«Qui è campo neutro, lì no. Poi te ‘nnamori, io t’ho avvisato.» «Di Garbatella?» «De lei e de me.»
Un matrimonio perfetto, un figlio intelligentissimo e un attico a Ponte Milvio: la vita di Lavinia e Claudio è a dir poco invidiabile. Manca solo un secondogenito all’appello, ma il progetto viene infranto da un’inattesa diagnosi di infertilità, che distrugge il castello dorato dei due ricchi borghesi romani. Così, reduce dall’inevitabile divorzio, Lavinia decide di cercare l’uomo con cui ha commesso l’unica follia della sua vita. Sganciare una bomba del genere, però, non è semplice, soprattutto se lui è un colosso dai modi spiccioli, e dal gergo più romanesco del quartiere in cui vive: Garbatella.
Enzo Mazzarelli si divide tra la gastronomia dei suoi genitori e il ruolo di padre single. Alle porte dei quarant’anni ha tanti rimpianti quanti sono i tatuaggi che sfoggia. Non cerca l’amore, eppure rimane vittima del fascino di Lavinia, che invece sembra restia ai sentimentalismi.
Nasce così la ricetta per un disastro familiare (e romantico) annunciato, tra divari sociali, figli prossimi alla maggiore età, padri mancati, uccellini da catalogare, segreti, errori e sogni rimasti tali. Ma Garbatella, da che è stata fondata, è capace di magie uniche e tra i suoi vicoli, cortili e panni stesi, innamorarsi e sperare in qualcosa di bello per il futuro diventa semplice come pronunciare un daje!
<Quanto era vera e bella quella frase. In una casa o in un’altra, lui era sempre stato a pochi metri da lei, pur non sapendolo. C’era stato per procura, e adesso di persona. L’aveva accolta, ascoltata senza giudicare. L’aveva nutrita, sia di cibo sia di calore umano. Senza essere niente di più di quel che era, o ostentare quel che non aveva, le aveva dato ciò di cui lei non sapeva nemmeno di avere bisogno. Qualcosa verso cui si era incamminata da sola, con una scusa dopo l’altra.>>
Scrittura sublime della Nottari a parte, i personaggi e la storia mi hanno conquistato pagina dopo pagina. Questo libro fa sorridere , riflettere e commuovere e l'autrice entra di diritto tra le mie preferite
Emanuela - per RFS . Made in Garbatella è un romanzo che riesce con sorprendente leggerezza a raccontare i contrasti sociali e affettivi dell’Italia contemporanea, incrociando ironia e tenerezza nei vicoli iconici di uno dei quartieri più autentici di Roma. Laura Nottari firma una commedia romantica che si distingue per il calore umano dei personaggi e per la sincerità con cui tratta temi importanti, come: l’infertilità, il divorzio, la genitorialità e le seconde possibilità.
La protagonista, Lavinia, rappresenta la borghesia benestante e controllata, con una vita apparentemente perfetta a Ponte Milvio che crolla, però,in silenzio dietro la porta di casa. Enzo, invece, è l’anima verace di Garbatella: tatuaggi, battute taglienti, radici popolari e un cuore ferito. Il loro incontro – o meglio, il loro re-incontro – accende la miccia di una storia dove l’amore non è mai semplice, ma nemmeno impossibile.
Tra i personaggi che emergono con forza, brilla Elisa, la figlia adolescente di Enzo. Non è una comparsa, ma una presenza fondamentale: la sua maturità sorprende, la sua sensibilità commuove. Elisa incarna quella lucidità affettiva che spesso manca agli adulti: osserva, comprende, media. È la voce silenziosa del buon senso, ma anche quella che sa dire la verità con la delicatezza di chi ama davvero. Il suo rapporto con il padre è uno dei fili più intensi del romanzo, e la sua apertura nei confronti di Lavinia aggiunge spessore emotivo alla vicenda.
Anche i personaggi secondari sono costruiti con cura e partecipano attivamente all’equilibrio narrativo. I genitori di Enzo rappresentano la tradizione popolare, il calore semplice e il pragmatismo di chi ha sempre lottato con il sorriso; quelli di Lavinia, al contrario, incarnano l’orgoglio e l’apparenza, ma non sono mai caricature: dietro la rigidità si intravedono sfumature di fragilità e affetto trattenuto. Claudio, l’ex marito di Lavinia, non è il “villain” di turno, bensì un uomo spezzato a sua volta, incapace di fronteggiare un dolore che mina le certezze su cui aveva costruito la sua identità.
L’autrice riesce così a rendere ogni figura, anche quella apparentemente marginale, portatrice di un conflitto, di una storia non detta, di un ruolo attivo nel disegno complessivo. Questo rende il romanzo vivo, corale, come se ogni personaggio avesse una stanza tutta per sé nella grande casa narrativa che è Made in Garbatella.
Il linguaggio fresco, l’alternanza tra ironia e tenerezza, e l’ambientazione così evocativa fanno di questo libro un piccolo gioiello di umanità e speranza. Perfetto per chi cerca una storia d’amore moderna, ma soprattutto per chi ama i racconti che parlano di famiglia in tutte le sue forme
Bello bello bellissimo! Ho riso come non mai leggendo questo romanzo e questa l’ha resa una delle letture più belle di quest’anno.
Non è un romance nel senso stretto della parola, perché la parte più bella di questo libro è proprio data dalle tante relazioni che si instaurano fra i personaggi e con i personaggi. È un libro molto lungo che però si legge facilmente (tranne gli spiegoni su cose poco inerenti alla trama o alcuni viaggi mentali dei protagonisti, che potevano essere tranquillamente tagliati) e che scivola via pagina dopo pagina. Fra una risata e l’altra si imparano a conoscere i due protagonisti della storia e ci immergiamo nella vicenda.
Seppure sia Lavinia sia Enzo siano molto distanti da me, sono entrata in empatia con loro. Enzo è un protagonista molto particolare: è di Garbatella e si sente. La sua forza sta in questo, nella sua rozzezza basic che solo chi è di Roma può capire senza giudicarla troppo male. Ho trovato perfetto il personaggio, completamente credibile nei dialoghi, nei modi, nelle frasi, mi sembra quasi di conoscerlo.
Con un personaggio del genere la protagonista Lavinia rimane un po’ sottotono, vuoi per il suo snobismo, vuoi per la ricerca di sé, fatto sta che non gliene si può fare una colpa, perché la scena qui è solo di Enzo.
Insomma non è una storia classica e non è una storia d’amore. Ho apprezzato completamente il fatto che nonostante le battute, le allusioni e la natura di Enzo, l’autrice non abbia inserito spicy (per dirla come piace dirlo ora) in questa storia, perché sarebbe solo stato stonato.
Un libro che mi ha fatto davvero tanta compagnia negli ultimi giorni, che mi ha coinvolta, mi ha fatta ridere fino alle lacrime e che mi ha riempito di entusiasmo. I personaggi secondari e “meno primari” sono così ben costruiti che sembrano reali… proprio per questo - se l’autrice segue ciò che ha fatto intendere nei ringraziamenti - davvero non vedo l’ora di ritrovarli in un qualche libro futuro!
La penna di Laura Nottari si riconosce nonostante la storia sia completamente diversa dalla precedente per la sua capacità di far ridere e coinvolgere allo stesso tempo… ma piccolo appunto: la prossima volta tagliamo un po’ di descrizioni e di inizi capitoli prolissi!
recensione a cura del blog “Libri Magnetici" by El Lei aveva vissuto la favola, lei era la scema da non disturbare mentre saltellava nel sogno. Tutti a proteggerla, tutti a tenerla in una bolla mentre prendevano ansiolitici, facevano gli adulti e si rapportavano come tali. Tutti pieni di segretucci, mentre lei non aveva mai fatto niente, se non seguire i consigli e l’agenda della brava ragazza. Mai nessuna pazzia o decisione autonoma, mai nessuna pilloletta da tenere nascosta.
Cosa accade, amici Magnetici, se a quasi quarant’anni una vita impostata secondo binari prestabiliti e rassicuranti all’improvviso s’incrina? Lo scossone lo dà un medico, quando con un responso inappellabile sigla quello che Lavinia, coniugata Redighieri e principessa di Roma Nord, da tempo tace e nasconde sotto confortevoli coperte. Suo figlio Giordano, otto anni, non ha i geni del marito Claudio che adesso, costretto a visite su visite per mettere in cantiere un ipotetico secondogenito, si scopre inevitabilmente sterile. Lo scossone di cui sopra, pari a un terremoto di magnitudo non quantificabile, porta con sé frane emozionali e macerie relazionali; le famiglie sono sconvolte innanzi alla separazione inspiegabile tra i due, amici da una vita, poi fidanzati e infine sposati, che non danno spiegazioni, ma vanno alla deriva come continenti inespressi. In tutto questo, il barlume della memoria è sull’attenti e pronto a presentare il conto. Una notte di follia in un bar, a ridosso di una crisi prematrimoniale di Claudio, ha visto Lavinia tra le braccia di un altro; lo sfogo di minuti si trasforma in un onere eterno, perché Giordano arriva dopo nove mesi per reclamare il proprio posto nel mondo, ingenuo frutto di un attimo di sbandamento e riprova di una frattura invisibile che con gli anni è diventata grande quanto la faglia di Sant’Andrea. Mi soffermo un attimo su questo, perché poi ci sarà chi prenderà tutta la scena e sarà impossibile distaccarsene; credo sia importante il preambolo, perché è una delle tante caratteristiche che accomuna molti rapporti, basati sull’affetto, la comprensione e magari la voglia scomoda di compiacere chi ti circonda. Lavinia ha compiuto delle scelte, e con lei Claudio, che l’hanno portata a condurre un’esistenza media, pari a quella vissuta da due nibbi reali tanto per citare uno splendido Anthony Hopkins, dove entrambi viaggiano come rette parallele abituate l’una all’altra senza più vedersi davvero. Il luccichio dell’avvenenza fisica, dei soldi e delle carriere all’apparenza perfette, lei proprietaria di un salone di bellezza e lui vicedirettore di banca, stona con la quotidiana superficialità di un rapporto che si snoda nella sua calma placida, in un appartamento che manca di calore, ma rispecchia il loro status, in un continuo rassicurarsi sul fatto che vada bene esattamente così.
Lavinia in un certo senso rifulge, grazie al fatto che corso di laurea, relazioni sociali, amicizie e futuro lavoro non erano stati scelti, bensì pianificati a tavolino. Una Lavinia costruita come i tanti palazzi moderni che innalzava il padre: ossia bella, esclusiva e per pochi. La sua controparte, invece, viveva con l’ossessione del mediano. Sentiva quell’etichetta appiccicata dietro la schiena come un pesce d’aprile, ed era sicuro che tutti ridessero di lui quando era di spalle. Il modo superbo in cui le dinamiche tra loro sono accarezzate pur non lasciando niente al caso, ci mostra ancora una volta come la penna di quest’autrice sia capace di trarre lo straordinario dall’ordinario, trasformando in parole semplici i più grandi drammi dell’essere umano come tale. Lo ha fatto con “A.S.I.P.” e con “Joel & Sue”, mantenendo sempre un ritmo serrato come quello della vita che i protagonisti vorrebbero vivere mentre si soffocano con le convinzioni che ritengono di dover mantenere. Ed è la normalità che qui esplode, che ci sfiora gli occhi per entrarvi dentro, riempiendoci di immagini ed emozioni interconnesse con maestria e passione, umiltà e coraggio. E umile, coraggioso, altruista e protagonista assoluto della storia è Enzo, che arriva da un passato lontano scardinando vite e pagine, anche se non lo fa di proposito e del tutto ignaro delle conseguenze di una notte trascorsa nel ripostiglio di un bar. Con lui si muove un mondo intero, perché Enzo è solo una parte di un tutto che si vuole far amare nonostante sia consapevole dei propri limiti, della propria inadeguatezza davanti al benessere sfacciato e sfoggiato. Enzo è casa sua, il quartiere Garbatella, e casa sua è Enzo, perché lo costruisce, lo protegge e lo fa splendere all’interno dei suoi confini rassicuranti e talvolta un po’ ansiogeni per chi lo ama e gli sta intorno.
Enzo piaceva a tutti, specialmente alle donne. Il suo aspetto richiamava immaginari comuni e romantici dal sapore di ribelle, di uomo da redimere, duro e puro ma cucciolone dentro, di maschio inafferrabile, pessimo partito, esperienza da urlo.
Gastronomo nel locale del padre Gianfranco, specializzato in prodotti tipici dei Castelli Romani, Enzo è padre single di una diciassettenne, Elisa, unico amore della sua vita insieme ad altre due donne speciali. L’ha cresciuta con i genitori e con sua nonna Olivia, circondata dall’affetto dei vicini e della splendida Gelsomina, in una Garbatella che sa di protezione e nella quale se potesse la rinchiuderebbe, dopo che la madre Lory li ha abbandonati per trasferirsi a Lanzarote. Hanno il loro mondo, colorato e profumato di tutte le tipiche golosità romane, anche se la giovane sogna l’Oriente e ha orizzonti ampi da esplorare che lui, per motivi che non posso spiegarvi, non riesce nemmeno a immaginare. Questo equilibrio si sfascia, in modo anche abbastanza singolare, quando Lavinia decide di cercare il padre di Giordano finendo per incontrare, appunto, Enzo. Se quest’ultimo prende le pagine e se ne impossessa con la sua delicatezza da bisonte e il romanesco che pervade tutto il volume, Lavinia è travolta da emozioni contrastanti. Il silenzio e la mancata capacità di prendere decisioni, perché per tutta la vita ha lasciato che altri le prendessero per lei, mettono in moto una schermaglia divertente, sensibile e appassionante, descritta così bene che verrebbe voglia di infilarsi in quelle pagine per dare uno scossone a lui o uno schiaffo a lei a seconda del momento. Il conoscersi, e non il riconoscersi, attraversa stadi veloci e poetici, scontrandosi con una realtà diversa per loro che vogliono trovare un modo di frequentarsi a dispetto di famiglie, ex mariti, un figlio che non si sa cosa pensi, ma che si affeziona subito a quell’uomo così limpido, amici e vicini di casa, gatti compresi. Le intenzioni di partenza ci sono, e sono anche buone tutto sommato.
«Voglio solo chiudere un cerchio orribile, che ho aperto anni fa, in un momento di deficienza. Se non lo faccio, non potrò andare avanti. Non posso rimanere così.» «Così come?» «Piena di cose incompiute, di rimorsi e mancanze.» «Non ti seguo.» «Io... non voglio che lo cerchi Giordano, da grande. Non voglio lasciargli questo peso, e non voglio che sappia la verità in malo modo. Controllare com’è questo Enzo è la cosa migliore che posso fare per mio figlio, al momento.»
Peccato non aver messo in conto il fatto che quando due pianeti opposti si scontrano non ci siano mezze misure sul risultato, ma una specie di Big Bang che si porta dietro galassie intere e buchi neri. Lavinia si fa amare, a modo suo, ed è la quintessenza della fragilità intesa come passiva accettazione del non saper decidere. Mi ha innervosito, tanto, e quando i personaggi ti fanno provare sensazioni forti significa che hanno svolto il loro compito; hanno emozionato, nel bene o nel male, e quindi fanno parte della tua vita e li hai davanti agli occhi come fossero reali. Lavinia è come un fiore che aspetta di sbocciare, perché non lo ha mai fatto e dunque non ha mai vissuto. Con Enzo è più facile. È un crimine chiamarlo personaggio perché è impossibile, per me, pensare che lo sia. Da qualche parte,a passeggiare vicino al Lotto 54 o a sfrecciare su una moto verde acido, deve esserci per forza questo gigante rumoroso e bellissimo, che vive la propria vita con l’unico scopo di rendere felici gli altri, protettivo nei confronti di chi ama, che sa piangere e non riesce a non farti ridere. Insomma, per farla breve, è impossibile che non esista sul serio, perché ci sono molti modi per creare con mano d’artista un uomo, ma credo che qui Laura abbia pescato da una sensibilità ancora maggiore per renderci qualcosa di perfetto. Quando le parole scivolano come pezzi precisi di un puzzle che s’incastrano al loro posto, in un magistrale esempio di scrittura sia nello stile sia nel contenuto, allora noi lettori dobbiamo solo chinare la testa e dire “Grazie”. Grazie per averceli dati. Per averci dato Gianfranco e Alessandra, donna pratica e razionale, dispensatrice di rimesse in riga a suon di zoccoli volanti, genitori amorevoli e un po’ ficcanaso, consapevoli che quel figlio sia un tesoro inestimabile anche se con un passato difficile e doloroso. Grazie per averci dato Giordano, piccolo uomo, nerd e appassionato di ornitologia, chiuso come un riccio in un bozzolo lucido e ordinato, pronto a spiccare il salto e mostrare ali bellissime se solo qualcuno lo vedesse davvero. Grazie per Elisa, creatura eterea eppure pratica, fata adulta e consapevole, che sfiora le sue passioni con mani carezzevoli su cui Giordano potrà sempre contare. Grazie per Claudio, uno dei più bei personaggi che abbia mai conosciuto, per la sua sincera difficoltà davanti a qualcosa che lo ha privato di un centro, per la sua dolorosa esperienza, per la saggezza da velista pronto a imbarcarsi verso lidi che non ha mai trovato il coraggio di affrontare perché parevano troppo lontani anche solo per prenderli in considerazione. Grazie per la dicotomia tra i protagonisti, laddove Enzo era fatto di voglio limpidi e dichiarati, mentre quelli di lei erano travestiti da doveri. Grazie per la filosofia con cui, attraverso un parallelismo ingenuo, ma preciso, sappiamo cosa significhi crescere, all’interno di un contesto immutabile che ci vede protagonisti lanciati come schegge verso un futuro imprevedibile e più grande di noi;
«Seguime: er Tegolino. To’o ricordi er Tegolino, da bambina?» «Mulino Bianco?» «Eh, lui. Era bono, grosso, ‘na poesia. Se lo pigli mò, è ‘n quadratino triste co’ du fili de cioccolato rotti. Fino a qua ce sei?» Lavinia fece un mezzo sì con la testa. «Ma nun è er Tegolino che s’è rimpicciolito, lui è sempre ‘o stesso. Semo noi quelli cambiati in peggio. Guardamo sempre i difetti, le cose in meno, e nun apprezzamo quello che c’avemo.» L’ascoltatrice rifletté un attimo, poi guardò Enzo. Aveva l’aria di uno che aveva appena svelato l’arcano di una teoria complicatissima.
Ed è questo che serve a chi ha sempre avuto tutto senza chiedere; è necessario guardare e vedere con gli occhi del cuore, oltre l’apparenza, per toccare con mano la realtà umana nelle sue imprecisioni sfumate e le imperfezioni. Enzo racchiude in sé tutta la conoscenza, e sono sicura che avrebbe molto da ridire su questo, e ha gli strumenti e la pazienza per mostrare a una donna quello che giace al di là di un mero confine geografico. Ed è la Garbatella, con i suoi profumi e il suo caos ordinato, con i vicoli nascosti e le piazze distanti dallo splendore capitolino ufficiale, a rapire anima e cuore di chi vi entra e si lascia conquistare. Sono le mani fredde di Gelsomina, che vede e sente tutto mentre il gatto Arturo se ne sta sul davanzale, ad accarezzare la testa di un uomo buono e indeciso, il cui mondo è sull’orlo del baratro e che mette sempre prima il benessere degli altri rispetto al proprio.
«Sai, io so’ un po’ come Garbatella, che ha imparato a rende bello quello che c’aveva, a mijorallo e voleje bene. Pure er brutto, i cortili a pezzi, lo sta’ lontano dar centro, i bagni comuni. Forse è pe’ questo che sto posto me piace così tanto. C’ha dignità, e nun s’è scordato der passato, der dolore, anzi c’ha fatto pace, ce convive e lo mostra co’ orgoglio.»
Cosa altro posso dirvi, amici Magnetici? Sono seicentocinquanta pagine di poesia che volano in un attimo e che avrei voluto non finissero mai. Perché voglio sentire ancora la risata di Enzo, i mormorii di Lavinia e i rimbrotti di Alessandra e Olivia. Le voglio ancora le incertezze di Claudio, la sapiente curiosità di Giordano e la delicatezza di Elisa. Tutti quanti, nessuno escluso, ti entrano nel cuore e ti invitano a una grande festa illuminata da lanterne decorate con fiori di ciliegio e dove l’aria è satura del profumo della porchetta; tu li osservi in disparte, con una birra in mano, e ti chiedi se forse il significato vero della vita alla fine non sia proprio lì, all’altezza degli occhi e tra le persone che ami. Poi arrivi all’ultima pagina e hai un sorriso stampato sulle labbra e sul cuore; una voce tonante e dal forte accento romanesco si farà strada tra i pensieri, suggerendo in modo non troppo velato che è nelle cose più semplici che risiede il coraggio per non sabotare la propria felicità, pari allo sforzo che fa la Natura quando decide di non arrendersi e continuare, nonostante tutto, a vivere.
Un fiore non sboccia tutto di colpo, lo schiudersi è lento persino per il gelsomino che si apre ogni sera, sul muro di una vecchia casa di Roma. Ed è impercettibile anche per un sakura, che fiorisce dall’altro lato del mondo.
P.S. (ebbene sì, questa recensione ha un post scriptum). Cara Laura, la mia è una richiesta formale, al pari di una raccomandata, un’istanza del giudice o un appello a tutta pagina su un quotidiano a tiratura nazionale. Quella storia, in n’antro monno e ‘n’antra vita, io la aspetto. E quando ce la darai, perché sono sicura che lo farai, noi la leggeremo come abbiamo letto questa, con gli occhi lucidi e il cuore un po’ più grande di prima. Daje! cinque petali
Sai, io so’ un po’ come Garbatella, che ha imparato a rende bello quello che c’aveva, a mijorallo e voleje bene. Pure er brutto, i cortili a pezzi, lo sta’ lontano dar centro, i bagni comuni. Forse è pe’ questo che sto posto me piace così tanto. C’ha dignità, e nun s’è scordato der passato, der dolore, anzi c’ha fatto pace, ce convive e lo mostra co’ orgoglio.»
Grazie al Rare di Firenze, ho avuto il piacere di conoscere Laura Nottari e avere il suo autografo è stato fantastico. La sua simpatia e disponibilità mi hanno definitivamente conquistata.
Avendola già letta in precedenza sapevo quanto Laura fosse brava sia nel raccontare storie e personaggi particolari, che descriverli nella loro interezza e profondità, soprattutto il loro vissuto e la complessità degli stessi.
Inizio col dirvi che già alle prime pagine di Made in Garbatella, piangevo per le risate e l'ho finito piangendo ma per la commozione. Credetemi sono ancora satura di emozioni che straripano dal mio povero cuore di lettrice. Occhi a cuoricino e ricolma di mille emozioni e sensazioni che la lettura mi ha lasciato. Questo è uno quei romanzi che mi ha ricordato perché amo così tanto leggerli.
Ebbene oggi mi accingo a recensire Made in Garbatella e mi dispiace se non sarò in grado di dare la giusta enfasi che il libro merita, come avrebbe fatto invece la mia amica Fabiana Andreozzi, lei è "Romana de Roma" e ho detto tutto. Quindi perdonatemi già da adesso se non saprò farvi sentire a dovere la magia dei vicoli e quartieri di Roma, dei suoi monumenti, dei piatti gastronomici e della storia che si respira in ogni anfratto e che tutto il mondo ci invidia. Come direbbe Enzo Mazzarelli: tutto er monno ce 'nvidia.
Ma a farvi immaginare di stare realmente a Roma, sia con l'olfatto che con il gusto ci penserà l'autrice che con la sua penna ha saputo trasmettermi tutto questo, e molto più. Un libro che non solo è un inno alla nostra capitale. Roma fa da sfondo a una storia d'amore al quanto improbabile, dovuto al divario sociale e culturale dei nostri protagonisti. La Nottari mette a confronto due mondi "Borghesi e Borgatari" che di uguale hanno solo la lettera iniziale, per il resto non potrebbe esserci niente di più diverso. Qui sta la fantasia e l'abilità dell'autrice di rendere possibile l'improbabile.
«È l’influenza di Garbatella» lo prese in giro. «Se ti frequento un altro po’, inizierò a dire aò.» «No, nun sei pronta pe’ quello.» Infilò le mani nelle tasche, si strinse nelle spalle e fece un passo verso di lei. «E fidate, che nun sei pronta manco pe’ me, Principé.»
Pagina dopo pagina conosciamo sempre più a fondo i protagonisti e le loro vite. Assistiamo a un vero cambiamento e a una crescita e forza interiore da parte di Lavinia Gatti in Redigheri. Da sempre costretta dalle convenzioni, pregiudizi e dal super controllo genitoriale, non ha mai avuto la possibilità di scegliere mai nulla, neanche il lavoro. La sua vita da ricca borghese è stata confezionata a dovere, e da brava figlia ha sempre accettato di viverla senza mai opporsi. Persino sposare il suo migliore amico, perché secondo i genitori di entrambi, era la giusta conclusione.
Ma tutto viene gettato alle ortiche. Un solo momento di defaillance commesso nove anni prima porta oggi a delle conseguenze inaspettate e che necessitano di essere risolte almeno in parte. Dopo il divorzio, Lavinia è costretta a guardarsi allo specchio e scoprire che non si piace poi un granché, troppo egoista e superficiale.
Come tutte le rinascite, fu un processo doloroso. Era intirizzita, non pronta e nemmeno abituata ad accogliere e dare calore. Dopo anni passati a pianificare ogni cosa, a partire dalla propria pelle, non è facile decodificare la spontaneità altrui e ricambiarla. Occorre morire, dimenticare, ma al tempo stesso appuntarsi gli errori commessi, poi serve svegliarsi e imboccare una nuova via. Ci vuole coraggio, ammissione di colpa, focus e una meta alla quale puntare.
Quindi per il bene più prezioso che ha al mondo, decide di fare un salto nel buio. Una decisione la sua, che sia giusta o sbagliata avrà ripercussioni sulla vita di tutti. E così che conosciamo Enzo Mazzarelli, che più borgataro di così non si può. La sua parlata romanesca i modi un po' da coatto ma gentiluomo, nascondono un cuore tenero e gentile. Come padre single, ha raggiunto un suo equilibrio che lo rendono soddisfatto del piccolo mondo che è riuscito a ritagliarsi per lui e Elisa, la figlia quasi diciottenne che ho amato in modo particolare Enzo è un pezzo di Marcantonio grande e grosso così! (dalle descrizioni l'ho immaginato esattamente come Jason Momoa). Che in apparenza sembra un uomo semplice e lineare.
L’ascoltatrice rifletté un attimo, poi guardò Enzo. Aveva l’aria di uno che aveva appena svelato l’arcano di una teoria complicatissima. Un soddisfatto filosofo de noantri con i tatuaggi maori e la barba incolta.
Devo dire che Enzo mi ha piacevolmente sorpresa con la sua gentilezza e il voler la felicità di chi ama, anche a discapito della propria. In lui c'è lo 0% di egoismo e il 100% di altruismo. Ha un passato che non si permette di scordarsi, mai, che è quello che lo ha reso l'uomo che è adesso. Tra Lavinia e Enzo non è una love story facile, come del resto possiamo immaginare. L'imprevisto e l'interferenza altrui vestita di buone intenzioni farà il resto.
Tra situazioni varie più o meno romantiche, il libro è tutto un susseguirsi di alti e bassi. Risate e lacrime di commozione mi hanno accompagnata fino all'ultima pagina senza un attimo di noia.
I miei complimenti all'autrice per aver dato la giusta importanza e profondità al terremoto sia psicologico che emotivo e alle conseguenze che sconvolgono i protagonisti e i personaggi più o meno importanti.
*Un appunto sui vari personaggi. Quelli che mi sono rimasti nel cuore sono il piccolo Giordano con la passione per l'ornitologia. Ma soprattutto la dolcissima e saggia Elisa, con il suo amore per il Giappone. Infine Claudio, un uomo meraviglioso che mi ha fatto una grande tenerezza.
Vi dirò che adesso prendere in mano un altro libro con un'altra storia sarà difficile, sono tipo in loop per Made in Garbatella. Che poi l'ultimissimo capitolo mi sta facendo fare voli di fantasia che non vi dico. Solo dopo averlo letto capirete.
Cara Laura, oltre a farti i complimenti, come avrai già capito ho fatto l'appunto sui personaggi per rispondere all'ultima parte che hai scritto nei tuoi ringraziamenti, cioè: Che anche io spero con tutto il cuore di vederti alla prossima storia, "in un'altra vita e in un altro mondo". Ci spero proprio!
E chissà le risate con Enzo...e daje!! (risatina sarcastica)
Laura così non si fa, proprio no. Che una come me pensava di aver raggiunto l’apice con Joel & Sue (siùùùùùù) e invece… Mi cacci fuori questa cosa qui, questo mattoncino di 653 pagine virtuali (che del cartaceo non c’è traccia nelle librerie terraquee e , spero e prego che almeno per natale la Words edizioni ne stampi mille mila copie, di cui una per me!) e io…stesa! Innamorata di Enzo dalle prime pagine, della sua moto, dei suoi muscoli, del suo modo di parlare. A proposito: è colpa tua se una romagnola doc igp ecc, con le sue esse e zeta intercambiabili, si è messa a “imbastardire” il dialetto madre con “Daje”, con parole e accento romano vari! Il mio adorato Stefano mi ha guardato per tutto il tempo della lettura (e anche qualche giorno dopo) come fossi uno strano alieno. Non più la compagna equilibrata e serena, ma un ibrido con montagne russe emotive e borbottii su frangette antipatiche e “ ma tu nun poi capì!”. E poi mi sono innamorata di Claudio (Capitan Findus), di Elisa, di Gelsomina e del suo gatto Arturo. Di Garbatella, anche se non ci sono mai stata.
Mi è piaciuta tanto la storia, di due persone diversissime, che quasi sicuramente mai avrebbero avuto a che fare l’una con l’altra se non fosse per un “ dettaglio”, uno di quelli da cui non si prescinde e che cambia le vite di tutti. Enzo e Lavinia -Lavigna, per me sarà sempre Lavigna- così diversi, eppure così “funzionanti” (non saprei dirlo meglio)! C’è felling, c’è ironia, c’è la tenerezza spiazzante di lui e ci sono i segreti e le fragilità di lei. Di entrambi. C’ è la paura di far male e farsi male, ma c’è la voglia di provare, c’è quel sentirsi bene che mancava da tanto, e ci sono figli esilaranti e saggissimi che osservano gli “adulti”, quasi vegliandoli.
Quanto mi è piaciuta la storia tra il “coatto” e la “Principè”!!!. E lo so, lo so Laura che lo sto banalizzando, sintetizzandolo con due clichè, ma è solo per dare un’idea a chi vorrà leggerlo. E leggetelo, perché un libro così non l’avete mai letto. Non è il solito romance, c’è un tesoro di bellezza, saggezza, umiltà, gioia e amore, tutto mescolato. Ed ecco che mi sono persa. Avrei mille cose da dire, come per esempio che, per leggere la scena in banca, sono scesa alla fermata sbagliata e mi son fatta un chilometro a piedi per arrivare a casa. O che più volte a risate di cuore sono seguite lacrime di commozione. O che “l’ultima pagina, poi cucino/dormo/faccio due lavori in casa/” durava due ore e che, come per J&S, ma forse di più, non volevo che finisse. Ho letto gli ultimi capitoli con lentezza e con un filo di tristezza e trepidazione. E il finale mi è piaciuto davvero, davvero tanto, con Claudio e la sua evoluzione. Capitan Findus pareva una cosa e si è rivelato un Capitano di tutt’altro tipo.
Laura grazie, grazie di aver scritto un libro così, con personaggi così, con uomini di tale spessore, bellezza e bontà. Grazie per queste donne stupende, queste persone che fanno capire il senso di auto e famiglia, grazie per gli spunti di riflessione che sono nati in me. per un pochino ho vissuto tra le stradine e i lotti di Garbatella e ne sono felicissima. Fammi un regalo: dimmi che a Natale uscirà il cartaceo! (che stefano voleva regalarmi a settembre per il mio compleanno e purtroppo non ci è riuscito!). Anzi fammene due: dimmi che hai già altro in cantiere!
Per questo romanzo il mio voto è 5 stelle, anzi cinque petali rosa. Anzi no, una fioritura intera!
Un libro di quelli che lasciano un senso di benessere, coccola. Che tirano su il morale, da avere nella propria libreria. A cui tornare quando serve una dose di speranza e humor.
Laura, come dice anche la mia amica Erica, tu sei la mia scrittrice preferita al pari della Barbato (tutt’altro genere, ma che bravura!)
Tommy, se arriverai alla fine della recensione, questa è per te: ad un certo punto Enzo e Lavigna parlano di Sailor Moon, Milord e scettro lunare. Non dico di più.
Buone letture – questo è uno dei più belli del 2023- e alla prossima!
Enzarè, sì arrivato proprio al momento giusto, con le tue ansie a bilanciare le mie. Pensa ‘n po’, ero troppo triste che pensavo de non godemme la storia tua, invece potéi essere el toccasana. Non te ‘sto a imita’; vedi, nel dialetto mio, il marchigia’, usamo el invece che er ma semo cugini, no? Quindi le lingue nostre se somjano. Te parlo accuscì perché se capimo mejo, spero pure ‘a gente che legge st’ultima recenzio’ dell’anno… magari pure de A libro aperto, perché pure io sto a passa’ un periodo de cacca come l’hai passato te, Enzarè. Mo’, però, a ‘ste perso’ tocca che je spiego un po’ la storia tua e de Lavigna; che dici, ce provo in italiano? Magari me leggono pure quelli de Ponte Mirvio.
Allora, gente, Enzo un giorno si trova a servire ai tavoli – della sua gastronomia, per un terzo – a una donna bellissima, rifatta a puntino alle labbra e alle tette; ciò non toglie che non sia una donna da levare il fiato. Per Enzo non è stato un colpo di fulmine, ma una vera e propria tranvata, e rimane di stucco quando questa, Lavinia, gli lascia il suo numero di telefono con la “pretesa” di essere chiamata. Enzo è chiaramente consapevole di essere un gran figo, ma divario sociale è scritto a caratteri cubitali in ogni piccolo spazio che li separa. Allora Enzo, che stupido non è per nulla anche se non ha un titolo di studio, si domanda: “Ma che vole quessa da me?” Vo’ dico io, ops, ve lo dico io: i due hanno un figlio insieme. Colpo di scena? Una seconda annunciazione? Ma non diciamo eresie… Lei era alticcia e lui non ha detto no a una sveltina, senza quasi guardarla in faccia. Forse per questo non la ricorda? Eppure certe parti anatomiche gli sussurrano… “Guarda che ‘a conosci!”
Come potete immaginare, Lavi(gn)nia lo frequenta omettendo la verità e si ritrova innamorata cotta, anche se inizialmente è infastidita dal “coattismo” (si dice?) del padre di suo figlio. E non sarebbe nulla se non ci fosse un ex marito, una figlia per Enzo, e dei genitori particolarmente stronzi (anche questo si può dire?).
«Io sogno solo de fa’ sta’ sereno chi me sta intorno.» Le tagliò il discorso. «De non da’ preoccupazioni. Me piace vede’ tutti felici.»
Mo’, caro lettore, vattela a pesca, io non te posso di’ più niè, te lo devi legge sto mattonci’. Te posso di’ che la Nottari de tre che n’ha scritti (più recenti!), non n’ha sbajato uno, anzi, ogni volta fa il record di vendite e pure de recenzio’.
Ora, seriamente, il potere della Nottari è trattare temi seri, attuali, con l’aiuto di cliché e ambientazioni di moda (vedi il Giappone), con originalità e ironia. Non te stufa, caro lettore, bétte quasi settecento pagine, ma te corrono giù come niè. Poi, spesso, te fermi a pensa’, a bocca aperta: “Ma guarda quant’è profonda quessa”, e non sto a insinua’ a niè de porno!
Garbatella, Ponte Milvio; la periferia e la Roma bene a confronto, dove il coatto sfonna le teste vuote dei ricconi dalle tasche piene; un ex marito che entra a far parte del team #MazzarelliEnzo lasciando tutti a bocca aperta. Un libro per le famijie che cercano rogna; per i Monelli bravi e quelli meno; soprattutto per i romantici che – come me – si sono innamorati di Marco (Coccia) e Cristiana nel lontano ’84 in Amarsi un po’, e guarda caso, l’interprete del Coccia è poi approdato alla Garbatella con i Cesaroni.
Per me, ‘sto libro, è un caxxo di capolavoro, sicuramente el mejo di questo 2023.
Affidare a questo libro cinque stelline sarebbe troppo riduttivo, perché “Made in Garbatella” con il suo essere alternativo, fresco, commovente, dolce, frizzante e profondo, racconta una storia d’amore, familiare, un viaggio culturale, attraverso una narrativa che ci fa ridere, ma anche riflettere e ci immerge in una vita a cui è facile affezionarsi, identificarsi, farne parte.
Sono una persona che crede nelle coincidenze e devo dirvi che leggere questo libro in questo momento, in cui ne avevo davvero bisogno, mi ha regalato tanto. Sono riuscita a raccogliere da questo romanzo tanti insegnamenti mescolandoli a una sfilata di odori, sapori e di sensazioni romani/giapponesi.
Grazie all’abile penna dell’autrice ho riso tantissimo, pianto, mi sono arrabbiata, tanto da immergermi completamente nella lettura e sentirmi parte dei lotti di Garbatella, con i suoi vicoli, cortili, i panni stesi e le diverse dinamiche familiari. L’autrice è stata bravissima a delineare ogni protagonista (Enzo, “Lavigna”, Claudio, Giordano, Elisa, i nonni…), tutti hanno un ruolo fondamentale e nulla è lasciato al caso. Storie di personaggi veri con i loro difetti e le loro fragilità messe a nudo e raccontati nella loro incredibile metamorfosi.
“Made in Garbatella” sfiora temi importanti, trattati con la giusta delicatezza: la dipendenza da droghe, la depressione. È la storia di crescita e di rinascita, di sbagli e di perdono, dell’accettazione di se stessi e dei propri sogni e desideri. È anche una nuova famiglia e una ritrovata paternità, per la forza dell'amore, dell'empatia e della solidarietà. Che sia un poco o tanto, non si può vivere senza voler condividere tempo e spazio con altre persone, perché per vivere abbiamo bisogno dell'altro; specialmente in questo mondo in continuo cambiamento che ci delude e di cui non siamo in grado di apprezzarne più la semplicità e ci limitiamo a concentrarci solo sui difetti e le mancanze.
700 pagine di scrittura fluida e scorrevole raccontate in terza persona, che sembrano volare via in un baleno. Ma ciò che ho apprezzato tantissimo sono le parole in “dialetto romano” con i suoi dialoghi originali e particolari che hanno dato quel tocco in più alla storia e l’inserimento della cultura giapponese nel corso della lettura che si lega in modo armonioso a quella romanesca.
Non lasciatevi sfuggire questo splendido romanzo e proiettatevi nella magica Roma.
Made in Garbatella Di Laura Nottari Ogni volta che leggo questa autrice mi meraviglio . Mi meraviglio dell'ingegno di saper raccontare situazioni, personaggi e contesti inusuali con una maestria, un'ironia e una veridicità senza pari, rendendo semplice la narrazione del complesso, rendendo personaggi veri e totalmente imperfetti ,inadeguati e spesso imbarazzanti ,amatissimi. Questo il punto in comune dei suoi lavori, perché è un'autrice che sa reinventarsi sempre anche stilisticamente. In questo libro ad esempio abbiamo una presentazione di ciò che andremo a leggere all'inizio di ogni capitolo attraverso metafore ,situazioni proverbiali o eventi storici. In questa storia tutto è un punto di forza. I personaggi principali: Enzo e Lavinia, una coppia improbabilissima dove lui è un coatto della Garbatella che lavora nel ristorante dei genitori e parla solo romanesco ,lei figlia della Roma bene abita ai Parioli ( o meglio al "Mirvio" come dirà Enzo ) labbra siliconate ,tette rifatte,snob ed egoista. Eppure si scoprirà che i due hanno qualcosa di estremamente importante in comune. Per tutta la prima parte il lettore si chiederà come si potrà mai trovare un punto di incontro tra queste due personalità agli antipodi, ma il bello non sarà neanche questo,quanto l'analisi sociale delle realtà in cui vivono e si sono formati i protagonisti, l'ambiente, il "flow" che trascina le vite di entrambi e delle persone alle quali sono legati. È difficile riassumere in poche righe un libro di ben 663 pagine cartacee, posso solo dire che all'interno c'è tutto: si ride, si piange e si riflette... certe volte anche amaramente. Nelle note conclusive forse, si intende anche che ci sarà un seguito... Se si potesse, metterei sei stelle su cinque di giudizio. ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️+ La Nottari è davvero una garanzia.
Laura Nottari si riconferma la queen dei mattoncini romantici. Come già successo con Joel & Sue, ci regala un romanzo originale, fresco e scritto benissimo. Badate bene, di Joel & Sue questo libro non ha nulla, se non la genialità dell'autrice e questo è un punto a favore. In un mondo di romanzi copia-incolla (non c'è niente di male, io ne leggo tanti e con piacere), Made in Garbatella spicca per diversità e per spessore. La scrittura di Laura è veramente specchio del suo grande talento, non c'è mai una parola fuori posto o una pagina di troppo. A tutti i personaggi viene dato lo stesso spazio, se non per numero di capitoli, per intensità di introspezione. E così, un personaggio che tu credevi essere un semplice "secondario", diventa probabilmente uno dei personaggi migliori (ogni riferimento NON è puramente casuale, ma non posso fare nomi per non spoilerare). Garbatella, bellissima raccontata da chi ci vive, non è solo un luogo, ma a sua volta una protagonista tanto quanto Lavinia e Enzo. La storia scorre meravigliosamente e seppur a volte avrei voluto dire a Lavigna di darsi una sbrigata (prevedendo che l'irreparabile potesse accadere), il tempo che Laura si prende per far snocciolare tutto alla ragazza di Ponte Milvio, è semplicemente perfetto. Enzo, ingombrante e buono, una sorta di gigante dal cuore grande, è l'esatto contrario di Lavinia e pur con le loro diversità, i due si incastrano come tessere di un puzzle. Tessere un po' consumate e "storte", ma fatte per combaciare. E poi ci sono Elisa e la sua passione per il Giappone (lo sapevate che resilienza è una parola giapponese? 😂) e il piccolo Giordano che nella mia mente è preciso preciso al nipote del signor Balocco nella pubblicità dei biscotti. Poi ci sono i Gatti, i Mazzarelli e Claudio, attraverso cui Laura lancia un messaggio forte e reale su un argomento che mi sta tanto a cuore (non dico altro per evitare spoiler). Insomma, se non si età già capito, vi consiglio di leggerlo. Un plauso anche alla bravura di scrivere in romano che non deve essere semplice, pur essendo di Roma. Brava, Laura.
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Questa è la storia di due giovani così diversi tra loro ma le cui vite si incastrano perfettamente. Lo yin e yang, simbolo di armonia, che causa l’equilibrio e produce l’interazione tra le due energie. L’equilibrio è precario perchè troppi sono i segnali delle loro differenze e delle difficoltà per far funzionare la loro storia, eppure eccoci qui. Il narratore onniscente ce la racconta, consapevole del disastro imminente dietro l’angolo. In palio non ci sono solo i sentimenti di due innamorati, ma equilibri di intere famiglie. E’ più difficile una relazione quando ci sono di mezzo anche i parenti. Sopratutto se ci sono dei figli. Lavinia è una donna tutta d’un pezzo, di Ponte Milvio, con una famiglia benestante alle spalle e di cui è succube. Già aver divorziato è stato un dramma per lei, non tanto per la rottura di un rapporto, quanto il mostrarsi imperfetta. Enzo è spumeggiante, un romanaccio doc, che parla solo in dialetto e vive a Garbatella. Grande, grosso e muscoloso, dal cuore tenero. Di quelli un po’ ingenui, ma a cui non puoi fare a meno di volergli bene. E allora come fanno a conoscersi? Cosa hanno in comune? Giordano, un figlio. Però questo Enzo non lo sa. E lì iniziano i guai. Giordano non è come tutti i bambini di otto anni. Si comporta da grande perchè è dovuto crescere troppo in fretta. Un romanzo divertente, originale, profondo, che tratta con delicatezza argomenti attuali, come famiglie allargate, tradimenti e doveri familiari, sogni e ambizioni. Ascoltare il cuore o la mente? Razionalità o impulsitività? Laura Nottari crea personaggi così realistici da sembrare reali: sembra di conoscere tutti, talmente è attenta nei minimi dettagli dei loro caratteri. Per non parlare delle descrizioni: nel caso non foste stati a Roma con questo romanzo riuscirete ad assaporarne odori, colori e luoghi.
Questo libro è stato una vera sorpresa e il tocco di leggerezza che ci voleva! Non conoscevo la penna dell’autrice ma l’ho trovata divertente, frizzante e scorrevolissima, tanto che ho divorato questo romanzo in pochi giorni nonostante contasse quasi 700 pagine. All’inizio è stato un po’ spiazzante leggere così tante battute in dialetto romanesco, anche perché non lo conoscevo davvero per niente, ma una volta entrati nel mondo di “Made in Garbatella” ho amato sempre di più questo linguaggio così peculiare e che rende il romanzo vivo davanti ai nostri occhi. Ciò che ho più apprezzato è stata proprio la possibilità di respirare davvero la città di Roma, le sue vie, i luoghi caratteristici e anche, inevitabilmente, i suoi abitanti. La nostra protagonista femminile è Lavinia, una donna dal fare austero, rigido, un po’ snob, che sembra ben lontana dal romanticismo (almeno all’inizio) e che nulla sembra azzeccarci con Enzo (Romano del mio cuore❤️), padre single che vive a Garbatella e che mi ha conquistata con il suo altruismo e il suo modo di fare così semplice ma così vero! Altro enorme punto a favore, al di là dei personaggi così ben caratterizzati, è il fatto che sia un romanzo corale, non un Romance tradizionale. Seguiamo infatti moltissime storie, moltissimi personaggi diversi, che danno vita a un vero e proprio arcobaleno dalle mille sfumature. E infine, ma non per importanza, le tematiche. Benché trattate sempre con delicatezza, abbiamo davvero temi importanti e che fanno riflettere all’interno di questo libro come la dip3ndenz@ da sostanze o la difficoltà di crescere una figlia come genitore single.
Non posso che complimentarmi con Laura e consigliarvi questo libro per immergervi nel meraviglioso mondo creato dall’autrice e scoprirne il fascino. D’altronde, ve lo dice anche Enzo: Garbatella è er posto più bello de Roma😍
La Nottari è tra le mie scrittrici preferite. Ormai direi che è indubbio. Con questo libro ne ho avuto conferma.
Siamo a Roma. Lavinia e Claudio scoprono di non poter avere un secondo figlio perché lui è sterile. Chi è allora il padre di Giordano? Lavinia ovviamente si ricorda di quel momento di crisi pre matrimonio. Matrimonio scelto dai genitori per lo status di famiglia. Quella sc****a in bagno con il barista. Lavinia si trova a vederlo rintracciare per vedere chi sia, com’è. Così conosce Enzo Mazzarelli, papà fantastico di Elisa, figlio e nipote amato, nonostante lui non pensi di meritarselo. Perché vive negli errori fatti nel passato. Come se dovesse espiare per sempre.
Lavinia ed Enzo. Il giorno e la notte. Lei parla italiano, lui solo dialetto. Proveranno a conoscersi anche se lui non capisce proprio perché una come lei voglia uscire con uno come lui. Lavinia gli dirà mai di Giordano?
Tanti personaggi. Ci si affeziona a tutti, non solo a Lavigna (non è un errore di scrittura) ed Enzo. Anche a Gelsomina e al gatto Arturo, i vicini di Enzo. Elisa con la sua passione per il Giappone. Claudio che si riscopre dopo il divorzio e la depressione. Giordano nell’essere un mini adulto. A Roma con le sue strade fatte di traffico, a Garbatella, alla carbonara e al non mangiare i poke.
Con la sua simpatia la Nottari tratta temi scomodi. Una madre che se ne va, la chirurgia estetica, la droga, le famiglie allargate, far felici i genitori, l’essere benestante e quello che comporta da figli di genitori che decidono per te, il non conoscersi, l’abbandono dei sogni, la mancanza di un genitore vivo, la prepotenza di altri genitori, i paraocchi di adulti che vivono ovattati. E altri. Ancora Brava Laura! Facendomi ridere, sorridere e commuovere hai raccontato una bellissima storia, fatta di persone, cibo e casa.
Potrei raccontarvi molto altro su queste 600 e passa pagine. Ma perché? Leggetelo, ne vale la pena. Vola, come tutti i suoi.
Questo è il terzo libro che leggo della Nottari e posso affermare che questa autrice è, ormai, più che una certezza perché non mi è assolutamente possibile decidere quale dei tre mi sia piaciuto di più. Bellissimo, stupendo, eccezionale, sinceramente non saprei come altro definirlo, perché non solo mi è piaciuto ma l’ho trovato anche decisamente originale, anche rispetto agli altri due che quanto ad originalità non difettavano di certo. Parliamo poi dei personaggi, descritti e caratterizzati talmente bene da sembrare reali, perfettamente inquadrati nei loro ruoli, che agiscono e parlano coerentemente per tutta la storia che mi ha conquistato sin dalla prima riga. Una scrittura che ti fa immergere in una realtà che è esattamente come viene raccontata, una storia dove si riesce a respirare veramente l’essenza di un posto e delle sue persone. Conoscere i luoghi dove tutto si svolge è un plus che, se possibile, ti fa amare ancora di più quanto leggi perché la realtà si sposa alla fantasia e alle sensazioni che ti regala talmente bene da arrivare a confondersi tra loro perché questa storia potrebbe realmente verificarsi. Se amate Roma e quello spirito particolare che si ritrova in quartieri come Garbatella non perdete questo libro. Amerete, vi tormenterete, vi divertirete e vivrete accanto a delle persone che vi dispiacerà non essere reali. Da non perdere assolutamente.
È il primo romanzo di Laura Nottari che io abbia letto, ma non sarà l'ultimo perché l'ho amato come si ama la cacio e pepe, perché il testo è stato proprio come un piatto che mescola sapori differenti in un risultato sorprendente. Dal sushi alla carbonara, da Roma Nord alla Garbatella, il quasi paradosso tra il romanesco di alcuni personaggi e la scrittura liscia e sfolgorante della narrazione. L'ho adorato!, non so che altro dire. Pensavo di trovarmi davanti un romance "classico" e così non è stato. I personaggi sono tanti, tutti diversi, tutti adulti work in progress mai stucchevoli e mai troppo romanzati. E posso dire? Mio personaggio del cuore assolutamente Claudio!
Per me è IL 5 STELLE del 2023. Un altro capolavoro firmato Laura Nottari! Io già adoro il romanaccio, leggerlo così tanto mi ha fatto sentire davvero bene, quasi ho avuto la sensazione di essere lì alla Garbatella con tutti. La storia è davvero bella, seppur tanto divertente, ci sono momenti davvero delicati e commoventi (e io sono un iceberg un genere!). E quanto so sveji i fiji!!! Ragazza mia hai fatto bingo ancora! Grazie Laura X questa meraviglia! Ps: ma quanto è geniale Gersomina?!?
Ho faticato un po’ col romanesco ma capisco servisse a dare realismo all’interazione dei protagonisti.
Più romanzo corale a sfondo sentimentale che romance veto e proprio, con un ventaglio di comprimari pronti a rubare la scena e a strapparti una lacrima o una risata. I temi affrontati sono difficili ma vengono trattati con rispetto e delicatezza.
Secondo libro della Nottari che leggo e secondo colpo al cuore. Divertentissimo ed emozionante. Ho amato tutti i protagonisti, in particolare Enzo e Claudio, detto Findus. Non è solo una storia d'amore tra due opposti, ma è una storia famigliare a tutto tondo. Findus, Edamame, Principè, Gelsomì e tutti gli altri, li ho amati tutti e tanto. Bellissima anche la porta aperta del finale tra Findus ed Elisa. 5🌟 pienissimissime.
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La storia è fresca e simpatica ma purtroppo ho trovato i dialoghi in romanesco poco scorrevoli alla lettura. Capisco che sono necessari per delineare il personaggio di Enzo ma mi hanno appesantito tanto la lettura. Però consiglio comunque questo libro
Con il suo stile fresco e frizzante la Nottari fa passare del tempo in allegria con le sue opere letterarie. Dopo Joel & Sue, non è possibile non innamorarsi anche di Lavinia ed Enzo e del mondo che li circonda. Adesso spero in una storia nuova tra Claudio ed Elisa però....
Bello bello bello
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Uno dei libri più belli letti nel 2023. Laura Nottari è una bravissima scrittrice di cui avevo già apprezzato due libri, ma Made in Garbatella davvero è un grande romanzo. Nascosto dietro la leggerezza del sorriso si celano profonde tematiche, trattate con garbo e perizia. Mentre scopriamo il bellissimo quartiere di Garbatella non possiamo non appassionarci ai protagonisti di cui Garbatella fa parte a pieno titolo. Un luogo dell'anima o un luogo che è l'anima del romanzo? Non so ancora rispondere a questo quesito. La storia di Lavinia, Enzo e Claudio (nomi non casuali e strettamente legati alla storia di Roma) è un percorso attraverso il romanesco e i sentimenti, un viaggio sui valori profondi della famiglia, dell'amicizia e dell'amore più viscerale; quello dei genitori verso i propri figli. Enzo è spettacolare con il suo dialetto, il suo vissuto e il suo cuore grande, Lavinia è bellissima, ma non solo, c'è molto in lei e incredibilmente mi è piaciuta, nonostante un inizio difficile si guadagna a pieno titolo il ruolo di protagonista. Poi c'è Claudio, il personaggio più scomodo, perché ruba la scena, perché è capace di andare in pezzi e di prendersi il tempo per ricostruirsi. Poi ci sono i figli, i nonni, gli amici del quartiere, l'amica del cuore. Un universo di umanità e di sentimento che travolge e coinvolge. Un romanzo di cui senti la mancanza alla fine e ti lascia gioia e un desiderio spasmodico di andare a Roma, anzi no, a Garbatella.
Prima di tutto, la mia caccia ai refusi è stata infruttuosa. L’unica cosa che mi è saltata all’occhio, a pagina 268, è: “Si sentiva esiliato, RILEGATO in un angolo”, dove immagino Laura avrebbe voluto scrivere RELEGATO. Sì perché, lessico di Enzo a parte, non è un discorso diretto del nostro fenomeno, ma quello descrittivo del narratore. E in tomi di 655 pagine, in total style Nottari, qualcosa significa. Secondo, che fatica… adoro il romanesco, ma ascoltarlo è una cosa, leggerlo un’altra. Soprattutto perché sono padana. Nemmeno leggere l’Inferno di Dante mi ha impegnata tanto. Però ne valeva la pena. La trama… se (come direbbe Enzo). Molto bella, bei personaggi; borderline, ma belli. Se tornassi indietro lo acquisterei di nuovo (e ho fatto fatica! L’ho trovato dopo una ricerca di mesi, pagandolo 4 euro in più di quanto costava all’inizio. Nuovo eh?). Mi ero persa l’uscita e per un po’ non è stato disponibile. Però ne valeva la pena (mi ripeto). Alla fine l’asso pigliatutto è Claudio, il cornuto, che “gnè gnè gnè” (sempre come direbbe Enzo) è felice e figo da paura. Anvedi oh! Brava Laura, ti rileggo sicuro. Se.
rilettura (confermo 4 stelle). arrivata al punto clou non ho capito perchè non sia un best4ever da 5 stelle. capitan findus mi ha stregato. anche enzo, eh? poi ho colto il motivo. termina un po' sottotono. ma vabbè, bello resta.
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Ao' er meglio libro che ho letto quest'anno (2024)! A tratti ironico con Enzo e il suo romanaccio, storia particolare, delicata, gestita con una maturità surreale.. mi ha fatto ridere e commuovere! BELLO!