Nella campagna selvaggia della Sardegna, il vecchio Ulpiano Melis è alla ricerca di un servitore, ma ha difficoltà nel trovarlo: i tempi sono duri e le braccia migliori sono state sottratte ai campi e ai pascoli dalla guerra. In assenza di giovani forti e fidati, il pastore accetta l’aiuto di Luca, un ragazzino sedicenne che si propone per il lavoro. Nonostante la giovane età, Luca ha un carattere forte e un carisma straordinario. Il vecchio Ulpiano non fa che rallegrarsene: il giovane servo può aiutarlo a risolvere ogni problema, può sottrargli lavoro e alleviare la sua antica solitudine. Tra i due si instaura un rapporto di rispetto e fiducia, un’amicizia sincera che quasi si converte in un legame di parentela. A Ulpiano, tuttavia, non sfugge che tra la nipote Francesca e il giovane Luca sta nascendo un rapporto di ossessione e contrasto, che li porta a inseguirsi e a respingersi in continuazione. Come può, però, immaginare che sarà proprio il giovane servitore a portare, in poco tempo, dolore e confusione in tutta la famiglia?
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda was an Italian writer who received the Nobel Prize for Literature in 1926 "for her idealistically inspired writings which with plastic clarity picture the life on her native island [i.e. Sardinia] and with depth and sympathy deal with human problems in general". She was the first Italian woman to receive the prize, and only the second woman in general after Selma Lagerlöf was awarded hers in 1909.
È una storia di giudizio e pregiudizio, di animi disposti a perdonare e a concedere nuove opportunità contrapposti a spiriti più intransigenti, ma anche dell'eterno conflitto tra oppressiva tradizione e libertà personale che non manca mai nelle opere della Deledda. Finale un pochino scontato, a mio parere.
Avevo del tutto dimenticato la scrittura di Grazia Deledda. Le descrizioni della natura e delle emozioni e sentimenti dei protagonisti sono di una bellezza sconcertante.
Il vecchio Ulpiano Melis ha bisogno di un servo che lo aiuti nella gestione dell'ovile, ma per colpa della guerra non trova nessuno. Un giorno però arriva il sedicenne Luca che accetta il lavoro. L'anziano inizia a trattare Luca quasi come un figlio, tutti ne sono felici tranne la giovane nipote Francesca, che non riesce a sopportare il nuovo arrivato.
Questo romanzo ci porta nella campagna sarda, dove la vita di Ulpiano Melis si divide tra il lavoro in campagna e la famiglia. Grazie Deledda ci mostra attraverso le sue parole la bellezza di questi luoghi quasi incontaminati dalla mano dell'uomo, che oggi ci sembrano così lontani.
Ci parla anche di sentimenti, dell'affetto che può nascere in un anziano che vede nel ragazzo giovane un nipote che lo aiuta e lo sostiene, che capisce la natura e gli animali. Ma anche di rabbia, gelosia, di sentimenti che non si capiscono e azioni che fanno male agli altri. Grazia Deledda ci parla anche di segreti, di vite che non seguono il percorso stabilito dai genitori, di libertà di scelta.
È un romanzo che unisce la saggezza dell'età, all'impetuosità della giovinezza, regalandoci quindi una storia che mostra le tante sfaccettature dell'animo umano.
Un' immersione totale nel mondo pastorale sardo in cui si respirano i profumi della natura, ma soprattutto un romanzo breve che indaga chirurgicamente l'animo umano, mostrando tutte le passioni di cui è composto: odio, ira,vendetta,menzogna, amore, compassione, rendendo al lettore un quadro a tinte forti che non si può fare a meno di ammirare.
Capisco che possa piacere lo stile colorato e pittoresco, i paesaggi, l’ambientazione rurale e la descrizione di questi sentimenti quasi primordiali che assalgono i protagonisti, ma non è proprio il mio genere. Sembrava una favola di Fedro.