Seconda puntata delle avventure dell'Alligatore, ovvero Marco Buratti, strano tipo di investigatore con la passione del blues, del calvados, e degli assistenti malavitosi, come Beniamino Rossini, gangster di vecchio stampo. Stavolta la vicenda si svolge tra la Sardegna e la Corsica: l'Alligatore ha ricevuto un incarico assai delicato - ovvero "rognoso" - da tre avvocati cagliaritani che hanno scontato anni di carcere per l'omicidio (presunto) di un altro avvocato, tale Giampaolo Siddi. Che però morto non è, anzi gode di ottima salute, soprattutto finanziaria, grazie a lucrosi traffici illegali. Seguendo la pista del Siddi viene alla luce l'esistenza di una vera e propria banda criminale di eterogenea composizione - ex funzionari del Sisde, trafficanti di droga, avvocati corrotti, delinquenti francesi assoldati per stroncare l'indipendentismo corso - ma unita da un curioso gergo derivato da un vecchio film francese.
Massimo Carlotto began his literary career in 1995 with the noir novel The Fugitive, a fictionalized account of his time on the run. In 1998 he published Le irregolari, the semi-autobiographical novel on the Argentine military regime of the Seventies. In 2001 he released Arrivederci, amore ciao, which was adapted into a movie in 2005. In 2004 he published Death's Dark Abyss, a nihilistic noir on the theme of revenge.
L'alligatore si riconferma un personaggio azzeccato, coadiuvato dal suo boss milanese di massima fiducia.
Il secondo episodio si legge d'un fiato, fra bar, mare, scogliere, droga, servizi segreti e la solita accozzaglia di mala umanità.
"I loro volti sprizzavano soddisfazione da tutti i pori. Era evidente che le avevano suonate ai tedeschi e non vedevano l'ora di raccontarlo. Dal canto mio morivo di curiosità ed ero sollevato di rivederli sani e salvi. Ma decisi di ignorarli e di prenderla alla larga."
Non me ne vogliano gli estimatori (e ne conosco parecchi!), ma Carlotto non è tra i miei autori preferiti, come del resto non digerisco molto il genere noir, eppure non posso fare a meno di leggere qualcosa di suo ogni tanto. E allora eccomi alle prese con un nuovo caso per il fortunato personaggio creato dall’Autore, l’Alligatore, al secolo Marco Buratti, investigatore, colui che non usa mai le armi, che fa lavorare il cervello e sa usare le parole, che adora il blues e il calvados, che ama le donne (ma è così romanticamente ingenuo che ad ogni innamoramento corrisponde una grande e scottante fregatura). Con il suo fidato amico Beniamino Rossini, malavitoso vecchia maniera, tutto istinto, forza, armi e azione, questa volta si imbarca in una vicenda che li porterà in Sardegna, e poi in Corsica, alla ricerca di una persona scomparsa. Che poi, a quanto pare, tanto scomparsa non è... Tra questo e il ritrovarsi tra trafficanti di droga (ce n’è per tutti i gusti: cocaina, eroina pura o tagliata, thailandese, o di qualità inferiore, la brown sugar di provenienza turca e afghana, e molto altro), servizi segreti italiani e francesi, persone e notabili corrotti e bande armate, in lotta anche per l’indipendentismo corso, il passo è breve. Chiaramente non manca la violenza. Troppa.
Tutto sommato come storia non è male, la scrittura mi piace, alcune descrizioni sono d’effetto; ma, ripeto, il noir non è il mio genere.
Alla prossima Alligatore 🐊 ... Tanto lo so che ci riproverò!
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Secondo caso dell'Alligatore questa volta in trasferta in Sardegna e anche in Corsica, alla ricerca di un avvocato ritenuto morto (e per la sua morte sono stati accusati ingiustamente tre colleghi, che sono i clienti di Marco Buratti), ma che in realtà è probabilmente ancora vivo. Il caso, molto complesso, riguarda un traffico di droga - e non solo - in cui sono coinvolti avvocati (ma non i clienti dell'Alligatore), ex agenti del Sisde, delinquenti francesi assoldati per stroncare l'indipendentismo corso e un pesonaggio affascinante che compare all'improvviso e da cui l'Alligatore si fa incantare, ma che è evidente fin dal principio che faccia parte della banda. Appassionante, ma forse un po' troppo crudo per i miei gusti. Comunque la serie mi piace molto.
Assoldati da tre avvocati cagliaritani, Marco l'Alligatore Buratti e Beniamino Rossini, investigatori senza licenza, mente e braccio, non violento il primo e malavitoso il secondo, mettono piede in terra Sarda per cercare di capire cosa è successo ad un altro avvocato scomparso, presumibilmente morto.
In quanto "stranieri", devono muoversi senza dare troppo nell'occhio. Un'impresa, perché l'indagine vira verso grandi nomi del Cinema francese, ex militari e indipendentisti corsi. In questo caso, meglio farsi dare una mano da un amico del posto, Marlon Brundu, un nome che parla già da sé.
Dopo altri romanzi di Carlotto digeriti a metà per una sensazione di artificiosità, questo è il primo che sono riuscito ad apprezzare, complice un maggiore affiatamento tra personaggi e storia, e soprattutto una maggiore naturalezza nei movimenti da parte dell'autore.
Tra tutti i racconti di Alligatore e Rossini letti, resta il mio preferito. Non so bene il perché. Forse per l'ambientazione diversa rispetto agli altri. Forse perché non compare nella serie televisiva
Bello, criminale, scorrevole, simpatico, duro e molto intrattenente. Mi è piaciuto meno de "il maestro di nodi", ma mi è piaciuto. È una storia di un'investigazione difficile, in cui ci sono tanti personaggi e la maggior parte sono proprio criminali sfegatati. Forse questo è il motivo delle 3 stelle, oltre alla storia criminale non c'è molto. L'ambientazione è molto carina, la Sardegna d'inverno. Non è crudo come l'altro ma ci sono decisamente delle scene splatter e dei momenti molto ansiosi. Il ritmo è variabile ma mai lento, mi sono onestamente mancate le riflessioni più profonde e politiche dell'altro libro di Carlotto. Lo consiglio a chi piacciono i gialli un po' intrigati e crime stories classiche. Io non sono riuscita a risolverlo da sola "il mistero di mangiabarche" .
seconda avventura per l'Alligatore.. investigatore scorretto in un noir frenetico, tortuoso ma veloce.. decine di morti e la verità conquistata senza guardare in faccia nessuno.. al netto di alcune ingenuità è stata un ottima lettura ambientata in Sardegna, tra servizi segreti deviati e spacciatori di eroina..
Secondo romanzo della serie "Alligatore", ove si caratterizza meglio la figura di un Buratti imbranato all'inverosimile, debole, "mezzaparola", con sensi di colpa e ingombrante figura paterna, e si consolida il suo tandem con il -sempre più indispensabile- "vecchio Rossini".
Storia intricata a base di avvocati, droga, indipendentisti corsi, task force da "guerra sporca" e amori clandestini andati a male; in parte ispirata -come mi segnala Chomsky, che è di Cagliari- all'incredibile "caso Manuella" degli anni '80.
Molti e molto interessanti gli spunti offerti dal contesto e dall'underworld isolano messo in scena da Carlotto: dalla rievocazione della contestazione cagliaritana a Paolo VI, all'indipendentismo corso, alle politiche ufficiosamente agite dagli Stati per contrastarlo.
La marginalità è decisamente la cifra di Carlotto (e anche il sadismo sembra un po' ricorrere, direi). La cinematografia seguita ad occupare uno spazio importante, in vari sensi.
Come Carlotto ve ne sono davvero pochi. E con questo non mi limito alla scena nostrana. Con la figura del"Alligatore", qui nel suo secondo caso, ha creato un personaggio fuori da ogni possibile etichetta, Marco Buratti, alcolista di Calvados con la passione del blues accompagnato sempre da un altra figura mitica.Beniamino Rossini, milanese contrabbandiere malavitoso vecchia guardia con tutta la sua serie di comportamenti fatti di rispetto e codici d'onore. Meravigliosi. Una volta iniziato non riesci a smettere un istante. E già non vedo l'ora di leggere il terzo.
Decisamente superiore al primo episodio dell'Alligatore. A differenza del primo, i dialoghi (aspetto che meno mi aveva convinto nell'esordio della serie) appaiono meno forzati e più spontanei. Molto duro e violento, con un crescendo continuo e costante. Non assegno il massimo semplicemente perché certi aspetti della trama risultano un po' macchinosi e cervellotici - mi riferisco alle rivelazioni dei pentiti sugli "avvocati".
L'Alligatore è un mito, e Rossini non gli è da meno. Mi ricordano Hap & Leo di Lansdale, ma fortemente "localizzati" secondo gli standard italiani. Una storia avvincente che riesce sempre a sorprenderti sul "come", dal momento che il finale è abbastanza scontato in partenza. Ottima, anche se non originale, l'idea della banda legata ai personaggi di un film.
Troppo forte! Un noir, non convenzionale! Corro a prendere il seguito! L'alligatore e il suo socio Beniamino Rossini! Fantastici! Stra-consigliatissimo, per gli amanti del genere!
Tre stelle e mezza. Più violento e realistico del primo, nei dialoghi e nelle azioni, pur denotando talune lacune - questo misterioso circolo degli avvocati, poco approfondito - bilanciate da descrizioni più complete dei vari personaggi e dei loro retroscena. Il finale si risolve in maniera brusca e quasi scontata, forse ispirato da qualche episodio di Diabolik - i dialoghi finali tra l’Alligatore e Rossini sembravano seguire il canovaccio di certi discorsi tra Diabolik e Eva a conclusione di una vendetta morale!
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Diciamo 3 stelle e mezzo per una storia ben congegnata, che vede l'Alligatore in trasferta tra Sardegna e Corsica. La criminalità da affrontare è di alto livello, dura e spietata ma, come tutti noi appassionati delle sue avventure sappiamo, l'Alligatore lo è sempre di più. Così come lo è il fido Beniamino. Forse alcuni passaggi un po' contorti gli tolgono la scorrevolezza necessaria per renderlo un gran giallo ma Carlotto scrive bene ed è difficile abbandonare il Nostro e non fare il tifo per lui anche quando l'ora tarda ti fa calare la palpebra!
Un noir classico con gli ingredienti giusti: violenza sesso, una dark lady che più dark non si può, una trama intrigata e intrigante e due protagonisti che lasciano il segno: l'Alligatore, investigatore privato avvelenato dal blues e dal Calvados, cinico, incapace di usare le armi e Beniamino, rapinatore, assassino all'occorrenza e amico dell'Alligatore. La storia regge e se a tratti zoppica non è un problema tanto la scrittura di Carlotto è tesa, essenziale e avvincente. Cosa chiedere di più a un noir?
Il Noir continua a non appassionarmi più di tanto. Detto questo e premesso che di Carlotto non ho mai letto altro, il Mangiabarche mi ha incuriosito. Questo perché, prima di tutto, si svolge sull’Isola (la mia, la Sardegna). I personaggi li ho trovati ben caratterizzati, qualche cliché, ma a volte ci vuole e ci sta anche bene. Tutto sommato mi è piaciuto. Personaggi preferiti: Gina la sanguinaria, l’insostituibile Rossini, il sardo Brundu.
Un buonissimo giallo investigativo, con personaggi solidi e coerenti, una trama strutturata, qualche colpo di scena e battute ben assestate. Mi ha donato grasse risate e qualche guizzo whump che non mi aspettavo. Mi è piaciuto davvero molto.
Klassisk krimi af den slags, hvor der er biljagter, en masse våbensnak og mænd der gør idiotiske ting uden at tænke sig om. Jeg blev lidt træt af de tre machomænd man fulgte og deres jagt på hævn, som overskyggede det mysterium de var sat til at opklare.
Ottimo noir. Lo si inizia con delle pagine in corsivo in medias res di una scena d'azione futura, che verrà rispresa a metà libro. Fortunamente di mia volontà le ho saltate per rileggerle alla fine. In realtà leggerle all'inizio non è questo gran male, ma non ne capisco il motivo della collocazione
Un escritor anarquista que acabó en la cárcel siendo inocente. Un personaje con el mismo pasado que resuelve misterios. El priemer libro mantenía interés. Este segundo está lleno de lugares comunes que cansan
La storia non scorre è molto intrigata e complicata. A mio parere poco credibile . Violenza, alcool e donne, sempre la solita storia. Carlotto scrive bene ma non mi ha convinto.
Solo nombres y mas nombres sin historia así que abandono enseguida. Cuando un thriller no me engancha en las primeras páginas, malo, mi intuición y mi experiencia siempre aciertan y hay que dejarle.
Bellissimo libro di intrattenimento, con una sterminata cultura blues come valore aggiunto, ma non profondo come gli altri di Carlotto che ho letto in precedenza.