The "History of the Langobards" (or "Lombards") by Paul the Deacon is one of the most important sources for the early history of Europe. Writing in the late 8th century, the author traces the history of his own people, Lombards, and intertwines it with history of Rome and of the rising Frankish kingdom. It represents one of the most important links between the Antiquity and the Middle Ages. This electronic edition contains the text of William Dudley Foulke's translation, first published in 1907, with his preface, introduction and complete extensive footnotes. The scanned text of the printed edition was carefully proofread. Some obvious spelling mistakes, inconsistencies and errors of other kind within the printed edition were eliminated. Hyperlinks were added to the footnotes. Carefully reformatted for optimal e-book reading. Includes Table of Contents.
Paul the Deacon (c. 720s – 13 April 799 AD), also known as Paulus Diaconus, Warnefridus, Barnefridus, Winfridus and sometimes suffixed Cassinensis (i.e. "of Monte Cassino"), was a Benedictine monk, scribe, and historian of the Lombards.
Born between 720 and 735 in the Duchy of Friuli to this possibly noble Lombard family, Paul received an exceptionally good education, probably at the court of the Lombard king Ratchis in Pavia, learning from a teacher named Flavian the rudiments of Greek. It is probable that he was secretary to the Lombard king Desiderius, a successor of Ratchis; it is certain that this king's daughter Adelperga was his pupil. After Adelperga had married Arichis II, duke of Benevento, Paul at her request wrote his continuation of Eutropius.
It is certain that he lived at the court of Benevento, possibly taking refuge when Pavia was taken by Charlemagne in 774; but his residence there may be much more probably dated to several years before that event. Soon he entered a monastery on Lake Como, and before 782 he had become a resident at the great Benedictine house of Monte Cassino, where he made the acquaintance of Charlemagne. About 776 his brother Arichis had been carried as a prisoner to Francia, and when five years later the Frankish king visited Rome, Paul successfully wrote to him on behalf of the captive.
His literary achievements attracted the notice of Charlemagne, and Paul became a potent factor in the Carolingian Renaissance. In 787 he returned to Italy and to Monte Cassino, where he died on 13 April in one of the years between 796 and 799. His surname Diaconus, shows that he took orders as a deacon; and some think he was a monk before the fall of the Lombard kingdom.
Splendida opera che ci restituisce in tutta la sua freschezza e originalità una delle radici storiche della nostra nazione, una parentela spesso negletta, se non rifiutata, con un popolo considerato barbaro e sanguinario. La mia terra, la Vallesina, è stata segnata dalla presenza longobarda e la sua toponomastica conserva ancora oggi molti termini longobardi. Da leggere, soprattutto nella stesura originaria, un latino comprensibilissimo. Molto bella e interessante l'introduzione di Bruno Luiselli sulla romanizzazione della società longobarda nell'VIII secolo.
You might be thinking: well, why should I read a dull old history book by an 8th century cleric? My answer would come from a mythological view. Those of you like me who love Germanic mythology probably know about the Eddas and sagas of Iceland. Then there is Snorri Sturluson's History of the Kings of Norway. Although called a history, there is much legendary material here. If that does not satisfy you, then there is Saxo's History of the Danes books 1-9. This is another book filled with wonderful stories, some that even parallel the ones found in the Eddas. If you still crave more, then you may now turn to this little book on the Langobards. They are also called the Lombards, and they invaded Italy in the 6th century. We remember them today in the name of the province of Italy called Lombardy. Here you will learn about their fortunes and failures, and their interactions with all of the other peoples of the time: Franks, Avars, Byzantines and others. There are some notable myths here such as how Odin gave the Langobards their name and how Alboin got his sword. Probably the most popular story is how Alboin made a cup out of the skull of his enemy! For those Norse/Germanic enthusiasts out there: where else do you see this story? Sure, there is some dullness to this tome: Paul's book sometimes feels like a series of facts without feeling like an engaging and unified story of these people. And there is a lot here that would interest the academic rather than the general reader, who would most likely want to read a more up to date history. But the book really shines once Paul starts reciting a juicy tale rather than just another fact about which king succeeded whom.
Le 4 stelle son dovute soltanto alla presenza, oltre al testo di Paolo Diacono, di "Storia dei Longobardi di Benevento" di tal Erchenmperto, che contiene fatti interessantissimi (saraceni che scorazzano ovunque, rivalità tra famiglie, imperatori imprigionati ecc) ma ho trovato molto molto noiosa e scritta male, senza verve.
Concentriamoci sul piatto forte, cioè Diacono. Ovviamente siamo molto lontani dai grandi autori greci e latini dell'antichità, siamo come ampiezza di veduta, visione storica ecc. ma dall'altra parte la storia che Diacono fa del suo popolo è frizzante e non perde mai di mordente. Diacono, pur narrando in dettaglio solo i fatti del ducato di Cividale e di quello di Benevento, ha una visione tutto sommato ancora ampia, dato che non manca di trattare la storia dei Franchi e quella dei Bizantini.
La visione di fondo è chiara: il regno longobardo fu indebolito dalla infinità litigiosità dei suoi duchi e dall'assenza quindi di una forte monarchia centralizzata (o di una dinastia fortemente legittimata, che all'epoca era più o meno la stessa cosa). Ovviamente la morale è cristiana: alcuni re sono veramente inviati dal diavolo, altri predestinati (come nel caso di Liutprando).
Altro punto a favore è la vastità di fonti dell'autore che oltre a citare numerose opere, riporta anche testimonianze dirette.
Consigliato anche se siete digiuni di storia longobarda (a parte una overdose di nomi, ma quello capita sempre quando ci si approccia ad un nuovo periodo storico).
Può un libro di storia del VIII secolo scritto nell’VIII secolo essere considerato opera letteraria da leggere? Oh sì! Oh sì! Oh sì!
La Historia Langobardorum di Paolo Diacono, oltre a essere il testo più completo che riporti la storia dei Longobardi dalle origini nel mito al regno di Liutprando, oltre a presentare interessanti digressioni geografiche, etniche e storiche che aiutano il lettore di ogni epoca a collocare nel giusto spazio temporale, geografico e politico gli eventi, è sicuramente un'opera di alta letteratura scritta da una penna dotata di concisione, scorrevolezza ed eleganza.
L’opera del resto è una saga, la grande saga del popolo longobardo dalle origini perdute nel mito sino all'ultimo re (in realtà il terz'ultimo ma per amor di letteratura facciamo finta che sia l'ultimo ok?). E in tempi come i nostri in cui si vive questo ritorno al medioevo con opere di consumo come Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco o Vikings, questo libro trova una nuova giovinezza nella riscoperta delle origini germaniche di una parte d’Italia risalendo a un popolo che è tutto nostro e solo nostro e che contribuì enormemente a spostare il baricentro dell’Italia dal Mediterraneo all’Europa continentale (perché l’ho spiegato qui).
Codice del XI s. della Origo gentis Langobardorum, Salerno L'origine di questo popolo si perde in una nebbia mitica che vede partire dalla Scandinavia una madre con due figli e pochi giovani guerrieri al seguito, partono e subito si scontrano con i Vandali che vogliono sottometterli. Lottano e vincono per la libertà, tema che ricorre lungo tutta l'opera come valore fondamentale e principio irrinunciabile del popolo longobardo che combatterebbe, secondo Diacono, non per desiderio di bottini e gloria ma per difendere la propria libertà, lo stesso avo dell'autore, prigioniero degli Avari, fuggirà e tornerà in Italia tessendo così un parallelo tra la storia del popolo longobardo e la storia della famiglia di Diacono. Si nota, da parte dell'autore, un continuo giustificare le azioni offensive dei Longobardi come necessità per mantenere l’indipendenza, anche l’attacco di Agilulfo a Ravenna avrebbe avuto come motivazione il rapimento della figlia da parte dei Bizantini e poco importa se in seguito a ciò i Longobardi abbiano conquistato Cremona, Mantova e Brescello: secondo Diacono non combattono per conquista ma per difesa.
Un giochetto divertente che si può fare con questo libro è quello di trovare tutti i punti in cui l’aspetto guerriero del popolo Longobardo viene minimizzato se non addirittura taciuto sostituendo le cause che portano agli scontri con motivazioni alla Deus Vult!
E’ con estrema ironia che si leggono alcuni passi, un esempio su tutti quando Diacono parla del regno di Autari successivo all’epoca dei Duchi: “Non vi era violenza, non si tendevano insidie; nessuno angariava gli altri ingiustamente, nessuno depredava; non vi erano furti, non rapine; ognuno andava dove desiderava sicuro e senza timore”, le violenze, le razzie, le uccisioni e confische che hanno caratterizzato la conquista longobarda dell’Italia vengono dall’autore confinane tutte nei dieci anni di regno dei duchi. Al lettore moderno resterà il compito di ricostruire in modo verosimile le vicende bilanciando il tono al limite dell’agiografico di Paolo Diacono con il biasimo lasciato dagli storici franchi e rinascimentali.
Le digressioni sono numerosissime ma mai prolisse e sempre piacevoli se non proprio gustose, sono curiosità su fenomeni naturali straordinari, leggende, fatti storici più o meno pertinenti con la narrazione, elegie, estratti di corrispondenze private che rendono vivi e reali personaggi storici come Teodolinda e Gregorio Magno. Devo confessare che al cospetto dell’elegia dedicata dall’autore al beato Benedetto non ho potuto fare a medo di pensare a Tolkien e alle sue opere in cui canti e ballate si fanno largo tra la prosa. Vi si leggono inoltre esempi di ottima letteratura come il viaggio del bisnonno di Paolo Diacono per tornare in Italia, anche questo tra mito e realtà, prima l'incontro con un lupo, poi un sogno rivelatore e infine il soccorso che gli giunge da un'anziana. Oppure la vicenda di Alboino e Rosmunda che è stata più volte ripresa in letteratura da Ruccellai, Alfieri e Sem Benelli, e si pensa che sia stata d’ispirazione per una canzone popolare lombarda cantata da artisti come Mia Martini, Sergio Endrigo e De Gregori.
L'opera inizia con un'ampia digressione sulle popolazioni germaniche del nord, fenomeni naturali nordici straordinari e poi percorre l'eroica migrazione dei Winili (antico nome dei Longobardi) dalla Scandinavia fino alle porte dell'Italia. Tra le righe del mito si legge il loro abbandono della divinità Freya, madre di fertilità per votarsi al dio Wotan, dio di eserciti e guerre, il loro assimilare popolazioni al passaggio liberando schiavi per farne guerrieri, la presenza di guerrieri mascherati (cinocefali), lotte con le Amazzoni... molte citazioni care agli appassionati di letteratura nordica.
Alle porte dell'Italia si apre una digressione che illustra il periodo storico e culturale, come a voler segnare una rottura nella narrazione tra quello che erano prima i Longobardi e ciò che diventeranno nella loro nuova patria.
Segue un lungo carme a San Benedetto e infine l'arrivo in Italia il lunedì di Pasqua, simbolo di rinascita, di primavera d’Italia.
Dopo l'arrivo in Italia l'autore si sofferma a illustrare le varie regioni d'Italia colorando il tutto con diverse etimologie fantasiose, molte delle quali riprese pari pari da Isidoro di Siviglia, compresa quella della parola Longobardi: “così chiamati a causa della loro lunga barba mai tagliata” (Etimologie XIX, II, 95).
La narrazione delle vicende storiche dei Longobardi continua in modo sempre più scorrevole, intervallata da digressioni storiche e leggende e si potrebbe compiere un’analisi più approfondita su vari aspetti della narrazione, per esempio analizzare le etimologie fantastiche, vere e proprie castronerie laddove per trovare l’origine e il significato di alcuni nomi si invertono, aggiungono o sottraggono consonanti, si comprano vocali e si gira la ruota come in preda a un furore etimologico derivato dal suo celebre predecessore Isidoro di Siviglia che un secolo prima scrisse un’enciclopedia che racchiudeva tutto ciò che era allora conosciuto e che si intitolava, appunto, “Etymologiae”.
Insomma è un testo storico, è una saga, è un’enciclopedia, il tutto in meno di 200 pagine introduzione compresa. Accattatevillo! Leggetevillo! Duecento pagine per diventare in una settimana al massimo esperti di storia del popolo longobardo. A che pro non si sa ma sempre essere esperti di qualcosa nella vita che non esserlo affatto.
Medeltidens historiska sammanfattningar har likartade tendenser: ett liv sammanfattas på 10 meningar, och därefter går man vidare. Det gör att man å ena sidan aldrig blir övermätt på en person, men gör å andra sidan att man mer får se det som ett galleri att leta biografier från än som en riktig historiebok.
II, 4. Huius temporibus in provincia praecipue Liguriae maxima pestilentia exorta est. [...] Erant autem ubique luctus, ubique lacrimae. [...] Peculia sola remanebant in pascuis, nullo adstante pastore. Cerneres pridem villas seu castra repleta agminibus hominum, postero vero die universis fugientibus cuncta esse in summo silentio. Fugiebant filii, cadavera insepulta parentum relinquentes, parentes obliti pietatis viscera natos relinquebant aestuantes. Si quem forte antiqua pietas perstringebat, ut vellet sepelire proximum, restabat ipse insepultus; et dum obsequebatur, peri mebatur, dum funeri obsequium praebebat, ipsius funus sine obsequio manebat. Videres seculum in antiquum redactum silentium: nulla vox in rure, nullus pastorum sibilus, nullae insidiae bestiarum in pecudibus, nulla damna in domesticis volucribus. [...] Nocturnis seu diurnis horis personabat tuba bellantium, audiebatur a pluribus quasi murmur exercitus. Nulla erant vestigia commeantium, nullus cernebatur percussor, et tamen visus oculorum superabant cadavera mortuorum. Pastoralia loca versa fuerant in sepulturam hominum, et habitacula humana facta fuerant confugia bestiarum. [...]
IV, 21. Per idem quoque tempus Theudelinda regina basilicam beati Iohannis Baptistae, quam in Modicia construxerat, qui locus supra Mediolanum duodecim milibus abest, dedicavit multisque ornamentis auri argentique decoravit praediisque sufficienter ditavit. Quo in loco etiam Theudericus quondam Gothorum rex palatium construxit, pro eo quod aestivo tempore locus ipse, utpote vicinus Alpibus, temperatus ac salubris existit.
IV, 22. Ibi etiam praefata regina sibi palatium condidit, in quo aliquid et de Langobardorum gestis depingi fecit. In qua pictura manifeste ostenditur, quomodo Langobardi eo tempore comam capitis tondebant, vel qualis illis vestitus qualisve habitus erat. Siquidem cervicem usque ad occipitium radentes nudabant, capillos a facie usque ad os dimissos habentes, quos in utramque partem in frontis discrimine dividebant. Vestimenta vero eis erant laxa et maxime linea, qualia Anglisaxones habere solent, ornata institis latioribus vario colore contextis. Calcei vero eis erant usque ad summum pollicem pene aperti et alternatim laqueis corrigiarum retenti. Postea vero coeperunt osis uti, super quas equitantes tubrugos birreos mittebant. Sed hoc de Romanorum consuetudine traxerant.
V, 34. [...] Regina vero eius Rodelinda basilicam sanctae Dei genitricis extra muros eiusdem civitatis Ticinensis, quae Ad Perticas appellatur, opere mirabili condidit ornamentisque mirificis decoravit. Ad Perticas autem locus ipse ideo dicitur, quia ibi olim perticae, id est trabes, erectae steterant, quae ob hanc causam iuxta morem Langobardorum poni solebant: si quis enim in aliqua parte aut in bello aut quomodocumque extinctus fuisset, consanguinei eius intra sepulchra sua perticam figebant, in cuius summitate columbam ex ligno factam ponebant, quae illuc versa esset, ubi illorum dilectus obisset, scilicet ut sciri possit, in quam partem is qui defunctus fuerat quiesceret.
VI, 26. [...] Hic Pemmo habuit coniugem Ratpergam nomine; quae cum esset facie rusticana, saepe maritum deprecata est, ut se dimissa aliam uxorem duceret, quam tanti ducis coniugem esse deceret. Sed ipse, ut erat vir sapiens, plus eius mores et humilitatem verecundamque pudicitiam quam corporis pulchritudinem sibi conplacere, dicebat. [...]
VI, 38. [...] Fuit autem rex Liutprand vir multae audaciae, ita ut, cum eum duo armigeri eius occidere cogitarent, et hoc ei perlatum fuisset, in profundissimam silvam cum eis solus ingressus, mox evaginatum gladium contra eos tenens, eisdem, quia eum occidere cogitaverunt, inproperavit; quod ut facere deberent, hortatus est. Qui statim eius pedibus provoluti, ei sunt quae machinaverant cuncta professi. Et de aliis quoque hoc similiter fecit; sed tamen confessis mox tantae malitiae culpam pepercit.
Langobardernas historia av Paulus Diaconus publicerad cirka 785. Genre historia. Boken börjar i slutet av 400-talet och sträcker sig till tiden vid publiceringen av boken. Langobarderna härstammade från Norra Tyskland/Danmark och förflyttade sig neråt till Pannonien och senare norra Italien. De anpassade sig till kristendomen och lierade sig med ledarna i Östromerska/Bysantiska riket. Men det förekom stundvis stridigheter samt även med vissa stammer eller exempelvis Saracener(araber). Boken beskriver Langobardiska kungar, händelseutveckling i närområdet, strider eller intriger. Jag fann vid läsningen många passager som väl kunde bli del av film eller tvserie så som;
Frankerna påväg att anfalla men möts av detta knep-”Grimuald tågade mot dem med langobarderna och lyckades övermanna dem genom att använda sig av följande krigslist. Han låtsades nämligen att han ville fly undan de angripande och lämnade efter sig sitt läger med alla tälten, fyllt med allehanda skatter och särskilt en myckenhet vin av bästa sort men alldeles tomt på människor. När nu frankernas trupper kom dit trodde de att Grimuald och langobarderna i panik hade lämnat sitt läger i sticket, och strax blev de glada och kappades om att kasta sig över allt de såg och dukade fram en överdådig måltid. Men då de nu alla låg och sov, överlastade av de många olika rätter de hade ätit och de myckna vin de hade druckit, störtade sig Grimuald över dem efter midnatt och anställde ett sådant blodbad att blott få av dem kunde undkomma och vända tillbaka till sitt fädernesland.”
Tonen är modern och engagerande. Den var lättläst och rekommenderas starkt till de som är intresserade av perioden mellan romarriket samt början av medeltiden. De så kallade dark ages blir här mer levande och visar ett europa under utveckling (Stadsstaternas framväxt).
To many persons killing other persons from one tribe that was in one place then went on another place, and then some new guy came and he had a wife and some drama and somebody killed somebody, with even more bunch of names and places. It isn't really thrilling story, there are some good parts, but for the most parts quite boring. The great part is footnoting that are explaining context, at least in this edition.
The people in this book are approximately as bloody and lacking in morals as Gregory of Tours nearly two hundred years earlier. There is some interesting information about how Odin gave the Langobards their name, fits in well with the Eddas. A book only for antiquarians.
Ì longobardi sono un popolo che mi ha sempre affascinato. Come mi ha sempre affascinato i libri scritti nel passato. In questo caso molto remoto. Ho apprezzato molto la riscrittura in italiano: scorrevole e piacevole.
The apocalyptic scene after a great plague depicted by Paul the Deacon, to me, is monumental and striking. The grapes are shining in the fields, left unpicked... the army of ghosts are haunting the place...
Utilissimo l'apparato di note e le introduzioni ad ogni singolo libro. Si riesce a percepire la difficoltà e il dolore di Paolo nel descrivere il culmine e le contraddizioni del suo popolo.
It was insanely difficult to keep track of everyone and everything happening in this but honestly, for a book written in the 8th century, this was a surprisingly easy read. Ottimo lavoro, Paul.
Come si può comprendere fin dal titolo, la “Storia dei Longobardi” di Paolo Diacono è un trattato storico che ripercorre circa due secoli di avvenimenti che hanno caratterizzato questo popolo e il loro arrivo nelle terre italiche. Siamo alla fine dell’Impero Romano d’Occidente (V secolo) e la penisola italica diventa un territorio di conquista da parte di popolazioni nordiche: Goti, Vandali, Rugi ed altri dalla Germania ma anche dalla Scandinavia; e tra essi i Winili, conosciuti anche come Longobardi. I Longobardi appaiono subito come un popolo di conquistatori che percorrono nel giro di pochi anni tutta la linea verticale d’Italia che si estende lungo gli Appennini, creando insediamenti dal Friuli fino alle terre del meridione, entrando in conflitto o siglando accordi nel corso del tempo sia con il Papato che con l’Impero Romano d’Oriente, oltre a naturalmente i Galli che premono sul confine occidentale e le altre popolazioni germaniche dal nord. La storia dei Longobardi è legata alle dinastie che hanno tenuto il potere localmente ma che hanno saputo creare nel tempo una rete di contatti tra loro, permettendo un controllo su quasi tutto il territorio della penisola; città sottratte ai nobili locali, contese tra loro ma unite nel caso di attacchi di popolazioni esterne. Paolo Diacono si sofferma poco sulla descrizione fisica di questa popolazione e sulle loro abitudini (anche se non evita totalmente l’argomento), ma si concentra più sugli avvenimenti, in una sorta di cronistoria per vicende, tutte narrate su base documentale, e questo caratterizza l’importanza di questo lavoro letterario: una ricerca nei documenti dell’epoca per estrarne i contenuti che gli hanno permesso di ricreare la storia del suo popolo. E’ un racconto di dinastie (narrazione spesso resa difficoltosa proprio dal continuo alternarsi di nomi per noi poco comuni) che ci permettono di personalizzare gli eventi e rendere più familiare all’utente il popolo longobardo. Paolo Diacono stesso è un longobardo, nato all’inizio del VIII secolo, periodo fino al quale arriva la sua narrazione. E come i Longobardi nel corso del tempo, ha saputo gestire questa capacità di compromesso, e di adattamento al territorio, sia per quanto riguarda gli equilibri di potere che per quanto concerne le influenze religiose. Proprio in quanto diacono ha avuto la possibilità di consultare i testi del papato che gli hanno permesso di ricostruire questo percorso storico non solo dal punto di vista del suo popolo ma anche di quello dello stato clericale, all’epoca facente parte dell’Impero Romano. Inoltre l’aver stretto una collaborazione con Carlo Magno verso la fine dell’VIII secolo gli ha consentito l’accesso anche alle fonti della Gallia. Ritornato in Italia, nel Convento di Montecassino, Paolo Diacono si occupa della stesura di questo testo prima di morire nel 799. Nel mentre la storia dei Longobardi si scontra con la costituzione del Sacro Romano Impero da parte di Carlo Magno, incoronato da Papa Leone III nel 800, evento che segna l’inizio di un nuovo periodo storico che coinvolgerà la nostra penisola. Ai Longobardi non resta che accettare l’affermazione del potere Carolingio collaborando con l’Impero, e lasciando la loro firma su alcuni luoghi storici e religiosi da Cividale del Friuli a Benevento che rimarranno a memoria di questa popolazione.
De geschiedenis van de Germaanse stam der Langobarden, vanaf hun mythische begin in Zweden, via hun trek naar het zuiden, hun tijdelijke vestiging in Pannonië (Hongarije), hun inval in Italië en hun verovering van een groot deel ervan.
Paulus' verhaal wordt gelardeerd met mooie verhalen, legenden, daden van heiligen, wonderen, religieuze twisten, natuurrampen, epidemieën en berichten van wat er ondertussen gaande was in Frankenland en in het Oost-Romeinse rijk. Een groot deel speelt zich af op de grens van de oudheid en de middeleeuwen, toen Frankrijk nog Gallië heette, de oorspronkelijke inwoners van Italië nog Romeinen en Europa bevolkt werd door stammen als de Franken, de Beieren, de Avaren en later ook de Bulgaren, de Slaven en nog later de Saracenen, die Sicilië, heel Spanje en zelfs een flink stuk van Zuid-Frankrijk bezetten. Deze berichten plaatsen de geschiedenis van de Langobarden, dat vol staat van intriges, opstanden, burgeroorlogjes, koningsmoorden, verraad en conflicten met buurstammen in een grotere contekst.
Paulus Diaconus (zelf Langobard) vertelt levendig en weet deze verloren wereld goed op te roepen en tegelijk ongewild goed duidelijk te maken dat het geen feest was om in deze tijd te leven, want als gewone man kon je gemakkelijk sterven omdat je hertog in opstand kwam en gestraft werd, omdat je stad veroverd werd door woeste naburige stammen, omdat de pest heerstte, of droogte, of ernstige overstromingen. Jammergenoeg houdt zijn geschiedenis plotseling op in 744, 32 jaar voordat Karel de Grote voorgoed een einde maakte aan het Langobardische rijk.
It became more meaty as I read on and touched on various things like the Saxon kings visiting Rome before dying, Gregory the Great's taking over the leadership of the Romans in Italy and beginning the pope's independence of the empire, that empire's weakening, Arabs at the gates of Constantinople itself and going on to Bulgaria, the fall to them of Carthage, Sardinia, Corsica, Spain, culminating in the encroachments into Gaul where Charles Martel trounces them with the backup of Liutprand, the great Lombard king, who was trying to unite Italy. The editor finishes the uncompleted history deftly by giving the reasons for the extinction of the Lombards and an account of that fall with the inception of the new Roman empire in the west by the Frank, Charles the Great.
Era una lettura che mi riproponevo da un pezzo. Questo volume è servito a ricordarmi quanto mi interessasse la storia dell'alto medioevo, e quanto non mi piacesse il latino. Inoltre lo trovo un esercizio utile per avvicinarsi allo studio dell'annalistica medioevale, in genere ben più noiosa. La parte veramente interessante è il primo libro, con l'origine storico/mitica dei Longobardi come se la raccontavano loro, per quel poco che se ne ricordavano alla fine del periodo del loro dominio. In fin dei conti, la storia dell'Italia moderna inizia proprio qui.
Unlike other vaguely contemporary works (Gregory of Tours & Asser), I found this dreadfully dry reading. I'm sure it's an absolute treasure as a historical artifact, but as reading material I found it lacking
Primary sources can be fun or they can be a real drag. This one is the former. I loved his style or writing. It does get a tad hard to keep track of everyone but give it a shot if you want to learn about the Lombard's and their kingdom.