El nuevo y esperado libro de ZUZU. Claudia pende en el equilibrio entre el pasado y el futuro, entre el deseo de anularse en una relación y el miedo a no estar a la altura de sus deseos, entre el teatro y la magia. Tras el deslumbrante debut con Cheese, ZUZU vuelve a arañar el corazón de los lectores, arrastrándolos al torbellino de emociones y los cálidos tonos pastel de los días felices.
Forse 4 e 1/2. Intenso. Straziante. Una fotografia vivida della generazione Z. Bello il tratto volutamente infantile (nell’uso dei colori a pastello soprattutto). Bella la costruzione delle tavole con il ritmo che passa da rapsodico a sincopato, da concitato a dilatato fino quasi ad annullarsi. Bellissimo il modo in cui le emozioni o la musica escono dalle pagine (le scene in discoteca ad esempio; ci si immerge dentro in maniera molto fisica). Bello il concept delle mutazioni della protagonista. Per l’intensità mi ha ricordato Pazienza, per i temi Gipi (a cui è dedicato). Quasi 500 pagine che si leggono tutte d’un fiato. Notevole.
Una discreta bomba che mi ha fatto rivivere per alcuni momenti scene della mia vita; mi sono dovuta fermare durante la lettura. Molto intenso sia come narrazione sia come disegni, racconta l’inadeguatezza, la violenza, abusi di svariati tipi (cosa che ho trovato solo in un paio di altre recensioni), la malattia mentale (depressione? autolesionismo? per me anche di più, ma qui dipende dell’esperienza personale e di quanto ognunə si rivede nella protagonista o nei personaggi).
mais ça c'est les italiennes aussi tu leurs proposes de faire une BD elles produisent 460 planches recouvertes de crayon de couleur qui citent Beckett et qui parlent de viol et de relation abusive, bon
j'ai pas grand chose à dire, c'est sortie d'école d'art core, mais plutôt en bien, avec un dessin grotesque et beau, des métaphores et des choses très crues, des dialogues tah film d'auteur, j'aurais du mal à savoir si je conseille mais j'ai bien aimé le voyage
Giorni felici è la nuova graphic novel di Zuzu, il cui titolo è un chiaro riferimento all’omonimo dramma teatrale di Samuel Beckett – un riferimento tutt’altro che casuale – pubblicata da Coconino Press.
«I momenti felici quando passano sono quelli che fanno più male»
Giorni felici – Trama Giorni felici ci racconta della storia di Claudia, una giovane donna divisa tra passato e futuro, alla ricerca del suo posto nel mondo, all’inseguimento dei suoi sogni e in fuga dalle sue tante paure e dai suoi tanti disagi. Esattamente come l’opera teatrale, la graphic novel è divisa in due atti – il passato e il futuro – con un prologo nel presente di Claudia: la sua relazione con Piero, un ragazzo che la tiene per mano, che l’accoglie anche quando non la capisce. Il ritorno a Roma per un provino – in cui la protagonista reciterà proprio il monologo di Beckett – causerà l’incontro fortuito con Giorgio, il suo ex. Da qui inizia il primo atto che ci lascia conoscere l’amore che c’è stato tra i due, la differenza d’età e di vedute, gli eccessi, i vizi, i giorni felici e l’allontanamento sentimentale. Ma cosa succederà quando Claudia, nel presente, sceglierà di incontrare di nuovo Giorgio per un confronto sulla loro passata relazione?
Perché leggerlo Giorni felici è un vortice di emozioni forti, di paure, di attacchi di panico, di inquietudini, di paturnie. È la ricerca d’affetto, protezione, accettazione incondizionata. È Claudia che teme sempre di non essere all’altezza di chi ha di fronte, che si chiude in sé, che si sente depressa e poi felice.
Giorni felici si legge tutto d’un fiato, lascia tracce di inquietudine e poi un pizzico di speranza. I disegni, anche se non sono vicini ai miei gusti, sono funzionali per esprimere gli stati d’animo di Claudia, le sue personalità e aiutano, senza dubbio, a far arrivare il mix di emozioni più diritto nel cuore dei lettori.
La view fumettistica di VVolpe Una volta stavo parlando con un mio caro amico dalla soglia dell’attenzione generalmente molto bassa; parlavamo di 2001: Odissea nello Spazio, che lui aveva appena visto per la prima volta. “Bravo, ti sei lanciato sul cinema complesso” o qualcosa di simile uscì dalla mia bocca. La risposta fu un fiero “Sì”. “E ti è piaciuto?”. “Sì”. “Ma ci hai capito qualcosa?”. Un secondo di esitazione prima di un disinteressato “Nooo”. Ora, non è che voglia paragonare Kubrick a Zuzu, senza offesa per nessuno (ché Kubrick è molto italiano – dicevano – e Zuzu invece mi sta simpatica, viene dalla mia seconda patria, fa un sacco di riferimenti simpatici a Star Wars e abbiamo anche qualche conoscenza in comune), però io, dopo aver letto Giorni Felici tutto d’un fiato, mi sento un po’ come quel mio amico. Nel senso che non so come mi sento. Cioè, mi sento un po’ come Giorni Confusi.
Narrativamente, ho perso leggermente la bussola perché non ero certo di come approcciare il lavoro: ipotesi sperimentale o ipotesi metaforica? Ho provato a cambiare registro ripetutamente e alla fine sono andato col flow, restando un po’ spiazzato, ma forse è così che ci si deve sentire quando si leggono opere le cui protagoniste sono spiazzate, a loro volta, da loro stesse? Perdonate il gioco di parole, non vorrei usare una prosa sregolata copiando lo stile di Samuel Beckett (che in quest’opera viene chiamato in causa sia nell’omonimia del titolo che nell’utilizzo leggiadro della parola “uallera” – un first time ever nella storia delle graphic novel – per il quale mi complimento).
Mettendo un attimo da parte la mia simpatia, la verità è che del fascino lo si ritrova tranquillamente in entrambe le ipotesi, ma certamente un cicchetto di struttura narrativa in più avrebbe potuto fare la differenza (non mi chiamate rompiscatole, ma lo storytelling è pur sempre il mio dna). Non credo che ci sia stato tantissimo planning, in realtà, non solo per l’assenza di un certo tipo di struttura, ma perché l’idea che Giorni Felici restituisce è quella di un qualcosa che è stato veementemente buttato fuori un po’ alla volta. Sotto questo punto di vista, anche lo stile di disegno e la scelta del colore hanno senso, perché restituiscono una sensazione di fretta. Non ho particolarmente apprezzato la scelta di spezzettare il dialogo in una miriade di vignette quasi identiche, perché è un procedimento che elimina una delle magie narrative più importanti dell’arte sequenziale: riempire gli spazi vuoti tra una vignetta e l’altra.
Ecco, ci sono tante cose in quest’opera che mi lasciano l’amaro in bocca perché non la trovo rifinita/completa, nonostante sia un undertaking monumentale di quasi 450 pagine pieno di idee. Un mix di varie cose, belle e meno belle, che fanno a testate: battute intelligenti vs dialoghi che non spiccano il volo; sentimenti autoreferenziali vs concetti universali in cui identificarsi; situazioni vivacemente surreali vs una necessità di forzare un certo tipo di commentario; momenti pieni di energia vs poetica da frasi fatte da social; e così via. Vorrei vedere una proposta più concreta da parte di Zuzu, perché l’epoca che viviamo eleva e consacra gli artisti troppo velocemente e conferisce loro una piattaforma dalla quale, a volte, possono dimenticare che l’essenza di tutto ciò che facciamo è coltivare continuamente i propri talenti, non darli per scontati – e lo dico col cuore.
“Per te che cos’è l’amore?” “È un dono meraviglioso, la volontà di resistere, un uccello che vola, la pace.”
ZUZU qua si pone un obiettivo davvero ambizioso: rappresentare con onestà un personaggio che vive una condizione di importante fragilità psicologica (aggravata, per di più, da un evento traumatico), ma senza mai parlarne esplicitamente, senza avvalersi di definizioni o diagnosi, utilizzando, invece, un metaforico espediente paranormale, che vira verso il realismo magico. Questa scelta paga un po’ in chiarezza: è evidente la situazione descritta e la sofferenza della protagonista in alcuni momenti spezza la sensibilità del lettore, ma rimanere così tanto sul vago confonde ad uno sguardo complessivo, facendo perdere intensità al significato generale. Anche il ritmo della narrazione non aiuta con la sua lentezza; alcune scene, soprattutto nella seconda metà, sono frammentate all’eccesso, dedicando tantissime singole vignette, senza che cambi neanche l’angolazione o l’evento, a microespressioni in sequenza, che però non si differenziano così tanto l’una dall’altra, almeno al mio occhio non esperto, anche per la qualità non finemente dettagliata, non iperrealistica del disegno. La stessa rappresentazione ripetuta e ripetuta mi è, qualche volta, sembrata non necessaria, non aggiungeva nulla: non che mi aspettassi un comic di Batman, ci sta che le parole si sedimentino una ad una, e si abbia il tempo per apprezzare anche dei silenzi, però per svariate pagine non succede proprio niente. Questo non implica che il tratto non mi sia piaciuto, anzi: il contrasto tra le gigantesche tematiche trattate ed il tratto infantile, solo a pastelli, con figure deformate non solo graficamente, ma anche intrinsecamente, è fortissimo - va proprio ad enfatizzare la natura estrema delle emozioni dei personaggi.
In un paio di episodi, sono raffigurati degli abbracci così profondi che mi è sembrato di sentirli.
Ci sono: un’estate, molta tenerezza, una città, scelte Sconsiderate, un’occasione perduta, dei blackout, probabilmente una violenza, dissolvenze, e troppe troppe troppe lacrime.
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E' strano, questo secondo lavoro di Zuzu. C'è l'approccio semplice e istintivo nel suo tratto, qui in un'esplosione di pastelli, ma soprattutto che si declina in una scansione di tavole diversa dall'opera prima e molto particolare. Il numero di parole a vignetta è ridottissimo, come se l'occhio dell'autrice volesse restituirci i singoli movimenti di volti e corpi durante i dialoghi. Questa cosa rende particolarmente efficace il provino della protagonista, con il monologo che dà il nome al volume, ma in altri frangenti ho trovato che spezzettasse un po' troppo la narrazione. E poi ci sono i dialoghi stessi, che mi sono sembrati spesso un po' artefatti e teatrali. Come se i personaggi si prendessero sempre (quasi) sempre troppo sul serio. Come se il monologo di Beckett si riverberasse nelle altre pagine, contaminandole. Però c'è tutta la forza del tormento interiore della protagonista e dei suoi due ragazzi, che ti tiene incollato alle pagine. Questo male di vivere, questa paura delle scelte, di sé stessi, quest'ansia verso il mondo. Che non ha bisogno di dettagli o di contestualizzazioni (di lei sappiamo solo che vorrebbe fare l'attrice, di loro sappiamo a mala pena il lavori o le passioni). La paura di liberarsi, di diventare una bestia senza controllo. La voglia di farlo. Personalmente avrei preferito un finale diverso. Quello che c'è mi sembra quasi una fantasticheria. Ma per il resto è un viaggio davvero interessante. Un'opera che va affrontata.
“E’ che mi fai paura quando parli così.” “Perché?” “Perché non conosco tutti i pensieri che fai prima di esprimerli e ho come la sensazione che tu dica ad alta voce le parti che ti consolano e che tieni per te le parti che fanno male.”
Recensione a cura del blog "La Libreria di Ale" Blog | Instagram
Un personaggio difficile, quello di Claudia, infiammato dalla voglia di voler fare tanto e poi inabissato dalle insicurezze della propria persona. Per partecipare ad un provino per diventare attrice, decide di interpretare dei versi di “Giorni Felici” di Samuel Beckett. Parole che si cuce addosso, che le stanno a pennello e che l’aiutano ad estrapolare dal petto tutto ciò che prova.
Un’interessante particolare che viene fuori pagina dopo pagina, è la mutazione che Claudia subisce quando i sentimenti la inondano. Diventa pallida di fronte alle insicurezze, alla paura di non essere abbastanza, di essere qualcosa di rotto. Sbucano fuori zanne e artigli quando a trapelare è il suo istinto, quella parte consapevole dell’essere donna e delle sue voglie e provocazioni. E poi le ali, due grandi ali per sentirsi libera per non essere qualcosa ancorata al terreno, chiusa in gabbia.
Il contrasto vissuto internamente, in una spirale di crescita, si ampia anche nella figura dei due uomini a cui Claudia cerca di donare il proprio cuore. Conosciuto durante una serata con le amiche, Giorgio è più grande di lei. Ha già quarant’anni quando una Claudia diciottenne si innamora di lui. E’ una relazione deleteria, dove l’uomo non riesce mai a vederla come una vera e propria donna, ma una bambina da proteggere, o è quello che vorrebbe fare. Ma Giorgio non riesce ad accettare le fragilità di Claudia, mettendo sempre al primo posto se stesso. Al contrario di Piero, dolce e premuroso, colui che riesce ad abbracciare ogni parte di Claudia, facendola sentire al sicuro...Continua a leggere
Il mio rapporto con i lavori di zuzu vive di alti e bassi: Cheese rimane uno degli esordi migliori degli ultimi anni, graficamente e narrativamente molto interessante ma nel tempo ho apprezzato molto di meno le sue storie breve pubblicate in giro sul web o sui vari social. In Giorni Felici troviamo una storia molto solida disegnata con uno stile molto meno sperimentale rispetto a quello a cui ci aveva abituato l'autrice e una organizzazione delle vignette molto funzionale al racconto. A mio parere zuzu non riesce a raggiungere la freschezza e l'originalità del suo primo lavoro, ma riesce comunque a centrare l'obiettivo di farci leggere un ottimo fumetto.
Disegni super particolari, storia "vera" che fa male. Dò 5 stelle, vorrei fosse più lungo. Le graphic novel/fumetti mi lasciano sempre l'amaro in bocca perché trasmettono tanto ma senza spiegare e districare tutti i fili dei personaggi
500 pagine di “infantili” disegni a pastello che illustrano e arricchiscono (!!!) una storia di fragilità, passione, istintività… un racconto di abusi e di affetti…
per ora è la mia opera di zuzu preferita, sono molto molto curiosa di leggere il suo nuovo libro, “ragazzo”.
c'est un peu dur de savoir ce que je pense de cette bd, en tout cas elle propose un truc, à la fois dans le dessin et dans la narration
ça parle d'amour, d'emprise, de souvenirs et de violences sexuelles, avec un travail métaphorique intéressant mais aussi un peu perdant sur ce qu'on essaie de nous dire (mais peut être que c'est l'effet recherché ?)
Claudia è una giovane donna con la passione per il teatro e la musica, felicemente fidanzata con Piero, un suo coetaneo attento e premuroso. Una sera Claudia incontra in un bar il quarantenne Giorgio, suo ex, frequentato quando lei era appena maggiorenne: l'uomo, con intenzioni tutt'altro che innocenti, ordina continuamente dei drink con l'intento di far perdere il controllo alla ragazza.
Claudia è una ragazza speciale: gira con una pistola in borsa e nei momenti in cui la sua istintività prende il sopravvento si trasforma in un "essere" con artigli, ali e coda...
Le tavole di "giorni felici" sono caratterizzate da una grafica originale e intensa che utilizza i colori pastello e un tratto deciso. La trama della graphic novel è talmente coinvolgente che, una volta sfogliate le prime pagine, ci si ritroverà a leggere compulsivamente il fumetto incuriositi dagli avvenimenti narrati, concludendo quasi 500 pagine in pochissimo tempo.
Ho apprezzato tantissimo come l'autrice rappresenta l'istintività di Claudia: la protagonista, infatti, nei momenti di maggiore coinvolgimento emotivo (ad esempio quando fa sesso, si arrabbia, è felice o è triste) si trasforma, assumendo delle sembianze animalesche.
Notevole anche la scelta dell'autrice di rappresentare una giovane donna sensibile e ingenua ma all'occorrenza forte e coraggiosa, che rifugge dal ruolo di vittima indifesa.
Essendo presenti delle scene sessualmente esplicite, non è un fumetto adatto ai giovanissimi, a tutti gli altri lo consigliamo!
Con questo libro Zuzu si conferma una delle fumettiste più promettenti del momento. Avere 24 anni e scrivere una storia del genere non è da tutt*. Fatevi un favore, leggetelo assolutamente!
Claudia si barcamena tra le sue aspirazioni da attrice ed una nuova relazione. Dietro l’angolo c’è il timore di lasciarsi andare e di mostrarsi, coda e artigli, per come è davvero. Che forma può assumere se non vuole tradire se stessa? Come le ripete Piero, lei non è una “metà” (un Jeckyll alato ed un Mr Hyde che apprezza i cocktail martini) ma due in una, una coesistenza complessa e dai confini meno netti di quelli che dà a vedere la sua pur fisica trasformazione. Il delitto di Claudia sarà compiuto d’altra parte dalla sua versione rosa ed umana. Con Giorgio Claudia ha avuto una relazione tossica, fatta di violenza verbale e manipolazione. Le dinamiche di potere nel rapporto erano squilibrate, esacerbate dalla differenza d’età tra i due. Quando Claudia si mostra a lui nuda nella sua versione mostruosa, palesando il proprio desiderio sessuale, Giorgio le dice di smetterla, confessa di essere intimidito (“Mi intimidisci” “Io?? Ma se sono nuda…”); poi per riaffermare la sua dominanza le intima di star zitta, le dà ordini, la sodomizza. Claudia brama lo sguardo del proprio partner su di sé, più volte si spoglia e chiede a voce alta di essere guardata e scopata. Le reazioni e le non reazioni degli uomini che ha davanti hanno il potere di gettarla nello sconforto o di farla sentire validata. È quello che accade al personaggio di Beckett nel monologo che Claudia deciderà di proporre al provino per l’Accademia, Winnie, che non può fare a meno della presenza del caro Willie per sentire d’esistere. La recita del testo teatrale (“Ero amabile una volta, Willie? Sono mai stata amabile?”) è disegnata stupendamente: sono numerosissimi i close up sul viso di Claudia dove il suo volto animalesco esprime col tratto a matita tutta la gamma di emozioni che il manichino parlante (Winnie) per forza non può esprimere. La mimica facciale trasposta su carta è tanto intensa da far sfigurare un attore in carne ed ossa. Occupa dalla pagina 278 alla 313 del testo.
Più che nel vedere Claudia librarsi in volo, l'ho riconosciuta libera nelle poche tavole in cui, sola in casa e nuda (ci sono inquadrature piuttosto esplicite del buco del culo accanto alla coda) si mette a cacciare via uno scarafaggio come farebbe un gatto, per poi tirare su il cadavere con le unghie affilate e gettarlo nella pattumiera della cucina.
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Disegnare una relazione tossica con i tratti che sembrano quelli di un bambino è forse una delle cose più impattanti e geniali che si possa fare. Giorni felici è straziante come il dolore di un amore incompreso, malato, quello che si pensa eterno e invece è destinato a sgretolarsi. E mentre il cuore va a pezzi, Claudia si trasforma: la protagonista di questa storia non ha quasi mai lineamenti umani, il suo corpo segue le sofferenze della mente e le ferite più profonde compaiono anche sulla sua pelle. Non credo sia una lettura semplice, sia per lo stile che potrebbe stordire per la sua violenza sia per il linguaggio esplicito, ma è una piccola perla che racconta quei legami che è difficile rompere nonostante i tormenti che portano. Perché poi, e questo non manca in queste tavole, dopo tanta angoscia può arrivare anche la luce.
La protagonista è Claudia, una giovane donna aspirante attrice e fidanzata con Piero, un uomo gentile e premuroso molto innamorato di lei. Quando Claudia va a Roma per un provino, incontra Giorgio, il suo ex con cui aveva intrattenuto una relazione molto sbilanciata e tossica diversi anni prima. Lui, molto più grande di lei, non era mai riuscito ad apprezzarla davvero ed ha sempre cercato di cambiarla e di domare il suo spirito libero. L’incontro con Giorgio fa riaffiorare vecchi sentimenti e ricordi che mandano Claudia in confusione e la spingono ad azioni scellerate.
Giorni felici è un fumetto che si legge tutto d’un fiato, nonostante le sue 500 pagine, e che trascina in un vortice di emozioni insieme alla sua particolare protagonista. Claudia è una donna dotata di una sensibilità unica e di una fantasia fuori dal comune e per queste sue caratteristiche spesso non è compresa o accettata. Questo suo essere diversa dagli altri è evidenziato dal modo in cui viene disegnata dall’autrice: Claudia nei momenti di forte emozioni, come piacere o rabbia, si trasforma in un essere alato dotato di zanne a artigli, capace di ferire se stessa o gli altri. Solo Piero sembra capirla e apprezzarla davvero, ma i sentimenti di Claudia nei suoi confronti rimangono lo stesso molto confusi.
Mi è piaciuto il tratto dei disegni dai colori pastello, i riferimenti a “Giorni felici��� di Beckett, di cui Claudia recita un monologo e anche il modo in cui vengono trattate diverse tematiche come l’accettazione di se e del proprio corpo, le relazioni tossiche, la violenza o la dipendenza da un’altra persona. L’autrice è molto giovane e penso che abbia fatto un lavoro davvero notevole.
Il finale è stato emozionante ma non mi è stata chiara la scena finale di cui non sono riuscita a cogliere il senso. A parte questo è stata una bellissima lettura che consiglio a tutti di fare, soprattutto se amate fumetti e graphic novel.
3 ⭐️ Mi è stato prestato da una mia amica perché non è proprio il mio genere (motivo per cui il voto non è “troppo alto”), però devo dire che l’ho apprezzato. Mi piace molto lo stile che è stato utilizzato, i colori. Mi piace come le emozioni uscissero dalle pagine, facendoti veramente immergere nel vortice di ansie e inquietudine. Nonostante si allontani dai miei gusti, è stata una lettura apprezzata!
Mi è arrivato tutto come coltellate al cuore. Ogni singola vignetta era un palpito al petto. La scelta stilistica che Zuzu ha fatto per questo suo secondo gioiellino, di voler ritrarre ogni singola espressione di Claudia, di voler congelare i silenzi, i momenti di attesa, come se stessimo assistendo a un film indipendente o a uno spettacolo teatrale, ha reso il tutto più coinvolgente, di una forza commuovente. Il futuro del fumetto italiano è in Zuzu. Da leggere.
Il secondo fumetto di Zuzu prosegue tutte le cose belle viste in CHEESE e raggiunge una profondità emotiva incredibile data anche dalla sua capacità artistica di dare emozioni a disegni semplici e a rendere tutta la narrativa intensa. Incredibile: null'altro da dire.
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Un fumetto carino, che parla di fragilità, di ansia, di depressione, di inadeguatezza ma anche di coraggio e dell’adeguarsi alle situazioni. Un fumetto forte disegnato in maniera quasi infantile per trasmettere il contrasto tra le immagini e la forza dei temi trattati. Si legge tutto di un fiato
Libro che si legge tutto d'un fiato e che tratta i tormenti di una giovane donna e del rapporto con due suoi amanti. Attraverso colori pastello e parole pesate emergono le emozioni. Una lettura che fa pensare.