσουμε μια εναλλακτική πρόταση αστυνομικής λογοτεχνίας, σαν αυτή του Μάρκο Μαλβάλντι! Ελπίζω να μεταφραστούν στα ελληνικά και τα επόμενα βιβλία της σειράς!