Alla vigilia del voto in Iran un racconto in prima persona sulle origini della capitale iraniana e sulle sue contraddizioni, sui diritti delle minoranze religiose e delle donne. Donne protagoniste in molti campi, persino nello sport, ma che sono ancora in fondo solo un tassello nella propaganda di regime. Un testo animato dai versi dei grandi poeti persiani che affronta anche con ironia i tempi più complessi, nel tentativo di abbattere i più vieti stereotipi sull’Islam.
Farian Sabahi Seyed è un'accademica, giornalista e orientalista italiana.
Nata in Italia da padre iraniano e madre italiana, ha conseguito il Ph.D. in Storia dell'Iran presso la School of Oriental and African Studies di Londra. Ha insegnato all'Università di Torino, alla Sapienza di Roma e a Siena. Dal 2011 insegna a Torino e all'Università di Ginevra.
Scrive regolarmente per alcuni quotidiani (tra cui Il Corriere della Sera) e per le riviste Io Donna, Vanity Fair, East e Ventiquattro. Collabora con Radio Popolare, Radio24 e Radio Svizzera. Interviene spesso a varie trasmissioni televisive e ha realizzato per Sky TG 24 un reportage e un documentario sul difficile rapporto tra Iran e Israele. Parla correttamente l'arabo e il persiano.
🖌” la verità è uno specchio caduto dalle mani di Dio e andato in frantumi: ogni pezzo restituisce, a chi lo tiene, una parte di Verità “ ~ mistico Rumì ~
.▶️▶️ Articolo sul blog : http://lepaginecheverranno.altervista... . 🧩 Un frammento di verità ci viene donato da @farian_sabahi autrice di diversi volumi sull’Iran e sullo Yemen, insegna alla Bocconi di Milano e racconta l’Islam tra le pagine culturali del Sole24Ore. 🧩 Uno splendido e tragico frammento della sua Teheran. . 📖Questo piccolo racconto, nato per il teatro, svela il lato più coraggioso e fragile, di un Paese troppo maschile. 📖L’Autrice ci parla delle Donne di Teheran che percorrono le strade di una città tormentata ed incantata. . 📕” Teheran è una città divisa. Le montagne a nord, il deserto a sud. Sui pendii settentrionali abitano i ricchi, snobbano la Repubblica islamica, e le loro donne, col nasino rifatto è il trucco pesante, coprono con il foulard solo parte dei capelli. A sud c’è il Bazar[...] in quei quartieri meridionali, vivono i Faghir, i poveri, così si chiamano in persiano. Provano gratitudine verso le autorità e le donne portano il chador “. . 📖Ogni singola pagina di questo libricino è un faro puntato sulla condizione della donna in Iran, ogni parola cerca di trasmettere, con fredda ironia, il coraggio e la tenacia che occorre, per vivere con dignità, nella Capitale del clero sciita.
♥️ Un libro che avvicina le Donne alle Donne. ♥️Leggerlo è un dovere. ♥️Condividerlo un piacere.
Il racconto "Noi donne di Teheran" è un breve ma intenso viaggio nella capitale della Repubblica Islamica che non si limita a descrivere la condizione femminile ma tratta anche la storia del Paese, le usanze, le pietanze, i paesaggi... nel coinvolgimento di tutti i cinque sensi. A chi legge sembra di toccare la pietra turchina, di sentire il profumo del piatti tipici e gustarne le salse saporite, di vedere la montagna che sovrasta Teheran, di udire il chiasso del mercato. Le descrizioni di Sabahi sono così evocative grazie anche allo stile colloquiale e confidenziale, che sembra si stia rivolgendo direttamente a noi, pubblico italiano, grazie anche ai vari aneddoti che ci mostrano quanto certe usanze degli iraniani siano comuni alle nostre genti del sud.
Molto interessanti i particolari che emergono sulle tradizioni popolari (come il rito di buon auspicio per chi parte per un viaggio) e gli approfondimenti sull'ayatollah Komehini (che riguardano le mogli, i figli e i rotocalchi che danno una traccia dell'impatto di questi legami all'estero), tutte cose che avevamo già visto in "Leggere Lolita a Teheran" ma che in questo racconto breve trovano, paradossalmente, più spazio. Mi ha colpita, ad esempio, il capitolo finale che elenca tutte le donne sportive di Teheran, coi risultati che hanno raggiunto e le personali battaglie affrontate come la costrizione a nuotare coperte o a inventarsi stratagemmi per entrare negli stadi.
Il paragone per chi ha letto entrambe le opere è inevitabile: rispetto a "Leggere Lolita a Teheran" l'atmosfera è più leggera, addirittura serena! Forse perché Sabahi si è lasciata il passato alle spalle e si è perfettamente integrata in Italia, o per una questione di carattere e di vissuto, oppure ancora perché l'autrice ha voluto dare al suo racconto un'impronta diversa. Ad ogni modo è interessante guardare Teheran con gli occhi sereni e distaccati della Sabahi dopo averlo guardato con quelli arrabbiati e coinvolti della Nafisi.
Attraverso il libro si scoprono anche il fascino di antiche divinità, miti, leggende, e persino una favola sulla sovversione intitolata "Il pesciolino nero" di Samad Behranghí che ci mostra come ai piccoli iraniani non sia risparmiata la visione della vita e della morte, soprattutto l'impatto della vita del singolo su tutte le altre. L'arte ha un ruolo importante anche in questo racconto: strumento di ribellione e provocazione, sfoggia questa sua qualità soprattutto nella citazione alla poesia di Forugh Farrokhzad che è di quanto più sensuale io abbia mai letto. Questo libro ci insegna anche le contraddizioni dell'Iran (è vietato farsi del male) e il perché questo nome, "Iran", abbia sostituito quello di "Persia". Personalmente mi ha colpita (di nuovo) anche che l'iraniano sia un popolo indoeuropeo e non arabo come si tende a pensare.
"Teheran non è né Oriente né Occidente. È il punto d'incontro di civiltà contigue e indipendenti, ma è diversa. È l'emblema della schizofrenia culturale degli iraniani. Sospesi, tra Oriente e Occidente. Teheran è una città con due anime. Una città in cui si vive sospesi. Tra modernità e tradizione. Siamo cittadini di una Repubblica... Islamica, e la nostra dovrebbe essere una democrazia... Religiosa, ma in realtà è un'oligarchia di ayatollah e pasdaran."
Sono felice di aver letto questa piccola gemma: "Noi donne di Teheran" è una lettura che integra le informazioni in nostro possesso, un piccolo frammento su Teheran (come dice Sabahi nel meraviglioso e poetico finale) capace di aggiungere ulteriori dettagli al quadro; la lettura necessaria per chi vuole approfondire storia e cultura iraniana con la spensieratezza propria di una vacanza in un paese straniero. Farian Sabahi vi farà da guida.
Comprei em Paris, já estava no caixa quando vi este livrinho. Achei bonita a edição e comprei. Li rapidamente, algumas partes não me interessavam tanto, outras, quando a autora fala de literatura, cinema ou da situação das mulheres eu achei muito bom.
A autora fala da situação das mulheres, mostra que não são umas pobres coitadas (nunca achei que fosse), fala do seu pais de um modo geral e mostra as contradições, aborda rapidamente a língua e aqui, mais uma vez há muitos enganos, muito desconhecimento e desinformação. Muitos pensam que a língua do pais e o arabe. Eu mesma ja presenciei uma situação em que uma pessoa, tentando ser gentil, cumprimentou uma iraniana com uma expressão em árabe, ela tentou explicar que nao era a língua dela, mas depois desistiu. E mais ou menos como quando um americano nos fala em espanhol, a nós brasileiros, ja me aconteceu mais de uma vez. Foi uma leitura fácil, mas instigante ao mesmo tempo.