Una brillante carriera politica, un matrimonio e dei figli a perpetuare la propria gens. È quello a cui aspirano tutti i giovani cittadini romani di buona famiglia. Tutti, ma non Catullo, che vorrebbe percorrere la strada dei suoi amati poeti greci. Nella sua villa di Sirmione, sulle placide rive del lago Benaco, Catullo si dedica agli studi e trascorre le giornate con lo schiavo Giovenzio, amico, confidente e, presto, anche qualcosa di più. Catullo però sogna l'amore di cui parlava Saffo, quello che scuote l'anima e agita le membra. Ed è pronto a scoprirlo, quando la giovane e sensuale Clodia giunge ospite nella sua villa. Ammaliato dal suo fascino, Catullo la elegge musa dei suoi carmi, celandola dietro il nome di Lesbia, e decide di seguirla a Roma. Roma, però, non è Sirmione. È una metropoli seducente e pericolosa. È il luogo dove la maestosità dei monumenti fa da sfondo al vizio e alla corruzione, dove uomini come Cesare o Cicerone hanno costruito il loro potere in modi turpi e spietati. È il luogo dove Catullo, accolto in un circolo di poeti talentuosi e ribelli, si troverà avviluppato in una rete di amori e tradimenti, diviso tra l'amante di sempre, Giovenzio, e l'audace Lesbia. E a volte l'amore si mescola pericolosamente con la morte...
Accidenti, questo libro mi ha lasciato una tristezza addosso...bello, ci mancherebbe, ma quando l'ho chiuso mi è rimasta l'angoscia per un'anima così bella e poetica, quella di Catullo, capace di provare sentimenti così alti e sublimi, sconfitta e quasi annichilita dalla realtà della vita, così piena di odio, di sotterfugi, di manipolazioni e menefreghismo, così piena della peggior politica che possa esistere. A proposito di quest'ultima, Catullo, parlando dei suoi genitori che volevano per lui una carriera in Senato, dice: "Sapevano bene che erano promesse vuote, e che non mi sarei mai dedicato alla politica. Sarei andato a lavorare in un lupanare, piuttosto: le differenze con il Senato non mi sembravano poi così tante." Neppure le differenze con il 2023 sembrava poi così tante, purtroppo. *** Damn it, this novel made me sad!... nice, of course, but when I closed it, I was left with anguish for such a beautiful and poetic soul, that of Catullus, capable of such high and sublime feelings, defeated and almost annihilated by the reality of life, so full of hatred, subterfuges, manipulations and indifference, so full of the worst politics that could exist. Speaking about politics, Catullus, telling of his parents who wanted him to have a career at Roman Senate, says: "They knew well that they were empty promises, and that I would never dedicate myself to politics. I would have gone to work in a brothel instead: the differences with the Senate didn't seem that great to me." Even the differences with 2023 didn't seem that much, unfortunately.
È sempre complicato mescolare realtà e finzione, ma Daniele Coluzzi ha fatto un lavoro straordinario. Gli elementi da lui inventati si incastrano perfettamente con l'immagine di Catullo che la Storia ci ha tramandato. Un libro davvero bello. Forse per chi, come me, ha studiato e ama la storia e la letteratura latina, lo è ancora di più.
Mi ha sempre affascinato la figura di Catullo, sin dalle lezioni di letteratura latina che provocavano sempre qualche risatina tra i miei compagni di classe.
Un poeta dominato dalle sue passioni, a volte proprio vittima di esse. E lo stesso si percepisce all’interno del romanzo di Daniele Coluzzi: la storia di un giovane ribelle che fatica a gestire l’amore. Ma non amore inteso nella sua accezione romantica, bensì come insieme vorticoso di sensazioni graffianti.
Ho avuto qualche difficoltà ad empatizzare con Catullo, perché il suo modo di pensare e di agire è totalmente lontano dal mio, quindi ho provato sensazioni contrastanti durante la lettura.
È certo che il mio personaggio preferito sia stato Giovenzio, che purtroppo a scuola non è mai stato nominato.
Lesbia veramente insopportabile per me, vera rovina di Catullo.
Davvero difficile il lavoro di Coluzzi che, da pochi scritti latini, è riuscito a ricostruire una storia da zero.
A tratti didascalica, a volte eccessivamente “da insegnante”, per la mia modestissima e individuale opinione, però sicuramente piacevolmente sorpreso!
Quaeris, quot mihi basiationes tuae, Lesbia, sint satis superque. quam magnus numerus Libyssae harenae lasarpiciferis iacet Cyrenis oraclum Iouis inter aestuosi et Batti veteris sacrum sepulcrum; aut quam sidera multa, cum tacet nox, furtiuos hominum uident amores: tam te basia multa basiare vesano satis et super Catullo est, quae nec pernumerare curiosi possint nec mala fascinare lingua.
Tutto quello che avrei voluto dire lo esprime compiutamente l'autore nella Nota finale:
"Catullo è stato un grande poeta, è vero, ma è stato anche un ragazzo, trasgressivo, impulsivo e appassionato. È stato, prima di tutto, un giovane innamorato: di Lesbia, di Giovenzio, dei suoi amici, della poesia, della vita. Questo è il nucleo più profondo e più potente della sua poesia e questo è ciò che, in fondo, ci ha raccontato. Nella scrittura, quindi, mi sono semplicemente fatto guidare da lui: era già tutto lì, nei suoi versi. La raccolta dei suoi carmina è rimasta aperta accanto al mio pc per mesi, e mi sono divertito, mi sono commosso, mi sono spaventato e mi sono innamorato insieme a lui mentre mi raccontava la sua storia."
Si tratta delle stesse emozioni che ho provato anch'io durante la lettura di questo appassionante romanzo, che mi ha sorpresa enormemente nonostante ormai conosca a menadito la storia romana e la letteratura latina (e ci mancherebbe altro, questo concorso non si farà da solo!). Anzi, è stata proprio la mia conoscenza approfondita dei nuclei essenziali del Liber catulliano ad aver inciso positivamente sul mio giudizio. Man mano che Daniele Coluzzi ripercorreva le fasi della vita di Catullo, infatti, mi risuonavano in mente i suoi splendidi versi, popolati da figure che sono tutte rievocate in questo libro (Lesbia, Giovenzio, Cicerone, Mamurra, Rufo, Cornelio Nepote). L'esempio più lampante che potrei citare è la scena in cui Lesbia e Catullo si scambiano il primo bacio, tra gli strepiti dei vecchi che stanno a guardare, e lui le dice: "Non ce ne frega niente dei rimproveri dei vecchi, lasciamolo stare". Mi è piaciuta in modo particolare la seconda metà del romanzo, che vede l'intera narrazione, che si chiude su un'intensa sensazione di fatalismo. Splendido, infine, il trattamento riservato al rapporto tra Catullo e Giovenzio, per il quale il poeta ebbe parole d'amore identiche a quelle che rivolse a Lesbia. Un grande grazie a Coluzzi per essersi soffermato su questa figura a lungo trascurata, che ha invece avuto un ruolo essenziale nella vita di Catullo.
Daniele Coluzzi è uno scrittore formidabile! Riesce a scrivere romanzi talmente scorrevoli da sembrare film. Questo tema all'inizio mi spaventava e invece mi ha stupito in modo super entusiasmante, ho ovviamente apprezzato il modo in cui sia una storia omosessuale che eterosessuale siano state messe a confronto in modo equo e senza troppo sconvolgimento. Non so se quest'ultima affermazione è risultata sensata. Molto bello in tutto, lo consiglio davvero.
Un romanzo storico che riesce a prendere dalle prime pagine: semplice, diretto e adatto a tutti, che vi farà emozionare con una storia d’amore che si muove tra le ombre e le luci di una Roma che ormai rimane solo nei carmi dei poeti.
Ho apprezzato molto l'originalità del libro, perché è la prima volta che vedo dare così tanta importanza al personaggio di Giovenzio oltre che a Lesbia. Mi è anche piaciuto come l'autore non abbia evitato di includere certi usi e costumi romani che sicuramente a un lettore moderno possono far inorridire, ma che allora erano all'ordine del giorno, dando a tutta la vicenda un tocco più realistico. Lo consiglio a tutti gli amanti del peggiore tra tutti i poeti! ;)
Finalmente, in Odio e Amo, Daniele Coluzzi ci mostra un Catullo diverso. Ci racconta il Catullo autentico, quello fatto di chiaroscuri. Ci mostra il poeta della satira aggressiva tanto quanto il poeta dalle parole di miele.
Con un attento lavoro di ricostruzione delle fonti, condito con un pizzico di inventiva e modernità, Daniele Coluzzi restituisce alla nostra contemporaneità il Catullo eterosessuale che sempre tutti ci hanno insegnato a conoscere, l’amante di Lesbia, il Catullo del foedus amoris, il Catullo del libello e dei tormenti amorosi. Ma sopratutto, e direi FINALMENTE, il prof. Coluzzi regala al mondo l’immagine del Catullo bisessuale. Il giovane che scrive versi per Giovenzio, quei versi che nulla hanno da togliere o da invidiare alle poesie dedicate a Lesbia.
Il periodo in cui vive Catullo è un periodo in cui la donna ha raggiunto una certa emancipazione. Questa emancipazione la vediamo tutta nel personaggio di Lesbia, sensuale e spregiudicata. Eppure il personaggio che più mi è rimasto nel cuore è stato proprio quello di Giovenzio, del quale, per l’occasione, lascio qui sotto la poesia che Catullo gli ha dedicato.
“Mellitos oculos tuos, Iuventi, si quis me sinat usque basiare, usque ad milia basiem trecenta nec numquam videar satur futurus, non si densior aridis aristis sit nostrae seges osculationis.”
“Se i tuoi occhi di miele, Giovenzio, mi fosse lecito baciare, migliaia di volte io li bacerei e non potrei esserne mai sazio, anche se più fitta di spighe mature fosse la messe dei miei baci.”
boh a me dispiace pure dare solo una stella, ma se non ci fossero state le scene di sesso avrei pensato fosse un libro per bambini o una sorta di stratagemma carino per far studiare Catullo agli studenti
Odio e amo è un romanzo storico ambientato nella Roma repubblicana, che prende come protagonista Gaio Valerio Catullo, il poeta latino celebre per i suoi versi intensi e spesso contraddittori. Il libro ruota attorno alle sue esperienze amorose, alla sua scarsa stima nei confronti degli uomini di politica e alla tensione costante tra il desiderio di amare liberamente e le costrizioni della società romana.
La narrazione si concentra dal lato romantico su due figure fondamentali: Clodia, musa ispiratrice e figura complessa che verrà chiamata con lo pseudonimo di Lesbia, e Giovenzio, uno schiavo con cui Catullo instaura un rapporto profondo e intimo, anche lui protagonista dei suoi carmi più struggenti. Entrambi i personaggi diventano specchi attraverso cui esplorare i diversi volti dell’amore: quello idealizzato, quello carnale, quello impossibile. Dal lato storico, invece, la narrazione si concentra sul rappresentare la posizione politica di Catullo, il suo anticonformismo e la sua avversione verso gli uomini di potere come Cesare e Cicerone.
Il punto di forza del romanzo sta nella rappresentazione emotiva dei personaggi e nel modo, soprattutto, in cui riesce a restituire le contraddizioni interiori di Catullo, che vive diviso tra la dolcezza e l’ossessione, tra la tenerezza e la rabbia. Il titolo stesso, preso in prestito da uno dei suoi carmi più noti, racchiude perfettamente l’anima del libro: una continua oscillazione tra sentimenti opposti, vissuti con la furia di chi non riesce a trovare pace.
Dal punto di vista stilistico, la scrittura è scorrevole, a tratti lirica ma non eccessivamente barocca. Ho amato lo stile dell’autore, poetico ed evocativo. Si avverte una certa attenzione a mantenere un tono moderno senza stonare con l’ambientazione storica. I dialoghi sono credibili, così come le descrizioni degli ambienti, che non appesantiscono ma danno contesto e spessore alla vicenda. Il romanzo si inserisce nel genere storico-sentimentale, ma non cede al melodramma. L’amore viene raccontato senza edulcorazioni, così come il rapporto tra potere, desiderio e libertà. I temi LGBTQ+ sono affrontati con naturalezza, integrandosi in modo coerente con il contesto dell’antica Roma, dove le categorie moderne di orientamento sessuale non erano ancora codificate.
Un aspetto interessante è il modo in cui l’autore riesce a contestualizzare il pensiero poetico di Catullo, collegando alcuni versi celebri alla narrazione, senza scadere nel didascalico. Non è necessario conoscere a fondo il poeta per seguire il romanzo, ma chi lo conosce troverà qualche spunto in più.
È un romanzo che si legge con piacere e che riesce a restituire in modo credibile una figura letteraria spesso citata ma raramente approfondita. Un’opera ben costruita e capace di far riflettere sul valore delle emozioni, della parola e della memoria.
“Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato”
Con una scrittura dal tono sontuoso e poetico, come lo stesso protagonista di cui l’autore ne fa le veci, Odio ed Amo ci parla di Catullo, ( poeta latino del I secolo a.C. ) figura immortale e della sua Roma, scena di intrighi e morte.
“Odio e amo” puó essere tranquillamente scisso in due attimi fondamentali per la vita del poeta stesso. La sua pacata e giovanile vita a Sirmione dettata dal suo fascino per la bellezza delle rime ed il suo arrivo a Roma, barbara e volgare, cui segna l’abbandono all’infantile io ed il fare spazio all'adulto amante.
La narrazione è risultata però in sé , almeno sino alla prima metà molto piatta e con poca parte intrattenitiva. Una sorta di lungo processo generale, assai introduttivo. In essa ritroviamo difatti l’amore platonico e la figura immorale della musa Lesbia oltre che il conflitto familiare per i diritti ed il libero arbitrio; temi centrali per il contesto dell’epoca: la presenza di un proprio schiavo, la carica che la donna ricopre nella società, il potere dettato dallo status. Uno sviscerare antichi odi e giochi di potere.
“Odio e amo” rientra sicuramente come lettura macchinosa dal punto di vista mondano e politico. Si attraversano diverse vicissitudini che comportano un dover leggere attraverso una prospettiva politica assai diversa e colma d’odio. I principali protagonisti, così come gli stessi antagonisti che vediamo su questa scena poetica si incastrano però a mio dire perfettamente in tale narrazione senza limiti e vincoli; politici quanto amorosi.
L'ossimoro odi et amo rappresenta la massima espressione del dissidio interiore e del travaglio amoroso di Catullo: da un lato l'amore per Lesbia e dall'altro lato l'odio per i suoi tradimenti e, dunque, la consapevolezza che Lesbia non rappresenti il suo amore spirituale. Gaio Valerio Catullo intendeva l'amore come una forza devastante slegata da ogni forma di ragionamento logico e capace di istigare sentimenti come la gelosia e azioni come il tradimento.
L'autore, seppur reinterpreta, non lascia scampo alla descrizione di una roma sboccata, volgare, sfacciata e senza pudore. Una roma diversa, come diversa è la storia, se raccontata da voci sconosciute. Un gioco di seduzione e remori. Odio e amore che come ci dice Catullo nel carme 85: non esiste amore senza odio, felicità senza malinconia. Non esiste la primavera senza la sua alternanza con l'autunno, non esiste la sensazione del piacere senza la conoscenza del dolore. Nella realtà, noi esseri umani siamo un groviglio inestricabile di sensazioni ed emozioni contrapposte. Nel caos di ciò che siamo, che a volte ci sembra così buio, c'è però qualcuno che porta con sé un piccolo lumino, e prova a fare luce sulle nostre verità più profonde; con le sue parole tenta di dare un ordine alla nostra confusione.
Catullo È stato, come afferma Daniele Coluzzi “prima di tutto, un giovane innamorato: di Lesbia, di Giovenzio, dei suoi amici, della poesia, della vita. La più grande libertà che mi sono preso riguarda però lo status sociale di Giovenzio: dai versi di Catullo non è possibile identificare davvero la provenienza sociale. Sono state fatte delle ipotesi, ma l'idea che potesse essere il suo schiavo è mia.”
“Giovenzio ha un grande spazio nel mio romanzo, ma ha un grande spazio anche nei versi di Catullo. Nei suoi confronti, il poeta scrive poesie bellissime, piene di passione e gelosia. Non si poteva perciò continuare a ignorare un personaggio simile, relegandolo a un ruolo secondario, come invece è stato fatto a lungo. La difficoltà di leggere e apprezzare poesie dedicate a un altro uomo è tutta contemporanea, e non corrisponde di certo al mondo di Catullo, che era un mondo chiaramente "bisessuale", come lo definiremmo noi oggi. Basta studiare un po' di letteratura latina per accorgersene. Volendo ricostruire fedelmente la realtà storica di Catullo, era quindi necessario parlare anche del suo innamoramento maschile.”
Ed è proprio su tale base che mi sento di concordare. Ho riscontrato difatti nel passo della relazione: Giovenzio - Catullo, una similitudine con Achille - Patroclo. Ho amato interamente la figura di Giovenzio in tutte le sue sfumature. Un perfetto protagonista non protagonista dell’intera storia, addirittura una spanna sopra allo stesso Catullo. Il suo carisma ed il forte senso di vivere nonché battersi per una vita libera ed in completa giustizia sono stati passi fondamentali per la formazione del poeta ad oggi, immortale.
“Odio e amo. Forse mi chiedi come ciò sia possibile. Non lo so, ma sento che mi accade, ed è una tortura” Una brillante carriera politica e dei figli a perpetuare la propria gens. È quello a cui aspirano tutti i giovani cittadini romani di buona famiglia. Tutti, ma non Catullo che non vuole percorrere la strada che i suoi genitori vorrebbero imporgli: non vuole tentare la carriera militare e neppure diventare un oratore o un politico, classe che disprezza profondamente. Catullo vuole raggiungere l’immortalità attraverso la sua poesia e vuole conoscere l’amore, quello cantato da Saffo, quello che cattura e non lascia scampo. Nella sua villa di Sirmione, il giovane poeta si dedica agli studi e trascorre le giornate con lo schiavo Giovenzio, amico, confidente e, presto, anche qualcosa di più. Fino a quando nella villa giunge in visita, assieme al marito, la bella e sensuale Clodia. Clodia è libera, intrigante, amante della poesia come lui e il giovane Catullo se ne innamora in modo totalizzante e appassionato, tanto da eleggerla a propria musa e celebrarla nelle sue poesie con il nome di Lesbia. Per seguirla, si trasferisce a Roma, città seducente e pericolosa, una città dove allo sfarzo delle domus dei più potenti si contrappone la povertà delle insule della Suburra; dove la maestosità dei templi convive con la corruzione della classe politica. Una città che ammalia e nello stesso tempo soffoca il giovane Catullo. Qui viene accolto in un circolo di poeti ribelli e pieni di talento e si ritroverà intrappolato nei giochi di potere dell’Urbe, diviso e combattuto tra l’amore di sempre, Giovenzio e quello per Lesbia.
Un romanzo coinvolgente, commuovente e appassionato che riesce a far immergere il lettore nel clima della Roma di Cesare e Cicerone, trasportandolo attraverso le sue strade, le botteghe, il maestoso foro e le squallide taverne. Tutti i personaggi sono molto ben delineati e risultano vividi e convincenti. Con uno stile scorrevole e poetico, l’autore mescola sapientemente realtà storica e parti romanzate per restituirci il ritratto di uno dei poeti più amati: la storia senza tempo di un giovane appassionato e tormentato che ama e odia con tutto se stesso.
Metto le mani avanti nel dire che questo romanzo mi ha catturato, distratto e sconvolto non poco, come un temporale violento e improvviso. Certo, avrei dovuto prevedere che per il contesto storico, gli usi e le tradizioni di quel periodo, ci sarebbero state violenza e sopraffazione, ma mai avrei pensato che la vita di un personaggio tanto famoso fosse così tormentata e sofferta. Catullo è stato un grandissimo poeta e allo stesso tempo un ragazzo con troppe responsabilità e tanti macigni e delusioni nel cuore. Diviso fra due amori, in una Roma pericolosa e seducente, ha composto versi che hanno cambiato il corso degli eventi. Il suo modo di vedere l'amore l'ha portato verso l'oblio e la perdizione, tuttavia da questo caos è nato il mito. Un uomo che tutt'ora vive grazie alla parola scritta. Devo dire che la sua storia mi ha appassionato, ma per certi versi anche rattristato. Ha vissuto circondato dall'ipocrisia, si è dovuto adattare e se non per brevi, fugaci momenti di luce, ha conosciuto solo l'oscurità. Giovenzio, Lesbia, i suoi amici e la stessa Roma, hanno rappresentato per lui quasi una maledizione, un cappio difficile da sciogliere.
Odio e amo per i temi di violenza, prevaricazione, così come per i riferimenti continui e dettagliati al se§o e al rapporto di sottomissione schiavo/padrone è uno di quei romanzi che non appartengono al genere che leggo di solito. Semplicemente non riesco a concepire la violenza. Capisco che in quel periodo storico e come in tanti altri, era la normalità abusare, torturare, insultare e svilire una persona solo per il puro gusto di farlo o perché si poteva, si aveva il diritto. Per Catullo, la cui mentalità grazie all'amore era mille anni luce avanti, ho portato avanti la lettura e posso dire di aver apprezzato il suo personaggio e la forza d'animo che malgrado tutto non l'ha mai abbandonato.
Oggi parliamo di “Odio e amo” che racconta la storia di Catullo, il poeta ribelle, diviso tra l’amore per Giovenzio e quello per Lesbia. Catullo infatti, a differenza di tutti gli altri giovani uomini di buona famiglia romani, non ha nessuna intenzione di iniziare una carriera politica o di prendere moglie. Il suo unico scopo è quello di dedicarsi alla poesia e vivere di essa. Questo libro parla di questo, ma anche del profondo amore che nutre per il suo schiavo Giovenzio, con il quale è cresciuto. Una volta diventato adulto, cercheranno tutti di fargli capire che è normale avere il proprio schiavo personale, ma ad un certo punto bisogna lasciarlo andare e prendere moglie. Catullo non sa come spiegare (agli altri, ma anche a se stesso) che quello schiavo per lui è tutto. Fino a quando incontra Lesbia, per la quale perde la testa immediatamente. Dove si collocherà Giovenzio a questo punto?
Odio e amo parla di tutto questo, ma anche della dissolutezza di Roma e di molto altro. È un libro intenso e doloroso che mi ha commossa tanto.
Per il mood e per l’intensità di alcune scene mi ha ricordato uno dei miei libri preferiti, e cioè “La canzone di Achille”.
@coluzzidaniele sa scrivere molto bene, c’è poco da dire. Ne avevo già avuto prova con il suo primo libro #IoSonoPersefone e adesso ne ho avuto la conferma. Riesce a raccontarci le storie che quasi tutti conosciamo (o pensiamo di conoscere) rivisitandole in modo magistrale. Con eleganza e maestria ci trasporta in altri mondi facendoci provare emozioni reali. Il grande merito dell’autore, a mio parere, è quello di creare nel lettore una fortissima empatia verso i personaggi delle sue storie.
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie.
Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmelo scappare? Assolutamente no.
Odio e Amo altri non è che una Biografia romanzata che ti prende dalla prima all'ultima pagina nonostante i temi trattati.
Il contesto storico in cui si muove un personaggio famoso come Catullo, è ricolmo di violenza e crudeltà, qualcosa alla quale siamo abituati quando si parla dell'epoca in cui ha vissuto ma che leggere ti sconvolge ugualmente ogni volta.
Grande poeta con sulle spalle troppe responsabilità, il nostro Catullo ha avuto non poche difficoltà nella vita, unite a diverse delusioni d'amore.
Ed è proprio l'amore che lo porta alla totale perdizione, a un buco nero che lo ha reso però celebre e che se ora conosciamo anche solo per iscritto è per ciò che ha vissuto e che qui ci viene narrato.
Odio e Amo è quindi un romanzo intenso, pieno di sentimenti d'odio, amore e violenza, un libro che ci porta lontano e ci procura così tante emozioni che una volta finito hai bisogno di un momento per metabolizzare il tutto.
Il libro è avvincente e scritto molto bene, in maniera scorrevole e spesso appassionante. Ho trovato però alcuni punti molto meglio riusciti di altri, come se alcuni fossero stati aggiunti per “allungare”. Forse dipende dalle competenze dello scrittore, per cui le vicende legate alla letteratura sono molto più sentite di quelle legate un po’ al contesto storico. In ogni caso, mi piace molto il ritratto che ne esce di Catullo, e tutto sommato anche di Cicerone. Spinge a volersi informare di più sul poeta e a leggere qualcosa che non siano i soliti due carmina. Sinceramente non ho apprezzato un paio di scene di sesso (la prima con Giovenzo soprattutto). Sono inutilmente volgari, quasi mai poi il libro ha quei toni o anche solo parolacce. Rispetto al resto del tono del libro le ho trovate davvero descritte con una rudezza di cui facevamo tranquillamente a meno.
“Odio e Amo” di Daniele Coluzzi è un romanzo ambientato nell’antica Roma che esplora temi complessi legati all’amore, all’ambizione e alla lotta per la realizzazione personale. La storia è incentrata su Gaius Valerius Catullus, un poeta romano che aspira a una vita diversa da quella dei suoi coetanei benestanti, desiderando seguire le orme dei poeti greci che ammira.
L’ambientazione è uno dei punti di forza del libro. Coluzzi riesce a catturare vivamente l’atmosfera dell’antica Roma, trasportando i lettori nelle strade, nei palazzi e nelle case dell’epoca. La descrizione della Roma antica come una città maestosa ma decadente è ben resa, offrendo un’immersione apprezzabile nella vita quotidiana di quei tempi.
Certo, se leggi un romanzo sai a priori che realtà e finzione si incroceranno ma qui, di storico, ci sono solo i nomi dei personaggi o quasi. L'autore (e lo dichiara) calca volontariamente la mano su una serie di eventi e regala liberamente i ruoli ai personaggi. È la storia di Catullo raccontata da Catullo eppure non vengono quasi mai riportate le parole delle sue opere e quando viene fatto, vengono attribuite a Clodia. Perchè? Personalmente, non amo dover dubitare di ogni fatto raccontato, ma questo è un aspetto soggettivo (ma le recensioni dopotutto lo sono sempre) Non mi ha appassionato molto ma è un libro che si legge e si finisce, la scrittura è semplice e leggera.
Questo romanzo ci catapulta nell'antichità e soprattutto nella vita quotidiana di Catullo, tramite una lente che elimina il filtro e la distanza della figura-poeta e rileggere il personaggio in chiave ben più umana ed empatica. Chi era Catullo prima di Lesbia? Chi era il poeta di Sirmione delle poesie brevi durante e dopo quell'amore, che non è stato il primo? Coluzzi ci restituisce con sensibilità ben più dei versi di Catullo: il ragazzo, l'essere umano con le sue contraddizioni e anche un altro amore che spesso viene cancellato dall'educazione. Quello per Giovenzio.
Libro davvero spettacolare! La penna di Daniele è veramente delicata. Riesce a far entrare direttamente all’interno della storia: leggendo il libro mi sono sentita una cittadina romana dell’alta repubblica, ho amato con Catullo, ho pianto con Catullo, ho odiato con Catullo. Grazie Daniele per aver scritto un vero capolavoro per gli amanti della classicità. Consiglio vivamente il libro e consiglio vivamente l’autore. Adesso ho iniziato a leggere “io sono Persefone” e non vedo l’ora dell’uscita del nuovo libro.
Oggettivamente è un bel libro, scritto bene, con una bella ricostruzione della Roma di quei tempi, descrizioni dettagliate e immersive che aiutano a vedere con gli occhi di Catullo eventi, luoghi, tradizioni della società del periodo, con un occhio di riguardo per i sentimenti e le emozioni del poeta. Personalmente non apprezzo la scrittura in prima persona e ammetto che questo ha reso meno entusiasmante (rendendola a tratti noiosa) la lettura del libro, ma è un limite molto personale e non me la sento di farlo pesare sulla valutazione.
Un libro veramente ben fatto, che strizza l'occhio al modello teen di questi anni e che si prende la giusta licenza poetica per romanzare la storia del protagonista. Consigliatissimo soprattutto ai liceali che si imbattono in questo grande autore. Da cosa si vede che è stato un piacere leggerlo? Dal fatto che sono corso su Amazon per prendere le poesie di Saffo e di Catullo!
Leggere questo libro mi ha aiutato a ritornare studentessa del liceo che ho frequentato. Poco ho studiato di letteratura latina, ma storia romana mi ha appassionato nel profondo e in questo libro ho incontrato nuovamente la passione della mia prof nel descrivere la società romana.
un bel libro che ti fa immedesimare nella Roma di Catullo, nei suoi sentimenti e nel suo vivere. mi aspettavo solo qualche citazione diretta dei suoi carmi, invece che qualcuna indiretta, ma tutto sommato un buon libro!
Non conoscevo bene la storia di catullo ed è stato bello scoprirla durante la lettura. Avevo letto un altro romanzo di quest’autore che mi aveva colpito per come avesse scritto in maniera fluente e avvincente e anche qui si è riconfermato.