Ci sono stati periodi in cui Anna ci ha creduto, alla parità. Quella che va oltre le apparenze, "che premia indipendentemente dal genere, quella cui non interessa se sei truccata e come c'hai le gambe, e mette sullo stesso piano maschi e femmine". Poi, però, come molte bambine e ragazze, puntualmente precipitava in quel bisogno, sempre lo essere vista, sentirsi preziosa. E, di fronte agli sguardi, alle mani, alle parole degli uomini, non riusciva a fare altro che cedere - spazio, voce, pezzi di sé. Abdicare al proprio corpo fino a come quella volta sul palco, lei che sognava di fare l'attrice e non riusciva a muovere un muscolo, divisa tra il desiderio di mostrarsi e il terrore di farlo davvero. Anche adesso, che lavora in radio e insegna in un master di giornalismo, l'istinto di ritrarsi per compiacere non l'abbandona mai del tutto. Poi, con i suoi studenti, si trova a discutere l'eredità del #MeToo a cinque anni dalla sua da una parte loro, ventenni che scoprono la sessualità, dall'altra lei che ripensa al passato, a tutte le volte che ha ceduto. Quante sfumature diamo alla parola "consenso"? Quando possiamo essere sicuri che un "sì" non nasconda un'esitazione? Anna cerca colpevoli, ma non è sicura di potersi definire una vittima. Avrà bisogno di perdonare se stessa, guardandosi dentro con coraggio e onestà, per riuscire ad accettarsi e ad andare avanti. Michela Marzano invita lettori e lettrici a ragionare insieme con la curiosità e l'intelligenza che contraddistinguono la sua scrittura, in un romanzo che riflette sulle zone grigie e sull'ambiguità del rapporto che abbiamo con gli altri e con il nostro corpo.
Michela Marzano (Roma, 20 agosto 1970) è una filosofa, accademica, politica e saggista italiana.
Ha studiato all'Università di Pisa e alla Scuola normale superiore. Dopo aver conseguito il perfezionamento in filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa ed in Bioetica alla Università degli Studi di Roma - La Sapienza è diventata docente all'Università di Paris V - René Descartes, dove insegna tuttora.
Ha diretto il Dipartimento di scienze sociali della Sorbona, prima di diventare deputata per il Partito Democratico. Autrice di numerosi saggi e articoli di filosofia morale e politica, ha curato il Dictionnaire du corps (PUF, 2007).
Si occupa di filosofia morale e politica e, in particolar modo, del posto che occupa al giorno d'oggi l'essere umano, in quanto essere carnale. L'analisi della fragilità della condizione umana rappresenta il punto di partenza delle sue ricerche e delle sue riflessioni filosofiche.
Nel 2014 vince il premio letterario Bancarella con il volume L'amore è tutto. È tutto ciò che so dell'amore edito da UTET
Li este livro apenas porque estava numa loja de segunda mão, já que, quando saiu, nada nele me atraiu, nem o título nem a capa, e o movimento #MeToo que é o seu ponto de partida, por mais necessário que seja, deixa-me hesitante em relação à sua eficácia. Michela Marzano, que é jornalista e professora universitária, talvez tivesse matéria suficiente para um ensaio que desenvolvesse esta sua ideia de que “ceder não é consentir”, o que sinceramente, por si só, me parece um mecanismo interno difícil de exteriorizar de forma clara. Ao escolher uma personagem ficcional para encaixar nesse lema todos os incidentes com rapazes e homens que lhe aconteceram desde a puberdade até à idade adulta, fê-lo de forma tão artificial e infantil, com tantas lamúrias e vitimização, que eu espero sinceramente que não se baseie em ninguém real, porque não só não há paciência para ninguém tão neurótico, como é um péssimo cartão-de-visita para a psicanálise, o tratamento a que Anna recorreu nos últimos anos.
Cresci no seio de uma família abastada, frequentei as melhores escolas, fui para a universidade (…). Depois, na escola privada, havia um sacana pedófilo que ensinava matemática. A primeira vez que estive em França, outro cretino arrastou-me até à farmácia e comprou-me a pílula do dia seguinte, antes de desaparecer. Quando me casei, o meu marido era um sacana ainda maior, que me batia quando bebia e me insultava porque eu queria abrir uma conta bancária.
Para se perceber o feminismo de Anna, diria que é o oposto do de Virginie Despentes que, a dada altura, até é proibida de entrevistar para o seu programa de rádio. Empoderamento feminino é um termo que desconhece: a mulher é sempre passiva, a mulher é sempre usada e deitada fora, a mulher é sempre vítima de exploração sexual, a mulher não sabe evitar situações complicadas com homens, a mulher não sabe dizer “não”, a mulher quer ser sexy desde a puberdade e se aparecer um tipo que lhe dê atenção, coitadinha, é totalmente indefesa face ao seu charme. Sinto, até, que este livro é perigosamente contraproducente em termos de emancipação.
Porque acredita em tudo o que lhe dizem? Perguntou-me a minha psicanalista, numa das últimas vezes que estive no consultório, depois de ter repetido que tinha boa boca. (…) Como é que podemos não acreditar no que um homem diz? Como é que podemos deixar de nos sentirmos bonitas? Como é que podemos sentir-nos bonitas se ninguém o diz? E como é que dizemos a nós próprias: és bonita, és importante?
“Continuo à espera de que me peçam desculpa” faz-me sentir má, moralista e advogada do diabo, e não é para isso que eu leio.
Que sente quando um homem se interessa por si? (…) Sinto-me importante, disse. Só que depois eles estragam tudo, não querem saber o que digo quando me têm nos braços e tenho a sensação de que volto a ser pequena e de ser protegida, mas eles não querem saber de mim e desaparecem, deixando-me com aquele vazio que se abre por dentro, a sensação de ter caído outra vez na armadilha, mas será possível que eu seja assim tão estúpida? Como é que as outras conseguem ser sempre respeitadas? Então tem boa boca, repetiu a psicanalista, estendendo-me um pacote de Kleenex.
“A chi crede che per ogni cosa c’è il suo momento, e che c’è un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare, un tempo per amare e un tempo per odiare. Questo è per voi.”
Michela Marzano in “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” ha scritto un romanzo inchiesta, nel quale dà voce a chi ha subito delle violenze. Attraverso la storia della protagonista Anna, Michela Marzano dà voce a tutte coloro che non sono riuscite a dire di no e quindi che hanno ceduto a una qualsiasi forma di violenza.
“Mi chiamo Anna, senza “acca” all’inizio e senza “acca” alla fine, AN-NA, semplice, talmente semplice che lo si può leggere in un senso come in un altro, non cambia nulla. Ma ora è inutile divagare, stavo dicendo che mi chiamo Anna, e quella che state per leggere è la mia storia. Quella vera, non aspettatevi un’infanzia spensierata e un matrimonio sereno, non è così che funziona la vita, i romanzi, forse, ma questo non è un romanzo. Cioè. Ogni vita è un romanzo, ma quando si scrive si imbellisce, si cancellano gli spigoli, e questa, invece, è la storia vera di Anna che, un giorno, ha deciso di dire basta. Presto o tardi, arriva un momento in cui c’è bisogno di fare chiarezza e, almeno per me, quel tempo è giunto.”
Tante le occasioni di riflessione nel leggere questo libro: all'inizio ho pensato "è per le donne"; poi mi sono detta che invece non è solo per le donne, ma è soprattutto per gli uomini. Anna prova a scardinare i luoghi comuni, legati a millenni di patriarcato.
Perché... “Le storie sbagliate non finiscono mai. Quando la verità può essere ascoltata, è sempre troppo tardi. O troppo poco.”
E tutte noi, con Michela Marzano, possiamo provare a "diventare madri amorevoli dei nostri corpi, del nostro passato, delle generazioni future."
Il titolo mi ha attratto inesorabilmente. E' ciò che mi ripeto sempre quando subisco un qualsiasi tipo di affronto. Ma il libro è un misto tra un saggio e un finto romanzo. Una lunga riflessione sul tema del consenso in un rapporto, quando la fisicità subentra al gioco seduttivo, con l'intento di presentare le diverse vedute tra generi, tra diverse età, superando i luoghi comuni e gli stereotipi. Interessante, ma non imprescindibile.
3 e mezzo. Nella prima parte non ha struttura, è caotico, non si capisce dove vada a parare. Zompa fra varie parti di una autobiografia che non capisco se sia reale o immaginaria. Ma il problema principale è che l’autrice sembra pavida, come se avesse paura di essere accusata di radicalismo o femminismo militante. Per esempio è coinvolgente l’idea della protagonista che insegna in una scuola superiore, intraprendendo discussioni sul consenso con un gruppo di studenti. Ma quando dà voce alle ragazze femministe e più “intransigenti” rimane neutra e imparziale, mentre quando la voce riferita è quella del ragazzo, (lo studente un po’ maschilista) l’insegnante sembra sbilanciarsi e farsi più accogliente. Come se appunto temesse di essere troppo radicale e volesse conservarsi equilibrata, su un argomento nel quale la moderazione francamente non serve a nulla. Marzano mi sembra quindi tirare il sasso e nascondere la mano in molti punti, annacquando il giudizio dopo aver scoperchiato argomenti scottanti. E poi c’è troppa roba: il vecchio matrimonio, diversi episodi di abuso, il lavoro, la scuola, l’amica, la rivalità con altre figure pubbliche, il corso di teatro, la madre… Troppi elementi e alla fine non tutto si compie adeguatamente, lasciando il personaggio di Anna in un vortice di psicanalismi, irrisolto. Scrittura piatta piuttosto monocorde, con il pregio di non avere cadute sentimentali o lirismi.
????? Che strano. Parto dalle cose positive - Bellissima scrittura - Bellissime argomentazioni Fine
Che casinooooo molto caotico, troppo caotico; che fino a che é sulla struttura di scrittura come flusso di coscienza bellissimo, ottimo, ti amo, SOLO CHE lo è anche sul contenuto. Anna, la protagonista, non esiste non l’ho mai sentita, Anna é tutte noi, io mi sono sentita Anna, ma perché non Michela? Anche se Michela non ha vissuto tutte le cose brutte che ha vissuto anna poteva permettersi di intavolare riflessioni bellissime come ha fatto. Non ho trovato proprio il senso di mettere un personaggio i cui vissuti e vicissitudini non erano poi così fondamentali. Degli argomenti trattatati avrei voluto conoscere il pensiero dell’autrice, nudo e crudo, senza mediatori. Non sulla pornografia e la prostituzione, possiamo speculare su cosa è la libertà, ma non sono molto d’accordo sul porno che istiga alla violenza. Se uno é violento e vuole fare cose violente le fa senza troppi suggerimenti.
Este é daqueles livros que nos agarra por dentro e nos obriga a olhar para partes de nós que muitas vezes preferimos ignorar. Sem dúvida que me marcou.
A autora escreve com uma honestidade desconcertante. “Continuo à espera que me peçam desculpa” fala de feridas antigas. É um livro sobre vulnerabilidade e sobre coragem emocional, mas é também sobre mulheres.
8! Anna, molestata a undici anni da un insegnante. Anna e’ vittima di un istinto a compiacere, o almeno non dispiacere, una donna segnata dai “si” detti controvoglia o meglio, dai “no” pronunciati in maniera poco assertiva e ignorati dai maschi molestatori. Anna e’un’insegnante, e si trova, con i suoi studenti, a discutere l’eredità del #MeToo, maturando insieme a loro la convinzione di potersi definire vittima invece che colpevole. Attente al lupo. Anche quando non sembra così feroce, almeno sulle prime. Attente, soprattutto, quando ci addossiamo noi le colpe del lupo, pensando di averlo in qualche maniera, provocato. Si tratta di educare spiegando cosa e’ il consenso e cosa no. Quante sfumature diamo alla parola “consenso”? Quando possiamo essere sicuri che un “sì” non nasconda un’esitazione? La Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione della violenza contro le donne e contro gli abusi domestici, d’altronde, stabilisce la regola delle tre p, che sono prevenzione, protezione e punizione.
“Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa” is a book discussing the definition of consent, sexuality, the experiencing of sexual experiences, sexual violence, and the #MeToo movement. On top of that, it's about finding comfort within the self and learning how to forgive one's own mistakes. This is a very difficult book to get through as a reader and, particularly, as a woman. It highlights the importance of recognising nuance and the importance of choice of words and phrasing when discussing sensitive topics.
The story is told in first person by a woman called Anna who works as a journalist and professor. She has lived through several examples of sexual violence, since elementary school, leading her to struggle with understanding the line of consent and the establishment of a woman’s value or worth through her sexuality. Furthermore, the author discusses the events and the consequences of the #MeToo movement for men and women alike. To explore all the sides and perspectives of such a complex discussion, the narrator discusses it by intertwining personal sexual experiences, class discussions on the matter, and her field work as a journalist covering stories in the field. Through all these situations, the reader is fully exposed to several arguments and opinions which would otherwise not be calmly expressed in the real-life context.
I believe that a book such as this one allows for education. When it comes to real-life discussions, there is a difficulty in discussing contradictions and misunderstandings, as the topic often encourages strong emotional responses on all sides. An exploration of each argument - although from a biased lens - allows for a calm (yet still difficult) approach to the topic, to gain knowledge and understanding on the events and opinions on it. As mentioned, however, the narrator is very biased in discussing and perceiving the discussions, as there is a lot of trauma and personal experience that she is perceiving everything through. As a reader, one must stay analytical in the consumption of this book, always maintaining a critical lens.
I personally really struggled reading it. I read it in Italian which slows me down a lot, and it brought on many strong emotional responses which meant I needed to take breaks and moments to process the content slowly. Still, it is a book I highly recommend to the public. I would still put a big trigger warning with the recommendation, though!
Attraverso le riflessioni della protaginista Anna, un'insegnante vittima di abusi mai denunciati, Michela Marzano induce i lettori a riflettere su temi attuali estremamente delicati e controversi. Cos'è un abuso? Quando si può parlare di violenza, stupro, non consenso? Come ci si deve comportare per rendere esplicite le proprie emozioni? Come si devono porre, uomini e donne, in una relazione reciproca affinchè nessuno sia vittima e carnefice? Mediante queste riflessioni e il resoconto di eventi accaduti in un passato non troppo remoto, l'autrice indaga il mondo delle relazioni e dei rapporti reciproci, ponendo indirettamente al lettore domande a cui, inevitabilmente, si è indotti a riflettere. Questo libro, un mix tra saggistica e narrativa, permette di ragionare su questioni attuali, come quella della violenze e della sessualità, dell'assenso e del dissenso, delle difficoltà relazionale e dell'introspezione personale. E' un libro molto intenso, molto forte, molto diretto e altrettanto intimo allo stesso tempo. Non è una lettura semplice e, talvolta, le varie dispersioni narrative inducono al calo di attenzione ma, in generale, si tratta di un testo intenso e dalla grande portata riflessiva su temi di carattere sociale e sociologico.
Questo è uno di quei libri che, se non ne avessi fruito prevalentemente tramite ascolto in audiolibro (esperienza molto bella), sarebbe pieno di orecchie e di sottolineature e di commenti a margine.
Le cinque stelle che do sono un voto totalmente emotivo e non potrebbe essere altrimenti; non mi sono chiesta mai neanche per un istante durante la lettura se lo stile fosse troppo caotico o se il testo fosse troppo saggistico, perché la realtà è che ho difficilmente trovato libri – romanzi e non – che parlassero di questo tema in una maniera così giusta, portando alla luce la complessità in questo modo. Molto bello. Consiglio davvero.
«L’esperto sostiene che la ragazza non è in grado di proteggersi, dico alla mia psicanalista. Per lui la giovane donna, anche se riesce a esprimersi in modo coerente e capisce la situazione di fronte a cui si trova, non è capace di acconsentire. Ma chi di noi è in grado di farlo! Non lo chiedo all’analista, lo affermo. Siamo tutti disabili quando imploriamo affetto.»
È una sorta di saggio e romanzo contemporaneamente. Ridondante e a tratti ripetitivo, mi ha permesso di riflettere su questioni a cui non avevo mai dato peso. Finale un po’ strano, non l ho compreso del tutto.
Cosa significa dire di sì? Cosa significa arrivare ad un punto troppo oltre e dirlo perché no significherebbe un giudizio o peggio - una reazione. Cosa significa confessare agli altri e ancora di più a sé stessi che forse il meccanismo dietro quel sì passa attraverso una manipolazione che non è messa in atto dall’altra persona, ma dalla struttura della società? Di chi è la colpa se volevi dire no, ma alla fine hai detto sì? Quando ero adolescente io, quando ho detto sì - io - ero una ragazzina bruttina, che se avesse detto no era una cessa che diceva di no, doppiamente sfigata: le mie amiche, ai miei occhi, erano più titolate di me a dire di no; potevano perché avevano anche l’opportunità di dire sì, erano belle, spigliate, alla moda, modelli aggiornati della ragazza che avrei voluto essere e che invece non sono mai stata. Dire di sì, se sei parte di una minoranza, o fragile, o vulnerabile, diventa l’unico mezzo per sentirsi parte di qualcosa: omologazione, autodifesa, attenzione. Detta così sembra che il consenso sia sempre un atto mirato al compiacimento degli altri, ma anche no. Cos’è, allora, il consenso? Tra volere e non volere, tra capire e non capire c’è un abisso di sfumature dipinte dagli individui, dal retaggio familiare e culturale. Sicuramente, quando ero adolescente io, non c’era un dibattito così acceso sul consenso - anche quello velato. C’era che se ti prestavi, era sì. Se non ti prestavi era no. Ma come in logica, se l’affermazione non è totale allora non è affermazione e io vorrei regalare questo libro alla Giulia adolescente per abbracciarla e rassicurarla. Quando la domanda era «Ma non potevi evitare?», Giulia mia, non importava tu rispondessi qualcosa per forza: andava bene pure se restavi in silenzio a cercare di capire cosa ti succedeva dentro, tra un po’ di tempo se ne parlerà e ti accorgerai che non sei stata né sbagliata, né giusta. Hai reagito ad una forza in cui tutto il mondo è immerso, o piuttosto hai optato per provare a galleggiare con la soluzione più a portata di mano. Non sentirti scema, semplicemente non eri preparata.
Non so se Marzano avesse davvero in mente di scrivere un romanzo quando ha pensato a questo, che a me è parso più che altro un saggio romanzato. La sua protagonista è Anna, giornalista radiofonica, nata in Italia e trasferita in Francia, un matrimonio annullato dalla Sacra Rota. Anna insegna in un Master di giornalismo e si ritrova a discutere con i suoi studenti degli strascichi del #MeToo a cinque anni dal suo propagarsi, e di tutte le tematiche correlate alla sessualità e alle sue deviazioni. A partire dall'età per continuare con la presenza nel mondo universitario e con la vita condotta parzialmente in Francia, Anna ha moltissimi tratti in comune con l'autrice, che narra anche alcuni suoi specifici vissuti personali (così ha affermato in una chiacchierata all'ultimo Pisa Book Festival, che si può ascoltare su youtube), a partire dai quali ha costruito una storia utile ad affrontare il tema a lei caro: quello del consenso e di tutte le possibili sfumature che si possono dare a questa parola. Pur avendo utilizzato la forma della narrativa, Marzano conduce in realtà la sua indagine sulle donne, il sesso e il confine sottile tra decisione e sopruso. Attraverso le esperienze e le riflessioni della protagonista ci propone tutti i suoi dubbi e le sue convinzioni, con precisione argomentativa e perfezione lessicale.
"Ripensando a ciò che vi ho detto finora di me, vi starete forse chiedendo quali siano esattamente i fatti. Semplice: non ne ho. Niente sangue, niente lividi, niente urla, niente vestiti strappati, non ho alcun fatto oggettivo irrefutabile. Ma c’è pure il resto, che è avvolto nelle tenebre di una camera da letto o di una stanza di hotel priva di testimoni, un “no” che non esce, il corpo lontano, la mente altrove. E poi i vuoti. L’amnesia. Il rimosso. Anche se il corpo lo sa, il corpo non dimentica, il corpo costringe sempre a tornare sul luogo del delitto" Ma è forse comodo che Marzano abbia scelto la forma del romanzo, perché il romanzo consente l'immedesimazione, somiglia alla vita di ogni giorno dove, momento per momento, rischiamo di non capire poi molto di noi stessi e degli altri. Il romanzo ci spiega noi stessi. Chissà quindi se tutte le donne che lo hanno letto si sono immedesimate con Anna come è successo a me. Quella volta in cui non ho capito l'ambiguità, quell'altra in cui non mi sono tirata indietro, quella in cui mi sono vergognata.
«Semplifichiamo: accettare significa aderire. Bene. Ma se invece di accettare io permetto, di che sorta di adesione si tratta? Aderisco oppure sopporto? E, se sopporto, acconsento oppure cedo? E, se cedo, che tipo di consenso è mai questo?».
È proprio questo il cuore delle argomentazioni di Marzano, la differenza sottile fra dare il consenso e cedere: nella sua narrazione impasta sapientemente i dubbi di ciascuna di noi, le domande che ognuna si pone, quelle eterne sulle nostre inadeguatezze, gli scontri fra le insicurezze, la discriminazione, la vergogna. "Ma come fanno le altre a farsi sempre rispettare?" Questa frase è ripetuta più volte, un refrain della solitudine e del confronto con le altre, che ci paiono spesso migliori o peggiori di noi, ma quasi mai simili, e dunque ognuna ha la sensazione di combattere il proprio quotidiano da sola. Lo so, ho descritto molto male i contenuti di questo libro ma sinceramente, pur avendo Marzano una penna affilatissima, molto spesso ha reso arduo il mio compito di lettrice. Le ultime pagine, poi, sono una sorta di torrenziale delirio, quasi un impazzimento e un grido di aiuto di chi nei meandri dei propri pensieri non ci capisce più nulla...un groviglio nel quale però molte donne si ritroveranno come in un abito su misura. A me è successo così.
Sotto lo pseudonimo di romanzo di nasconde un saggio, una raccolta di pensieri, sul patriarcato, sulle molestie, sull'essere libere e liberi. Il tema principale è il consenso, e Marzano lo delinea, colpendo il lettore allo stomaco, scrollandogli la testa, e instillandogli l'idea del pensiero critico. Come succede per molti di questi testi, ho smesso più volte di leggerlo, tenendo il segno, perché i pensieri che ave durante la lettura, alimentavano l'inca**atura che già mi suscita normalmente questo tema.
La domanda centrale di questo libro è: ma come fanno le donne a farsi rispettare? Ma mi chiedo, cosa vuol dire essere rispettata? Vuol dire che si dico no è no? Vuol dire che se ho voglia di fare $e$$o con 100 uomini in un giorno non devo essere considerata un pu!!ana? Vuol dire che se voglio vestirmi poco e uscire in strada nessuno ti dà il diritto di mettermi le mani addosso?
Potrei scrivere in questo post solo delle domande che mi sono venute leggendo questo libro, e che mi stanno venendo mentre vi scrivo. Ma mi limito a dirvi: leggetelo. Leggetelo anche solo perché è un libro vi farà porre domande; leggetelo perché siete uomini e c'è una visione di quello che provate; leggetelo perché siete donne e ognuna di noi si è trovata una volta nella vita, in una delle condizioni descritte.
Dopo averlo abbandonato per qualche giorno mi sono convinta a finirlo e in fondo penso sia un bel libro. Ma ha dei difetti che non capisco se siamo una mancanza dell' autrice o che essa li abbia fatti mancare apposta. Per esempio la storia della protagonista non viene mai approfondita, non viene mai spiegata, i traumi che ha subito vengono solo abbozzati un po' come probabilmente sono nella sua testa, senza essere quasi trauma ma solo delle conseguenze. Mi è mancato anche un filo conduttore costante e soprattutto all' inizio la scrittura molto caotica (consiglio di leggerlo qualche pagina prima di acquistare per capire se può far per voi) mi ha frenato dal seguire sia quest'ultimo sia la storia altrettanto complessa, vista la presentazione di date e nomi di pubblico dominio che espongo le loro opinioni/storie su cui lei poi approfondisce facendoci una lezione sopra e quindi di conseguenza si ha altre opinioni e altre concetti da dover valutare. Tutto sempre a tratti un saggio ma con una componente di fiction. Per quanto sono riuscita a comprendere il fulcro è il consenso a mio parere, si perché poi si parla di cioè che sono le sue conseguenze (Stupr0, 4busi...) L'autrice fa anche degli approfondimenti su alcuni libri o film o fiabe che sono molto interessanti. (Lolita, Via col Vento, Cappuccetto Rosso)
Questo libro è un misto tra un testo narrativo e un saggio-inchiesta sul tema del consenso, della violenza di genere (dalle molestie allo stupro). Si parla di storie di donne che non sono riuscite a dire no o che, nonostante il diniego del consenso, hanno subito violenza. Vengono trattati casi famosi (come #metoo) e altre inchieste giornalistiche, partendo dal fatto che la protagonista, Anna, è una giornalista e docente universitaria. Il tema è fondamentale e importantissimo, discusso nelle sue sfumature (anche grazie alle posizioni diverse assunte dai personaggi), tuttavia non ho particolarmente apprezzato il linguaggio, a volte esageratamente (forse volutamente) volgare, che potrebbe andare a urtare un pubblico sensibile. Non sempre facile da seguire anche il filo narrativo e a tratti le storie sono ripetitive. Interessante l’analisi psicologica del personaggio di Anna, che porta in sé una storia di abusi psicologici e fisici.
“A chi crede che per ogni cosa c’è il suo momento, e che c’è un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare, un tempo per amare e un tempo per odiare. Questo è per voi.”
Ci sono esperienze che attraversano molte vite, ma che raramente trovano spazio nel discorso pubblico. Quando si prova a raccontarle, spesso ci si scontra con lo sguardo attonito di chi ascolta — uno sguardo che può essere carico di buon senso, talvolta di compatimento, ma quasi mai di reale comprensione. Questo libro riesce invece a nominare quelle esperienze, a restituire loro un linguaggio, una forma, una dignità.
Nelle parole dell’autrice mi sono ritrovata. Non sempre con facilità: soprattutto all’inizio, ho faticato a seguirne il filo logico. La scrittura è densa, frammentata, a tratti più vicina al saggio che alla narrazione. Ma proprio in questa frammentarietà risiede la sua forza. La struttura spezzata, non lineare, sembra riflettere il modo in cui certi pensieri prendono forma: non in un discorso ordinato, ma in strati, ritorni, ellissi.
È un libro che merita di essere letto da tutt*, non solo per ciò che racconta, ma per come lo racconta. Perché riesce a portare alla luce ciò che spesso resta nascosto: non per mancanza di rilevanza, ma per mancanza di ascolto.
"Le cose non scivolano addosso senza lasciare il segno, pure se é quello che si pensa, ciò che si racconta o di cui ci si convince..." Anna ha sempre cercato di credere in sé stessa, però come molte altre bambine e ragazze, ha sempre sentito la necessità di essere vista e di sentirsi preziosa. Anche se questo spesso la costringeva a cedere pezzi di sé (i suoi spazi e i suoi desideri). Anche ora che é grande, lavora in radio e insegna giornalismo, il suo istinto di compiacere gli altri non l'ha ancora abbandonata. Tutto questo la porta costantemente a mettersi in discussione e a mettere in discussione il concetto di 'consenso'. Per tutte le volte che lei ha ceduto...ma può davvero considerarsi una vittima? Michela Marzano ci presenta un romanzo che é anche un saggio e ci costringe a interrogarci sui rapporti e sulle loro ambiguità. Ho amato questa scrittura, anche se la narrazione fa continui salti tra passato e presente, ma riesce comunque a mantenere l'attenzione del lettore fino alla fine.
❤ Fine lettura ❤️ ⭐⭐⭐⭐⭐/5 Quando ho incominciato questo libro non sapevo cosa mi avrebbe aspettato, ma leggendolo me ne sono subito innamorata e catturata dalle parole di questa bravissima autrice. Sapevo già che era brava, ma così si è confermata. Quando parliamo di molestie, di stupri non è affatto facile, anzi ci nascondiamo e non ne parliamo affatto ma Michela Marzano l'ha saputo fare con delicatezza,dove l'uomo, delicato, non lo é stato. Super consigliato. 😍 ❤ . . . #stoanciraaspettandochequalcunomichiedascusa #michelamarzano #rizzolilibri Pubblicato il 12 settembre 2023 Pagine 280
È un libro difficile per chi ha vissuto - anche solo in parte - ciò che viene raccontato. Il consenso è un tema difficile e viene spiegato in maniera diretta e cruda. Talvolta il libro è confuso e porta tanti esempi che non servono al senso della storia, ma il tema centrale è chiaro e vuole esserlo come denuncia verso una società che non accetta il vero senso della parola "consenso". A tratti ha fatto male a livello personale tanto da fare fatica ad andare avanti e ad odiarlo, ma credo sia stato un obiettivo dell'autrice nello scriverlo.
"Le cose non scivolano addosso senza lasciare il segno, pure se è quello che si pensa, ciò che si racconta o di cui si convince. Il muro che separa l'inconscio dal conscio è di carta velina e, sebbene la ragione sia cieca, esiste un luogo della mente dove i segreti si accumulano [...], dove ogni parola e ogni gesto vengono pazientemente incolonnati, l'uno dopo l'altro, e conservati nell'attesa del momento in cui, come una valanga, si abbatteranno sulla nostra vita." (p. 266)
Offre spunti interessanti. Io a tratti l'ho trovato un pochino lento o frustrante ma probabilmente perché ho già un'idea molto chiara sul tema. La narrazione invece segue il percorso e le riflessioni di una donna che si interroga sul consenso e che, pur avendo maturato delle consapevolezze, ha ancora un lungo percorso di decostruzione davanti a sé. Per la linea narrativa scelta, l'ho trovato ben fatto e interessante.
Incipit Mi chiamo Anna, senza “acca” all’inizio e senza “acca” alla fine, ANNA, semplice, talmente semplice che lo si può leggere in un senso come in un altro, non cambia nulla. Continua su Incipitmania
È proprio il titolo che mi ha incuriosito: secondo me uno dei più bei titoli degli ultimi tempi. Il libro esplora attraverso la sua protagonista la fase mediatica del mee too. L'ho trovato molto interessante e per alcune cose istruttivo. C'è ancora molto su cui stare attente in questo mondo. Un valido approfondimento. Sono contenta di averlo letto, anche se mi ha dato molto da pensare.
Un libro tagliente, uno schiaffo in pieno viso. La scrittura a volte sembra sconnessa, ma, per quanto riguarda me, proprio per questo, mi ha trasmesso il disagio della protagonista nell’affrontare una tematica come la violenza. Come si fa d’altronde ad essere lineari a raccontare certe esperienze? Andrebbe letto nelle scuole per scalfire la cultura dello stupro.
Tra saggio e romanzo, questo libro ti porta a riflettere sulle relazioni con gli altri e con Noi stessi. Il consenso, il #metoo e tutte le questioni relative ai rapporti sono protagonisti. Michela Marzano ha uno stile tutto suo, riesce sempre a portare belle riflessioni e focus su tematiche contemporanee importanti.