Quando Eugenio e Michelangelo si incontrano nei vicoli del quartiere universitario di Napoli sono nel pieno dei loro vent'anni, hanno un piede nella vita adulta e uno ancora impigliato nell'adolescenza e non sanno che quegli sguardi scambiati con leggerezza sono l'inizio della loro prima, vera storia d'amore. Trascorrono una stagione di pura felicità, in cui scoprono di essere molto diversi e di completarsi alla Eugenio, fresco di laurea in medicina, è ambizioso e razionale, abituato a non stare mai fermo, Michelangelo invece "somiglia a un animale in letargo", goffo e contemplativo, passa le giornate a rifinire la sua tesi in filologia e si crogiola nel sogno della scrittura. Le famiglie, gli amici e la città li accolgono con naturalezza, e insieme si sentono talmente invincibili da poter superare ogni ostacolo, anche la partenza di Eugenio per la specializzazione in Inghilterra. «E se venissi con te?» azzarda Michelangelo. Sei mesi dopo dividono una stanza in un sobborgo a sud di Londra. La City a un'ora di treno, i turni massacranti in ospedale per Eugenio, uno scadente corso di lingua per Michelangelo, i pazienti che storcono il naso di fronte all'accento italiano, la sensazione avvilente di essere gli ultimi visto da vicino, il sogno inglese rivela presto le prime crepe, ed è quando sta per infrangersi che Michelangelo riceve una proposta da Milano. È l'inizio di un inseguimento amoroso che si dipana fra tre città e infiniti voli aerei, nel tentativo di colmare una distanza che si allarga giorno dopo giorno. Gianluca Nativo affida la narrazione ora a un personaggio ora all'altro, in un'alternanza sempre più serrata di punti di vista, per restituirci due versioni complementari della stessa storia. E ci consegna un secondo romanzo maturo e pungente, non privo di echi malinconici tondelliani, la storia di un amore giovane che è la storia di tutti gli amori giovani, colti nell'esatto momento in cui tentano di calarsi nel mondo reale e lottano per resistere alle chiamate urgenti della vita adulta.
Uno sguardo originale e tagliente sulle relazioni a distanza e sull'asimmetria che può farsi strada con un movimento lento ma incessante in ogni coppia fino a sbilanciarla in modi inaspettati. Gianluca Nativo costruisce personaggi schiettamente realistici in tutti i loro difetti, limiti e antipatie, eppure riesce a ricomporli in una storia d'amore complementare, fatta di tenerezza e di spigoli affilati. Michelangelo ed Eugenio crescono e intraprendono direzioni non sempre prevedibili, facendo a sportellate con ciò che li circonda e l'uno con l'altro, uno destinato a non chiedere mai scusa, l'altro a inseguire senza sosta. Grazie a un'ottima scrittura e a un ritmo che non si inceppa mai, Nativo racconta la relazione giusta al momento (forse) sbagliato, tra persone sbagliate e per questo vere. Eppure, nella parte finale sembra mancare qualcosa, mentre i protagonisti si lasciano andare a scelte che sembrano poco inquadrate rispetto a tutto ciò che hanno mostrato fino a quel momento.
3.5 ma metto 4 perché la scrittura è così limpida e onesta che mi ha fatto mangiare la seconda parte in un batter d’occhio.
Mille e più opportunità. Formazione, scuola, lavoro, facoltà, master, tirocini, esperienze all’estero.
Ti dicono che hai davanti un ventaglio di possibilità irresistibile; ti dicono che sei baciatə dalla sorte, così fortunatə che non puoi in alcun modo non cogliere l’occasione.
Se non ti butti, se non vuoi scagliarti in un contesto che sta al di fuori di te, allora sei ingratə. Hai il mondo tra le mani, perché diamine non ci fai qualcosa? Muoviti! Svegliati! Datti una mossa!
Perché non reagisci?
Michelangelo e Eugenio non ci stanno. Sono due napoletani che si innamorano nel momento in cui devono darsi una mossa. Hanno trent’anni ed è il momento perfetto perché spacchino il mondo, è il momento perfetto per gettare le basi per un brillante futuro.
Però forse a loro non frega niente.
Si sottraggono al contorto gioco delle opportunità e rincorrono il sogno di un posticino in cui preservare quell’agio che hanno trovato l’uno nell’altro, così raro in questo mondo gelido e arido.
“Perché non gli era mai saltato in mente che si poteva anche scegliere di non essere succubi degli eventi, che se i treni arrivano si può tranquillamente lasciarli passare? Non è indispensabile capire cosa il mondo ci offre se sappiamo già quanto di esso può bastarci.”
Questo libro si schiera contro il grande mercato delle occasioni che è diventata la nostra società. Esistono innumerevoli possibilità, ma ne manca una: quella di dire “no, grazie”.
Ora che l'aereo prendeva la rotta con una curva maestosa, Michelangelo si chiedeva se a sprigionare quella cappa di smog non fossero stati proprio loro due, il risultato di una strana entropia che li voleva lontani, una massa di polveri sottili che si espandeva per il continente come una minaccia 'divina e insondabile. Un'inspiegabile punizione, qualora avessero provato ad avere fiducia nella loro scelta d'amore, si sarebbe abbattuta su entrambi senza sconti.
Rispetto al romanzo di esordio mi ha colpito un po’ meno, ho trovato una maggiore cura nella contestualizzazione della vicenda e un po’ meno “pancia” nella modulazione dei personaggi. Forse avrei preferito meno precisone e piu emozione.
Mi è piaciuto molto nell’ambito della descrizione del contesto lavorativo dei personaggi in particolare l’insoddisfazione lavorativa di uno dei due nonostante avesse l’opportunità di agguantare un buon posto di lavoro piuttosto ambito. Una condizione che se già riuscisse a essere rappresentata più di frequente nella letteratura troverebbe una sua normalizzazione nella società attuale dove si celebra lo stakanovismo estasiato e si santifica il posto fisso.
Ho molto apprezzato i numerosi riferimenti letterari da Calvino a Ginzburg passando per Ortese ma soprattutto la presenza/assenza di un’immancabile Napoli con i suoi scorci e luoghi del cuore che non mancano mai di affascinare anche sulla pagina.
Nel complesso un buon romanzo sentimentale in un contesto abbastanza realistico.
Alle loro spalle c'era, custodito dalle colline, dal cemento, da tutte le strade che ancora percorrevano insieme, un passato da cui sarebbe stato difficile prescindere, per quanto il futuro fosse a portata di mano.
Voto reale: 2.5 Ho letto questo libro in una giornata - la storia prende facilmente, la lettura è scorrevole. La storia mi ha ricordato un po' Spatriati: stessi personaggi generalmente poco simpatici e poco contenti della loro vita, stessa nostalgia dell'idilliaca vita al sud, stesse noiose descrizioni di Milano grigia e nebbiosa e rumorosa ecc - ma qualcuno di questi autori ci ha mai vissuto davvero? I giovani sfruttati, che vanno via a lavorare e a cui irremediabilmente manca l'Italia - assolutamente niente di nuovo, assolutamente banale nella descrizione - sempre di sentire la storia di quel figlio di un collega che vive all’estero che tuo padre racconta ai pranzi di famiglia. Il difetto principale, che continuo a trovare in tutti i libri di questo genere, è però in realtà un altro: che i personaggi sembrano pensati per essere alter ego dell'autore - leggono gli stessi libri che piacciono all'autore, vengono dagli stessi luoghi dell'autore, hanno le stesse aspirazioni letterarie dell'autore - e infatti mancano di una caratterizzazione propria e forte, di pensieri autonomi . Non sono personaggi immaginati, sembrano l'autore che ri-immagina se stesso - magari studiando medicina e non lettere, magari più sbadato o più pratico, ma dopo 200 pagine, i pensieri e i discorsi sono sempre quelli. Anche se riconosco che alcuni passaggi erano anche belli e raggiungevano uno certa profondità, la storia tra i protagonisti- la parte su cui puntavo, ci ho voluto credere fino alla fine - ha confermato le mie aspettative: storia che non va da nessuna parte, stessa nuance masochista di tutti i romanzi alla sally rooney (perché come milano = città brutta e grigia, storia d'amore moderna inevitabilmente = gente che non sa rapportarsi agli altri e che si fa soffrire gratuitamente a vicenda).
Scrivere un commento su Polveri Sottili dovrebbe essere facile. Il romanzo è scorrevole e la trama - al netto dei diversi salti temporali e geografici - è particolarmente lineare.
Tuttavia un libro è anche altro e Polveri Sottili, per me, è molto altro. Mi ha toccato nell'intimo e mi ha fatto male, come ho scritto rispondendo al commento su una delle citazioni che ho riportato nei giorni scorsi.
L'amore tra Eugenio e Michelangelo (protagonisti di questo libro profondamente tondelliano fin dall'epigrafe che chiama in causa Camere Separate), è puro, sincero, reciproco.
Entrambi però devono fare i conti con il mondo esterno e soprattutto con i propri sogni, le proprie ambizioni o la mancanze di esse. Se l'amore tra i due ragazzi non viene messo in dubbio, anche nei momenti in cui non sono davvero insieme (lontani o "in pausa" o con altre persone), è proprio il tempismo del loro sentimento che sembra perdere qualche battuta spingendoli a rincorrersi.
«Hai mai pensato alla possibilità che io e te ci siamo incontrati nel momento sbagliato?»
E in questo mancato sincronismo emergono le differenze tra i due.
Eugenio è concreto: sa cosa vuole, affronta la vita con decisione (un piglio che è frutto dell'ambiente in cui è cresciuto), sceglie per sé e di riflesso, per gli altri; Michelangelo invece evita i conflitti, accusa i colpi in silenzio o nemmeno li coglie. Per lui esiste una sola convinzione:
ignorando i cambiamenti, tutto sarebbe tornato come prima.
Per chi legge non è facile riconoscersi in uno o nell'altro, parteggiare, fare il tifo. Entrambi gli atteggiamenti sono essenziali alla sopravvivenza di Eugenio e Michelangelo. Non c'è mai cattiveria verso l'altro nel compiere determinate mosse. Vivono, sbagliano, correggono il tiro, si ritrovano, si riperdono, e non mollano mai la presa da quel filo che li tiene uniti.
Per loro la fatica maggiore sarà comprendere che non c'è solo l'amore che si danno indistintamente. Dovranno anche imparare a lasciarsi "sporcare" reciprocamente dai diversi atteggiamenti nei confronti della vita.
Michelangelo sarà in grado di diventare motore delle proprie azioni? Eugenio saprà vivere anche di cose future, indefinite, sognate?
E una volta cambiati, riconciliati nei confronti del mondo, sapranno ritrovarsi una volta di più?
Lo so già che Eugenio passerà la vita a tradire Michelangelo, in questo infinito tira e molla. Michelangelo è un debole sopraffatto dalla bellezza di questo ragazzo della Napoli bene, consistente ma non troppo. Poi alla fine prenderanno un jack russell e vivranno passivamente la realtà sentendosi vivi in pochi piccoli attimi di evasione.
Comprato perché incuriosito dalla trama. Non si leggono spesso libri con tematiche d'amore gay in Italia. La trama prometteva bene, ma purtroppo ogni aspettativa non è stata appieno rispettata. I personaggi non mi hanno convinto: Eugenio è antipatico, non sembra neppure voler bene a Michelangelo, sembra da lui infastidisco. Michelangelo invece è scialbo, un ameba che non reagisce, senza spina dorsale se non alla fine ma è un cambiamento questo che non mi ha colpito più di tanto (metà del tempo vorresti prenderlo a schiaffi). La storia avere potenziale, ma è stata sviluppata male. Non ho riscontrato evidenti trasformazioni nei personaggi, non li ho visti in lotta o pronti a combattere, quanto piuttosto mettere in atto delle azioni costrette (Michelangelo) o frutti di egoismo (Eugenio). La scrittura non mi è piaciuta. Sembrava un infinito tell e poco - quasi assente - show. Avrei dato un sottotitolo ai capito in modo da chiarire chi fosse il POV. Peccato. un'occasione persa. Sarebbe stato più bello se avesse utilizzato una modalità di scrittura diversa. Troppo tell un po' annoia e alla fine mi sembra non abbia portato a nulla. Perché si sono riencontrati? Cosa è cambiato rispetto all'inizio?
Dopo l’imbarazzante “IL PRIMO CHE PASSA”, mi ero deciso a non leggere nulla più di Nativo. Ma poi mi sono anche detto che, trattandosi di un’opera prima, molte ingenuità erano parte del pacchetto e avrei dovuto accoglierle con una severità più contenuta. E in ogni caso, solo gli stolti non cambiano idea. Ed io non sono tra questi. Imperterrita la Mondadori a contare su questo narratore che, ahimè, aggiunge poco e nulla al panorama letterario contemporaneo se non una resistenza uterina nel raccontare storie gay, cosa che, sebbene stia diventando una norma rispettosa anche qui nel nostro paese, è giusto che continui a proliferare. Tuttavia, come nel primo testo, la difficoltà è stata quella di entrare in empatia con i personaggi, ragazzotti viziatelli di una Napoli Borghese che non c’è, si respira a stento tra le descrizioni blande di qualche stralcio. L’ impressione che resta, come nel primo testo, è proprio quella della poca attinenza dei personaggi al loro contesto di provenienza. Si evince quasi un ripudio, (e le parole di Eugenio ne sono da testimone), verso quei luoghi che ci hanno visti crescere ma che sentiamo spesso troppo stretti, quando il bisogno di emancipazione si fa più grande delle nostre reali possibilità. Ed Eugenio fa proprio questo. Figlio di una Napoli bene che rasenta l’eccessivo perbenismo di facciata e il terribile astio verso le classi sociali meno fortunate, parte per l’Inghilterra, subito dopo la laurea in medicina, per lavorare in un ospedale nella periferia di Londra. Una scalata indispensabile per il suo ego incontenibile che lo porterà anche a fare a meno di Michelangelo, ragazzotto col quale ha avuto una storia alquanto importante ma che ora è solo un possibile intralcio alla sua professione. Dal suo canto Michelangelo è un parassita che dalla vita non ha capito ancora a cosa aspirare e che riversa addosso ad Eugenio la responsabilità di un’esistenza che non ha ancora ben chiara. La bravura di Nativo sta, senza dubbio, nella fluidità narrativa. Un linguaggio conciso e ricercato il giusto, sotto il profilo lessicografico. Mi sono chiesto cosa mi abbia portato ad acquistare un altro testo di questo autore e la risposta è proprio questa qui: Nativo ha una scrittura fluida, strutturata, pulita. Manca però l’empatia e quella sintonia logistica con l’ambiente intrinseca a chi dei posti ne abbellisce anche i difetti. Il finale , troppo costruito, irreale quasi quanto l’epilogo di un romance, mi ha lasciato davvero interdetto.
Romanzo che narra della storia d'amore tra due ragazzi, Michelangelo ed Eugenio - letterato il primo, medico il secondo - che si trovano ad affrontare una serie di difficoltà legate alla ricerca di un proprio posto nel mondo - a Milano l'uno, a Londra l'altro - a partire dalla sfera professionale; ricerca che sembra però risultare inconciliabile con la possibilità di restare ancora insieme.
Mi è molto piaciuto lo stile dell'autore, così come ho amato molto i personaggi e la narrazione della loro storia. Un piccolo racconto che mi ha tenuto incollato alle pagine.
Non do 5 stelle per tre motivi: 1) il nome Michelangelo, per quanto bello, lo trovo antiquato e boh, non mi piace; 2) non mi piace il fatto che spesso si verifichi la situazione in cui, al momento giusto, e in qualsiasi luogo, cada sempre dal cielo un omosessuale pronto a fare sesso; 3) il finale aperto, che rende alla fine la storia non conclusa, mi ha abbastanza deluso perchè, per me, non ha senso chiudere un romanzo del genere senza quantomeno far capire al lettore, su per giù, come sarà il futuro prossimo dei protagonisti.
A parte questo, la storia mi ha preso e affronta molti temi contemporanei, oltre ad esplorare bene la psicologia dei personaggi.
Rimane tuttavia la sensazione che il romanzo sia stato arrestato a forza, che sarebbe stato necessario qualche capitolo in più, che il tutto sia stato interrotto nel bel mezzo della vicenda. Insomma, non un capolavoro.
Ho amato il fatto che la storia d'amore fosse priva di mielosità e patetismi di sorta.
Una scrittura limpida e godibile per una storia grigiastra e due personaggi insofferenti.
Probabilmente devo mettermi l'anima in pace: questo non è propriamente il mio genere. Giovani adulti, un po' reietti e un po' indolenti, che della loro vita riflettono solo il grigiore, e si fanno male a vicenda, così, perché sembra che sia l'unica cosa che gli riesce (Eugenio I'm looking at you right now). Non so, mi ha ricordato un po' troppo Sally Rooney, e anche se mi è comunque piaciuto di più purtroppo tendo a soffrire storie e personaggi scritti così. Possibile che l'unico modo di essere adulti sia questo?😭
Sulla scrittura niente da dire, anzi! Il libro scorre che è una meraviglia, si legge in due ore. Lo stile è lineare, asciutto, ma non asettico. Dei personaggi, però, non è che mi fregasse granché. Mi è mancato un po' di coinvolgimento emotivo, e sono arrivata in fondo più perché mi piaceva com'era scritto che per sapere come finiva effettivamente.
In definitiva: Eugenio e Michelangelo, andate in terapia✨
Il razionale e tutto d’un pezzo Eugenio, pronto a superare ogni ostacolo per la sua carriera, decide (e non certo per altruismo) di lasciare il suo fidanzato Michelangelo pronto a vivere alla sua ombra. Un romance sugli “expat” italiani con un prevedibile tira-e-molla sentimentale in cui le parti non si invertono mai. Ma perché non scegliere di narrare in prima persona dal punto di vista del cosidetto "sottone"? Il narratore opta per la terza, in segno forse di equidistanza, ma risulta impossibile empatizzare con Eugenio. La seconda parte meglio della prima che suona troppo "raccontata", ma non mancano i risvolti inverosimili e bizzarri. Nessuno dei due protagonisti realizza un’evoluzione nel corso della vicenda amputata in un “non-finale” (ben diverso da un finale aperto), con tutte le sottotrame in cerca di epilogo. Trampolino congegnato a tavolino per un sequel? Se non altro per toglierci qualche dubbio, magari questa volta con un titolo calzante.
"Vabbeh, l'ho preso in prestito in biblioteca e non l'ho comprato, almeno quello!"
Può bastare come giudizio sintetico? No?
E allora aggiungiamo: scrittura interessante ma trama per me inconsistente - ho letto il libro in due/tre ore - e in qualche modo indefinita: un amore giovane e travagliato o lo sfibramento dei neolaureati italiani, sfruttati in Italia e tiranneggiati all'estero, vedi il protagonista specializzando in medicina in odore di burnout nella Perfida Albione...?
Diciamo che dalla quarta di copertina mi sarei aspettata molto più spazio a quest'ultimo tema, ahinoi drammaticamente attuale, mentre paturnie sentimentali & performance sessu*li dei protagonisti che prima si lasciano e poi si riprendono, seppur diluite qua è là nelle pagine, non mi hanno fatta impazzire. Me ne chiedevo il senso, diciamo.
Una vicenda interessante, l'incontro tra due ragazzi e il loro amore. Viaggi tra Italia e Inghilterra per continuare a distanza una relazione iniziata all'università e che si vorrebbe protrarre anche se Eugenio parte per fare gavetta come medico in un ospedale inglese. Napoli, città natale dell'autore, gioca un ruolo in questa vicenda, la caratterizza, ne fa parte. Ma manca qualcosa a questi personaggi. Pochi i dialoghi, poca la caratterizzazione, queste figure scivolano via e non ti toccano. La narrazione potrebbe essere pià attrattiva. Non mi colpisce particolarmente.
Bello bello bello. Un filo comune di un amore nato in un periodo di crescita,tra alti e bassi . Una relazione a distanza e due giovani uomini che cercano di arrivare ai propri obbiettivi . Bellissimo .