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Nel 1338 ad Avignone, alla corte del papa, si incontrarono due personaggi che avevano molte cose da dirsi, due bibliofili di eccezione: Francesco Petrarca e Riccardo da Bury, Cancelliere d'Inghilterra e amico del re Edoardo III. L'inglese Riccardo sembrò all'italiano «una persona di ingegno vivace e di buona cultura». Entrambi amavano i libri con passione vorace, li ricercavano, li raccoglievano e adoravano la sapienza degli "antichi". Ma mentre tutti conoscono Petrarca, pochi sanno chi fu Riccardo da Bury. Il Cancelliere del re era un diplomatico importante e ricco, ma soprattutto un "amico dei libri" e un colto intellettuale protettore dei filosofi della Università di Oxford, quei moderni che amava ospitare nella sua casa. Moderni erano chiamati i filosofi che, maestri nell'analisi del linguaggio, prediligevano l'arte della logica, una disciplina che i continentali (come il Petrarca) giudicavano piena di sottigliezze formali e astruse. Riccardo invece, pur ammirando e studiando la sapienza e la poesia degli antichi, racchiusa nei bei volumi della sua ricca e famosa biblioteca, teneva in gran conto le punte più avanzate della cultura contemporanea, facendo dell'ironia su coloro (i boriosi maestri dell'Università di Parigi) che fingevano di disprezzarla, ma poi «consapevoli della sua utilità correvano a studiarla di nascosto». Questa sua opera, il Philobiblon, ci consegna un ritratto vivace ed elegante della cultura trecentesca e la testimonianza di una grande passione intellettuale.
209 pages, Paperback
First published January 1, 1344
No healing drug is bound around our cruel wounds, which are so atrociously inflicted upon the innocent, and there is none to put a plaster upon our ulcers; but ragged and shivering we are flung away into dark corners, or in tears take our place with holy Job upon his dunghill, -- or too horrible to relate -- are buried in the depths of the common sewers.On the other hand, he conveys exactly why so many of us are book lovers.
Finally we must consider what pleasantness of teaching there is in books, how easy, how secret! How safely we lay bare the poverty of human ignorance to books without feeling any shame! . . . They are masters who instruct us without rod or ferule, without angry words . . . They do not chide if you make mistakes; they do not laugh at you if you are ignorant. –Philobiblon, Richard de Bury (1344)
All things are corrupted and decay in time […] all the glory of the world would be buried in oblivion unless God had provided mortals with the remedy of books’.
‘the laity, who look at a book turned upside down just as if it were open in the right way, are utterly unworthy of any communion with books’.