Macno ha saputo farsi strada nella vita e conquistare il potere: si è servito della televisione come mezzo privilegiato di persuasione; ha costruito, in un Paese che ricorda da vicino l'Italia di oggi, una insensibile dittatura; e ha scelto di circondarsi di una folla di fedeli e adulatori. Ma qualcosa nel suo potere si sta incrinando: quando Liza sbarca alla sua corte per intervistarlo, nel palazzo si respira un'aria da ultimi giorni del regime. Eppure un sussulto di verità sta per scuotere Macno: il dittatore potrebbe perdere ciò che ha raggiunto, ma anche intrecciare la sua vita a quella di Liza... Uscito per la prima volta nel 1984, Macno si pone non solo come un romanzo avvincente, ma anche come un'acuta riflessione sui meccanismi della comunicazione di massa, sul carisma dei leader e sull'eterno gioco dei sentimenti.
Ho riletto questo libro a distanza di circa 20 anni da quando, in adolescenza ho letto tutti o quasi i titoli di questo autore. E beh, è stata una grande delusione! Devo ammettere che questo, insieme a Uto non è stato già allora uno dei miei romanzi favoriti, ma comunque allora le emozioni e le utopie adolescenziali che caratterizzano un po' tutte le sue opere erano riusciti comunque a risvegliare delle sensazioni positive e di romanticismo che un po' viene disilluso, un po' no. Ma rileggere oggi di questo “eroe” tormentato e fuori dal mondo, mai tranquillo e sempre alla ricerca di qualcosa che non trova, di queste donne che vivono amori fanciulleschi lasciandosi tirare ovunque lui voglia senza sapere bene dove stanno andando, completamente insoddisfatte della loro vita e fortemente insicure, mi ha provocato una calma piatta, noia e disinteresse, come di tappe già vissute e ampiamente superate che ormai lasciano il tempo che trovano. Il personaggio di Liza, soprattutto nei suoi modi di fare da spaesata e confusa, e nel modo in cui tratta Ted, mi ha causato una forte forte antipatia; mentre positivo è secondo me il colpo di scena finale che sembrerebbe voler trasmettere quale sia secondo l’autore la fine inevitabile a cui vanno incontro certe utopie, come certi personaggi sempre insoddisfatti e che cercano all’ esterno certezze.
Δεν ξέρω γιατί ο Μάκνο δεν αγαπήθηκε και έχει τόσο κακή βαθμολογία. Πρόκειται για ένα υπέροχο έργο.
Ο Μάκνο είναι ένας τριαντάχρονος πρώην ροκ σταρ, ηθοποιός, στη συνέχεια παρουσιαστής μιας πολιτικής εκπομπής, και όταν τον γνωρίζουμε είναι δικτάτορας και κυβερνάει μια χώρα διαλυμένη από τη διαφορά, η οποία δείχνει να τον λατρεύει. Δεν έχει καμία σχέση με έναν τυπικό δικτάτορα. Βρέθηκε στην εξουσία με τις αγνότερες προθέσεις, και δεν ξέρουμε λεπτομέρειες σχετικά με αυτό. Πρόκειται για έναν αξιολάτρευτο, πολύ καλλιεργημένο και μορφωμένο άνθρωπο, δεινό ρήτορα και εκ γενετής ηγέτη. Τον γνωρίζουμε όμως και σε προσωπικό επίπεδο, όπου αποδεικνύεται ένα άτομο αυτοκαταστροφικό, νάρκισσος και ανασφαλής, διαρκώς ανήσυχος και ανικανοποίητος. Η επιπολαιότητα, αλλά κυρίως η ανυπομονησία και η ειλικρίνειά του, που καθιστούν τους πολιτικούς ελιγμούς και την εφαρμογή πολιτικής στρατηγικής αδύνατα, τον φέρνουν σε τέλμα. Παρακολουθούμε την πτώση του που ίσως να είναι παράλληλα και λύτρωσή του.
Ο συγγραφέας τα αφηγείται όλα αυτά σε ένα άψογο τέμπο, κυρίως με δράση και διαλόγους, όπου τίποτα από όλα αυτά περί πολιτικής δεν καθίσταται βαρετό. Είναι μάστορας στο να μεταφέρει την ατμόσφαιρα και δεν είναι τυχαίο που έχει συνεργαστεί με τον Φελινι ως βοηθος σκηνοθετη. Οι ερωτικές του σκηνές είναι πολύ καλοφτιαγμένες, οι χαρακτήρες ζωντανοί και ξεχωριστοί.
Argumento apetecible echado a perder por la lentitud, la falta de coherencia de los personajes y en general la mala atmósfera creada. Puede que sea más hater del merecido poraue fue un libro que me tuve que leer para la eoi cuando tenía ganas de leerme otros libros de mi mesilla
Mah! Tanti ne parlano benissimo, ma i due libri che ho letto mi hanno un pochino deluso, o per meglio dire, non mi hanno soddisfatto. Nel caso in questione, "Macno" mi è sembrato anche un pò banale in certi aspetti, con tanti schemi non originali... Lettura in ogni caso scorrevole e tranquilla; ho altri titoli suoi in libreria e quindi aggiornerò il mio giudizio dopo le prossime letture.
ricordo che leggendo il libro mi colp�� per due cose: - Macno mi faceva pensare ad un ipotetico Fiorello (anche fisicamente) dei tempi del karaoke; - �� il primo libro di De Carlo che ho letto (ma poi c'�� anche Yucatan) scritto in maniera impersonale.
Il libro ha una bella dose di introspezione del personaggio principale mentre quella della voce narrante rimane sfumata e a tratti inafferrabile. In alcuni passaggi ho però avvertiti una certa superficialità, certi aspetti potevano essere sviscerati meglio. Nel complesso un libro che dà molti spunti di riflessione.
E' allucinante che questo libro abbia 2,82 di media su Goodreads. Come è allucinante che in generale tutti i libri di De Carlo abbiano un punteggio bassissimo. Forse Macno non sarà il capolavoro del ventesimo secolo, ma è un ottimo libro. Tanto per cominciare perché De Carlo - al contrario dell'80% degli scrittori italiani, inclusi quelli più celebrati - sa scrivere. La sua prosa è un piacere per gli occhi. In secondo luogo Macno come personaggio è un grande eroe tragico: un giovane che ha cercato di cambiare il paese in cui vive ed è finito preda del suo stesso narcisismo. Anche l'atmosfera del libro è sinceramente avvolgente, quell'aria da fine di regime, con la sensazione crescente che stia per succedere qualcosa. E infine, il fatto che uno scrittore, nel pieno degli anni '80 dell'Italia quinta potenza economica mondiale e della Milano da bere si lanci in una critica così sentita della società del nostro paese, non vale niente? Una critica, beninteso, non ideologica, per partito preso, ma candidamente estetica e morale. Avevo letto questo libro all'epoca dell'università e mi era piaciuto molto. L'ho ripreso in mano 25 anni dopo e pensavo che forse avrei cambiato parere, invece penso sempre che sia un ottimo libro. Forse in circostanze diverse avrei dato 4 stelle, ma non posso non darne 5 per bilanciare almeno un poco il grave torto che sta subendo. Viva De Carlo.
La prossima volta che, dopo aver letto il libro d'esordio di uno scrittore e averlo trovato orrendo, mi costringerò ad affrontare anche il secondo confidando in un miglioramento, siete autorizzati a scudisciarmi a sangue.
Sinceramente non ho capito cosa volesse rappresentare l'autore con questo libro. Non mi ha dato nulla né a livello emotivo né nella caratterizzazione dei personaggi. Per lunghi tratti appare come la sceneggiatura di un film mai prodotto. Deluso e dispiaciuto.
Qualcuno lo scambia per una profezia del berlusconismo e dello strapotere delle televisioni e forse sarà anche così. Il problema però è che il romanzo è noioso, la storia è pesante, i personaggi irrisolti e la trama è profetica quanto può esserlo il nulla. In compenso il linguaggio è elementare e pretenzioso nello stesso tempo, e la grammatica farebbe inorridire una maestra di terza elementare. Primo e ultimo De Carlo della mia vita.