Occhi enormi, gambe lunghissime, forme prosperose e perfette: l’universo dei manga e degli anime evoca un immaginario popolato da figure femminili sempre fortemente caratterizzate dal punto di vista fisico. Al di là dell’aspetto, però, nel corso del tempo le donne di carta hanno assunto caratteristiche psicologiche più delineate e profonde, diventando personaggi autonomi, determinati, ribelli, tutt’altro che semplici rappresentazioni estetiche o erotiche. “Il cammino dei ciliegi” racconta, sin dalle origini, la storia e lo sviluppo del manga evidenziando il percorso di emancipazione femminile che questo genere ha significato per intere generazioni di lettrici, raggiungendo un successo internazionale che influenza milioni di coscienze. Da Osamu Tezuka, il «padre del manga», che agli inizi degli anni cinquanta con la sua “Principessa Zaffiro” disegna per la prima volta un personaggio femminile innovativo, fio all'ambiguo erotismo di Makima in “Chainsaw Man”, passando per le eroine del Gruppo 24 e delle CLAMP, che hanno infranto ogni stereotipo di genere o barriera sessuale. Beatrice Lorenzi utilizza la lente del manga per raccontare come le pagine di “Sailor Moon”, “One Piece”, “Tomie”, “Evangelion” e molti altri abbiano condizionato lo sguardo sul femminile e favorito la rivoluzione culturale in cui siamo immersi.
EDIT: L’immaginario giapponese offre tanti tipi di donne e ragazze che sono cambiate ed evolute nel corso dei decenni. Dalla Principessa Zaffiro di Osamu Tezuka alle maghette come Sailor Moon giungendo alle guerriere di L’attacco dei giganti. Idol, scienziate, ragazze comuni, magiche o non ma che sono riuscite ad emozionarci, insegnandoci dei valori, facendoci piangere o divertire. Ne Il cammino dei ciliegi ripercorriamo alcuni di questi personaggi vedendo come la rappresentazione femminile sia cambiata negli anni, offrendo nuove visioni e diversi tipi di ragazze e donne grazie a opere manga di diversi generi.
Il compito di Beatrice Lorenzi non era facile ma lei ci prova e in parte riesce nel raccontare personaggi femminili amati da molti lettori – anche maschi. Credo però che avrebbe giovato nell’essere più precisa sotto diversi punti di vista. Si raccontano le trame delle opere citate, ma non sempre sono chiare. Forse si voleva evitare di fare troppi spoiler, forse perché alcune opere sono lunghe e complesse da raccontare. In alcuni punti sarebbe stato meglio parlare dell’opera pensando a chi non l’ha letta, raccontando la storia in maniera semplice ma precisa.
Dall’altra trovo che alcuni personaggi avrebbero meritato maggiore spazio quando invece sono stati glissati pur avendo una loro importanza. Cito, ad esempio, i film di Hayao Miyazaki con i suoi diversi personaggi femminili o la madre di Rossana/Sana de Il giocattolo dei bambini.
Si avverte quando l’autrice conosce molto bene le opere di cui parla, che sicuramente apprezza e ama come L’attacco dei giganti, Chainsaw Man, One Piece, Death Note. Di altri manga si avverte la poca conoscenza e il poco approfondimento. In un libro che si proponeva di raccontare personaggi femminili in manga e anime di diverse epoche e generi, alcune opere erano non solo da citare ma da dargli il giusto spazio.
Inoltre sarebbe stato anche più bello collegare maggiormente opere del passato con altre più recenti, come accade con Le rose di Versailles/Lady Oscar e Innocent di Shinichi Sakamoto. Un confronto molto interessante e che non mi sarei aspettata, ma collega due diversi modi di intendere e raccontare la femminilità in due manga ambientati nello stesso periodo storico.
Ho anche apprezzato che per alcuni amati shonen si sottolinei come i personaggi femminili siano stereotipati o poco caratterizzati pur avendo molto potenziale (Nami e Nico Robin in One Piece o la povera Sakura di Naruto). Dopotutto Il cammino dei ciliegi dimostra che pur avendo fatto molti passi in avanti nella rappresentazione femminile, c’è ancora strada da fare. In tal senso credo che sottolineare le mancanza di un’opera non significhi per forza sminuirla pur amandola e apprezzandola. Anzi, si possono usare queste questioni per dare maggiore forza alle nostre argomentazioni.
Penso alla parte dedicata a Dragon Ball e all’importanza del personaggio di Bulma dove si intuisce l’affetto dell’autrice verso questa serie e il suo personaggio femminile più importante. Credo però che tralasciare le problematicità di questa serie sia una grave mancanza – anche perché sono stati sottolineati i problemi e le questioni più scabrose di altre serie shojo che a mio parere erano evitabili.
Difficile capire a chi si indirizza Il cammino dei ciliegi. Abbraccia indubbiamente una tematica ampia e interessante che può piacere a vecchi e nuovi lettori di manga. Il linguaggio spesso aulico è però un limite per magari dei ragazzi giovani che possono non conoscere alcuni termini usati. C’è da dire che però la varietà e la sola citazione di tanti titoli manga (quasi tutti pubblicati in Italia) offre dei buoni spunti di lettura. Avrebbe giovato una bibliografia dei titoli citati, e delle fonti delle citazioni presenti nel testo e delle opere che l’autrice ha usato per informarsi.
Peccato il mancato approfondimento di molti manga/anime e del tema generale della rappresentazione femminile in queste opere. Per queste mancanze il libro risulta sì scorrevole, ma lascia poco al lettore, sopratutto se è un lettore forte che già conosce molti dei manga e dei personaggi trattati. Dall’altra il linguaggio e le numerose imprecisioni lo rendono non facilmente apprezzabile da nuovi lettori che vogliono approfondire i loro manga preferiti e altri. Quello dei ciliegi è un cammino con un po’ di inciampi anche se si presenta bello come un petalo che ondeggia nel vento. Ma, come questo petalo, rimane effimero e volatile.
Seguo Beatrice principalmente sul suo canale youtube e trovo sia molto preparata e molto appassionata del mondo manga e anime, quindi ero davvero curiosa di leggere questo saggio edito Il Saggiatore.
Ho sempre sentito nominare questa casa editrice in modo molto positivo e io stessa ho già acquistato da loro in passato. Ecco perché quando ho visto come era strutturato questo saggio sono rimasta molto stupita in senso negativo.
Infatti, questo libro non è un saggio. Mancano completamente, ad esempio, le note bibliografiche, che sono imprescindibili all'interno di un saggio vero e proprio, perché permettono al lettore di confrontare direttamente con la fonte e all'autore permettono di dare credibilità alle proprie affermazioni e di rafforzare le proprie tesi ed opinioni.
Mi stupisce come Il Saggiatore non abbia preteso la bibliografia per includerla in calce all'opera, segnale questo che forse non ha creduto troppo in questa opera.
Beatrice Lorenzi è sicuramente preparata, non è una massima esperta, ma nemmeno un'improvvisata. Si vede che ci ha tenuto a fare un buon lavoro. In alcune parti si percepiva chiarmente quanto fosse informata su quello che diceva, come nel capitolo sulle majokko, mentre in altri è stata meno puntuale, piu superficiale (anche se il libro non e mai troppo specifico), segno che forse conosceva meno il materiale che andava a raccontare.
Purtroppo, però, l'editore non ha aiutato Beatrice. Lei sicuramente non essendo autrice e scrittrice non aveva molti strumenti che però avrebbero dovuto fornirle la casa editrice e l'editor. Invece, sembra che la stessa casa editrice non ci abbia creduto abbastanza. Pare che Beatrice abbia scritto diverse parti in più che sono state tagliate e si vede. Si vede che certe parti erano più ricche di informazioni perché a volte i capitoli sembrano come mancanti di una conclusione, di una sintesi. Inoltre, sembra che sia stato tutto scritto di getto, non nel senso che Beatrice ha scritto tutto in un giorno e non ha riletto, sono certa ci abbia messo diverso tempo, ma sembra proprio che quello che noi leggiamo sia la prima stesura. Sembra che l'editor non abbia lavorato al libro, che si sia preso lo stipendio e ciao. Lei stessa ha iniziato a lavorare sul saggio solo qualche mese fa, con un po' poco preavviso dall'editore, considerato il lavoro mastodontico che c'è da fare nella stesura di un saggio.
È palese che il lavoro di editing si sia limitato a una correzione di bozze pure distratta, visto che ci sono alcuni errori di battitura. Perché per il resto per come è strutturato il testo non credo che siano state fatte più stesure e il testo sia stato rimaneggiato. Questo per me è credere poco o nulla nell'autrice e nel suo lavoro. Anche l'impaginazione è un po' sciatta rispetto ad altri titolo del catalogo di questo editore.
Quindi invito tutti a giudicare il libro a 360 gradi. Questi errori non sono imputabili a Beatrice, ma sono indubbiamente di editor ed editore. Per il resto, l'edizione è ben curata come tutte quelle del Saggiatore.
Per quanto riguarda il contenuto, come dicevo, Beatrice è molto appassionata e si vede, non scrive un testo accademico ma più una raccolta di suoi pensieri e sensazioni. Avrebbe fatto meglio a privilegiare meno elementi a favore di più dettagli e spiegazioni più particolareggiate, perché a volte risulta tutto come una panoramica molto a volo d'uccello sul mondo manga e anime. Avrebbe fatto bene secondo me a parlare direttamente di ciò che conosceva bene e approfondire solo quello (come majokko, Berserk, Dragon Ball, per dirne alcuni) perché si sente molto la differenza tra le opere che conosce e la appassionano davvero e le opere inserite per arricchire il libro, solo che poi perde un po' la qualità generale.
Concludo dicendo che per me questo libro sono 3 stelline un po' tirate. Spero in una seconda parte o in un'edizione 2.0 dove Beatrice possa parlare meglio e più approfonditamente di figure femminili e manga! Io le consiglio di stringere il campo e di buttarsi direttamente sul genere majokko su cui Beatrice è molto ferrata, magari potrebbe scrivere di quello e darci un bel saggio sulle maghette!
Spero che questa recensione le possa essere utile, e possa esserlo anche per Il Saggiatore. Se volete investire su autori e content creator italiani date loro il giusto supporto e non relegateli ad autori di serie B.
Premetto che ho preso questo libro in biblioteca e non l'avrei mai comprato. Già dalla copertina si capisce che potrebbe non essere utile. Come si può prendere sul serio un libro che parla di manga quando sulla copertina non c'è nemmeno un manga, ma solo un disegno mal realizzato di una donna? Non è chiaro cosa stia facendo. Poi c'è il titolo "Il camino dei ciliegi, le donne nel manga". Non sarebbe stato più sensato chiamarlo semplicemente "Le donne nel manga"?
L'introduzione è confusa e non chiarisce chi sta parlando. L'uso del plurale in prima persona è ambiguo: chi è questo "noi"? Tentano di spiegare i manga, ma lo fanno in modo superfluo. Sarebbe stato più utile se l'autrice si fosse presentata; le poche informazioni fornite sui manga sono facilmente reperibili su Wikipedia.
Il primo capitolo inizia con Dragon Ball, ma non riesco a comprendere l'analisi di Bulma presentata. L'ho visto più di vent'anni fa e ricordo tutto ciò che è stato scritto. Tuttavia, l'analisi sembra piuttosto infantile e, allo stesso tempo, inutile.
Il secondo capitolo, intitolato "La rivoluzione queer", include terminologia moderna popolare sui social media, solo per attirare l'attenzione. In questo capitolo si parla di Lady Oscar, e personalmente non capisco il suo coinvolgimento. Sì, Lady Oscar nasce femmina e viene vestita da maschio dal padre che desidera un figlio maschio... A mio avviso, alcune assunzioni sembrano forzate e le opinioni espresse sono confuse. L'autrice parla in modo vago di vari argomenti, tra cui Oscar, Maria Antonietta e un altro manga che non conosco. Il problema è che, se non conosci il manga, risulta difficile comprendere il discorso.
Il libro poi devia dal tema per discutere di Neon Genesis Evangelion. Conosco l'argomento, ho visto l'anime e noto la deviazione perché il titolo del libro parla di donne nei manga. Sappiamo tutti che c'è una differenza tra anime e manga, e questo anime in particolare non è basato su un manga, quindi è puramente visivo. Se il titolo parla di donne nei manga, non avremmo dovuto discutere di questo anime. Si menziona un personaggio specifico, Asuka, ma mi rendo conto che senza aver visto l'anime, la discussione sarebbe difficile da seguire. Inoltre, non credo che le riflessioni fatte abbiano molto senso: non avrei mai formulato tali pensieri su Asuka. Ancora una volta, la lettura si rivela inutile.
Al quarto capitolo, l’autrice inizia a lamentarsi del fatto che i manga vengono considerati letteratura minore. Non c'è modo di aggirare il fatto che i manga, come i fumetti, non vengono considerati parte della letteratura tradizionale. L'autrice dice: "I manga e gli anime vivono ancora incomprensibilmente lo scherno riservato alla letteratura minore. Non hanno la complessità di Dostoevskij e non sono imprescindibili. Non potrebbero esserci pregiudizi peggiori".
Chi mai si mette a paragonare un libro a un manga? In Italia, il problema è che i manga sono spesso considerati per un pubblico infantile, come i fumetti. Ma nessuno direbbe che sono letteratura inferiore. La letteratura e i fumetti sono cose diverse, proprio per come si presentano. Non mi offende se qualcuno dice che un'opera come Anna Karenina è più importante di Lady Oscar. Sono due cose diverse che devono essere affrontate in modi diversi. Alcuni preferiranno l'una, altri l’altra. Ma lamentarsi di questo in un libro è ridicolo, forse doveva scrivere un post su Instagram invece che un libro.
Il manga presentato in questo capitolo è L'Attacco dei Giganti, di cui ho sentito parlare ma che non ho letto. Ho deciso di non leggerlo perché sono più di 30 volumi. E questo è proprio il problema dei manga: per leggere una storia, bisogna spendere molto. Questa è la difficoltà principale nella lettura dei manga, poiché la storia è spesso inutilmente spalmata su più volumi e pochi possono permettersi di leggerne molti.
Ancora una volta, l'autrice cita Dostoevskij in modo dispregiativo. Ricordo che per leggere Dostoevskij basta spendere pochi euro. Gli ebook possono essere acquistati a partire da due euro. Quindi, forse dovrebbe leggere qualche libro di letteratura e paragonarlo lei stessa ai manga prima di scrivere queste sciocchezze.
I manga hanno i loro pregi e i libri i loro. È importante ricordare che l'uno non esclude l'altro. Cosa è letteratura e cosa non lo è? Non importa, l'importante è leggere.
Nel quinto capitolo si discute sulle Clamp, un collettivo che produce manga, tra cui conosco solo Sakura, e solo di nome. Questi manga sono esaminati brevemente uno a uno ma, ancora una volta, non riesco a comprendere l'utilità di questa presentazione. Potrebbe essere più utile e preciso consultare Wikipedia per avere un'idea della lunghezza e della trama, per capire se questo manga potrebbe interessarci.
Discuterne in questo modo non ha molto senso. Inoltre, non riesco a identificare il tema ricorrente della donna. Qual è il significato del cammino dei ciliegi? Non c'è l’evoluzione di un tema perché ogni manga ha la sua storia e i suoi protagonisti, che possono essere femminili o maschili. L'autrice parla di questi personaggi e di cosa succede loro solo a grandi linee. Non c'è un filo conduttore che unisce queste donne selezionate. Si discute solo di alcune donne nei manga, ma non c'è un tema centrale.
Nel sesto capitolo si discute del manga Nana e di un altro dello stesso autore. Conosco Nana perché ho visto la miniatura dell'anime su Netflix, ma non l'ho mai guardato. Non so nulla dell'altro. Piuttosto che analizzare le ragazze e le donne protagoniste, l'autrice fornisce un tipo di riassunto della trama. Se si intende guardare l'anime, non è consigliabile leggere questo riassunto. Per quanto riguarda Nana, ho dato una letta molto veloce. Potrei decidere di guardarlo, visto che è disponibile. Ma anche se non lo fosse, perché dovremmo leggere un riassunto di una trama?
Il settimo capitolo, dedicato allo studio Ghibli, è molto ridotto e confonde ancora una volta i manga con gli anime. Questo capitolo è scarno e avrebbe dovuto essere evitato.
Nell'ottavo capitolo si discute di alcuni manga, tra cui One Piece e Naruto, che conoscevo solo di nome e che non mi hanno mai interessato. Si parla di questi in modo più o meno approfondito, insieme ad un altro di cui non so nulla. La scrittura rimane caotica e non riesco a trarre informazioni utili.
Siamo arrivati a metà. Dopo ci sono altri capitoli con altri manga di cui non conosco neanche il titolo. Trovo la scrittura dell'autrice noiose, incomprensibile e controproducente. Se voglio conoscere la trama, la leggo su Wikipedia dove è più ordinata. Tuttavia, di solito non leggo mai le trame, non si sa mai, un giorno potrei avere l'opportunità di leggere l'opera.
Ecco che viene menzionata Rossana, un manga che è diventato anche un cartone animato per noi italiani. Subito arriva una frecciata: è stato censurato da Mediaset. È noto che Mediaset ha spesso modificato i cartoni animati, ma va detto che solo grazie a Mediaset, negli anni '80 e '90, abbiamo potuto godere di molti anime, senza nemmeno sapere che erano anime. Li chiamavamo cartoni animati e li guardavamo di pomeriggio, con Cristina D'Avena che ne cantava le sigle. Non dovresti lamentarti di cose di cui non sai nulla. Certo, alcuni sono stati modificati, ma non tutti. Sinceramente, preferisco averli visti in questo modo piuttosto che non averli avuti, perché negli anni '80 e '90 le cose erano molto diverse. Tu, che dici di essere nata negli anni '90, non puoi nemmeno capire quanto ti sei persa.
Un po' di aria fritta anche su Fujiko di Lupin, la conosco da sempre e ho visto tantissime puntate del cartone... Non so, ma leggere le impressioni della scrittrice mi sembra irrilevante. Si parla anche di altre donne sexy che non conosco.
A un certo punto si discute anche di Death Note, il mio manga preferito e uno dei pochi che ho letto per intero, forse l'unico. C'è anche un personaggio femminile importante, Misa. Quello che ha scritto potrei averlo scritto io. Questo mi fa capire che se non conosco un manga, leggere l'autrice che ne parla è controproducente perché rivela aspetti della storia che vorrei scoprire leggendola. Se invece lo conosco, mi dice solo quello che già so. Questo mi conferma che questo libro è vano; sembra scritto da una principiante, nel senso che chiunque avrebbe potuto scriverlo, con l'aiuto di Wikipedia. Infatti, non c'è nemmeno una bibliografia, il che significa che le informazioni ottenute sono derivate in parte da ricordi e in parte da Wikipedia.
Nel capitolo 14, c'è un'intervista con una cosplayer, ma qui stiamo deragliando e andando ancora fuori tema. Chi se ne frega della cosplayer. Nel capitolo 15 si parla di Sailor Moon, che non ho mai letto ma solo visto. Non mi ha sorpreso trovare l'uso del termine "inclusivo", tipico dello stile di scrittura dei social network. Inoltre, l'autrice afferma che gli USA hanno fallito quando hanno creato i Power Rangers per imitare Sailor Moon. Quando si fa un'affermazione del genere, è importante citare le fonti. Ho consultato Wikipedia e ho scoperto che i Power Rangers non sono affatto falliti, infatti sono stati acquisiti dalla Hasbro nel 2018. Inoltre, Wikipedia afferma che i Power Rangers si sono ispirati al franchise giapponese Super Sentai, una serie di film in cui squadre multicolori lottano per la pace mondiale contro forze extraterrestri o demoniache. Questo genere ha influenzato anche altri prodotti animati come Sailor Moon. Quindi, dopo aver fatto una ricerca, ho scoperto che nel libro c'erano due errori in una singola frase.
Infine, ci sono ringraziamenti così melensi che diventa difficile leggerli. Tuttavia, va detto che l'autrice ringrazia anche coloro che sono riusciti a leggere il libro, cosa non scontata. Inoltre, scopriamo che ha scritto questo libro su richiesta dell'editore, quindi non c'è spontaneità: è solo un incarico di marketing. Le tematiche femminili sono attuali, vanno di moda, l'editore vuole pubblicare qualcosa sulle donne e vi inserisce i manga.
Ho scoperto che questa autrice non scrive libri di professione, ma si definisce una Content Creator e una modella. Forse è più abile in queste due attività, ma non posso dirlo con certezza perché non la conosco e non mi interessa conoscerla, mai sentita nominare. Tutto ciò, però, mi fa capire perché questo libro sembra scritto come un post di Instagram.
Un progetto fallito, che non ha senso e che è sbagliato fin dalla copertina inguardabile. Tuttavia, non mi ha sorpreso, è stato proprio come me l'aspettavo.
Possibile che un editore prestigioso e sempre accurato nella selezione dei suoi titoli come Il Saggiatore abbia scelto di pubblicare un libro del genere? Dove l'avrà trovato il coraggio e come avrà fatto a superare l'imbarazzo di ritrovarselo poi nel suo catalogo? Ci sarà dietro un ricatto o una scommessa persa? Probabilmente scritto in qualche pomeriggio per scacciare la noia, il libro è una sequenza disorganica di titoli di fumetti giapponesi, quasi tutti passati in brevissima rassegna (ad alcuni, pure fondamentali, sono dedicate non più di due o tre pagine, se non meno, forse era troppo sforzo diffondersi ulteriormente), quasi tutti ridotti a un riassunto della storia con appiccicate alcune considerazioni quasi mai sorprendenti sui loro personaggi femminili. E basta. Per il resto ci sono solo difetti. Italiano sciatto, errori nel giapponese, errori nella terminologia, errori persino nel riportate alcune storie citate. E poi immagini delle opere messe a casaccio e prive di legami col testo e zero bibliografia sull'argomento. Più che un saggio sul fumetto giapponese pubblicato nel 2023 sembra un insieme casuale di post di un qualche blog di vent'anni fa, e non dei migliori. Una grandissima occasione sprecata per un editore non certo di seconda fila, la dimostrazione che per scrivere di fumetto giapponese non basta averne letti un po', e la conferma che oggigiorno ancora manca la capacità degli editori di collegarsi e dare spazio a quelle teste che sull'argomento hanno l'intelligenza e la competenza necessarie per parlarne. Sono teste che esistono, ma sulla carta a quanto pare arrivano di rado.
Appena sono venuta a conoscenza della pubblicazione di questo libro, non ho perso tempo e l'ho preordinato. Ammetto di non seguire Beatrice tanto quanto seguo altri appassionati o esperti di manga ed anime, ma comunque non ho esitato, perché non avrei mai potuto farmi sfuggire un saggio su questo tema (anche se, adesso che ho concluso la lettura, non so se sia proprio corretto definirlo saggio).
Comunque, già dalle prime pagine si capisce che il libro è stato pensato anche per coloro che non sanno molto di anime e manga – lo si comprende dal fatto che, di tutte le opere, vengono mostrati solo gli strati più superficiali, per evitare di indirizzare il lettore verso spoiler che potrebbero risultare sgraditi. Ciò nonostante, ci sono anche alcuni spunti di riflessione per chi si è immerso già da un po' in questo immenso mondo. Faccio un esempio che riguarda me nello specifico: ho letto Attack on Titan diverse volte, è un'opera che amo in modo viscerale, e tuttavia questo libro mi ha permesso di fare delle riflessioni nuove su Historia, che non mi è mai piaciuta davvero. Continua a non farmi impazzire, sia chiaro, ma il modo in cui Beatrice la tratteggia mi ha aiutato a capire perché ad alcune persone piaccia questo personaggio (cosa che, devo ammettere, non riuscivo proprio a comprendere). Altro merito che riconosco al libro è quello di avermi permesso di scovare titoli da me ignorati fino ad oggi. Ho iniziato a leggere manga grazie ai Big Three e ho sempre continuato con shonen e talvolta seinen, ma con questo libro ho scoperto molti manga di altri generi che voglio recuperare quanto prima (soprattutto Utena, che mi intriga parecchio). Devo dire, poi, che mi sono anche emozionata. Forse sono un po' troppo sentimentale, ma una volta arrivata alla parte in cui si parla di Sailor Moon mi si è sciolto il cuore. È un anime che da piccola adoravo alla follia ed è stato proprio bello notare la cura con cui Beatrice ha scritto quelle pagine. Si percepisce che è un'opera a lei cara.
Da un punto di vista più oggettivo, però, devo riconoscere che ci sono parti in cui il libro risulta essere un po’ inconcludente. I personaggi citati sono parecchi, eppure non a tutti viene riservato un degno spazio. Alcune opere vengono trattate in maniera più dettagliata (è il caso di Sailor Moon ma anche di Dragon Ball, per esempio), ma di altre viene sfiorata solo la superficie, senza che ci sia la possibilità di ricavarne qualche spunto effettivamente interessante. In sostanza, il libro è troppo corto per tutto quello che contiene, anche se non per volontà di Beatrice. Scorrendo sui suoi profili social, infatti, ho scoperto che all'inizio il libro doveva avere circa 300 pagine, che poi sono state diminuite a 180 per "questioni editoriali". Certo, Beatrice avrebbe potuto scegliere di inserire meno argomenti, di concentrarsi solo sui manga e gli anime che meglio conosce, ma comprendo la sua voglia di inserire più opere per offrire una panoramica quanto più ampia possibile. Tralasciando questo aspetto, il vero problema sta nel lavoro di correzione, che chiaramente è stato svolto in maniera parecchio superficiale (alcune parole errate, troppe virgole dove non ci vorrebbero e poche dove invece sarebbero necessarie, punti improvvisi che spezzano il ritmo). È un peccato, sinceramente. Il libro avrebbe dovuto ricevere delle attenzioni maggiori a livello di editing, soprattutto perché in giro non ce ne sono molti che trattano di questo specifico argomento.
In conclusione, do tre stelline. Il mio cuore vorrebbe darne quattro, per l'emozione e gli spunti di riflessione citati prima, però non posso ignorare tutto il resto. Resto comunque con la speranza di poter leggere altro di Beatrice, magari tutto quel materiale che aveva raccolto e che non ha potuto inserire qui.
Visto che i manga e gli anime li bazzico da almeno - gulp - un decennio, forse questo non era il libro per me. O forse sì, diciamo che non si capisce molto. Le figure femminili sono tutte abbozzate, si cerca di descrivere la loro tridimensionalità in poche righe, senza spoilerare troppo le loro storie, trame e dinamiche. Cosa molto difficile, credo. Mi sono piaciuti alcuni collegamenti, soprattutto tra opere diverse, come quello tra Lady Oscar e Innocent. Altre scelte mi sono sembrate fuori luogo, come le interviste inserite laddove si sarebbe potuto occupare lo spazio con una descrizione più approfondita delle figure femminili. In altri casi si è anche andati poco a fondo su alcune questioni e alcuni autori non sono stati criticati a dovere, si è un po' sorvolato sui loro sbagli in nome della loro iconicità (secondo me). Forse troppe poche pagine per la quantità di materiale, troppo vasto. Non sento troppo la mancanza di una bibliografia, ma forse basare l'analisi su fondamenta più solide avrebbe aiutato. Sicuramente una lettura scorrevole, con qualche spunto per chi ha iniziato a leggere e guardare opere giapponesi.
Più che un saggio, una chiacchierata in stile YouTube.
Il cammino dei ciliegi è un libro che si propone di raccontare l’evoluzione delle figure femminili nei manga e negli anime, e lo fa con un tono molto colloquiale, quasi come se ci trovassimo davanti a un lungo video di approfondimento su YouTube. Lo stile è scorrevole, ma a volte poco preciso o approfondito, soprattutto per chi non conosce tutte le opere citate.
L’autrice si sofferma con maggiore passione su quei manga e anime che, con ogni probabilità, hanno segnato la sua infanzia e adolescenza negli anni ’90 e nei primi 2000 (da Dragon Ball a Sailor Moon, da Nana a One Piece) mentre altri titoli più recenti o complessi vengono solo accennati o trattati in modo piuttosto veloce.
Nel complesso, è una lettura gradevole e accessibile, che può incuriosire soprattutto chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di narrazione. Ma per chi cerca un’analisi più strutturata o una panoramica davvero esaustiva sulla rappresentazione femminile nei manga/anime, forse lascia un po’ di vuoto tra i rami.
Molto divulgativo. La passione dell'autrice emerge chiaramente, però non può essere considerato un saggio "serio" sull'argomento (intendo quei saggi ricchi di analisi e con una bibliografia sterminata, per intenderci) per chi vuole ampliare il tema. È adatto ad un* neofita. Vale il prezzo di copertina? Ní.
In conclusione: carino, mi ha dato qualche spunto di lettura manga. E l'autrice è così "kawaii" (giusto per rimanere in tema), almeno da come traspare dalle pagine, che le si perdona qualche pecca.
Troppo superficiale: passa a volo di rondine su tematiche e personaggi buttati nel calderone in quantità eccessiva, era inevitabile che mancasse di un vero approfondimento su le une e sugli altri. Sterile.