Dicembre 2018. La testa di un uomo a cui sono stati asportati gli occhi viene ritrovata in un sacco di plastica ai piedi di un cassonetto. Il resto del corpo, privato anche del cuore e delle mani, viene scoperto il giorno dopo dentro un pozzetto dell’acqua piovana, in stato di decomposizione. Nel frattempo Nina, undici anni, viene obbligata dai genitori a tornare in psicoterapia, per superare un trauma che sei mesi prima le è quasi costato la vita e a cui tutti imputano la sua attuale insonnia. In realtà, da quando è diventata sorda, Nina è afflitta da terrificanti visioni sonore, che altro non sono che presagi di morte; le sue notti sono tormentate da incubi ambientati proprio all’interno di un pozzetto dell’acqua piovana. Mentre il killer – un ragazzino spezzato che crescendo si è trasformato in un oscuro e spietato vendicatore chiamato Bunny Boy – continua a uccidere, la bambina a poco a poco si rende conto di essere in qualche modo connessa a lui, e soprattutto di essere la sola a poterlo fermare. Per riuscirci, con l’aiuto di vecchi e nuovi alleati, si vede costretta a calarsi nel pozzo nero e profondo dei ricordi dell’assassino: i suoni e le visioni che la perseguitano appartengono infatti al passato di Bunny Boy, dove si nasconde una frattura che non può essere sanata né ricomposta, ma alla quale Nina dovrà comunque dare ascolto. Insieme alle ormai diciannovenni Rasha e Nur e al diciassettenne Alfredo, suo fratello, la bambina si troverà catapultata in un’avventura che porterà ognuno di loro a confrontarsi con le ragioni del male. I quattro ragazzi si addentreranno in un territorio in cui l’infanzia può essere nera e cannibale, ma comunque degna di essere riconosciuta. Quello che non sanno è se gli sarà concesso di riemergerne indenni.
"Con i ricordi non si può lottare, taglieranno sempre di più di qualsiasi coltello, e il loro affondo è letale"
E siamo ancora insieme a Nina e ai ricordi che le affollano la mente. Ricordi che non sono i suoi, ricordi che sanno di terra bagnata, muffa e biscotti al cioccolato. Questa volta Nina avrà occasione di conoscere l'idolo dei bambini degli anni '80 Kenshiro. La sua musica, la colonna sonora dei nostri pomeriggi... Chi mai fermerà la follia che nelle strade va? Chi mai spezzerà le nostre catene? Chi da quest’incubo nero ci risveglierà chi mai potrà? Ken, sei tu fantastico guerriero sceso come un fulmine dal cielo… L'avete letta cantando eh? Bene, ma se Ken diventa il Dio giustiziere di un bambino tradito e ferito dal padre? Se Ken al posto del suo sguardo vittorioso ha un buio che si affaccia su di un abisso nero? Come potrà questo bambino crescere nella giustizia?
Uno psico- thriller, si può chiamare così? Che ti manda fuori strada innumerevoli volte. Pensavo di aver capito chi si celava dietro un bambino bisognoso d'amore e calore umano, invece mi sono sbagliata, un paio di volte pure 😅
Bello anche il 2⁰ capitolo della saga "Le visioni di Nina"....curiosa di sapere come si concluderà questa storia. Voglio già bene a questa bambina e a tutta la sua famiglia ormai allargata.
Ho scoperto, ahimè, che è il secondo volume della serie “Le visioni di Nina” ma questo non mi ha impedito di apprezzarlo per quello che è, un thriller nostrano discretamente congegnato, e non ho risentito dell’assenza del volume che l’ha preceduto, benché la protagonista sia la stessa: una bambina, Nina, la quale, diventata sorda a causa di un trauma precedente (suppongo appunto narrato nel primo volume) è vittima di terribili visioni sonore, presagi di morte. Perché nel frattempo, nella sua città, vengono trovati i resti di un uomo, la testa in un sacco di plastica ai piedi di un cassonetto della spazzatura e il resto del corpo in un pozzetto dell’acque piovana. L’assassino è a sua volta vittima di un passato dal quale non è più riuscito a liberarsi, e nel quale veniva chiamato, dagli altri bambini, “Bunny boy”, ovvero ragazzo-coniglio, a causa della sua dentatura sporgente, e di conseguenza bullizzato in ogni forma. Bullismo, indifferenza, infanzia negata, solitudine: sotto la storia thriller, che non manca di ritmo, si celano temi caldi e piuttosto tristemente attuali, in una vicenda che si legge con velocità e con qualche sorpresa. Dopo “Il divoratore” ho ritrovato questa giovane autrice e la sua prosa intatta e coinvolgente.
“Si dice che i padri chiedano ai figli di seguire i propri sogni. Ma lo si dice perché i padri non hanno idea di cosa sognino i figli. Se lo sapessero tremerebbero al vento, come foglie ancora appese ai rami solo perché ignorano d’essere morte.”
Bunny Boy di Lorenza Ghinelli è il secondo volume della saga de “Le visioni di Nina”, una serie di romanzi di genere thriller che raccontano le storia di una ragazzina e dei suoi poteri sensitivi. Ho avuto il piacere di leggerlo in collaborazione con Marsilio Editore in quanto può funzionare anche come stand alone ma dato che mi è piaciuto moltissimo sono corsa ad acquistare anche il primo, Tracce dal silenzio.
Nina ha solo undici anni ma la vita le ha riservato già molto dolore, a causa di un incidente deve ricorrere ad un apparecchio acustico senza il quale oltre a non sentire nulla cade in una sorta di trance dove prende vita un mondo parallelo totalmente surreale, avete presente Stranger Things e il sottosopra?
La storia inizia con il ritrovamento della testa di un uomo ai piedi di un cassonetto, gli occhi asportati e il resto del corpo senza cuore e senza mani che viene alla luce soltanto il giorno dopo all’interno di un pozzetto. Una serie di terribili vicende stanno aspettando Nina e i suoi amici, chi è il responsabile di ciò che sta accadendo?
Lorenza Ghinelli è un'autrice di grande talento, le sue parole sono in grado di aprirti a delle immagini ben delineate nella mente. Il suo romanzo è potente, dinamico e crudo, racconta una storia satura di sofferenza e dolore che va molto oltre il trovare il colpevole di un omicidio.
Nei suoi personaggi c’è tanto vissuto e tanta verità, quella brutta, che potremmo trovare anche intorno a noi se solo a volte non facessimo finta di niente. Con grande audacia ti fanno entrare nelle loro vite e nei loro pensieri per farti comprendere a pieno, nel bene e nel male, le loro azioni.
📌trama: Dicembre 2018. La testa di un uomo a cui sono stati asportati gli occhi viene ritrovata in un sacco di plastica ai piedi di un cassonetto. Il resto del corpo, privato anche del cuore e delle mani, viene scoperto il giorno dopo dentro un pozzetto dell'acqua piovana, in stato di decomposizione. Nel frattempo , Nina , undici anni da quando è diventata sorda è afflitta da terrificanti visioni e presto si renderà conto che solo lei potrà fermare il serial killer chiamato Bunny Boy.
📌”Lo sguardo altrui non si posa mai dove dovrebbe, l'ha imparato troppi anni addietro e non l'ha più scordato." ― Lorenza Ghinelli. 📌Questo romanzo mi è piaciuto molto può sembrare uno young adult però, secondo me, può esser letto ad ogni età.Scrittura scorrevole, con delle Vibes che ricordano Stranger Things. Bunny boy non è un comune thriller affronta temi più profondi come il bullismo, maltrattamenti familiari, abbandoni. A tratti un racconto estremamente crudo che ti suscita pena e tristezza per il killer spietato vittima della natura umana. Non sempre veniamo “salvati” delle volte dobbiamo salvarci, e non sempre ne consegue un vantaggio. Ma quindi lo spietato killer e’ una vittima o un carnefice? 🐰 📌 ho scoperto che c’è un prequel di questo libro che sicuramente acquisterò!! Consigliato
Un bel thriller che si lascia leggere una pagina dopo l'altra. La saga di Nina continua, e stavolta il vero protagonista è Bunny Boy, ragazzo che ha subito tanto dal padre da ragazzo e che ha deciso di vendicarsi... contro tutti i padri. Bel ritmo, bella caratterizzazione dei personaggi, molto belle le scene delle "allucinazioni" di Nina. Peccato per il finale, che mi è parso un po' "accelerato" rispetto al resto. Consigliato.
Lorenza Ghinelli ha un talento: riesce a far provare compassione e tenezza per i cattivi. A mostrarci i bambini spezzati che sono stati, le loro ombre, i mostri che hanno dentro e con cui si identificano forse per cercar di sopravvivere quando il male è troppo : così il giudizio si sospende o si fa meno tagliente, si umanizza, perché non è la sola mente che giudica, ma si allea col cuore.
Ha anche un secondo talento, quello di sfatare il mito che il secondo libro di una serie è quello un po' sotto tono, meno brillante, il ponte tra il primo che è sempre una scoperta e il terzo che è una conferma. Per me, poi, "Bunny Boy" è persino più bello del precedente "Tracce dal silenzio". C'è sempre Nina, con le difficoltà di una sordità dovuta ad un incidente e terribili incubi che le rendono quasi impossibile dormire. Ci sono Marco e Sara, i genitori che fanno di tutto per alleviare le angosce conseguenti agli incubi che sono la conseguenza di un fatto accaduto qualche tempo prima alla figlia. Questi incubi, ben lungi dallo sparire, si intensificano e variano in concomitanza con un efferato omicidio e Nina non sa cosa fare per farli smettere. Ci sono Alfredo, Nur e Rasha: "il gruppo" che aiuta Nina quando la situazione è disperata. Ognuno di loro in questo romanzo cresce, cambia, mostra nuovi aspetti di sé piacevoli o inaspettati.
E poi ci sono i nuovi personaggi : Graziano /Bunny Boy, il "cattivo", l'omicida che canta la canzone di Ken Shiro e che preleva occhi e cuore dalle sue vittime (padri violenti e col vizio del gioco). Occhi e cuore, come se avesse sempre e solo voluto essere visto e amato. Quello che gli è mancato, se lo prende con coltelli affilati come le parola che sceglie l'autrice. Affilate e taglienti come anche il freddo reale e metaforico che avvolge i personaggi nell'inverno riminese. C'è Giaime, un ragazzino in cui Nina trova un appiglio di speranza e fiducia. C'è Giulio Greco, insegnante di teatro particolarmente affascinante e anche molto arrogante che per un attimo farà vacillare il fragile equilibrio tra Sara e Marco.
Tutto è sapientemente intrecciato, con un ritmo incalzante, la scrittura al presente che catapulta il lettore lì in mezzo alla storia, e i passaggi alternati tra il presente di Nina e il passato di Graziano. Le due linee temporali scorrono parallele, fino all'inaspettato punto di incontro che lascia il lettore stupito, senza fiato e sottosopra, con la pancia piena di spilli e gli occhi lucidi.
Lorenza Ghinelli è maestra nell'esplorare gli anfratti dell'anima, i posti bui e scomodi quelli dove non batte più il sole perché qualcosa o qualcuno ci ha fatto chiudere le "porte" a doppia mandata. Li racconta, li porta alla luce grazie allo sguardo e all'ascolto di una ragazzina (Nina sta crescendo, e con lei il suo "super potere"). Trovo poetico che la sordità l'abbia portata sentire di più e meglio. Trovo drammatico che quel che debba sentire e vedere siano l'orrore, l'abuso, la violenza. Forse, però, questo la aiuta a sublimare la sua rabbbia, a trasformarla. Questo e la presenza di una famiglia, di amici e forse di un amore che la ascoltano, la accolgo e non la giudicano, anzi, iniziano a capirla.
Mi chiedo se, a volte, la differenza tra chi siamo e i mostri che saremmo potuti diventare non sia proprio lì, in quella "rete" di affetto, sostegno e amore su cui si sa di poter contare sempre. Quella che a Rebecca e a Graziano è mancata, quella che Nina, Alfredo, Nur e Rasha avranno sempre.
5 stelle pienissime per il ritorno di Nina! Leggetelo se vi piace Stephen King (ho adorato l'omaggio a Carrie), se amate la Ghinelli o se non la conoscete affatto. (in questo caso partite da Tracce dal silenzio. Si legge bene e da solo anche Bunny Boy, ma con Tracce si ha un quadro più completo). E anche se amate temi come il bullismo, l'amicizia e quel tocco di paranormale che personalmente adoro. I libri di questa autrice sono una centrifuga, per me, da cui esco sempre ammaccata e arricchita! Aspetto con trepidazione il terzo!
Una mente oscura ossessionata dai coltelli, prolungamenti letali di odio, e da un anime giapponese a sfondo postapocalittico, trova un'ambigua connessione con gli incubi di Nina, undicenne affetta da sordità.
Bunny Boy è un romanzo che racconta di disagio economico, maltrattamenti in famiglia, abbandoni e atti di bullismo di estrema efferatezza.
Ho provato tristezza e disagio per Graziano, detto Bunny Boy per via dei denti sporgenti: la sua vita di orrori e vessazioni dentro e fuori casa, sembra vomitata direttamente dall'inferno.
Una lettura a tratti cruda, dove non mancano dettagli raccapriccianti e un'atmosfera cupa, per nulla rassicurante. C'è un assassino seriale a piede libero che smembra i corpi disseminandoli nei pozzetti e tra la spazzatura della città. Un mostro calcolatore e determinato che sembra in qualche modo collegato a Nina.
I personaggi sono tutti curati e questo conferisce una marcia in più a una storia tentacolare che abbraccia varie tematiche, tra le quali anche quelle relative alle comunità educative residenziali, dove vivono ragazzi scappati da zone di guerra, tolti a famiglie violente o con vite complicate e drammatiche.
Il perno fisso delle vicende rimane sempre Nina, un'anima ferita da uno shock indelebile, i cui occhi sono puntati su realtà imperscrutabili e visioni sulle quali non ha nessun controllo. Finale giusto e una porta aperta su sviluppi futuri.
"E'finito il tempo di nascondersi tremando, di compatirsi, di aspettare. Il suo idolo è dentro di lui adesso. Sono una cosa sola. E'ora di farsi giustizia. E di affilare i coltelli."
Ho aspettato tanto a leggerlo per niente grazie al cielo, non c'è stato nessun passaggio angosciante come nel primo. Le descrizioni degli omicidi non sono però cosa di poco conto, andiamo abbastanza nel dettaglio quindi se la cosa turba può essere un problema. Paura anche questa volta 0, piuttosto c'è molta suspense e magari a tratti un po d'inquietudine.
La protagonista è sempre la stessa (povera bimba) e inizia a fare i conti con quella che sarà la sua realtà da adesso in poi. Se nel primo libro le storie dei vari personaggi (protagonista + la famiglia con i collegamenti esterni) si intersecano di continuo rendendolo molto unito in questo caso ci si distacca un po di più ricomponendo il gruppo con un nuovo compagno solo alla fine.
La storia è stata molto interessante anche questa volta e sono rimasta soddisfatta. Il numero 2 di qualsiasi cosa che ti piaccia, che sia un libro, un film o una serie TV per quanto mi riguarda è sempre un terno al lotto. Direi però che la Ghinelli ha decisamente fatto una giocata vincente.
Particolare dell'autrice sono i suoi assassini, non sono persone nate crudeli ma persone che hanno subito la cattiveria e la violenza del mondo e hanno finito con l'assorbirle nel cuore. Questo fatto fa sì che se da un lato li vedi come bestie feroci dall'altro ne intravedi anche ciò che di umano erano. Specialmente in Bunny Boy.
Direi che il libro può concludersi tranquillamente con un bel 8+.
N.f. Ho scoperto che il libro è uscito questo maggio, mentre il primo nel 2019 quindi non mi sorprenderei se arrivasse fra qualche anno un nuovo capitolo delle avventure della povera Nina.
Ho comprato il primo libro di questa trilogia, ignorando che fosse una trilogia. L’ho iniziato per caso e ne sono stata affascinata. Così tanto che ho acquistato subito il secondo volume, questo. Posso dirlo!? Forse mi è piaciuto anche più del primo e sicuramente acquisterò il terzo. Il ritmo del racconto e lo stile colloquiale ti rapiscono. La Ghinelli è in grado di scrivere trasportando completamente il lettore all’interno della storia. Di base è come guardare una serie tv con una buona sceneggiatura.
In questo volume, i ragazzi sono cresciuti, viene approfondita un po’ di più la loro psicologia, in particolare quella di Nina e l’ho apprezzato molto. Si tratta di un thriller in ci un gruppo di adolescenti si ritrova alle presa con la soluzione di efferati omicidi.
Una sorta di Stranger Things, a cui chissà che non si sia proprio ispirato. Nina sembra essere la nostra Undi, precipitata in un sottosuolo frutto della sua sordità. Ma stavolta si confronta con emozioni nuove: rabbia, coraggio, sfrontatezza. La Nina piccola e timida lascia posto a quella che sta diventando grande. Anche grazie a quella “rete” di affetti su cui può sempre contare.
I personaggi che amo meno sono Sara e Marco, presi da loro stessi e dai loro piccoli drammi, dalla loro storia rattoppata, dalla voglia di trovare nelle responsabilità degli adulti lo spazio per un’adolescenza che invece dovrebbe essere propria dei figli. Figli che nel frattempo sono invischiate in cose in cui loro faticano ad entrare
Non ho nemmeno capito troppo la storia di Luca e del Fratello e del possibile affidatario di Rasha. Verrà sviscerata nel prossimo romanzo? Ve lo saprò dire!
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La lettura di questo libro mi ha suscitato molteplici emozioni: odio, amore, compassione, rabbia. È ben scritto e lineare, i capitoli sono brevi e si suddividono in tre macro parti. La narrazione è chiara e ben costruita nonostante i numerosi flash-back che ci aiutano a capire il corso degli eventi nel presente del racconto. Le digressioni infatti sono ben segnalate con una font differente e raccontano esclusivamente del passato di un personaggio. I personaggi principali e secondari sono ben delineati, soprattutto nella loro parte psicologica. Nina, la protagonista sorda che dipende dal suo apparecchio acustico, possiede un'intelligenza emotiva marcata e, probabilmente, è questo che le crea delle visioni cupe e spaventose non appena si toglie l'apparecchio acustico. Sono visioni strettamente collegate al secondo protagonista principale, il killer. Ma questo Nina lo scoprirà nel corso del libro, lentamente. La storia è abbastanza reale e racconta di fatti piuttosto verosimili. A essere fortemente reali invece sono soprattutto i diversi temi trattati tra cui il bullismo e il dramma familiare. Entrambi aspetti che, in ognuno di noi, hanno un peso differente e forgiano quello che saremo nel futuro.
Prima di questo libro, sarebbe opportuno leggere il precedente per comprendere a pieno determinanti riferimenti al trascorso di Nina. Cosa che io, ovviamente, non ho fatto 😅
Un thriller che richiama alla voce diversi romanzi Kinghiani, dove i protagonisti sono un gruppo di ragazzini con i loro problemi adolescenziali, il rapporto con i genitori, il bullismo, il sentirsi esclusi, diversi, che però si fidano uno dell’altro, e che si uniranno per aiutare la piccola e sordomuta Nina a fermare il male, come in IT che i perdenti aiutano Billy a eliminare Pennywise e fermare una volta per tutta gli omicidi. Solo che qui non hanno a che fare con un'entità soprannaturale, ma un uomo in carne e ossa, un serial killer che mieta vendetta, vendetta per gli abusi subiti nell’infanzia. Ma Nina ha una capacità particolare e che può aiutarli a fermarlo, lei porta un dispositivo acustico che la aiuta a sopperire alla sua sordità, ma è proprio quando se lo toglie che da sfogo al suo potere: visioni oscure che sono incubi, ma anche premonitori di macabri assassinii. Ed è interpretando quei sogni che proverà, assieme ai compagni, a fermare il killer. Bunny Boy è un romanzo dai toni forti, a volte crudo, che ti fa sentire partecipe della storia, con un finale non scontato. L’unico neo, ma questo è un mio gusto personale, è l’uso di un punto di vista multiplo nella stessa scena, dove avrei preferito una focalizzazione più vicina a un solo personaggio. Lo ritengo comunque un ottimo romanzo, scorrevole e “vivo".
7/10 Dopo gli ultimi eventi dell'estate scorsa, Nina è costretta a undici anni ad andare da una terapista. La sua vita è cambiata molto dal giorno in cui ha scoperto il suo "dono", un dono troppo devastante per la sua psiche: non appena si toglie l'audioprocessore, ha visioni e incubi lugubri e vividi di una persona con la testa di coniglio e di un bambino chiuso in un pozzetto sottoterra.
Mentre Nina dovrà affrontare nuovi ostacoli, suo fratello Alfredo dovrà gestire la sua prima cotta e scoprire che la realtà è diversa da quella che si pensa. Nel frattempo vengono trovati i resti di un corpo privo di mani e testa all'interno di un pozzetto, forse tutto ciò è ricollegabile alle visioni di Nina?
Questo racconto posso definirlo come una "storia piena di false piste". Siamo molto lontani dalle belle atmosfere del libro precedente ("Tracce dal silenzio"). L'antagonista viene costruito in modo interessante (soprattutto con i flashback), ma non è ben innestato nelle vite dei protagonisti (infatti quando viene svelata la sua identità, non mi ha sorpreso molto perché è presente in pochissime scene). Infine gli unici ad avere una crescita vera e propria sono i ragazzi (Nur, Rasha, Alfredo e Nina), ma lo sottotrama di Luca e suo fratello non si sa dove vuole andare a parare.
Un buon libro con un buon serial killer, ma siamo troppo distanti dal livello del primo libro.
Nina…personaggio favoloso, Bunny Boy l’assassino che ho amato fin dal primo momento, o meglio…Graziano Amati, personaggio intenso, seppur un assassino…la scrittrice lo descrive senza tralasciare nulla…ogni singolo dettaglio, fin da quando era piccolo è presente tutta la sua storia…e mentalmente quasi uno, mentre legge la storia lo giustifica; mi sono affezionata molto a questo personaggio…mi è piaciuto molto in questo libro il modo di intrecciare tutta la storia tra Nina e Graziano, e il finale come nell’altro libro é con un gran sospiro di sollievo; libro molto carino…mi sono piaciuti molto entrambi !!!
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Ho scoperto quasi per caso questa saga italiana con protagonista Nina, una ragazzina che dopo un incidente rimane sorda ed acquisisce le capacità di sentire musiche o avere visioni che la portano a mettersi in contatto con persone la cui vita ha portato a compiere scelte sbagliate pur di vendicare dei torti subiti.
Il primo libro, 'Tracce del silenzio', mi era piaciuto veramente tanto e dato il suo finale aperto, attendevo con ansia il seguito, che ha rispettato in pieno le aspettative, introducendo a sua volta ulteriori elementi per cui purtroppo si dovrà aspettare il terzo libro per vedere sviluppati (che fortunatamente ci sarà, così come un'eventuale serie TV!). In questo capitolo i poteri paranormali di Nina si intensificano, complici le mestruazioni, in una sorta di inversione in positivo del classico tropo per cui la bambina che diventa donna è mostruosa, dal momento che se la risoluzione del caso sembra veloce, il fulcro è più sulla catarsi del villain, un personaggio assolutamente simpatetico la cui storia rende la componente thriller qui è ancora più forte che nel precedente (se siete debol* di stomaco, fate attenzione).
Ma ciò che mi ha fatto amare ancora di più questo capitolo è stato proprio lo sviluppo della tematica della sordità, dal momento che l'incontro con altre persone sorde e la scoperta della LIS (lingua dei segni italiana) fanno prendere a Nina ancora più coscienza della sua identità come persona disabile, facendole desiderare di vivere senza fingere di essere una persona normodotata... e data la penuria di titoli italiani o comunque tradotti con protagonisti disabili, questa saga merita di esser letta e maggiormente conosciuta per questo.
Secondo volume della serie di misteri scritta da Lorenza Ghinelli. Ancora più incalzante e inquietante del primo libro. Mi piace molto e non vedo l'ora che esca il seguito. Lo consiglio molto, è un giallo paranormale scorrevole e coinvolgente.
Piccola premessa: io adoro l'autrice, Lorenza Ghinelli. Per me è quasi al pari di Giorgio Faletti, ovvero che potrebbe anche scrivere l'elenco del telefono e lo leggerei comunque.
Detto questo, c'è da dire che il continuo della storia di Nina, conosciuta in "Tracce dal silenzio", è un ottimo seguito. La nostra piccola protagonista riesce ancora a "sentire" e a vedere cose che ai più rimangono nascoste, e questo la porterà nuovamente a vagare in un mondo fatto di violenza, sangue e paura.
Ottimo lo stile (come sempre) che riesce a tenerci incollati sino all'ultima pagina!