In una terra frantumata dall'odio, quattro ragazzi combattono per realizzare i loro sogni. Irlanda del Nord. Anni Sessanta. Saoirse è soltanto una bambina, ma ha già imparato come si sopravvive in un Paese in guerra. Figlia di una città divisa da un fiume che separa gli irlandesi dagli inglesi, ha trascorso l’infanzia lanciando sassi contro le camionette dei soldati, fra riot e bottiglie incendiarie. Per le strade polverose del Bogside non è mai stata sola, insieme a lei ci sono i suoi migliori Orla, Cillian e Aidan. Presto per i quattro è il momento di lasciarsi alle spalle le sfide con le la morte, cruda e fin troppo reale, irrompe sulla scena e li costringe a diventare grandi prima del tempo. Crescere nella periferia di Derry somiglia pericolosamente a una battaglia, e ognuno è chiamato a combattere la propria, seppellendo ogni fragilità per non scoprire il fianco al nemico. In una terra che sanguina, persino l’amore è una debolezza, e l’idea di un futuro migliore ha l’inconsistenza di un sogno. Per salvarsi dalle siringhe e dalle bombe che dilaniano il loro mondo, Aidan e Saoirse, Cillian e Orla ancora una volta dovranno attingere alla forza di un’amicizia indissolubile, tenace come il sogno di un’Irlanda libera, bruciante come il fuoco di una molotov.
Psicologa e dottoranda, scrivo storie che odorano di pioggia per Salani Editore. Sui social chiacchiero dei libri che scrivo e di quelli che leggo. Se potessi scegliere di andare a cena con un qualsiasi personaggio, vivo o morto, sceglierei Gabriel García Márquez.
Non so bene classificare questo titolo in un genere perché spesso i libri che mi piacciono, inglobano al loro interno diversi generi, creando un puzzle scritto in maniera magistrale e coinvolgente. Così come in questo caso: si tratta di narrativa contemporanea, di una storia fantasy mischiata alla realtà degli avvenimenti e infine anche di romanzo rosa visto che l’amore è lo sfondo della storia. La storia inizia con Saoirse, prima bambina e alla fine del romanzo una ragazza già adulta. Un romanzo che mette in evidenza un prima e un dopo ben diverso. Saoirse non è mai sola, nella sua cittadina divisa da un fiume che separa in maniera netta gli inglesi dagli irlandesi, oltre alla compagnia della mamma, ha tanti migliori amici, Orla, Cillian e Aidan con cui passare le giornate e le serate. Ragazzini che conosco bene la guerra e hanno già imparato a sopravvive in un Paese in guerra, sin da bambini, hanno trascorso l’infanzia lanciando sassi contro le camionette dei soldati, fra riot e bottiglie incendiarie. Situazioni che un bambino, in realtà, non dovrebbe mai vivere in prima persona. La m0rte è una figura sempre presente e cui gli stessi protagonisti pensano inevitabilmente: hanno paura di perdere la loro famiglia, i loro cari e gli amici… eppure non sempre quello non che si desidera succede. Devono imparare che la vita è una e occorre proteggere i propri cari, a costo di andare contro di loro. Questo è quello che farà Saoirse, a tutti costi vuole proteggere gli altri, rischiando la sua stessa vita. Una storia di dolore e di guerra che affronta: l'adolescenza perduta, l’amicizia, i primi amori, la condivisione, la paura di crescere e di perdere e perdersi tra di loro, la ribellione, la voglia di inseguire i propri sogni, la speranza di una vita tranquilla... una storia che risulta difficile staccarsi, è coinvolgente, intrigante e ben scritta.
È un giorno come un altro nel Bogside, nel 1969, quartiere popolare, cattolico e repubblicano di Derry che lotta per liberare l'Irlanda del Nord dagli inglesi. Quattro bambini giocano insieme per le strade: Saoirse, Aidan, Orla e Cillian. Sono cresciuti insieme, amici per la pelle, inseparabili come quattro parti di un intero. Giocano a biglie e a nascondino, corrono lungo il fiume, condividono sogni, paure e segreti, ma soprattutto il desiderio di un'Irlanda libera e unita, ciascuno a modo suo. Sono abituati ai soldati di pattuglia, ai disordini, alle molotov, ai colpi di pistola, ma non sanno che il peggio deve ancora arrivare: un brutale omicidio mascherato da incidente si consuma sotto i loro occhi per le strade del Bogside. È l'inizio di quello che i telegiornali inglesi definiscono troubles, un lungo conflitto che ha insanguinato l'Irlanda del Nord tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta. Gli irlandesi usano la parola riot, rivolta: una specie di agitazione popolare che nasce spontaneamente per le strade. Per tutto il corso della lettura, però, troubles è una parola che mi è rimasta nella testa. Troubles sono anche le sfide e le difficoltà che quattro bambini prima, quattro adolescenti poi, affrontano tutti i giorni: trovare se stessi, capire l'amore e l'amicizia, sopravvivere al dolore, scoprire la propria strada, affrontare lutti e perdite. Saoirse, Aidan, Orla e Cillian vivono in un mondo in guerra e questo li rende ciò che sono. Non è sempre facile capire loro e le loro scelte, ma al tempo stesso sembrano pezzi di noi. Li ami, nonostante i loro enormi problemi, anzi: li ami proprio per i loro enormi problemi. Hanno così tanto da dire e ciascuno ha un nucleo forte di significato dentro di sé, al punto che parlare di semplice caratterizzazione sarebbe inadatto e riduttivo: la rabbia e la tenerezza di Aidan, che fa a botte con tutti e si prende cura di tutti; la meravigliosa fragilità di Cillian, che impatta dolorosamente contro la durezza della vita; la lucida razionalità di Orla, che si sforza di trovare a tutti i costi il senso delle cose in un mondo che sembra non averne nessuno, di senso, divorato dal fumo delle molotov e dai colpi di pistola; la determinazione di Saoirse, che sa sempre quale sia la propria strada e ogni volta la segue fino in fondo, a qualunque prezzo. Riot è un romanzo di cui è molto difficile parlare. Non si può descrivere. Si può solo leggere e sentire addosso, pagina dopo pagina. È così vero e autentico da convincerti che i suoi quattro protagonisti esistano sul serio. "Chissà dove sono adesso e cosa stanno facendo" mi sono chiesta dopo l'ultima riga, prima di realizzare che Saoirse, Cillian, Aidan e Orla erano solo carta e inchiostro. Riot sa essere tremendamente dolce e atrocemente affilato. C'è tutto il peso della realtà concreta e di un'accurata documentazione storica (ho scoperto per puro caso che Martin McGuinness, fratello maggiore di Aidan, è un personaggio realmente esistito, prima militare dell'IRA e poi politico del Sinn Féin) e c'è un velo di arcano e di mistero che lo sfiora appena. C'è la meravigliosa dolcezza dell'infanzia, la brama di crescere e vivere nel mondo, la difficoltà dell'essere adulti e dover compiere scelte terribili. C'è un mondo intero, in questo romanzo. C'è il mondo intero. È una storia che ti cattura all'istante, ti entra dentro e ti esplode sotto la pelle in tanti piccoli frammenti che diventeranno una parte di te e non ti lasceranno mai più.
Crescere è difficile. Ancora di più se mentre impari ad affrontare la vita ti trovi a dover schivare costantemente la morte. Saoirse, Orla, Aidan e Cillian lo sanno bene. Loro sono nati nel quartiere di Bogside, al confine dell’Irlanda del Nord, in mezzo a soldati e piogge di proiettili. Li lega qualcosa di più dell’amicizia: la loro è un’alleanza indissolubile, forgiata nel fuoco delle molotov e nel sangue che ha sporcato d’orrore la loro infanzia. Insieme affronteranno la guerra e la resistenza, scopriranno l’amore e la perdita.
Il secondo libro di Edith Joyce è un’altalena di emozioni da cui non puoi scendere: un attimo prima sei avvolto dalla dolcezza di un abbraccio fraterno, il momento dopo sei scaraventato a terra. E, una pagina alla volta, non puoi fare altro che seguire il ritmo della corsa affannata di questi quattro ragazzi. Nonostante la durezza di molti dei temi trattati, rimane un romanzo di formazione perfetto sia per ragazzi che adulti.
In tutto il romanzo risalta l’incredibile amore dell’autrice per l’Irlanda, la sua patria del cuore, e l’attenzione dedicata alla storia di un paese temprato dal conflitto. Non c’è pagina dove non risalti la ricerca e la paziente cura per i dettagli. La scrittura è scorrevole e i capitoli sono brevi. Insomma, cosa chiedere di più? (La lettura risulta ancora più piacevole se riuscite a trovare il giorno di pioggia giusto per leggerlo tutto d’un fiato).
Seguo l'autrice da un po' di tempo su Instagram e trovo i suoi contenuti sempre carini e interessanti, uno stimolo a darsi da fare con la scrittura. Ho deciso di leggere "Riot" anche perché pensavo potesse essere una lettura da proporre in classe (per le medie forse un po' troppo impegnativo, ma direi ottimo per le superiori). Se la struttura rimanda a quella tipica dei YA, concentrandosi particolarmente sui personaggi principali e sulle relazioni tra di loro che cambiano di pari passo con la loro crescita, l'ambientazione diversa dal solito è un elemento interessante. Insomma, una lettura piacevole che penso piacerà molto ai più giovincelli.
Beh che dire. Un capolavoro dopo l’altro. In questo nuovo libro di Edith vediamo sin da subito come la scrittura sia migliorata molto. Il finale mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca, avrei preferito un finale leggermente più lungo, o sapere il destino dei ragazzi.
Mi sono immersa completamente nella storia. Le descrizioni sono scritte così bene da riuscire a immaginare i luoghi reali dell’Irlanda. Così come le emozioni e i personaggi, mi sentivo come se fossi io dentro la storia, e questo non è da tutti. Anche i momenti più difficili accaduti in quegli anni è riuscita a narrarli quasi come se fosse stata li. Sotto ci sarà stata molta informazione sul paese, così come sui luoghi e i militari.
La sua passione per l’Irlanda si sente nel libro, e penso che possa far appassionare anche i lettori.
Non posso dire di avere un libro preferito tra i suoi due capolavori. Li amo entrambi in modi diversi.
Attendo solo un altro tuo libro Edith! Sono una bimba di Edith, come si dice ora😂
Ho adorato leggere questo libro dalla prima pagina all'ultima riga. La storia dell'indipendenza dell'Irlanda non la conoscevo in maniera approfondita sinceramente, ma ha lasciato un profondo sentimento nel mio cuore. Il titolo del libro racchiude in maniera perfetta di cosa parla: riot, amore e lotta. Le vite dei personaggi mi sono rimaste nel cuore, ognuno di loro con una storia differente e forte, per quanto il finale fosse drammatico, ho adorato anche quello. Scrittura scorrevole, mai noiosa che mi ha lasciato con il fiato sospeso fino all'ultimo. 5 stelle davvero meritate.
Questo è un altro libro che attendevo da tempo, ho seguito con trepidazione i reel di aggiornamento di Edith su questo suo libro, purtroppo il mio hype non è stato del tutto soddisfatto.
Per me 'Riot' non va oltre le 3✨️, con questo non significa che sia un brutto libro, solo che mi aspettavo di più.
Siamo a Derry a cavallo tra gli anni '50 e '80: per gli abitanti del Bogside è abitudine vedere le camionette inglesi sul bordo delle loro strade, l'indipendenza brucia feroce negli animi degli irlandesi.
La corona inglese lo fa, infatti fa constamente pattugliare le vie delle città dai suoi uomini.
In questo clima teso vivono e crescono Saoirse e i suoi amici più cari (Orla, Cillian e Aida), crescono e giocano nelle strade con l'ombra dei soldati della corona, diventa 'normale' essere costantemente minacciati dalle loro armi. Sono anni difficili, ma loro quattro riescono a cavalsera (tra un Riot e l'altro), crescendo reagiscono in maniera diversa a questa situazione.
Qualcuno si arruola nell'IRA (esercito di volontari per l'indipendenza), chi si rifugia nei libri di psicologia e qualcuno, semplicemente, smarrisce la sua strada venendo sopraffatto dall'intera situazione.
Ma la loro amicizia resiste.
L'amicizia è il filo conduttore del romanzo, è il perno della storia, un sentimento che nessuna molotov o rivolta può intaccare. Diverse volte sembra che questo legame si spezzi, eppure loro quattro riescono sempre a ritrovarsi, magari spezzati ma insieme.
Peccato che, una volta terminato il libro, mi sia rimasto l'amaro in bocca: come in tutti i grandi romanzi il finale è volutamente lasciato aperto, ma per me manca decisamente qualcosa...
Gli ultimi capitoli sono stati fin troppo frettolosi, diverse faccende vengono chiuse in fretta, certe cose avrei voluto che fossero più approfondite.
Maggiori info sui moti rivoluzionari irlandesi e le loro conseguenze, invece che un focus totale sui legami dei quattro protagonisti.
Lo stile dell'autrice l'ho apprezzato molto, quindi magari in futuro leggerò altro di suo!
Questo romanzo è una vera chicca: originale nella trama, intelligente e ben scritto, ha tutte le caratteristiche per poter essere davvero un libro coccola. Lo consiglio ad un target di età dai 13 anni in su, perché nonostante di amore ce ne sia a bizzeffe, non ci sono scene spicy; il contenuto però è “forte”, di dolore ce n’è tanto, ma gli stessi protagonisti sono giovanissimi che un���infanzia non se la sono potuta permettere solo perché nati e cresciuti in un’Irlanda divisa dal dominio inglese cattolico, dai soprusi e dalle violenze. Complimenti per l’autenticità, lo stile, la forma e il contenuto di questo YA che rimane dentro e lascia il lettore alla fine, con un bel retrogusto amaro e sicuramente senza parole.
Ero partita con aspettative basse, ma è stato anche peggio. L’aspetto storico non è inglobato nelle vicende ma comunque ci sono delle lezioncine (ripetute sempre uguali) sui Troubles sparpagliate qui e lì a voler far capire che l’autrice ha fatto il compito a casa. Ci sono molti temi importanti, come i disturbi alimentari, il lutto e le dipendenze, ma sono trattati con una superficialità e banalità spaventose. Non ho sentito nessuna emozione né trasporto in una storia che, invece, avrebbe avuto grande potenzialità di far stringere il cuore e aprire la mente. Un gran peccato.
Ho iniziato questa lettura senza molte aspettative, conosco l’autrice e sapevo sarebbe stato un bel libro ma di certo non mi aspettavo sarebbe diventato uno dei miei libri preferiti di sempre.
Per capirlo però non c’è voluto molto, già dal prologo ho notato qualcosa di diverso rispetto al primo romanzo dell’autrice, qualcosa di speciale. Quelle parole mi hanno colpita e a Derry, fra le mani di Aidan, Cillian e Orla, ci ho lasciato il cuore; vivere la vita di Saoirse, nella sua mente per 300 pagine, è stata un’esperienza che mi ha cambiata e fatta sentire compresa, rimarrà con me per sempre. Finito il libro mi sono sentita piena di emozioni e nei giorni seguenti ho continuato a prenderlo in mano e a rileggere le tante citazioni sottolineate, la voglia di ricominciare dalla prima pagina è tanta ancora oggi; non amo rileggere ma sono sicura che con questo libro capiterà spesso.
Tutta la storia è piena di dolore e ci viene messo in chiaro fin dall’inizio, gli ingredienti per essere memorabile ci sono tutti ma sono le modalità di esecuzione che la rendono tale, l’autrice è stata in grado di mettere tutto nel posto giusto al momento giusto, di suscitare un forte coinvolgimento emotivo senza banalizzare le tematiche trattate e di dare spazio e approfondimento a tutto, rendendo l’insieme equilibrato e coinvolgente.
La vita dei nostri personaggi non è certo facile, anche se li seguiamo dall’infanzia all’età adulta, in realtà bambini non sono mai stati, perché non puoi esserlo quando vivi un’occupazione fatta di costanti guerriglie per strada, con spari e uomini dell’esercito ovunque, che stroncano la vita di chi hai accanto senza nessun avvertimento, senza nessun motivo, mentre stai giocando sul marciapiede sotto casa, sei a festeggiare al pub o ti trovi a una manifestazione pacifica, in molteplici modi, perché non togli la vita a qualcuno solo ammazzandolo. E la cosa più straziante è che questi personaggi e le loro vite così come le leggiamo non sono mai avvenute ma qualcosa di molto simile sì, forse anche peggiore, perché questa occupazione, questa guerra, sono fatti reali della nostra storia. Fatti che non dovrebbero mai accadere ma di cui il mondo è pieno, anche in questo doloroso periodo.
Quando ho saputo che sarebbe stato scritto in prima persona ero un po’ preoccupata perché è uno scelta che di solito non apprezzo, sopratutto in un romanzo corale come questo; seguendo le vicende dal punto di vista di una sola dei protagonisti, temevo non ci sarebbe stato abbastanza approfondimento per caratterizzare ed empatizzare con gli altri. Ciò non è avvenuto, tutti sono personaggi tridimensionali, con la loro voce e il loro vissuto e ci si sente davvero parte di questo gruppo di amici, non puoi fare a meno di volere loro bene, di arrabbiarti con loro per gli errori e gioire dei loro traguardi, come se facessero parte della tua vita e tu della loro. Il merito di questo è dato probabilmente anche dal fatto che l’autrice ha studiato psicologia e sa come aggiungere quei piccoli dettagli che fanno la differenza e come affrontare tematiche legate ai disturbi mentali con delicatezza e rispetto, senza mai romanticizzare il dolore.
Ognuno di loro ha un rimedio all’angoscia di questa vita terribile che hanno avuto la sfortuna di ritrovarsi: c’è chi sviluppa una dipendenza, chi disturbi alimentari, chi nella rabbia trova l’unico antidoto e chi di tutto ciò no ne vuole saperne proprio niente, si rifiuta di accettare la sorte che le è mal capitata e può solo fuggire da quel luogo in cui è nata e che odia. C’è tutto questo ma ci sono anche loro e il rapporto che li lega e li salva, ma non basterà, almeno non per tutti.
La trama e gli avvenimenti sono gestiti perfettamente, si nota che tutto è stato pensato e progettato per bene, anche lo stile accompagna con attimi di poeticità e riflessione che non cadono mai nel banale o nel melenso.
Anche i personaggi sono perfettamente costruiti e ognuno di noi può riconoscersi in loro, perché reagiscono tutti in maniera diversa come ogni persona ha un modo proprio di affrontare le cose. Io ho ritrovato una parte di me in tutti e quattro i protagonisti. Spesso quando si ha una narrazione in prima persona la protagonista diventa sgradevole e il mio amore con Saoirse non è stato certo un colpo di fulmine ma più cresceva più mi rendevo conto di quanto è intelligente, sensibile e determinata; non è la solita protagonista banale che inspiegabilmente tutti amano ma neanche la strong-female character super potenziata che spacca. Lei è una ragazza normale, con le sue fragilità e i suoi difetti, ma anche con pregi e aspirazioni in una situazione che di normale non ha niente e che le fa pensare di non dover essere normale neanche lei.
Aidan invece potrebbe sembrare il solito bad boy tossico ma non lo è, per quanto la rabbia sia il sentimento che più lo caratterizza non la riversa mai verso le persone cheama, può essere ferreo e violento, ma è incanalato verso un obiettivo e alimentato da una ragione più che giusta. Quando perde il controllo nessuna delle persone attorno a lui lo giustifica, neanche lui lo fa, riconosce di sbagliare anche se non trova altro modo di fare.
Orla la capisco invece, Orla sono anche io che voglio bene ai miei amici, voglio bene alla mia terra e al mio popolo, ma di affondare con tutti loro no ne ho propria voglia. Un capitano che ama la sua nave ma sa anche che affondare con lei non porterà a niente. Lei ne vuole costruire un’altra, nave come la sua vita, per poter continuare a navigare in un modo o nell’altro.
Cillian, devo ammetterlo, è quello con cui ho avuto più difficoltà, forse perché il silenzio non è la mia chiave personale per reagire al dolore e a al mondo che va in pezzi fuori e dentro casa. Alla fine però non si può non capirlo, lui è quello con la vita peggiore di tutti, quello più solo e non tutti possono riuscire a inventarsi una speranza quando non c’è.
Nonostante non ci siano vere e proprie descrizioni dell’ambiente o dei luoghi, non se ne sente la mancanza perché l’importante è avere un quadro generale chiaro dell’atmosfera e degli eventi storici, per capire la storia e dare spunti per approfondire meglio con altri testi, se interessati al tema. Anzi la mancanza di eccessive descrizioni può essere un pregio per alcuni lettori, perché ha evitato di rendere la narrazione svilente. Il romanzo invece risulta molto scorrevole e piacevole, capace di soddisfare qualsiasi tipo di pubblico, per questo lo consiglio davvero a tutti.
Ora non vi resta che andare in libreria, comprarlo, preparare i fazzoletti e, con una bella playlist in sottofondo, iniziare a leggerlo.
Non esiste altro libro per cui io abbia mai sentito più forte l’esigenza di avere i voti negativi su Goodreads. Vorrei avere indietro tutti i minuti sprecati a leggere questo accumulo di pagine prive di senso.
Poco dopo aver terminato la lettura de "Il nostro giorno verrà", il primo libro di Edith Joyce, mi sono buttata sulla sua seconda pubblicazione "Riot", uscita da poco. Volevo vedere, a distanza più o meno di un anno tra i due romanzi, ma di pochi giorni nelle mie letture, le eventuali evoluzioni e cambiamenti. Lo stile di scrittura è sempre piacevole, scorrevole seppur ricco di metafore e descrizioni, come nel primo romanzo, ma ho visto una certa maturazione dell'autrice anche a livello di trama. Riot è una storia ambientata nelle stesse atmosfere de "Il nostro giorno verrà", solo tre generazioni più avanti. Siamo a cavallo tra gli anni Sessanta, Settanta, e nella parte finale facciamo un salto dritti negli anni Ottanta. Osserviamo la vita di Saoirse, Aidan, Orla e Cillian, da sempre cresciuti insieme, come piccoli adulti, abituati a spalleggiarsi, sostenersi, amarsi e odiarsi a vicenda, nella città di Derry, ma in particolare nel quartiere del Bogside, che non fa sconti a nessuno, nemmeno ai bambini, e ti obbliga a crescere in fretta, nella povertà, nella violenza, guardando in faccia la morte; ma che ti insegna anche a trovare la vera autenticità, i veri ideali di libertà, indipendenza, lotta all'ingiustizia, e amore per la propria patria e le proprie radici. Sono tutti concetti, questi, che ritroviamo spesso in questa storia, dall'infanzia dei protagonisti fino all'età adulta. Rispetto a "Il nostro giorno verrà", qui non c'è magia, non ci sono fate e non c'è il piccolo popolo; qui c'è la vita nuda e cruda, i riot e le bombe molotov contro gli inglesi, la morte, la droga, la perdita dell'innocenza in tutte le sue forme. Ma c'è anche l'amicizia, che supera ogni cosa e ogni limite di tempo, c'è la fedeltà, l'amore, la speranza di un futuro migliore e la rinascita. E' una storia un po' più cruda e intima rispetto il primo romanzo, qui ho trovato più dinamiche introspettive e interpersonali che, invece, mi erano mancate nella prima storia. Si respira l'aria dell'Irlanda, un po' meno verde, un po' meno magica, forse un po' più grigia e opprimente, ma sicuramente autentica. Una piacevole lettura, che consiglio.
Questo libro è capitato alla luce di una polemica immane e imbarazzante sui romanzi rosa. Okay, questo è un romanzo un po' "fuori" dalla cerchia di romanzi a cui pensiamo se sentiamo la parola "romance" e io non sono la persona più adatta a difendere questo genere, ma questo libro, questo libro è stupendo, è l'incarnazione di quello che si intende quando diciamo "il libro giusto al momento giusto", è una storia di resistenza, di guerra, di lotta per la libertà, d'amore, di malattie mentali e disturbi dell'alimentazione (si parla di anoressia, di alcolismo e di dipendenza da droghe), di personaggi che viaggiano sul filo del rasoio tra la vita e la morte, tra la tossicità e la sanità, per sfociare in un finale "aperto", o almeno che io ho trovato abbastanza aperto da lasciare spazio alla speranza. Non nascondo che nutrivo qualche riserva, ma per quanto mi riguarda la prova è passata a pieni voti, a maggior ragione perché è solo il secondo romanzo scritto dall'autrice e io non vedo l'ora di seguirla in altre storie. Ho inserito questo libro nella lista di titoli consigliati nel mio speciale annuale sul blog, questo è il link: https://lattaccodimarty.blogspot.com/...
"Il nostro giorno verrà" mi era piaciuto moltissimo, questo mi ha deluso totalmente. La storia scorre bene ma l'abbondanza di parole ed espressioni volgari - che probabilmente dovrebbero accentuare la condizione sociale dei protagonisti e sottolineare il contesto in cui vivono - risulta a lungo andare fastidiosa. Ho trovato la scrittura infantile, ridondante e poco esaustiva, mal sopportavo la protagonista, durante la lettura, che risulta abbastanza piatta. I temi trattati sono in genere molto delicati, andrebbero approfonditi, analizzati, mentre qui sono liquidati come un problemino che si risolve in poche pagine... Mi aspettavo decisamente di meglio.
In una terra frantumata dall'odio, quattro ragazzi combattono per realizzare i loro sogni. Irlanda del Nord. Anni Sessanta. Saoirse è soltanto una bambina, ma ha già imparato come si sopravvive in un Paese in guerra. Figlia di una città divisa da un fiume che separa gli irlandesi dagli inglesi, ha trascorso l’infanzia lanciando sassi contro le camionette dei soldati, fra riot e bottiglie incendiarie. Per le strade polverose del Bogside non è mai stata sola, insieme a lei ci sono i suoi migliori amici: Orla, Cillian e Aidan.
Presto per i quattro è il momento di lasciarsi alle spalle le sfide con le biglie: la morte, cruda e fin troppo reale, irrompe sulla scena e li costringe a diventare grandi prima del tempo. Crescere nella periferia di Derry somiglia pericolosamente a una battaglia, e ognuno è chiamato a combattere la propria, seppellendo ogni fragilità per non scoprire il fianco al nemico. In una terra che sanguina, persino l’amore è una debolezza, e l’idea di un futuro migliore ha l’inconsistenza di un sogno. Per salvarsi dalle siringhe e dalle bombe che dilaniano il loro mondo, Aidan e Saoirse, Cillian e Orla ancora una volta dovranno attingere alla forza di un’amicizia indissolubile, tenace come il sogno di un’Irlanda libera, bruciante come il fuoco di una molotov.
Tramite un’ambientazioni storica interessante ed approfondita ed una scrittura molto coinvolgente l’autrice ci racconta la vita di quattro ragazzi: Saoirse, Aidan, Cillian e Orla, che vivono nel Bogside, un quartiere di Derry nell’Irlanda del Nord (dagli anni ’60 in poi) e che devono convivere, sin da bambini, con la guerra che si svolge ad ogni angolo di strada tra irlandesi del nord e inglesi.
Riot è un romanzo di formazione per ragazzi dalle tematiche forti, che può benissimo essere apprezzato anche da un pubblico adulto.
La narrazione è scorrevole e immersiva, alterna momenti di normalità (famiglia, amicizia, problemi adolescenziali e primi amori) a scene molto crude sulla lotta per la libertà intrapresa dalla Città. Tutto scritto con grande cura e responsabilità, infatti non troverete né personaggi né relazioni tossiche. Ci saranno momenti emotivamente intensi, ma ne varrà la pena.
Uno dei punti forti del libro sono i protagonisti, la loro caratterizzazione è realistica. Non sono degli eroi o dei personaggi perfetti, compiono scelte importanti per motivi banali e si ritrovano in circostanze molto difficili da affrontare, sbagliano e si fanno male a vicenda ma poi si ritrovano, capiscono e maturano. Dovranno fare i conti con situazioni che capitano a tutti gli adolescenti ma in un contesto ancora più arduo. Ognuno mostrerà il suo modo di affrontare tutto ciò. Sarà molto difficile non affezionarsi a questi personaggi, anche se non sempre condivideremo le loro azioni. Ci saranno molti momenti che spezzano il cuore ma anche qui non sono messi solo per dare un climax alla storia ma serviranno molto per l’evolversi dei ragazzi.
Ho apprezzato che la finzione scenica si unisca ad avvenimenti storici realmente accaduti (e che il libro spinga poi ad andarsi a informare di più), in quanto rende tutto molto più interessante. Anche il tocco di realismo magico e folklore che la scrittrice ha deciso di inserire funziona bene nella storia.
☘️ Irlanda del Nord, anni Sessanta. Saoirse, figlia di una città divisa da un fiume, che separa gli irlandesi dagli inglesi, in una terra dilaniata dall’odio e dalla guerra, è cresciuta lanciando sassi contro le camionette dei soldati, fra riot e bottiglie incendiarie. Sono gli anni dei “troubles” irlandesi, delle tensioni tra l’esercito inglese e l’IRA, della lotta per l’indipendenza. Per le strade polverose del Bogside a Derry, Saoirse non si è mai sentita sola, insieme a lei ci sono sempre stati i suoi migliori amici: Orla, Cillian e Aidan. La sua vera 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚. A tenerli uniti un legame viscerale, 𝐮𝐧’𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐞𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚, che né la guerra né il tempo sono in grado di spezzare.❤️🩹
Crescere nella periferia di Derry è una battaglia, ed ognuno intanto è chiamato a combattere la propria; ognuno trova un modo più o meno disperato per seppellire le sue fragilità. Costretti a fare i conti con dolori insopportabili, Saoirse, Aidan, Cillian ed Orla, crescono troppo in fretta; nel frattempo si prendono cura l’uno dell’altro, cercano in tutti i modi di proteggersi e non perdersi. Per salvarsi, dalla guerra e dalle dipendenze, attingono alla forza di 𝐮𝐧'𝐚𝐦𝐢𝐜𝐢𝐳𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐬𝐬𝐨𝐥𝐮𝐛𝐢𝐥𝐞. In una terra che sanguina, dove l'amore è ritenuto una debolezza, loro quattro non hanno paura di amare, né di sognare: 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐠𝐥𝐢 𝐞𝐫𝐨𝐢.❤️🔥
Edith con con estrema delicatezza e sensibilità racconta, dal punto di vista di Saoirse, la protagonista, alcuni degli eventi storici più crudi che hanno caratterizzato la storia d’Irlanda. Alterna, nella narrazione, scene di vita quotidiana, a tematiche più profonde; a questo fanno da sfondo le minuziose descrizioni dei meravigliosi paesaggi irlandesi.✨ Riot è un racconto di 𝐥𝐨𝐭𝐭𝐚 e di 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨, di 𝐚𝐦𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚. Le parole di Edith mi hanno fatto riflettere e commuovere; questa storia ha preso e portato con sé una parte del mio cuore, che d’ora in poi rimarrà in Irlanda, davanti al Foyle e i suoi delfini, con Saoirse, Aidan, Cillian ed Orla. 🫂❤️🔥
La storia è raccontata in prima persona dal punto di vista di Saoirse, ma fin da subito abbiamo una visione completa anche della vita delle persone che la circondano, l’autrice è stata brava a concentrare la medesima attenzione su tutti i personaggi, principali o secondari che siano. Presenta tematiche molto molto importanti e diversificate, e permette di effettuare riflessioni interessanti e profonde. Quella nel bogside non è affatto una vita semplice, si viene sin dalle prime pagine catapultati nella vita dei protagonisti e leggere delle loro giornate in cui la serenità è quasi un sogno da raggiungere, della violenza degli inglesi e di come uccidono senza un minimo di pietà donne, uomini e bambini, smuove dentro qualcosa. Saoirse, Cillian, Orla e Aidan saranno strappati con forza dalla loro infanzia per fare i conti con la rabbia degli inglesi, si ritroveranno a lanciare molotov e a essere coinvolti nei riot. Ognuno dei personaggi ha una propria evoluzione nel corso della storia. Inizialmente è stato difficile capire alcuni comportamenti,specialmente di Saorsie e di Aiden non riuscivo a condividerli, successivamente la situazione è più chiara, soprattutto quando si entra in empatia con loro e di conseguenza si conoscono i loro caratteri. Leggendo si avverte l’amore che l’autrice ha per l’Irlanda e i dettagli, le descrizioni permettono al lettore di immaginare e immedesimarsi nel posto in cui è ambientata la storia. Il finale mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca, avrei apprezzato che venisse approfondita la loro vita, che ci venisse raccontato qualcosa di più. Ma nonostante questo è un libro ben scritto e che merita di essere letto.
Se per “Il nostro giorno verrà” ho dovuto aspettare solo tre mesi perché al tempo avevo conosciuto la scrittrice sui social tardi, l’attesa per questo è stata decisamente più lunga e poterlo avere finalmente tra le mani pare quasi un miraggio e se il fatto che sia arrivato con la pioggia, il giorno dell’ equinozio d’autunno non è un segno, allora non so cosa lo sia. Partendo dal presupposto che ho amato “Riot” alla follia, ho un solo rimpianto, di non poterlo portare con me in Irlanda perché per cause di forza maggiore ho dovuto cancellare il mio viaggio. La speranza è però quella che presto potrò portare entrambi i libri di Edith con me in quei luoghi a me sconosciuti che però ho imparato ad amare grazie alle sue parole. In “Riot” ho trovato una scrittura più matura e questa maturità si riflette nella trattazione dei temi come la guerra e l’amore, che vengono approfonditi di più rispetto al libro d’esordio di Edith, rendendo la storia incisiva e impattante. Nonostante mi sia piaciuto davvero tanto questo libro, la sua lettura non è stata semplice, anzi, oltre ai due temi citati prima Edith da spazio anche ad altri che mi hanno toccato in modo particolare, come ad esempio il tema dei disturbi alimentari. Edith in “Riot” non si risparmia, racconta tutto, il bello e sopratutto il brutto, ma lo fa in una maniera semplice, permettendo al lettore di capire e rifletterci poi. Se dovessi dire la cosa che più mi è piaciuta di questa meravigliosa storia, direi senza ombra di dubbio l’amicizia tra Saoirse, Aidan, Orla e Cillian. Un’ amicizia non sempre facile, un’ amicizia che si fa strada tra guerre, lotte, sangue e dolore, ma che in quella oscurità diventa un faro di speranza. Una frase mi è rimasta impressa: “ Le relazioni tra noi quattro le avevo sempre immaginate come i movimenti di stelle erranti che, con il passare del tempo, finivano per organizzarsi in costellazioni sempre diverse”, Saoirse descrive così la sua amicizia con Orla, Cillian e Aidan. E mi piace pensare che così come le stelle, anche noi nella vita abbiamo quelle persone speciali, magari le abbiamo incontrate per caso oppure le conosciamo da tutta la vita, che non importa quanto tempo passi, non importa dove la vita ci porti, che nonostante tutto saranno sempre lì per noi e noi per loro. Una cosa di questo libro non mi va giù, il finale, che mi ha lasciato così, un po’ in sospeso e che una volta chiuso il libro mi ha fatto commuovere talmente tanto che anche il mio cane si è avvicinato preoccupato. Concludo questa lunghissima recensione dicendo che questo libro merita davvero, Edith è di nuovo riuscita a compiere la sua magia e io non vedo l’ora di scoprire cos’altro ha da raccontare 🇮🇪🍀💚
Che cos'è Riot? È amore e lotta. È una scommessa contro la morte e contro il potere. È Davide contro Golia. È il fuoco di mille molotov accese; è il desiderio di libertà; l'esigenza di allontanarsi dalle bombe e dai casini e la nostalgia che spinge a tornare. È la storia di quattro ragazzi del Bogside, cresciuti tra una rivolta e l'altra, pronti a lottare per la loro terra ma anche ad allontanarsi per riappropriarsi di ciò che la vita ha strappato loro. È la storia di quattro ragazzi e delle loro debolezze, dei loro sogni, chiamati a crescere in una terra devastata dall'oppressione nemica. Riusciranno a realizzare i loro sogni o cadranno vittima della degenerazione umana?
Se amate le storie agrodolci, in grado di far riflettere, l'Irlanda e state cercando vibes autunnali...questo libro fa per voi! È dolce e straziante allo stesso tempo. Pagina dopo pagina, vi ritroverete immersi nell'Irlanda del Nord degli Sessanta: una terra devastata dall'oppressione inglese. Riderete, piangerete riflettere insieme ai protagonisti: Saoirse, Aidan, Cillian ed Orla. Questi quattro ragazzi avranno un posto nel vostro cuore! Le pagine scorrono una dopo l'altra, senza farvi avvertire il peso di un tema complesso e greve: la guerra. Super consigliato.
"Nel mondo che sognavo non c'erano soldati, non c'era la guerra e l'amore trovava sempre una strada".
Sono un po' in subbuglio. Ho cominciato a leggere questo romanzo subito dopo aver finito Il Nostro Giorno Verrà (il primo libro dell'autrice) e le prime pagine non mi hanno convinta molto, ma sono andata avanti lo stesso, e ne sono felice: ciò che inizialmente ho sentito come una specie di ripetizione, si è rivelato essere gestito con consapevolezza e senza nessuna intenzione di riscaldare una minestra già pronta. Ho ritrovato, infatti, diversi elementi che rimandano a Il Nostro Giorno Verrà, parallelismi imperfetti che mi hanno fatto percepire un legame fortissimo fra i due romanzi, ma che, allo stesso tempo, mi hanno reso chiare le differenze tra i due scritti. Lo stile dell'autrice continua a essere pulito e lineare, ma si nota comunque un'evoluzione che sicuramente non s'interromperà molto presto. La storia ha un finale agrodolce, suscita emozioni contrastanti, così come tutto il percorso per arrivarci. Non posso che consigliare di leggere questo romanzo: non sarà perfetto (la perfezione non è di questo mondo), ma sicuramente è avvincente, interessante e ben scritto. Personaggio preferito: Saoirse Menzione speciale positiva: Aidan Menzione speciale negativa: Orla
Dal primo capitolo della storia sono rimasta piacevolmente sorpresa dalla bravura di Edith: riesce a farti entrare subito in un mondo del tutto nuovo, completamente differente rispetto a quello a cui siamo abituati forse. La sua scrittura colpisce molto, leggera e scorrevole, ma anche cruda e severa quando serve, e i suoi personaggi li trovo ben scritti, tutti diversi tra loro ma sicuramente legati per sempre da questa terra maledetta, oltre che dalla loro amicizia indissolubile. Pagina dopo pagina ho sentito tutto il dolore dei protagonisti e delle ingiustizie che erano costretti a vivere, ho vissuto con loro tutte le proteste e ho sentito tutte le b0mbe, ma anche tutto l’amore in ogni sua forma. Riot è stato un viaggio bellissimo, ricco di emozioni, sicuramente duro ma anche colmo di tenerezza. Non vedo l’ora di leggere altri lavori della sua splendida autrice!
L’autrice ha confermato ciò che avevo pensato dopo aver letto il suo primo libro: il suo modo di scrivere mi piace veramente tanto.
Capisco la reazione di Aidan, quella di Cillian, quella di Saoirse e quella di Orla. Le condivido? No, però le capisco.
Il linguaggio è duro, è crudo. Il contesto storico è inquadrato alla perfezione anche non essendo il punto focale del libro.
Si divora in pochissimo tempo (io ci ho messo 3 giorni effettivi, alla fine) ed è della lunghezza giusta: ne troppo lungo ne troppo corto.
È triste, anche se, a modo suo, il lieto fine lo ha. Folklore irlandese incastrato alla perfezione.
Prende 1/4 di stellina in meno perché Salani lo cataloga come “libro per ragazzi”, ma, secondo me, non potrebbe esser più lontano da un libro per ragazzi considerati gli argomenti trattati!
«Non puoi mettere sempre la testa sottoterra per non guardare in faccia la realtà.» Questa frase è probabilmente una delle più profonde che abbia mai letto.
Ho sempre saputo che “Riot” non sarebbe stato un libro leggero da leggere e confermo ogni parola. Edith ha rappresentato l'Irlanda in modo crudo e semplice allo stesso tempo. Tratta argomenti pesanti con delicatezza, ma senza sottovalutarli o minimizzarli. La scrittura è cambiata e maturata da “Il nostro giorno verrà”. Ero così catturata dalla trama che, per quanto avessi voluto fermarmi a piangere in alcuni punti, sono andata avanti perché volevo assolutamente sapere cosa succedesse dopo. Ancora una volta Edith crea una grande protagonista. Mi è piaciuto molto il personaggio di Saoirse, ma ancora di più mi è piaciuta la sua amicizia con Orla, Aidan e Cillian. Ammetto che forse Orla sia l'unica a cui ho fatto un po' fatica ad affezionarmi, ma non posso negare di essermi sentita in sintonia con lei avvicinandomi alla fine. La relazione fra Saoirse e Aidan mi ha sorpreso: trascorrono una buona parte del libro come coppia, mentre io mi aspettavo che ufficializzassero la loro relazione molto più avanti. Mi è piaciuto molto però vederli nelle vesti dei fidanzati, trovo che sia stata la scelta più giusta. E poi c'è Cillian. Non potrei dire nulla che non sia negativo su di lui, neanche se mi impegnassi. Non trovo le parole per descrivere quanto il suo personaggio sia stato caratterizzato bene. Mi sento di dare a questo romanzo cinque stelle, nonostante il finale mi abbia lasciato un po' l'amaro in bocca. Mi sarebbe piaciuto leggere di più di loro. Non credo accetterò mai come sia finita. Ho apprezzato molto come sono stati trattati gli argomenti della dipendenza da droghe e dei disturbi alimentari. Inoltre, Edith ha trasmesso tutto il suo amore per l'Irlanda in queste parole. Posso vedere la fatica, le ricerche e l'attenzione ai dettagli che ha fatto. Dopo questo libro necessito di un viaggio in Irlanda.
essendo il primo libro di questa autrice che leggo non sapevo bene cosa aspettarmi, l’unica parola che mi viene in mente adesso è: capolavoro. Nonostante io non ama i finali di questo tipo, non potrei averlo amato di più (anche se un sequel, anche solo di 30 pagine, sarebbe molto apprezzato). Edith ti amo adesso vado a comprare il nostro giorno verrà. ciao
PS: durante la lettura, ma anche dopo, vi sentirete degli storici e non farete a meno di parlare di guerre del Nord Irlanda così:” sto leggendo questo libro i personaggi sono nell’IRA… ah, non sai cosa sia? l’IRA…” state tranquilli ci passano tutti :-)
Se mi seguite da un pò di tempo saprete quanto io sia legata all’Irlanda e quindi leggere “Riot. Amore e lotta” di Edith Joyce edito Salani per me ha significato davvero tanto a livello emotivo. Non si è trattato semplicemente di leggere una bella storia, ma per me è stato davvero importante e coinvolgente avere trovato un’autrice che ha avuto il coraggio di dare voce a quei ragazzi e quelle ragazze irlandesi che sono cresicuti come stranieri in patria, in un clima costante di guerriglia urbana.
Riot in inglese significa rivolta e in effetti lo stato di guerra è la costante nella vita dei bambini e delle bambine dell’irlanda del Nord soprattutto per chi vive a Belfast, ma ancor di più a Derry/Londonderry.
Già il fatto che una città abbia due nomi la dice lunga sulla sua storia e su quanto sia divisa al suo interno. Gli Irlandesi la chiamamno Derry, mentre per gli inlgesi è Londonderry…
Uno dei libri più belli letti nel 2023. Mi è piaciuta la scrittura, schietta e senza filtri, mi sono piaciuti i personaggi, imperfetti ed umani, e mi è piaciuta la rappresentazione della violenza e del lutto. Un libro che ti emoziona dall'inizio alla fine e ti resta dentro anche una volta rimesso in libreria. Quando leggerò o sentirò parlare dell'Irlanda, tornerò a questo libro e ai suoi personaggi, alle loro storie e alle loro sofferenze. Penso sia finito esattamente come doveva finire, con un punto di domanda sul futuro dei protagonisti ed il vuoto lasciato da uno di loro.
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