قصّة عن بعض الشبّان الذين يحاولون إعادة إحياء قرية جبلية كانت مهدّدة بالخمود. ترصد نبض الحياة وتنقل الانفعالات والأحاسيس والملامح المرتسمة على سحن الأبطال، وهم يختبرون الفضيلة والخطيئة، والنجاح والإخفاق في حياتهم اليومية البسيطة.
Jérôme Ferrari is a French writer and translator born in 1968 in Paris. He won the 2012 Prix Goncourt for his novel Le Sermon sur la chute de Rome ("The Sermon on the Fall of Rome").
Ferrari has lived in Corsica and taught philosophy at the lycée international Alexandre-Dumas in Algiers for several years, then at the Lycée Fesch of Ajaccio. Currently, he is professor of philosophy at the French School of Abu Dhabi.
One work has been translated into English, Where I Left My Soul (2012), it "is set in the mid-1950s during the Algerian war, looking backwards to the second world war and the French defeat in Indochina, and forwards to the collapse in 1958 of the Fourth Republic.
Thomas Cole: La distruzione dell’Impero romano, 1836. Dipinto ispirato molto probabilmente al sacco di Roma dei Vandali del 455. Oggi all’Historical Society a New York.
Jérôme Ferrari ha studiato filosofia e insegna la stessa materia: l’ha insegnata in diverse parti del pianeta, adesso lo fa ad Abu Dhabi. La filosofia è importante in questo suo sesto romanzo, scritto con periodi lunghi anche 15 righe, una virgola dopo l’altra, virgole che si susseguono, e in cui sembra facile perdersi, ma così non è, il lessico è scorrevole, semplici i rari dialoghi. Un romanzo mai cronologico, che se ne va avanti e indietro nel tempo, ma lo fa con una logica che corrisponde perfettamente al mio desiderio di lettore: mi sono ritrovato ogni volta a leggere quello che volevo leggere, quello che sentivo urgente in quel momento. Un libro insolito e colto, un romanzo corale che racconta tre generazioni, che passa dalla Corsica alla Francia all’Algeria e vorrebbe andare anche in Spagna, ma a me sembra che quello che interessa davvero Ferrari concerne il tempo più che lo spazio.
Ci sono tanti mondi che trascorrono, passano, e soprattutto finiscono in queste poche pagine: l’impero romano, l’impero coloniale francese, il mondo che termina nel 1918 con la Grande Guerra, e quello che finisce con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, e alla fine di questa guerra un altro mondo che comincia… c’è il mondo di Marcel, di Matthieu, e quello di Amélie… ci sono i mondi antichi che l’archeologa Amélie cerca di riportare alla luce... Finiscono tutti. Ma non finisce il Mondo: perché, per la sua esistenza, il Mondo ha bisogno che i mondi nascano e finiscano.
Una nota di irredentismo corso non può mancare in un romanzo di Ferrari.
Perché disperarsi per la caduta di Roma se sappiamo che siamo nati per morire (S. Agostino)? Solo le cose eterne sono eterne, gli uomini non sono eterni, e dunque non possono erigere città e imperi eterni, neppure Roma. Il mondo nuovo per nascere ha bisogno che muoia il mondo vecchio.
La condizione umana è ripetersi del dolore, della fine, della morte. E l’ordine delle cose non può essere cambiato, solo presunzione e arroganza spingono a crederlo possibile. Tutto passa: anche le tragedie più immani, così come gli dei e i mondi. L’assenza e la fine sono necessarie all’evoluzione, al mutamento: sono necessarie alla Vita.
Bonifacio, Corsica.
Un visione abbastanza insolita in questo tempo liquido, in questo mondo che ha allungato la vita del corpo senza pensare a quella dell’anima, che sembra aver perso la cognizione della morte (e anche quella del dolore).
A me sembra che il mondo più importante di questo romanzo, quello che funziona da perno attorno al quale tutto ruota, quello che Matthieu e Libero vorrebbero costruire e rendere “il migliore dei mondi possibili” (Leibnitz) è il bar del paesino corso: e anche questo è destinato a finire, e infatti finisce, al termine di una stagione più emotivamente rovente delle altre. [Curioso che io abbia letto di recente un altro libro che fa girare tutto il racconto attorno al bar del paese (”Piccola osteria senza parole” di Massimo Cuomo). Che il bar sia un topos italico si sa, da prima e dopo “Bar Sport”: evidentemente, anche in Francia è un’istituzione nazionale].
Magnifico incipit con Marcel che guarda una foto del 1918 dove c’è sua madre e le sue sorelle, c’è la sua famiglia intera, ma manca solo lui che ancora deve nascere.
Ferrari risulta sontuoso e splendidamente suggestivo, portando alla mente immagini di abbondanza e decadenza, come una giornata d’estate in cui il calore accentua gli odori, rendendoli dolci, poi nauseanti.
Il bar di Marie-Angèle, “il migliore dei mondi possibili”, presente anche in un altro romanzo di Ferrari, ‘Balco Atlantico’.
خطابه ی سقوط رم، تقابل گذشته و حال برای نمایش پوچی، زوال بشریت، عدم و نیستی و فروپاشی باورهاست که در عین سادگی، کمی سخت و پیچیده به نظر میرسه... " رم سقوط کرده، اشغال شده، اما زمین و آسمانها به لرزه در نیامدهاند. به اطرافتان نگاه کنید. انگار هیچ اتفاقی نیفتاده. گردش سیارهها به هم نخورده، شب و روز در پی هم میآیند و میروند. در هر لحظه دنیای حال از نیستی جان میگیرد و دوباره نیست میشود..."
Obožavam francusku književnost, godinama sam je gurala kad god sam bila u prilici... I prosto ne znam šta da kažem o ovoj knjizi... Mene, fanatičnog zaljubljenika u francuski jezik i književnost, ostavila je ravnodušnom... i dok sam je čitala pitala sam se čime je zaslužila Gonkura... I sve vreme me je klackala... Da li da je batalim ili da nastavim... Nisam profesionalni kritičar niti profesor književnosti no u ovoj knjizi mi nešto fali... Prevod je dobar, lepo klizi...
رواية مثيرة للأهتمام حاصلة على جائزة جونكور الأدبية الفرنسية
الرواية فلسفية فى المقام الأول للكاتب جيروم فيرارى إبن جزيرة كورسيكا الفرنسية عن الحرب و الفقر وعن المهمشين الذين يعيشون فى المناطق المهملة من الدولة
الكاتب شديد الشبه بمواطنه الراحل ألبير كامو فى فلسفيته العدمية و اللامبالة المتصفة بها الشخصيات خصوصا فى النصف الأول للرواية التى تشبه إلى حد كبير رواية كامو الشهيرة الغريب بل إن الكاتب نفسه يشبه كامو فى ملامح الوجه الى درجة كبيرة و إن لم يشبه كامو فى تكبره الواضح و تصلفه, بل ان بعض أحداث الرواية تحدث فى الجزائر مثل رواية كامو و كأن الكاتب يريد إعادة إحياء كامو مرة أخرى عبر الرواية . فى النصف الثانى للرواية تتصاعد الأحداث أكثر فأكثر و تزداد سرعتها و فورتها و تصبح أكثر متعة و و ضوحاَ .
جيروم فيراري يشرّح التاريخ والماضي والنفس البشرية يحكي عن أماكن مجهولة تاريخياً وجغرافياً ونفسياً بلغة رشيقة و واضحة وغير متكلفة يروي لنا فيراري قصة ممتعة وحزينة في الوقت نفسه يحكي عن الأمل والخيبات, عن الحب والكراهية , عن قسوة الإنسان في كل مكان الرواية فيها ذروة درامية في ثلثها الأخير رفعت من مستواها كثيراً جيروم فيراري كاتب ممتاز حقاً
So there are sometimes a couple of thin books one picks up few moments before walking toward the closest cash register at this huge book fair where parents think it's perfectly fine to let the reins go loose on I've-had-so-much-to-eat-and-I-might-puke-but-running-I-shall-not-stop-looking children and let them frolic in a “cultured environment”.
Tempted by its relatively low price and a red mini-jacket that reads Prix Goncourt 2013, I bought it without even paying attention to the title, a strange habit I’ve been developing for quite some time.
Books like these usually end up in the corridor, squeezed in-between two heavy tomes of medieval literature, on some dusty shelf in the backroom, or more probably on the floor.
It is toward the end of each year, when I start experiencing anxiety over the looming possibility of failing to meet my reading challenge, that I cast a look at my "unlikely to be read this year" bookshelf.
Le Sermon was an extremely quick read —finished it in three hours or so—, not that that's necessarily a GREAT thing. I think the length works to the advantage of the plot, though, which cannot really handle being stretched out over many pages.
There is occasionally more than two events happening at once, creating some sort of semi-admirable, anachronistic overlap. However, it is not the story, per se, that made me enjoy this book so much.
This work is a perfect mise en abyme of Saint Augustine’s famous sermon delivered before despairing Christians and the stressful, unstable lives of characters trying to find a welcoming nook in the world. They are all 'citizens of the world', who travel across the globe--not always physically--and imagine how they would have turned out had they been born elsewhere, brought up in a different neighborhood. We (and I mean [I] me) as readers also go down the same path, trying to uncover the truth behind our existence and the array of other kinds of existence which could have been possible only had we done this, or said that. We are St. Augustine (--maybe some of you might get too intimidated and decide they want to be audience members and listen instead); we are preaching, but we know it's all we can do: reflect, talk, reconsider our thoughts, and start the same process all over again.
The plot does not go in and out of the Augustine's sermon seamlessly, like I would have liked it to. Distinct chapters mark the beginning and end of each section of the sermon and the part of the story Ferrari merges with that.
I enjoyed reading this in French, looking up the words I didn’t understand, writing down some I deemed worthy of being memorized. I loved the style and the syntactical flow. I know for a fact that some of my [French] Goodreads friends do not agree with the aforementioned. I think the fact that French is not my first language makes me way less critical [?]
Adopting existentialist topics such as the futility of life and its fragility as its starting point, Le Sermon got me hooked from the very first page on.
Ez a könyv olyan elegánsan adja el magát irodalomnak, hogy én tényleg majdnem elhittem, szól is valamiről. (Amúgy lehetne ez az irodalom definíciója, nem? Irodalom az, ami elhiteti, hogy szól is valamiről.) Közben meg igazából nem más, mint a korzikai kocsmák üzemeltetési nehézségeinek összefoglalása.
(…)
Jó, hát most konzultáltam Hraballal, és azt mondta, gebedjek meg, mert a kocsma igenis kultikus irodalmi tér, következésképpen miért is ne lenne irodalom, ha a velük kapcsolatos problémákat tekintjük át. És nyilván igazat kell adjak neki. A kocsmatörténet is lehet irodalom. Itt azonban a helyzet bonyolultabb. Ferrari ugyanis ezt az egész sztorit bűbájos nagyképűséggel igyekszik valami magasabb szférába emelni azzal, hogy felajánl egy analógiát: az egészet összemossa Róma bukásával, ahogy azt Szent Ágoston interpretálta. Ami amúgy fergeteges vicc, ha iróniának vesszük. Különben meg nyilván nem sok köze van a kettőnek egymáshoz – Róma azért bukott el, amiért, a korzikai kocsmárosok meg tök másért. (Ha csak a lépték lenne más, talán akkor beszélhetnénk igazi iróniáról.) Viszont sokkal okosabbnak látszik a párhuzamtól a szerző.
(Fun fact: van a könyvben egy mellékszál a nagyap��val, aki fiatalemberként a roskadozó francia gyarmatbirodalom egzotikus betegségekkel és porral-kosszal pettyezett perifériáján tengődött. Na, ebben a szálban ott van a potenciál, hogy egy valós analógiát képezzen Róma bukásával. De ahhoz túlságosan a szöveg peremén mozog.)
Nem, amúgy nem haragszom. Ami azt illeti, még élveztem is. Tényleg van valami a szerzőben, ami a nagystílű szélhámosokra emlékeztet: ahogy ezekkel a hajlékony mondatokkal eljátszadozik (amelyekről három kilométerről is látszik, hogy irodalminak vannak szánva), az időnként kifejezetten bravúros. Szinte eltakarja a koncepció erőltetettségét. Enyhe izzadságszag lengi be ugyan, de jól körbe van fújva Old Spice-szal.
Assez typique de la manière d'écrire des "jeunes" écrivains français d'aujourd'hui, c'est-à-dire une écriture léchée, soignée mais horriblement plate et monotone. Une écriture de "bon petit élève" sans rien de personnel dans le style, sans aspérités, sans violence, sans force. Ca sonne bien,la phrase est bien balancée, les mots bien choisis, les tournures bien fluides, mais au-delà de 200 pages de ce sirop, on en est écoeuré et on laisse tomber le bouquin (c'est pourquoi ces bouquins doivent être relativement courts pour être lus jusqu'au bout). Le Sermon sur la Chute de Rome est de ce tonneau. Heureusement ça s'anime un peu dans le dernier quart du bouquin. Le rythme accélère avec l'intrigue qui finalement se noue. Il était temps mais on est soulagé. On n'aura pas acheté et lu ce bouquin totalement pour rien. Surtout quand on l'a acheté en pensant qu'on allait apprendre des choses sur Augustin et la chute de Rome tandis qu'on y trouve en définitive qu'une peinture à peine outrancière et très incomplète de la Corse en général et des corses en particulier. C'est d'actualité. On apprend par exemple que le corse picole sec. Normal me direz-vous, le gros de l'histoire se passe dans un bar. On y voit aussi cette violence rentrée, latente, à fleur de peau, qui finit toujours par s'exprimer un jour ou l'autre. On y voit aussi le machisme, les préjugés sur les femmes. Enfin, il y a quand même aussi cette réflexion sur ces adolescents qui ne veulent, ou ne peuvent pas grandir et fuient la réalité de la condition humaine et de la vie même, refusent de s'engager, de souffrir, de payer pour voir, pour voir plus loin que le petit bout de leur nez, en se réfugiant dans leur monde à eux, un monde clos, exclusif, protégé de hautes murailles, un monde confortable et paisible, un monde idéal, un monde rêvé. Par contraste, la vie des ancêtres de Mathieu, qui occupe une grande partie du roman, et même celle de sa soeur, semblent bien plus vraies, bien plus adhérentes au monde, bien plus vécues finalement.
باور داشتید که رم هرگز سقوط نخواهد کرد. مگر جز این است که رم هم به دست انسانهایی مثل شما ساخته شده؟ از چه زمانی انسان قدرت ساختن چیزهای جاودان را پيدا کرده؟ آنچه انسان میسازد از جنس ریگ و شن بوده و وابستگی به آن مثل در آغوش کشیدن باد است. دستهایت خالی میماند و قلبت رنج میکشد. اگر به دنیا دل ببندی، تو هم با آن نابود میشوی. "از متن کتاب"
"Проповед за падането на Рим" от Жером Ферари (превод от френски Александра Велева), е отличен с награда Гонкур 2012, романът е сложен и многопластов и въпреки малкото страници ми трябваше много време, за да го прочета, а още повече време, за да го осмисля. "Ние не знаем всъщност какво са световете, нито от какво зависи съществуването им. Някъде във Вселена е може би записан тайнственият закон, който управлява тяхното начало, техния растеж и техния край. Но знаем следното: за да се появи нов свят, трябва първо да умре старият. ... Можем вероятно дори да разпознаем почти неуловимите признаци, които съобщават, че един свят току-що е изчезнал" Какво всъщност бележи света - присъствието на човека в него или отсъствието на онези, които ги няма? Присъствието дефинира съществуването, следите, които ще останат след като времето измине естествения си ход и отнесе поред родителите, по-големите братя и сестри, а понякога и ще наруши този ход. Децата и внуците, снимките запечатали един кратък и невъзвратим момент, ще са доказателство, че сме съществували и сме оставили нещо след себе си. Дали светът е нещо материално, физическо и географски рамкирано в мястото, където човек е роден, израснал и създал семейство или пък е нещо ефимерно, илюзорно, което не може да влезе в рамка, усещане, което човекът носи вътре в себе си? Тук всеки от героите има повече от един свят, носи в себе си несигурност и търсене, съзидание и разрушение в стремежа към "най-добрия възможен свят" Едно корсиканско село става микросвят в центъра на този роман и този микросвят едновременно отблъсква и привлича към себе си, хората ще го напускат и ще се връщат. "Шест месеца по-късно, без Марсел да си даде сметка за каквото и да било, империята престана да съществува. Така ли загиват империите, без да издадат дори стон? Нищо не се е случило, империята не съществува вече и Марсел знае, настанявайки се в кабинета си в едно парижко министерство, че така е и със собствения му живот, в който никога нищо не се случва." Винаги ще има варвари пред портите на Рим, империите не са вечни, те се самоизяждат отвътре и търпеливо чакат преломния момент, в който варварите ще ги разрушат, за да направят място на нов свят. Една мечта или една любов трябва напълно да изгасне, за да има място за нова.
Bất cứ tác phẩm nào đoạt giải Goncourt đều đáng trân trọng. Nó luôn là thứ gì đó rất riêng. Đẹp, lôi cuốn và lãng mạn như tính chất đặc trưng của cái dân tộc tạo ra cái giải thưởng đó. La mã sụp đổ cũng vậy, dù thú thực một kẻ ngoại Đạo rất khó để thẩm thấu được chương cuối, gần như một tiểu luận về thánh Augustinn. Cách hành văn khá lạ. Nhiều câu văn đẹp đến nức nở, nhiều đoạn mang nặng tính Triết. Ta lạc vào mê hồn trận của những dòng suy nghĩ tưởng như rối tung mà hóa ra rất mạch lạc. Nhiều đoạn dài kiểu Faulkner, lại có những đoạn văn khúc triết, dồn dập nặng hơi thở thời đại và ở đâu đó ta bắt gặp đôi dòng khiến ta phải ngơ ngẩn. Từng nhân vật hiện ra, rõ nét, sắc cạnh với những số phận trớ trêu. Hai kẻ trốn tránh số phận những mong kiến tạo nên một thế giới, để rồi cuối cùng nhận ra những thứ họ lẩn trốn bao năm vẫn luôn hiện hữu; một người đàn ông luôn nghĩ mình sắp chết lại là người tiễn biệt lần lượt từng người trong gia đình ra nghĩa trang, những người mà ông cho rằng ông sẽ được nhắm mắt trong vòng tay họ ... Nó khiến ta tự hỏi hình bóng của chính ta hiện hữu ở đâu trên từng con chữ hay nó nhắc nhở ta mỗi ngày trong đời đều phải đối diện với thực tại.
J'ai vraiment voulu aimé ce livre, mais en final il m'a laissé assez indifferente. Je lui donne 3 étoiles car la qualité de l'écriture est indéniable, même si le style Proustien des phrases à rallonges semble par fois un peu prétentieux et forcé. Mon grand reproche contre ce roman est le manque d'empathie que le lecteur ressent pour aucun des personnages (sauf peut-être Virgile à la fin) car Ferrari ne semble en avoir aucune lui-même. Est-ce le thème qu'il voulait communiquer? La débaucherie de ce petit village corse, en parallèle à celle de Rome, où personne ne ressent vraiment rien pour les autres malgré les apparences chaleureuses? Un ton et style très cérébral et clinique, malgré pourtant le potentiel passionel du climat et de l'environnement corse, qui m'a laissé un peu sur ma faim.
Quyển này khá kì. Tự dưng 2 kẻ đứng ra mở quán bar rồi bảo ê, tui đang tạo dựng một thế giới mới, tui không phải Chúa nhưng mà tui lại có uy quyền ngang ổng. 2 kẻ ấy là ai? Một người thì học thạc sĩ triết, người kia là thạc sĩ văn chương. Ấy thế mà cái quán bar kia như đấm vào thế giới 2 ổng được học. Một cú đau ra trò. Rồi xen kẽ vào đó là chuyện ông bố trở thành người cai trị một vùng đất khỉ ho cò gáy thời thuộc địa. Cũng là một vị Chúa khác. Nhưng rồi ông ta cũng toi. Toi theo cách bình thường nhất, nhưng đau đớn, đau đớn vô cùng. Kì hơn nữa cuốn này ít liên quan La Mã lắm. Đừng tin cái tựa, cái tựa chỉ lừa tình thui. Nó chỉ mượn La Mã để nói về sự sụp đổ. Những sự sụp đổ diễn ra trong thinh lặng. Tại sao nó kì thế mà vẫn cho 4 sao. Tại vì mình kì.
Quelle claque! Je n'attendais rien de ce livre, néanmoins détenteur du précieux Goncourt. La première chose qui me vient en le terminant et qu'il est extrêmement bien écrit. On se plonge dans les descriptions à rallonge, on s'enveloppe des pensées de chaque personnage; frôlant toujours avec l'empathie, qui n'est jamais posée par Jérôme Ferrari. Chapitrés des sermons de saint Augustin et portée par le fameux sermon on suit les désirs, les envies, les espoirs de Mathieu et Libero, le grand chagrin de Marcel... tous nous entraînent dans leur vie, difficile, mais si réelle. Car au fond, Jérôme Ferrari cherche à nous démontrer que les hommes restent hommes, et que l'histoire se répète inlassablement.
Me ha costado mucho esfuerzo hacer una reseña justa de esta novela. En primer lugar, debo decir que me ha obligado a ordenar mis pensamientos; es casi una tesis en forma de novela, aunque se puede leer prescindiendo de los aspectos filosóficos. Tal vez habría que empezar por señalar que las perspectivas y dilemas que van enfrentando los protagonistas podrían remitirse a las reflexiones de San Agustín frente a la caída de Roma, cumbre de la civilización y el desarrollo, ante los bárbaros visigodos y vándalos. ¿Cuál es el mundo real? ¿El de la ciencia, la construcción y el progreso, o la de la inocencia brutal, circular, de las tradiciones? ¿El mundo de los grandes logros que permanecerán para siempre, o la visión espiritual que percibe en ellas una ilusión ya que todo perecerá? O se podría empezar diciendo que se trata de la saga de una familia corzo-francesa, que sufre tratando de construirse una vida, un mundo, mientras el exterior se desmorona. Sea cuál sea el enfoque, se trata de una muy buena historia, con una narrativa rica, aunque por momentos sea difícil de seguir (tiene oraciones que ocupan una página completa), con ciertos aspectos de tragedia, que me alegro de haber leído.
Moi qui ait tendance à me méfier des prix Goncourt, je n'ai pas été déçue par le roman de Jérôme Ferrari. Ce livre, très bien écrit, fait penser à du Zola avec l'étude du milieux corse, l'atavisme et la transmission des tares, des médiocrités. Il n'est pas surprenant que dans cet univers en ruines, ce monde qui n'en finit pas de mourir, le seul personnage qui tire son épingle du jeu soit une archéologue. La seule capable d'un peu de distance et de lucidité. Des générations qui se suivent et se ressemblent dans leur échec, un petit côté tragédie à l'Antique, un arrière-fond philosophique à la Saint-augustin, une chute de l'Empire romain, mais aussi de l'Empire colonial français, une corse en voie d'extinction, une France contemporaine qui n'en mène pas large et un grand-père qui meurt, que tout le monde oublie et qui emporte avec lui tout un pan du monde qui n'existera plus.
Il y a des phrases qui font deux pages. Je pense qu'on peut s'arrêter là.
Quant à l'intrigue sur un bar à hôtesses en Corse avec une mise en abyme incestueuse de parents sponsorisés par Boutin et d'histoire coloniale, je n'en ai pas compris, ni vu l'intérêt.
Bon et comparer l'échec commercial de deux jeunes ayant étudiés la philosophie pour finalement abandonner et ouvrir ce fameux bar à hôtesses dans un village paumé de Corse au sermon de Saint Augustin me semble être un peu de l'overkill.
A rather esoteric title for what is actually a Corsican family saga from the end of the First World War to the current day . I found it a limitless difficult to get into ...the leaps about in time were a challenge to my French skills ...but by the second half I was engrossed. As well as the story of a family and a village it is also a history of France and its Empire. Winner of the Prix Goncourt in 2011 it has been translated into English recently .
كيف تكتب عن كتاب لم تكمله؟ قد تبدو لنا فكرة أن الكتاب لم يجذبنا بما فيه الكفاية للانتهاء منه، دليل كافٍ على رداءته، ولكن يبدو لي أن في هذا الكتاب ما يستحق القراءة، ولكنه ليس لي للأسف، تخليت عنه بعدما تجاوزت منتصفه لأني شعرت بأنه مفكك، وأن شخصياته لا تشدني.
الكتاب حصل على جائزة الغونكور الفرنسية للعام 2012 م، ربما هذه الحقيقية قد تدفع البعض للمضي أبعد مع الكتاب.
Đọc lại tháng 3/2019, sau 5 năm vẫn thấy đây là một cuốn sách được viết rất đẹp và bản dịch cũng đẹp nữa về sự sụp đổ của thế giới quan trong nội tâm một con người.
Ich habe für einen Urlaub auf Korsika ein Buch eines/-r korsischen Autors/-in gesucht und ein 2012 mit dem Prix Goncourt ausgezeichnetes Werk gefunden, ein schönes, schräges und vor allem sprachlich faszinierendes Buch (bzw. in seiner Übersetzung), schön lange, komplizierte Sätze.
Zwei Einschränkungen: - Der Titel, der Klappentext und die Kapitelüberschriften lassen wesentlich mehr Philosophisches erwarten als tatsächlich der Fall ist. - In Hinblick auf das Ende hätten die Charaktere der beiden Hauptfiguren ausführlicher sein können.
Einige Zitate:
„… aber er trifft auf die Augen seiner Mutter und stellt sich vor, dass sie ihn wahrnimmt, bis tief hinein in die Vorhölle, die noch zu gebärende Kinder gefangen hält, …“
„… wobei Marcel nie verstanden hatte, was den einen ihrer beiden vertrockneten und zerschundenen Körper sich hatte an den anderen pressen lassen, Begehren konnte das nicht gewesen sein, nicht einmal ein animalischer Instinkt, vielleicht geschah es nur, da Marcel ihrer Umklammerung bedurfte, um die Vorhölle zu verlassen, aus deren Tiefen er, die Geburt erwartend, schon so lange hervorlugte, und es passierte also als Antwort auf seinen schweigsamen Ruf.“
„Marcel hatte sich immer vorgestellt – er hatte immer befürchtet, nicht gewollt, sondern nur auferlegt worden zu sein von einer undurchdringlichen kosmischen Notwendigkeit, die es ihm erlaubt hatte, im trockenen und feindseligen Bauch seiner Mutter zu gedeihen, …“
„Virginie hatte in ihrem Leben nichts getan, was auch nur im Entferntesten an eine Art Arbeit erinnern konnte, sie hatte stets das unendliche Feld der Untätigkeit und Nachlässigkeit erforscht und sie schien entschieden, bis ans Ende ihrer Berufung gehen zu wollen, aber wäre sie auch ein wahres Arbeitstier gewesen, ihre missmutige Laune und ihr Gehabe einer Infantin machten sie vollkommen ungeeignet, eine Aufgabe zu erfüllen, zu der es gehörte, regelmäßigen Kontakt mit anderen menschlichen Wesen zu pflegen, und waren sie auch so ungeschliffen wie die täglichen Gäste der Bar.“
„Matthieu war acht, als seine Mutter, besorgt über seinen äußerst weltfremden und versonnenen Charakter, entschied, dass er eines Freundes bedurfte, um seine Ferien im Dorf genießen zu können.“
„Sie studierten Fächer, die sie nicht besonders mochten und von denen sie wussten, dass sie zu nichts führen würden, oder aber sie hatten sich bereits davon verabschiedet, sie wagten nicht mehr, irgendwelche Pläne zu schmieden, sie lebten in freudlosen Städten, deren Hässlichkeit sie traurig stimmte und wo niemand wirklich auf sie wartete, sie wussten, dass die Hässlichkeit sich bald in ihren Seelen niederlassen würde, um sich ihrer zu bemächtigen, …“
„… denn sie hatte es aufgegeben, gegen ihre eigene Kälte anzukämpfen, gegen ihre Ungeniertheit und Ungerechtigkeit, die sich in ihrem boshaften Herzen niedergelassen hatten.“
Bookclub avec les collègues #2 Style très prétentieux, on s'habitue aux phrases interminables au fil de la lecture mais ce n'est pas plaisant pour autant. Sur le fond, j'ai aimé le début avec les déboires du bar et le défilé des différents gérants. Mais ensuite l'intrigue se disperse, yen a de tous les côtés et on a du mal à faire les liens et comprendre le propos de l'auteur. Tout est traité de façon superficielle et froide, ça laisse l'impression d'un livre très creux. Les dernières pages avec le sermon qui vient comme un cheveu sur la soupe c'était la goutte de trop. 2,5/5
When the regular barmaid/manageress of a remote Corsican village tavern vanishes without trace in the middle of the night, the bar's owner, Marie-Angele, urgently needs to fill the vacancy. This proves quite a challenge, though, as over the following months a veritable plague of misfortune befalls the place, with the helm passing first to a big talker who turns it into a noisy techno-music joint for his own lewd gains, then to a couple whose overzealous demonstrations of both hatred and love keep the regulars at a careful distance, and finally to an apparently stable family who quickly fall into ruin when their patriarch, Bernard Gratas, succumbs to his inveterate gambling habit. It is into this breach that long-time best friends, Matthieu and Libero dare to step. Freshly returned from Paris, having dropped out of their post-graduate philosophy studies, the two young men are determined to succeed against all the odds. Libero, a bright, hard and somewhat disillusioned young man sprung from a big, impoverished local family, takes the lead. The devoted and slightly doltish Matthieu, who has abandoned a burgeoning potential romance with the plain but loving Judith, is easily-led and happy to follow, to go with the flow. They hire five beautiful waitresses and a suave musician and, with their offering of late drink and almost communal decadence, quickly establish their place as the island's chief nightlife hot spot, even during the normally dead months of winter. Matthieu is staked in this enterprise by his grandfather, Marcel, and it is through the old man that the novel's second thread plays out: that of an intriguing, multi-generational family saga. Having survived the war with barely a moment of combat, by the early 'fifties he has settled in to a comfortable civil administration post. Due to an overzealous brotherly arrangement, he marries a beautiful and “almost angelically stupid” seventeen year old, and they set out for his new posting in French West Africa. There, she quickly falls pregnant, but dies tragically from infection barely a week after giving birth to their only son, Jacques. Marcel's sister, already the mother of an infant daughter, Claudie, agrees to take and rear the boy, and it is between these sibling-like first cousins that a forbidden but genuine love will form, one that eventually results in a life union and the births of both Matthieu and his archaeologist sister, Aurélie. Horrified by what he views as an incestuous relationship, Marcel can't bring himself to vent his anger on his son, neice or granddaughter, but finds a natural target in Marcel. He makes no effort to hide his hatred for the boy, though Matthieu himself apparently fails to notice. All but the last of the novel's seven chapters take as their titles quoted phrases from St. Augustine's 410 A.D. sermon on the Fall of Rome, and they serve well as a framing device, metaphorically paralleling the various collapses within the story: the crumbling of the French empire in Africa, the shift in Corsican traditions, the collapse of various relationships both familial and romantic, and, in a spectacularly shocking finale, the explosive destruction of a hedonistic idyll that the two young friends have worked so hard to create. Jerome Ferrari's second novel to cross into English, 'The Sermon on the Fall of Rome' won France's most prestigious literary honour, the Prix Goncourt in 2012. Poignant, sensual and at times intense, it is ripe with long, languid, immaculately paced sentences, philosophical meditations and all the essential questions of the heart.
Un libro que da bastante menos de lo que promete. La idea es fabulosa, la prosa majestuosa y el desarrollo trivial.
Dos amigos corsos, Matthieu y Libero, recien salidos de la Universidad en Paris deciden olvidar sus estudios filosóficos para coger la gerencia del bar de su pueblo natal y crear allí "el mejor de los mundos posibles". Durante un tiempo todo marcha bien, atraidos por las bellas camareras, la música y la charcutería acuden turistas y locales en rara hermandad pero pronto la situacion se va de las manos a los amigos y su mundo y su bar sucumben a las mujeres y a la entropía concluyendo en un asesinato. Hasta aquí todo bien. El problema es que Ferrari intenta establecer un paralelismo con el Sermon sobre la Caida de Roma que San Agustín dirigió a sus conciudadanos de Hipona para confortarles de la caida del Imperio y, Ferrari o se queda largo o se pone corto. ¿Cuál es el mundo que se acaba? ¿Occidente?. ¿La Francia Colonial? ¿la Corcega rural? ¿El Bar de Matthieu? No quda claro a pesar de la abundancia de historias paralelas que quedan apenas dibujadas y sólo sirven para enturbiar el desarrollo de la novela.
Al final queda la inquietante sospecha de que San Agustín ha sido invitado por el autor para dar empaque y ambicion a lo que de otro modo no sería sino la historia del fracaso de un bar de pueblo. Una historia, acaso, más interesante que la que nos cuenta Jerôme Ferrari.
ghê sợ vào cái năm tan vỡ đọc cuốn sách tan vỡ ngày nào cũng ngồi dưới ánh sáng nhờ nhờ kết hợp giữa đèn đường màu vàng và đèn neon màu trắng để đọc mấy trang, sau đó trở về nhà nhìn hai bồn cây trước cửa đã bị đập tanh banh vì tội lấn chiếm vỉa hè (:)))) bỗng cảm thấy tan vỡ không sao cứu chữa một thập kỷ tan vỡ trong đời mình đã bắt đầu từ lúc nào không biết chắc giờ mới lên tới đỉnh điểm [ghi ghi xóa xóa : ))] bỗng nhớ ra tại sao đoạn đầu mình lại thích cuốn này như vậy (đoạn cuối nguy hiểm quá hết thích), bởi vì mình c�� thể hiểu được sự tuyệt vọng của marcel khi nhìn vào một bức ảnh và cảm thấy toàn bộ vũ trụ sụp đổ, bởi vì không có gì đẹp bằng một bức ảnh và tuyệt vọng bằng một bức ảnh, cho nên tôi mới thích ảnh phim đó o.o, vì ảnh phim cho tôi cảm giác lưu giữ được "vẻ đẹp tuyệt vọng của thời gian dần trôi", chính là cảm giác nát lòng đó
Dois amigos mudam de vida radicalmente para ir gerir um bar na Córsega...o resto é filosofia, sexo, incesto, crime com um tom de Sermão de Santo António aos peixes, mas neste caso o Sermão da Queda de Roma. Não foi assim aquela leitura mais entusiasmante do mundo. :-(
Extrêmement bien écrit, presque trop écrit selon moi, je n'ai pas réussi à vraiment entrer durablement dans Le sermon sur la chute de Rome. Par moments, j'ai été emportée par la poésie de la langue, par la Corse et l'Algérie, mais vraiment trop en pointillé pour l'avoir totalement apprécié.
Regorgeant de thèmes existentialistes ou de méditations philosophiques tels que la nécessaire disparition d’un monde, d’un rêve ou d’un amour pour qu’un autre apparaisse, "Le sermon sur la chute de Rome" m’a accroché dès le début. Lorsque la serveuse d’un bar de village corse disparaît sans laisser de traces au milieu de la nuit, la propriétaire du lieu, Marie-Angèle, a besoin de pourvoir d’urgence le poste vacant. Mais les trois gérances successives se soldent par un échec. Et ces ratages sont la faille dans laquelle Matthieu et Libero, meilleurs amis de longue date, osent s’engouffrer. Désillusionnés par leur vie parisienne, ils ont abandonné leurs études supérieures de philosophie. Ils reviennent dans leur village familial déterminés à réussir contre vents et marées, à donner un sens à leur vie et faire de leur bar le « meilleur des mondes possibles ». C’est la première histoire du roman. Libero, jeune homme brillant, est conscient d’être inexpérimenté, mais il est résolu et prend les devants. Matthieu, dévoué, mais émotionnellement fragile, se laisse facilement guider et suit volontiers le mouvement. Ils engagent de séduisantes serveuses, un musicien local et, avec des horaires de fermeture adaptés pour discuter, festoyer et consommer de l’alcool jusque tard dans la nuit, ils s’imposent comme le principal lieu de vie nocturne de la région. Petit à petit pourtant, des tensions apparaissent. Matthieu est soutenu dans cette entreprise par son grand-père, Marcel, et c’est à travers le vieil homme que se déroule le deuxième fil conducteur du roman : celui d’un récit familial dans un flash-back fragmenté. Après la Seconde Guerre mondiale, Marcel épouse une charmante fille à la « stupidité angélique ». Il devient administrateur en Afrique-Équatoriale française où sa femme tombe rapidement enceinte, mais meurt d’une infection une semaine à peine après avoir donné naissance à leur fils unique, Jacques. Le conte de fées prend fin et Marcel, brulant de colère, doit endurer seul son enfer. Le récit de sa vie que nous voyons par bribes tout au long du livre va suivre celui de la chute de l’empire colonial français. La troisième histoire qui donne son titre au livre concerne Augustin d’Hippone, le saint du IVe siècle dont Jérôme Ferrari a repris le sermon sur la chute de Rome. Les sept chapitres du roman, à l’exception du dernier, ont pour titre des citations du sermon de Saint-Augustin dans lequel ce dernier annonce à ses fidèles que tout empire meurt. J’ai aimé la façon dont l’auteur utilise ce sermon pour servir de cadre à la métaphore des différents effondrements de l’histoire : l’effondrement de l’empire colonial français en Afrique, le changement des traditions corses, l’effondrement des relations familiales et amoureuses et, dans un final spectaculaire et choquant, la destruction foudroyante du rêve de bar que les deux jeunes amis ont travaillé si dur à matérialiser. Le texte fait montre de puissance et d’ambition en abordant de nombreux sujets, du colonialisme au traumatisme de la guerre en passant par l’ambition et la luxure, en seulement 200 pages. Je l’ai trouvé magnifiquement écrit, souvent très perspicace, avec une fluidité qui ne fait ressentir au lecteur aucune secousse alors que l’on se déplace dans le temps et dans l’espace. Il est audacieux dans sa façon d’équilibrer comédie et horreur en soulignant avec cruauté, amertume et désespoir l’absurdité ou la stupidité du monde. Mais il n’est pas sans failles. De temps à autre, l’intrigue bascule dans l’invraisemblable. Un ou deux personnages manquent de développement. Et cette impression que le texte utilise plus le passé pour commenter que pour expliquer, comme si les évènements du présent discréditaient de manière ambiguë ce que nous ont transmis les grandes figures du passé. À la fin de la tragédie corse, l’histoire s’enroule dans un dénouement fatal et inéluctable. « Il n’y avait pas de hordes barbares. Pas de cavalier vandale ou wisigoth. Simplement, Libero ne voulait plus garder le bar. (…) Matthieu avait le sentiment d’être trahi. » Tout se conclut par une phrase énigmatique qui m’a laissé perplexe : « La nuit de la fin du monde était calme. » Empreint de gravité, mais non dénué d’ironie mordante, j’ai apprécié la lecture du "Sermon sur la chute de Rome", sorte de traité philosophique pragmatique qui puise sa matière dans l’histoire, les expériences humaines, les minuscules espoirs, les immenses échecs et l’idée que les fins ne sont que des débuts.