Karl Erdmann von West-Wallbaum, soeben zum Leutnant befördert, kehrt in den Sommerferien auf das Landgut seiner Familie zurück. Dort verliebt er sich in Daniela von Bardow, eine Freundin seiner Mutter. Er ist freilich nicht der einzige, denn die ebenso attraktive wie distanzierte Daniela wird von fast allen Männern umworben. Gleichzeitig droht ihm Gefahr durch ein Duell, das unabwendbar näherrückt und einen tödlichen Ausgang nehmen könnte. Und wirklich: Am Ende überschattet ein düsterer Zwischenfall die eigenartig weltferne Sommeridylle - in einer Wende freilich, die niemand erwartet hat. Mit meisterhafter Präzision und verhaltener Ironie schildert Keyserling eine versunkene Welt: eine aristokratische Gemeinschaft, seltsam traumhaft und unwirklich," der das Leben zum erstarrten Ritual und kultivierten Spiel geworden ist. Ein melancholischer Rückblick ins 19. Jahrhundert - und eine Erzählung voller Stimmungen, Atmosphäre und literarischer Anspielungen, in der die Dingwelt zeichenhafte Bedeutung gewinnt.
Eduard Graf von Keyserling (May 15, 1855 – September 28, 1918) was a Baltic German fiction writer and dramatist and an exponent of literary Impressionism.
Keyserling was born at Schloss Tels-Paddern, Courland Governorate, within the Russian Empire, now Kalvene parish, Liepaja District in Latvia. He belonged to an ancient family of Baltic German nobility and was a cousin of the philosopher Hermann Keyserling. He died in Munich, Bavaria.
Keyserling's early novels Fräulein Rosas Herz. Eine Kleinstadtliebe (1887) and Die dritte Stiege (1892) were influenced by Naturalism. His essays on general and cultural questions, like his theater plays, are forgotten. His narrative, novellas and novels, after 1902, place Keyserling at the forefront of German literary Impressionism.
A subtle and elegant stylist, Keyserling's narrative is unforgettable for its evocative ambience and "feel". His most emblematic work is perhaps Fürstinnen (Princesses), only superficially related to the typical German 19th century Schlossroman. Somehow midway between Ivan Turgenev and Franz Kafka, there is a certain pessimistic kinship between Keyserling and Anton Chekhov.
Rampollo di una famiglia dell’aristocrazia baltico-tedesca della quale ha “cantato” il tramonto in molte sue opere, lo scrittore Eduard von Keyserling [1855-1918] ha scritto romanzi e racconti molto interessanti come questo “Versante Sud” del 1911 che racconta di una calda estate di vacanza trascorsa dal protagonista, il giovanissimo neopromosso tenente Karl Erdmann von Wallbaum, nella tenuta di famiglia: le sue aspettative un po’ ingenue di spensierata villeggiatura, tra velleitari approcci amorosi con un’amica separata, oziosa quotidianità, sottile e fanciullesco rancore senza fondamento verso il fratello maggiore, non saranno soddisfatti e solo una apparentemente inattesa tragedia lo renderà forse un po’ più maturo rivelandogli bruscamente la realtà della vita e di sentimenti a lui ancora sconosciuti. Tutto il racconto è pregno di un’atmosfera di superficialità intellettuale, di stagnante vitalità, di assenza di sentimenti profondi.
Before the beginning of December 2024 I had never heard of Eduard von Keyserling, or if I had, I had forgotten his name. And he is a bit forgettable, another European writer of the late nineteenth century through to the early twentieth. Though I am already tempted to read this novella again.
English language Wikipedia suggests that he is between Turgenev and Kafka, as well as a bit like Chekhov. On the basis of this story, I would suggest that is very misleading except in very superficial ways. I thought of Theodore Fontaine and the novel "The Leopard" - the latter particularly apparent in the symbolic presence of over ripe fruit.
The plot is that a young man has just been promoted to Lieutenant, and he returns home from the army for the summer of 1914. He has to participate in a duel, and the knowledge of that sets the drum beat of the story for the reader, at first slow and far off, but steadily building up.
Home is the estate of a Baltic German noble family, with mother, father, siblings, a tutor and the divorced friend of the mother. For the unmarried men she radiates temptation, and they project their lust on to her. Reading the story reminded me of expressionist and symbolist fin de siecle paintings, also since it was written in 1918 that we are in the age of Freud. Thantos, Eros, and repression - the three musketeers of the turn of the century. To my surprise Keyserling gets a good joke out of the situation.
Jokes, foreshadowing and symbolism were the defining features of the story for me. It really is a little treasure.
Si coglie perfettamente la suggestione che influenzerà l'opera di Thomas Mann, la stessa eleganza stilistica che racconta di un mondo dorato e chiuso in se stesso destinato a scomparire.
Dopo oltre due anni dalla lettura di Principesse ecco un altro breve romanzo di Eduard von Keyserling, autore tedesco considerato da Thomas Mann uno dei suoi maestri, raffinatissimo cantore della decadenza dell’antica aristocrazia terriera baltica, cui egli stesso apparteneva, fagocitata dall’affarismo borghese e dal militarismo che costituiscono la cifra della Germania guglielmina che si avvia verso la prima guerra mondiale. Analogamente a Principesse anche Versante sud, edito nel 1914, appartiene all’ultima fase della produzione dell’autore, che morirà roso dalla sifilide nel 1918; e le analogie tra i due romanzi sono molte, essendo l’intera opera di von Keyserling assimilabile quasi ad un’unica storia, narrata in numerose varianti. La principale analogia, oltre alla comune ambientazione sociale dei due romanzi, è data dalla loro ambientazione fisica: al castello di Gutheiden, scenario delle vicende di Principesse, si sostituisce la villa estiva dei von West-Wallbaum, ma entrambe le ambientazioni, con i grandi appartamenti, le stalle, le scuderie e gli altri ambienti di servizio e soprattutto con i loro giardini, delimitano un mondo chiuso ed esclusivo, dove l’aristocrazia vive isolandosi dalle brutture del mondo esterno. Queste ambientazioni, che assumono un forte connotato simbolico, rimarcando la separatezza della nobiltà dal resto del corpo sociale e la sua incapacità di relazionarsi con esso, hanno portato a definire romanzi del castello molte delle opere di von Kayserling. In Versante sud la distanza che separa la villa, e la vita che in essa si conduce, dall’esterno è resa con magistrale tocco impressionistico nel bellissimo incipit, che vede il giovane Karl Erdmann, il protagonista, appena promosso sottotenente, giungere in carrozza di sera dalla guarnigione in cui serve alla villa di famiglia, per un periodo di riposo estivo. I pensieri e le aspettative del giovane sfilano in un buio indistinto e silenzioso, nel quale solo si sente ”il fruscio della rugiada tra le foglie”; dopo una curva appare, biancheggiante contro il cielo scuro, la sagoma della villa, sulla cui scalinata esterna si sono radunati per accoglierlo i parenti, dei quali all’inizio percepisce solo i chiari vestiti delle ragazze e i punti rossi dei sigari fumati dagli uomini. Karl Erdmann è accolto con una sorta di cerimonia formale e silenziosa, quasi stesse per entrare in una chiesa di cui divenire adepto; poco dopo il patriarca invita tutti ad entrare nelle stanze ”piene di luce, di fiori e di tende bianche trasparenti”. È un incipit da leggere attentamente, perché da un lato rivela la raffinatezza della prosa dell’autore, che disegna una scena perfetta per essere tradotta per il cinema da un regista come Luchino Visconti, dall’altro è perfettamente funzionale a segnalare sin dall’inizio del racconto la netta separazione tra un fuori oscuro e misterioso e un dentro dove la vita scorre (almeno in apparenza) ordinata, tranquilla e prevedibile, dove “non c’era altro da fare se non abbandonarsi al profondo sentire, godere del buon cibo e lasciarsi viziare”. Chi è ammesso in questo mondo separato? Oltre al patriarca, vecchio militare in pensione, la madre di Karl Erdmann e i suoi fratelli: Botho, maggiore di lui e già capitano, Oda, fidanzata con il conte Ottomar Lynck, e i due adolescenti Heida e Leo. Vi sono anche alcuni personaggi estranei alla famiglia, dei quali due assumono un ruolo molto importante nel racconto: la seducente Daniela von Bardow, amica della madre di Karl Erdmann e separata dal marito, da anni ospite abituale dei West-Wallbaum, e il giovane precettore di Leo, Aristides Dorn; mentre Daniela è comunque parte integrante della società nobiliare, Aristides rappresenta l’elemento estraneo, ammesso per necessità didattiche e a malapena tollerato nella cerchia chiusa della famiglia. Karl Erdmann si aspetta molto dai due mesi in villa: è innamorato di Daniela von Bardow, come del resto tutti gli uomini di famiglia, e crede che il suo status di sottotenente gli permetta di essere finalmente visto da lei come un uomo, suscitando un’attenzione diversa da quella quasi materna riservatagli sino allora: crede insomma che questa estate sia quella buona per ottenere i favori di Daniela. I rapporti tra Daniela von Bardow e gli uomini della villa costituiscono una delle tematiche portanti del romanzo, nonché quella che avrà le conseguenze più concrete. Su questi si basa infatti in buona parte la denuncia da parte dell’autore della vacuità e del formalismo autoreferenziale che definisce il carattere dei West-Wallbaum e per traslato dell’aristocrazia baltica. La scrittura di von Keyserling è di matrice naturalistica e di impronta fortemente impressionistica, quindi sarebbe inutile cercare nel testo una denuncia esplicita di tale carattere: il narratore, terzo anche se vicino al protagonista, di cui conosciamo i pensieri, non esprime mai giudizi, limitandosi a trasmettere impressioni al lettore; è quindi quest’ultimo, che raccogliendo gli indizi che queste impressioni lasciano sulla pagina, deve costruirsi un suo proprio quadro interpretativo, che peraltro a mio avviso appare comunque ben definito, sia pure in trasparenza. Quale sia la facies dei rapporti tra la signora von Bardow e gli uomini della villa è presto detto: tutti le fanno la corte, dal vecchio padre al giovane Botho al conte Ottomar, che pur essendo fidanzato con Oda non tralascia di sciorinarle una sorta di dichiarazione. Quanto a lei, pienamente conscia del suo fascino, non pare attribuire troppa importanza a queste attenzioni, se non per trasformarle in un sottile potere che le consente di essere sempre al centro dell’attenzione. Chi veramente brucia d’amore per lei è Aristides Dorn, il precettore che anche nel nome denuncia la sua estraneità al mondo in cui deve vivere per poter vivere: è l’unico che per amore non può dormire, ed il rumore dei suoi passi notturni sulla ghiaia dei vialetti del parco rappresenta uno dei brani della colonna sonora del racconto. Naturalmente Daniela von Bardow usa il suo amore come usa gli altri, facendosi dare consigli di lettura e lezioni di greco. I rapporti tra Daniela e gli uomini della famiglia sono quindi giocati sul piano della correttezza formale e sostanziale, o per meglio dire sono accettati da tutti come parte del gioco sociale, tant’è vero che né la moglie e madre né la fidanzata Oda reagiscono in qualche modo alla palese corte che i loro congiunti fanno a Daniela, sicure come sono che tutto rimanga entro ambiti ben definiti dalle convenzioni. Tutto è ricompreso in ”quella squisita cautela nei rapporti” che caratterizza la vita della villa, dove non c’è posto per sentimenti veri. Quanto a Karl Erdmann, anche il suo amore è in qualche modo un atto dovuto dalla sua condizione sociale: richiamare alcuni passaggi del racconto può essere utile per capire lo stile dell’autore e come sia necessario al lettore raccogliere con cura gli indizi che egli dissemina nelle sue pagine. Veniamo informati di questo amore già mentre il giovane sottotenente si avvicina alla villa: ”Durante le vacanze, quindi, Karl Erdmann era sempre stato innamorato, e per la precisione sempre della signora von Bardow. Era qualcosa che faceva parte delle vacanze, come lo scintillio della neve di Natale o le pere gialle d’agosto”. Nei successivi colloqui, durante i quali egli in qualche modo si dichiara, il suo amore assume toni che potrebbero sembrare sinceri, ma di fronte alle reazioni politicamente corrette di Daniela non sa far altro che rifugiarsi nell’etichetta e far prevalere il suo presunto orgoglio. La teatralità, la superficialità dell’amore di Karl Erdmann vengono messe esplicitamente alla berlina dall’autore, con una notevole dose di ironia, nell’episodio della lettera che il giovane scrive all’amata: piena di luoghi comuni romantici, la lettera, lanciata di sera attraverso una finestra ai piedi di Daniela che sta leggendo, viene dalla stessa corretta con una matita rossa, come fosse un compitino, e commentata con l’autore per quello che è, vale a dire l’espressione dell’autocompiacimento di Karl Erdmann per il proprio amore da adulto, piuttosto che l’espressione di un vero sentimento. ”Lei cura lo stile, i pensieri e le parole sono belli e ben formati; probabilmente l’ha scritta con piacere e si è sentito placato, non è vero?” gli dice con perfida ironia. Lascio al lettore scoprire come von Keyserling faccia evolvere il rapporto tra i due, ma – senza che egli lo dica mai – il sentimento di Karl Erdmann si connota per quello che è: un amore finto, formale, dettato forse dalla necessità di avere una relazione vera e importante ora che è sottotenente, cui corrisponde, anche nel momento culminante, l’atteggiamento materno della matura Daniela, che egli naturalmente non comprenderà. Così l’incapacità di amare veramente, di provare emozioni diviene la seconda metafora della resa dell’aristocrazia rispetto alla necessità di affrontare la vita vera, già simboleggiata nel suo rinchiudersi in spazi delimitati che escludano l’ignoto che si trova fuori. Un altro episodio utilizzato da von Keyserling per evidenziare la spossatezza morale della nobiltà baltica è il duello: Karl Erdmann deve infatti battersi con un borghese per una vicenda di onore militare, ma non riesce mai a pensare seriamente all’eventualità della sua morte, essendo perfettamente conscio che anche questa vicenda si risolverà formalmente. La cosa cui tutti danno importanza, dal padre al fratello Botho, è che la faccenda si svolga secondo i canoni; importanti sono i riti che precedono e accompagnano il duello, non il duello in sé, che si concluderà infatti con due colpi mandati intenzionalmente a vuoto. Oltre a non saper amare, il povero Karl Erdmann non sa dunque neppure morire, L’uscita degli astanti dal recinto della villa per recarsi nel luogo del duello, l’incontro con il dott. Ulich, che verrà presto deluso nella sua convinzione di essere testimone di un evento alto ed emozionante, la notte passata nella casa del guardaboschi e le riflessioni di Karl Erdmann insonne al limitare della foresta sono altrettanti colpi di piccone al mito aristocratico: tra questi spiccano, anche per la sottile ironia che li pervade, sia i commenti nei confronti dei contadini incontrati lungo strada sia il piccolo episodio del colloquio di Karl Erdmann con la vecchia sulla soglia della casa, nel quale alla astratta e romantica visione della foresta da parte del nobile ella contrappone la pratica osservazione che fa freddo e gli alberi non fanno passare il sole. Cosa siano il vero amore e la vita con le sue emozioni e i suoi drammi, condizionati dalla costruzione sociale tenterà di rivelarlo tragicamente l’unico estraneo al gruppo chiuso dei nobili. Aristides Dorn, come detto, ama davvero la signora von Bardow, di un amore disperato e naturalmente impossibile, data la sua condizione inferiore. Uno dei passi centrali del romanzo è costituito dal teso colloquio che di sera egli ha con Karl Erdmann. Alla domanda di quest’ultimo se gli piaccia la vita in villa egli replica: ”Una vita simile non può non piacere, […] qui c’è tutto quello che deve piacere, ed è escluso tutto quello che dovrebbe ferire. Tutto ciò è molto bello, anche se una vita simile non dovrebbe esistere.” E poco oltre: ”ho l’impressione che qui l’immagine della vita sia in un certo senso falsata. La vita è comunque un problema che presenta pericoli, minacce, con qualche episodio piacevole qua e là e con una grande possibilità di ignorare il male. Qui essa deve essere solo piacevole e facile, e tutto il male viene ignorato. Io ho constatato che ci rende meno resistenti, più vili nei confronti di noi stessi”. Quando Karl Erdmann pensa di attribuire le critiche di Dorn alle sue idee politiche, quest’ultimo si ribella, dicendo che lui e i suoi amici non hanno idee politiche, ma una visione del mondo che deve andare oltre il soddisfacimento delle istanze sociali, che possono essere risolte facilmente, per affrontare le più complesse problematiche esistenziali. Dorn e i suoi amici rappresentano quindi per von Kayserling gli intellettuali, dei quali in poche righe delinea il compito storico. La lezione di Dorn viene ovviamente ignorata da Karl Erdmann e più oltre, quando il primo trarrà le estreme conseguenze dalla sua impossibilità di essere amato, non servirà molto alla famiglia per tornare alla normalità; Daniela, che ha compreso solo in parte le motivazioni del gesto di Dorn, attribuendolo esclusivamente al suo amore per lei, lascia la villa, essendo la sua amicizia quasi ripudiata dalla padrona di casa, alla quale von Kayserling affida la sentenza che sancisce l’irrecuperabilità dell’illusione in cui ritiene necessario continuare a vivere: ”Ora la nostra vita ha ripreso il suo corso regolare. […] Domani vorrei far raccogliere le prugne, sarà ora, devo andare a controllare.” Questo accenno alle prugne, che assieme alla lotta alle infestanti rappresentano i principali interessi del personaggio, permette un aggancio logico al fil rouge metaforico che percorre il romanzo: il tema delle pere. Già nelle prime pagine viene detto che Karl Erdmann nella villa ”diventava sensibile e delicato, come un frutto maturato nel versante sud”. Più oltre Aristides paragona la non-vita della villa alle pere mangiate una sera, pere dolci e succose ma malate, pere che non avrebbero dovuto esistere. E nel giardino della villac’è proprio un albero di pere, che almeno in un paio di occasioni lascia cadere i suoi frutti maturi, dei quali si sentono i tonfi sordi sul terreno. Ecco che quindi, nella scoperta metafora delle pere che cadono, come pure nell’atmosfera sempre afosa e sospesa dei pochi giorni in cui il racconto si consuma, sempre uguale anche dopo brevi piovaschi o lontani brontolii di tuoni, l’impressionismo di von Keyserling si carica di una sorta di simbolismo decadente, perfetto per descrivere l’atmosfera di sfacelo che sta corrodendo dall’interno la classe a cui appartiene. Solo nelle ultime righe, quando Karl Erdmann decide di tornare al reggimento, perché – come dice la sorella - ”credo che un uomo, se vuole ancora fare qualcosa, non debba restare da noi con il suo dolore”, von Keyserling sembra attribuire ancora una possibilità al suo mondo esausto. La decisione del giovane sottotenente somiglia molto a quella che prenderà una decina di anni dopo il borghese Hans Castorp, trovando un mondo sconvolto dalla guerra. Anche da ciò si intuisce il debito che Mann riconobbe a questo poco conosciuto autore, ed oggi Versante sud potrebbe forse chiamarsi La villa incantata.
J'ai eu un peu de peine à comprendre la critique de cette histoire, à savoir la décadence de l'ancienne aristocratie terrienne baltique, ou encore l'aristocratie vit en s'isolant de la laideur du monde extérieur, en ne laissant pas de place pour les vrais sentiments (p. 374-375) ; étant donné que pour moi cela est un magnifique monde, un monde enchanté, une époque qui n'existe plus malheureusement.
Dès les premières pages, le titre est mentionné à la page 362, où "Karl devenait aussi tendre et délicat, qu'un fruit qui a mûri sur le Versant sud."
En effet, le roman peut être résumé tel qu'elle : "Une impression d'irréalité onirique" (page 364).
Par contre, ce que j'ai détesté et la partie de chasse aux canards de la page 386, une atrocité !
Page 392, le mot mélodramatique réapparaît ici.
Je dois dire qu'à la page 409, "Il comprenait, maintenant, et comprendre c'était encore plus amer que tout à l'heure quand il ne comprenait pas", moi je ne comprends toujours absoluement rien. Est-ce que Aristide Dorn n'est tué, car la fin des vacances d'été approchée et qu'il ne voulait pas quitter cet havre de paix ? Ce jardin paradisiaque ? En tout cas, "La bonne vie habituelle ! Il n'avait rien contre, mais à y bien réfléchir, le contenu de cette bonne vie n'était finalement que l'évocation incessante des jours passés."
Mes citations coup de coeur : - p. 366 : "On ne peut pas reprocher au lis de répandre un parfum douceâtre et presque suffocant, n'est-ce pas ?" - p. 377 : "Je suis pour l'instant bien trop occupé à souffrir moi-même". (...) "Chez Ottomar l'amour est une complication du sentiment, chez Botho un flirt de vacances et chez le précepteur une maladie, mais chez moi c'est sérieux". - p. 382 : "Quand un homme dit à une femme qu'il l'aime, ce n'est pas long. Inutile de s'éterniser, pour eux le reste n'offre aucun intérêt et pour un autre qu'eux c'est la lettre qui est sans intérêt." - p. 389 : "L'idéal est d'attendre longtemps le bonheur, que ce bonheur soit intense et rapide, puis disparaisse dès qu'il est accompli." - p. 403 : "Je m'étais pour ainsi dire livré à une trop intense préparation intérieure et vous savez combien nous sommes avares de nos émotions, et combien nous nous irritons vite d'avoir accordé à un événement plus d'émotions qu'il n'était nécessaire." (Juste magnifique).
Le lieutenant Karl Erdmann von West-Wallbaum — un nom à rallonge qui est à lui seul tout un programme — s'apprête à passer des vacances en famille. Alors que pèse sur lui la menace d'un duel parce qu'il a défendu l'honneur de son régiment face à un ivrogne, il s'apprête à tout oublier et à tomber amoureux, comme tous les étés, de Daniela von Barnow, une amie de sa mère. Cette dualité interroge d'emblée : qui est le véritable Karl Erdmann : l'officier chatouilleux qui maintient les traditions aristocratiques, ou le jeune homme sentimental "aussi tendre et délicat qu'un fruit qui a mûri sur le versant sud" ? Il est possible qu'il ne soit ni l'un ni l'autre, qu'il soit joué autant qu'il joue son rôle. Eduard von Keyserling a écrit ce très bref roman, ou cette longue nouvelle, au moment où la Première Guerre Mondiale allait éclater, précipitant la fin d'un certain état de société européen. Le savait-il ? Tout au moins il s'en doutait en écrivant cette chronique d'une aristocratie surannée qui n'est plus que la marionnette de ses propres conventions. Si j'ai bien compris il a d'ailleurs retouché son récit pendant les premiers temps du conflit — peut-être pour accentuer cet aspect, les informations me manquent à ce sujet. Si mon attention n'avait pas été d'abord attirée sur Keyserling par le beau "Courlande" de Jean-Paul Kauffmann, et si je ne savais donc pas qu'il décrit l'aristocratie germanophone des pays baltes, ce n'est certes pas "Versant sud" qui me l'apprendrait, tant il rechigne aux particularités et situe son récit dans cet éternel été des récits qui méditent sur la fin d'un monde. Du moins pas directement tant l'influence toute fraîche de Tchekhov, qui inscrit l'oeuvre dans une filiation russe autant qu'allemande, me semble patente, et signée d'ailleurs par le nom du précepteur du jeune frère de Karl Erdmann, Aristide Dorn, qui partage le nom de famille du médecin de "La Mouette". Keyserling a la finesse des vrais disciples, ceux qui ont compris l'art du maître : la sensualité de l'évocation de la nature est ici la pierre de touche de l'interrogation sur l'authenticité des comportements, au premier rang desquels celui de Daniela von Barnow, dont même, surtout à travers le point de vue de Karl Erdmann, on met longtemps à discerner si c'est une pure coquette ou une vraie sage — ou un peu des deux. L'aspect choral du récit, la menace qui plane sur un monde qui prend conscience de son caractère éphémère, la finesse d'un récit qui laisse une large part à l'interprétation d'un lecteur indécis, tout semble attester de l'influence du maître russe. Mais Keyserling n'est pas qu'un suiveur, même doué, loin de là. Son Karl Erdmann, capable des idiosyncrasies les plus violentes et les plus dérisoires, scindé dirait-on entre l'amant romantique et l'officier noble et viril, identités qu'il assume alternativement et de manière littéralement saisonnière, est un personnage d'une grande modernité ; profondément dérisoire dans ses sincérités successives, il évoque, avec soixante ans d'avance pour le coup, les protagonistes des romans de Kundera. Le duel annoncé pesant sur l'intrigue comme une menace — menace que Keyserling va exploiter dans un remarquable et simultané retournement de situation et de perspective, qui déplace de manière inattendue l'accent de vanité que l'on croyait placé sur les faits et gestes du personnage d'une façon finalement traditionnelle — ne lui donne que la vanité enfantine de celui qui se croit un héros, alors que seuls les personnages dégagés de l'idéologie aristocratique perçoivent le réel enjeu, de vie ou de mort, d'une telle situation. Sans prétention apparente, "Versant sud" est une remarquable réussite, une miniature qui appellerait des comparaisons d'ordre diamantaire si la touche n'en était pas si légère : un bijou, c'est parfois lourd.
The edition I read isn't an option here in Goodreads, so this is the closest choice possible: I read a new (2023) English translation of "Am Südhang" by Eduard Graf von Keyserling.
This English translation is by Tony Malone and is entitled "On Southern Slopes" and is currently available only on the translator's WordPress website, as far as I know.
Wikipedia tells us: "Johann Heinrich Eduard Nicolaus Graf von Keyserling (May 14, 1855 – September 28, 1918) was a Baltic German fiction writer and dramatist, an exponent of literary impressionism and associated with the historic region of Courland." Wikipedia lists the date of this novella as "1914/16."
Incidentally, according to Wikipedia, Malone has translated other work by the same author:
— "Experiences of Love" (= "Seine Liebeserfahrung") Translated by Tony Malone (2019) — "Neighbours" (= "Nachbarn") Translated by Tony Malone (2020)
I honestly had never heard of this author before, but stumbled onto this work purely by chance.
The novella is about 90 pages or 25,000 words.
I'm rating the story three stars and the translation five stars, thus four stars overall.
No spoilers in this review.
A highly promising initial chapter, in my mind, led to mild disappointment after about the three-quarter mark. It's definitely a slow burn, but that worked well initially. I felt a sort of sense of impending... doom? Something uneasy, but it was vague. As I read, it felt as if something were looming and it seemed the story was progressing toward it, but things changed.
Even so, as I read, I felt enveloped in a languid melancholy, much as if I were a character at this summer estate.
But what I had expected to be a main event is almost comically anticlimactic, and then it's followed by a big event that I wasn't expecting. The gloomy ending left me mildly dissatisfied (perhaps that was the author's intention?).
The prose is crisp, clear, uncomplicated and evocative.
The translation is admirable and convincing. I know that translation is often a no-win proposition: on one hand are the critics who say it's too literal and thus sounds unnatural in English; on the other hand are those who complain that the English is too "free" and the author's original style (or rhythm or quirks, etc.) is compromised.
Without having read the German, I'd say this translation sounds like as perfect a compromise as one could achieve in English. It read smoothly and naturally, and yet I could easily imagine its native German-ness from the syntax and word choices.
As for punctuation: again, a no-win situation for a translator. Should comma splices be maintained? Should a more "grammatical" (i.e., "standard") use of English punctuation be imposed on the work?
Again, I think the translator made the best possible choice in keeping many/most of the comma splices. Most of the run-on sentences (joined "ungrammatically" by a comma) were fairly short and not terribly egregious, and made perfect sense. A few times my internal editor brain raised an eyebrow, but as I read, I could mentally insert semicolons and/or periods where I wanted to and be happy realizing that German has different punctuation rules and appreciating the care taken to convey the structure and flow of the original.
I imagine some hard-core German literature purists might even complain that the translator occasionally adapted the punctuation, but in the end, translation means re-creating a text, and sometimes punctuation must be altered as well. And part of the art of translation is this compromise between fidelity to the original and naturalness in the new language, which includes punctuation.
Kudos to Tony Malone for the hard work in bringing this novella into the light of day for the Anglophone reading public.
Flere lumre dage. Sådan kunne titlen på den nye samling på dansk af tre af Eduard von Keyserling sene fortællinger, “Ved sydskrænten og andre fortællinger,” også passende have lydt med reference til von Keyserlings lidt tidligere mesterfortælling. For stemningen, scenografien og karaktertyperne er i høj grad de samme som dem, vi her på bloggen med begejstring husker fra “Lumre dage” (opr. 1906). Læs min anmeldelse af den danske udgave af Ved sydskrænten (Forlaget Sidste århundrede) på K’s bognoter: https://bognoter.dk/2023/12/31/eduard...
Forse ripetitivo nelle sue storie sulla decadenza dell'aristocrazia baltica.
"Com'era riposante non dover pensare a tutte le cose possibili, non dover sentire tutte le cose possibili, solo stare immobile e lasciarsi penetrare dalla gioia intensa e pura dell'attesa." (pagina 66)