Quali sogni ti erano concessi in Italia, negli anni Venti del Novecento, se non eri un uomo? Con la consueta capacità di scrutare nell'animo femminile e nell'ambiguità delle relazioni, Emanuela Canepa racconta due donne che, imprigionate dal potere maschile o dalla propria incapacità di opporvisi, sognano di liberarsi dalle catene della Storia.
Da quando suo padre è morto di febbre spagnola, Anita, orfana di madre dall'età di sette anni, vive con la matrigna e i suoi due figli. Uno lavora con lei nel giornale in cui il padre prestava servizio. Un giorno il fratellastro ruba dalla cassa e Anita decide di prendersi la colpa, perché il suo misero stipendio di donna non basterebbe a mantenere la famiglia, mentre quello del fratellastro sí. Rinchiusa nel carcere della Giudecca, incontra Noemi, una ragazza ombrosa da cui tutte si tengono alla larga - «ha il demonio dentro», dicono - e dalla quale persino le suore mettono Anita in guardia. Ma lei ne subisce il fascino e, malgrado Noemi non riveli mai il motivo per il quale è stata condannata, Anita si confida con lei. Le due stringono un progettano di costruire un futuro insieme, una volta fuori. Sono convinte di poter trovare la propria strada nel mondo anche senza un marito. Ma oltre la soglia della prigione l'esistenza travolge e confonde come il brulichio incessante per le strade di Venezia, obbligando Anita a fare i conti con sé stessa e con il segreto inconfessabile che Noemi nasconde. «Una narrazione che semina inquietudine tenendo sempre vigile lo sguardo». Nadia Terranova, Tuttolibri - La Stampa «Un'autrice sapiente». Paolo Mauri, la Repubblica
Anita perde la madre quando ha appena 7 anni. La sua non sarà una vita facile e culminerà con l'arresto per furto. Un furto che, però, lei non ha commesso e del quale si addosserà la colpa per salvare la sua famiglia.
Nei mesi trascorsi alla Giudecca, Anita conoscerà Noemi, algida e misteriosa, con la quale inizierà a sognare un futuro diverso. Ma quanto è sincera la ragazza?
Canepa racconta, descrive, narra con un ritmo costante, q quasi senza sussulti, come se si avvisasse nelle acque piatte di un'alba d'estate.
Giunti alla fine ci si renderà conto di aver ricevuto un dono meraviglioso, quello di una scrittura indimenticabile!
Ho particolarmente amato la scrittura, lo stile narrativo, è normalmente tra le prime cose che valuto in un libro e che me lo fanno piacere o meno. A parte lo stile di scrittura, ho trovato particolarmente interessanti i personaggi, e l'evoluzione della protagonista in tutti gli aspetti. Un romanzo femminile e femminista che mi ha conquistata fin dalle prime pagine. Come sempre quando leggo un buon libro, adesso che è finito mi sento quasi orfana, sola, spero davvero che ci sia un seguito. Io per il momento sono felice di aver scoperto, per caso bighellonando nella Feltrinelli dell'aeroporto di Napoli, una scrittrice che non conoscevo e che ho letto con piacere.
Anni 20. Anita, contabile di tutto rispetto, decide di assumersi la colpa di un reato commesso dal fratello per salvaguardare la sorella e permettere a lui di lavorare e mantenere la famiglia. Inizia così la sua avventura in un carcere di Venezia, isolata da tutti e trattata con diniego dalle suore che gestiscono la prigione. Lì, tra detenute e prigioniere, instaura un legame di amicizia con Noemi, una ragazza burbera e coraggiosa, con la quale scambia la promessa di iniziare una nuova vita insieme quando entrambe usciranno dal carcere. Nell'attesa della liberazione dell'amica, Anita, uscita per prima, ottiene un incarico presso una famiglia benestante che la accoglie come una figlia. Qui incontra un uomo che la vuole sposare, ma che lei rifiuta dopo diversi inconvenienti; impara un lavoro; rintraccia la sua famiglia di origine e mantiene sempre vivo il sogno di ricominciare una nuova vita con Noemi. Tuttavia questo sogno è destinato ad infrangersi quando le due donne di incontreranno e la freddezza dell'amica lascerà Anita sbigottita e incredula. In un susseguirsi si speranze e delusioni, questo romanzo racconta di amicizia, devozione, rispetto e affetto reciproco. Racconta di anni passati, di condizioni assurde e terribili e di sistemi patriarcali ormai, fortunatamente, abbandonati. La scrittura è avvincente e scorrevole; le descrizioni dei paesaggi e degli stati d'animo facilitano la comprensione dell'atmosfera e del tempo storico del romanzo. E' un testo davvero interessante e molto originale. Gradevole e piacevole lettura che consiglio assolutamente!
È sicuramente una lettura dai colori scuri un po' cupo. Anita che sacrifica la sua libertà finisce alla Giudecca addossandosi un reato che non ha commesso per il bene della sorella. Un romanzo che parla di una Venezia degli anni '20 in pieno fermento politico. Una storia a tratti forzatamente prolissa con personaggi descritti però in modo eccelso. Ho amato Ferminia una fantesca tutta d'un pezzo dal grande cuore. Anita la protagonista a volte sarebbe da prendere a schiaffi per il suo modo lascivo nel vivere gli eventi poi si riprende con dei guizzi nel perseguire ciò che la può rendere felice. Insomma una lettura dalle tinte scure senza troppi scossoni che lascia un tiepido ricordo
Scrittura molto piacevole, una storia di riscatto e di indipendenza ed emancipazione ante litteram. Poteva durare molto meno, questo sì. Quasi quattrocento pagine che non scorrono propriamente veloci, è una narrazione che richiede i suoi tempi.
Sono 2 stelle e mezzo per eccesso... Dopo un inizio che prometteva molto bene, l'interesse è andato via via scemando, perché se la storia aveva tutte le premesse per spaccare, questo, almeno per me di fatto non è avvenuto, se non in parte. Anita, la protagonista, è un bel personaggio, un carattere descritto a tutto tondo, forte, consapevole di sè, determinata, è un personaggio integro che non ha bisogno di contorni per cambiare le sue idee. Tutto il resto dei caratteri mi sembrano meteore o satelliti minori, di poco spessore, volatili, utili ad allungare una minestra ben presentata, ma senza sale. Luisa è una comparsa inconsistente, Clelia una pettegola arricchita e Noemi incostante e volubile. Nella coralità femminile non c'è un coro, ma una sola voce sovrastante. Non mi ha convinta.
Seguendo le vicende della vita di Anita, si entra a far parte completamente del suo mondo e del suo tempo. Venezia si svela in tutta la sua incredibile, spietata bellezza. Nessun sentimento resta insondato dalla magistrale regia dell'autrice. Il risultato è un affresco potente e totalizzante da cui non si vorrebbe più uscire.
Che bellissima scoperta, questa scrittrice! "Resta con me, sorella" è il primo romanzo che leggo di Emanuela Canepa. Sono anni che la "tengo d'occhio", ma mi sono decisa a vincere le resistenze che provavo solo adesso.
Il romanzo è ambientato negli anni venti. È una storia di donne: la protagonista è Anita, una giovane donna che è rinchiusa nel carcere della Giudecca, a Venezia; Anita, pur essendo innocente, si dichiara colpevole e sacrifica la propria libertà a favore del fratello. In questo ambiente ristretto, gestito dalle suore, riesce a far emergere le proprie competenze contabili, che le permetteranno di ricostruirsi una vita, una volta fuori dalla prigione. Anita ha uno sguardo pulito sul mondo e crede che l'amicizia costruita in prigione con Noemi sarà salda a tal punto da funzionare anche a pena scontata. Ma la realtà prende pieghe diverse rispetto ai desideri.
“Anita la osserva stupefatta. – E perché avrebbe dovuto? – Perché la verità è una pratica complessa, e in carcere c’è bisogno di amici e desideri. Il vostro legame serviva a questo, a tenervi in vita. Ora che siete fuori ha assolto al suo compito. Può darsi che lei l’abbia capito meglio di te.”
E infatti nel carcere le cose funzionano diversamente
“Anita si morde le labbra. Noemi aspetta, ma non a lungo. – In carcere ci pareva diverso, – dice, – perché eravamo sole e potevamo raccontarci il mondo come ci sarebbe piaciuto. Ma il mondo non cambia perché sogniamo. Il mondo rimane uguale.”
Con una scrittura avvicente, Emanuela Canepa alterna le speranze alle delusioni delle due amiche, in un ambiente fortemente maschilista e patriarcale.
Anita viene ingiustamente incarcerata alla Giudecca e lì conosce Noemi, la ragazzaccia da cui suore e detenute le dicono di tenersi alla larga e con cui invece stringe una solida amicizia e un patto: quando usciranno da lì, diventeranno imprenditrici e colleghe e si prenderanno una rivincita dalle sconfitte che la vita ha inflitto loro. Ambientato a Venezia nel 1920, è un romanzo dallo stile impeccabile, che non parrebbe neanche italiano, non fosse per le sporadiche frasi in dialetto che alcuni personaggi pronunciano (e che io avrei tradotto, a beneficio dei lettori non veneti). Per quanto riguarda la trama, però, mi sarei aspettata qualcosa di più: non succede praticamente nulla, nella prima parte si descrive la vita di Anita in prigione, nella seconda la sua vita al di fuori, le persone che incontra, i progetti in cui si imbarca, i sogni in cui si permette di sperare. Il finale però mi ha commosso, anche se non posso dire di apprezzare né l’ossessione con cui Anita ha cercato di mantenere i rapporti con Noemi, né la meschinità con cui Noemi invece ha sempre respinto i suoi tentativi di avvicinarla. Una troppo buona, l’altra troppo cattiva, ma di una cattiveria selvatica, come il cane bastonato che ringhia a ogni carezza. Tutto sommato una lettura gradevole, di cui premio soprattutto l’eleganza della scrittura e la psicologia dei personaggi, perfettamente caratterizzati.
#RestaConMeSorella è l'ultimo #romanzo di Emanuela Canepa, ambientato tra Padova e Venezia negli anni '20 del secolo scorso. Narra la storia di Anita Calzavara, una giovane contabile accusata di furto dall'ufficio in cui lavora e spedita a scontare la pena nel carcere femminile della Giudecca, gestito dalle suore. Qui incontra un muro di fredda ostilità da parte delle altre prigioniere, ma riesce misteriosamente ad accattivarsi le simpatie della più scontrosa e solitaria di tutte: Noemi Folena, abilissima ricamatrice (non solo metaforicamente), strappa ad Anita la promessa di ritrovarsi dopo la scarcerazione e aprire insieme una sartoria. Poiché la pena di Anita è più breve, lascia il carcere un anno prima di Noemi, e si decide ad attenderla con sempre più convinzione, malgrado le si pongano davanti insperate opportunità: un lavoro sicuro e una proposta di matrimonio. La lunga attesa e il dubbio sul nuovo incontro tra le due protagoniste creano nel lettore un senso di ansia che si sovrappone agli eventi narrati quasi come un terzo personaggio. Non potrete fare a meno di sentirvi coinvolti nella storia, sebbene parta con un'esasperante lentezza (in particolare la parte del carcere, dove ovviamente non può accadere granché), per poi risolversi in una sorta di avventura una volta che Anita viene liberata e si ritrova spaesata tra i vicoli veneziani. Il rapporto tra Anita e Noemi, la loro lontananza e la speranza di rivederle assieme mi hanno ricordato i tempi in cui leggevo "Narciso e Boccadoro" di Hesse, un classico che si incentra sulla contrapposizione tra ascetismo ed edonismo, in cui i protagonisti sono l'uno l'alter ego dell'altro. Anche in questo caso, Anita e Noemi sono talmente diverse da poterle definire complementari, e l'assenza di Noemi getta su Anita il compito di preparare ogni cosa per dare inizio al loro progetto. Anita fa molte esperienze in un anno, ma al lettore risulterà quasi impossibile concepirla di per sé, come se potesse disattendere gli accordi e abbandonare Noemi al suo destino. Il tema centrale dell'opera è la condizione femminile nell'Italia del Ventennio; vedremo infatti una pluralità di donne (le suore, le galeotte, la signora Clelia e la sua serva Firmina, la matrigna di Anita e la sorellina Luisa) molto diverse tra loro, ma accomunate dall'impotenza e la sottomissione intrinseche del loro genere. Persino tra i benestanti e mondani coniugi Berlendis, la figura del buon Giacomo spicca su quella della moglie, in una scena particolarmente fastidiosa (eppure emblematica) in cui Clelia presta un libro ad Anita: il messaggio dell'autrice è chiaro, nessuna donna, sposata o nubile che fosse, poteva dirsi padrona di sé stessa, né le era reso facile emanciparsi, date le misere paghe percepite dalle lavoratrici, in confronto a quelle dei colleghi maschi. In breve, un #libro che ha tanto da dire, non esattamente uno svago da portarsi sotto l'ombrellone. Devo ammettere che il finale mi ha lasciato l'amaro in bocca, ma a distanza di un mese da quando ho terminato la lettura, ho scoperto che i personaggi mi sono rimasti dentro, perciò sono contenta di aver aspettato a scrivere una recensione. Una storia sulla ricerca della libertà, lo consiglio a chi predilige romanzi storici al femminile, in particolare quelli dal taglio classico, con uno stile narrativo non troppo dinamico. . Per altre recensioni, mi trovi su instagram @bibliotecamentale 📚
La trama del libro mi aveva molto incuriosita e devo dire che non ha deluso le mie aspettative: l'atmosfera del carcere della Giudecca mi ha rapita e ferita allo stesso tempo, i personaggi di Anita e Noemi mi hanno catturato e li ho trovati molto umani e realistici rispetto alle classifiche eroine. Do tre stelle solo per il finale, che mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca.
Bello si ma talvolta troppo lento. La storia non è male, per quanto di una tristezza abissale e direi che si sarebbe potuta concludere con un guizzo di speranza in più, ma ci sono dei passaggi veramente troppo lenti in cui la storia si allunga (a mio parere inutilmente) e mentre leggi capisci già come quel passaggio o quella situazione andranno a finire.
Speravo in una storia diversa. L'amicizia tra Noemi e Anita passa quasi in secondo piano. Speravo di trovare molti più spunti e passaggi sulle donne. Tuttavia, lo stile di scrittura è molto bello, con descrizioni semplici ma d'effetto.
Un romanzo d’ambiente o di carattere. Dove a contare non è tanto la trama ma l’analisi dei personaggi in relazione all’ambiente in cui si muovono. E l’autrice mi sembra aver centrato perfettamente l’obiettivo, anche la lentezza della narrazione è funzionale al genere. Io ci ho creduto dalla prima all’ultima pagina: Anita, Noemi, il carcere le suore, tutto diventa reale e tangibile attraverso le descrizioni e la narrazione che ne viene fatta. E poi io mi sono subito affezionata alle due protagoniste e ho finito il libro in due giorni, spinta dal desiderio di scoprire cosa ne sarebbe stato di loro.