Paolo Ricchiuto esordisce con un romanzo di finissima tensione psicologica, sulla giovinezza e la sottile linea d’ombra che la separa dalla vita adulta. Le chiavi di casa è un’indagine sul cuore nero di ogni amicizia, sul veleno implacabile della gelosia, sulla fedeltà che dobbiamo ai nostri fino al colpo di scena che ci conduce dove, nel cuore umano, la morte e l’amore si sfiorano. Marco, Sveva, Vittorio, Piggi, il compagni di classe in un liceo romano, hanno condiviso gli anni magici in cui il futuro è ancora tutto da immaginare e anche ora che la vita adulta li ha messi di fronte alle sue difficoltà sono rimasti un gruppo affiatatissimo. Ma nell’animo di Marco – sceneggiatore di successo – c’è un grande buio che da sempre lui si allena a tenere nascosto. Sarà un semplice gesto di Sveva e Vittorio a far divampare quell’oscurità risvegliando una fiamma rimasta troppo a lungo sotto la quando gli affidano le loro chiavi di casa, sicuri di consegnarle all’amico più fidato… Milano, trent’anni dopo. La città del lavoro e dell’efficienza, luogo ideale in cui fuggire dal passato confondendosi tra la folla che corre. Ma Sara è una giovane donna in gamba e sa che per andare lontano bisogna fare i conti con il sarà lei a cercare le chiavi per scoprire il segreto che ha segnato per sempre il suo destino.
Ultimamente i libri editi Giunti mi stanno dando una delusione dietro l’altra. Nel caso specifico “le chiavi di casa” ha anche un buon ritmo narrativo ma è di una banalità imbarazzante. A metà libro avevo intuito come si sarebbe svolta la vicenda e come erano realmente andati i fatti, dai, è lampante! E onestamente ridurre tutto alla solita storia d’amore impossibile mi sembra un po’ inflazionato. La scrittura poi non sempre mi è piaciuta, a tratti ci sono passaggi che non ho proprio capito, paroloni e pensieri giusto per riempire le pagine. In alcuni momenti non si capisce cosa stia succedendo, chi faccia cosa e chi stia pensando/parlando. I personaggi sono piatti, non c’è un approfondimento, specie il personaggio di F. non ho capito cosa è stato messo a fare! Non ha avuto nessuna rilevanza nella storia che avrebbe potuto benissimo svolgersi senza. A parte che non mi è nemmeno chiaro perché la si chiami F., bah 🤷🏻♀️ Non so, mi ha lasciata con l’amaro in bocca.
Le chiavi di casa di Paolo Ricchiuto è un page-turner carico di ansia. Non è un thriller canonico ma è un libro basato su un pensiero intrusivo che pulsa e scalpita pagina dopo pagina e che non mi ha fatto allontanare dal libro neanche per un secondo. Sveva e Vittorio dopo un incidente affidano a Marco, amico da sempre, le chiavi della loro casa per recuperare oggetti e vestiti per l’ospedale. Quel semplice gesto di fiducia aprirà un buio inaspettato. È come un picchio che ti becca in testa. Lo senti. Ti infastidisce. Vuoi smetterla. Ma non smette. E vuoi anche vedere subito come finisce. Questo è quello che ho provato nella lettura. È un libro decisamente disturbante. È un libro semplice ma che cattura. Un buonissimo esordio!
Una stella per la trama (anche se la riscossa del friendzonato non è proprio una novità da anteprima), una per il ritmo (incalzante, a far da contraltare ad una scrittura banalotta) e infine la terza e luminosa stella va a questo thriller non canonico unicamente per avermi permesso di terminare con successo la mia Reading Challenge del 2023. Anno sfortunato assai in cui temevo di dover archiviare anche questo obiettivo… ecco, no.
Giudizio tecnico finale: le chiavi della vittoria:)
Oggi sono qui per parlarvi di un'altra bellissima opera arrivata nelle nostre librerie. Come sapete sono una grande amante del genere, quindi potevo mai farmelo scappare? Assolutamente no. Sono sincera quando ci dico che nonostante sia abituata a leggere questo genere di romanzi (che rientra in assoluto tra i miei preferiti) non mi sarei mai aspettata nulla del genere! O meglio: non mi sarei aspettata che questo libro mi prendesse tanto come mi ha presa. I nostri protagonisti, tutti collegati tra loro e legati dal passato vissuto tra i banchi di scuola, sono Marco, Vittorio, Sveva, Piggi e il Boss. Nonostante siano cresciuti e la vita si sia messa di mezzo a creare varie dinamiche, sono comunque rimasti in contatto. Ma nessuno immagina l'animo oscuro che si cela nell'animo di Marco, proprio colui con cui iniziamo la storia. Sceneggiatore di successo, tutto inizia quando Sveva e Vittorio gli lasciano le loro chiavi di casa, dopo aver avuto un incidente, per chiedergli di andare a recuperare le loro prime necessità da portare in ospedale. E questo crea un meccanismo inimmaginabile prende moto nella testa di quello che credono il loro più caro amico. E sarà proprio questo gesto a ricongiungersi poi tempo dopo con Sara, collegata alla vicenda più di quanto possa mai immaginare.
Woah! Diciamo che solitamente i libri tra passato, presente e futuro mi mettono in ansia, perché temo che possano essere confusi e non darmi la giusta soddisfazione, invece questo mi ha sorpresa dall'inizio alla fine e mi ha fatta rimanere con la bocca aperta in molti momenti in cui, nonostante sia abituata a questo genere, mi ha letteralmente sorpresa e spiazzata. E questo è stato il punto focale perché a volte abituata alla lettura mi ritrovo sempre libri che già so come vanno a finire e a conclusione non mi ritrovo soddisfatta. Questo libro, invece, nonostante alcuni alti e bassi mi ha davvero soddisfatta. Un ottimo romanzo, che consiglio assolutamente a tutti gli appassionati e a chi vuole avvicinarsi a questo genere per la prima volta.
Le chiavi di casa è un thriller atipico. In realtà io non riesco neanche a definirlo come thriller, però mi è piaciuto parecchio.
Il romanzo è suddiviso in due parti, la prima ambientata a Roma negli anni 90, la seconda ambientata a Milano 27 anni dopo i fatti raccontati nella prima parte.
Il romanzo inizia con Marco che riceve la telefonata di Vittorio, suo amico dai tempi del liceo, che con la moglie Sveva, anche lei compagna di scuola dei due, hanno avuto un incidente con la moto. Marco si precipita in ospedale, i due stanno bene ma hanno bisogno di restare in ospedale per la notte e Marco si offre di andare a casa loro e prendere tutto il necessario. Prima di entrare in quella casa, però, d'istinto decide di farsi una copia delle chiavi di casa.
E da qui inizia la parte un po' più ansiogena del romanzo, Marco decide di violare la privacy della casa dei suoi amici, intrufolandovisi durante un loro viaggio a Parigi. Durante questa invasione in casa dei due, Marco scopre cose che non sapeva ed inizia un'escalation di pensieri, che lo portano a prendere una decisione tragica.
La seconda parte, di cui non vi farò spoiler, è molto più piatta in termini di ansia generata, ma comunque ricca di tematiche e spunti di riflessione.
Punto di forza assoluto dell'intero romanzo è senza dubbio la scrittura di Ricchiuto, accattivante, scorrevole, assolutamente non prolissa.
Il libro si legge tutto d'un fiato, nonostante appunto non sia un vero e proprio thriller e nonostante il plot twist finale sia leggermente prevedibile. In ogni caso, è un romanzo che consiglio soprattutto a chi ha il blocco del lettore perchè è davvero un libro che non si riesce a mettere giù.
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Per me non è un thriller, ma un libro sull'amore che rischia di diventare malato al punto di uccidere. Lo stile non mi è piaciuto: dovrebbe mettere ansia man mano che si legge, invece mi sembrava solo di leggere pagine e pagine sincopate e con ritmo spezzato che mi rendevano faticoso il proseguimento. Tutta la prima parte è una sorta di flusso di coscienza in cui Marco, il protagonista, passa dall'essere amico a essere un pazzo maniaco; la seconda parte è un miscuglio di stili narrativi, si passa da un capitolo scritto normale ad uno nuovamente sincopato, non c'è legame e anche qua, non aiuta ma spezza il ritmo e si fa fatica ad andare avanti. I personaggi boh: non mi hanno lasciato nulla, Marco odioso, Sveva in fin dei conti pure, Vittorio, povero, del tutto inutile. Sara che mezzo impazzisce come Marco, on questo feticcio di entrare a casa delle persone per curiosare nelle loro vite (va be', lei cercava risposte sul passato e ok, ma affronta tua madre invece di sembrare una psicopatica). F. pure, che odio di persona, invadente dopo due minuti che conosce Sara, oh ma anche meno. Poi l'autore che mi spieghi perché chiamarla sempre F. se poi un nome sta tizia ce l'ha e compare due volte: il senso di questa scelta? Non so, non è un thriller neanche lontanamente, come narrativa generale nemmeno mi è piaciuto. Probabilmente non l'ho capito io, questo romanzo.
Purtroppo questo romanzo non mi ha convinto. La trama mi è sembrata molto superficiale e priva di fondamento. Ho trovato i personaggi a volte piatti privi di emozione altre volte profondi e in grado di sentire sia la felicità e sia il dolore.
Marco è innamorato di Sveva, una sua amica, che però è sposata con Vittorio. Mentre questi sono in viaggio, Marco si intrufola a casa loro e da quel momento un'ombra oscura divamperà nell'animo di Marco. Tutto degenera quando viene a conoscenza di un segreto che riguarda proprio gli sposini. Dopo 27 anni, Sara, una giovane donna in gamba e di successo, dovrà fare i conti sul suo passato.
Non mi piace lasciare i libri a metà quindi l'ho finito però mi ha deluso anche perché avevo alte aspettative su questo romanzo. Sarà che io cerco sempre di essere onesta ma non capisco dove sia il problema di dire a una persona la verità.. anche se questa può ferire trovo che sia sempre la soluzione migliore.
Ogni volta che apro un libro giallo/thriller/thriller psicologici mi ritrovo sempre fiondata in una realtà in cui siamo nella testa del detective oppure nella vittima ma mai nella testa del carnefice, mentre con “le chiavi di casa” ci ritroviamo catapultati nella testa di un ragazzo malato mentalmente che è riuscito a manipolare sia i suoi genitori sia i suoi amici nel credere che lui sia una persona normalissima: un futuro scrittore che sta scrivendo il suo romanzo e nel mentre lavora alle sue sceneggiature, Marco ha nella mente così tanti pensieri intrusivi e così tante “voci” (se possiamo definirle così) che lui segua senza avere un vero e proprio senso di etica; distingue cosa è giusto e cosa è sbagliato ma lui mosso dalla sua ossessione continua a fregarsene.
Sembra di leggere una puntata di "demoni urbani" di Francesco Migliaccio... peccato che mi aspettavo molto di più. Il personaggio di Sveva è quello che mi è piaciuto meno di tutti, perché ha trascinato una relazione (ed una figlia) fino al limite per poi accorgersi di amare un altro. Non mi è piaciuto neanche il personaggio di Marco... non ho capito realmente di quale disturbo fosse affetto; forse lui e Sveva si meritavano. A lasciarci le penne è stato solo Vittorio che ha avuto l'unica colpa di amare la "persona sbagliata"; in un'altra vita sono certa che troverà quella giusta. Mi aspettavo molto di più, seppur sia una lettura scorrevole e scritta benissimo, non mi ha catturata appieno nonostante i molteplici colpi di scena.
"Siete rimasti vivi. Maledetto quel cielo che non vi ha fatto niente. E il prezzo più alto lo sto pagando io."
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«Disturbi dello spettro autistico. Sindrome di Asperger. E un disegno stentato, che rappresentava un teatro vuoto. E un attore solo al centro del palco».
Psicologicamente scioccante. Sotto ai riflettori il turbamento di una mente che perde il controllo. E se l’amore che è causa di tutto può sembrare solo una banalità, purtroppo la quotidianità ci insegna che non è così…
“La mia sarà la storia di un povero imbecille innamorato da sempre di una sua compagna di classe che ha sposato un altro, e che per caso si ritrova in mano le chiavi ed entra di nascosto nelle loro vite.”
La prima parte vede protagonista Marco e il suo disturbo psicologico. La sua ossessione nei confronti di Sveva. La seconda 27 anni dopo, la vita di Sveva con sua figlia. Lo definirei un thriller drammatico perché la seconda parte non ha niente del thriller. Solo dramma e noia mortale. Il colpo di scena è minimo, però le ultime 10 pagine hanno “movimentato” un po’ la situazione. La storia di per sé è carina e si fa leggere bene, ma per fortuna sono solo 297 pagine. Lo consiglierei più a chi legge narrativa e cerca quel briciolo di movimento in più, non a chi legge thriller.
Libro scorrevole ma che non mi ha dato nessun tipo di sentimento,non è un thriller a mio parere,l’ho trovato molto banale,storia scontata… l’unico lato positivo ma che poi diventa negativo è che dalla trama fa pensare che sia un libro inquietante e molto enigmatico invece poi all’interno non si trova niente di tutto ciò. Peccato
Bello bello bello: letto in 24 ore: Vittorio, Sveva, Marco, Boss e Piggi: compagni di classe ma non solo perché negli anni non si sono mai persi di vista..... Le loro vite e i loro pensieri. Il romanzo potrei definirlo diviso in 2 parti: un prima (che mi ha intrigato molto) e un dopo (necessario e comunque interessante)
Non so se sia più giusto definirlo un thriller o un romanzo su un amore così grande da stentare a credere che possa esistere. So solo che, appena ho iniziato a leggerlo, non sono più riuscito a fermarmi fin quando non l’ho finito.
Delusione! Storia banale che sfocia nel cliché dell'amore impossibile. Personaggi piatti e alcuni introdotti senza senso (come F. che non si capisce perché non sia degna di avere un nome🤔). Finito solo grazie al ritmo narrativo incalzante, unica nota positiva.
Inizialmente mi ha fatto impazzire, poi da "ventisette anni dopo" mi ha un poco annoiato e rallentsto. Potrebbe essere che l'autore abbia volontariamente messo degli "indizi" per indirizzare, ma la fine è stata abbastanza facile da capire.
C'era del buon potenziale, ma non è stato affatto sfruttato. La scrittura è molto immatura, si capisce bene che è il primo tentativo dell'autore in questo mondo. Nonostante ciò, la lettura scorre veloce. ⭐️⭐️½
Un thriller psicologico a tratti prevedibile, a tratti per niente. Letto in due giorni, la curiosità di sapere il finale fa scorrere le pagine velocemente.
Prima parte ni, ero pronta ad abbandonarlo. Si è decisamente ripreso nella seconda parte ed ha recuperato. Consiglio: arrivate fino alla fine, poi vi piacerà!