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Il giorno del giudizio

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In Sardegna, in quest’isola di «demoniaca tristezza», una città che è un «nido di corvi», Nuoro, abitata da gente che «sembra il corpo di guardia di un castello malfamato». E in questo paese «che non ha motivo di esistere», una vecchia famiglia, i Sanna Carboni, di notai agiati, rappresentanti di un’autorità che appartiene, in tutti i sensi, a un altro mondo. "Il giorno del giudizio" segue la storia di questa famiglia tra la fine del secolo scorso e i primi decenni del nostro: e, insieme a essa, di tutto il paese di Nuoro, dai notabili alle «donne ricche e pallide che sognavano e intristivano nella clausura», dai pastori ai banditi, agli oziosi del Corso, ai preti, ai vagabondi, alle prostitute. E, se pure le vicende dei Sanna formano la spina dorsale del libro, i personaggi si mescolano tutti in un groviglio inestricabile. Il loro vero ‘luogo comune’ è in realtà la morte, il camposanto di Nuoro «dominato dalla rupe, che sembrava una parca». Più che una nuova saga familiare, con quel certo andamento pletorico e in fondo prevedibile che appartiene al genere, questo libro potrebbe essere definito un romanzo metafisico. Qui i vivi e i morti, la Legge e le donne, gli innocenti e i criminali sono come spinti da un turbine rapinoso a presentarsi alla memoria di chi li racconta, sono fantasmi che perseguitano lo scrittore, che poi è uno dei loro e inavvertitamente racconta se stesso come fantasma. Tutti gli si avvicinano «scongiurandolo di liberarli dalla loro vita». Ma, perché ciò avvenga, bisogna che il grande fiume del vivere si arresti in quell’«atto antiumano, inumano» che è il giudizio, come Satta lo definiva in un suo saggio giuridico: «un atto veramente – se lo si considera, bene inteso, nella sua essenza – che non ha scopo». Ma «di quest’atto senza scopo gli uomini hanno intuito la natura divina, e gli hanno dato in balìa tutta la loro esistenza». Per la Nuoro di Satta, che ignora la Storia, «la vera e la sola storia è il giorno del giudizio», così come l’unico peccato, per il codice oscuro e implacabile del luogo, è «il peccato di essere vivi». Dietro la prosa scarna, dietro le storie asciutte e feroci, dietro la concretezza durissima dei fatti, sentiamo in queste pagine una continua febbre visionaria. Sospeso nel momento innaturale e veggente del giudizio, un intero mondo parla qui per la prima volta e si inabissa: ogni sua traccia ha in queste pagine un’intensità violenta, dolorosa e, a tratti, di disperata dolcezza. Alla fine sentiamo che davvero «il sogno galoppava in quelle brulle lande».

292 pages, Kindle Edition

First published January 1, 1977

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About the author

Salvatore Satta

16 books5 followers
Salvatore Satta, scrittore e giurista, nasce a Nuoro il 9 agosto 1902, ultimo figlio di Satta Salvatore, notaio di Nuoro, e di Galfrè Valentina.
Consegue il diploma di licenza liceale presso il Liceo "Azuni" di Sassari nel 1920 e si laurea in Giurisprudenza col massimo dei voti e la lode nell'Ateneo della stessa città nel 1924, discutendo la tesi sul Sistema revocativo fallimentare.
Una malattia lo costringe ad interrompere il tirocinio di avvocato presso il noto giurista milanese Marco Tullio Zanzucchi e a ricoverarsi per circa due anni nel sanatorio di Merano, dove scrive La veranda, un romanzo sulla propria e altrui sofferenza.
Nel 1932 consegue la libera docenza all'Università di Camerino dove riceve l'incarico per l'insegnamento di Diritto Processuale Civile. Successivamente diventa titolare di cattedra a Macerata, Padova, Genova e, infine, a Roma.
Si sposa a Trieste nel 1939 con Laura Boschian, un'assistente volontaria alla cattedra di Letteratura Russa, dalla quale avrà due figli, Filippo e Gino.
Pubblica numerosi studi giuridici tra cui un monumentale Commentario al Codice di Procedura Civile e Diritto processuale civile, un'opera complessa in cinque volumi che gli conferisce una certa notorietà nell'ambiente dei giuristi.
Fra il '44 e il '45 scrive il De profundis, mirabile affresco sulla condizione umana, originato dalle riflessioni sulla negativa esperienza maturata durante il periodo della guerra.
Nello stesso anno viene nominato Pro-rettore all'Università di Trieste e a tale titolo pronuncia il Discorso Inaugurale per l'anno accademico 1945/46, rimasto celebre per lo spiccato spirito democratico che lo anima e per la sottesa polemica posizione sia nei confronti del fascismo che del comunismo.
Tra le sue opere vanno ricordate anche: Poesia e verità nella vita del notaio, pubblicato in Vita notarile del 1955, Soliloqui e colloqui di un giurista del 1968, Quaderni del diritto e del processo civile del 1969 e diversi manuali ed articoli di carattere giuridico pubblicati su riviste e quotidiani.
Nel 1970 inizia il suo capolavoro Il giorno del giudizio, pubblicato postumo nel 1977 dalla Casa Editrice Cedam, specializzata in pubblicazioni giuridiche. Inizialmente il romanzo passa sotto silenzio ed è quasi totalmente ignorato dalla cosiddetta critica ufficiale. Si deve a Roberto Calasso, dietro segnalazione del professor Mercadante, il successivo rilancio dell'opera da parte della Casa editrice milanese Adelphi che la pubblica nel 1979, con un'operazione pubblicitaria tra le più efficaci degli ultimi anni, creando uno dei casi letterari del secolo.
Il libro suscita sconcerto e malcontento sopiattutto a Nuoro, dove molti si riconoscono nei personaggi descritti.
Oggi il romanzo, tradotto in diciassette lingue, è considerato un'opera letteraria di grande spessore e riscuote ampi consensi da parte della critica più qualificata.
Colpito da un male incurabile, Salvatore Satta muore a Roma il 19 aprile 1975.

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Profile Image for Orsodimondo.
2,459 reviews2,432 followers
April 18, 2022
DORMONO SULLA COLLINA


Cimitero degli Inglesi di Firenze.

Ho ritrovato tutti i personaggi di Spoon River.
Più tutti quelli che là mancavano, se ne mancavano.
C’è l’umanità intera nel libro di Satta, quella che è stata, che è, e che probabilmente sarà.

description

Sono parole scritte sullo specchio, perché tutti ci si possa riconoscere: io ho visto mio padre, e i padri, mio figlio, e i figli, i miei fratelli tutti.
E ho visto anche me stesso.
Ho avuto voglia di scandire ad alta voce “Ich bin ein Nuorese”, anche se con intenzione un po’ diversa da quella di JFK.

description

Nuoro un po’ Spoon River un po’ Macondo, tra Salina (principe di) e Lampedusa (Giuseppe Tomasi di).

Nuoro chiusissima nei suoi riti solenni, a cominciare dal lavoro, trascende la chiusa isola che la serra, abbraccia
quella cosa ineffabile e senza padroni che è la vita, il mistero pagano della natura che si accompagna al mistero cristiano,
come se tutta l’esistenza si fosse svolta in un solo istante e in tutti gli istanti dalla nascita del mondo.

description

I suoi personaggi, la sua gente, sia quella che resta che quella che parte per andare a cercare pane migliore di quello di grano, si dedica al denaro, all’amore e alla vita.
Al contrario del suonatore Jones.
Stanno al mondo perché c’è posto, come direbbe Don Sebastiano?

description

Di sicuro, tutti devono salire la collina per andare a dormire: in una terra che forse neppure aldilà concederà la pace del riposo.
Il cimitero ha braccia larghe, ma il tempo passa e il posto manca, chi si è amato e chi si è odiato e chi si è ignorato, finiscono tutti uno addosso all’altro, avvinti in un’eternità disordinata da cui forse solo Satta saprà liberarli.
Ma io ne dubito.

description

Dove se n'è andato Elmer
che di febbre si lasciò morire
Dov'è Herman bruciato in miniera.

Dove sono Bert e Tom
il primo ucciso in una rissa
e l'altro che uscì già morto di galera.

E cosa ne sarà di Charley
che cadde mentre lavorava
dal ponte volò e volò sulla strada.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

description

Dove sono Ella e Kate
morte entrambe per errore
una di aborto, l'altra d'amore.

E Maggie uccisa in un bordello
dalle carezze di un animale
e Edith consumata da uno strano male.

E Lizzie che inseguì la vita
lontano, e dall'Inghilterra
fu riportata in questo palmo di terra.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dove sono i generali
che si fregiarono nelle battaglie
con cimiteri di croci sul petto

dove i figli della guerra
partiti per un ideale
per una truffa, per un amore finito male

hanno rimandato a casa
le loro spoglie nelle bandiere
legate strette perché sembrassero intere.

Dormono, dormono sulla collina
dormono, dormono sulla collina.

Dov'è Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant'anni
e con la vita avrebbe ancora giocato.

Lui che offrì la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all'amore né al cielo.

Lui sì sembra di sentirlo
cianciare ancora delle porcate
mangiate in strada nelle ore sbagliate

sembra di sentirlo ancora
dire al mercante di liquore
"Tu che lo vendi cosa ti compri di migliore?”


description
Profile Image for Ubik 2.0.
1,074 reviews294 followers
November 8, 2019
“Tu stai al mondo solo perché c'è posto”

Mi sono avvicinato a questo libro sapendone poco o nulla, guidato dalla valutazione positiva da parte di diversi amici, e ne sono rimasto totalmente sorpreso, spiazzato e in un certo senso incantato. Sorpreso, perché quello che dall’incipit mi appariva soltanto come un solido romanzo novecentesco, una classica saga familiare incentrata sulle vicende dei Sanna, il cui capofamiglia monopolizza le prime intense pagine, si rivela un affresco che abbraccia progressivamente tutta la città di Nuoro (a dire il vero più un “paesone” che una città, in quel primo novecento…) e poi assumendo una dimensione pressoché universale.

Spiazzato dal constatare dopo alcune pagine, che la “Parte Prima” occupa in realtà l’intero volume e la “Parte Seconda” è quasi una postilla simile a un epitaffio lungo meno di una pagina.

E così, addentrandomi quasi per caso nel mondo descritto da Satta, un mondo in apparenza tanto diverso dal mio, ho visto sfilare una galleria di figure che in tutta la parte centrale di “Il giorno del giudizio” non sembra seguire un percorso narrativo definito ma si accumula per digressioni, racconti, leggende, accompagnate e arricchite da sapori, odori, sensazioni e passioni che, per farla breve, mi hanno incantato.

Si tende a parlare di sé e delle proprie emozioni di fronte a questo simil-romanzo perché esso, nella sua sostanza è quasi indescrivibile, tanti e tali sono i percorsi che lo attraversano. Fra i quali, volendo, si possono rammentare l’arrivo della corrente elettrica, l’avventura politica di Ricciotti, l’eredità di Pietro Catte, il destino di Gonaria o lo strano titubante approccio agli studi, alla professione e alla vita di Ludovico Sanna, ma si farebbe un torto a tante altre microstorie ugualmente rilevanti e a “Il giorno del giudizio” in toto, concepito senza una gerarchia, né un vero protagonista, poiché Don Sebastiano Sanna, la moglie Donna Vincenza e i loro sette figli rappresentano la cornice di un universo che si compone di infiniti fili narrativi, quasi una “Recherche” magistralmente racchiusa in meno di 300 pagine e con uno stile che possiede la magia di manifestarsi ricchissimo ma essenziale allo stesso tempo.

E quando nella parte finale il tempo trascorso agisce sui personaggi e su tutta la comunità senza distinzioni di censo o mestiere, con il conseguente inevitabile accumulo di traversie e poi di lutti, allora il romanzo aggiunge al suo già ricco e variegato tragitto un’ulteriore dimensione che getta un velo di profonda universale malinconia, in cui molti hanno giustamente percepito un’eco mediterranea di Spoon River. E la camminata (sembrerebbe irriverente definirla “passeggiata”…) che il narratore a un certo punto compie nei vialetti del cimitero di Nuoro, fra “gli ovali di smalto” che ornano le lapidi, è quasi una parafrasi dell’intero libro.

Da qualche anno sto recuperando i romanzi principali della narrativa italiana del novecento (o quanto meno quelli indicati da amici che hanno dimestichezza con un genere che in passato io ho trascurato). Ne ho tratto ottime soddisfazioni e alcune piccole delusioni ma, per quanto mi riguarda, credo che questo romanzo ne rappresenti uno dei vertici assoluti e, se in precedenza ignoravo perfino il nome dell’autore, uno dei più sottovalutati.
Profile Image for Noce.
208 reviews364 followers
June 4, 2014
Esiste il contrario del déja vu. Lo chiamano jamais vu.
Più o meno è come quando ti imbatti in cose o persone che dovresti conoscere, ma a te sembrano nuove.

Questo libro mi ha fatto lo stesso effetto.

Salvatore Satta è un nuorese DOC. E "Il giorno del giudizio" parla di Nuoro, per Nuoro, pro Nuoro e contro Nuoro.

E io a Nuoro ci abito.
E di tutto ciò che c'è scritto nel libro non ho potuto riconoscere niente. E non è solo perché sono troppo giovane per ricordarmi i tempi che furono.
È anche perché i tempi cambiano non solo le cose e le persone, ma anche i modi e il sentire, e il dire, e il fare.

Quel rapporto tra il contadino e la sua terra, io lo posso solo immaginare. La vita errabonda del pastore sotto il cielo ingrato, la posso solo intuire.
L'ozio del possidente che guarda seduto al bar i suoi concittadini, fiero e certo di essere un gradino sopra tutti, non è la stesso del figlio di papà sul SUV che guarda il culo della commessa di Calzedonia ondeggiare per strada.

La costruzione di un ricordo non dev'essere una cosa facile. Soprattutto quando l'inizio della tua vita è rimasto intriso di sentimenti atavici che adesso sono morti insieme all'ignoranza e alla genuinità.
E dev'essere difficile anche ricostruire le vite delle persone che hanno animato i propri ricordi. Si rischia di scoprire cose di se stessi che non ci piacciono. Si rischia di vedere le cose come stanno. E di non rendere giustizia ai morti.

Eppure Satta ce l'ha fatta. Nonostante le sue paure, ha sollevato il velo pietoso di vite miserabili e comunque giuste nel fluire del loro percorso; e le ha deposte piano, ancora una volta, sui loro sepolcri, restituendo loro dignità, quella che gli è stata tolta dallo sguardo "abituato" dei loro contemporanei.

C'è un introspezione profonda di Nuoro in questo libro, che è la stessa che avrei potuto cogliere negli aneddoti che mio padre racconta di quando era adolescente, ma che non può fare, perché è un dono riuscire a raccontarsi e a raccontare. Nuoro è un' isola dentro un'isola. Adesso lo so. Prima lo sentivo e basta. Ora ne ho la consapevolezza.
Sia lodata la scrittura, che permette di fermare le cose che vediamo sulla carta, e sia lodata la volontà di chi ne vuol far partecipi tutti, anche quando l'autore non ne ha avuto il tempo, o aveva paura di farlo.

"Sono stato una volta piccolo anch'io, e il ricordo mi assale di quando seguivo il turbinare dei fiocchi di neve contro la finestra. C'erano tutti allora nella stanza ravvivata dal caminetto, ed eravamo felici perché non ci conoscevamo. Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti resusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale. È quello che ho fatto io in questi anni, che vorrei non aver fatto e continuerò a fare perché ormai non si tratta dell'altrui destino ma del mio."(Pag 267)

Salvatore, mi dispiace solo non aver la tua stessa sapienza e arte nella scrittura e non poter così raccontare il tuo "giudizio finale". Spero che chi ti ha conosciuto e letto, stia cercando di farlo in qualche modo. Basterebbe anche lo facesse per se stesso. Chiunque dopo aver letto il tuo libro, vorrebbe risuscitare in una storia, come hai fatto tu con le anime di chi ti è passato accanto. Grazie per la memoria che ci hai restituito senza chiedere niente in cambio. Grazie.
Profile Image for Laura V. لاورا.
543 reviews80 followers
March 27, 2018
“[…] i morti sono sciolti da tutti i problemi, meno che da uno solo, quello di essere stati vivi.”

È la storia dei Sanna, dei Mannu e dei tanti “don” che, a torto o a ragione, vivono circondati da un alone di nobile prestigio, ma anche di modesti preti e maestri di scuola, di contadini e pastori e di tutti quei disgraziati che stanno al mondo soltanto perché c’è posto.
È la storia di solitudini e infelicità sepolte, alla pari di molte donne, dietro imposte perennemente chiuse; la storia di miserie, non esclusivamente materiali, e ricchezze centellinate e agognate, anche se, come dice qualcuno, ricco è solo il cimitero; di certezze del passato e illusioni del futuro che, sfiorandosi, incombono entrambe su un presente in bilico precario tra padri e figli.
Sullo sfondo la Nuoro del primo Novecento, nient’altro che “un nido di corvi, […] come e più della Gallia, divisa in tre parti”, la quale, talvolta con stupore (come per l’avvento della luce elettrica), talaltra con orrore (come in occasione dello scoppio improvviso della Grande guerra che famelica reclama al fronte giovane carne da macello), scopre a poco a poco di essere parte di un mondo più grande che va ben oltre le strade polverose e diffidenti che corrono tra il Corso e i borghi di Sèuna e San Pietro.
Un affresco monumentale, altro aggettivo mi par poca cosa, di una città, di un’epoca e di una umanità travagliata, evocata affinché si liberi del proprio fardello di memorie in un pietoso ed eterno giorno del giudizio.
Profile Image for Siti.
406 reviews165 followers
September 16, 2017
Pubblicato postumo nel 1977 e scritto da un giurista che per un’intera esistenza coltivò gli studi letterari, l’opera può ascriversi alla condizione giuridica di lascito testamentario non come atto privato ma pubblico. La pubblicazione ha reso nota la grandezza di uno scrittore che in vita fu restio, accantonato il tentativo letterario con “La veranda”, a darsi un posto nel mondo delle lettere. Lo stesso Satta, celato sotto le spoglie del narratore, scrive e si augura che un momento di lucidità, prima della morte gli impedisca di mantenere vive e pubblicabili le sue parole facendolo così assurgere a certa immortalità.
E invece il romanzo esce ed esce postumo e ci dona il valore di un’esistenza persa dentro altre 7000, quali gli abitanti di Nuoro agli inizi del Novecento, qui rappresentati.
La voce narrante è lui, un giudice in pensione: si cela tra una miriade di personaggi che fa affiorare dalla sua memoria di vita per dar vita ad un romanzo corale dove unico protagonista è il giudice - metafora della solitudine umana - e unico oggetto il giudizio. Il narratore alterna la sua visone esterna all’ottica interna e presentandoci Don Sebastiano, notaio, e la sua famiglia, una moglie e sette figli, ci cala in un mondo che dal particolare assurge all’universale. E mentre il narratore cerca “di fermare onde di ricordi che si accavallano in un assurdo disordine, come se l’esistenza si fosse svolta in un solo istante”, si conosce Nuoro, la sua storia, le sue famiglie, l’importanza della vigna, l’atto della panificazione, il “fiat lux” dell’avvento dell’illuminazione pubblica, il progredire del tempo, dei tempi, degli uomini, dei costumi. E la terra inghiotte gli uomini e le discendenze si succedono e le storie individuali si disperdono in una storia universale e vita e morte si confondono.
Il narratore allora, fatti riaffiorare uomini e ricordi, imborghesito e al limitare della sua esistenza, dal cimitero, ove come in sogno si è recato speranzoso di non essere veduto assurge a “ridicolo dio” e chiama a sé i morti come nel “giorno del giudizio”. Scrivendone la storia si sente non tanto demiurgo quanto giudice e prosegue nel far affiorare uomini e ricordi: i maestri, la scuola, l’episcopio, i monsignori... Diventa quindi giudice di se stesso, gli altri lasciandoli all’oblio della storia e della vita, quando il ricordo soggiunge pungente e diventa anche la richiesta di perdono di un figlio che un giorno rifiutò l’atto d’amore della mamma sì da crucciarsene tutta la vita.
L’ottica straniante attinta dal modulo verista completa l’effetto di smarrimento lasciato al lettore che, scoprendo un piccolo fazzoletto di terra abitata da qualche anima, ritrova la peculiarità di una singola esistenza liquefatta nella moltitudine delle altre.

Un libro sulla morte, un libro sulla vita, una riflessione amara sulla condizione umana che a tratti mi ha ricordato Saramago, un libro sulla solitudine della condizione esistenziale, un libro sulla ineluttabilità del destino che forse alla fine assolve Dio dopo averlo a lungo chiamato in causa e a giudizio.
Profile Image for Gattalucy.
380 reviews160 followers
January 20, 2021
perchè in definitiva ognuno vuol essere se stesso con la sua consapevole mediocrità

Difficile raccontare questo libro. Alcuni lo descrivono come la Spoon river nostrana, altri lo paragonano a Cent’anni di solitudine, ma ne l’uno ne l’altro accostamento mi soddisfa. Satta racconta non solo la famiglia del notaio Sebastiano Sanna, ma sente l’esigenza di mettere sulla carta il microcosmo della Nuoro della sua infanzia, quella Nuoro di 7051 abitanti, borghesi, pastori e contadini animati da uno spirito distruttivo che li spinge gli uni contro gli altri, personaggi emblematici di una tragica condizione esistenziale, a tratti biblici, riuniti sotto un comune cielo che assiste a quel risolversi dei destini singoli in una destinazione comune: la morte.
Oltre alla Nuoro di allora un altro protagonista del libro resta il tempo, e come in Marquez le formiche si riprendono alla fine ciò che era loro dei resti di Macondo, qui il cimitero raccoglierà alla fine tutti, senza far mancare un nostrano realismo magico con la processione degli spettri che accompagnano le ossessioni dei vari personaggi che popolano un universo dove tutti si conoscono e giocano un ruolo predestinato.
Ed è proprio con le differenziazioni sociali, i nobili, i borghesi, i contadini, i pastori, che Satta libera la Sardegna da quell’aria un po’ romantica se pur tragica di una Deledda, o disperata di un Gavino Ledda.
“Tutte le nobiltà nuoresi erano della stessa radice, ma avevano valorizzato la loro nobiltà con lunghi secoli di inerzia, badando a non lavorare, ma a conservare le terre, riscuotendo i fitti e reimpiegandoli in altre terre”
La sua vera poesia sono gli uomini e le donne che popolano questo universo barbaricino: gli scapoli oziosi del caffè sul corso, le donne in costume che in Sardegna “non contano niente”, i pastori/ladri dediti all’abigeato, i preti e i canonici in preda a rivalità deliranti, i sacrestani, i maestri, i contadini che vivono in spelonche e lavorano fino a sfiancarsi una terra che non sarà mai loro.
Mi è venuto spontaneo ricordare Carlo Levi quando in Cristo si è fermato a Eboli denuncia il vero cancro del meridione: “la piccola borghesia dei paesi, classe degenerata, fisicamente e moralmente, incapace di adempiere la sua funzione, e che solo vive di piccole rapine e della tradizione imbastardita di un diritto feudale.”
Satta, nella realtà figlio di un notaio nuorese come il protagonista del libro, si riconosce in quella borghesia che genera avvocati che non hanno mai lavorato, e non la risparmia, ma ha gli occhi velati dalla nostalgia di chi ricorda un mondo che non c’è più.
“Sono stato una volta piccolo anch’io, e il ricordo mi assale di quando seguivo il turbinare dei fiocchi di neve col naso schiacciato contro la finestra. C’erano tutti allora, nella stanza ravvivata dal caminetto, ed eravamo felici poiché non ci conoscevamo. Per conoscersi bisogna svolgere la propria vita fino in fondo, fino al momento in cui si cala nella fossa. E anche allora bisogna che ci sia uno che ti raccolga, ti risusciti, ti racconti a te stesso e agli altri come in un giudizio finale”

Libro imprescindibile. Un piccolo tesoro della nostra letteratura quasi sconosciuto.
Profile Image for piperitapitta.
1,050 reviews467 followers
October 10, 2016
Se non si muore, si vive.

Splendido affresco di una Nuoro che non c'è più, rievocata da Satta in questo romanzo per mezzo di pennellate ora più decise, ora appena accennate, che di ritratto in ritratto, come in un'Antologia di Spoon River barbaricina ma nelle quali si ode l'eco della vicina e allo stesso tempo lontana Sicilia del Gattopardo, danno vita ad un'opera ricca di umanità e di sentimenti, di luci accecanti e di ombre cupissime, di vita e di morte.
Non è un libro facile però, bisognerà avere voglia di perdersi per questi luoghi aridi, bruciati dal sole o sferzati dal vento, di sentirsi addosso gli occhi di tutti, lungo il corso, da dietro le finestre o dai tavolini del caffè Tettamanzi; bisognerà calarsi nei pensieri inespressi di chi è abituato a fare i conti solo con la povertà ed il raccolto, di chi come Don Sebastiano, è sempre stato abituato a "tirare le somme" e a non dover mai essere costretto a "cercare il pane migliore di quello di grano", di chi ha chiuso la propria vita alla vita consacrandola ad un dio che la deluderà o ad un marito e ad una famiglia di cui sarà contemporaneamente schiava e regina, o di chi invece riuscirà solo nella follia a ritrovare se stesso, o nel suono delle campane la sua vita; di chi partirà per tornare, di chi tornerà per morire, di chi scoprirà la lettura, la guerra, il continente, la politica, l'amore, l'odio, la vita.
Bisognerà aver voglia di essere di volta in volta, brigante e contadino, maestro e notaio, vescovo e politico, uomo e donna, e poi ancora bambino, canonico, becchino, santa maria, séuna, san pietro, vigna, gregge, terra.
È un quadro che apparirà lentamente ai nostri occhi, che non si rivelerà all'improvviso nella sua compiutezza, ed è proprio questa la difficoltà di lettura, l'assenza totale di fretta perché, nonostante Satta più di una volta cerchi di ricordare a se stesso che la fine è vicina, è un perdersi assoluto nei meandri della mente, è il riaffiorare a volte dolce e a volte straziante dei ricordi e del vissuto, del sentito dire, del tramandato; è il quieto vagare tra le solitudini dei cuori e delle menti; è il testamento di un uomo che sa di avere ormai, davanti a sé, solo il giorno del giudizio e cerca di strappare all'oblio le figure che hanno popolato la sua vita e che riaffiorano come fantasmi nella sua mente perché, in fondo, tutti e nessuno stanno al mondo solo perché c'è posto.
Bisognerà aver davvero voglia di perdersi tra queste pagine, solo così sarà possibile amarle.

Profile Image for Dimitri.
176 reviews72 followers
August 24, 2023
Nulla è più eterno, a Nuoro, nulla più effimero della morte. Quando muore qualcuno è come se muoia tutto il paese. Dalla cattedrale – la chiesa di Santa Maria, alta sul colle – calano sui 7051 abitanti registrati nell’ultimo censimento i rintocchi che danno notizia che uno di essi è passato: nove per gli uomini, sette per le donne, più lenti per i notabili (non si sa se a giudizio del campanaro o a tariffa dei preti: ma un povero che si fa fare su toccu pasau, il rintocco lento, è poco men che uno scandalo). L’indomani, tutto il paese si snoda dietro la bara, con un prete davanti, tre preti, l’intero capitolo (poiché Nuoro è sede di un vescovo), il primo frettoloso e gratuito, gli altri con due, tre, quattro soste prima del camposanto, quante uno ne chiede, e veramente l’ala della morte posa sulle casette basse, sui rari e recenti palazzi. Poi, quando l’ultima palata ha concluso la scena, il morto è morto sul serio, e anche il ricordo scompare.

Il ricordo dei fatti accaduti e delle persone vissute a Nuoro tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento sarebbe andato perduto se il giurista Salvatore Satta non avesse scritto questo libro.

Ho riletto dopo qualche giorno (scrivere non è il mio mestiere, e poi ho tante piccole cose da fare, ora che sono stato admis à la retraite, come pietosamente dicono i francesi) le cose che ho buttato giù senza troppo pensarci, e mi sono reso conto di quanto sia difficile fare la storia, se non addirittura impossibile. Non c’è una parola di quelle che ho scritto che non sia vera e ho addirittura sofferto nel rileggere. Eppure la realtà di Don Sebastiano e di Donna Vincenza non è o non è tutta in queste cupe immagini. Il fatto è che tra Don Sebastiano e Donna Vincenza, come fra ogni uomo, illustre o oscuro che sia, c’era la vita, e la vita non si riduce mai a un ritratto, o a una fotografia. Neppure il cinematografo riproduce la vita, perché anche se si muovono, non sono che fotografie, l’una dopo l’altra. Ora la vita di Don Sebastiano e di Donna Vincenza non era soltanto la loro, era la grande casa in cui convivevano, erano i figli che la popolavano, la gente che vi andava per mille faccende, era Nuoro intera alla quale essi appartenevano e che ad essi apparteneva, come in una misteriosa comunione. Forse solo la musica nella sua astrattezza potrebbe rappresentare questa comunione di angeli o di diavoli che sia, e forse la vera e la sola storia è il giorno del giudizio, che non per nulla si chiama universale.
Profile Image for Nora Barnacle.
165 reviews125 followers
February 1, 2020
Sudnji dan se bavi svakodnevicom neke živopisno varošice na Sardiniji u periodu od nije-još-uvedena- struja do završio-se-drugi-svetski-rat. Sata mi deluje kao neki mili čovek koji voli svoj gradić, rešio je da ga sačuva od zaborava, pa ga slika emotivno toplo i lepo. Nežan je prema galeriji svojih sugrađana čak i kad im zadirkuje neukost ili ismeva poročnost i lakomost, a i kad im sudi. Tuguje sa njima i za njima, veseli se, ali sve sa mediteranskom nonšalancijom. Dakle, sve nekako drago i na mestu: humor, empaija, priroda (mora nema!), gomila zabavnih epizoda i sličica, pokoje mudro zapažanje i… tako neki Sinema Paradizo, ali bez onog ljubljenja.

Problem je što svi ti kvaliteti nisu baš najsrećnije ukomponovani, pa je krajnji utisak raštimovana osrednjost. Jedno od objašnjenja bi moglo biti što je roman je objavljen posthumno (nisam se bavila detaljima).
Dobar izbor kad vam treba nešto simpatično, ali obavezno zapisujte imena likova. Ne, ne pokušavam da napravim vic od onog dobrostivog oglasa (“poklanjam mačiće, tri ista jedno različito”), al’ stvarno se svi zovu nekako isto, iako nose sasvim različita imena i to bogme svako po tri.
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January 11, 2020
"Η ημέρα της κρίσης", του Salvatore Satta, ενός έγκριτου νομικού, που συνετέλεσε στην ανασυγκρότηση του νομικού κώδικα της Ιταλίας, μετά τον 2ο παγκόσμιο πόλεμο, χαρακτηρίστηκε ως ένα από τα αριστούργηματα του 20ου αι.
Έργο που ανακαλύφθηκε μετά τον θάνατό του και επομένως ατελές...
Η ιστορία διαδραματίζεται
στο Νουόρο, μια μικρή πόλη της Σαρδηνίας, γενέθλια πόλη του συγγραφέα.
Γύρω από τον Ντον Σεμπαστιάνο και την οικογένειά του, τον συμβολαιογράφο της πόλης, ο Satta θα "ζωγραφίσει" την τοιχογραφία μιας ολόκληρης κοινωνίας, όχι μόνο του Νουόρο, όχι μόνο της Σαρδηνίας, αλλά και ολόκληρης της Μεσογειακής Ευρώπης.
Μιά γραφή ήρεμη, χωρίς εξάρσεις, μελαγχολική θα έλεγα.
Η εξιστόρηση της πορείας της ανθρώπινης ύπαρξης, από την τυχαία γέννηση, στον βέβαιο θάνατο...
Profile Image for Constantinos Capetanakis.
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June 3, 2021
Τον Σαλβατόρε Σάττα μου τον "σύστησε" ο George Steiner με το αποθεωτικό του δοκίμιο στο "��ερί λόγου, τέχνης και ζωής, κείμενα στο New Yorker". Δεν τον γνώριζα. Όπως όμως και με τον Μπουτζάτι, ή παλιότερα με τον Κάρλο Λέβι, εισήλθα ευχαρίστως στον κόσμο των ανθρώπων της ιταλικής υπαίθρου όπου οι ψίθυροι και η ματαίωση είναι εντονότερα από όλες τις κραυγές.

Η ζωή στο Νουόρο της Σαρδηνίας, ο θάνατος, και στη μέση μία τοιχογραφία από δεκάδες χαρακτήρες, από τους πιο ζωντανούς και τρισδιάστους που έχω διαβάσει. Με χιούμορ, εμβάθυνση, ρέουσα γραφή, αρχιτεκτονική δομή, ακριβή γλώσσα και σεβασμό στο παρελθόν, που εν πολλοίς είναι αυτοβιογραφικό το�� ίδιου του Σάττα.

"Σαν μια ταινία που προβάλλεται με το αρνητικό της, πρόσωπα χαμένα στη μνήμη αναδύονται από τα παλιά. Άνθρωποι που εξαφανίστηκαν από τη γη, που σκόρπισαν στο τίποτα, που όμως τα ονόματά τους ξαναέρχονται στις καινούριες γενιές, διαιωνίζοντας το είδος, χωρίς να ξέρεις αν αυτό είναι ο θρίαμβος της ζωής ή ο θρίαμβος του θανάτου".

Ανώφελες ζωές περιγράφει ο Σάττα. Άρα δεδομένα τις πλέον διαδεδομένες, παντού. Με μίση, κυρίως, καθημερινά πάθη, μόχθο που σε μούδιαζε και μία ελπίδα που έμοιαζε περισσότερο σαν κατάρα ακόμα και για όσους βασίλευαν, σαν είδωλα, και γι' αυτό την αποστρέφονταν, στον μικρόκοσμο του χωριού του Νουόρο.

"Αυτό το είδος της ειδωλολατρίας δεν βρισκόταν σε αντίφαση με το πνεύμα της καταστροφής που έπνεε στο Νουόρο κι έριχνε τον έναν εναντίον του άλλου με λυσσώδη, εξοντωτική μανία. Στο βάθος της ψυχής τους σιγόκαιγε πάντα μία ελπίδα για τη ζωή, μόνο που ένιωθαν ανίκανοι να την πραγματοποιήσουν. Αυτή η βαθιά ελπίδα τους παρακινούσε να δημιουργούν φαντάσματα, απ' όπου γαντζώνονταν... Οι μόνοι που ζούσαν χωρίς ελπίδα ήταν τα ίδια τα είδωλά του, που ζητούσαν τη σωτηρία σε μια τεχνητή μοναξιά. Μ' άλλα λόγια, επρόκειτο για μια αμοιβαία μεταφυσική αυταπάτη".

Λογοτεχνία υψηλού επιπέδου.
Profile Image for Robert Wechsler.
Author 9 books146 followers
May 20, 2014
This novel deserves a place alongside One Hundred Years of Solitude, The Bridge on the Drina, and Faulkner’s novels with respect to the way it creates a world in a teacup of a town.

Satta shows that you don’t need magic realism to write an incredible literary historical novel about the town of one’s childhood. His almost perfect novel features the narrator’s world-weary yet witty, satirical voice; Creagh’s beautiful, rhythmic translation; and the characters that populate a Sardinian town a century ago and more.

I would not likely have gotten around to reading this masterpiece had I not been focused on reading Italian literature this year. Don't wait for your foray into Italiana.
Profile Image for Angela.
129 reviews41 followers
November 29, 2025
Questo romanzo, in cui fondamentalmente non succede niente, è lo studio di una città-mondo un passo prima della dissoluzione totale: un romanzo sulla lenta sparizione nella solitudine del nulla.

Nuoro e i suoi abitanti sono immortalati per sempre come in una foto sbiadita prima di scomparire per sempre, in un attimo che sarà quello con cui si presenteranno al Creatore nel giorno del giudizio, per dar di conto della propria esistenza. Dormono sulla collina.

Di necessità è un libro molto lento, che ammetto ho fatto fatica a finire. Maestria assoluta nello stile, nel delineare personaggi uno più sgradevole dell'altro. Ma davvero che fatica.
Profile Image for Three.
303 reviews73 followers
May 24, 2021
cent'anni di solitudine in un'isola di demoniaca tristezza, dove sono di là da venire l'Aga Khan, le ville e gli yacht, ed anzi nessuno sembra essersi accorto dello splendore che circonda il tutto.
Faccio sinceramente fatica a parlare di questo libro, bellissimo per la capacità di creare un intero mondo, sconcertante (non oso dire brutto) per l'ossessione con cui riferisce ogni manifestazione di chiusura mentale e di arretratezza ad un luogo - Nuoro - che sembra essere maledetto.
Posso immaginare che negli anni in cui è ambientato il racconto (fine ottocento, primo novecento) la città, che peraltro non conosco, non fosse proprio un avamposto della modernità; che probabilmente né il futurismo né il concetto di "anni ruggenti" si sarebbero potuti sviluppare al caffè in cui i notabili trascorrevano buona parte del loro tempo. Ma, santa pace, che cosa avrà mai avuto Nuoro di peggio delle mille altre province povere dell'Italia di allora?
Eppure la condizione esistenziale di sostanziale infelicità dei mille personaggi, benestanti, poveri, poverissimi, uomini contenti di sé e uomini distrutti dentro, e donne cui non è concesso di avere una personalità anche quando ce l'hanno eccome, è tutta ricondotta alla negatività del luogo in cui vivono.
Ci sono alcuni grandi personaggi (donna Vincenza su tutti, ma anche il contadino Poddanzu - secondario ma non troppo; e il maestro ubriacone) e altri che scadono in macchiette (il figlio Ludovico, lettore senza qualità); e ci sono le nebbie, la calura, la polvere, della città maledetta. L'ho letto volentieri, ma non credo che lo rileggerò mai.
Profile Image for GiuseppeB.
128 reviews22 followers
March 30, 2021
La vita ha senso solo se viene raccontata.
Qui è raccontata con grande maestria.
Profile Image for Bobparr.
1,149 reviews88 followers
December 7, 2020
Mar-10: prima lettura. Una Nuoro che cambia, simbolo (geograficamente) sovrastante un'isola che sparisce trasformandosi, nelle parole chiuse di Satta. Un mesocosmo di usi, caratteri, bestie e servitu'. Nello svolgersi della schiatta dei Sanna, il percorso della memoria di Satta narra il dettaglio delle vite schive e spesso sprecate dei nuoresi a cavallo del '900. I dolori di allora sono tuttavia gli stessi di oggi; in più c'e' pero' poesia, dignità e un senso del tempo che passa che va oltre al normale sentimento di nostalgia. Un libro denso e opaco, terapeutico come un pianto.
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Ott-20: seconda lettura. Non sono più capace di scrivere un bel commento come feci dieci anni fa. Lo sottoscrivo, aggiungendo che in questa lettura ho trovato diletto, noia e stupore, ho trovato intelligenza e belle lettere, nonché una sintesi di una vita e di un luogo attraverso lo specchio di decine di altre vite.
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“È possibile che io perda il tempo e sia pure questi miei tardi anni a dare una realtà a persone che realtà non hanno mai avuta né potevano avere, che non possono interessare nessuno, perché la loro esistenza si riduce a un atto di nascita e un atto di morte?”
Profile Image for Sergio.
1,348 reviews134 followers
October 9, 2022
Ambientato agli inizi del secolo scorso in una Sardegna ancora arcaica e sconosciuta al "continente", popolato da personaggi schivi e rancorosi, scritto in un italiano ineccepibile eppure "difficile", questo romanzo conquista a poco a poco perché anche il suo narrare alterna pagine oscure e introverse ad altre fluide di vita e aperte: nella quotidianità di Nuoro la famiglia del notaio Sebastiano Sanna si crea, cresce e si disperde e, attorno a questo nucleo familiare protagonista, ruotano le vicende dei comprimari: tra questi, spiccano l'antica nobiltà e il clero, immobili nei loro privilegi, la classe borghese tesa a crearsi spazio ad ogni costo e infine i contadini e la povera gente ancora schiavi delle antiche credenze e leggende tramandate e oppressi dalle impossibili condizioni di vita e dalla natura aspra e difficile. Bel romanzo, dicevo, eppure, a mio parere, decisamente inferiore a "Paese d'ombre" del conterraneo Lugi Dessì scritto più o meno negli stessi anni e sicuramente più arioso.
Profile Image for Mar Gherita.
87 reviews16 followers
June 21, 2020

È un bellissimo libro. Poetico e completamente intriso della vicinanza alla terra d’origine

Sono le pietre di Nuoro che parlano, è il vento del Sud che disegna i tratti. È una umanità arcaica e al tempo stesso nobile ed elementare quella che ci viene raccontata

Non è una storia, è una infinita descrizione di un paese e della sua vita.
Profile Image for arcobaleno.
649 reviews163 followers
December 18, 2025
Ricco è solo il cimitero
Difficile è stato l'inizio. Sono dovuta arrivare al quarto capitolo (una cinquantina di pagine) per appassionarmi alla lettura. La scrittura risulta davvero piacevole, a tratti ironica, a tratti malinconica, a tratti aspra. Non c'è una storia, ma tante storie, tanta umanità reale eppure fuori dal tempo.
Tutto ruota nel “borgo” di Nuoro, un borgo appena formatosi attorno alla chiesa, di pastori e contadini, dove la vita si confonde con la morte, dove le persone non sognano nessun futuro e vivono solo del passato, convivono con le loro fantasie e le loro farneticazioni. Storie senza tempo che si intrecciano e poi restano sospese, uomini in attesa di tornare tutti uguali, sotto terra. Perché, in questo mondo, ricco è solo cimitero, come diceva don Sebastiano Manna, il personaggio principale.

Nuoro, questo triste paese [...] indifferente a tutto, dormiva un sonno secolare; era un paese per modo di dire perché paese è quello dove esiste un prossimo, non quello dove ciascuno vive la sua apparenza di vita, nelle case chiuse come fortilizi e alla farmacia o al caffè. Il solo punto d'incontro è il cimitero.
Profile Image for Laura Pergola.
22 reviews
September 29, 2024
Un incubo che mi perseguita dalla quarta ginnasio, in verità non era male a sa fini (non raccomando ai minori di anni ventinove).

Mi è rimasto impresso il capitolo VII che parla del cimitero di Nuoro: “Come in una di quelle assurde processioni del paradiso dantesco sfilano in teorie interminabili, ma senza cori e candelabri, gli uomini della mia gente. Tutti si rivolgono a me, tutti vogliono deporre nelle mie mani il fardello della loro vita, la storia senza storia del loro essere stati. Parole di preghiera o d’ira sibilano col vento tra i cespugli di timo. Una corona di ferro dondola su una croce disfatta. E forse mentre penso la loro vita, perché scrivo la loro vita, mi sentono come un ridicolo dio, che li ha chiamati a raccolta nel giorno del giudizio, per liberarli in eterno dalla loro memoria”.
Profile Image for Paolo.
140 reviews13 followers
August 16, 2025
La Sardegna e l'Abruzzo si somigliano un sacco, indeed.
Profile Image for Phillip Kay.
73 reviews27 followers
December 15, 2012
The Day of Judgment (Il giorno del giudizio) by Salvatore Satta. If you haven't read it, do so and you won't be sorry. An elderly man (the story is
autobiographical) returns to Sardinia where he was born and bred, and there travels to the cemetery where all his acquaintances and family are buried. His summoning of them up from memory is their 'day of judgment' by which they, and he, exist. Its nothing more than a series of vignettes of life in an isolated community, but has a genuinely deep feeling of compassion while bringing the local life and characters vividly to life. The writing is also tinged with a sardonic humour (am I making a bad pun here?) that I think of as 'Italian' (but I'm an ignorant man). Satta is a famous jurist over there, or was in the 50s and 60s, and the MS was discovered among his papers after he died. Critics have made comparisons to the Leopard. I think he is more like Dante.
Profile Image for Claudia.
324 reviews30 followers
April 1, 2015
Libro intenso, lirico, candido nella sua asprezza.
Molto bello, anche se triste e malinconico.
L'autore racconta la vita degli abitanti di Nuoro, attraverso la storia di una famiglia in particolare, quella di don Sebastiano e Vincenza.
Profile Image for Umberto Rossi.
Author 22 books43 followers
July 10, 2017
Potrei definirlo l'antitesi pressoché totale dei Promessi sposi; la provvidenza, qui, non si vede. E vissero infelici e scontenti. Poderoso, quasi biblico. Un libro che ti scombussola qualsiasi idea tu possa avere di "realismo".
Profile Image for Becky.
1,368 reviews57 followers
September 16, 2018
Slightly disjointed in parts, but deeply beautiful and with a poignant and moving story. This is semi autobiographical and a wonderful glimpse into a historic and lost portion of Sardinian life and society.
Profile Image for Cinta Paloma Vila.
110 reviews4 followers
October 28, 2025
És un 4,5. Em va costar molt entrar-hi (vocabulari antic i molt vinculat al món rural, descripcions extenses), però un cop dins l'he gaudit molt. Un retrat de la condició humana.
Profile Image for marivogon.
32 reviews1 follower
December 3, 2024
Una perla nascosta della letteratura italiana, un'autentica meraviglia.
Displaying 1 - 30 of 87 reviews

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