Questo libro ribalta il racconto consueto dell’economia da cui siamo intossicati e rivela, ripercorrendo una lunga storia che dal fascismo arriva fino ai giorni nostri, quanta e che politica si nasconde dietro le scelte economiche. Clara Mattei è una giovane economista italiana che da anni vive e lavora a New York, dove insegna alla prestigiosa New School for Social Research. Nel 2022 ha scritto un libro in lingua inglese (The Capital Order), inserito dal «Financial Times» tra le dieci pubblicazioni più influenti dell’anno a tema economico. La sua lettura recupera e rilancia con forza la lezione dei grandi classici, da Smith a Ricardo a Marx, attaccando in modo dirompente quella naturalizzazione dell’economia che ci porta a considerare quest’ultima come una scienza esatta, rigorosa, pura, definita da modelli matematici rispetto ai quali non possiamo fare nulla, solo adattarci. Non per niente ci hanno insegnato che il nostro sistema economico rappresenta il migliore dei mondi possibili, il modo più eccezionale di produrre ricchezza e benessere. I tempi sono ormai maturi per smascherare le falsità insite in questa visione. Questo libro, accompagnato dai commenti di tre importanti economisti internazionali – Thomas Piketty, Branko Milanović e Adam Tooze – introduce una nuova prospettiva emancipatrice, capace di rivelare la trama nascosta dietro le questioni economiche centrali nella discussione dall’austerità all’inflazione, dalla disoccupazione alla crescita, dalla concorrenza al debito al rapporto tra Stato e mercato, e moltissimo altro.
È illuminante leggere, con la precisione e l’incisività di cui l’autrice è capace, come il potere politico abbia costruito nel tempo un sistema profondamente antidemocratico, destinato scientemente ad arricchire pochi privilegiati, impoverendo per converso la maggioranza della popolazione e rendendo i cittadini sempre più sudditi. La conoscenza è il primo passo per immaginare un mondo diverso, e per muoversi affinché esso diventi possibile.
"In conclusione, vorrei ricordare le parole del filosofo morale Zino Zini che nel 1919 propose una lezione intitolata Da cittadino a produttore. In quell’occasione affermò che il cittadino, così come viene visto normalmente in una democrazia capitalista, è un individuo astratto, 'teoricamente sovrano, di fatto non è tale che il giorno delle elezioni, tutto il resto del tempo non è che un soggetto subordinato a leggi e a regolamenti, redatti e promulgati al di fuori del suo effettivo concorso'. In altre parole, egli vive una servitù politica fondata su una servitù economica. La disuguaglianza di condizioni economiche (o meglio, la disuguaglianza delle posizioni all’interno dei rapporti di produzione) impedisce in effetti qualunque relazione genuinamente democratica tra esseri umani liberi. Zini si opponeva a un'idea astratta, indiretta, di libertà politica, sostenendo che essa è impossibile in mancanza della libertà economica, che si perde quando la dipendenza dal mercato costringe la maggioranza delle persone a vendere la propria forza lavoro per sopravvivere." (Anche se, a dirla tutta, il cittadino non è sovrano neppure il giorno delle elezioni.) Assolutamente da leggere.
Il libro è molto scorrevole e spiega in maniera chiara e puntuale le tesi dell’autrice, che risultano originali rispetto al dibattito pubblico contemporaneo - e non - ma che, una volta letto il libro, risultano lampanti. Lettura più che mai necessaria per avere una visione chiara e consapevole della situazione che oggi viviamo e per impegnarci a “politicizzare” la nostra vita, anche esercitando quel barlume di diritti che ci rimangono come quello del voto.
Libro divulgativo che sì legge velocemente. Mi sono fatta molto intrigare dall'introduzione ben scritta e che ben riassume un po' tutti i concetti espressi nel libro. Dopodichè ho faticato per le prime 80-90 pagine che sono fondamentalmente un riassunto delle basi del marxismo. Anche se non lo rispolverarvo da un bel po, e non sono certo un'esperta, penso questa parte possa risultare noiosa per chiunque come me, abbia delle basi di marximso e filosofia politica. In compenso è un ottima introduzione per chi non conosce Marx. Ho apprezzato il focus sull'Italia e ho trovato particolarmente pregnante e attuale l'evidenziare che il liberalismo e il fascismo, spesso visti come opposti, sono in realtà molto vicini e che siano stati proprio gli economisti più liberisti a vedere Mussolini di buon occhio. Molto attuale visto il contesto della brusca virata verso la destra illiberale dei CEO delle Big Tech che dominano il mondo. Molto interessante anche l'analisi sull'austerità e la disoccupazione come strumento di controllo. Leggerò i prossimi libri dell'autrice.
"L’economia è politica”; di Clara E. Mattei; edizioni Fuori Scena; Isbn 979-12-225-0000-3.
Si noti la “è” nel titolo del Saggio che, in fondo spiega tutto del messaggio dell’Autore!
In sintesi, il messaggio di quest’opera è semplice e netto e si rivolge ai cittadini-elettori delle nostre democrazie. L’invito è quello di aprire gli occhi e constatare che molte delle politiche economiche restrittive (e forse tutte, secondo un mio giudizio riguardo alle opinioni dell’Autore) che vengono propinate ai nostri sistemi sociali sono somministrate sulla base di teorie pseudo-scientifiche e modelli matematici artificiosi che non hanno nulla di veramente oggettivo ma che anzi, si basano su assunti dogmatici.
Per cercare di chiarire il concetto che, a parer mio, l’Autore cerca di esporre, faccio il seguente parallelo: le formulazioni matematiche delle scienze economiche si porrebbero in relazione alla scienza “vera” (come, ad esempio, la Fisica) nello stesso modo in cui i modelli astronomici tolemaici si contrapponevano all'astronomia galileiana e newtoniana. Non è quindi che l’astronomia antica non fosse in grado di formulare previsioni precise e sofisticate riguardo ai fenomeni celesti, ma il punto è che si basava su un sistema dogmatico che risultò superato da altri modelli che si dimostrarono più aderenti alla fenomenologia ai quali venivano applicati… questo potrebbe ben valere anche per le teorie economiche che, tra l'altro, non si occupano di spiegare realtà oggettive ma che, invece, sono fortemente influenzate da dinamiche sociali, culturali, individuali e, appunto, politiche.
Tornando all'opera e all'Autore, egli ci sta dicendo: “attenti cari cittadini-elettori! Dietro tante formule matematiche e modelli economici che vi vengono propinati all'interno di sistemi, solo apparentemente deterministici, non c’è nulla di oggettivo, ma solo dei dogmi di fede (il modello capitalista) per nulla indiscutibili e precise scelte politiche che vengono spacciate come ricette inevitabili”.
L’Autore in realtà si spinge anche più in là, affermando, in sintesi che le politiche di austerità non sono altro che metodi escogitati dal sistema capitalistico per comprimere i diritti dei lavoratori con l’obiettivo di mantenere una certa differenza fra la remunerazione del fattore “lavoro” e la remunerazione del “capitale” sulla base, sostanzialmente, dell’analisi critica già svolta da Marx al sistema capitalista; in questo senso quindi: “L’economia è politica”! … e qui mi fermo nella mia esegesi del pensiero dell’Autore!
Dunque, qual è in sintesi il mio giudizio su questo libro?
Devo ammettere che condivido alcune delle sensazioni dell’Autore; anch'io ho spesso l’impressione che il nostro sistema economico sia falsamente democratico e caratterizzato da non poche regole truccate che hanno più che altro l’obiettivo di mantenere lo status quo e il predominio delle élite; il problema però è che non mi vengono in mente proposte alternative (e non mi sembra che ce ne siano neanche da parte dell’Autore!) né ho l’impressione che gli esperimenti alternativi del passato abbiano apportato risultati particolarmente promettenti. Vale forse quindi per il modello economico capitalista ciò che un tempo pare abbia detto Churchill in merito alla democrazia: “… la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora.”. Quindi ok, siamo avvertiti, dovremmo cercare di applicare più senso critico nei confronti delle “ineluttabili” scelte economiche che ci vengono propinate! … Ma non avete anche voi quell'orribile sensazione che la nostra opinione e la nostra capacità di azione sia semplicemente irrilevanti?
Il saggio economico della Mattei si offre pieno di statistiche, ma l’autrice è apertamente Marxista, e a volte spinge per conclusioni che non mi pare derivino logicamente dai dati presentanti. Tuttavia, i dati sono molto interessanti, raramente discussi e l’analisi dell’economista mi sembra consona e lucida: il nostro sistema socioeconomico non è inevitabile, né dev’essere accettato passivamente; siamo completamente dipendenti dal mercato, e questo ci obbliga a venderci, e a vendere i nostri tempo, che è l’unico bene che possiamo veramente. Il buon funzionamento del capitalismo si paga con lo svilimento della nostra umanità e del nostro pianeta.
Sicuramente l’austerità serve a creare lavoratori piú docili e ricattabili, che abbiamo meno diritti sociali. E il legame tra austerità e fascismo —quello vero, del Ventennio—, a me non noto e che non ho mai visto affrontato finora, mi è sembrato assai interessante e perverso. Ho apprezzato molto il lavoro d’archivio dell’autrice che la partendo dai dati storici e dalle stesse dichiarazioni dei protagonisti dell’epoca ha tessuto un quadro completo.
A dir poco illuminante le definizioni di «tasso di sfruttamento», che è il rapporto tra plusvalore e costo della forza lavoro, e come si possa vedere in concreto nei prodotti che acquistiamo e usiamo quotidianamente. Mattei vita uno studio recente in cui si compara il tasso di sfruttamento passato con quello presente, e fanno notare che il tasso di sfruttamento dei lavoratori cinesi e vietnamiti per produrre l’iPhone X è 25 volte superiore a quello in atto nelle fabbriche dell’Ottocento!
Vale la pena leggerlo questo saggio anche solo per questi due fatti: è breve, e mi fa fatto considerare un aspetto dell’economia che non avevo mai considerato prima, e cioè che essa non solo possa, ma debba essere politica e politicizzata, nel senso che le decisioni economiche non debbano essere imposte dall'alto come leggi di natura, ma debbano essere scelte grazie a un dibattito politico democratico. Attualmente non è cosí, e ci sorbiamo passivamente tutte le decisioni economiche che ci danneggiano quotidianamente, ci rendono meno liberi e diminuiscono il nostro potere contrattuale.
Aggiornerò in futuro la recensione per includere alcuni miei pensieri sulla relazione tra lavoro salariato e sfruttamento —per la Mattei il lavoro salariato è sfruttamento per definizione, poiché i lavoratori producono piú valore di quanto ne ricevano in busta paga— che trovo un po’ riduttiva e non sfaccettata per come viene presentata.
libro illuminante e scorrevole. la scrittrice si preoccupa di scardinare quelle convinzioni e quelle pseudo-verità che sentiamo in supporto di un sistema che ogni giorno si rivela meno efficiente e meno utile a soddisfare i bisogni di un mondo che cambia a vista d’occhio.