A Haworth, un remoto paesino dello Yorkshire, immerso nell’impervia brughiera, un giovane reverendo, Patrick Brontë, resta vedovo con sei figli ancora piccoli di cui occuparsi.
Quasi sopraffatto dal compito che gli si prospetta, con l’aiuto della volenterosa ma inesperta cognata, il pastore fa del suo meglio per crescere i bambini, cercando di impartire loro un’istruzione adeguata e una rigorosa fede in Dio, ma lasciandoli allo stesso tempo molto liberi. I fratelli trascorrono così un’infanzia isolata, nella tetra canonica piena di spifferi, circondati dalla natura e immersi nei loro giochi, sostenuti nella solitudine da un’immensa fantasia, che permette loro di lasciare la brughiera e di vagare nei reami fantastici dell’immaginazione.
Lettori avidi e curiosi di tutto ciò che li circonda, i bambini riescono a trasformare la loro quotidianità spesso monotona in avventure esotiche, e a vivere nella loro mente altre vite, che per loro sono reali quanto quella vera. Pur così uniti da piccoli, e accumunati dalla passione per la scrittura, i fratelli che sopravvivono all’infanzia sviluppano personalità molto diverse. Charlotte e Branwell sono ambiziosi, cercano un riconoscimento per la loro arte e si sentono andare stretti la canonica in cui sono cresciuti; Emily è libera e amante della natura, selvatica come la sua diletta brughiera; mentre Anne è la più tranquilla e dolce, ma allo stesso tempo risoluta e responsabile.
In un’epoca in cui il destino di una donna è quasi sempre quello di essere una moglie e una madre, le tre sorelle rivendicano la loro indipendenza e, guidate dall’intraprendenza di Charlotte, riescono ad affermarsi in un mondo quasi esclusivamente maschile, mettendo sulla carta i loro fantastici mondi interiori.
Questa è la storia romanzata della famiglia Brontë, delle tre sorelle che, nonostante le avversità, sono riuscite a far udire la loro voce in un’epoca che le voleva docili e sottomesse, e a diventare tra le scrittici più famose della letteratura inglese.
Non puoi non appassionarti alla vita della famiglia Brontë e non puoi non gioire o non piangere con loro. Scorrevole e realistico che ti sembrerà di passeggiare nella brughiera con loro!
È un romanzo biografico sulle sorelle Brontë e la loro famiglia. La storia è precisa nel riportare all’attenzione del lettore tutti i dettagli delle vicissitudini di questa famiglia e delle sorelle, che vengono descritte benissimo anche dal punto di vista introspettivo (ognuna con peculiarità caratteriali che emergono chiaramente durante la narrazione e che le differenzia l’una dall’altra). La narrazione dell’autrice è a dir poco perfetta, oltre ad essere informativa è anche piacevole e scorrevole. Leggere "Per la brughiera" è proprio come leggere un romanzo di fantasia, solo che ciò che succede al suo interno è accaduto davvero e ciò spezza il cuore. È stata un’esperienza di lettura unica ed emozionante, un libro indimenticabile e indispensabile per capire il contesto e il processo creativo dei loro romanzi. Dopo aver letto questo libro avrete tantissima voglia di leggere (o rileggere) tutte le opere delle sorelle Brontë in un ottica nuova e più consapevole.
Dell’autrice avevo anche letto "Il nido segreto", la sua prima biografia romanzata dedicata alla vita di Mary Shelley e al suo incontro con il poeta Percy Shelley. Anche quel libro è bellissimo e lo consiglio tanto!
La vita delle sorelle Bronte tra gioie e dolori in uno stile impeccabile e malinconico dal sapore di un classico inglese di quell’epoca. Martina Tozzi ormai per me è garanzia di qualità ed emozione assicurata! 😍 Ho amato tutto e leggendo questo libro ho vissuto con le sorelle scrittrici nello loro canonica nella ventosa brughiera di Haworth. ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️/5
Martina Tozzi scrive una biografia romanzata della famiglia Brontë, che va dalla morte della mamma, Maria, alla morte di Charlotte, l’ultima dei fratelli ad andarsene. Non sono un’esperta della biografia delle sorelle (e del fratello, Branwell), ma ho letto un po’ in rete e mi pare che l’autrice sia stata molto fedele alla verità storica. In un certo senso è come leggere una vera biografia, dunque, ma Martina Tozzi ci regala anche uno scorcio sui pensieri delle Brontë, che rende il libro sicuramente meno “scientifico”, ma più interessante.
Inoltre, Tozzi sa scrivere, e leggere questa biografia romanzata è un piacere incredibile. Passo perfino sopra a qualche toscanismo (“spengere”), dovuto alla provenienza dell’autrice, originaria di Siena, perché mi sono davvero goduta questa lettura. E nonostante sapessi perfettamente che la storia della famiglia Brontë è tra le più tragiche che si possano immaginare, mi sono commossa moltissimo leggendo tutte le disgrazie che capitano a questa famiglia, in particolare sono stata straziata dalla morte di Branwell, Emily e Anne nel giro di pochi mesi.
La storia segue le sorelle e il fratello da quando sono bambini molto piccoli fino all’età adulta e alla morte, quindi possiamo assistere (affascinati) a tutta l’evoluzione di queste donne straordinarie, che creano prima dei mondi immaginari tutti per loro, per poi decidere di provare a pubblicare i propri scritti sotto falso nome: come sappiamo, Charlotte, Emily e Anne Brontë diventano Currer, Ellis e Acton Bell.
Anche Branwell è dotato di grande talento artistico, sia nel campo della scrittura che in quello della pittura, ma purtroppo, a seguito di una terribile delusione amorosa, verrà colto da una nerissima depressione e si rifugerà in alcool, oppio e laudano, finendo per distruggere completamente la propria vita e con essa la propria vena artistica.
Le tre sorelle sono anticonformiste per la loro epoca e, sebbene si adattino a usare tre pseudonimi dal genere non ben definito per riuscire a pubblicare le proprie opere, non si rassegnano mai all’idea corrente che vorrebbe le donne dedite solo alla casa e al marito. Tanto che l’unica a sposarsi sarà Charlotte, poco prima di morire (morirà verosimilmente per una complicazione della gravidanza). Le idee e le parole che Tozzi mette in bocca alle sorelle sono incredibilmente innovative e, se vogliamo, proto-femministe: sicuramente l’autrice si è presa delle grosse libertà nel far parlare i suoi personaggi, eppure non mi risulta difficile credere che le tre sorelle avessero precisamente questo tipo di idee anticonformiste.
Se preferite le biografie “professionali” forse è meglio leggere altro, altrimenti, se vi piacciono le sorelle Brontë e non vi dispiace che un’autrice si prenda la libertà di narrare la loro vita quotidiana, vi consiglio caldamente questo libro. L’unico problema è che vi farà venire voglia di rileggere immediatamente tutto quello che le sorelle Brontë hanno pubblicato. Almeno, a me è successo così.
Voglio essere chiara fin da subito: questo libro vi farà bene e male in egual misura. E non può essere altrimenti in quanto la potenza narrativa cresce di pari passo con la storia. Una storia che emerge dalle pagine e si insinua dentro il lettore, scegliendolo come sua dimora. La violenza dei sentimenti che ci lascia boccheggiare di fronte alla tenerezza di un legame fraterno, un'agitazione non ben definita, e qualcos'altro che trova il suo compimento assoluto tra la carta e inchiostro in un mondo immaginario che nasce e cresce di fronte ai nostri occhi. Questa è la storia autobiografica romanzata di tre donne dello Yorkishire, tre sorelle che nonostante le difficoltà e i pregiudizi di genere, si elevano al di sopra di tutti con le loro straordinarie menti e le loro magnifiche opere. Tre donne, oggi, fondamentali se si discute di letteratura inglese ma non solo, sto parlando delle sorelle Brontë. La narrazione è intensa, capace di sradicarti ovunque tu sia e di condurti con potenza, come spinto dal tipico vento inglese, nella cittadina di Haworth in una casa abitata da delle scrittrici, che sanno d'inchiostro ed erba selvatica, di donne argute e di candele consumate fino a tarda notte. All'epoca di credeva che esistesse la differenza tra intelletto maschile e quello femminile, ed è solo uno dei tanti pregiudizi che le nostre protagoniste dovranno affrontare. Tra i tanti temi del romanzo c'è ne uno che riemerge con un'intensità stravolgente: il voler essere padrona di se stessa. È un desiderio che infiamma tutt'e tre le nostre protagoniste, il non dover dipendere da famiglie estranee che le trattano con distacco, il poter dedicarsi ad un proprio progetto senza però soffocare la propria espressione. È proprio questo complesso sentimento che spingerà Charlotte, Emily e Anne a provare la strada della pubblicazione. Siamo così immersi nel romanzo, che non si può non provare un forte orgoglio di fronte alla pazienza e perseveranza di queste donne. Davvero, quando iniziano ad arrivare recensioni sulle loro opere, la commozione è tanta, che mi sono sorpresa a sorridere entusiasta per questi loro traguardi. Un romanzo intenso capace non solo di raccontare la storia delle sorelle Brontë ma anche di saper andare oltre, di insinuarci nei cuori e nelle menti di queste donne che sono divenute eterne con le loro opere, a distanza di secoli. Che hanno saputo dimostrare come potessero vivere anche sole. Che riescono ancora oggi ad emozionarci con le loro opere intramontabili. Personalmente, uno dei miglior libri che io abbia letto quest'anno 🖤. (recensione completa sul blog respiridinchiostro.mapi)
La biografia romanzata di Emily, Anne, Charlotte e Branwell Bronte ci proietta nell’Inghilterra del 1821, nello Yorkshire, nella canonica di Haworth: frutto di accurate ricerche ma anche di una penna fluida e in grado di riportare in vita lo spirito delle tre sorelle. Ed ecco che uno si ritrova a respirare l’aria fresca della brughiera, ad assaporare l’umidità della pioggia, a godersi il verde dell’erica… e si immagina le giovani Bronte inseguire Branwell e giocare con i cani. E’ impossibile non identificarsi con almeno uno dei Bronte, talmente diverse le loro personalità: l’inquietudine e la natura appassionata ma anche fragile di Branwell, l’amore per la natura di Emily, la natura placida ma forte di Anne e il forte spirito indipendente di Charlotte. Personalmente, totale identificazione con Charlotte… almeno in parte indotta dall’autrice, dato che nella seconda parte del romanzo il punto di vista prevalente è il suo. Ho trovato molto interessante l’aspetto letterario: la nascita delle loro opere e le vicende legate agli editori e alle pubblicazioni, una testimonianza della lotta di molte scrittrici vittoriane per veder riconosciuto il proprio talento in un ambiente quasi esclusivamente maschile (i rifiuti, gli pseudonimi, i pregiudizi).
“Charlotte si lasciò subito trasportare nel mondo fantastico di quell’avventura: la vita che si svolgeva nella sua testa, mentre leggeva, ascoltava storie o fantasticava, era sempre di gran lunga più interessante della realtà della canonica.”
"Per la brughiera" ci racconta delle sorelle Bronte e della loro famiglia. Ci racconta di come Charlotte, Emily e Anne abbiano affrontato le difficoltà che la vita ha messo loro davanti e di come siano arrivate a ottenere un posto nel canone letterario. La loro storia personale è inserita nel contesto sociale dell’epoca, dove la religione e un sistema patriarcale avevano forti ripercussioni sulla vita di tutti e, specialmente, limitavano le possibilità per le donne di poter scegliere del proprio destino. Ho apprezzato molto le descrizioni della brughiera, a volte mi sembrava di essere alla canonica insieme alla famiglia Bronte e sentire il vento che soffiava e gli spifferi che si sentivano per la casa. Un altro aspetto che mi è piaciuto molto sono le descrizioni del mondo fantastico creato dalle sorelle e Branwell, il fratello: attraverso di esso si vede il loro genio letterario e come la loro mente sia in grado di evocare mondi complessi e store avvincenti. Devo ammettere che delle sorelle Bronte non conosco molto a parte quello che ho studiato e questo libro mi ha fatto venire voglia di approfondire la loro vita e le loro opere. Ve lo consiglio!
Ringrazio l'editore per avermi inviato una copia del libro in anteprima.
"Potevano anche abitare in una sperduta canonica dello Yorkshire, ma con la loro fantasia i fratelli dominavano il mondo."
🏰 Ci troviamo in una brughiera sperduta nello Yorkshire, lontana dal resto del mondo. Proprio qui, cresce la famiglia Brontë (sì, proprio quella delle scrittrici!), una famiglia che, nonostante sia colpita dalle disgrazie, resta unita e salda!
🪶 Nonostante l'autrice ci mostri le voci di tutte le figlie Brontë, è quella di Charlotte la voce che risuona più di tutte. Con lei i lettori sognano, si appassionano alla vita, si arrabbiano per le ingiustizie sociali e soffrono per la perdita delle persone care.
✍️ Da aspirante scrittrice quale sono, non ho potuto non empatizzare con la tenacia e la forza di volontà di Charlotte nell'affermarsi come scrittrice e nel combattere per realizzare il proprio sogno. La sua forza, però, risiede nell'amore che riceve dalle sue sorelle e da suo fratello, con i quali condivide gioie e dolori della vita.
❤️ È una storia appassionante, ricca di spunti di riflessione sulla condizione femminile e sulle relazioni umane. Piangerete durante questa lettura, perché la vita delle Brontë non è stata affatto facile, ma sentirete anche il cuore palpitare di emozione!
"Ma la realtà, quasi per tutti, è intollerabile. Regalare alle persone qualcosa su cui sognare, inventare per loro un mondo diverso dove rifugiarsi la sera, prima di dormire, dopo una giornata tediosa e priva di soddisfazioni..questo è un vero dono!" "..Forse perché era donna doveva essere un'immaginetta spenta e noiosa, senza sogni, senza ambizione alcuna se non quella di compiacere un marito, paga solo di compiere il proprio dovere?"
3.75 ⭐️
Ero molto curiosa di cosa potesse celare questa storia, che di base vuole essere una biografia romanzata delle sorelle Brontë, e sapevo già che ne avrei amate le ambientazioni, sia geografiche che storiche. Le pennellate usate per delineare paesaggi ed atmosfere sono infatti quanto mi è piaciuto di più. Con i personaggi invece non sono riuscita molto ad empatizzare, ognuno per un motivo diverso. C'è da dire anche che se siete amanti, più che del lieto fine, dei risvolti "positivi" o comunque di qualche personale soddisfazione all'interno di un racconto, preparatevi a soffrire tanto.. Nel complesso un buon romanzo, assolutamente non pretenzioso ma molto "gentile", nello stile, nei messaggi trasmessi ed in quelle che definirei proposta ed accettazione delle varie vicende.
Ho appena terminato Per la brughiera di Martina Tozzi, il primo libro che leggo di questa autrice, e mi ha tolto il respiro. Per mia ignoranza conoscevo poco o nulla della vita della famiglia Brontë, e proprio per questo il racconto mi ha travolto con una forza inattesa. L’inizio del libro è dolce, quasi leggero e a tratti divertente; poi, però, la vita irrompe con tutta la sua durezza. Dalla metà in poi ho divorato le pagine, spinto dal bisogno di scoprire l’epilogo di questa famiglia tanto straordinaria quanto sfortunata. La scrittura di Martina Tozzi è splendida: intensa, precisa, profondamente coinvolgente. Forse la migliore biografia che io abbia mai letto. In alcuni passaggi il dolore narrato è stato così forte da costringermi a fermarmi, a prendere fiato. Un libro che consiglio a tutti, anche a chi – come me – solitamente frequenta altri generi letterari.
Per la brughiera Martina Tozzi .. .. La storia delle sorelle Brontë, prima di diventare 3 autrici conosciute in tutto il mondo. La loro esistenza, la loro giovinezza, le conquiste umane e lavorative di queste donne, la cui vita è stata tracciata da numerose perdite. Chi erano Charlotte, Emily ed Anne, come hanno vissuto tra i meravigliosi luoghi d'infanzia, circondate dalla brughiera di Haworth, in cui si sono avventurate nella loro giovinezza. La loro mente sempre in movimento, il genio e la fantasia fin da piccole tra immaginazione e realtà… .. .. Ho trovato questo romanzo così bello, per la storia dettagliata delle sorelle Brontë, ho amato proprio scoprire chi erano prima di essere conosciute ed ammirate per i loro scritti. L'autrice ci dà una visione a 360 gradi della vita (romanzata solo in parte) ma così intensa delle giovani ragazze. Un'emozione pagina dopo pagina, per le loro vite, la forza dell'amore e della gentilezza, e soprattutto la meraviglia di una famiglia così unita. Ho assaporato ogni momento, ogni anno raccontato dall'autrice e mi sono sentita trasportata in quella brughiera così cara alle protagoniste. Luoghi che sembrava di respirare per la descrizione minuziosa di odori e sensazioni. Veramente coinvolgente. Un libro tutto da scoprire ❤️ .. .. ⭐⭐⭐⭐1/2/5
Sapete quando un libro vi conquista e vi porta a perdervi tra le sue pagine, assorbiti da un vortice che fa dimenticare quasi chi siamo, per riscoprirsi diversi ma più completi… questo è il caso di “𝓟𝓮𝓻 𝓵𝓪 𝓫𝓻𝓾𝓰𝓱𝓲𝓮𝓻𝓪” Il vento sibila nella brughiera tra ciuffi di erica e felci, il cielo offuscato da nubi e tre sorelle che vagano raccontandosi storie, inventandosi la vita… E tu sei lì che da osservatore inconsapevole ti ritrovi partecipe delle loro avventure, dei loro giochi, sofferenze, passioni, dei loro sogni perduti.
Questa è una storia di donne, che in un’epoca, nella quale le possibilità di autonomia e indipendenza erano pari a nulla, dove lo scrivere era prerogativa soltanto maschile, sovvertiranno la situazione dando voce ai loro pensieri.
Charlotte, Emily e Anne, vengono raccontante, anzi si narrano a noi nella loro veste più vera… da bambine orfane di madre, che trovano un modo per sopperire alla mancanza creando un legame indissolubile, a donne talmente diverse da compensarsi a vicenda… e in tutto questo non può mancare lui, Branwell, unico figlio maschio, l’erede, così legato a quelle sorelle intimamente e intellettualmente da diventarne quasi sopraffatto… In un periodo in cui non avevano niente se non carta e penna, quattro bambini creano mondi fantastici: Agria e Gondal; luoghi segreti, in cui l’accesso era consentito solo al quartetto.
“Charlotte si lasciò subito trasportare nel mondo fantastico di quell'avventura: la vita che si svolgeva nella sua testa, mentre leggeva, ascoltava storie o fantasticava, era sempre di gran lunga più interessante della realtà della canonica. La fantasia era la cosa più preziosa che avesse, e quasi mai lei era davvero Charlotte, ma per la maggior parte del tempo era il personaggio di un libro o di un gioco, molto spesso addirittura il suo amatissimo Duca.”
La storia dei fratelli Brontë è disseminata di eventi nefasti, dove la brughiera con la sua immane cupezza sembra essere il locus più adatto per vivere le tragedie e rigenerarsi, un paesaggio emozionale ed emotivo, che accompagnerà sempre la vita dei personaggi, fino a diventare il vero protagonista.
Nel romanzo l’autrice riesce a tratteggiare in maniera ottima i caratteri dei protagonisti: Charlotte che è fuoco e fiamme, un animo indipendente e ambizioso, contenuto in un corpo così minuto; Branwell talmente lunatico e indisponente, il rampollo che non sarà mai preparato alle cadute della vita; Emily la forza fatta persona, sicura, certa, sembra non vacillare mai, nemmeno davanti alle ali della Morte; in lei si percepisce il legame indissolubile con la natura, con i cani e con la brughiera, che tanto risuona anche nel suo famoso romanzo ed infine Anne, la dolce, sembra la più fragile, ma in realtà è un animo che riesce sempre a trovare la perseveranza per affrontare le avversità.
Nel romanzo possiamo rintracciare disseminati tra le pagine i tanti riferimenti ai famosi romanzi delle tre sorelle a partire dall’istituto di Cowan che altro non è che il collegio di Lowood, dove perderanno la vita Maria ed Elizabeth sorelle maggiori di Charlotte. L’ispirazione per “Il professore” che viene direttamente dal Belgio; “Agnes Grey”, ma anche “Cime Tempestose”, molte problematicità del carattere di Branwell si ritrovano in Heathcliff e Hindley. Questo fa capire quanto la scrittura delle sorelle Brontë attingesse a piene mani da un microcosmo tutto loro.
Dalle pagine si percepisce la pena di Branwell, il ragazzo defraudato dalla vita dei suoi sogni ed aspirazioni, che sembra sempre essere un passo indietro alle sorelle; in certi momenti diventa quasi intollerabile per il suo egoismo. Ho trovato bellissimo il rapporto tra lui e Charlotte, soprattutto per l’evoluzione che manifesta… Branwell sarà il metro di giudizio con il quale Charlotte andrà a rilevare tutte quelle differenze di genere che la società patriarcale impone(va) ad una donna, che dove(va) sempre stare qualche gradino più in basso e proprio per questo farà in lei scatterà la molla che la porterà a volere sempre di più ( già in Jane Eyre si percepisce nella giovane scrittrice un fortissimo bisogno di indipendenza):
“le donne, come gli uomini, erano creature fatte di carne, cuori palpitanti e sogni, e come gli uomini avevano cervelli pensanti e immaginazione in cui rifugiarsi, e desideri e aspirazioni. Erano stati gli uomini a creare quel modello serio e tranquillo di una donna mite e ansiosa di obbedire.”
La storia delle sorelle Brontë e di un’importanza capillare nel nostro periodo storico, sono le antesignane delle femministe, donne costrette al silenzio, che trovano il loro modo di parlare, di urlare… ognuna delle tre va “in direzione ostinata e contraria” dando il via alla propria rivoluzione personale.
“Siamo nate per essere libere, senza catene, ma siamo costrette a scegliere da sole con quali legarci»”
Currer, Ellis e Acton, ci hanno regalato grandi capolavori della letteratura nati nel piccolo villaggio di Haworth nello Yorkshire. Il romanzo ci racconta come Charlotte abbia combattuto con tutta se stessa per il suo sogno, riconoscendo la validità intellettuale dei lavori delle sorelle, ma quanto fosse consapevole che, ancora il mondo non fosse pronto ad incoronare tre grandi scrittrici.
«In ambito letterario, vorrei semplicemente essere considerata senza genere. I libri non hanno sesso, mi pare, e allora perché deve essere così importante quello del loro autore?»
La costante del romanzo è la potenza dell’amore fraterno, che diventa un’affinità di anime che il più delle volte si attraggono ma cadono anche nel respingersi; soprattutto alla perdita di Emily si soffre da morire, empatizzando con Charlotte e Agnes…
Avevo letto lo scorso anno “Il nido segreto” sulla storia di Mary Shelley, che Martina aveva saputo delineare così bene, mi aveva incantata, però in questo caso ha creato a mio avviso qualcosa di ancora più inteso e mi ha totalmente conquistata:
Io ho iniziato a leggere con “Jane Eyre”, ero una quattordicenne in cui era stato instillato da sempre l’odio per la lettura fina a quando non ho incontrato “la storia” che mi ha fatta diventare una lettrice di classici e poi divoratrice seriale…
Se amate come me i romanzi delle sorelle Brontë, i libri di rivalsa femminile, ecco non potete farvi scappare questo romanzo.
É un libro estremamente commovente, decisamente radicato su eventi reali. Alcune caratterizzazioni dei personaggi sono un po' troppo reiterate (Emily ama la brughiera, non serve ripeterlo continuamente), mentre manca la volontà narrativa di prendere in mano la situazione e non inserire elementi che non fossero storicamente attestati. Questo lascia i personaggi poco tridimensionali e a tratti macchiettistici. La prima e la seconda parte del libro sono molto diverse stilisticamente: la prima riferisce fatti salienti e rende narrative parti non rilevanti, eventi incidentali, risultando una cronaca favolistica. La seconda è estremamente più romanzata, tanto che la prima sarebbe potuta essere stralciata e inserita come flashback nella narrazione.
C’è stato un reverendo, nella brughiera dello Yorkshire. Si chiamava Patrick Brontë. Rimase vedovo troppo presto, prima con sei figli e poi con quattro. Charlotte, Branwell, Anne ed Emily per fortuna possono contare sull’aiuto della zia Branwell: quando erano piccoli, prima che il papà andasse a dormire, la zia leggeva loro qualche libro ad alta voce – loro amavano Walter Scott, o ascoltare la vita di qualche personaggio conosciuto, anche se Emily aveva una particolare predilezione per le storie di viaggio.
Ma quel che importava, è che amavano le storie.
Sempre durante la loro fanciullezza, il reverendo spronava i piccoli Brontë a fare un gioco, quello della maschera: indossandola, potevano dire quello che volevano – e forse è proprio a questa maschera che dobbiamo la nascita di Currer, Ellis e Acton Bell.
Charlotte era quella che amava tutti i libri, anche quelli che non comprendeva:
Papà sapeva che amava tutti i libri, tutti i libri, anche quelli che non capiva. Era sempre piena di entusiasmo quando le veniva concesso di sfogliarne uno. Sedeva per terra a gambe incrociate alla turca, si appoggiava davanti il volume e lo sfogliava pervasa da un brivido di piacere. La incantavano le storie che vi erano narrate, ma le piacevano anche i disegni, le illustrazioni, le immagini fantastiche che emergevano dalle pagine.
Charlotte era intelligente, e suo padre era fiero della sua intelligenza.
Branwell, l’unico maschio, era pieno di prospettive, ma per strada si è perso: ha subito le delusioni della vita senza riuscire a vincerle, a rialzarsi – ma non credete che per questo sia un fallito, perché non c’è proprio nulla di sbagliato a non riuscire.
Emily invece è la personificazione della brughiera: aria libera, eterna, attaccata alla vita e alle passioni – è sempre stata la mia preferita tra le sorelle, lo confesso.
Anne è intensa tanto quanto Emily, ne è praticamente l’ombra, ma se sua sorella è la brughiera, Anne è il mare. Ed è proprio lì che decide di terminare la propria esistenza, di riposare per sempre: guardando le onde che si infrangono sulla sabbia.
Charlotte è la prima ad avere successo, anche se non scriveva per diventare famosa.
Ma come sarebbe bello poterlo fare per tutta la vita, ed essere conosciuta e apprezzata per le mie opere. Vorrei che tutti amassero i miei personaggi come io li amo, che provassero delle emozioni grazie a loro.
Charlotte era una donna che scriveva – quale affronto per la società! Robert Southey, nel risponderle ad una lettera, cerca di farla desistere dall’idea di perdersi in mondi immaginari che la allontanavano dalla realtà e dai suoi doveri femminili. Le scrive: “la letteratura non può essere l’occupazione della vita di una donna, e non deve esserlo.
Charlotte pensava che lo scrittore dovesse restare anonimo, scomparire dietro alla storia, così che il lettore potesse immaginarlo nel modo in cui preferiva. Voleva che le persone, leggendo i suoi romanzi, non la vedessero come una donna ma come un autore, perché le donne spesso erano giudicate male nella società – quello che in un uomo veniva lodato, nella donna veniva denigrato. Ma la creatività, la scrittura, non possono avere dei freni legati al gender: Charlotte, quando scrive, non si preoccupa affatto di trattenersi, di risultare opportuna o graziosa. Deve esprimere semplicemente quello che sente, senza censure, senza regole.
In questo splendido romanzo troverete tutto questo, tutti loro. Troverete l’ansia per la vita, la paura, l’apprensione, l’amore non corrisposto e quello realizzato, la libertà – di vivere come di morire. Vedrete dei bambini appassionati di storie e degli adulti dediti alle storie, ma con troppo poco tempo per realizzarle. Accarezzerete la brughiera nel freddo inverno o durante i mesi più caldi, col suo vento e le sue piogge, coi suoi animali e i suoi abitanti.
Una bellissima sorpresa. Mi sono approcciata a questo libro dopo avere letto tutta la bibliografia delle Bronte nel 2024 (con l'eccezione delle opere infantili, che però erano incluse in una mostra che ho visitato anni fa) ma senza sapere nulla della loro vita. Volevo approcciarmi a questa biografia godendo anche del piacere della scoperta, e ci sono state tantissime sorprese. Non mi sono stupita del fatto che fosse un libro brillante - Martina Tozzi mi è stata consigliata da tante amanti del romanzo storico e intendevo leggerla proprio per scoprire come si scrive una biografia romanzata - ma a meravigliarmi è stata l'accuratezza della ricerca e la passione per questo argomento che emerge da ogni pagina. Il libro è davvero dettagliato e sono stata lieta di ritrovare tutti quei particolari (in maniera molto approfondita!) sul mondo fantastico creato dalle tre sorelle Bronte e da Bramwell mentre erano bambini, un mondo che li ha accompagnati per tutta la vita. L'idea di avere questa via di fuga nelle rispettive immaginazioni è per me affascinante, e una vera "finestra" sull'interiorità di altre scrittrici vissute due secoli prima di me. Ciò che mi ha colpito infatti è stata la tanta empatia che mi hanno ispirato questi personaggi: Emily, con il suo amore per le proprie radici e la tempesta implacabile nella sua opera, Anne, così avanti rispetto ai suoi tempi, incompresa ma ispirata da una grandezza che nessuno aveva compreso, tra i suoi contemporanei, e infine Charlotte, che suscita tutta la nostra compassione nell'abbandono desolato che ha vissuto per anni e anni quando suo fratello e tutte le sue sorelle sono venuti meno, a uno a uno. L'avanzare della morte si è sentito, pesante e temibile. Martina è stata capace di farmi vivere le emozioni dei protagonisti, di rivedere in loro le domande, le ansie, le frustrazioni che io provo come scrittrice, e mi ha permesso di vedere il mondo attraverso i loro occhi; occhi diversi tra loro e diversi dai miei, eppure, con una tale umanità da sentirli condivisibilissimi. Ho impiegato molto a leggere il primo terzo di questo libro perché l'ho letto insieme ad altri, ma da un terzo in poi ho deciso di concentrarmi solo sulle sue pagine, complice anche un mio periodo favorevole agli ebook, e questa immersione quasi completa è stata intensa e piacevole - così intensa, in certi punti, in cui le tragedie (vere!) e la solitudine (ancora più vera) vissute dai personaggi mi hanno commossa. Nonostante la sua mole, è una lettura gentile, quasi diaristica, e perfetta da essere assaporata poco per volta, così da farsi avvolgere dalle sue atmosfere - storiche e interiori. Una bellissima prima esperienza con la scrittura di Martina Tozzi, che non vedo l'ora di approfondire con altre opere.
Il libro di cui vi parlo oggi è "Per la Brughiera" di Martina Tozzi edito Nua Edizioni, che ringrazio per la copia digitale #giftedby del libro! Come sapete avevo già letto "Il nido segreto" della stessa autrice e lo avevo amato tantissimo. Questa volta la Tozzi ci porta nella vita delle sorelle Brontë o per meglio dire dell'intera famiglia Brontë.
"Le mancavano la brughiera, le passeggiate con la sua famiglia, il tempo trascorso a creare mondi fantastici e sognare a occhi aperti."
Si tratta di una biografia romanzata della storia della famiglia Brontë. Fin da subito il lettore viene trasportato nella loro vita turbolenta, a partire dalla morte prematura di Maria Branwell, moglie di Patrick Brontë. I figli dei due sposi si ritrovano così a dover imparare a vivere senza la loro madre e con un padre buono, ma che non sa come crescere le sue figlie. Maria, Elizabeth, Charlotte, Branwell, Emily e Anne crescono sani, forti e pieni di immaginazione. I piccoli vengono accuditi dal padre e dalla sorella della madre trasferitasi a Haworth. Le sorelle e l'unico fratello Brontë hanno un rapporto unico, fatto di sostegno, gioia, fiducia e amore l'uno verso l'altro. Purtroppo, la morte torna a scuotere questa famiglia con la dipartita delle sorelle Maria e Elizabeth. Nonostante tutto, la famiglia Brontë continua imperterrita ad andare avanti e il lettore si ritrova nella mente di Charlotte, Branwell, Emily e Anne. Ognuno di loro con la passione di scrivere e con un'intelligenza appassionata. Ci si ritrova immersi nei loro mondi fantastici dove tutto è possibile. Ovviamente anche la loro vita reale continua, una vita che ha come sfondo principale sempre la loro amata brughiera.
"Charlotte era convinta che il figlio che veniva mandato per primo in una famiglia avesse delle capacità speciali, perché era suo preciso dovere prendersi cura di tutti i fratelli minori."
L'autrice descrive la vita della famiglia Bronte come se avesse vissuto con loro. In ogni capitolo si notano gli studi accurati svolti dalla Tozzi, la quale ha cercato di riportare ogni dettaglio con cura e precisione. Ho apprezzato molto come ogni capitolo fosse introdotto da una citazione delle sorelle o del fratello Bronte in lingua originale, ciò ha reso il romanzo ancora più reale. Lo stile di scrittura dell'autrice è scorrevole, coinvolgente e umano.
Per concludere, consiglio la lettura di questo libro agli amanti delle sorelle Brontë o a chi vorrebbe conoscere non solo il lato storico della loro vita, ma anche quello umano.
Prima di scendere nel dettaglio, vi lascio questa citazione che, secondo me, è il cuore pulsante di questa nuova uscita (ringrazio la casa editrice per avermi dato l'opportunità di leggere in anteprima la copia digitale dell'opera).
𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑏𝑟𝑢𝑔ℎ𝑖𝑒𝑟𝑎 è una biografia romanzata sulla famiglia Brontë: - Patrick Brontë, padre e devoto uomo di Chiesa - Maria, la figlia maggiore, paziente e piena di fede - Elizabeth, ricca di buonsenso e dalla risata contagiosa - Charlotte, timida ma attratta da tutto ciò che è esotico e straniero - Branwell, l’unico maschio, ambizioso e tenace - Emily, spirito ribelle e amante della natura - Anne, la piccola di casa, vivace e obbediente Ma c’è spazio anche per la zia Branwell, che si prende cura della sorella malata e poi dei nipoti, e per tutte le creature che abitano con loro tra cui Grasper, Keeper, Flossy e Nero. Un miscuglio di età, personalità, interessi e creature popolano le fredde e tristi mura della canonica di Haworth nello Yorkshire.
𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑏𝑟𝑢𝑔ℎ𝑖𝑒𝑟𝑎 racconta di un paesaggio affascinante e terrificante allo stesso tempo. Quando soggiornano a lungo lontano da casa, la brughiera richiama a sé le sorelle, ma è Emily quella a esserne maggiormente attratta: le creature che vi abitano, la vegetazione, le lunghe passeggiate immerse nella natura senza essere disturbata.
𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑏𝑟𝑢𝑔ℎ𝑖𝑒𝑟𝑎 ripercorre la vita letteraria dei Brontë, una famiglia di avidi lettori e scrittori: Patrick scrisse sermoni e pubblicò poesie a tema religioso mentre Charlotte, Branwell, Emily e Anne, già a partire dall’infanzia, inventarono mondi e personaggi che arricchivano di volta in volta con sottotrame. Nelle opere più mature delle sorelle si scorgono diversi elementi autobiografici: le scarse condizioni igieniche dei collegi femminili e le epidemie che decimano le allieve, l’impiego come istitutrici pubbliche e private, la brughiera, le amicizie e gli affetti più cari eternamente presenti nei loro pensieri.
Dietro 𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑏𝑟𝑢𝑔ℎ𝑖𝑒𝑟𝑎 vi è un’attenta e dettagliata ricerca che, da studiosa di letteratura inglese, ho notato e apprezzato. La scrittura è scorrevole, la storia è strutturata in ordine cronologico e ogni capitolo si apre con dei versi composti da un membro della famiglia. Da non perdere!
"Charlotte si sentì fremere di indignazione. Forse perché era donna doveva essere un'immaginetta spenta e noiosa, senza sogni, senza ambizione alcuna se non quella di compiacere un marito, paga solo di compiere il proprio dovere? Le donne, come gli uomini, erano creature fatte di carne, cuori palpitanti e sogni, e come gli uomini avevano cervelli pensanti e immaginazione in cui rifugiarsi. Erano stati gli uomini a creare quel modello serio e tranquillo di donna mite e ansiosa di obbedire."
Questa non è solo una biografia. Non è solo la storia di tre donne immortali. Se strapperete il velo di Maya, potrete immergervi fino ai polsi in un romanzo di critica sociale, un j'accuse a una società chiusa e bigotta. Un'ode alle donne, al nostro talento e alla nostra tempra.
Le voci di tre donne, tre sorelle così simili e così diverse, si uniscono in un romanzo famigliare carico d'amore, speranza e dolore. Una ballata in onore di tutto ciò che si rifiuta di essere incatenato e costretto nell'arido cortile di vetuste norme sociali religiose, ma che scalcia e grida per spiegare le ali e volare dritto verso il sole.
Sole, senza il denaro e la protezione di un marito, che prospettiva potevano avere tre giovani donne? A quale felicità avrebbero potuto ambire, se non quella di una casa e un consorte del quale prendersi cura fino alla morte? Chi si sarebbe mai ricordato delle tre figlie di un modesto pastore, in una canonica nel cuore della brughiera?
Ebbene, il mondo intero. Il loro nome è ancora vivo sulle nostre lingue, ogni libreria lo porta con orgoglio sugli scaffali.
Armate solo della loro penna e delle loro voci, le sorelle Brontë hanno trafitto le grinfie di un mondo di uomini per diventare immortali. Se la morte le ha strappate troppo presto alla vita, non è stata in grado di cancellare i loro nomi dalla Storia.
Charlotte, Emily e Anne si sono consegnate all'eternità.
Dopo essersi già cimentata nella ricostruzione romanzata della vita di Mary Shelley nel suo precedente lavoro – Il nido segreto – (che desidero recuperare al più presto), in questo testo invece l’autrice ricrea accuratamente la vita della famiglia Brontë.
Come si evince sin dal principio, è un romanzo ben studiato, dalla scrittura accattivante e capace di trasportare immediatamente i lettori in un'altra dimensione spazio-temporale oltre che dritto nei cuori e negli animi di ciascuno dei personaggi.
Inizialmente, mi sono sentita quasi come se fossi una bambina ospitata dai Brontë alla canonica, intenta a conquistarsi la possibilità di poter assistere mentre Branwell, Charlotte, Emily e Anne sono coinvolti segretamente nella creazione di altri mondi e dei loro primi alter ego. In seguito, man mano che ci si addentra negli anni della loro adolescenza, mi sembrava invece di aver stretto amicizia con Charlotte e Ellen Nussey a Roe Head o, ancora, di aver potuto trascorrere del tempo insieme a Emily e ai suoi dolcissimi animali per la brughiera tra discorsi sull’importanza della letteratura e i suoni melodiosi e vivaci emessi dalla natura. Per non parlare delle lacrime che ho versato mentre assistevo, un capitolo dopo l'altro, al finale dal sapore dolceamaro.
Da subito ho capito che si trattava della lettura giusta al momento giusto, specie negli ultimi giorni quando ho letto alcuni pensieri di Charlotte in cui mi sono rivista completamente e i quali mi hanno fatto sentire vista e capita. Non è forse anche questo il potere della lettura? Ritrovarsi in vite e realtà altrui pur non avendole vissute in prima persona.
Questo libro è un dono speciale e indimenticabile a cui continuerò a pensare a lungo.
•Emozioni: si tratta della parola che meglio racchiude l’essenza del libro di Martina Tozzi . Dolore, sofferenza, ma anche gioia, speranza, resilienza trasudano dalle pagine. Martina Tozzi, con il suo stile indimenticabile ed avvolgente, ci regala una biografia meravigliosa, risucchiandoci nell’Inghilterra del XIX secolo.
•La vita della famiglia Brontë fu difficile, costellata da lutti e sofferenze: dopo la morte della madre e delle sorelle maggiori Maria ed Elizabeth, fra i piccoli Brontë si creò un legame indissolubile, di dipendenza, di connessione di anime: se uno di loro si allontanava da casa per ragioni di studio o lavoro, gli altri soffrivano terribilmente la separazione. È come se le loro anime fossero, in realtà, una sola.
•I giochi immersi nella natura, le letture appassionate e la fervida fantasia, divennero i compagni fedeli dei fratelli Bronte: grazie a quest’ultima coltiveranno la passione per la scrittura, inventando dapprima brevi storie, trascritte in libretti minuscoli, poi dei veri e propri romanzi. Il padre insegnò loro l’importanza di una buona istruzione, l’unica via per essere realmente liberi, nonché il valore della famiglia, punto di riferimento e certezza.
•Nelle opere delle sorelle Brontë si rinvengono numerosi riferimenti biografici. Quasi tutte sono ambientati nella brughiera, vera protagonista del racconto di Martina, luogo che vide crescere il talento di Charlotte, Emily e Anne. Le anime delle tre sorelle, del resto, vivono ancora nella brughiera, quel luogo tanto amato r dal quale non si vollero mai separare.
• Il forte desiderio di indipendenza e libertà, consentí - soprattutto a Charlotte - di affermarsi come scrittrice, in un modo improntato sul patriarcalismo. La scrittura fu per lei l’unico strumento per lenire le ferite del suo animo e per esprimere la sua sensibilità. È tuttavia in Emily e nel suo amore per la natura e per la libertà che mi identifico maggiormente.
•Martina ha uno stile sublime: le meravigliose descrizioni ammaliano il lettore, che respira l’aria fresca della brughiera, vede il mondo con gli occhi dei Brontë, inevitabilmente si identifica almeno uno di loro. L’autrice ci regala un meraviglioso ritratto delle personalità di ognuno dei personaggi, con cui il lettore non può non empatizzare. Emerge come il romanzo sia frutto non solo di un’intensa attività di studio e ricerca, ma anche della profonda ammirazione di Martina nei confronti di queste tre donne straordinarie.
Un vero e proprio viaggio nel passato che permette di vivere l’emozionante e intensa storia delle sorelle Brontë. Non ho mai avuto, neanche per un momento, la sensazione che fosse l'autrice a raccontare la storia, a inserire notizie e informazioni e questa è una cosa che ho apprezzato molto. I personaggi hanno vita propria, sono loro a raccontarsi in modo spontaneo, ogni singola emozione descritta diventa reale e l’inevitabile risultato è il totale coinvolgimento nella storia. Mi sono ritrovata nelle scelte di Emily e nelle insicurezze di Charlotte, ho patito i tormenti di Branwell e ho pazientato insieme ad Anne. Conoscevo la loro storia solo attraverso le biografie inserite nei loro libri ma qui, tra le pagine di Per la brughiera, ho vissuto con loro gioie, soddisfazioni, paure, sofferenze e tanto tanto dolore. Ho viaggiato nei loro mondi fantastici, scoperto nuovi posti e visto nascere le loro opere. La scrittura dell'autrice è un concentrato di sensibilità e delicatezza, è capace di appassionare alla storia e di far immergere il lettore in essa. L'ultima parte, e in particolare il finale, mi hanno emotivamente distrutta, è stato straziante accettare la realtà e dire loro addio. Per la brughiera rimarrà una lettura indimenticabile che porterò nel cuore per sempre.
"Davanti alla canonica c'era la chiesa, di cui suo marito, Patrick, era il parroco. Su un lato, il cimitero... Oltre, la selvaggia brughiera, con i cespugli e l'erba selvatica, e un cielo sconfinato a sovrastarla. Non era l'estate il periodo per vederla fiorire, né la primavera. Era poco prima dell'inizio dell'autunno che quella landa si ricopriva di meraviglia, e in ogni dove appariva festoso il violetto dell'erica in fiore."
La prima protagonista di queste pagine è proprio la brughiera della regione inglese dello Yorkshire: la bellezza delle colline ondulate, attraversate da fiumi sinuosi o incorniciate da mura di pietra secca, che si tingono di tonalità diverse al mutare delle stagioni e sono sferzate da un vento incessante che corre libero, rombando e riempiendo ogni anfratto di questa terra, è una bellezza tanto ardita quanto intima, che invita al silenzio, suggerisce introspezione, evoca segreti.
E nutre l'immaginazione dei piccoli Brontë: Charlotte, Emily, Anne e Branwell animano questi spazi sterminati e solitari di mondi, personaggi e storie che nati dalla fervida fantasia dell'infanzia, cresceranno con loro e li accompagneranno fino all'età adulta.
Il silenzio selvaggio della brughiera è per anni l'unico testimone del genio creativo innato dei giovani Brontë: passati ben presto dal gioco alla scrittura, lo fanno di nascosto dagli adulti, descrivendo i loro mondi immaginari in foglietti minuscoli. Che non debba scoprirli il padre! Non approverebbe! Su Branwell, suo unico figlio maschio, il reverendo Patrick Brontë ha grandi aspettative, e le femmine...studieranno quanto basta per essere brave istitutrici e, Dio volendo, faranno un buon matrimonio.
Martina Tozzi in queste pagine che scorrono velocissime per la piacevolezza dello stile, ci racconta come le cose andarono diversamente e come tre ragazze della brughiera nell'Inghilterra del 1800 diventarono Charlotte, Emily e Anne Brontë.
Una biografia romanzata che ho letto d'un fiato e che lascia trasparire tutto l'amore dell'autrice per la storia straordinaria della famiglia Brontë.
REVIEW PARTY NOVEMBRE 2023 PER BLOG LETTURE SALE E PEPE
Onorata e piena di gratitudine per aver avuto il privilegio di posare gli occhi su questo romanzo in anteprima, sono quasi timorosa di non rendergli giustizia, tanta è l’emozione nel recensirlo.
Queste giornate d’autunno ci mettono nella condizione mentale e spirituale per accogliere la lettura di “Per la brughiera”; prendetevi un tè, una coperta e preparatevi a fare un viaggio nel tempo, a quando la vita scorreva lenta e la fantasia poteva vagare nutrendo giovani menti.
Credo non esista al mondo persona che non abbia mai sentito parlare delle sorelle Brönte, ma della loro storia famigliare ne avevate conoscenza?
Questo magnifico romanzo ci prenderà per mano portandoci nel 1800 quando i fratelli Brönte (Maria, Elizabeth, Charlotte, Branwell, Emiliy e Anne) erano ancora in tenera età e ci racconterà il percorso delle loro vite fino alla loro dipartita.
Maria, la loro mamma, si ammalò troppo giovane lasciando prematuramente i suoi figli, la più grande aveva solo 9 anni… Sei bambini senza madre, cresciuti solo dal padre, Patrick Brönte, pastore della chiesa. Non si può nemmeno immaginare lo strazio degli ultimi mesi di vita di una donna, del pensiero costante per suoi bambini, i suoi poveri bambini, che cresceranno senza l’amore materno, e per un marito che rimarrà vedovo così giovane e col peso di dover coprire entrambe le figure genitoriali.
Quando il reverendo si renderà conto di non riuscire a sposarsi nuovamente, deciderà di mandare le sue figlie più grandi in collegio, ma la mala gestione, la malnutrizione e le malattie saranno fatali. Queste bimbe alle quali la vita ha sottratto dapprima la madre, poi la loro casa e gli affetti si ritroveranno alla mercé di persone senza scrupoli, dovendo subire umiliazioni, il freddo, la fame e la malattia.
A ogni lutto i fratelli dovranno raccogliere i pezzi e ritrovare quell’equilibrio spezzato dalla lontananza e dalla perdita.
Sono sempre stata assertrice del fatto che la noia sviluppi la fantasia più di tante sollecitazioni e capire quanto questa mia convinzione sia stata la regola per i fratelli Brönte mi ha rallegrato. Sognare di mondi lontani senza aver mai messo piede fuori dal luogo natio, parlare di avventure e amori senza che ancora questo avvenisse nelle loro vite, è stato sorprendente. La vita poi cercherà, a turno, di allontanar li da casa, ma il loro pensiero sarà sempre quello di ritornarvi, per poter continuare a passeggiare oziosamente nella brughiera, carezzare uno dei loro amati animali da compagnia, essere nutriti dall’amore e dai cibi familiari. Le menti fervide e voraci dei fratelli Brönte sono state in grado di creare giochi sempre nuovi e storie più intraprendenti; il padre si beava dell’intelligenza e arguzia dei suoi figli, ma il senso del dovere gli imponeva di soffocarne il genio riportandoli coi piedi per terra.
Le fanciulle entreranno ed usciranno da collegi per potersi creare un’ istruzione che consentirà loro di rendersi indipendenti, ma diverranno istitutrici insoddisfatte col sogno di poter vivere della loro scrittura. Ma il talento dei fratelli Brönte vibra e arde come la brace che non aspetta altro di divampare in un fuoco. Solo Branwell, in quanto uomo, potrà continuare a vivere alla canonica sentendosi da una parte fortunato ma altresì smanioso di fare nuove esperienze potendo permettersi di sottoporre i suoi componimenti alle menti illustri dell’epoca. Le sorelle invece, in quanto donne, non potranno avere la presunzione di potersi dedicare alla scrittura per mantenersi, era opinione comune che questo le avrebbe distratte dal loro compito principale: essere buone mogli e madri. E le ragazze Brönte si scontreranno contro questo muro più e più volte.
Grandi amanti degli animali e della natura, appassionate conoscitrici dell’animo umano, le sorelle possono essere considerate anche delle paladine che lotteranno per conquistare un briciolo di emancipazione femminile. L’amore sfiorerà solo le vite di alcuni di loro, ma saranno comunque in grado di impregnare i loro racconti di quel sentimento che sarà ai loro occhi così idealizzato da aver difficoltà a riconoscerlo nella vita reale.
Cime tempestose è stato “IL” romanzo che ha turbato la ME ragazzina di 13 anni, scatenandomi sentimenti così inquieti da farmelo considerare, a distanza di 40 anni, fra i più belli letti nella mia lunga “carriera” da lettrice.
Potete quindi immaginare la mia emozione quando, nel corso del racconto, ho potuto intravedere Emily pensare di mettere su carta quel romanzo che le ronzava in testa. Mi sono commossa quando ha nominato Heathcliff per la prima volta, realizzando che il capolavoro stava per prendere forma. È stato come essere una viaggiatrice del tempo invisibile, seduta nell’angolo di quel salotto dove le sorelle erano solite camminare intorno al tavolo creando su di esso componimenti potenti!
Verso la fine il cuore si stringe sempre più, è stata una famiglia tremendamente sfortunata, con la morte che vagava sempre nei pressi della canonica; ho sentito il loro dolore farsi mio, ho pianto così tanto da cercare consolazione confidandolo all’autrice che, nemmeno a dirlo, mi ha confessato di aver provato lo stesso strazio scrivendolo.
Leggendo questo romanzo non si può credere sia stato appena redatto, i modi e il ritmo sono così in sintonia con la storia, lenti e oziosi, che ci insegnano qualcosa che ormai non ci appartiene più in questa vita frenetica. Il nostro cuore rallenta il battito, il respiro si fa più profondo, si alzano gli occhi dalle pagine scorgendo le foglie ingiallite al di là della nostra finestra, si accarezza un gatto accoccolato sulle nostre gambe, una tisana calda è al nostro fianco. Si prende coscienza che nella vita ci serve veramente poco per poter essere sereni con noi stessi, e ringrazio l’autrice per avercelo ricordato e per averci donato questo lavoro sopraffino consapevole dell’imponente lavoro di ricerca che ha dovuto compiere.
Ci sono libri che possiedono una magia. Se ambientati in un periodo storico, consentono un viaggio nel tempo. Se narrano la vita di persone realmente esistite, la restituiscono intera e le rendono più vicine che mai. L'autrice possiede questa magia e ha reso vive e presenti le sorelle Brönte, la loro vicenda umana, la difficoltà del vivere e sopravvivere in un'epoca vicina eppure così distante e malsana, la volontà di scrivere, esprimersi, lasciare un segno di sé, creare. Mi piace pensare che Charlotte, Emily, Anne e tutti i loro familiari, amici, animali di compagnia, abbiano trovato il modo di sussurrarle anche ciò che un certosino lavoro di ricerca e documentazione non avrebbe potuto recuperare. Magia, appunto. Consigliatissimo.
Delicada y bien documentada aproximación a la vida de las hermanas Brontë de forma novelada. La escritura de Martina Tozzi nos traslada verdaderamente a los páramos de Haworth y al interior de esta familia tan especial y tan llena de talento. Si ya habíais leído otras obras similares como "El sabor de las penas" de Jude Morgan, quizá no encontréis aquí mucha información adicional pero, en cualquier caso, si os gustan las hermanas Brontë, no podéis dejar de leer esta historia porque entretiene, enseña y emociona.
Ho sempre amato i libri delle sorelle Bronte ma non sapevo molto di loro. Questo libro mi ha davvero conquistato. Le tre sorelle (e anche il fratello che non conoscevo) sono descritte in maniera approfondita. Mi sono affezionata a tutte loro. Ho ritrovato molte atmosfere dei loro libri, e in certi momenti ho pure pianto, cosa che non mi succede spesso.
STUPENDO. Libro molto commovente, ti trasporta all'interno della storia come se fossi lì insieme alla famiglia Brontë, gioiendo e piangendo con loro. Mi ha tenuta incollata alle pagine dall'inizio alla fine, è assolutamente uno dei miei libri preferiti. Spero tanto che sempre più persone lo leggano ❤️
Questo è un romanzo che bisogna leggere con il cuore saldo, c’è da piangere un bel po’, dalle prime pagine filo alle ultime. Una famiglia sfortunata? Non saprei dire, so solo che, per quanto mi riguarda, l’autrice è riuscita a farmi entrare completamente dentro alla storia, e si, lo ammetto, ho pianto per la madre, per gli animali, per il fratello e, naturalmente, per tutte le sorelle Brontë….
Con ancora le lacrime umide sulle guance, mi vengono in mente queste poche parole…un romanzo magnifico e degno delle sue protagoniste, le sorelle Brontë.