Ballata per Nina è anche e soprattutto una storia di legami che resistono come corde tese sull’abisso, e che la protagonista spezzerà solo per poterlo risalire da sola, carica di consapevolezze che non possono essere barattate con nessuna rassicurazione. L’amore che resiste persino allo strappo è l’unico che conta e che saprà dirle chi è diventata davvero.
Alfredo è certo che sua sorella Nina, ormai quattordicenne, abbia visto e sentito qualcosa di tremendo che l’ha portata a chiudersi in un silenzio impenetrabile. Soprattutto, si è convinto che c’entri con una serie di morti che la cronaca definisce suicidi e, come tali, vengono archiviati nell’indifferenza generale. Intanto, l’unico che riesce a strappare Nina al suo isolamento è Leonardo, un quindicenne in affido. Il loro è un rapporto esclusivo ed escludente, di chi si trova a condividere percezioni sottili, e affonda le sue radici nell’ombra. Sorda dall’età di dieci anni, Nina ha affinato la capacità di vedere e di sentire frequenze che agli altri non sono concesse. Se alcuni lo definiscono un dono, per lei è una dannazione, visto che la sua sordità si sintonizza ancora una volta su una storia di sangue. Per la prima volta però, il male corrisponde pienamente alla natura di chi agisce, e non cerca né comprensione, né assoluzione. Il male è ciò che è: libero. Sullo sfondo, una città allo sbando, abitata da individui smarriti e travolti dai confinamenti imposti, dalla minaccia del nucleare che incombe e dal cambiamento climatico, incapaci di immaginare persino il presente, schiacciati da un’iper-realtà che annichilisce ogni capacità immaginativa.
E così si conclude questo viaggio con Nina. Nina ormai adolescente, complessata e sempre più sola nella sua battaglia come visioni. Quelle visioni che di notte non le lasciano il tempo di dormire e la portano alla psicosi o così crede. Vede il Neroniglio dagli occhi viola, lo vede e lo segue, deve sapere, deve capire cosa vuole da lei e se davvero esiste. Questa creatura le farà incontrare Leonardo, qualcosa dentro di lui è rotto come lo è in Nina, ma è l'unico di cui si fida e a cui riesce a parlare dei suoi incubi. Ormai con la sua famiglia e suo fratello Alfredo non parla più, ha chiuso tutti i ponti, anche se la pandemia è arrivata fino a loro e li ha costretti a vivere fianco a a fianco senza condividere nulla. Questo volume è molto più introspettivo dei primi due, si coglie una ragazza cresciuta, ferite ancora aperte e tutta l'inquietudine che certe relazioni tossiche possono sprigionare. Un finale che non lascia spazio a supposizioni, ma che non preclude un nuovo capitolo, magari di una Nina ventenne ...chissà.
Oh i conigli comunque consigliano sempre bene e anche questa volta mi hanno accompagnata in un viaggio prima nero, poi bianco ed infine verde perché verde è il core della mattia in questo libro, ma sappiamo che il verde è anche la speranza, la speranza che le cose si aggiustino sempre in qualche modo e che sia possibile contare sulle persone che ci vogliono realmente bene. Grazie Lorenza per aver scritto di Nina e grazie Niana per aver riempito le pagine di Lorenza con il tuo "potere" di vedere il male celato dietro qualsiasi bella faccia.
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie. Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmelo scappare? Assolutamente no.
"Ballata per Nina" è l'ultimo libro della trilogia de Le visioni di Nina.
Ormai Alfredo è completamente certo che sua sorella Nina abbia subito qualcosa di davvero terribile che l'ha portata a chiudersi nel silenzio, ed è certo che sia tutto collegato alla serie di morti che vengono passate per suicidi. Ma Nina non è una persona comune, essendo sorda dall’età di dieci anni, in lei si è affinata la capacità di vedere e sentire cose che agli altri non riescono, ma non è un dono, piuttosto una tremenda dannazione, ed è proprio questa sua capacità che l'ha messa in quella situazione.
Devo dire che ho dovuto recuperare velocemente i due volumi precedenti prima di leggere questo terzo libro. La storia non solo è particolare ma anche super avvincente e intrigante tanto che pagina dopo pagina mi ci sono immersa così tanto da finire la lettura di questo volume in pochissimo, arrivando a divorarne tutti e tre in una settimana. In questo volume poi vengono affrontati temi delicati, importanti e a volte non troppo messi alla luce e forse proprio per questo è un libro che merita tutte le stelle che gli ho dato. Assolutamente una serie da non perdere e da recuperare.
complesso, introspettivo, con una tecnica narrativa che mi pare nuova della Ghinelli. Nina adolescente, la religione spinosa, la pandemia che svuota. Terribile, affascinante, difficile.
è amore, è sempre amore ,a partire dalla dedica. Mi succede ogni volta con i suoi libri: “al grande buio, che mi ha restituito in una forma nuova. E a Silvia”
Il buio, quello che Nina teme, è quello della notte che arriva e che, una volta spento l’audio processore, le fa fare sogni che non vuole, che la fanno sentire male; ed è questo un buio protagonista tanto quanto lei. Un buio che affaccia su un buio ancora più profondo, quello dei luoghi remoti dell’animo umano, insondabili ai più. Il buio dove vivono i mostri, quelli che durante il giorno sembrano innocui, indossano maschere di buone maniere o indifferenza, quelli che Nina ha conosciuto troppo presto e troppo spesso. Nina che adesso ha 14 anni e non è più una bambina, è un’adolescente che non riesce e non può parlare di quello che le accade: come parlare delle sue visioni, del neroniglio dagli occhi viola che la viene a trovare? e a chi? Chi può davvero comprenderla, capirla? chi può vedere oltre le apparenze, chi può trattarla come se non fosse un qualcosa di delicato, fragile, da guardare sempre con una punta di apprensione? Neanche Alfredo, l’amato fratello, un punto fermo, è in grado di farlo. E i silenzi, le distanze si fanno profonde, da crepe a voragini; e se Nina è quella senza udito, quello senza voce è il fratello maggiore. Ogni suo sforzo crea ancora più attrito, distanza, le sue parole non creano ponti, li distruggono. È impenetrabile Nina, l’unico che apre una breccia e allunga una mano comprensiva nel suo mondo è Leonardo, comparso nella sua vita nello stesso momento del neroniglio. C’è qualcosa di affascinante e rassicurante in lui, qualcosa che la spinge a confidarsi, ad abbassare le difese. In quel ragazzo feroce Nina trova quel qualcuno che sembra non compatirla, che è affascinato da lei e dal mondo che si porta dentro. Ma chi è Leonardo? Cosa vuole da Nina? E perché il neroniglio continua a tornare e a portarla da Laura, la sorella di Leonardo in coma, e in altri luoghi dove sono avvenuti gli incidenti che Alfredo cataloga come “cronaca rossa”? Scopritelo in questo terzo romanzo della saga di Nina.
Ogni volta è un’emozione, un battere del cuore più forte, più veloce. È provare quell’angoscia, quel senso di fastidio e di nausea di chi sa che sta andando incontro a qualcosa di perturbante, dentro un paradosso che azzera la capacità di scattare gli occhi dalla pagina di fronte (dentro) a situazioni che fanno male, fanno sentire un profondo disagio, fanno crepare qualcosa dentro, un “crack” appena percepibile che si spalanca e poi si sana, ma solo alla fine. E si vorrebbe chiudere gli occhi (accendere l’audioprocessore) e far smettere tutto quel “verde” che sa di malattia e di morte – leggete e capirete- , chiudere e tornare alla normalità (cos’è la normalità?). Ma non è possibile: la scrittura della Ghinelli e Nina ti tengono lì. Non si riesce ad abbandonarle, si combatte con la stessa disperata forza di Alfredo, si resiste con la tenacia di Nina che, nonostante o proprio grazie a quel buio, trova dentro di sé qualcosa che non la fa sparire, non la fa andare alla deriva: ha combattuto con il mostro più grande- la paura di essere lei stessa mostro- e ne è uscita ferita, ma intera, in una nuova forma, come l’autrice scrive nella dedica. E si arriva alla fine tirando il fiato, respirando meglio, liberati. Contenti, di una contentezza un po’ malinconica, ma consapevoli di chi si è e di chi si ha.
È un romanzo pieno d’amore, e pieno di buio. Cosa vince lo lascio dire a voi. Io so solo che anche questa volta il Nina mi ha preso il cuore e la scrittura della Ghinelli mi ha rapito. È stato come entrare dentro qualcosa di sacro, dentro una grotta o una cattedrale di parole; dentro qualcosa di prezioso, disperato e allo stesso tempo pieno di speranza, dove l’oscurità domina, ma con una stella- o occhi viola di un neroniglio- che fa moltissima luce e che è l’unica cosa da seguire per riuscire ad uscire e tornare nel mondo e in se stessi, dopo aver combattuto una battaglia durissima contro un Male che sembra invincibile. Buon viaggio amici lettori. Il mio voto per questo libro è 5 stelle. Buone letture e alla prossima. NB: questo è il terzo di una serie e il mio consiglio è leggerlo dopo aver letto gli altri due, così da capire meglio Nina, Alfredo e tutte le dinamiche tra i personaggi.
Grazie Lorenza per Nina e per tutto: ogni volta è una scoperta, ogni volta è una certezza, ogni volta è amore.
7/10 Dopo aver affrontato visioni disturbanti e legate alla cattura di due serial killer, una Nina adolescente dovrà affrontare un demone dagli occhi viola che le rivelerà qualcosa di paradossale e mai capitato prima. Il suo "dono" la aiuterà in parte a risolvere un mistero riguardante un ragazzo di nome Lorenzo e del suo passato burrascoso.
La storia si presenta molto introspettiva e diversa dai due capitoli precedenti. Non si cerca un serial killer, ma si combatte il concetto di male e la sua espressione più subdola nella figura dell'antagonista. Nina affronta un viaggio in cui il suo "dono" la farà sprofondare in un abisso solitario e la isolerà persino dal resto della famiglia. Il finale è abbastanza soddisfacente, ma ho trovato varie pecche nella struttura della storia: una narrazione troppo breve con un finale frettoloso e un continuo salto di linee temporali durante i vari capitoli.
Ho apprezzato la storia e la conclusione della trilogia "Le visioni di Nina", ma mi ha sorpreso negativamente l'eccessiva brevità del testo. Infine rimango dell'idea che il racconto ha un ottimo tema, ma viene sviluppato in maniera così frettolosa da lasciarmi poco convinto.
Mi dispiace molto lasciare Nina e Alfredo. Sarei stata curiosa di capire come, crescendo, questa ragazza sarebbe diventata una giovane donna, cosa ne avrebbe fatto di questo suo dono (o maledizione).
Devo dire però che il secondo resta il migliore dei tre libri. Questo oggettivamente è quello che mi ha preso meno, seppure io l’abbia comunque divorato. Ci sono forse dei buchi narrativi o delle storie non approfondite che avrebbero invece meritato di più. Però io spero in un successivo racconto!