“Abbiamo bisogno, come società, di cambiare il sistema di valori che trasmettiamo alle nuove generazioni, di elminare la discriminazione nelle scuole, di essere coscienti delle aspettative che proiettiamo e di garantire un'educazione equa e plurale, che ci renda davvero libere di sceglie chi vogliamo essere.”
Scritto per un pubblico generale, il saggio di Cipriani e Pezzulli risulta davvero molto accessibile per coloro che non sanno nulla di disparità di genere in ambito scientifico. Partendo dal famoso esperimento “Draw a scientist” (https://www.edutopia.org/article/50-y...) e dalle blind audition della New York Philharmonic, le autrici presentano diversi luoghi comuni, stereotipi e bias presenti o associati alla scienza, rimarcano il ruolo fondamentale dell'educazione ancora prima della nascita.
Discutono poi cosa implichi essere e diventare una scienziata oggi, parlando sia del fenomeno del soffitto di cristallo in università sia del sempre più faticoso preruolo (il periodo di tempo tra il conseguimento di un dottorato di ricerca e la presa di servizio come professore o professoresse di ruolo).
Ciò le porta infine a domandarsi: “Che cos'è la scienza? [...] È uno degli strumenti più sofisticati che abbiamo a disposizione per investigare la realtà in modo critico, scettico e razionale, mettendoci al riparo da posizioni dogmatiche, mistico-religiose, meramente ideologiche o comunque non supportate da evidenze.” Ma, sottolineano, dev'essere una comunità plurale e attiva per essere tale, per evitare “resoconti parziali del mondo” e aumentare la consapevolezza e la conoscenza anche di tutte le altre scienziate del passato e del presente che non sono state Marie Curie.
Libretto veramente interessante, nonostante sia snello, rapido e di facile lettura racchiude in sé delle considerazioni acute e per nulla scontate. Dopo una parte introduttiva che ripercorre a grandi linee la storia del ruolo delle donne nella scienza, con tanto di dati, percentuali, riflessioni attraverso le quali appare possibile smascherare la facciata inclusiva del mondo accademico (non solo scientifico), la narrazione si sposta su una questione centrale e probabilmente poco attenzionata, ovvero le influenza culturali e sociali che attanagliano, come ogni cosa, anche il metodo scientifico.
Cosa succede quando attraverso il metodo, che parte da un'osservazione e termina con la ricerca di sperimentazioni e prove empiriche, si "osserva solo ciò che si vuole osservare, tralasciando piú o meno inconsciamente altri potenziali oggetti di studio"? qual è la relazione che interlaccia la culturalizzazione del soggetto all'oggetto studiato? come può la cultura e l'estrazione sociale del soggetto intercorrere con la comune concezione della neutralità della scienza (che neutrale, è evidente, non è mai stata), apertamente eletta come vettore sociale di verità assolute (opinione errata e discutibile)?
Sono rimasto colpito ed affascinato dalle parole e dai concetti formulati nell'ultima parte del libro, dai riferimenti bibliografici dalle esperienze delle autrici e dagli esperimenti riportati nel testo. Una lettura necessaria, in un momento storico di transizione che accompagna un'evoluzione culturale del progresso e della ricerca scientifica.
Un breve saggio sulla posizione e sulla considerazione della donna nelle scienze che, a mio parere, dovrebbe essere considerato come una lettura da portare nelle scuole. Ben scritto e di facile comprensione, ospita aneddoti e fatti scientifici che aprono la mente ed illuminano il buio do questo tema. Ascoltare poi Edwige Pezzulli dal vivo è stato un valore aggiunto.
“Ciò che riusciamo a capire del mondo quando lo guardiamo, e di conseguenza il saper che produciamo, dipende fortemente dal dove si guarda.” Questa una citazione di Donna Haraway tratta dal libro che mi ha portato a profonde riflessioni di cui ho avuto il piacere di parlarne anche con una delle autrici. Un libro necessario soprattutto per chi come me sta apprendendo le tecniche della comunicazione scientifica. Permette di mettere in luce le radici del processo di invisibilizzazione delle scienziate e le storture e le ombre della scienza di oggi
Il libro delle scienziate Cipriani e Pezzulli è un'opera di saggistica che risulta scorrevole come un pezzo di narrativa. Anche se il titolo potrebbe ingannare, il saggio è rivolto a tutte e tutti e non solo a coloro che fanno parte del mondo scientifico. In questo volume scritto a quattro mani, le autrici accompagnano chi legge in un viaggio attraverso l'oppressione di genere nascosta nelle scienze e nel contesto accademico, tramite una serie di esperimenti sociali raccontati in modo semplice e puntuale. Mettendo in discussione metodi educativi, libri di testo, contesti lavorativi e situazioni quotidiane, il libro ci porterà a riconsiderare, in ottica di genere, ciò che abbiamo sempre dato per scontato: l'attendibilità della scienza e delle sue verità assolute.