In Polvere e ossa si racconta la storia di due paleontologi: uno era darwinista, l’altro lamarckiano. Uno era freddo e distaccato, l’altro esplosivo. Uno era stato educato nelle migliori scuole d’America, l’altro ha scritto il suo primo articolo scientifico prima ancora di laurearsi. Per cinquant’anni, alla fine dell’Ottocento, Edward Drinker Cope e Othniel Charles Marsh fecero a gara a chi accumulava più fossili e pubblicava più studi, spendendo considerevoli quantità di denaro per farlo; e per sabotarsi a vicenda.
Gabriele Ferrari ripercorre le tappe e i protagonisti di una rivalità scientifica e umana sempre più feroce e rapidamente degenerata in aperto conflitto, che coinvolse esploratori, soldati, spie, generali, politici e persino Buffalo Bill (oltre a un breve cameo del generale Custer…). Una rivalità figlia non solo dello scontro tra due personalità opposte, ma anche del luogo in cui si è sviluppata. Ambientata per lo più in un Far West desertico e polveroso, tra fossili, dinamite e musei, la guerra delle ossa è una storia profondamente americana che parla di frontiera e destino manifesto, di colonizzazione e genocidio, ma anche di come il capitalismo ha plasmato in maniera decisiva la storia della scienza.
Mi ha molto divertito la lettura di questo saggio che una volta di più dimostra che "i grandi uomini" in realtà erano persone molto ordinarie, per quanto geniali, e capaci di grandi meschinerie.
Il saggio è molto piacevole, sulle tracce dei due paleontologi che hanno contribuito non solo a fondare la loro disciplina come scienza, ma hanno imparato anche le tecniche da maestri dello showbiz come P.T. Barnum e Buffalo Bill per renderla amata e nota al grande pubblico (non fosse altro per avere una base e chiedere più soldi per le loro ricerche). Inoltre è molto affascinante come la tematica scientifica si intersechi con l'evoluzione delle infrastrutture come il treno e soprattutto con la conquista del West e la creazione degli Stati Uniti contemporanei. Un po' un anello mancante anche questo, per come di solito ci viene raccontata la storia, dove i cowboy sicuramente sono importanti ma alla vera e propria conquista (e di conseguenza, purtroppo, anche alla riduzione degli spazi per i nativi) hanno contribuito commercianti, esploratori, geologi... e anche paleontologi.
Mi è piaciuto molto il tono scelto per narrare la storia in modo da mantenerla intrigante, probabilmente il testo potrebbe fare bene da base per una miniserie divulgativa di Netflix sul tema – quegli show di divulgazione un po' più guasconi e meno accademici degli Angela, per capirci. È un saggio che si legge amabilmente, io ho impiegato tanto a leggerlo perché sono fusa in questo periodo e perché come al solito sto leggendo più cose in contemporanea.
Come nota negativa invece segnalo che ho trovato le mappe poco utili, un elemento che mi ha fatto strano da parte di Codice, che di solito è molto puntuale: a partire dalle legende poco chiare (a colpo d'occhio non si sa quale sia il "tracciato" di Cope e quale di Marsh, si capisce solo leggendo, però la mappa dovrebbe essere leggibile da sola, no?) alla scelta di mantenere la carta degli USA molto ampia o per intero, peccato che così le informazioni da leggere vere e proprie finiscano praticamente a ridosso della legatura... in un caso ho dovuto aprire il libro di violenza per leggere tutto, e mi è spiaciuto. Anche l'ultima mappa mette insieme più viaggi in una pagina singola e rischia di essere più confusionaria che d'aiuto. Amo molto l'impiego di elementi grafici per aiutare a visualizzare il contenuto del saggio, ma in questo caso le ho trovate poco efficaci. E, forse, avrei apprezzato anche qualche disegno in più anche dei fossili discussi, soprattutto dei mammiferi che tanto spazio prendono nella storia – anche visto che nel titolo si faceva riferimento ai dinosauri, ma poi la guerra vera e propria si sviluppa sui grandi mammiferi.
Mai avrei pensato di appassionarmi un giorno di dinosauri e caccia ai fossili, e invece! ConPolvere e Ossa di Gabriele Ferrari voliamo dall’altra parte dell’Oceano per una caccia grossa ai dinosauri nel Far West alla fine dell’Ottocento. Seguiamo la cosiddetta “guerra delle ossa” (o Great Dinosaur Rush) tra i due paleontologi Edward Drinker Cope, lamarckiano, e Othniel Charles Marsh, darwinista. Una grande rivalità tra i due che competevano in maniera spietata per la ricerca dei fossili, usando ogni mezzo lecito e non per intralciarsi l’un l’altro, tra lavoratori corrotti per rubare i reperti del rivale, e siti fatti saltare con la dinamite (sarà vero?) per evitare che qualcosa di importante finisse tra le mani dell’avversario. Fino alla loro morte. Cosa è rimasto dopo la dipartita dei due paleontologi? Molte nuove scoperte e una gran quantità di materiale ancora “inscatolato” su cui i paleontologi poterono proseguire le ricerche. Ma ci sono stati anche risvolti negativi: chissà quanti fossili sono stati danneggiati e sono andati irrimediabilmente perduti a causa delle gravi azioni di sabotaggio sugli scavi.