Il giardino: ultimo rifugio della spiritualità e della poesia; ultima frontiera al di qua della barbarie e dell'alienazione; ultima utopia - ma un'utopia pratica, tangibile. Questi i temi che il giardiniere-filosofo Jorn de Précy - attivo a cavallo fra Otto e Novecento e di cui poco si sa, ma che è da sempre oggetto di venerazione da parte degli appassionati - ha riunito nel suo E il giardino creò l'uomo. Questo scritto vibrante è soprattutto il manifesto di un'idea del giardino che l'autore riuscì a realizzare nella sua tenuta di Greystone, nell'Oxfordshire; un'idea straordinariamente attuale e ancora, nella sostanza come nella forma, rivoluzionaria, quella del giardino selvatico. Nel fare il giardino, l'uomo - sostiene de Précy - deve restare in ascolto della natura, del genius loci, non forzare ma assecondare le forze che vi operano, mettendosi al loro servizio e riallacciando così il legame con il mondo naturale; il quale lo ripagherà regalandogli il piacere più compiuto e nello stesso tempo inesauribile, lo spettacolo della vita e delle stagioni. Trattato di storia dei giardini, memoir e nello stesso tempo appassionato pamphlet politico, E il giardino creò l'uomo è anche il ritratto di un uomo originale e, a suo modo, enigmatico; al termine della lettura ci sembra di vederlo scomparire lungo uno dei sentieri dell'amato Greystone, a raggiungere gli dèi che si celano tra le sue piante.
Questo libro è stato uno di quegli acquisti fatti senza starci troppo a pensare, l’idea del giardino selvaggio, del non giardinaggio mi affascina da tempo (pur avendo io zero pollice verde). È stato una lettura affascinante e poetica e nonostante i tempi di cui parla siano lontani dai nostri (1911) le tematiche che affronta sono speculari a quelle che viviamo nella nostra moderna società.
Mi ha affascinata tanto il percorso spirituale legato al giardinaggio e in particolare a lasciare alla Natura il suo spazio dove il divino possa ritrovare il suo posto e anche l’uomo vi si possa avvicinare.
se vi piace questo libro, vi piacerà l’album “le macchine non possono pregare” di anastasio. se vi piace l’album “le macchine non possono pregare” di anastasio, vi piacerà questo libro.
"dal 1912 questo breve e brillante saggio circola quasi clandestinamente in Inghilterra". Un saggio che credo chiunque possa leggere ma in pochi riusciranno a coglierne la profondità. Io l'ho trovato meraviglioso. Scritto da Jorn de Precy il giardiniere-filosofo che analizza il suo lavoro di una vita, il giardino di Greystone (ora diventato un hotel di lusso, perdendo completamente la sua anima selvaggia). La sua idea di giardino è attuale e Rivoluzionaria, quella di non vedere l'uomo al centro del mondo ma l'uomo come custode della natura.
Purtroppo ho scoperto l'inganno che sostiene questo libro già a metà lettura: deluso e un po' indispettito ho impiegato una settimana per decidermi a riprenderlo in mano. Critiche e riflessioni sul giardino sono ancora godibili, tuttavia, una volta conosciuta la reale collocazione storico/temporale dell'opera, risultano abbastanza scontate e prive di qualsiasi valore profetico.
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Il più bel libro sulla filosofia del "non giardinaggio " letto fino ad ora. Se non si sapesse che lo scritto risale al 1911 si potrebbe tranquillamente affermare che De Précy parli dei nostri tempi.
exquisitez en forma y fondo. Me ha despertado las ganas de tener y cultivar mi jardín. Es un libro con reflexiones acerca del papel del jardín , último refugio de la humanidad. Es una analogía indirecta, o una alegoría no buscada, sobre cómo cultivar el alma. Ojalá hubiera más libros de este autor. Me ha dado paz en tiempos de absoluta guerra.
Quanti spunti storici e letterari Marco Martella ha saputo trasmettere tramite con il suo simpatico e passionale filosofo Jorn! Il giardino ha un'anima che va ascoltata ed una volontà che va assecondata...proprio adesso che sto progettando il mio giardinetto, questa è la lettura che serviva!