Un mondo perduto è il secondo e ultimo volume de La saga dei Seagrave: una storia multigenerazionale, un esordio in grado di catapultarci in un'atmosfera magica e quasi sospesa nel tempo, giocando con la trama e con un parterre di personaggi indimenticabili.
Joanna Quinn was born in London and grew up in Dorset, in the South West of England, where her debut novel The Whalebone Theatre is set.
Joanna has worked in journalism and the charity sector. She is also a short story writer, published by The White Review and Comma Press among others. She teaches creative writing and lives in a village near the sea in Dorset.
Prima di leggere Un mondo perduto di Joanna Quinn mi sono chiesto perché Sperling & Kupfer avesse deciso di dividere in due parti un libro che in patria era uscito come volume unico. Tacciando i nostri pensieri su probabili motivi economici (lo so che l’abbiamo pensato ma le case editrici sono prima di tutto delle società che devono guadagnare, non dimentichiamocelo), appena ho iniziato ad ingranare la lettura ho capito questa decisione: lo spaccato è netto. Le atmosfere sono totalmente differenti e la storia prende una piega inaspettata. In più abbiamo anche due meravigliose copertine da abbinare! Un mondo perduto, secondo libro de La saga dei Seagrave dopo Il teatro sulla spiaggia, è ambientato nella seconda guerra mondiale e ci porta dietro le quinte attoriali dei nostri protagonisti. Una storia e una penna particolarissima continuano a caratterizzare questo romanzo, fatto di stili e generi di natura mutevole. È necessario leggerlo dopo il primo libro. Tuttavia è una saga con una struttura particolare ed è difficile parlarne o consigliarla in maniera diretta. Se vi attira forse dovreste proprio leggerla.
Non bastano le ultime 100 pagine che sono le migliori dell'intera saga per migliorare il mio giudizio sul precedente libro. Poco coinvolgente, lento in modo non interessante, ci si affeziona poco ai personaggi - a causa di una scrittura un po' fredda e più votata alla ricerca (autolesionista) dello stile - e quindi empatizzi poco e le loro vicende ti scorrono indifferenti addosso. Peccato.