1939. L'Italia si prepara a vivere l'ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città. Quanta solitudine che c'è. In Europa la guerra è cominciata, eppure da noi qualcuno si illude ancora che sia possibile tenerla fuori della porta. E poi sta arrivando la piú bella delle feste, quella dove si mangia, si beve, ci si abbraccia, quella in cui ci si scambiano doni con le persone care; non bisogna avere pensieri tristi. La solitudine, però, la solitudine vera, è difficile da scacciare. Puoi essere solo perfino se stai in mezzo alla gente, se hai una famiglia, degli amici. Soprattutto puoi essere solo se decidono che sei diverso, magari perché non sai parlare, o perché ami persone del tuo stesso sesso. O perché, dicono, sei di un'altra razza. Anche Erminia Cascetta era diversa, a modo suo. Aveva troppa voglia di vivere, perciò l'hanno uccisa. In questo tempo che accelera verso l'abisso, spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi è stato. La chiave di tutto, però, è sempre la solitudine. Che, a volte nemmeno lo sappiamo, ci siede accanto.
«Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta».
Maurizio de Giovanni è uno scrittore, sceneggiatore e drammaturgo italiano, autore perlopiù di romanzi gialli.
Maurizio de Giovanni is best known for his prize-winning series set in 1930s Naples featuring Commissario Ricciardi, a loner with the paranormal ability to see and hear the murdered dead. A banker by profession, de Giovanni also writes short stories and books about historic matches of the Neapolitan soccer team.
Dopo una fase discendente De Giovanni ha riportato il suo commissario Ricciardi agli antichi splendori. Ma paradossalmente la parte più bella del libro non riguarda l’intreccio giallo bensì la descrizione dell’atmosfera che si respirava a Napoli all’alba dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. L’impatto delle leggi razziali sulle famiglie, nei posti di lavoro, la povertà e la fame dovuta ai razionamenti sempre più pressanti e la ferocia di un regime che avvelenava ogni aspetto della vita .
L’ultimo romanzo di Maurizio de Giovanni non poteva non essere la mia lettura di questo Natale. Un romanzo, tra l’altro, ambientato proprio nei giorni precedenti il Natale. Nessuna sorpresa, la formula (per fortuna!) è sempre la stessa, ed è una formula vincente: giallo non giallo che indaga i mali dell’animo umano, tocca sul piano emotivo e ci descrive a tuttotondo la Napoli degli anni 30, questa volta con la precisione del 1939, all’alba della Seconda Guerra Mondiale. Il clima sempre più teso, derivato appunto dal periodo storico non facile, tocca tutti i personaggi, tra cui lo stesso Ricciardi che si preoccupa per le sorti dei suoceri, i Colombo, di origine ebraica, e della piccola Marta, a sua volta figlia di ebrea…ma tocca anche Bambinella, testimone di un atto di violenza, tocca Maione, che è chiamato a ripararlo (mi sarei aspettata più incisività però, e che mettesse l’amata Lucia al corrente di quanto accaduto!) e ovviamente tocca il dottor Modo, che sin da subito si è opposto all’aria pesante che sente attorno a sé. Insomma, le nubi nere sono già all’orizzonte. E la città di Napoli, tesa, spaventata, guardinga, spiata, perde un po’ della sua abituale vivacità. Ma, al di là di questo, ora come prima, si continua ad uccidere per fame d’amore, per denaro, per egoismo. Ed è proprio all’egoismo che si riferiscono le ultime parole che Ricciardi sente pronunciare da Erminia Cascetta, giovane donna ritrovata, nella sua camera, col cranio fracassato: “Egoista! Lasciami vivere!”. Sarà che ormai conosco il mio scrittore preferito troppo bene, ma, seguendo questa logica, l’assassino l’ho individuato subito. Questo non toglie che il romanzo l’ho gustato fino in fondo, esattamente come tutti gli altri. E, come tutti gli altri, avrei voluto non terminasse mai. Incredibilmente, non mi è mancato il mio (defunto) personaggio preferito, Enrica: l’ho percepita sempre lì, fra i pensieri e le parole di Ricciardi, come se non se ne fosse mai andata. E ritrovarla, risentirla, con la sensazione di non averla mai persa davvero, è stato bellissimo! Inquietante e sorprendente il passaggio in cui Marta “sente” i pensieri malsani di un ragazzino, conferma dell’eredità di un dono maledetto: ottimo espediente con cui intrecciare avventure future. Menzione speciale a Garzo, finora mal tollerato, ma che in questo romanzo svela un’anima sorprendentemente altruista e amorevole.
Nonostante il libro sia stato scritto come una sceneggiatura, evidentemente gia' pensando alla trasposizione televisiva, De Giovanni e' finalmente ritornato ai fasti di una volta. Una bella storia principale ed un importante sottofondo di altre storie che probabilmente verranno sviluppate in seguito, anche in materia drammatica (siamo nel 1939, le leggi razziali sono gia' in vigore e la guerra e' dietro l'angolo). Bentornato De Giovanni!
Ricciardi e Maione nella Napoli del 1939. Ci sono tutti i soliti comprimari e il mondo attorno a loro sta cambiando molto rapidamente, anche troppo. Un assassinio che resta sullo sfondo del tumulto che attraversa la cittá, in un'Italia sta per entrare in guerra e con lo spauracchio delle leggi razziali. Mi piace pensare che il prossimo libro sará ambientato direttamente dopo la guerra perché, ora come ora, ci sono troppe cose che mettono a rischio i miei personaggi preferiti. Un'altra situazione come quella di Enrica non la potrei perdonare all'autore che si é già mostrato come essere anaffettivo e senza cuore.
Quattordicesima indagine per il commissario Ricciardi e il brigadiere Maione.
Se in Caminito, Ricciardi riappare cinque anni dopo la morte di Enrica, con la figlia Marta che ha cinque anni, qui in Soledad sono passati solo pochi mesi (da aprile a dicembre 1939).
Questo è l’ultimo anno di pace, prima dell’inizio del secondo conflitto mondiale.
Il sottofondo musicale è quello della canzone Soledad: una canzone che canta la solitudine.
E la solitudine è il filo conduttore dell’intero romanzo, la chiave che permetterà a Ricciardi di risolvere il caso. Interessante il modo in cui De Giovanni parla dei diversi: per razza, per preferenze sessuali, per sensibilità.
Come al solito, nei romanzi di De Giovanni, non conta il “giallo” in sé, quanto la psicologia dei personaggi, il senso della perdita e dell’andare avanti
“Potessi parlarti, ti parlerei della solitudine del cuore. E della condanna che hai comminato, senza nessuna pietà, e senza avere idea di quello che stavi facendo. Potessi parlarti, ti direi che alla fine la colpa è tua. Ma non posso parlarti, giusto? No, non posso. Perché sei morta.”
La mia avventura negli anni Trenta volge al termine troppo in fretta: sono già al quattordicesimo episodio del Commissario Ricciardi, e per la prima volta ho indovinato assassino e movente. Più che un giallo, però, il romanzo è un affresco malinconico in cui la solitudine, nelle sue molte forme, diventa protagonista. L’omicidio di Erminia Cascetta innesca un’indagine in una città sospesa, dove i veri motivi sono solitudine ed egoismo. Ricciardi, con la sua tristezza amplificata dal ricordo di Enrica, agisce con la consueta empatia dolente, percependo l’ultimo sussurro delle vittime. Ma la solitudine non è solo sua: emerge nelle storie di Livia, prigioniera di un amore impossibile in Sudamerica, e di Bianca, anch’essa isolata, seppur in modo diverso. Enrica, con la sua normalità, contrapposta a queste due donne manca profondamente, a Ricciardi e a me; Bianca, in particolare, mi appare noiosa, avvolta nella sua infelicità autoinflitta. Sullo sfondo, la guerra incombente e le leggi razziali aggiungono cupezza. L’egoismo, individuale e collettivo, si riflette nel potere, nell’indifferenza verso il diverso e nell’adesione a un’ideologia d’odio. De Giovanni non edulcora la realtà, mostrando come paura e pregiudizio alimentino solitudine ed emarginazione. Su tutto, spicca la trasformazione del vicequestore Garzo, toccante riflessione sulla fragilità umana di fronte alla storia. Un libro intenso, che conferma la maestria di de Giovanni nel toccare le corde più profonde dell’anima.
"Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi" è il quattordicesimo romanzo della serie con protagonista il Commissario di Polizia Luigi Alfredo Ricciardi, scritto da Maurizio De Giovanni. La storia è ambientata a Napoli, alla fine del 1939. In questo momento si affaccia anche in Italia la possibilità e la paura di entrare in guerra, accompagnata dalla necessità di allontanarsi e nascondersi per chi ha nel proprio albero genealogico qualcuno che possa avvicinarsi in qualche modo a un ebreo. Ricciardi, tra una preoccupazione e l'altra, si trova a indagare sull'omicidio di una donna. I personaggi, come sempre, sono ben descritti. La storia è ben raccontata, con un lessico semplice e una trama lineare. Il ritmo, mai troppo lento, è adatto alla vicenda. In questo romanzo ho ritrovato il Ricciardi che mi piace: cupo, tormentato, ma anche con un cuore, una umanità e una capacità di amare grande. Anche il caso da risolvere è nuovamente centrale nel romanzo e assorbe gran parte dell'attenzione, pur non tralasciando il contesto storico che inevitabilmente non può non essere presente. L'omicidio è interessante, ma anche di non troppa difficile soluzione.
Qué final más bonito, a pesar de la guerra que se avecina para Ricciardi y sus coetáneos!!! Maurizio di Giovanni consigue entretejer varias historias paralelas y terminarlas todas a buen ritmo. También es un maestro a la hora de describir, especialmente con comparaciones.
Solita scrittura ammaliante e coinvolgente di MdG, ma questa non è una sorpresa, casomai una conferma.
Più che il giallo, in questa caso labile e facilmente risolvibile, ciò che mi è piaciuto di più è stato il contesto storico, uno spaccato tragico e doloroso in cui sono costretti a muoversi molti dei personaggi coinvolti nella storia. La loro vita verrà segnata e dovrà cambiare totalmente, soprattutto con l’avvento delle leggi razziali, in grado di scombinare anche l’atmosfera natalizia caricando di tensione quelli che in passato erano considerati gioiosi giorni di festa.
Aspetto con pazienza il seguito, perché alcune situazioni rimangono sospese ed io voglio sapere...
Metto tre stelline, ma per i primi tre quarti del libro ne avrei messe due. Alla fine, però, il libro si riprende: ovviamente, mai che Maurizio de Giovanni non finisca un libro in un punto crucialissimo... Solo per la suspense che mi rimane (e per cui di sicuro mi leggerò il prossimo), metto tre stelle. Ma si vede che non è più il Commissario Ricciardi dei primi libri. Ormai, dopo aver letto in totale ben 14 libri su di lui (!), questo è il secondo libro che trovo amarissimo e tristissimo. Cioè, mi spiego: non che il giallo sia cambiato tanto (il format rimane sempre lo stesso): le dinamiche innescate e le modalità con cui tutto viene risolto, bene o male sono sempre le stesse (in senso positivo). E anche, bisogna dire, non che gli altri libri fossero tutta questa allegria... (c'è sempre il Fatto che incombe su Ricciardi, e perciò c'è sempre un sottofondo triste/cupo). No, il problema per me è un altro. Perché io non ho mai letto questa serie per il giallo - quando mai. Io la leggevo solo per i personaggi: per Ricciardi, Enrica, Maione, Bambinella, Rosa (poi Nelide)... E quindi, niente, dal 12esimo libro in poi , per me il Commissario Ricciardi è diventato solo tanta amarezza e tanta delusione. Una serie che è stata rovinata per niente, che si poteva continuare in modi molto diversi. Ma a quanto pare, all'autore PIACE allungare il brodo a più non posso, e quindi, Ma il brodo più di tanto non si può allungare: e infatti, per buona parte di questo libro, sembrava che l'autore non sapesse più che pesci pigliare, erano inserite diecimila scene diverse, molto brevi, e i protagonisti si muovevano un po' alla rinfusa, quasi che non sapessero cosa fare. Poi, alla fine, come dicevo, il libro si riprende, e tutto sembra inquadrare meglio e lasciare aperti tanti sviluppi. Vediamo nel prossimo. Però ecco, se mi continuo a leggere i libri del commissario, lo faccio per pura e semplice curiosità (anche solo per vedere quanto possano peggiorare ancora): non lo faccio più per quell'entusiasmo che mi davano prima.
Questo libro è un ritorno alle origini per De Giovanni e Ricciardi. Dopo il ritorno al Ventennio con Caminito - in cui De Giovanni è un po' arrugginito dopo la pausa - qui si torna allo splendore dei primi libri. Il clima in città è cambiato però, non è più quello di una volta, né dentro né fuori dalla questura. I nodi stanno arrivando al pettine, non solo per Ricciardi. Il libro è infatti fondamentale anche per i suoi compagni di avventura,Modo e Maione. E per le donne della sua vita, sia quelle vicine che quelle lontane.
Per me è il primo libro che leggo con protagonista il commissario Ricciardi. Questo libro mi è stato regalato e non sapevo facesse parte di una serie di romanzi,infatti durante la lettura ho faticato a capire il nesso tra i personaggi specialmente quelli secondari. Di solito non mi piace partire dall’ultimo libro di una serie,mi piace partire dal principio ma per questo è andata così. L’unica cosa che mi è piaciuta è l’atmosfera che c’era durante la narrazione e il periodo storico in cui è ambientato e la scrittura fluida dell’autore.
Stavolta ho ritrovato la narrativa del de Giovanni degli inizi, con una bella storia da raccontare, piena di pathos, e un giallo che regge il ritmo. I personaggi fissi dominano la scena, ma in un alternarsi che ci porta a chiederci che ne sarà di loro, con l'arrivo della guerra. Le loro vite saranno sconvolte e mutate come sembra iniziare a essere? O degio troverà un modo per farli parlare ancora a lungo?
Purtroppo una recensione in cui senza avvertire spoileravano il finale mi ha rovinato la lettura 😑 è stato bello comunque ritrovare Ricciardi e ho trovato avvincente il susseguirsi di eventi storici che inevitabilmente segneranno i protagonisti...non vedo l'ora di leggere il seguito
Continuano le indagini del Commissario Ricciardi e del Brigadiere Maione metro la guerra è iniziata e gli effetti si danno sentire. Il clima del libro è cupo, a parte qualche sprazzo di umorismo quando nell'indagine si jntromette "Bambinella". La trama del giallo è sempoice: Erminia Cascettaviene trovata morta in camera sua mentre nella stanza accanto dorme la madre, ammalata da molti anni. Ancora una volta de Giovanni ci parla dell'amore in tutte le sue forme, anche dolorose.
Anche quando pensi che questa serie abbia detto tutto, De Giovanni stupisce. L'inizio della guerra e l'applicazione delle leggi razziali, purtroppo, mette in pericolo anche i nostri personaggi più amati.
Un bel ritorno del commissario Ricciardi, poco dedicato all' indagine (con una soluzione abbastanza scopribile), molto ai suoi personaggi in bilico nell' ultimo natale prima della guerra
Per quanto io sia affezionata ai protagonisti di questa serie, i suoi casi non riescono più ad appassionarmi come un tempo. Qui, ad esempio, avevo intuito sin dall'inizio la colpevolezza che invece è riuscito a sorprendermi. Non è comunque bastato: è come se, , i romanzi del commissario Ricciardi avessero perso il loro quid. L'atmosfera struggente che circonda da sempre questo personaggio si è ispessita fino a divenire davvero pesante, quasi irrespirabile. Infine, mi hanno poco interessata le vicende dei personaggi secondari, di per sé inconsistenti, in quanto si limitano a preludere ad un qualcosa che prenderà corpo nei libri successivi. "Soledad" è, in altre parole, una parentesi statica all'interno della serie, a cui non potrei assegnare più di 2,5 stelline.
È tornato giusto giusto per riscaldare il mio dicembre, il nuovo episodio della saga del Commissario Ricciardi, che ormai si divide tra il suo lavoro e la sua bimba, che come lui ha un dono che può anche fare male. Che può essere una condanna.
È il 1938, l'Italia aspira a diventare impero mentre il popolo arranca e si arrangia, si fanno scelte politiche disumane e all' interno della famiglia stessa a volte c'è chi prende strade inaspettate e deludenti, mentte persone di cui si è diffidato si scoprono amiche e vicine. La paura fa commettere errori di valutazione.
Mentre arriva un Natale quasi crudele e Ricciardi e il suo fedele Maione temono per i loro cari per motivi opposti, una giovane donna viene uccisa perché forse aspirava ad una vita migliore e libera.
Intanto, dall'altra parte del mondo, la solitudine ha il canto di chi ha dovuto abbandonare la propria terra e un sogno d'amore.
Episodio bellissimo, tra i migliori, anche se incredibile a dirsi avevo intuito la verità. Costretta a sperare in un nuovo romanzo, appassionatamente archivio anche questa storia.
Conoscete questa saga? Se vi incuriosisce mi raccomando!!! Iniziate da "Il senso del dolore".
Soledad, lo dico subito, è la conferma di quanto scritto sul precedente Caminito. De Giovanni si è ripreso infatti il suo Ricciardi e ci offre un libro da leggere e gustare in questo periodo natalizio, arricchendolo con i profumi e i sapori, le tradizioni e le contraddizioni della Napoli alle porte della Seconda Guerra Mondiale. Protagonista un Ricciardi vero e nuovamente molto credibile, come anche tutti i suoi comprimari, ognuno oggetto di una evoluzione interessante e, a volte, inaspettata, come quella di Garzo, alle prese con le leggi razziali, di Bianca, di fronte a se stessa, di Livia, aldilà dell’Oceano, e anche della giovane Nelide. L’omicidio di una giovane, al centro della vicenda narrata, che si vela e si svela, racconta molto bene come la vita può giocarsi dentro i rimpianti delle occasioni perdute e delle proprie solitudini. Intanto l’Italia rotola verso l’abisso - e ne fanno le spese anche alcuni tra i personaggi più amati come Maione e Bambinella - e si prospettano cambiamenti. De Giovanni ce li farà vedere, speriamo, senza attendere troppo…
Devo essere sincera, pur avendo amato tanto la saga di Ricciardi, che ho conosciuto dopo quella dei bastardi, alla notizia della ripresa della stessa non ho fatto i salti i gioia. Può essere piaciuto o meno la chiusura ma sicuramene era perfetta pe una serie così. In questo Caminito mi aveva confortata perché, pur apprezzando sempre la scrittura di De Giovanni, avevo trovato o avevo voluto trovare il libro troppo forzato. Ecco, questo non è accaduto per Soledad. Come spesso accade nei libri di De Giovanni e in questa serie in particolare, l'aspetto del giallo non è stato sicuramente il punto focale della vicenda e , anzi, il colpevole si intuisce subito. Appena Ricciardi è rimasto da solo nella stanza dove era stata assassinatala signorina Cascetta e ha sentito le sue ultime parole, ho individuato il colpevole. Non so se sia successo anche ad altri ma per me è successo così per questo libro ed è stata la prima volta che l'individuazione del colpevole fosse proprio immediata. Ovviamente tutto il giro che hanno dovuto fare i nostri investigatori per raggiungere la verità è stato interessante. Ma i punti di maggiore interesse sono stati sicuramente la vicenda di Maione e di suo figlio, il cambiamento repentino di Garzo, il rapporto tra Marta e suo padre. Anche se credo che le parte più forte e importante sia stata riservata al dottor Modo. Credo che con le sue parole abbia descritto in modo perfetto tutta la situazione politica e sociale dell'Italia del periodo. Nei libri ambientati durante il regie fascista ho più volte sottolineato come mai, pur essendoci tanti personaggi avversi al regime imperante, nessuno abbia mai fatto nulla per far cambiare qualcosa. E anche qui De Giovanni è molto bravo ad inserire personaggi veri e reali, non solo realistici. Da Garzo, a cui fa cadere il velo dagli occhi, allo stesso Ricciardi che in questo credo no si possa definire un eroe ma realmente un uomo medio, disinteressato a quello che gli succede intorno. a soprattutto, come dicevo prima, è Modo che dice la più grande verità: è la paura che fa restare immobili e non consente di agire. Ora posso dire che sono contenta che De Giovanni abbia continuato la serie, in fondo. Sono tanti i personaggi che meritano di aver voce.
Chiariamoci, se mettessi da parte la trama del giallo, per me questo libro meriterebbe anche più di 5 stelle. L'aver intuito abbastanza presto chi fosse colpevole mi spinge a dare mezzo punto in meno.
Detto ciò. Siamo nel 1939, in una Napoli sempre più cupa, in un periodo prossimo al disastro, e De Giovanni ci ha messo il suo per rendere il romanzo tosto quanto il ricevere continui cazzotti allo stomaco.
Lo fa sempre, ma questa volta ancora di più. A partire dal prologo, passando per un capitolo in cui subisci una serie di fendenti senza poterti difendere, con la paura dietro l'angolo di vedere i tuoi personaggi preferiti fare la peggiore fine.
I momenti di poesia non mancano, i tormenti di ogni personaggio, i chiaroscuri in cui molti di loro si muovono, costretti spesso a scelte difficili.
Il percorso di Ricciardi, dai primi libri, pur se ancora stretto dalla morsa dei suoi dolori, è comunque di crescita emotiva, grazie alla piccola Marta che in poche righe ti cattura e ti stende al tappeto.
Livia/Laura in Argentina, come Bianca a Napoli sono invece "bloccate" in un'ossessione dalla quale io spero vogliano prima o poi allontanarsi per decidere, nonostante il periodo difficile, di vivere nel vero senso della parola.
I momenti più intensi di tutti, quelli che mi hanno commossa fino alle lacrime, restano senza alcun dubbio quelli tra Maione e Bambinella. La delicatezza di questo strampalato e conflittuale rapporto di amicizia tra un Brigadiere e un "femminiello" mi riscalda sempre il cuore.
Cosa accadrà nel prossimo? Seguiremo le loro storie durante la seconda Guerra Mondiale tra Napoli e altri luoghi, o ci ritroveremo nel dopoguerra?
Non ci è dato saperlo. L'unica certezza è che non vedo l'ora che arrivi un nuovo libro di questa serie.
Che cos'è un libro? Un libro è forse il miglior posto dove nascondersi, dai, anche i più spavaldi hanno bisogno di stare un po' nel loro brodo ogni tanto. Avete presente quelli a cui va sempre tutto alla grande, quelli sempre lì con il bel sorriso?
Sicuramente avete pensato a qualcuno in particolare e magari lo vorreste pure spedire all' inferno ogni tanto, non dite di no, possiamo essere sinceri almeno con noi stessi... lo vorreste proprio incenerire con lo sguardo, potendo. Ma vi svelo un segreto, non esiste nulla di più ingannevole di un sorriso e nessuno lo sa meglio di chi si nasconde dietro a quello.
Alcuni mostrano i denti, avvertendo possibili nemici, che sia la paura a muoverli a fare ciò? Altri si mostrano raggianti, forse per non crollare rovinosamente in un pianto disperato.
Ovvio, ci sono pure i sorrisi sinceri ma questa è tutta un'altra storia. Sto divagando? Forse no!
Ma certo che no! Io, sorrido poco e come una vecchia gatta fifona mi nascondo spesso e se finisco in un rifugio accogliente come "Soledad. Un dicembre del commissario Ricciardi "posso rimanerci per ore.
È il 1939, l’Italia si prepara a vivere l’ultimo Natale di pace, ma un omicidio squassa il ventre della città di Napoli.
Se non conosce la serie del commissario Ricciardi, beh ragazzi, recuperate quanto prima! Ogni singolo personaggio man mano che si prosegue con la lettura, si fa amare, ognuno a suo modo.
Io l'ho detto più volte che Bambinella è la mia preferita, amo questo personaggio, la adoro. Ha sempre un ruolo chiave, pur essendo marginale. Io la vorrei in ogni pagina ma so benissimo che se così fosse poi non sarebbe più la mia Bambinè.
Note: I read this with the assistance of AI translation because I was getting tired of waiting for the official English translation. The next season of the television production will be touching on these stories and I wanted to read them before those episodes become available.
The word “soledad” is “solitude” in both Spanish and Italian, and it’s not only a song by Alfredo La Pera (lyrics) and Carlos Gardel (music), it’s the theme of the book: Ricciardi’s loneliness ; Livia’s loneliness in her exile in South America; Bianca’s loneliness even as one of the richest women in Naples; Modo’s loneliness in his (probably justified) paranoia as an antifascist in 1930’s Italy; and the murder investigation at the heart of this book, the murder of a secluded, secretive woman with a mysterious source of income. With everything happening politically in the timeline of this series, the murder isn’t even the most interesting thing in this book (I guessed who the murderer was; the clues seemed obvious to me).
Soledad brings history to life in a very real way (and underscores how modern political movements are terrifyingly echoing those events). Garzo’s shocking news to Ricciardi about the mysterious list; Modo’s underground activities and his suspicions of his colleague Dr. Severi; Bambinella and his (her?) community being frightened into seclusion; a roving street gang of thugs with a surprising member… a great and unfortunately timely read.
Un triste Natale quello del 1939! Il titolo di questo nuovo capitolo della storia del commissario Ricciardi, fa da sfondo all'intero racconto. Dall'omicidio di una giovane e bella ragazza, agli eventi che stanno portando allo scoppio della seconda guerra mondiale. In questo racconto, tutti i protagonisti che hanno fatto capo alla storia di Ricciardi, vengono, uno ad uno, presi in considerazione. Dalla vedova Vezzi in esilio volontario, alla contessa di Roccaspina che sta instaurando una amicizia con una persona che le ricorda tanto il suo defunto e amato amico, alla storia che poteva sbocciare tra Nelide e il Saracino, a Maione e famiglia, perfino a Gazo che è diventato una persona completamente diversa avendo a che fare con la politica fascista che appoggia l'antisemitismo dei nazisti. Non ci dimentichiamo del dottor Modo che sta per andare in pensione e non poteva certo mancare Bambinella uno dei protagonisti che danno lustro a tutti i romanzi di Ricciardi. Un altro romanzo ambientato in questo periodo dell'anno, che meglio si presta alla 'solitudine'. Sembra che si stia per chiudere un'epoca e tutti questi personaggi si preparino ad una vita che non avrebbero mai scelto se non ci fosse lo spauracchio della deportazione imminente degli ebrei anche in Italia.