Nell’ottobre del 1945 Georges Simenon sbarca a New York, ansioso di lasciarsi alle spalle le turbolenze degli anni di guerra, le accuse di collaborazionismo e le minacce di epurazione. Con la moglie Tigy e il figlio Marc si stabilisce in Canada, nel Nouveau-Brunswick – ma è agli Stati Uniti che guarda. E, per conoscere meglio il paese dove comincerà una nuova vita, parte al volante di una Chevrolet per un viaggio di cinquemila chilometri, che dal Maine lo porterà sino a Sarasota, sul Golfo del Messico. Ad attirarlo, come sempre, non sono le città – anche se confesserà che a New York si sente perfettamente a suo agio –, ma la gente e «i piccoli particolari della quotidianità»: tutto ciò che può offrire ai suoi lettori «un’immagine più intima» degli Stati Uniti. Lui che aveva sempre captato, ovunque nel mondo, un disperato e insoddisfatto bisogno di dignità, finirà per essere conquistato dalla «forte tensione verso l’allegria e la gioia di vivere» che sprigionano le semplici ed essenziali case americane, dalla cordialità (o meglio: la familiarità) che regola i rapporti di lavoro, dalla fiducia in sé stessi che le scuole sanno inculcare negli studenti, dalla squisita cortesia degli abitanti del Sud – che nelle relazioni mettono «quel qualcosa di impercettibile e affascinante» che rende tanto preziosa l’esistenza – e scoprirà che proprio qui, nella sua nuova patria, vige «un tipo di vita che ... tiene conto più di qualsiasi altro della dignità dell’uomo».
Georges Joseph Christian Simenon (1903 – 1989) was a Belgian writer. A prolific author who published nearly 500 novels and numerous short works, Simenon is best known as the creator of the fictional detective Jules Maigret. Although he never resided in Belgium after 1922, he remained a Belgian citizen throughout his life.
Simenon was one of the most prolific writers of the twentieth century, capable of writing 60 to 80 pages per day. His oeuvre includes nearly 200 novels, over 150 novellas, several autobiographical works, numerous articles, and scores of pulp novels written under more than two dozen pseudonyms. Altogether, about 550 million copies of his works have been printed.
He is best known, however, for his 75 novels and 28 short stories featuring Commissaire Maigret. The first novel in the series, Pietr-le-Letton, appeared in 1931; the last one, Maigret et M. Charles, was published in 1972. The Maigret novels were translated into all major languages and several of them were turned into films and radio plays. Two television series (1960-63 and 1992-93) have been made in Great Britain.
During his "American" period, Simenon reached the height of his creative powers, and several novels of those years were inspired by the context in which they were written (Trois chambres à Manhattan (1946), Maigret à New York (1947), Maigret se fâche (1947)).
Simenon also wrote a large number of "psychological novels", such as La neige était sale (1948) or Le fils (1957), as well as several autobiographical works, in particular Je me souviens (1945), Pedigree (1948), Mémoires intimes (1981).
In 1966, Simenon was given the MWA's highest honor, the Grand Master Award.
In 2005 he was nominated for the title of De Grootste Belg (The Greatest Belgian). In the Flemish version he ended 77th place. In the Walloon version he ended 10th place.
« Qualcuno, non ricordo più chi, ha scritto prima di me che un francese quando si fa costruire una casa innanzitutto la cinge di muri irti di cocci di bottiglia, un inglese la recinta con siepi vive e un americano si mette a piantare un prato tutto intorno. È proprio così. Anche in città le case sono circondate da prati e non c'è nient'altro che le separi dai vicini o dal marciapiede, per cui si ha sempre l'impressione di camminare in un parco. Impressione rafforzata dal fatto che le case stesse sembrano giocattoli, più che vere case ».
5 ⭐️ Un vero e proprio racconto di un viaggio in America in automobile. Simenon è riuscito a coinvolgere talmente tanto il lettore che sembra di percorrere insieme a lui il viaggio che ha intrapreso. Tantissime le curiosità e tante le cose che condivido come questa frase su NYC, dove sono stata anche io:
« A New York i grattacieli sono proprio come li avete visti al cinema. Il viavai della strada non ha niente di frenetico e, anzi, vi stupite di potervene andare a zonzo in tutta tranquillità. La cosa che vi sorprende più positivamente è la luce, perché, nonostante i grattacieli di centoquindici piani, è una delle città più luminose che ci siano. Ovunque pietra bianca e ampi squarci di un cielo che ho sempre visto di un azzurro smagliante ».
Nel constatare quanto le considerazioni di Simenon sull’America siano invecchiate male, possiamo, al meglio, farci venire una risata amara. Anche a volerci immergere nel contesto degli anni 40, certe considerazioni di Simenon sono accecate da un’idealizzazione infantile che sorvola su questioni troppo importanti. In ogni caso il viaggio è pur sempre un’esperienza personale ed io sono l’ultima persona che può criticare l’idealizzazione. E comunque è scritto bene, pure dove si usa la N-word.
Perché l'America, checché ne pensino gli europei, non è tanto la folla anonima di New York e di altre grandi città, non sono qualche attore o qualche miliardario, non è la politica chiassosa di Tammany Hall né il freddo cinismo dei gangster…
simenon descrive benissimo l’america e gli americani mostrando come si sono sviluppati nel dopoguerra i costumi e le abitudini degli americani e tutto questo permette di capire come mai hanno colonizzato e distrutto il mondo e sono diventati quello che sono. purtroppo tanti aspetti che simenon mostra come positivi, e che indubbiamente lo erano, hanno poi prodotto persone insensibili al diverso, con un forte complesso di superiorità, arroganti e bigotte.
Un discreto reportage giornalistico, nel lontano 1946, ossia con la Seconda Guerra Mondiale appena terminata. Simenon ci racconta del suo peregrinare sulla costa est, lungo la Road 1. Brevi e interessanti scorci del sogno americano quando ancora un sogno americano era tangibile e concreto. Certo, il sogno non è svanito, come direbbe Steve Rogers, ma oggi è abbastanza appannato. La lettura è comunque interessante, non solo come documento storico. 3 stelle
Stile impeccabile, si vede che ci mette il cuore. Quanto doveva essere incredibile e spettacolare l'America del 1945 per una famiglia francese appena uscita dall'incubo della seconda guerra mondiale. E' facile capire come mai l'autore sia rimasto abbagliato da un mondo alieno nella sua ricchezza e diversità, vasto e ancora 'vergine', se ci si ricorda che non c'erano immagini satellitari o dall'alto, niente google maps o booking, niente di niente se non il gusto dell'avventura e lunghissimi viaggi per scoprire un mondo ancora nuovo! Peccato che sia stato tutto ridotto ad un pamphlet striminzito e ripetitivo! Simenon era un signor scrittore, e ha ridotto a manco 100 pagine un'esperienza che i moderni viaggiatori ti scrivono un'enciclopedia! Dopo un po', il lettore smette di capire in che località degli USA si trovi, sembrano tutte uguali -tutto ordinato, tutto pulito, cibo abbondante, tutto a portata di mano. Praticamente, la famiglia Simenon ha vissuto UNA brutta 'avventura' in un hotel di quart'ordine. Non si parla delle persone, non si dialoga con nessuno, e neanche sentiamo qualcosa dalla moglie e dalla prole! Parla solo l'autore! Sufficienza, perché alla fine riscopriamo un'America ancora ingenua e fresca, per quanto patinata dall'autore stesso che fa il turista, giustamente direi, ma con un'entusiasmo al limite del propagandistico
" ... Non vi aspettate un'avventura da esploratore. Il mio è stato solo un banalissimo viaggio. Ma è esattamente questo che vorrei raccontare, giorno per giorno, senza abbellimenti, in modo semplice ..." Dal racconto traspare un grande entusiasmo nei confronti del paese che attraversa da nord a sud. Nei racconti di viaggi ciò che più mi affascina è il senso di scoperta, di sottile avventura, di apertura nei confronti di ciò che non conosciamo, sarebbe interessante ripercorrere la route 1 e vedere cosa è cambiato, di certo non vedremmo il mondo di chi si è lasciato l'Europa distrutta dalla guerra alle spalle e si ritrova in un paese nuovo, appena costruito tutto scintillante! Forse abbiamo perso il senso della magia e della scoperta in una realtà in cui basta un click per sapere esattamente cosa si trova all'altra parte del mondo.
"Perché l’America, checché ne pensino gli europei, non è tanto la folla anonima di New York e di altre grandi città, ... l’America, comincio a crederlo fermamente, è un paese di brave persone, spesso modeste, che sono venute da lontano per vivere in pace... e che conservano gelosamente le loro tradizioni..." (pagina 81)
E’ evidente che il punto di vista di Simenon è strettamente legato al tempo in cui scrive e le “persone venute da lontano” sono arrivate in America ad occupare e distruggere territori non loro, dato che erano abitati da altri (e la cosa si replica negli ultimi anni in Europa...).
Molto interessante la nota finale di Ena Marchi con riferimenti alla vita privata di Simenon durante il suo viaggio in America e, soprattutto, ai libri scritti in quegli anni.
Per me un ritratto ad oggi ancora molto veritiero e tagliente sull’America e gli americani, anche se indubbiamente un punto di vista privilegiato e “ricco”. Certamente, essendo stato scritto appena il dopoguerra, alcuni racconti risultano datati. Ma per me invece è stato alquanto interessante scoprire quante cose invece siano rimaste ancora simili, soprattutto quando Simeon descrive come gli americani vivano, agiscano e si sentano rispetto al resto del mondo.
Una lettura sicuramente interessante per chi apprezza la narrativa americana.
"Negli Stati Uniti, da nord a sud, al di là dei grattacieli, le costruzioni più imponenti, più sontuose, situate nei luoghi più ameni, sono immancabilmente le scuole, i college e le università. Il bambino è re. Il giovane è re."
Piacevole. La parte più bella è inquadrare il libro nella vita dell’autore che è assolutamente eccezionale. Capire il suo eterno spostarsi per motivi interiori da una chiave di lettura aggiuntiva
Ben scritto ma l'effetto è quello di un viaggio a sbafo di uno scrittore-giornalista europeo che deve scrivere del Nord America (dal Canada alla Florida). L'ho trovato datato e una curiosità, niente di eccezionale.