Jump to ratings and reviews
Rate this book

أكابادورا

Rate this book
La Sardegna degli anni Cinquanta è un mondo antico sull’orlo del precipizio. Maria ha sei anni ed è appena diventata «figlia d’anima» dell’anziana Bonaria Urrai, secondo l’uso campidanese che consente alle famiglie numerose di compensare le sterilità altrui attraverso una adozione sulla parola; il patto tacito è che la figlia acquisirà lo status di erede, ma in cambio promette di prendersi cura della madre adottiva nei bisogni della vecchiaia. La bambina è inizialmente convinta che Bonaria Urrai faccia la sarta, e infatti le giornate sono segnate dallo scorrere nella bottega casalinga di una umanità paesana, fatta di piccole miserie e di relazioni costruite di gesti e di sguardi, molto piú che di parole. Accettata come normale dal paese, l’adozione solidale tra la vecchia e la bambina si consolida malgrado lo sfaldarsi circostante delle antiche certezze. Attraverso lo sguardo privilegiato della bambina che cresce, le contraddizioni tra il vecchio e il nuovo emergono via via piú evidenti: nell’esperienza della scuola dell’obbligo, e in quella del confronto tra la fede cristiana e i retaggi di una religiosità assai piú antica nel tempo. Sarà l’imprevista rivelazione del segreto peccato collettivo dell’accabadura – la fine violenta e pietosa a cui Bonaria è incaricata di sottoporre gli agonizzanti in fin di vita – a infrangere l’armonia tra le due donne, costringendo entrambe a fare i conti tra l’etica millenaria di una società morente e i nuovi valori che l’incalzano.

169 pages, Paperback

First published May 25, 2009

486 people are currently reading
9379 people want to read

About the author

Michela Murgia

50 books1,170 followers
Michela Murgia è nata a Cabras nel 1972 ed è stata a lungo animatrice in Azione Cattolica. Ha fatto studi teologici ed è socia onoraria del Coordinamento teologhe italiane. Ha pubblicato nel 2006 Il mondo deve sapere che ha ispirato il film Tutta la vita davanti e nel 2009 il bestseller Accabadora, vincitore del Premio Campiello 2010.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
7,138 (34%)
4 stars
8,973 (43%)
3 stars
3,920 (18%)
2 stars
587 (2%)
1 star
104 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 1,742 reviews
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
February 11, 2019
Tre stelle o quattro? Il romanzo è piacevole e scorrevole anche se non privo di difetti. Ho ritrovato sin dall'inizio la Sardegna di Dessì, di Fois e di Angioni. La partenza va un po' a rilento ed è un tantino insipida: del resto, finisce per subire un involontario quanto impietoso confronto con il capolavoro di Roth che ho appena terminato. Poi alcune espressioni– taglienti pur senza essere ridondanti – come "Gli appezzamenti piccoli e irregolari raccontavano di famiglie con troppi figli e nessuna intesa, frantumate in una miriade di confini fatti a muretto a secco in basalto nero, ciascuno con il suo astio a tenerlo su." e "Un cane nato per morire come maledizione non era cosa per cui dire scusa o grazie." hanno catturato la mia attenzione e simpatia. Inizio così a scoprire una scrittura brillante, e tuttavia l'insieme non manca di quel sapore un po' acerbo di opera prima.

Inizio anche a rendermi conto che il romanzo non ha una struttura strettamente tradizionalista: pur essendovi gli stessi protagonisti e la stessa ambientazione, e pur essendo in ordine cronologico, gli episodi in ogni capitolo sono in un certo qual modo separati tra loro, sono volti a rappresentare i più disparati aspetti della Sardegna nella seconda metà anni '50: le tradizioni e la modernità, le paure e le superstizioni, il cattolicesimo che sconfina nel paganesimo, la tensione ad una riunione con l'Italia e il continente tutto, in contrapposizione ai sentimenti/desideri di isolazionismo. Solo procedendo verso il finale, questi che apparivano come episodi distanziati di diversi anni l'uno dall'altro, verranno amalgamati nell'evolversi della prospettiva.

L'intreccio è completo e compiuto, con un finale 'aperto' nella giusta misura, e anche il viaggio nel continente compiuto dalla protagonista non mi è parso inutile (come invece altri hanno osservato) all'economia della storia, ma in generale c'è una elevata prevedibilità della trama.

Trama che non è comunque l'essenziale perché non si sta parlando di un giallo ma di un romanzo che vuole proporre un argomento spinoso: il tema dell'eutanasia è affrontato con una buona dose di sana sfacciataggine, sebbene si senta la mancanza di un pochettino di sostanza in più sotto la superficie; ci poteva stare anche più approfondimento psicologico dei personaggi laddove invece l'autrice si limita a brevi flashback per spiegare gli antefatti.

Al termine del libro e della recensione mi accorgo di aver annotato tanti aspetti positivi e altrettanti 'tuttavia' a fare da contrappeso. Resto a chiedermi come mai ci siano così tanti sardi – e così bravi – a raccontare l'ambiente, la storia e le tradizioni della propria terra. Non ce ne sono altrettanti qui in Emilia, e non così bravi, eccezion fatta per un paio di "mostri sacri" della bassa. A questo non ho un 'tuttavia' da opporre. E allora: giudizio tre stelle e mezza, per la facciata lasciamone pure quattro.
Profile Image for Paolo Ciampi.
Author 42 books23 followers
December 4, 2013
"- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il senso, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.

- E quale parte era?

- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto".

Che libro potente, Accabadora di Michela Murgia, per quello che dice e per quello che tace, per le parole con cui avvicina il mistero della vita e per le parole con cui se ne tiene a rispettosa distanza. Libro necessariamente poetico, perché solo la poesia può raccontare e allo stesso tempo tacere. Libro che apre uno squarcio di luce su una Sardegna arcaica, prossima al precipizio della modernizzazione, per donare grani di una possibile verità che in realtà non prescinde da noi.

E quella figura vestita di nero, che talvolta viene chiamata di notte, la vecchia sarta che altri chiamano accabadora: l'ultima madre, pronta a farsi carico di una morte pietosa. Lasciate da parte le lacerazioni dell'etica, le diversi visioni sulla vita e sulla morte. Prima di tutto c'è la grandezza di questo personaggio.

Questa figura d'ombra, che appartiene all'ombra. E che come un'ombra tornerà di tanto in tanto a trovarci per porgere le domande più difficili e necessarie.
Profile Image for Roberto.
627 reviews1 follower
August 7, 2017
L’inizio è abbastanza originale; la storia, tutta al femminile, vede protagoniste due donne di generazioni distanti fra loro. Il romanzo si apre con una vecchia sarta che vede la giovane Maria rubacchiare in un negozio e la adotta, perché «le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge».
La sarta da quel momento insegnerà a Maria l’arte raffinata e difficile della sartoria, ma soprattutto a mantenere l’umiltà necessaria per vivere, e morire, con dignità.

La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli. Ma questo non impedirà a Tzia Bonaria di far crescere Maria e di farne la sua erede, chiedendone in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno.
Eppure c'è qualcosa in questa strana vecchia misteriosa vestita di nero e nei suoi lunghi silenzi che accende un’ombra di spavento negli occhi di quelli che incontra. Ci sono improvvise uscite notturne che Maria scopre senza capire. Quello che tutti sanno e che Maria non immagina, è che Tzia Bonaria Urrai oltre a cucire gli abiti, è pronta quando è necessario a entrare nelle case per portare una morte pietosa. Il suo è il gesto amorevole e finale dell'accabadora.

Poi improvvisamente, nella seconda parte del romanzo, la scena si sposta a Torino. Questa parentesi piemontese assolutamente inutile, irrilevante e senza legami con la storia principale, fa pensare solo ad un artificio per allungare il libro, forse troppo breve altrimenti. Il finale, noioso e banale, di nuovo ambientato in Sardegna dopo l’inutile intermezzo, non riesce a risollevare le sorti del romanzo.

Ho trovato la storia un po’ strana e inconsistente, lo stile letterario del libro abbastanza povero, con una scarsa descrizione dei personaggi, dell’influenza dell’ambiente su di loro e della cultura sarda. E l’importante tema dell’eutanasia trattato in modo certamente superficiale. Onestamente mi domando perché il libro abbia avuto tanto successo…
Profile Image for Donatella.
172 reviews28 followers
September 11, 2010
Sono venuta a sapere dell'esistenza delle Accabadoras in Sardegna solo qualche anno fa e sono rimasta affascinata da quest'aspetto della nostra cultura che io, che provengo da una famiglia piuttosto bigotta, non avevo mai sospettato potesse esistere. Di solito non amo molto i libri in cui la sardità viene esposta in modo così marcato, al punto da staccare il racconto da un possibile respiro universale, ma in questo caso ho riconosciuto come mia, al di là della mia ignoranza di superficie, questa cultura profonda e radicata, molto antecedente al cristianesimo, che non è mai stata soffocata.

Qualche anno fa ho saputo che l'ultima accabadora di cui si sapesse ufficialmente l'esistenza ha subito un processo negli anni '50, era ogliastrina (l'Ogliastra è una bellissima regione situata nella costa est della Sardegna) e curiosamente venne difesa, come testimone a favore, proprio dal parroco del paese.
Come medico sebbene la psichiatria mi metta raramente a contatto con la sofferenza fisica di tipo agonico, ho avuto ed ho l'occasione di assistere persone che da anni patiscono sofferenze inimmaginabili. Come donna del mio tempo attenta alle leggi, osservo con impotenza questo dolore e comprendo in modo profondo e radicale la grande pietas che moveva le mie antenate (neanche tanto lontane) e i miei conterranei verso un gesto liberatorio che oggi si guarda stupidamente con lo stesso occhio con cui si giudicherebbe un volgare delitto. Quand'ho conosciuto l'esistenza delle accabadoras la mia sorpresa è stata in fondo solo superficiale.
Profile Image for Sandra.
963 reviews333 followers
July 27, 2021
Avevo alte aspettative che sono state parzialmente deluse. Il libro è molto ben scritto, con un linguaggio evocativo, metaforico e adeguato a portare chi legge nel cuore di una Sardegna ancestrale e magica. I temi trattati sono importanti: il senso della maternità, l’eutanasia, ma sono trattati superficialmente. Poi, da un certo punto della narrazione, e precisamente da quando Maria, la protagonista, va a Torino, c’è un cambiamento in peggio, pare di leggere una sceneggiatura cinematografica, finché ci si avvia a un finale prevedibile. Forse sarebbero tre stelle e mezzo, ma ormai ho deciso per quattro.
Profile Image for Uhtred.
361 reviews27 followers
December 17, 2022
Generally speaking, I think it is better not to know very much the authors of the books: yes, it's okay to see the photo of their face, yes, it's okay to know what age they are, where they were born and what studies they did, but nothing more. This is because most of the time you are disappointed in their personality and their way of being, to the point that you no longer read their books, which perhaps deserve to be read instead. This is the case, for me, of Michela Murgia, of whom I have hardly read anything just because I don't like her way of being. I find her opinionated and arrogant. However, to overcome my limitation, I read Accabadora, and I must say that I did well. Nothing memorable, but a good 4 star book. Accabadora is set in 1950s Sardinia and deals with rather delicate issues, such as adoption and euthanasia. The protagonist is a little girl named Maria, who is adopted by Bonaria Urrai, the elderly seamstress of the village. Bonaria asks the child's family for consent to take care of her and obtains it without resistance, given that Maria was considered a burden for her family. Maria will soon discover that Bonaria is not an ordinary woman: in fact, she sees the dark parts of people, she knows how to do spells and, when asked, she enters people's homes to bring death. Maria creates a mother-daughter relationship with Bonaria and in the village the little girl is called “fill'e anima”, that is, “daughter of the soul”, the daughter that Bonaria never had as a young woman and who arrives late in life as a blessing from heaven. Bonaria gives Maria a home and the opportunity to get educated, asking her in exchange only to keep her company and take care of her a little. We soon understand that Bonaria is a mysterious woman: she usually loves to dress in black, she talks very little, people look at her with respect and fear, she often talks about life and death, she often goes out alone at night .... And in fact, after a while we discover that Bonaria is the accabadora of the village, the finisher, the one who knows spells. She is the last mother, the woman who helps those without any hope to reach the peace of the afterlife, to die in peace. Maria only discovers this when she finds out from her friend Andrìa, who one night had surprised Bonaria in the act of doing her charitable work towards his brother, who had a leg amputated and who had begged for her to end his suffering. Maria is shocked and decides to leave Sardinia to work as a nanny in a Turin family, where she creates a relationship with the two children of the family, Anna Gloria and Piergiorgio. The relationship with the boy, however, is seen as dangerous by his parents and Maria is fired. One day, after almost two years, Maria receives a letter from her sister asking her to return to Sardinia, because Bonaria is not well. Maria then returns to the village to respect the promise she had made many years earlier, namely to take care of Bonaria.
Bonaria experiences excruciating, unbearable pains and Maria, seeing her suffer so much, makes new assessments on the issue of euthanasia, wondering if she should operate that on Bonaria. But luckily, in the moment of the decision, Bonaria dies naturally, thus avoiding Maria to resort to the extreme gesture, leaving Maria with the awareness that she has fully understood Bonaria only in those moments. The book is intense with atmospheres on the edge between reality and suspended in time, where ancient legends unchanged for centuries coexist with current events.
I don't like Michela Murgia, but this book really deserves to be read.
Profile Image for leti lo yeti.
250 reviews
March 10, 2024
Murgia descrive magistralmente i riti e i personaggi di una Sardegna ancestrale. Conoscevo l'autrice ma non avevo mai letto nulla di suo, e questo libro si è rivelato un'ottima scoperta.
Profile Image for Come Musica.
2,058 reviews627 followers
August 11, 2023
“Il tempo le servì tutto per farsi accabadora dei suoi ricordi, e trattare gli avvenimenti che l’avevano portata a quella decisione come persone da far salire o meno sul traghetto per il continente. Uno per uno li segnò, mentre li ricordava per dimenticarli, e quando arrivò al porto di Genova scese dalla nave sentendosi più leggera, convinta di aver lasciato sull’altra terra tutta la zavorra delle sue ferite.���

Non avrei voluto leggere Accabadora oggi. Non avrei voluto perché era da tantissimo tempo che mi ero ripromessa di farlo, prima che lei morisse. E invece è successo proprio come mi ero ripromessa di non fare.

Ieri, nella serata di San Lorenzo, notte delle stelle cadenti, si è spenta una donna coraggiosa e luminosa come una stella.

“«Quando finisce un lutto, Tzia?»
La vecchia non aveva alzato nemmeno la testa dal grembiulino che stava rifinendo.
«Che domande mi fai… quando finisce il dolore finisce il lutto».
«Quindi il lutto serve a far vedere che c’è il dolore…», aveva commentato Maria credendo di capire, mentre la conversazione già sfumava nel silenzio lento dell’ago e del filo.
«No, Maria, il lutto non serve a quello. Il dolore è nudo, e il nero serve a coprirlo, non a farlo vedere».“

Questo libro parla di morte, di legami che vanno al di là dei legami di sangue. E parla di amore, anche, di quello che si riesce a percepire tra le pieghe di questa storia ambientata nella Sardegna degli anni cinquanta.
Profile Image for Paula Mota.
1,662 reviews563 followers
November 26, 2022
4,5*

A filha de Taniei Urrai aprendera a lei não escrita pela qual são apenas malditas as mortes e os nascimentos consumados na solidão, e não tivera importância alguma o facto de a sua tarefa ter sido apenas a de observar. Com 15 anos, já era capaz de entender que certas coisas, fazê-las ou vê-las fazer, trazem consigo igual culpa e, desde então, nunca mais duvidou de que não seria capaz de distinguir entre piedade e delito.

Muitos dos meus livros ficam no limbo do Goodreads depois de terem sido concluídos, ou seja, aparecem como estando ainda em andamento, mas aguardam apenas por tempo ou inspiração, que muitas vezes se torna exasperação, para a respectiva resenha, no entanto, sobre “Acabadora” preciso de opinar a quente, quando ainda está viva a emoção que me causou o seu último capítulo. Previa que tudo apontasse para um certo final quando a personagem mais velha diz à mais nova “nunca digas desta água não beberei, pode ser que te encontres na tina sem sequer saberes que lá entraste”, quase em jeito de praga, num livro onde abundam as maldições, os esconjuros e os amuletos, mas o toque final surpreendeu-me, o que eu agradeço sempre.
No centro neste romance que parece intemporal mas que se passa nos anos 50 numa terriola da Sardenha, está a velha costureira Bonaria, “velha desde a juventude”, “viúva de um marido que nunca com ela casara”, que acolhe como “filha de alma” Maria, a menina mais nova de uma viúva.

Ficando viúva e com quatro filhas, Anna Teresa Listru de pobre passou a mísera, aprendendo a fazer o cozido – como dizia – até com a sombra do campanário. (...) Se o preço para tal era a criatura, não fazia mal: ela de criaturas tinha ainda outras três.

O que se segue deve ser descoberto pela leitura desta história onde a dignidade, piedade e moralidade que regem a vida de Bonaria assumem novos contornos perante a iminência da morte.
Michela Murgia dá-nos a conhecer esta figura do folclore sardo conhecida como Acabadora, ou Senhora da Boa Morte, socorrendo-se de uma linguagem que oscila constantemente entre a brutalidade...

- Pudesse eu nunca a ter tido, que só Deus sabe que na minha situação três já eram suficientes.
Nem mesmo aquele aborto retroativo suscitou algum sinal evidente no rosto de Maria. Permaneceu imóvel com a inconsciência indolor de quem nunca realmente nasceu.


...e a delicadeza...

Desde o seu regresso, tinham-se visto algumas vezes, mas sempre com a circunspeção dos assaltados, incapazes de reviver a confiança que os tornara cúmplices dos inconfessáveis delitos de que só os meninos sabem manchar-se, antes que se lhes diga que são inocentes.

...numa obra que justifica todo o zunzum que tinha ouvido acerca dela e que pode até abalar as convicções daqueles que se arrogam o direito de dizer o que é certo ou errado.

- Cala-te, não sabes o que dizes. Foste tu mesma a cortar o cordão? Não te lavaram e não te aleitaram? (...) Na altura, decidiram outros por ti e outros decidirão quando for preciso fazê-lo. Maria, não existe ser vivo que não chegue à sua hora sem ter tido pais e mães em cada esquina.
Profile Image for Arwen56.
1,218 reviews336 followers
March 15, 2015
Scritto benissimo, va detto. Con una proprietà di linguaggio che si sta facendo rara, di questi “stitici” tempi. Affronta, inoltre, il tema dell’eutanasia da un’angolazione e da una prospettiva molto originale e ben sostenuta.

O, almeno, lo fa fino a pagina 120 (della mia edizione, s’intende), quando la protagonista parte per Torino.

Dopo di che, precipita nel baratro del déjà vu in un modo talmente rapido che avrei persino potuto anticipare, senza averli letti, le situazioni, i comportamenti e, forse, finanche le parole esatte usate dai diversi personaggi.

Peccato. Un’opera interessante, ma molto acerba. O che magari ha patito l’onere e il peso di mal consigli da parte degli editor. Una specie di “vorrei, ma non posso” che non soddisfa affatto il lettore. O, per lo meno, non ha soddisfatto me.

Staremo a vedere come procede.
Profile Image for Gattalucy.
380 reviews160 followers
August 24, 2012
Grazie Michela

Solitamente diffido dai libri che hanno molto successo.
E di questo sapevo mi avrebbe parlato della “dolce” morte (sarà dolce mai?)
E invece vi ho trovato molto di più.
Ho trovato dipanate le emozioni, i groppi alla gola, le lacrime che non si vedono ma che scorrono dentro più salate delle altre. La forza dei bambini che, nati orfani d'amore, possono riconoscersi figli di molte madri che nella vita li aiutano a crescere.
Ma soprattutto la dolce melodia incerta tra la ninna nanna e il pianto funebre di chi si riconosce appartenente alla stirpe di coloro che, per scelta o per tradizione, da sempre accoglie il pianto di chi arriva e chiude gli occhi di chi se ne va.
Delle donne appunto.
Profile Image for Gauss74.
464 reviews93 followers
January 7, 2014
Il romanzo d'esordio di Michela Murgia gode di fama meritata. E' la prima considerazione che mi è venuta in mente mentre leggevo "Accabadora", e lo ha fatto nonostante le insicurezze e le ingenuità dello scrittore in erba ci siano tutte.

Soprattutto perchè questa ragazza ha coraggio da vendere. Ci vuole coraggio a scegliere un tema spinoso e terribile come quello dell'eutanasia, ed ancora di più per metterlo in piazza a viso aperto e quasi con sfrontatezza; in misura quasi incredibile se questo tema lo si mette allo scoperto all'interno della struttura sociale conservatrice, retrograda, moralista e omertosa della Sardegna contadina.

In questo mondo riarso dal sole, dove persino i pensieri sembrano cotti e frollati dalla miseria, tutto è sovrastruttura, tutto è regola non motivata e non contestabile che a tutto provvede tranne che alla libertà.
E' sovrastruttura l'istituzione familiare che consegna i figli ai genitori come fossero merce, e che come merce vengono prestati e venduti in situazioni estreme secondo precetti anche questi chiari ed immutabili (il romanzo si apre con la vendita a "fill'e anima" di una bambina).
E' sovrastruttura il rapporto di vicinato e più in generale il rapporto sociale tra famiglie, codificato secodo la legge del più forte e della vendetta, ligio a superstizioni antiche quanto il mondo;

E' sovrastruttura il Cristianesimo. Michela Murgia si sofferma con una persistenza quasi sadica su questo patetico guscio vuoto peggio dei molluschi seccati nel mare. Tra un popolo che ha rinunciato da tempo all'amore, che senso può avere il messaggio di Cristo? Rosari sussurati da vecchie beghine dall'anima ancor più rugosa della pelle, segni di croce accompagnati da scongiuri che hanno del pagano ancor più che del demoniaco; un messaggio che dovrebbe essere di forza e di speranza ridotto a paradigma di debolezza e rassegnazione ( "tra cristiano e forte, ha scelto di essere forte"). Proprio questo parallelismo tra fede e debolezza è il segnale più violento di come la religione cristiana in queste terre è stata imposta ma non ha permeato il sentire comune. Patetico nella sua umanità il parroco di Soreni (il paese in cui si svolge la storia) che non trova le parole per sfuggire l'incontro con la sardegna profonda e pulsante, che con il suo stesso essere sembra negare il messaggio che il prete porta ed anzi ribadisce a testa alta la sua paganità.

Questo è un tema decisivo del romanzo (e la Murgia non ha finito qui di trattare con esso, se una delle sue opere successive si intitola "Ave Mary") ma non è di questo che si parla. "Acabar" in spagnolo significa "terminare". E accabadora a Soreni è sovrastruttura pagana, è ruolo oscuro di cui non si parla, è apportatrice di dolce morte. Questo libro cerca di guardare in faccia a quell'oscurità, e riesce a farlo con precisione ma con delicatezza: insegnando il rispetto per il terribile dolore di chi è chiamato a compiere la scelta, per la tragica condizione di chi accetta il ruolo di sentire la morte, per la bruciante presa di coscienza che potrebbe non essere possibile restare dentro al rassicurante precetto quando ad essa si guarda in faccia.

Non è un libro privo di difetti. Una intera parte (quella della migrazione della protagonista sul continente) sembra inutile e avrebbe potuto essere rimossa; in alcuni punti è prevedibile e favolistico (sembra una coincidenza troppo grande che la accabadora di Soreni dovrà vivere in prima persona l'esperienza dell'acabar!), e forse per questo non riesco a dargli il massimo dei voti.

Ma considerando che si tratta di un'opera prima, e che riesce in poche pagine snelle e brucianti come fiamme sia a rendere la barbara e pulsante vitalità della Sardegna che a proporre una non banale riflessione su un tema drammatico e mai risolto, giudizio assolutamente positivo e consiglio sicuro di lettura e di riflessione.

Tengo d'occhio la Murgia per le sue opere successive e nella sua intensa e vivace attività sociale, anche in rete. E' una donna di cultura consapevole e moderna in tutti i sensi, che sembra avere molto da dare.
P.S. un saluto a Mosè, il primo cane delle mie letture del 2014 ed il secondo pastore sardo di sempre, affiancato all'indimenticabile Murazzanu di marcello Fois. Speriamo di incontrare tanti cani anche quest'anno!

Profile Image for shizuku.
124 reviews26 followers
August 16, 2022
داستان در مورد دختری به نام ماریا که فرزند آخر یک خانواده هست ،سه تا خواهر و مادری بیوه داره که به علت فقر آنا،مادر ماریا ،ماریا رو «فرزند روح » یک پیرزن می کنه،همون فرزندخواندگی ،داستان از جایی شروع میشه که این پیرزن رفتاری مشکوک داشته و ماریا می فهمه که اون قابله مرگ هست ،یعنی کسی که کمک می کنه آدم ها راحت تر بمیرن و داستان شکل میگیره
داستان برای من یکمی تم کتاب« مثل آب برای شکلات» رو داشت ،با این تفاوت که پرداخت در این کتاب ضعیف تر بود ،داستان یکمی مایه های فانتزی و جادویی داشت ،ایده داستان خیلی عالی بود اما برای من پرداخت یکمی ضعیف بود،دوست داشتم داستان مرگ های بیشتری رو به تصویر بکشه و یه جایی اطلاع دادن در مورد خانواده ماریا متوقف بشه و در مورد داستان بگه بیشتر در مورد پیرزن بگه ،نمیدونم سانسور تا چه حد بوده اما یک جاهایی احساس میکردم از هر نقطه ای پراکنده گویی شده و داستان حیف شده،اما همین چیزی که خوندم رو دوست داشتم و اگر یکمی سنم کمتر بود احتمالا عاشقش می شدم

از متن کتاب:
وقتی کسی برای خاکی می میرد، آن خاک وطنش می شود. هیچ کس برای خاکی نمی میرد که مال او نباشد، مگر آنکه احمق باشد


تزیا، یک عزاداری چه زمانی تمام می شود؟

- این چه سؤالی است؟... هر وقت اندوه تمام شود، عزاداری هم تمام می شود.

ماريا ليسترو، برای آنچه نمی شناسی نام تعیین نکن. در زندگی مجبور به انتخاب چیزهایی خواهی شد که دلت نمی خواهد، و تو هم با زور مثل دیگران مجبور خواهی بود آنها را انتخاب کنی، زیرا باید انتخاب بشوند.
Profile Image for stefano.
188 reviews160 followers
November 14, 2019
Letto tutto d'un fiato, perché volevo vedere se davvero andava a finire come avevo immaginato dalle prime pagine. E va a finire proprio così. Storia banale, infarcita di luoghi comuni da Sardegna magica che fanno venire il voltastomaco. Mentre lo leggevo mi sentivo come Medina Reyes nei confronti di Garcia Marquez: "Non nego la sua qualità di scrittore, ma quelli della mia generazione non si riconoscono nel realismo magico. Lo stile che ha incantato il mondo è una formula usurata per lettori nostalgici, di cui approfittano venditori di fumo come Isabel Allende". Ecco, io sicuramente non sono Medina Reyes, ma anche Michela Murgia di certo non è Garcia Marquez.
Insomma, insopportabile l'atmosfera del paesino sardo degli anni che furono, scritta ad uso e consumo dei lettori continentali. O dei sardi che vogliono riscoprire le loro magiche radici.

A parte tutto questo fastidio, ma che è un fastidio solo mio e che a tanti altri può piacere, ho notato delle cose strane. Primo: il modo di scrivere "tzia" e "Frantziscu". Ma il "tz" non si usa in luogo della doppia zeta? O almeno, nei cognomi sardi non funziona così? E allora perché scrivere "tzia" o "Frantziscu"? Per fare vedere che sono robe davvero sarde, genuine al 100%? Però può essere che mi sbagli, pur essendo sardo, e parlando in sardo, non sono un sardologo. Per fortuna.

Secondo: i dialoghi. Ma in un paesino della Sardegna degli anni cinquanta e sessanta si parlava in italiano? Non credo. Al di fuori dell'ambito scolastico io ho sempre parlato pochissimo in italiano e sono nato nel 1982, quindi parecchi anni dopo l'ambientazione del romanzo. Che poi i dialoghi in italiano potrebbero pure starci, ma delle due l'una: o i dialoghi sono una trascrizione in italiano di ciò che è stato pronunciato in sardo, e allora le espressioni in sardo non c'entrano nulla, oppure siamo di fronte a mezzi analfabeti che nel 1957 parlavano perfettamente in italiano infilando ogni tanto una battuta in sardo. Ecco, va benissimo sospendere l'incredulità per godere di un racconto, ma fino a un certo punto.

Terzo: ma si poteva stare per tre mesi in coma, negli anni sessanta, in casa?
Profile Image for MonicaEmme.
367 reviews154 followers
September 5, 2023
Non ne sapevo niente! Niente della trama, dell' argomento spinoso. Niente di niente se non quella faccetta angosciante in copertina.
Non avevo idea di cosa fosse l'accabadora. Ora lo so, ma avrei preferito non saperlo perché, come al solito in queste cose, non so da che parte pormi.
L' ambientazione è un paesino in Sardegna nei primi anni cinquanta. Maria Listru, ultima di quattro figli, viene affidata ad una donna, Bonaria Urrai, che la prende come "figlia d'anima".
Molto spesso ci si ritrova a chiedersi chi sia il vero protagonista del libro, ma in fondo che importanza ha? Quando un libro è scritto proprio bene e mai niente è scontato, chissenefrega!
Come dicevo prima l'argomento è spinoso antico, ma assolutamente attuale! Scoprirlo pagina dopo pagina è stato il vero piacere di questa lettura per cui me ne starò zitta.
Profile Image for Mahtab.
203 reviews67 followers
March 3, 2021
یکی از بهترین کتابهایی بود که امسال خوندم.خیلی دوستش داشتم.پرکشش با پیرنگی جدید.نمیدونم واقعا شغل آکابادورا توی فرهنگ ایتالیا وجود داره یا نه ولی فلسفه ی خیلی جالبی داره.جا داره 5 ستاره بدم ولی اخر داستان یه ذره ناامیدم کرد و دوست داشتم یه جور دیگه تموم بشه.از رون رمان هاییه که به همه پیشنهادش میدم.البته فضای نسبتا سیاه داستان شاید مناسب همه نباشه اما اونطوری نیست که باعث ناراحتی بشه.
Profile Image for Sandra Nedopričljivica.
749 reviews75 followers
September 4, 2019
Acabar (španj. dovršiti, okončati), Accabadora (ona koja okončava)

Maria Listru sa svojih osam godina postala je „figlia d'anima“ (dijete duše) starice Bonarije Urrai. Marijina majka zbog siromaštva daje Bonariji svoju četvrtu kćer, koja ju usvaja i odgaja kao vlastitu, što je bio vrlo čest primjer na Sardiniji 1950.-ih godina.

Bonaria se za život uzdržava kao krojačica a o Mariji brine i više nego da joj je prava majka, posebno inzistirajući na njenom školovanju. Ali to nije jedina Bonarijina vještina, noću i na poziv ona postaje „accabadora“, osoba koja ljudima u samrtničkoj agoniji pomaže umrijeti.

Prije čitanja sam malo konzultirala Wikipediju, kako bih se informirala ima li imalo istine u priči o kojoj nam autorica pripovijeda. Da, accabadore su stvarno postojale i geografski bile najviše smještene upravo na Sardiniju.

Autorica ovom knjigom nije otkrila toplu vodu nego je jednostavno o toj temi progovorila na jedan svoj način, iz kuta samih tih „samilosnih žena“, ne navodeći nas tu da se slažemo, osuđujemo ili nešto treće već da jednostavno čitamo o nečemu jednostavno drugačijemu.
Šest talijanskih književnih nagrada koje je ovaj roman osvojio ovoga puta nije razlog da pustimo ovu knjigu nepročitanom, budući da se nešto što je razvikano, obično i ne pokaže tako dobrim. Zapravo, o ovoj knjizi sam slučajno čula od nekih ljudi, bez ikakvih bombastičnih reklama koje danas obično prate izlazak novih knjiga, ali to je američki način, pa nema straha.

Knjiga mi se svidjela (kao i prijevod Mirne Čubranić) a cjelokupni dojam zaokružuje citat: „Krivnje, kao i osobe, postoje samo ako ih netko primijeti.“
Profile Image for Anna Ricco.
188 reviews33 followers
November 6, 2020
Una piacevolissima scoperta letteraria. La penna della Murgia è poetica,lirica ed esattamente avvolgente,il romanzo tratta temi molto importanti del nostro tempo,come l'adozione, l'appartenza, l'eutanasia.. Maria,la nostra protagonista è ben delineata e l'accabadora è una figura accattivante che non conoscevo. mi ha sorpreso nonostante la sua piccola mole. Credo che leggero altro dell'autrice.
Profile Image for Mia -.
44 reviews12 followers
March 9, 2011
Premesso che sto infilando una bella e lunga serie positiva di letture, da "Tutta mio padre" di Rosa Matteucci fino a "La piazza del diamante" di Mercè Rodoreda, e quindi son qui tutta contenta e soddisfatta dalla bella letteratura. Premesso che, a prescindere dal fatto che questo libro di Michela Murgia mi è piaciuto, sto seriamente pensando di tatuarmi addosso la parola Accabadora, che mi rotola in bocca forte e prepotente.

Dunque, "Accabadora" mi è piaciuto, e molto.
È un libro che odora di terra, di tradizioni, di donne forti e di tempo che passa, che scava, che plasma, che toglie e che dona e che stringe legami.

La prosa della Murgia è ruvida e dolce, e il suo italiano, la nostra lingua, è bello. E non è poco. È un piacere leggerla, è un piacere trovarsi di fronte ad un romanzo dove conta quello che si dice ma anche, tanto, come lo si dice. Quando, anzi, parola e trama sono un tutt'uno inscindibile.

E quando dico che la Murgia scrive bene intendo passaggi come questo:
"Maria seguitò a recidere i grappoli, canzonando Andrìa con la danza degli occhi vivaci. Il ragazzo arrossì sotto il sole, abbassando lo sguardo al secchio quasi pieno. Coetanei o no, con quel sorriso adulto tra le labbra rosse di uva, Maria era sempre la più brava a trovare le parole per farlo sentire piccolo."
O questo, solo per citarne due:
"La signora Gentili le aveva raccontato la strana storia delle vie squadrate di Torino, che pareva fossero state disegnate in anticipo rispetto ai luoghi in cui avrebbero dovuto condurre; l'idea che i torinesi avessero prima di tutto deciso il viaggio, e solo in un secondo momento si fossero dati da fare per costruire come meta le case, le piazze e i palazzi, le sembrava talmente illogica che nelle prime lettere alle sorelle Maria continuava a raccontarla come se fosse una divertente novità. Quell'ordine millimetrico la urtava nel buon senso, convinta che per le strade il modo giusto di nascere potesse essere solo quello di Soreni, le cui vie erano emerse dalle case stesse come scarti sartoriali, ritagli, scampoli sbilenchi, ricavate una per una dagli spazi casualmente sopravvissuti al sorgere irregolare delle abitazioni, che si tenevano in piedi l'una all'altra come vecchi ubriachi dopo la festa del patrono."

Questo è un libro fatto di parole. E quelle non dette non sono meno importanti di quelle dette, perché ugualmente presenti, rese dai gesti e dagli sguardi, e i silenzi sono carichi di significato, e la narrazione si svolge due volte, sulla pagina e dentro il lettore.
È un romanzo dolcemente prevedibile in cui la trama è tutta in funzione delle due protagoniste. Quello che conta non sono i fatti, non è quello che accade fuori, e quello che scorre non è il tempo esterno, il tempo del mondo, il tempo del piccolo paese di Soreni. Quello che conta è quello che accade dentro, e anche il tempo, è il tempo che scorre dentro.
Dentro Maria, nata due volte, e dentro Bonaria Urrai.

Un libro, forse, che sta tutto in queste righe, e in una domanda:
"Ti ha fatto male il continente, Mariedda nostra. Sei diventata arrogante con i peccati degli altri. Non ti è mai venuto in mente che forse non c'è niente da perdonare?".
Profile Image for metempsicoso.
436 reviews486 followers
September 11, 2023
A distanza di sei anni, ho deciso di ritornare, cambiando mezzo, ad Accabadora di Murgia, dopo averne riscoperto lo stile e la prospettiva di narratrice con il suo ultimo romanzo.
Di Accabadora ricordavo poco, oltre alla delusione per la scelta di spostare la vicenda fuori dalla Sardegna e un conseguente debole arco narrativo. Gli avevo dato due stelline: uno di quei casi in cui punisci con più severità chi ti ha dato troppe speranze per poi scontentarti ad un passo dal traguardo. Sostanzialmente, la mia opinione non è cambiata: nel momento in cui Maria mette piede a Torino, il romanzo perde tutto il suo magnetismo atmosferico e si sbriciola via affrettato fino agli ultimi istanti del finale, il quale purtroppo non è forte abbastanza da riequilibrare la tensione narrativa dopo la risacca della migrazione sul continente. È nell’ombra degli abiti scuri di Bonaria Urrai, la protagonista della vicenda, che le pagine si animano, con una tensione gotica che ha il sentore della foreste fiabesche, quando queste si illuminano degli occhi terrificanti di creature mostruose grazie alla voce tremula di tua nonna che ti stringe sul divano. Bonaria, altera e burbera, distaccata ma accorata, autoritaria, implacabile, eppure fragile ed empatica e materna divora ogni scena: quelle in cui compare, quelle in cui viene evocata, quelle in cui non c’è e quelle in cui vorrebbe non esserci. Spostare da lei il focus narrativo restituisce un paio di capitoli fiacchi e, nonostante il tempo trascorso dal mio primo approccio con questa vicenda, continuo a credere che farlo sia stato da parte di Murgia un errore davvero ingenuo, soprattutto considerando quanto si dimostri più volte una narratrice attentissima ai dettagli nella prima porzione del testo.

Eppure, questa volta, l’ho apprezzato di più. Il rancore negli anni si è attenuato, complice il mio essere approdato nella meno belligerante adultità, e credo che scegliere l’audiolibro abbia portato all’esperienza grandi benefici.
Un po’ perché Murgia, vista anche la sua esperienza su altri media, è straordinariamente capace di raccontare una storia e renderla chiara e coinvolgente, un po’ perché avendola scritta questo è ancora più vero e rimbomba persino nell’intonazione, un po’ perché ho passato ore in compagnia della sua voce e poter scegliere di stendervisi ancora è, in sostanza, un’esperienza piacevole.
Mi ha accompagnato per quindici giorni, nel breve tragitto tra casa e lavoro, lungo quel tanto da coprire alla perfezione lo spazio di un capitolo: la storia ha attecchito e ho atteso spesso il momento in cui, a fine giornata, l’avrei ritrovata sul far del tramonto.
Scuoto la testa per questo “sul far del tramonto” che è troppo vero sotto troppi aspetti.
Perché questa storia parla di morte, ma, soprattutto, parla dello scegliere come morire e, quindi, come vivere. Mi ha sorpreso ritrovare ad ogni pagina, mutata ma sempre identica a se stessa, la medesima Murgia di oggi, quella dell’intervista di Cazzullo. C’era già in nuce, in attesa di vedere cosa ne sarebbe saltato fuori, sì, ma lì.

C’è qualcosa di consolatorio, anche nell’ora successiva della sfioritura, nel sapere che nulla impedirà ad un nuovo bocciolo di dischiudersi sul suo stelo. No?
Profile Image for Denisa Arsene.
400 reviews63 followers
August 7, 2019
"Accabadora" is a beautiful, magical story of an odd Sardinian custom,which I am eager to find out if, nowadays still continues to exist. "Accabadora" comes from the Spanish word "acabar" which means "to finish, to end" and (and from the Sardinian one whici means the same, as Simona let me know. Thank you for this, Simona)so, accabadora is the opposite of a midwife, she is the one to assists souls on their way out of the body. But there is only one rule for this: the familly's agreement.
Maria is a soul child. For a mother with too many daughters the best solution is to make a bargain with a sterile woman: the youngest daughter for a person less to feed. A better life for all. And it is.
Maria and Bonaria Urrai grow to understand each other and their place in the unspoken culture of Sardinia in the 1950s. They are mother and daughter, even though they are not same flesh and blood.
The rural landscape and way of life is traditional, charming and rough. Maria has everything she need to develop and to grow. The reader learns much, absorbed by the atmosphere of this complicit, tight community, about how right and wrong are dependent on the eye of the beholder. We come to understand how, something sordid, at first glance, turns into an act of courage and unimaginable humanity and dedication.

It's a wonderful book, characterised by astonishing images and subtle personalities filled with soft feelings about how far can we go in helping others. It touched me very deeply.
Profile Image for Carloesse.
229 reviews92 followers
September 22, 2017
L’accabadora secondo antiche tradizioni della Sardegna è colei che svolge il compito di somministrare l’eutanasia agli anziani moribondi per alleviarne la sofferenza, quando questa si fa lunga e insopportabile. Un compito amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi.
Viene considerata una seconda e ultima madre, che accertata la volontà del moribondo e dei suoi familiari, si presta a svolgere questo ingrato compito di accelerare la fine della vita, sostituendosi a colei che l’aveva donata. Un ruolo sociale e umanamente pietoso, accettato, richiesto, condiviso da piccole comunità isolate dal mondo più “civilizzato”, e dove il bisogno riesce a essere ancora barriera di fonte ad alcuni aspetti di una morale imposta da un chiesa e da uno stato lontani, che governano “dal continente”, un muro che non riescono a scalfire.
Bonaria Urrai è una vecchia accabadora. Vedova giovanissima della prima guerra mondiale non è mai stata una “prima madre”, ma da tempo svolge in paese questo ruolo (anche se il suo mestiere ufficiale è quellodi sarta) e quello di ostetrica. Aiuta così la vita a nascere e a finire, se necessario.
Siamo nei primi anni ’50 e per strane ragioni accudisce svolgendo il ruolo di vera madre adottiva (pur facendosi chiamare Tzia) la quarta e tardiva figlia di una vicina di casa, Maria, che naturalmente rimarrà a lungo all’oscuro di questo ruolo “notturno” (ma tacitamente noto all’intera comunità, e persino al prete che sa di non potere fare nulla) della nuova genitrice per scoprirlo improvvisamente e drammaticamente nella sua prima adolescenza. Ci vorrà una lunga separazione tra le due donne per far comprendere a Maria quella umana pietà nascosta dietro ad un gesto che la società moderna non riesce ancora a comprendere e accettarefidandosi ciecamente della scienza e,o della Legge divina.
Un tema oggi reso caldo anche perché recentemente dibattuto, in occasioni rese ampiamente note dai media e spesso sfruttato a fini politici ed elettorali. La Murgia ha il merito di renderci noto che le posizioni più conservatrici sono quelle contrarie a un bisogno ancestrale dell’uomo di alleviare il dolore e la sofferenza dei moribondi e quello spesso insostenibile anche di chi è intorno a loro, e che una bambina non è in grado di comprendere appieno se non vivendolo, sperimentandolo anche su di sé.
Michela Murgia ci mostra subito un grande talento. Scrive con molta cura e rispetto per il dialetto, a cui ricorre con dovuta parsimonia. Il breve romanzo si legge di un fiato.
E merita.
Profile Image for Francesca   kikkatnt 'Free Palestine, Stop Genocide'.
379 reviews18 followers
February 28, 2022
Da wiki:
La leggenda narra che le pratiche di uccisione utilizzate dalla femina agabbadora variavano a seconda del luogo: entrare nella stanza del morente vestita di nero, con il volto coperto, e ucciderlo tramite soffocamento con un cuscino, oppure colpendolo sulla fronte tramite un bastone d'olivo (su matzolu) o dietro la nuca con un colpo secco, o ancora strangolandolo ponendo il collo tra le sue gambe.

Sono stata catapultata in un mondo affascinante e allo stesso tempo tremendo. Sapere che la figura dell'Accabadora è esistita veramente mi fa pensare a quanto il nostro mondo sia lontano anni luce da quanto ho appena letto. Nel senso che noi, adesso, siamo mille anni luce indietro. La pratica dell'eutanasia è sempre esistita. Come per aiutare i bimbi a nascere, così si dovevano aiutare i sofferenti a morire.


- Sei nata tu forse da sola, Maria? Sei uscita con le tue forze dal ventre di tua madre? O non sei nata con l'aiuto di qualcuno, come tutti i vivi?

- Ti sei tagliata da sola il cordone ombelicale? Non ti hanno forse lavata e allattata? Non sei nata e cresciuta due volte per grazia di altri, o sei così brava che hai fatto tutto da sola?

- Altri hanno deciso per te allora, e altri decideranno quando servirà di farlo. Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo più di tutti.



Ma questo libro mi ha dato molto di più. Ho vissuto la Sardegna, ne ho sentito i profumi, ne ho assaggiato i sapori, ho scoperto le loro usanze, ho camminato sulla loro terra.
Ora so che ne vorrò di più.
Profile Image for Michela De Bartolo.
163 reviews88 followers
October 5, 2019
La Murgia affronta con uno stile molto particolare e personale un tema moderno , ma evidentemente presente nei tempi addietro senza tutto il dibattito etico sulla giustezza dell’atto che invece contraddistingue le pagine di oggi. Si sa che nel passato ,anche recente , alcune attitudini o comportamenti erano socialmente accettate più che nei tempi moderni, suscitando oggi dibattiti ed indignazione. Oggi farebbe senz’altro specie pensare ad una donna che si raggira di notte chiamata dai familiari di un malato terminale a fare quello che non tutti avrebbero il coraggio di fare, ossia “finire” il povero essere umano ed aiutarlo a traghettare verso l’altro mondo; la nostra accabadora , utilizza un cuscino plausibilmente, ma se si legge la storia sarda di queste accabadore esistevano (o esistono?) strumenti anche più macabri. Ma alla fine, a parte il mezzo, qual è la differenza con il rivolgersi ad una clinica svizzera? Mi distacco totalmente dalla volontà di esprimere un giudizio, certo è che Maria, fill’e anima della nostra Bonaria fa fatica a comprendere , un po’ per la sua giovane età un po’ per il senso di tradimento che prova. Una storia che parte da qui ma che poi si evolve in tutt’altro modo che non mi aspettavo, perché ero convinta man mano che proseguivo nella lettura, che la Murgia volesse approfondire il tema, invece rimane in superficie, si limita al racconto dei fatti con un certo distacco. Lo stile della Murgia è davvero interessante, le tematiche impegnative ma non abbastanza approfondite; avrebbe potuto dilungarsi molto di più, una storia troppo breve per la profondità dei concetti che lei stessa ha voluto prendere in esame. Mi aspettavo qualcosa di più, ma sicuramente leggerò altro dell’autrice.
Profile Image for  Andrea Milano.
527 reviews59 followers
April 30, 2025
Hay un dicho que reza NUNCA DIGAS DE ESA AGUA NO HE DE BEBER... y Mariedda, la protagonista de esta novela lo sabe muy bien.
Nacida en una familia de escasos recursos en la isla de Cerdeña, durante los años de la posguerra, Mariedda debe sufrir el desarraigo al convertirse en fill’e anima (hija del alma) e irse a vivir con una tía anciana que la acoge en su modesto hogar y en su triste corazón.
Allí aprende el valor de la amistad, del amor filial y establece un vínculo muy estrecho con su madre sustituta, la señora Boniara, mujer solitaria a quien la vida le arrebató un hombre y con ello, la posibilidad de tener sus propios hijos. Una modista respetada por la gente del pueblo que esconde un oscuro secreto... y a la que nadie duda en buscar cuando requieren de sus servicios. Mariedda no sospecha nada; aunque la ve salir por las noches, vestida totalmente de negro.
Pero en un pueblo pequeño, tarde o temprano, todo se sabe y cuando eso ocurra, Mariedda deberá tomar una decisión.

Una novela que me encantó. Se lee sin respiro y se disfruta de principio a fin. Hay temas muy duros que te hacen plantearte muchas preguntas y rever tus propias creencias.
En menos de doscientas páginas esta historia te transporta hasta la isla de Cerdeña para acompañar a Mariedda en los momentos más trágicos y agridulces de su vida.

Libro elegido para el reto literario de abril de #LaTrincheraDeLasLetras
lectura con un tema tabú ✔
Profile Image for Marta Cava.
578 reviews1,136 followers
Read
April 27, 2025
Aquest llibre és una cosa excepcional: tracta una qüestió delicadíssima i, a sobre, està bellament escrit. L'únic que em sap greu és haver trigat catorze anys des de la seva publicació a llegir-lo.
Profile Image for Annie .
196 reviews43 followers
June 15, 2016
Questo romanzo di Michela Murgia- il primo per me ed un'autentica, piacevole scoperta- racconta della vita di Maria, "adottata" a sei anni da Tzia Bonnaria : un'autentica fortuna per lei, l'ultima, quarta figlia, non desiderata, di una famiglia che volentieri la cede. Tzia Bonnaria, scopriremo in seguito, è l'Accabadora, colei che finisce, colei che seguendo un antico rituale aiuta a lasciare questa vita chi non riesce con le proprie forze, chi non ha più speranze di condurre una vita degna di essere chiamata con questo nome. La narrazione del rapporto speciale fra queste due donne - figlia e madre particolari- si svolge sullo sfondo di una Sardegna rurale degli anni cinquanta, con i suoi paesaggi di vigneti e campi di grano, il linguaggio in cui affiorano spesso termini dialettali che, lungi dall'infastidire o rallentare la lettura, hanno la funzione di far entrare il lettore nella storia, coinvolgendolo maggiormente. E poi le tradizioni, forti e radicate, i riti del fidanzamento, la preparazione dei dolcetti tipici per il matrimonio, costumi che sono parte integrante e fondamentale nella vita quotidiana di questa terra. L'autrice ci fa entrare in questo mondo magico e sconosciuto, con semplicità ed immediatezza, quasi solo in punta di piedi potessimo sfiorare luoghi che sono rimasti immutati nel tempo. La stessa semplicità, naturalezza e garbo che mette nell'affrontare due temi molto delicati - il secondo, attuale più che mai : l'adozione e l'eutanasia. Un libro breve, ma forte ed intenso, che non può non coinvolgere, emozionare ma soprattutto far riflettere il lettore ; un libro che colpisce con la sua crudezza, ma fa bene all'anima e ti lascia, come tutte le "buone letture", un senso di perdita e forte nostalgia, arrivati all'ultima pagina.
Profile Image for Cristina.
78 reviews36 followers
September 11, 2023
Lineare l’intreccio, da potersi quasi dire povero, ma sostenuto da uno stile magistrale, evocativo, capace di gonfiare il significato delle parole. L’attaccamento alle tradizioni, la superstizione spirituale, la descrizione di una natura che sovrasta l’uomo donano al testo una dimensione mitica, fiabesca. Allo stesso tempo Michela Murgia affronta temi attualissimi e delicatissimi, quali adozione ed eutanasia, con la destrezza ed il tatto di una scrittrice vera.
Inoltre c’è la dimensione eterna, quella che parla dei doveri di una figlia e di una madre, del significato che diamo alla vita quando essa perde quei connotati che la definiscono come forza attiva propria, di persone mosse dalla forza tentatrice dell’orgoglio.
La sensibilità di Michela Murgia nel descriverci queste realtà non ci deve ingannare però, questo è un libro forte, come solo le penne sensibili possono creare.
Profile Image for Post Scriptum.
422 reviews120 followers
September 2, 2017
La morte come ultimo dono. Non sento di dover aggiungere altro. Se non: leggetelo!
Displaying 1 - 30 of 1,742 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.