Algunos acontecimientos se convierten en fechas especiales en las que es posible deternerse y ver qué ha sido de nuestra vida. Cuatro amigos se reúnen ante el televisor. No han cumplido aún los treinta años y han compartido juventud, estuidos, sueños, dificultades, esperanzas y amores. Cuatro jóvenes, con lo mejor de la vida ante ellos, y tres deseos que cada uno escribe en una nota. Al cabo de cuatro años volverán a leerlas. Acaso la esperanza de un mundo más justo, una pasión, un éxito o la mujer ideal. Ese día uno de ellos ha conocido a una bella mujer. En su nota escribe: "Quiero casarme con Yaara. Tener un hijo con Yaara. Mejor una hija." La máquina del destino está lista para ponerse en marcha. Pero ¿qué sucede cuando el paso del tiempo se lleva los sueños y disuelve las ambiciones más sinceras?
Eshkol Nevo (Hebrew: אשכול נבו) studied copywriting at the Tirza Granot School and psychology at Tel Aviv University. Today, Nevo owns and co-manages the largest private creative writing school in Israel and is considered the “godfather” of many upcoming young Israeli writers. He has published novels, short stories and nonfiction. His novels have all been top bestsellers. Nevo, whose novels are very successful abroad, has received the Book Publishers Association's Gold and Platinum Prizes (2005; 2008; 2011), the FFI-Raymond Wallier Prize (Paris, 2008), the ADEI-WIZO Prize (Italy, 2011) and the Steimatsky Prize for Neuland (2012). Homesick was a finalist for the prestigious Independent Foreign Fiction Prize (UK, 2009), and World Cup Wishes was a finalist for the Kritikerpreis der Jury der Jungen Kritiker (Austria, 2011).
Un libro che si capisce facilmente come possa suscitare entusiasmo: la classica buddy novel, un inno all’amicizia maschile. A me, che non sono neppure un fan dei buddy movie, è servito più tempo per una valutazione positiva, per passare dalla delusione iniziale all’interesse e apprezzamento.
Il tempo necessario per capire che Nevo è solo apparentemente un autore facile da affrontare, perché trae in inganno con la sua scrittura semplice scorrevole e piana, che erroneamente può sembrare piatta. In realtà, poggia su una struttura narrativa, già ampiamente sfruttata certo, ma sempre interessante (il manoscritto recuperato, il romanzo nel romanzo) e nutrita di aspetti stimolanti.
Si parte dal classico prologo nel quale uno dei quattro protagonisti, Churchill, afferma d’aver ricevuto il manoscritto di Yuval per revisionarlo. Subito dopo inizia il manoscritto in sé, che è la storia raccontata da Yuval, con qualche sporadica nota del redattore, l’amico Churchill. Qua e là, brani della tesi incompiuta di Yuval sulle metamorfosi dei filosofi, i loro cambiamenti d’opinione (argomento affascinante); sparsi in più punti, interessanti articoli e saggi che Yuval traduce dall’inglese in ebraico. A chiudere il cerchio, il post-scritto del redattore e revisore, e migliore amico del vero narratore. La trama succinta suona così: quattro amici si frequentano fin dall’infanzia e hanno scelto come rito il ritrovarsi in occasione dei mondiali di calcio. Prima della partita scrivono dei bigliettini dove lasciano traccia dei loro desideri. Quattro anni dopo, al successivo mondiale di calcio, l’appuntamento si rinnova come l’occasione per scoprire se quanto scritto si sia avverato.
Mi è servito tempo, come dicevo. Perché un’amicizia tra quattro ragazzi, man mano giovani e poi adulti, che viene descritta così da un’aspirante flirt: In tutta la mia vita non ho mai conosciuto una persona che parla così tanto dei suoi amici, che mostra alle donne con cui esce l'album con le loro foto, e nel suo appartamento appende le loro fotografie incorniciate al posto dei quadri… direi che forse vivi la vita dei tuoi amici, invece che la tua. un’amicizia così esclusiva fa cascare le braccia. Se si aggiunge che il protagonista narratore, Yuval, è una specie di calimero che ricorda molto il personaggio che Verdone ama tanto interpretare nei suoi film (bruttino, timido, introverso, ma tanto sensibile, buono, comprensivo, accogliente) – uno che ha una storia d’amore di gran lunga più corta del tempo che gli serve per metabolizzarne la fine. Se si aggiunge anche che il leader del gruppo, il redattore revisore, è uno sciupafemmine... Se si aggiunge perfino che i quattro, ahimé, scandiscono il tempo sulla base dei campionati mondiali di calcio…
Ma questa è l’apparenza. O meglio, parte della sostanza, ma non tutto. Man mano Nevo conquista, e il suo progetto letterario coinvolge.
E spunta un quinto amico, che c’è e non c’è, si vede e non si vede, ma se ne parla tanto, è come lo zelig della situazione, Shachar Cohen, un’invenzione narrativa geniale.
C’è Israele, che è stata la presenza che ho di gran lunga preferito. Israele di cui non si vuole raccontare esclusivamente lo stato di guerra perenne, di paese diviso, Israele del terzo millennio. E se sembra un po’ sbrigativo, e quasi qualunquista, il modo in cui Nevo liquida l’attualità: Ai morti seguivano i feriti cui seguivano gli incidenti cui seguivano gli spintoni cui seguivano le botte cui seguivano le pugnalate cui seguivano i morti., la cronaca quotidiana fa capolino, qua e là, dai tg, dai posti di blocco, da personaggi minori e secondari, e dimostra la voglia di una generazione, di una parte del paese, di avere prima di tutto una vita di pace e normalità, non schiacciata dal perenne stato di guerra.
Il romanzo è ambientato nel periodo tra la prima e la seconda intifada, quando l’esercito svolgeva essenzialmente funzioni di polizia, ed era difficile che nascessero grandi amicizie storiche come succedeva ai loro padri, e forse anche fratelli maggiori, durante la guerra dei sei giorni e quella del Kippur. Infatti, i quattro si conoscono e uniscono prima del militare, già sui banchi di scuola.
C’è il fascino di un titolo indimenticabile ed evocativo, che si traduce in una trama che lo rispecchia: i desideri dei quattro amici si realizzano, in un ordine che non è necessariamente quello previsto, ma rispettando la simmetria. Titolo che è un colpo da maestro di qualche traduttore o editore italiano o spagnolo, considerato che quello originale suona banalmente "I desideri della Coppa del Mondo".
Forse, il mio buddy movie preferito: “Four Friends-Gli amici di Georgia” di Arthur Penn, 1981.
Il percorso esistenziale dei quattro è prevedibile e inaspettato, quotidiano ed epico. Il finale è geniale, per nulla appiccicato. Direi proprio che il libro finisce meglio di come inizia, sia il romanzo di Yuval che la chiosa di Churchill. Finisce e rimane aperto, in un equilibrio di rara suggestione.
A volte è proprio la capacità di colpire là dove fa più male… non avevamo idea di cosa succedeva fra loro quando arrivavano a casa e si toglievano le maschere, perché noi non c’eravamo.
Un altro esempio di buddy movie niente, niente male.
Nevo usa questa tattica: scrive romanzi dalle tematiche fruste e logore ma te le inzucchera con una prosa piacevole, "simpatica", tutto sommato abbastanza affabulatoria da farti proseguire nella lettura. Non è mai esaltante, non è mai orrendo. È nella media, una storia come tante ma che in qualche modo senti vicina perché è simile a quelle che hai già letto, vissuto direttamente o indirettamente, visto da qualche parte, su schermo o faccia a faccia.
Appunto, nella media.
Poi senti arrivare - è proprio uno schema quello che usa - un colpo di scena. Lo senti montare, lo intravedi in alcune frasi, in alcune atmosfere che cambiano all'interno di una storia consunta di amicizia tra quattro ragazzi israeliani con sogni, aspettative, dolori e tutto il carrozzone. Sembra uno di quei pasti precotti, che basta infilare nel microonde, ma su cui, sconfezionandolo, trovi una minuscola macchietta di muffa. C'è qualcosa di insolito, allora. Sì, ma anche la tristezza e il dolore che sentiamo nei capitoli finali risultano tiepidini.
È un autore che ha delle capacità narrative apprezzabili, che consiglierei a chi cerca storie per emozionarsi senza complicazioni, chi ha la lacrima facile o semplicemente chi ha la voglia di uscire da un blocco del lettore. Rimane privo di quella profondità che mi aspetto in autori così incensati.
N.B. Ascoltato in audiolibro, esattamente come "Tre piani" che, tra i suoi romanzi, ho preferito di gran lunga.
Nu am mai citit o carte atât de bună despre prietenie de la O viață măruntă, de Hanya Yanagihara. În momentul în care am terminat Simetria Dorințelor, dar mai ales în timp ce o citeam, gândul mi s-a dus la forța din cartea aceea. Eshkol Nevo, un autor pentru care am dezvoltat o reală pasiune, scrie despre dorințe la care renunțăm, despre dorințe altora trăite de noi. Despre cel mai bun prieten care ne trăiește visul.
Patru prieteni își fac o listă de dorințe, cu scopul ca acestea să fie îndeplinite în următorii 4 ani, până la următoarea finală a Cupei Mondiale. Viața, însă, duce la mici deplasări. Simetria Dorințelor este despre iubire, prietenie, sacrificiu, normalitate - căci nimic nu este idealizat aici. Adeseori renunțăm la vise, la speranțe, dar ce am face dacă cei mai buni prieteni ai noștri ar trăi fix ceea ce ne-am fixat noi ca țel pe pământ?
Incredibil cât de lin răspunde Eshkol Nevo acestei întrebări :)
«Qualunque nobody crede di poter scrivere un libro. Qualunque nobody».
Quando sono arrivata al 99% dell'ebook c'è stato un momento in cui ho avuto la tentazione di interrompere lì la lettura, perché in fondo non mi interessava sapere cosa fosse successo a Yuval, per quale motivo il suo manoscritto fosse nelle mani di Churcill, tutto sommato era bello così, non mi serviva altro.
Ma neanche questo è vero, scriverebbe Yuval, non è andata affatto così: la verità è che ho avuto paura, paura di soffrire. E quando alla fine l'ho letto, quell'1%, e ho chiuso il mio libro elettronico, la seconda cosa che ho fatto, con gli occhi pieni di lacrime e una commozione mista di tristezza e felicità, è stata quella di alzarmi e fare una lunga passeggiata sulla spiaggia, perché avevo un'oppressione forte alla bocca dello stomaco e avevo bisogno di respirare profondamente, liberare la mente e pensare solo a loro quattro, Yuval Churcill Ofir e Amichai, i quattro amici trentenni di Haifa, israeliani di seconda generazione, che parlano una lingua, l'ebraico, che non gli appartiene ancora completamente, frammista a inglese o a polacco, e alla loro amicizia e alle loro vite proiettate nel futuro, e poi ridere, e piangere, e ridere ancora. Volevo pensare a questa bellissima storia, che se fosse una partita di calcio, a dispetto della nazionale israeliana che non arriva mai alla qualificazione, sarebbe una di quelle memorabili in cui si soffre ci si diverte si impreca ci si esalta, e che se fosse una squadra di calcio giocherebbe con un fantastico 4-4-3: quattro come i protagonisti, quattro come gli anni che trascorrono tra un mondiale e l'altro e che scandiscono le loro vite - «Per fortuna che ci sono i Mondiali, così il tempo non diventa un blocco unico, e ogni quattro anni ci si può fermare a vedere cos'è cambiato» - tre come gli anni di militare che per un ragazzo israeliano non sono un servizio militare qualsiasi, ma un pezzetto di vita in cui ci si confronta con la morte, con il dominio, con l'occupazione, ma nel frattempo si vive, ci si diverte e si soffre: insomma, si gioca. Volevo pensare a tutte quelle parole non dette ma scritte da Yuval, che invece nel suo libro diventa come un fiume che ha travolto gli argini, impetuoso e inarrestabile, e a una tesi mai discussa in cui raccontare come la filosofia si blocca quando incontra la vita, e come i più famosi tra i filosofi, a un certo punto della loro vita, si siano fermati, si siano ricreduti e abbiano cambiato percorso, proprio come succede a noi che amiamo e odiamo, sogniamo e realizziamo, ridiamo e piangiamo: insomma, giochiamo.
Avrei talmente tante cose da dire su questa storia struggente e malinconica, pervasa da un'ironia sottile e delicata come una brezza leggera, capace di raccontare Tel Aviv, una città che per me è solo un luogo da notizie del telegiornale, fino a farmene sentire i rumori e comprendere lusinghe e insidie, ma che allo stesso tempo decide di lasciarla sullo sfondo, dolce e crudele, straniera e materna, una storia che non è il pretesto per narrare di un conflitto tra popoli, che pure si respira e lambisce con realismo le storie dei protagonisti, ma è il racconto di un'amicizia che sopravvive a successi e delusioni, all'amore e alla morte, ed è anche la storia a volte dimenticata di quattro bigliettini ai quali consegnare i propri desideri e con i quali confrontarsi dopo quattro anni, alla prossima finale; ma invece non dirò altro, perché ci sono emozioni che è difficile raccontare, e preferisco continuare a conservare la magia di un luogo in cui terra fuoco acqua e vento «(e se poi ci aggiungiamo Shachar Cohen possiamo dire di avere avuto anche l'etere, il quinto elemento, quello celeste, sfuggente, di ci parla Aristotele)» riescono a ricreare l'armonia del giardino Bahá'í ai piedi del Monte Carmelo, in un romanzo che non è perfetto, ma che è perfetto perché è assolutamente normale - «Siamo tutti sballati per il semplice fatto che siamo esseri umani» -, perché nella sua imperfezione riesce a svelare non solo la simmetria dei desideri, ma anche qualcosa che credevo impossibile: per la prima volta nella mia vita ho desiderato essere un maschio, perché una storia così, un'amicizia così, tra femmine non sarebbe mai stata possibile raccontarla e io avrei voluto essere Yuval, oppure Churcill, oppure Ofir, oppure Amichai, «persone delle quali tu ti fidi abbastanza da farci «testa o croce» al telefono», amici a Tel Aviv al tempo dei mondiali.
«È proprio questo il bello di Tel Aviv, ha detto lui. Ti può capitare di tutto. E la cosa ancora migliore è che nessuno fa storie.»
The four became friends as boys when they were at school together. Such a friendship usually lasts as long as life does not scatter, but Ophir, Amihai, Yaar and Yuval turned out differently. They graduated from school, served in the army (all in different troops and in different parts of the country), returned, continued their studies, moved from Haifa, and all this time continued to meet once a week.
Ophir works in advertising, believes that someday he will write his book and make a brilliant film based on it. Amihai, an insurance agent of Telemeda, dreams of opening his own alternative medicine clinic, but so far he has to work hard without days off and vacations - he is the only one of the four who is not only married to his sad Ilana, but managed to become the father of twins. But Yaar, whom no one calls by name, but since childhood the nickname Churchill seems to have grown to him, knows for sure that he will achieve what he aspires to - He will become a prosecutor consistently and steadily following the path of his vocation, and does not intend to turn off.
And only Yuval, the hero-narrator, has no clear purpose. He's like that, the last romantic. From a family of English repatriates (did you think you went to Israel only from the former Soviet Union?), who brought the stiff restraint of Albion to their sultry homeland. He is not tall, prefers solitude to companies, bilingualism provides an opportunity to support himself with translations. And he loves the best girl in the world, Yaara. Bright, catchy, confident. As a child, her parents took her to London and she kept the warmest memories of England, dreams of saving ninety-one thousand dollars to go there to study.
Мальчишеское братство неразменно на тысячи житейских мелочей Но это и есть дружба, разве нет? Оазис в пустыне. Плот из крепко связанных бревен. Или... маленькая страна в окружении врагов. Роман был призом за победу в конкурсе от издательства "Синдбад", который прибыл аккурат под елочку, вместе с итальянским кофе и дивной красоты шоппером. И я выбрала эту книгу сама. Потому что, с тех пор, как прочла осенью "Три этажа" Эшколя Нево знаю - он отличный писатель. Эта минутка саморекламы не только за тем, чтобы похвалиться, своими рецензиями и издательской щедростью, но также за тем, чтобы объяснить: я хотела эту книгу и ждала ее.
Эти четверо подружились мальчишками, когда вместе учились в школе. Такая дружба обычно длится до тех пор, пока жизнь не разбросает, но у Офира, Амихая, Яара и Юваля получилось иначе. Они закончили школу, отслужили в армии (все в разных войсках и в разных точках страны), вернулись, продолжили учебу, переехали из Хайфы, и все это время продолжали встречаться раз в неделю.
Офир работает в рекламе, верит, что напишет когда-нибудь свою книгу и снимет по ней гениальный фильм. Амихай страховой агент "Телемеда", мечтает об открытии собственной клиники альтернативной медицины, однако пока вынужден вкалывать без выходных и отпусков - единственный из четверки он не только женат на своей печальной Илане, но успел стать отцом близнецов. А вот Яар, которого никто не зовет по имени, но с детства прозвище Черчилль словно бы приросло к нему, точно знает, что добьется того, к чему стремится - станет прокурором Он последовательное и неуклонно идет по пути своего призвания, и сворачивать не намерен.
И один лишь Юваль, герой-рассказчик, не имеет четкой цели. Он такой, последний романтик. Из семьи английских репатриантов (а вы думали, в Израиль только из бывшего Союза ехали?), привезших на знойную родину чопорную сдержанность Альбиона. Роста невысокого, компании предпочитает одиночество, двуязычие обеспечивает возможность содержать себя переводами. И он любит лучшую девушку на свете Яару. Яркую, броскую, уверенную. В детстве родители возили ее в Лондон и она сохранила об Англии самые теплые воспоминания, мечтает скопить девяносто одну тысячу долларов, чтобы поехать туда учиться.
И вот, во время Чемпионата Мира по футболу, который четверка друзей смотрела у Амихая с Иланой, они решают записать по три заветных желания от каждого с тем, чтобы ровно через четыре года, к следующему ЧМ посмотреть, какие из них сбудутся. Своего рода дополнительный стимул еще, ну помните позитивную психологию, запрос вселенной и всякое такое. Амихай пишет про клинику, Офир про то, как распростится с рекламой и напишет книгу, Черчилль собирается переспать с двумя сотнями женщин. Наш герой хочет одного: быть с Яарой, быть женатым на Яаре, пусть Яара родит ему ребенка.
Есть поговорка: "Если хочешь насмешить богов, расскажи о своих планах" - с героями много чего случится в следующие четыре года, смех богов чаще жестокий, чем ласковый, но их дружбу испытания только закалят. Психолог по образованию, Нево замечательно хорош со сложной психологической прозой. И он не рисует парадного портрета Израиля, который предстает в его книгах страной со многими социальными проблемами (да и не существует ведь мест, где все сказочно, правда?)
"Симметрия желаний" отличная книга. Непростая, честная, трогательная и умная.
Prietenia e un lucru ciudat, greu de cuantificat și de evaluat." De susținut. De trecut proba timpului. Aṣa cum e greu și să calculezi și să cuantifici distanța și apropierea, fidelitatea și trădarea, iubirea și dorul. Și poate că nici nu e necesar să faci asta prea des sau prea mult. Doar sã fii tu cel adevãrat si sã te comporti dupã regulile nescrise ale Adevãrului. Dar fără prieteni suntem niṣte singuratici oarecare, iar locurile familiare sunt triste și mohorâte. Alături de prieteni suntem acasă. Unul dintre cele mai bune romane despre prieteni ṣi despre prietenie, citite de cãtre mine. Fãrã stridențe, fãrã exagerãri, foarte credibil ṣi coerent. O plãcere!
Le stelle sarebbero state probabilmente due se non fosse stato per gli ultimi capitoli, così intrisi di tristezza, grondanti solitudine e sofferenza, che mi hanno emozionato tanto. Perchè due stelle? Perchè ho sempre avuto la sensazione, durante la lettura, che il libro fosse scontato, gli argomenti trattati già letti o visti al cinema (la storia di grandi amicizie maschili con in mezzo una donna tanto amata da uno e per lui irraggiungibile è un tema che non può non farmi pensare a "C'era una volta in America", il film più bello che sia mai stato girato). Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Il finale mi ha fatto riflettere, andare oltre lo stereotipo. Magari ci ripenso ed arrivo a 4 stelle, non so...
Alla ricerca del tempo presente E. Nevo, scrittore israeliano contemporaneo, rappresenta la nuova generazione di autori che ambiscono ad essere non solo 'commerciali' . "La simmetria dei desideri" è ambientato fra il 1998 e il 2002, in territorio israeliano. Protagonisti, quattro amici intorno ai trent'anni (virtuali coetanei dello scrittore stesso) che , durante la finale dei Mondiali di calcio, scrivono in segretezza tre desideri ciascuno per l'imminente futuro, la cui realizzazione dovrà essere verificata quattro anni dopo, ai successivi Mondiali.
Si tratta di un'amicizia nata nell'adolescenza fra ragazzi molto diversi fra di loro. E' la diversità a creare complementarietà, oppure a reggere è il rapporto di fratellanza che non bada a divergenze? Yuval, voce narrante, che sente di non essere "stato abbracciato a sufficienza", si definisce "una persona sola che ha molti amici" e si porta dentro un senso di colpa per un'azione che vuole tenere segreta. Churcill manifesta una brama di vivere un po' sospetta, "un bisogno disperato di riflettersi negli altri". Ofir, pur dotato di grande talento, ha scarsa autostima. Vive il gruppo come "la cosa più simile a una famiglia". Infine Amichai, già sposato e padre di due gemelli, pare il più defilato, ma desterà sorprese. Non mancano le figure femminili, fidanzate o mogli.
Ad una più sottile analisi, però, emerge come di fatto si portino dentro l'ombra lunga dei padri, un Super-Io che ne condiziona atteggiamenti, sensibilità e comportamenti : è ben triste credersi liberi e nel contempo essere succubi di lontani fantasmi, anche quando apparentemente con essi non c'è condivisione alcuna. Questi giovani rappresentano un campionario di certa fragile gioventù della nostra società, coi piedi d'argilla, frutti acerbi di una disarmante realtà superficiale ed omologata alla ricerca di senso. Nevo sa raccontare con uno stile di buona leggibilità. Ma , un po' come i nostri piccoli 'eroi' rappresentati, anche lui può ancora considerarsi lungo il percorso di un' auspicabile maturità letteraria.
« …e perché ogni persona ha bisogno, a quanto pare, di un sassofono verso cui dirigersi. »
Quando ho iniziato questo libro, credevo si trattasse di una tipica lettura disimpegnata, da consumare come piacevole passatempo nei momenti di relax. Un'amicizia tra giovani maschi che puntualmente si ritrovano per vedere in TV i Mondiali di calcio; l'idea piuttosto puerile di scrivere su bigliettini i rispettivi desideri, per poi verificarne la realizzazione dopo il fatidico quadriennio; e infine, l'amore "totalizzante" del protagonista-narratore per la sua Yaara: gli indizi sembravano esserci proprio tutti, ma per fortuna mi sbagliavo.
Da questo esordio all'aroma di caramello, Eshkol Nevo intesse un romanzo intenso, appassionante, mai monotono o scontato. Un romanzo che diverte e commuove, portando il lettore a condividere le emozioni, le gioie e le amarezze dei personaggi, ad interrogarsi insieme con loro sull'amore e la felicità, sulla solitudine e la sete di affetto, sulle rivalità e sul perdono, sulle scelte da operare e sul destino; ma soprattutto sulla necessità di avere uno scopo, un progetto, un sogno, per dare senso alla propria vita. Un desiderio da realizzare, insomma, e non importa in base a quali meccaniche. Il segreto di un simile coinvolgimento sta principalmente nella scrittura schietta e spontanea, ironica, incisiva. Una scrittura che non indulge all'enfasi o al patetico neppure quando tratta di temi complessi come il conflitto israelo-palestinese. E che ci fa amare in Yuval l'uomo che ogni donna desidererebbe avere accanto. Anche se, come ben si sa, noi donne alla fine tendiamo sempre a scegliere i Churchill.
“Ciascuno riscrive la propria vita quando la racconta a se stesso”
La simmetria dei desideri è un racconto della vita di quattro amici, Yuval, Amichai, Ofir a Churchill. Yuval, raccontando in prima persona, ci fa vivere tutti gli episodi della loro vita tra i mondiali di calcio del 1998 e quelli del 2002. Ognuno di loro, durante i mondiali del 1998, ha scritto i suoi desideri su un bigliettino; questi desideri saranno poi rivelati a tutti dopo quattro anni.
Di questi quattro anni, Yuval racconta le ambizioni, i desideri, le scelte, le delusioni, i sogni, le amicizie, i rapporti con le donne e i viaggi per il mondo dei quattro amici. La sua voce ci cattura fin da subito, perché introduce gli amici nel racconto in una maniera così naturale come se anche noi li conoscessimo da sempre, svelandoci i dettagli che caratterizzano le singole persone. E presto è come se i quattro fossero anche nostri amici.
Gli eventi fanno sì che ognuno di loro, inconsapevolmente, realizzi i propri desideri in modo diverso da quanto immaginato. Questi desideri si intrecciano tra loro, per cui il sogno espresso dal primo è realizzato dal secondo, l’aspirazione del quale trova compimento nel terzo e così via fino a creare una “simmetria dei desideri”.
“Uno scrittore è come un Baha’ì: prende la realtà e cerca di fare un lavoro estetico con quella. Scrivere è dare forma estetica alla realtà e capire il caos della vita. La bellezza ha un significato nella vita.”
La vera protagonista del romanzo è l’amicizia, fatta di parole, di silenzi, di condivisione, di divertimenti, di litigi e riconciliazioni, di presenza. Perché gli amici ci sono sempre, anche se a volte non ce ne rendiamo conto. Proprio un bel romanzo.
Prodottino confezionato in modo accattivante, con un mix attentamente dosato di umorismo, tristezza, quotidianità e imprevisto, nonché un finale aperto, che però chiude comunque il cerchio iniziato con i bigliettini dei “desideri” scritti dai quattro protagonisti nel corso del primo capitolo.
Scorrevole è scorrevole. Leggibile è leggibile. Ma il problema è che, in fondo, non dice granché di interessante e, addirittura, con la storia di Yaara e Yuval arriva a tediare non poco per i toni da telenovela che finisce per assumere (sul tipo: Ti amo alla follia, ma di stare con te non se ne parla neanche, preferisco vivere con quel cretino di Churchill. Però ti amo, eh? Non ti preoccupare, caro, e stai su di morale, altrimenti poi deperisci).
Insomma, è una roba un po’ così, a metà strada … una roba che, poi, non ti diverti neanche a stroncare. :-(
Pues he pasado un rato muy agradable leyendo este libro. Se trata de un escritor israelí que no conocía. Está de la máxima actualidad por el conflicto entre Israel y Palestina, y a pesar de estar escrito hace más de una década, y sin meterme en cuestiones políticas y sociales que me vienen muy grandes, Eshkol Nevo ya apuntaba hacia un futuro conflicto, enterrado en falso durante años y años, y que todo ese caldo de cultivo pudiera finalizar de una forma abrupta como se está produciendo en el presente. Tal vez sea una percepción que se tiene allí de siempre, esa tensión, los atentados, la represión, no lo sé, pero él lo refleja muy bien.
Entrando en materia, la novela me ha parecido buena, muy ágil. El leit motiv de toda la historia si pudiéramos ponerle un gran título sería como concebimos la amistad. ¿Hasta que edad es posible una hermandad franca y sin egoísmos? ¿Cuándo comienza a resquebrajarse la amistad y salen las fisuras? Ahh… olvidaba decirlo, se trata de relaciones de amistad entre hombres, con lo cual estoy cualificado para opinar (las relaciones de amistad entre mujeres creo que es algo mucho más sutil y lo desconozco por completo, el autor apenas insinúa algo, pero tampoco se atreve a entrar en ese terreno).
Creo que trata el tema bastante bien, con los roles de cada uno de los cuatro amigos que componen el grupo: el más generoso, el más egoísta, el tímido, el conquistador, el líder, etc, muchas de estas virtudes confluyen en un mismo personaje, como la vida misma. Aunque por momentos ensalza en exceso esta figura de la amistad y mete algún diálogo y situaciones un tanto forzadas y quizás que reflejen la edad del narrador al momento de escribirla, en general es bueno.
Me parece que hay dos hilos conductores de la historia que flotan en toda la novela: 1) Las relaciones de pareja que surgen en la juventud y como afronta cada cual la cuestión en relación con el grupo de amigos (se desvincula del grupo, se integra a la pareja, o los hijos), y 2) Las aspiraciones vitales de cada cual con 25 años y como digerir las inevitables frustraciones, bien laborales, o amorosas, o del tipo que sean.
Otra cosa que olvidaba… uno de los elementos que inevitablemente están presentes casi siempre en una relación de amistad entre hombres ¡tachán!: el fútbol. Los mundiales, las champions league, los partidos de la selección. Pudiera parecer absurdo, pero es una verdad irrefutable que buena parte de las relaciones de amistad entre hombres gira en torno al fútbol y el trato que tiene cada cual con él: el hincha, el pasivo, el moderado. Aunque fuerza un poco esta relación deportiva en beneficio de la trama de la novela, debo decir, que como gran aficionado a este deporte que soy, me ha gustado este guiño que hace Eshkol a los futboleros.
E' un libro davvero bello e toccante, sul tema della lealtà. Nevo è uno scrittore bravo, brillante, intelligente. Il tono del libro è malinconico, ironico, fresco ma tanto struggente da togliere il fiato. I personaggi vivono al di fuori del libro. Vorresti che non finisse mai.
¿Alguna vez te has parado a pensar dónde estarás dentro de exactamente cuatro años?
No me refiero a lo que dices en broma, sino de verdad: con quién, cómo, qué habrás logrado, qué habrás dejado atrás. Eso es justo lo que hacen cuatro amigos veinteañeros en la simetría de los sueños de Eshkol Nevo.
La historia sigue a esos jóvenes, que crecieron en Haifa y ahora viven en Tel Aviv. Desde 1986 se reúnen para ver juntos cada Mundial, y en 1998 uno de ellos propone un juego: escribir cada uno dónde sueña estar al cabo de cuatro años y guardar las notas sin abrirlas hasta el próximo torneo. Lo que empieza como un pasatiempo casi infantil se convierte en un espejo de sus deseos, sus miedos y todo lo que el tiempo les va arrancando sin pedirles permiso.
Pero desde la primera página ya se percibe que algo le ha pasado a Yuval. Algo serio. Algo que cambia la forma en que vemos todo lo demás. Al principio, la novela parece una historia ligera sobre la amistad entre cuatro jóvenes, cada uno con sus rarezas, que se enamoran, se desenamoran, se casan, tienen hijos y soportan, a su manera, las excentricidades de los demás. Pero pronto aparecen las preguntas que flotan sobre todo el libro, como un murmullo que no deja de resonar mientras los años avanzan y los vínculos se ponen a prueba: ¿pueden las personas cambiar de verdad? ¿Y si alguien dice que ha cambiado, se le puede creer? ¿Qué implica eso para la amistad? Y ahí es cuando te das cuenta de que hay más de lo que parece: la vida real se cuela entre ellos y oscurece el cuadro, hasta que el final te deja con un nudo en la garganta.
Desde la perspectiva de Yuval, descubrimos a un grupo de amigos muy distintos entre sí: Yoav (Churchill), el abogado ambicioso y algo mandón; Amijai, casado, con dos hijos gemelos y obligaciones que lo limitan; Ofir, en plena reinvención profesional en el mundo de la publicidad; y el propio Yuval, intentando encontrar sentido entre su doctorado en filosofía interrumpido y las traducciones que le permiten vivir. Cada uno carga secretos, pequeños fracasos y contradicciones, y Nevo logra entrelazar sus personalidades de forma convincente: nadie es heroico ni perfecto, pero todos, a su manera, están al borde del cambio y de perder algo esencial.
Y de hecho, el motor de la novela es, precisamente, ese mismo cambio: cómo los amigos evolucionan y cómo Israel cambia a su alrededor, de forma silencioso pero implacable. Y ahí es donde Nevo está especialmente inspirado al mostrarnos cómo tocar temas políticos con delicadeza puede ser devastador: Yuval carga con recuerdos de un incidente en su servicio militar que lo persigue, mientras algunos de los demás perciben la creciente brutalización de la sociedad israelí. Y conforme avanzas, una pregunta te golpea cada vez más y más fuerte: ¿qué futuro les espera a hombres decentes, de buena voluntad, en un país que parece empeñado en endurecerlos?
Pero ojo, esto va mucho más allá de una novela política. A medida que avanzas, te das cuenta de que el libro se vuelve más astuto, más literario. Y entonces descubres que no podemos fiarnos del todo de Yuval, el narrador, al menos según su amigo Churchill. Lo que parecía una historia sencilla sobre la vida cotidiana en Israel se transforma en una reflexión sobre la forma en que se cuentan las historias y cómo los recuerdos y percepciones moldean la verdad.
La novela no sigue un curso lineal; avanza, retrocede y se detiene como lo hacen los pensamientos. Esa estructura circular —del Mundial al Mundial— y la voz coral de los personajes crean un ritmo particular: cotidiano, emocional, y al mismo tiempo filosófico. Nevo se concentra más en los gestos, los silencios, las conversaciones aparentemente triviales, que en los grandes acontecimientos, y es ahí donde golpea fuerte: nos hace sentir cómo la amistad se prueba en los momentos más silenciosos, y cómo los deseos incumplidos y los cambios inesperados desgastan, moldean y, a veces, recomponen las relaciones.
El vínculo entre los cuatro hombres es profundo y sólido, pero no nace de experiencias compartidas en el ejército, como suele ocurrir en muchas novelas hebreas modernas, sino de una cercanía emocional que se siente auténtica. Hablan, se escuchan, se consultan, aunque también se dejan llevar por sus pasiones, la competitividad y, a veces, la confrontación. A lo largo de la historia, hay siempre una violencia contenida bajo la superficie, lista para estallar en cualquier momento, como un recordatorio de que incluso las amistades más fuertes pueden tensarse cuando la vida aprieta.
Y en paralelo, Israel está ahí, de fondo, como un murmullo constante: una sociedad tensa, exhausta, que ha convertido la represión y la brutalidad en parte de su rutina diaria. No es una novela política, pero la vida actúa como telón de fondo: los recuerdos de servicio militar, los conflictos no resueltos, la sensación de que la sociedad puede ser dura y silenciosamente violenta. Todo esto acompaña a los personajes sin que la trama se vuelva didáctica; está ahí para recordarnos que los deseos y las relaciones no existen en un vacío sino que se sustentan sobre algo sólido.
La simetría de los deseos te deja con esa sensación rara de que la vida sigue su curso mientras todo lo que conocías se transforma: la juventud se escapa, las amistades cambian de forma silenciosa, y los sueños que tenías a los veinte ya no encajan del todo con quien eres a los veintiocho o treinta. Cuatro años parecen una eternidad, y a la vez nada; y al final te das cuenta de que no importan tanto los deseos que se cumplieron, sino todo lo que pasó entre ellos, los momentos que compartiste, los silencios, los reproches y las pequeñas victorias cotidianas.
Nevo consigue algo que parece sencillo, pero que no lo es: hace que lo ordinario se sienta profundo. Es una novela honesta, con una voz madura que no grita, que te remueve despacio pero sin pausa, y te deja pensando en tus propios vínculos, en lo que has perdido y en lo que has guardado, en los instantes que se escapan mientras intentamos aferrarnos a lo que de verdad importa. Por todo eso, le doy cuatro estrellas: porque emociona y conmueve sin alardes, porque hace visible lo invisible de las relaciones, y porque demuestra que sabe convertir la rutina en algo que deja marca.
En este momento no me viene a la cabeza muchas historias sobre amistad entre hombres, hombres que han llegado a la edad adulta. Qué piensan y dicen o no dicen, a así mismos y entre ellos. Sobre cuán frágiles o indestructibles pueden ser los lazos que nos unen a los amigos y a el amor.
Es una historia sobre los sueños; como a veces la vida se los lleva puestos y nos deja desamparados.
Tiene unos personajes tan bien delineados, que podemos notar su evolución a lo largo de la historia, sus claroscuros. Además nos narra sobre un Israel moderno, tan desconocido, pero tan cercano a la vez.
Éste libro al que empecé sin ninguna expectativa, me ha parecido hermoso y melancólico por partes iguales. Es un de esos libros que no pasa casi nada, pero que nos dicen mucho.
✍️ No llamé a mis amigos, porque, de una forma que aun a mí me es difícil explicar, soy un hombre solitario. Un hombre solitario que tiene muchos amigos. Un hombre solitario que ha aprendido a ir por el mundo como si fuera sociable, pero que, en momentos dolorosos, se retira siempre a su punto de partida...
Cei mai buni prieteni își imaginează viitorul împreună, dar când cei patru din acest volum își scriu dorințele pentru următorii 4 ani nu-și imaginează că totul se poate schimba și că până și relația lor va avea de suferit. Așa că urmărim evoluția lor între două Campionate Mondiale de fotbal, cu dese întoarceri în trecut, într-un carusel de sentimente, dureri, întâmplări, iubiri și gelozii care îi determină pe cititori să empatizeze, pe rând, cu introvertitul, cu extrovertitul, cu familistul sau cu boemul. Nevo plasează acțiunea în Israel, dar evenimentele politice nu își au locul aici, așa că putem privi personajele ca neavând teritorialitate, ci ele ne repreazintă pe fiecare dintre noi, cititorii. Dorințele lor ne aparțin, iar de aici se degajă senzația de angajare și de încredere în personaje, precum și multă naturalețe și sensibilitate pentru ansamblul creat de scriitorul israelian. Categoric, unul dintre cele mai bune romane citite de mine în 2019.
Una dintre cele mai bune cărți citite în ultimul timp. Am căutat îndelung o carte care să îmi aducă aminte de forța din “O viață măruntă” și am găsit-o aici. Am citit cartea asta cu sufletul la gură. O poveste despre viață, prietenie, dorințe care se schimbă sau rămân la fel. Dorințe pe care le trăiești și nu sunt ale tale. Nu mai zic nimic altceva, mergeți și citiți-o. 🖤
La storia di per sé non mi ha particolarmente colpito, né in positivo né in negativo, l’ho trovata per lo più una lettura piatta, tranne che per alcuni brevi momenti. Non mi è dispiaciuta l’idea di inserire un libro nel libro, così come il voler approfondire il rapporto di amicizia che lega tra loro un gruppo di ragazzi, sempre più cresciuti.
La parte più dura è stata superare i primi due capitoli, poi, fortunatamente, la mia testardaggine nel voler sempre finire ogni libro iniziato mi ha fatto andare avanti, trovando nelle ultime cento pagine finalmente un senso alla trama, che per due terzi del libro ancora non riuscivo a collegare, e, soprattutto, un senso al titolo che inizialmente mi aveva colpito e spinto a leggere il romanzo. Solo per questa ultima parte e per un paio di trovate interessanti, anche se non appieno sviluppate mi sono sentita di dare le tre stelline.
La voce narrante e pensante del personaggio principale, Yuval, è sicuramente l’unica con un po’ di spessore e da scoprire lentamente con il procedere della storia, in grado di entrare più nel profondo di alcune sfaccettature dell’animo umano; parlando di legami al maschile è quasi scontato trovarci calcio, donne e rapporti difficili in particolare con i padri, figure importanti per lo sviluppo di qualunque ragazzo. Gli altri personaggi in particolare quelli femminili sono trattati superficialmente e leggermente stereotipati.
Il racconto si sarebbe potuto ambientare in qualunque città occidentale, se non fosse stato per le location con quel poco di descrizioni su alcune aree di Haifa, il monte Carmelo, la chiassosa Tel Aviv con le sue strade polverose e il magnifico giardino di Bahá’í.
Per chiudere non mi sento di consigliare o di sconsigliare questa lettura in quanto provvista di un buon potenziale ma sviluppato in maniera, a mio personale parere, un po’ banale.
Il mio primo approccio con lo scrittore israeliano Eshkol Nevo del quale è chiara l’intenzione di inserire in questo romanzo le sue esperienze di vita, come la sua formazione di studi psicologici e i suoi anni da pubblicitario ma lo ha fatto ancora, forse, in maniera un po’ acerba e immatura. Non penso di leggere altro di sua produzione per il momento.
Midcult globale che, in quanto tale, colpisce il lettore con formule facili ed emozioni da supermercato. Certo, vengono da un supermarket bio, mica dal discount, ma sempre emozioni da supermercato rimangono: gli amici del calcetto, la donna che si mette in mezzo, le corna, quell'altro amico che comincia a fare figli, lutti, nostalgie, crisi post-adolescenziali (che farò nella vita? qual è il mio ruolo in questo mondo?, eccetera), tutto shakerato per benino con qualche annacquo di pseudo-sperimentalismo (mettiamo qua e là le note dell'editore, mettiamo qua e là gli stralci di una tesi che non solo è senza senso ma che è un vero e proprio insulto a tutte le tesi del mondo); aggiungiamo qualche riflessione innocua e superficialissima su Israele per dare al tutto una... una che?... ah, sì! una identità... ed eccovi servita la parvenza di dignità letteraria che può accalappiare quei lettori che vogliono illudersi di avere davanti un romanzo importante e non una telenovela. Detto altrimenti, e qualora non fossi stato abbastanza chiaro: La simmetria dei desideri è l'ennesimo libro che quando ti prende a schiaffi non ti fa mai veramente male, quando ti accarezza non ti consola mai veramente, quando parla di porcate non è mai veramente scabroso, quando parla di politica fa finta di capircene, quando va in profondità diventa di una superficialità imbarazzante.
Paolo Cognetti, Marco Missiroli e tutti gli altri: tornate indietro, vi scongiuro, perdonatemi!
Another great great book. Describing a very “particular” situation – the State of Israel at the end of last Century – it talks to everybody of our common things: love, friendship, guilt, the feeling of inadequacy, politics and … soccer! I bet my husband will love this one! And guess what? I’m now curious to visit Israel, and Haifa, and Tel Aviv
Citisem "Trei etaje" cu ceva vreme in urma. Mi-am spus atunci ca mai vreau Eshkol Nevo. Si m-am imbogatit din nou sufleteste cu aceasta "Simetrie a dorintelor", profund umana, bine scrisa. Eskhol Nevo este un fin psiholog, are talentul de a face ca totul sa para natural, viu, te atrage in poveste, te implica in vietile celor patru prieteni israelieni, legatura lor stransa, iubirile, pasiunile, tradarile, momentele triste, clipele grele. Iti dai seama de talentul lui Nevo cand realizezi cat de diferiti sunt Yuval, Churchill, Amichai si Ofir, enigmatica Yaara, Maria si Ilana, fantomaticul Shachar Cohen. Si sunt diferiti pentru ca i-a "construit" atat de bine, le-a evidentiat personalitatile aparte. Te face sa ii indragesti si sa iti pui intrebari, sa rezonezi cu ei. Minunat !
“Gli amici sono come un’oasi nel deserto che permette di dimenticare il deserto… o come una zattera nel mare in tempesta… O come…”
Un po’ di anni fa (2019) ero in coda per il firmacopie de L’ultima intervista, alla Feltrinelli di Piazza Duomo a Milano. Avevo letto tutti i libri di Nevo pubblicati fino a quel momento in Italia, all’infuori de “La simmetria dei desideri”.
Ricordo una signora che si stupì del fatto che ancora non avessi letto La simmetria dei desideri, pur avendo la copia in mano del libro (pubblicato per la prima volta in Italia da Neri Pozza nel 2010). Quel libro era in lista da tanti anni e come ogni cosa, finalmente è arrivato il suo momento, grazie alla nuova pubblicazione con Gramma Feltrinelli.
Come nel 2019, anche a gennaio 2025, Eshkol Nevo sarà di nuovo in Italia, per presentare quel libro non letto che avevo tra le mani allora, che aspettava il momento giusto affinché fosse letto.
Perché La simmetria dei desideri resiste nel tempo? Perché la storia parla di valori universali, come l’amicizia che dura nel tempo.
“Sarà il fatto che l’amicizia descritta nel libro nasce in un mondo dove ancora non esistono i social network ad attirare una nuova generazione di lettori verso La simmetria dei desideri? Sarà che amicizia, nostalgia, amore, passione sono sentimenti eterni, ugualmente rilevanti in ogni generazione? Ma forse si tratta di altro: i protagonisti del libro esprimono desideri e fanno progetti sul loro futuro, ma la realtà li bastona e li fa deragliare. In un mondo in cui epidemie e guerre hanno ripreso a dominare le nostre vite e non rimane nulla di certo, la sorte può aver riacquistato un ruolo cruciale nel modo in cui i giovani percepiscono la vita? Lascio ai sociologi e ai critici letterari il compito di cercare spiegazioni. Per parte mia, io preferisco immaginare cos’è successo a Yuval, Amichai, Churchill e Ofir negli anni intercorsi dalla pubblicazione del libro. E magari prima o poi lo scriverò anche: La simmetria colpisce ancora.”
E se è vero che ci vuole tempo al lettore per entrare in sintonia con i personaggi, così come ci vuole del tempo per creare un legame di amicizia che duri nel tempo, è anche vero che il finale ripaga alla grande la fatica iniziale. La simmetria dei desideri è anche un libro che parla appunto dei sogni e desideri di quei ragazzi diventati poi adulti. È anche un libro sulle possibilità che uno si dà, anche grazie all’amicizia
“Qui in India si usa di continuo un’espressione, sab kuch milega, che significa “tutto è possibile”. All’inizio non sopportavo di sentirlo ripetere. Poi però ho capito che qui si vive così. […] Quando ti succedono cose come questa, capisci che è meglio accettare quello che la vita ti porta, inserirsi nel suo flusso naturale, invece di importi alla realtà. Perché comunque… sab kuch milega.”
Libro che tiene a distanza le mezze misure, o appassiona o tende a irritare. Finché leggevo ho cambiato più volte parere. Alla fine mi girano in testa più i punti negativi che altro: diversi passaggi dalla scrittura un po’ banale, in generale lo stile abbastanza piatto; la noia che accompagna la nascita dell’associazione; il triangolo improbabile tra Yaara, Yuval e Churchill; la costruzione un po’ forzata e “piaciona” della trama; il rapporto tra Israele e i territori palestinesi occupati che rimane fin troppo sullo sfondo; il compiacimento dell’amicizia; la divisione schematica dei ruoli. Buona l’idea di partenza, gli intermezzi filosofici, i riferimenti alla solitudine del protagonista, ma un po’ troppo poco.
Inamidato. [62/100]
Se è tutto sbagliato da cima a fondo, che almeno si tratti di un errore maestoso.
Yuval, Churchill, Amichai e Ofir, quattro amici alla soglia dei trent’anni, durante i mondiali di calcio del 1998 decidono di scrivere su un bigliettino ciò che sperano di aver raggiunto (chi in campo lavorativo, chi amoroso…) entro la prossima finale della coppa del mondo del 2002. Yuval, il narratore, è un personaggio piuttosto schivo e introspettivo e, nonostante spesso sembra che esista esclusivamente in funzione del suo gruppi di amici e non come entità a se stante, analizza con accuratezza il rapporto di simbiosi creatosi nel tempo tra loro quattro e come negli anni siano cambiati. La fine degli anni di gesso, l’intifada, le aspettative genitoriali, la mancanza di uno scopo sono solo alcune delle tematiche affrontate da Nevo. Consigliato a chi ha sperimentato cosa significhi vivere questo tipo di rapporto di amicizia o a chiunque abbia voglia di leggere una storia ben scritta e coinvolgente fino all’ultima pagina. “Non ho chiamato i miei amici, perché avevo la sensazione che da quell’abisso dovessi uscirne da solo. Cretinate. È solo una spiegazione boriosa che invento a posteriori. Non ho chiamato gli amici perché non me la sentivo di farmi vedere in quelle condizioni. No, anche questa è una copertura. Non ho chiamato gli amici perché sono una persona sola a un livello che stento a spiegare anche a me stesso. Sono una persona sola che ha molti amici. Una persona sola che ha imparato a stare al mondo come se fosse socievole, ma nei momenti dolorosi si ritrae sempre nella sua posizione di partenza”
Credo sia il libro di cui ho parlato di più alle persone di recente Esplicitamente, consigliandolo con tanto di titolo ed autore (che tutt'ora non ho idea di come si pronunci) Implicitamente, provando a sciorinare qualche consiglio di vita "vissuta", aggrappandomi ad un pezzo di frase estrapolata qua e là (di cui io solo conosco l'origine), nelle parole che mi son trovato a dire senza rendermene conto, nei piccoli gesti con gli amici (perché in fondo questa è una storia di amici) Ma è anche un grande monologo personale E credo più di tutto di averne parlato a me stesso, nelle notti insonni, nelle lunghe camminnate che adoro fare, nelle semplici nuotate
“Adesso, e mi ha guardato al di sopra di quegli occhiali con quel suo sgardo, mi aspetto semplicemente che tu mi baci come orima. È un’aspettativa esagerata? Un eroe hollywoodiano si sarebbe alzato e se ne sarebbe andato a questo ounto, dimostrando in tal modo la sua superiorità moralesugli altri personaggi del filme manifestando oltre ogni dubbio di aver vissuto un mutamento: dall’adolescenza alla maturità. Dall’irresponsabilità alla responsabilità. Dal fannullone che vive ai margini della società al magnate di successo. Ma io sono comunque troppo basso per diventare un eroe hollywoodiano. Volevo assaggiare di nuovo la vaniglia delle sue labbra”.
Quattro amici, diversissimi tra loro ma molto affiatati, durante i mondiali del 1998 decidono di scrivere su dei biglietti dei desideri che vorrebbero si realizzassero entro i successivi mondiali. Questi bigliettini saranno aperti solo ai successivi mondiali. Da qui parte la storia che segue percorsi inaspettati e tortuosi. Le vite dei quattro amici si intrecciano, si allontanano e si riavvicinano. Nonostante le personalità e gli interessi diversi, nonistante le difficoltà e le divergenze, un filo legherà sempre le loro vite. È un libro crudo e profondo, dove uno dei protagonisti è il narratore. I sentimenti e gli stati d’animo, a volte contrastanti, vengono descritti con grande efficacia attraverso una prosa suggestiva. Un filo di ironia, a volte cinismo, rendono la lettura piacevole e scorrevole. Devo ammattere che alcune parti mi sono risultate un po’ “lente”, ma il finale l’ho trovato geniale e inaspettato. Da leggere.
Notevolmente ben scritto. Fa riflettere come, con la stessa materia di “Due di due”, si possa scrivere un’orrida ciofeca come quella di De Carlo o un libro bello e ben costruito come questo. Avvincente, di più, interessante. Dove la storia di 4 amici si intreccia con l’io narrante senza mai essere banale e scontata, neanche quando sceglie l’escamotage del “manoscritto ritrovato”. La perizia narrativa è di alto livello: il trucco della simmetria dei desideri che si inizia a percepire al secondo “giro di valzer è candidamente confessato da Freid (autore-narratore) e quindi reso accettabile, anzi inevitabile. E il non averci messo niente dei temi portanti di Israele, se non di riflesso (palestinesi, intifada, shoah) è elegantemente risolto con una battuta.
E'il primo libro che leggo di questo autore. La sua scrittura incisiva ha ben rappresentato i vari caratteri dei personaggi e i loro stati d'animo. È un libro sull'amicizia e sull'importanza di avere uno scopo nella vita e dei desideri da realizzare. Mi e'piaciuto anche il modo in cui lo scrittore ha trattato il tema del conflitto israelo palestinese.
Quattro amici, quattro ragazzi, poi quattro uomini. Estremamente diversi tra loro, eppure uniti a doppia mandata da un'amicizia che li rende famiglia e che resiste ai più svariati e banali ostacoli che la vita pone sulla loro strada. Una riflessione sui legami amicali e sulla difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo. Generalmente malinconico, spesso mi sono però ritrovata a sorridere leggendo. E in un paio di occasioni a chiedermi se Nevo non stesse, per caso, parlando proprio a me e a me soltanto. Un autore da approfondire.