“Nel 1981, licenziando la prima edizione, scrivevo che ‘uno degli aspetti molti istruttivi di questa storia è il fatto che essa mostra come il cammino verso l’emancipazione sia tutt’altro che irreversibile’… Ovviamente, nessun parallelo è possibile tra quei tempi e quelli in cui viviamo: la storia non si ripete mai. Ma ancora una volta ci mostra che il suo cammino non è lineare, e che non sempre procede verso situazioni più progredite. Oggi, molti riconoscimenti, molte conquiste fatte dalle donne sono messi in discussione, e una mentalità che sembrava finalmente e definitivamente superata sembra riemergere dal passato… I termini del problema sono cambiati, ma quella che una volta veniva chiamata la ‘questione femminile’ esiste ancora. Oggi è indispensabile cercare di capire cosa è cambiato nelle relazioni tra sessi, e in che direzione e perché. Nei modestissimi limiti in cui è possibile, mi auguro che questo libro possa contribuire a farlo.” Eva Cantarella .
Eva Cantarella (born 1936 in Rome) is an Italian classicist. She is professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, and has served as Dean of the Law School at the University of Camerino.
Cantarella is known for examining ancient law by relating it to modern legal issues through law and society perspective. She has researched subjects involving the legal and social history of sexuality, women's conditions, criminal law and capital punishment.
She has written many books, which have been translated into several languages, including English, French, German and Spanish. Cantarella is also editor of Dike - International Journal of Greek Law and a member of several editorial boards such as Apollo - Bollettino dei Musei provinciali del Salernitano; Dioniso; Crime, Histoire et Societés; Revista des estudios latinos; and CADMO - Revista de História Antiga (University of Lisbon).
Cantarella has been professor of Roman law and ancient Greek law at the University of Milan, Italy. She has been dean of the Law School of the University of Camerino. She has also taught and given lectures at many universities in Europe and the United States. She has been appointed Global Professor at New York University School of Law.
She was awarded the Grand Officer of the Order of Merit of the Italian Republic in 2002 by President Ciampi.
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Roma 28 novembre 1936. Grecista. Laureata in Legge, specializzata a Berkeley (Usa) e Heidelberg (Germania). Figlia del grande grecista Raffaele. «Fin da bambina amavo il mondo greco, perché in casa sentivo parlare di personaggi mitologi, dell’Odissea... Ma all’Università mi rifiutai di iscrivermi alla facoltà dove insegnava mio padre. Mi imbarazzava l’idea di essere la figlia del Professore. Così studiai Legge, laureandomi con una tesi sul diritto romano antico e poi dedicandomi, per conto mio, al diritto greco». Insegna Istituzioni di diritto romano e Diritto greco alla Statale di Milano. Ha insegnato anche a Austin e alla New York City University. Nel 2002 fu nominata da Ciampi Grand’Ufficiale della Repubblica. L’anno successivo vinse il premio Bagutta con il libro Itaca. Eroi, donne, potere tra vendetta e diritto. Ha dedicato una parte dei suoi studi alle donne dell’antichità (per esempio Tacita muta, la donna nella città antica, Editori Riuniti, e Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Feltrinelli) e sull’erotismo nell’antichità (La bisessualità nel mondo antico, Editori riuniti). Bei saggi su Pompei: Pompei. I volti dell’amore (Mondadori), e Un giorno a Pompei (Electa) e il suo ultimo libro Pompei è viva (Feltrinelli 2013). Nel 2008 tra coloro che raccolsero l’appello di Angelo D’Orsi per mostrare solidarietà ai 67 docenti di fisica della Sapienza una cui lettera aveva fatto saltare l’invito a Benedetto XVI per l’inaugurazione dell’anno accademico (vedi Marcello Cini). Femminista della prima ora, comunista, in prima linea nelle battaglie per divorzio e aborto. «Non sono contraria a scendere in piazza. In una fase in cui siamo tutti incatenati agli schermi, la parola pubblica sarebbe la vera novità» (a Maria Laura Rodotà nel 2009) [Corriere della Sera, 15/9/2009]
L'AMBIGUO MALANNO, DI EVA CANTARELLA. (PER FORTUNA OGGI LE COSE SONO CAMBIATE.)
Euripide, V° secolo avanti Cristo. Relegate entro le mura domestiche, con l'unico principale scopo di dare figli allo stato, le donne greche non avevano voce capitolo in nessun campo, tantomeno in quello familiare.
... " con la donna non esser mai dolce, non confidare ogni parola che sai, ma dì una cosa, e lascia l'altra nascosta. Altro ti voglio dire e tu mettilo in cuore: nascosta, non palese, alla terra dei padri fa approdare la nave: è un essere infido la donna " dice Agamennone a Ulisse nell'Ade. Neanche Penelope dunque, la fedele Penelope, è al riparo da ogni sospetto. E' donna.
"E non far che la donna provocante ti tragga in inganno sussurrando parole allettatrici, e mirando alla tua dispensa. Chi presta fede a una donna presta fede ai ladri." Esiodo.
"Il più gran male che Dio fece è questo: le donne. A qualche cosa par che servano, ma per chi le possiede sono un guaio." Semonide .
"Tutti quelli che, nati uomini, sono stati codardi e son vissuti nell'ingiustizia, secondo ragione probabile si mutarono in donne nella seconda generazione (secondo il progetto di "quelli che ci composero" che "sapevano che dagli uomini sarebbero nate le donne e gli altri animali." Platone, Repubblica.
"La donna è materia, per sua natura passiva, l'uomo è forma e spirito, attivo e creativo. Nella riproduzione l'uomo attraverso lo sperma trasforma la materia femminile." Aristotele
"Non è la madre generatrice di quello che è chiamato suo figlio: ella è la nutrice del germe in lei seminato. Il genitore è colui che feconda: ed ella, straniero a straniero, salva il germe, quando un dio non l'abbia già distrutto." Oreste, figlio di Agamennone e Clitennestra che per vendicare il padre ha ucciso la madre, viene assolto dal tribunale in base a questa asserzione. Diritto assoluto su di lei, anche di ucciderla.
Considerata alla stregua di una proprietà buona sola a custodire il seme maschile. Esclusa dalla vita politica e da quella sociale. Tra le romane, in parte più fortunate, il divieto assoluto di bere vino durante i banchetti. Salto la lunga trafila delle sentenze sulla donna, e arrivo alla Chiesa. "Donna, tu sei la porta del diavolo." Tertulliano, uno dei padri della Chiesa "Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo), 22 le donne ai loro mariti come al Signore, 23 perché è l'uomo il capo della donna, come anche Cristo è il capo della Chiesa, egli il salvatore del suo corpo. 24 Dunque, come la Chiesa è soggetta a Cristo, così devono esserlo le mogli ai loro mariti in tutto." San Paolo, lettera agli Efesini
"Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi." Sant'Agostino. Qui mi fermo. PER FORTUNA oggi le cose sono cambiate. : 😂
Eva Cantarella draws on a full range of sources-from legal texts, inscriptions, myth and legend to poetry and philosophy-to reconstruct what life must have been like for women in Ancient Greece and Rome.
Generally, it sucked (life for women, not the book). The little progress that was made during particular periods swiftly gave way to regression. Too few areas were oases of relative liberty. I was pretty much aware of all this but that does not mean that I was any less frustrated and outraged when faced with all the facts.
3.5 Un libro che, soprattutto nella sua ultima edizione aggiornata, fornisce un quadro piuttosto esaustivo sulla condizione femminile nel mondo (prevalentemente) greco, senza tuttavia divenire un saggio destinato esclusivamente a cultori degli studi di genere: la scrittura è chiara, il pensiero lineare, la lettura scorrevole. A partire dalla nascita della bambina, passando nella varie fasi di crescita della fanciulla e della donna, Eva Cantarella mostra i (pochi) diritti e i (tanti) doveri della donna, alla quale troppo semplicisticamente la tradizione affibbia una totale e irrevocabile segregazione nel gineceo.
4,5 ⭐️ Es un libro que a pesar de que fue escrito hace más de 40 años se mantiene dentro de los imprescindibles para el estudio de las mujeres en la Antigüedad. No obstante, la historia ha avanzado muchísimo durante estos años y el libro de Eva Cantarella se ha quedado, si se me permite decirlo, como una introducción a los diferentes ámbitos de estudios de la vida de las mujeres. Creo que es imprescindible para aquella persona que se dedica a la historia de las mujeres, tanto en la Antigüedad como en otras épocas históricas, puesto que es una lectura sencilla y necesaria de tenerla siempre a mano para consultar el origen de muchas cosas.
Un libro scritto in modo chiaro che delinea la condizione della donna in Grecia, a Roma e durante l'impero bizantino. Offre un'ottima panoramica sulla vita di queste donne e su come esse erano viste, trattate e categorizzate dagli uomini dall'età minoica fino all'avvento del Cristianesimo.
Eva Cantarella ci parla della vita delle donne del mondo greco e romano, della loro condizione e di come essa si sia evoluta nei secoli, o, troppo spesso, regredita. L'autrice spiega perfettamente come la misoginia che ancora oggi striscia nella nostra società occidentale abbia radici antichissime, partendo dall'esclusione delle donne dalla polis e relegate nelle case, fino all'arrivo del Cristianesimo nell'Impero Romano, che ha ridisegnato le nuove coordinate di comportamento sessuale e di discriminazione. Un viaggio interessantissimo e che ci porta indietro nel tempo per affrontare uno dei più grandi problemi della nostra storia.
Saggio impeccabile che ripercorre la situazione sociale e giuridica della donna, da Micene fino all'Impero Bizantino. Un viaggio attraverso quasi 2000 anni di misoginia. Consigliatissimo.
Dateert al van 1981 en is hier en daar dan ook echt verouderd, bijvoorbeeld de herhaaldelijke bewering dat infanticide vaker zou voorkomen bij meisjes dan bij jongens, die elk hoofdstuk minstens 1 keer voorkomt, is intussen weerlegd. Daarnaast zijn er verschillende onnauwkeurigheden, maar over het algemeen een interessant overzichtswerk over vrouwen in de Griekse en Romeinse oudheid.
Un saggio per curiosi e per amanti dell’antichità. L’autrice ripercorre le tappe della misoginia antica, illustrando la condizione femminile prima nell’antica Grecia e poi nell’antica Roma, sottolineandone somiglianze e differenze, facendo riferimenti ad usi e costumi del tempo (ad esempio, in occasione del matrimonio), intervallando la trattazione con esempi tratti dalle opere antiche. Ne esce un quadro non certo completo ma sicuramente molto indicativo. Nonostante i momenti di apertura la condizione femminile è sempre dura e condizionata dall’idea di inferiorità, corroborata da tragici e filosofi; e nonostante si possa obiettare una particolare misoginia individuale in alcuni casi (Euripide, Giovenale), la situazione rimane desolante in ogni caso. I riferimenti al mito e alla religione sono azzeccatissimi; nella differenza tra i culti per divinità maschili e per divinità femminili si nota infatti come attraverso i riti la vita di una ragazza venisse incanalata fin dall’inizio al ruolo che veniva riservato alla donna: riprodurre. E molto azzeccato è anche il capitolo sull’amore omosessuale, soprattutto maschile, visto nell’ottica di un amore più “puro” e quindi in grado di elevare l’animo umano; e che ancora una volta sottolinea il semplice ruolo riproduttivo della donna. Molto bella anche l’appendice, con cui si scopre il percorso che ha portato dall’idea della Grande Dea, divinità femminile, alla religione politeista, ad esempio, greca, con tutte le differenze del caso e la relegazione delle divinità femminili a compagne di quelle maschili, e che giunge fino alla caccia alle streghe. L’autrice non ha intenti polemici, confuta altre tesi ed esprime le sue ma non si spinge mai oltre, e devo dire che questo è un grande pregio del saggio che non risulta, così, falsato dalle opinioni personali; bellissima una nota con cui l’autrice sottolinea come, al disgregarsi dell’Impero Romano, se ne attribuisse la colpa alle donne e alla loro mancanza d’equilibrio, nonostante la società fosse effettivamente stata creata dagli uomini. È una nota tragicamente vera. Per chi non ama l’antichità classica, il saggio può risultare noioso. Per chi invece la adora, come me, e se ne interessa, è da leggere.
Un saggio molto interessante sulla condizione della donna nell'antichità greca e romana. Colpiscono soprattutto la trattazione della donna greca, infinitamente più oppressa della romana, e i suoi possibili destini: moglie, concubina, etera, prostituta, tutte condizioni in un modo o nell'altro mutilate e definite in base all'utilità sessuale e riproduttiva valutata dal punto di vista dell'uomo. Un altro fatto che fa molto riflettere è il femminicidio, inteso come l'esposizione/uccisione delle neonate, molto diffuso presso gli antichi: le figlie femmine rappresentavano un costo in quanto andavano mantenute, per non averle più a carico si poteva solo darle in spose (il più presto possibile) pagando la dote, e nel momento in cui finalmente "rendevano", riproducendosi, lo facevano per una famiglia estranea. Chi dice che le cose da allora non sono cambiate forse ha letto un altro libro...
Chi era la donna nell’antichità? Cosa rappresentava e che ruolo aveva all’interno della società? Qual era il suo campo di battaglia e quali erano i suoi territori da amministrare? Eva Cantarella, studiosa di diritto greco e romano, conduce il lettore attraverso gli ambiti più remoti della società antica. Attraverso le due dimensioni dell’οἶκος (òikos, nel suo significato primario “casa”) e della domus (corrispettivo latino del termine òikos anch’esso nel suo significato primario “casa”), attraverso il θίασος (thíasos, tìaso. Luogo in cui le ragazze greche venivano mandate per imparare a diventare mogli e madri) e attraverso le leggi, si scopre un mondo che rimaneva nascosto, un mondo che in realtà era l’origine e il perno della grandezza di due civiltà: quella greca e quella romana.
Miriadi di opere letterarie e artistiche dell'antichità sono dedicate alla figura femminile. Ma gettando lo sguardo oltre Medea, Saffo, Lesbia, qual è la vera immagine della donna antica? Eva Cantarella riesce nel non facile compito di realizzare una divulgazione solidamente documentata e allo stesso tempo accattivante per i non addetti ai lavori. Che scopriranno una realtà per molti aspetti agghiacciante: la donna, relegata nel chiuso della propria dimora, era condannata al silenzio e alla sottomissione, a essere considerata, appunto, un "ambiguo malanno" da cui guardarsi per non subirne il fascino e la perversione.
Questo saggio è non solo interessante, ma anche avvincente.
Si parla di un tema attuale, quello della condizione della donna e l'autrice ci porta nell'antica Grecia e Roma analizzando la vita delle donne facendo riferimento a diversi ambiti: quello culturale, politico e giuridico.
Nonostante sia un saggio la lettura è molto scorrevole e alla fine del libro si ha voglia di continuare ad approfondire questo tema.
Un libro da tenere sicuramente in libreria per poter tornare su alcuni temi, al bisogno; ma davvero nozionistico e frammentario. Non è automatico che ad un saggio corrisponda una narrazione piatta. Per fortuna, molte volte non è così.
Saggio documentatissimo. Si concentra molto sull'aspetto giuridico tralasciando totalmente la descrizione della vita quotidiana delle donne nell'antichità.
L'ambiguo malanno è il primo tentativo di Eva Cantarella di uscire dall'accademia rivolgendosi a un pubblico più ampio, e si vede: rispetto ai suoi saggi successivi, risulta meno approfondito, meno illuminante, tutto sommato più superficiale.
Il proposito, d'altronde, è ampio: ricostruire il ruolo della donna nelle culture mediterranee, con un focus su quella greca e quella romana. Forse un po' troppo ampio per un saggio di meno di 300 pagine.
Al di là di questa critica, i contenuti sono chiari, ben documentati da fonti e anche avvincenti. L'autrice esordisce dichiarando l'indimostrabilità dell'ipotesi dell'esistenza del cosiddetto "matriarcato" nelle culture antiche, di cui non è rimasta alcuna traccia documentale. Continua notando il ruolo subalterno della donna greca, vista unicamente come strumento per la procreazione di cittadini (specialmente nell'ottica ateniese). Infine, descrive la mutevole condizione della donna romana, fedele educatrice di cittadini in età repubblicana, sempre più emancipata nel corso dell'Impero, rigettata nella repressione con i Padri della Chiesa (ben più che con il Cristianesimo tout court).
Consiglio questa lettura principalmente a chi sia digiuno di questi argomenti; per chi già ha qualche infarinatura, ci sono altri saggi della stessa Cantarella.
No sabía si ponerle tres o cuatro estrellas porque esta misma puntuación fue la que asigné a otro título de esta misma autora, La bisexualidad en el mundo antiguo, considerando esa obra mejor. La calamidad ambigua no ha estado mal. He de decir que, otra vez, no tengo ni idea de si las notas al pie de página corresponden al editor-traductor o a ella, pero en esta edición dejan muchísimo que desear (cosa que en el título de Akal no, pues eran de una calidad excelente. Aquí son simplemente una amalgama de referencias bibliográficas.). Pese a esto, el contenido es interesantísimo, como siempre, aunque lo encuentro peor expuesto. Me ha extrañado esto mismo, pues aquí resulta todo más escueto y rápido. Opino que muchos de los temas se podrían haber ampliado. Me ha faltado ver la voz de la autora con la contundencia que tenía en la otra entrega, pese a esto, siempre hay algún pasaje en el que reluce.
Un saggio molto interessante sulla condizione della donna nella Grecia e nella Roma antica. Eva Cantarella scrive con precisione e minuzia e il ritratto che dà alla condizione femminile nella storia antica è estremamente vivido. È una lettura per chi ha un interesse marcato sul tema, il libro è scritto con un linguaggio accessibile ma necessita comunque una lettura attenta (non sempre è una lettura scorrevole). Tanti gli spunti di riflessioni, che ci fanno capire i motivi alla base della (tuttora presente) discriminazione di genere, riportando diritti e doveri della donna nelle civiltà a cui dobbiamo gran parte delle nostre basi culturali.
La lettura di questo libro rende chiari le origini e i processi che hanno portato alla subalternità della donna: dalla storia greca, romana fino a quella bizantina. Monito dell’autrice: mai pensare che la raggiunta emancipazione della donna possa essere irreversibile, la storia ci ha dimostrato il contrario. “Annullate come individui […] queste donne, che hanno riprodotto città e imperi, sono state cancellate dalla storia”. Tanti i punti di contatto con l’oggi.
Il problema della Cantarella è che una volta che hai letto 2/3 libri suoi, hai letto anche il resto, perché davvero certe volte sembra che faccia un collage dei suoi lavori precedenti solo per pubblicare un mappazzone nuovo. Qui ci trovate tre quarti de “i supplizi capitali” con una spolverata di “secondo natura” e ben poco altro.
Un saggio molto approfondito, ben condotto e intelligente, basato su una documentazione molto consistente. I miei rispetti all'autrice. Una lettura complessa, sovradimensionata rispetto ai miei bisogni di documentazione per un fantasy ambientato tra Atene e Roma. Se fossi una studiosa sarebbero 5 stelline piene.
"Furono le donne, con la loro trasgressione, a mettere in discussione i principi che la civitas continuava a confermare, in primo luogo quello della subordinazione". (Cap. X. Il principato e l'impero)
Sicuramente un libro interessante, che offre molti spunti di riflessione per capire tante dinamiche che persistono nella società moderna. Molto dettagliato, non tralascia alcun particolare. Chiaramente non è un libro consigliabile per una lettura, come dire, rilassata, ma merita di essere letto.