La chiave di lettura di questo testo va ricercata nella fulminante descrizione iniziale della protagonista: "La signora Setsuko Kurakoshi, benché avesse soltanto ventott'anni, era dotata di un'innata sensualità". Yukio Mishima, che provava per le donne un sentimento ambiguo, fatto di orrore e di curiosità, e una sorta di attrazione, mista a disgusto, verso la loro misteriosa carnalità, analizza Setsuko con la spietatezza di un entomologo. Ne scandaglia l'animo, ne esplora il corpo, ne esamina il comportamento, creando il ritratto vivido e affascinante, a valenza universale, di una giovane borghese che, tediata dalla monotonia del matrimonio, si abbandona all'amore per un giovane, trasgredendo ogni regola e rinascendo nell'anarchia dell'eros, fino alla catarsi finale. Mishima analizza e descrive il nucleo segreto dell'universo della sua eroina: il conflitto tra istinto ed etica, tra sentimento e razionalità, il misterioso, indomabile anelito a un amore travolgente, totale, eterno, in cui romanticismo e voluttà siano armoniosamente fusi, e la conseguente intima repulsione per il matrimonio e la maternità, imposti dalla società maschile per incanalare, disperdere, ottundere quegli istinti, quelle energie, quelle fantasie, tipicamente femminili, che potrebbero minacciarla. Setsuko osa infrangere regole e abitudini, si ribella alla vita mummificata che sin lì ha condotto, assapora l'impeto e la sofferenza della passione, ma infine scopre l'ineluttabile verità...
Yukio Mishima (三島 由紀夫) was born in Tokyo in 1925. He graduated from Tokyo Imperial University’s School of Jurisprudence in 1947. His first published book, The Forest in Full Bloom, appeared in 1944 and he established himself as a major author with Confessions of a Mask (1949). From then until his death he continued to publish novels, short stories, and plays each year. His crowning achievement, the Sea of Fertility tetralogy—which contains the novels Spring Snow (1969), Runaway Horses (1969), The Temple of Dawn (1970), and The Decay of the Angel (1971)—is considered one of the definitive works of twentieth-century Japanese fiction. In 1970, at the age of forty-five and the day after completing the last novel in the Fertility series, Mishima committed seppuku (ritual suicide)—a spectacular death that attracted worldwide attention.
“Nessuno al mondo è più forte di chi non ama” E’ il primo libro che leggo di Mishima. Raramente ho provato un odio viscerale per la protagonista di un libro come mi è successo con Setsuko. Una donna insulsa, inutile, così vuota da decidere di riempire la sua vita facendosi un amante. La relazione non si basa sul nulla che sia simile ad un sentimento. E’ puro sport per impegnare le sue giornate e illudersi, nella sua immaginazione, che ci sia altro dietro, anche da parte sua. Una donna senza morale, che pratica più volte l’aborto solo per il proprio “tornaconto sentimentale” senza pensare per un istante alla vita che sopprime, più volte. Una virtù che non trovo vacillare perché, dal momento in cui decide di tradire il marito, il suo è un piano veloce e senza nessun ripensamento. I suoi “ tentennamenti” sono solo di facciata, per sembrare la donna timorata che di fondo non è. Il suo è un gioco. E’ questo che mi ha irritato di più. Ora, se la sensazione a pelle ricevuta è stata questa, e se questo è quello che Mishima voleva arrivasse, allora posso dire che l’autore è stato esemplare nel descrivere questa donna e che il romanzo è perfettamente riuscito.
Io adoro Mishima anche quando si cimenta nella descrizione di adulteri di flaubertiana memoria. Soltanto, mi chiedo dov'è che la curatrice dell'opera abbia visto la catarsi. Ma andiamo con ordine. Questo romanzo mi convince sempre di più del fatto che Mishima non avrebbe mai potuto amare una donna nel senso comunemente dato al termine. Ne esce tutto il ritratto della sua misoginia (perché sì, era misogino e pure maschilista). Per lui le donne erano esseri sensuali, ammalianti, pericolosi, vede nella sostanza dei loro lati negativi. Setsuko non ha mai conosciuto la vera voluttà, non ha mai provato vero piacere, non s'è mai persa nell'amore carnale. Per lei tutto è sensazione, come "una spugna ruvida che le sfrega sul braccio". Setsuko è Mishima, chiaramente. Il rapporto di lui con le donne è il rapporto di lei con gli uomini (o almeno, con suo marito). Eppure, pur se misogino e maschilista, con Mishima per me è un perdersi ogni volta. Lo adoro. Era un eccezionale osservatore di anime, la cui vita è stata improntata al suo personale martirio, eppure oltre il martirio aveva intravisto la risposta del sublime, dell'assoluto. Setsuko è una donna senza particolari qualità, se non una spiccata sensualità data dalla sua eleganza e dall'educazione ricevuta. Cerca il suo simile, lo trova non nel marito ma nell'idealizzazione di Tsuchiya, un ragazzo che, tempo addietro, l'aveva baciata. Sogna che lui sia ancora il bambino inesperto di allora, in modo da poter insegnare anche a lui ciò che, nell'intimità, le era stato insegnato dal marito. E' una donna tutto sommato meschina ed egocentrica - ma sostanzialmente pura -, che vede il mondo solo e soltanto col suo metro di giudizio. Setsuko non vuole, in realtà, un amore tranquillo. Non è innamorata di Tsuchiya, ma vuole uscire dal tedio che la circonda. Mishima circonda la sensualità di lei, il suo corpo, di un candore lunare ed etereo. La scruta davvero con la precisione di un entomologo, poiché la donna era, per lui, davvero quasi un'entità estranea da studiare. Prima di scrivere il romanzo si lesse senz'altro Madame Bovary, ci sono almeno due o tre passi che sembrano delle volute citazioni (lei alla finestra, per dirne una, oppure lei che "si morse il labbro, nervosamente"). Tuttavia, della Bovary manca proprio la catarsi finale: anche Setsuko si rende conto che il suo amante non provava nulla per lei se non un certo desiderio carnale e al più una vaga tenerezza (o compassione?) eppure non si uccide. Si martirizza, come fece Mishima per una vita intera, rimanendo a struggersi nel ricordo e nell'amore verso la medesima persona, che non l'ha mai amata. (Certo, il romanzo di Flaubert è forse a un livello più alto perché racconta ben più di un mero adulterio. Emma non si uccide per la fine dell'amore, ma per il crollo della sua stessa intera esistenza. E ora il discorso si farebbe troppo lungo e non è il caso di affrontarlo qui.) A un certo punto, come Emma Bovary, anche lei diviene "elemento maschile", tenta di sottomettere e piegare ai suoi capricci l'elemento passivo, "femminile", rappresentato dall'indolenza del suo amante. E' una donna dalla psiche fragile, piena di fantasie romanzesche, diviene bugiarda, il suo è un tracollo morale. C'è un attimo in cui Mishima sembra guardarla con benevolenza, quel momento in cui la sua passione, i suoi sentimenti, la sua gioia di vivere diventano autentici e si identificano con la stessa natura. Tuttavia, è solo un momento. Tutto viene poi sotterrato sotto il velo dell'omertà, quella stessa che porterà Setsuko a nascondere non uno ma ben tre aborti. Setsuko si perde, la sua inquietudine si fa sempre più dolorosa. Indurisce il suo cuore, perde la sensibilità. C'è qualcosa che, con l'autunno, sta inesorabilmente finendo. Mishima è mirabile nel descrivere lo smarrimento, la sensazione di qualcosa che sta per terminare, solo attraverso elementi naturali e attraverso il contrasto col ricordo, col calore. Eppure, Setsuko si condanna, con lucidità spietata, ad amare Tsuchiya per sempre. Un Mishima freddissimo, splendidamente analitico, sfornò questo romanzo nel 1956: fu un successo clamoroso, forse perché molte donne, in Giappone, s'identificavano con Setsuko. E Mishima può essere misogino, può essere maschilista, ma nei suoi libri è sempre autentico: e c'è davvero tanto di lui in Setsuko, basta conoscere la sua storia e il suo modo di essere per rendersene conto. Ma il discorso sarebbe lungo, davvero troppo. Attraverso Setsuko, forse lui ha voluto descriversi e punirsi: qui sta la differenza con Flaubert, che invece tramite Emma Bovary aveva voluto liberarsi. Un romanzo che merita assolutamente la lettura (ma io sono di parte perché amo Mishima, il suo essere controverso, il suo essere un'anima meravigliosa e un pittore di anime come ce ne sono stati pochi).
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Un libro trovato per caso in un mercatino con una trama banale: una signora della società medio-alta di Tokio sposata per convenienza, decide di avere un amante. Il risultato è un libricino scritto da un uomo con una incredibile capacità di sondare l'animo di una donna in quella situazione e di mostrarci, durante tutto quel periodo , ogni singolo microscopica variazione di sentimenti. Credo che qualunque donna lo possa riconoscere. Il paragone che in alcune recensioni viene fatto con Madame Bovary non è senza fondamento, con le dovute differenze di tempo, luogo e cultura. Mi è piaciuto talmente tanto che mi sono comprata le altre sue opere!
Io non capisco proprio tutti quelli che non capiscono Mishima!
Mishima è colui che riesce a trasformare una banale storia di tradimento coniugale, perpetrato da una casalinga annoiata, in un viaggio interiore particolarmente intenso. Mishima dimostra di conoscere l'animo femminile in modo imbarazzante, ne esplora pensieri e sensazioni, paure e rimorsi, audacia e imbarazzi. È una lettura intima che scorre via velocemente, una lettura fortemente attuale e moderna, se non fosse per un singolo accenno ad un kimono indossato da Setsuko si potrebbe benissimo pensare che sia stato scritto oggi e non nel 1957. Una relazione adulterina iniziata più per voler emulare la condotta delle amiche che per vero desiderio, sfocia poi in un'esperienza che aiuterà Setsuko a conoscere relamente se stessa, i suoi desideri più profondi e, perchè no, anche le sfaccettatture del suo animo che magari non avrebbe mai voluto scoprire.
Mishima racconta la storia di Setsuko, una giovane borghese che si abbandona all'amore per un bel giovane trasgredendo la sua virtù. Sembrerebbe una trama ricorrente in molti libri, ma devo dire che l'ho trovato molto "originale", mentre lo leggevo, la storia con il giovane, l'adulterio sono passati in secondo piano, mi sono completamente assorta nei pensieri, nei sentimenti e nella passione carnale della protagonista, nel costante conflitto tra l'istinto e l'etica, tra il razionale e l'irrazionale. Setsuko cercherà di uscire dai propri schemi, ma ci risucirà o arriverà alla conclusione che è destinata a divenire "come una statua del suo giardino"?
"Desiderava capire che cosa avrebbe provato se si fosse realmente trasformata in una silenzionsa statua di bronzo lambita e poi abbandonata al sole, come da una marea. Si chiedeva che sensazione avrebbe suscitato in lei quel bronzo che, pur essendo passivo nei confronti del mondo esterno, non gli consentiva alcuna intrusione".
Setsuko mi ha ricordato il personaggio di Valeria, nel "Quaderno proibito" di Alba de Cèspedes, anche lei, che da sempre aveva con cura custodito la sua virtù muliebre, adesso si trova a scandagliare il proprio animo e ad essere dilaniata dal pensiero da ciò che è la sua idea di virtù e di dissolutezza. Per Setsuko "qualsiasi pensiero, anche il più perverso, sarebbe appartenuto al dominio della virtù, purché fosse rimasto chiuso nel suo animo...le azioni tenere, amabili, invece, rientrano nella sfera dell'immortalità."
Ogni frase è pura poesia e persino un tema come l'adulterio, così splendidamente descritto dalla prosa di Mishima, appare intima, rarefatta e minuziosamente esplorata nei cambiamenti di umore, sentimenti e vicende della protagonista, una moderna Madame Bovary.
La visione della donna in Mishima è profondamente misogina, in parte erede del periodo storico in cui ha vissuto. Il ritratto della protagonista Setsuko è di una donna repressa, chiusa in un matrimonio imposto e nella noia del quotidiano, la relazione che intreccia con un suo coetaneo è la sua ancora di salvezza, comincia come una distrazione e diventa man mano più importante nella sua vita fino a prenderne il sopravvento, assieme alla scoperta della propria sensualità e dei propri desideri.
how to love yourself explained in the life of such an ordinary human being. with all the insecurities, the love, the passion, the doubt, the constriction, the beauty. the friction is high and the writing is brilliant
All'inizio trovavo piuttosto odiosa la protagonista, sempre a contraddirsi fra il voler lasciare l'amante e il non riuscire a troncare il rapporto. Sembra essere lei a vacillare, più che la sua virtù. Però ho accettato di stare al gioco di Mishima, di lasciarmi trascinare dalla narrazione di questa relazione così strana, dove non viene detto quasi niente se non la continua ripetizione dello schema: incontro clandestino-sensi di colpa-nuovo incontro clandestino. Con qualche intermezzo con altri personaggi, ma che mi sembra rimangano solo sullo sfondo.
Forse è proprio la narrazione così spoglia ad avermi lasciato un po' freddo In fondo, però, non posso non apprezzare la capacità di Mishima di raccontare un'altra faccia dell'amore con uno stile che, anche quando non mi scalda il cuore, rimane sempre superbo.