Una protagonista femminile, coraggiosa e ribelle. Si chiama Clara Simon, è una giovane «mezzosangue», e vuole diventare la prima giornalista investigativa italiana nella Cagliari di inizio Novecento. Quando una delle sigaraie – le manifatturiere del tabacco – va a chiederle aiuto, Clara Simon non sa che fare. È una bella ragazza, con quegli occhi a mandorla ereditati dalla madre, una cinese del porto che, nonostante le differenze di classe, aveva sposato il capitano di marina Francesco Paolo Simon. Poi però è morta di parto e il marito è finito disperso in guerra. Così, Clara vive con il nonno, uno degli uomini più in vista di Cagliari, e lavora all’«Unione», anche se non può firmare i pezzi: perché è una donna, e soprattutto perché in passato la sua tensione verso la giustizia e il suo bisogno di verità l’hanno messa nei guai. Ma la sigaraia le spiega che i piciocus de crobi, i miserabili bambini del mercato, stanno scomparendo uno dopo l’altro e, di fronte alla notizia di un piccolo cadavere rinvenuto alla salina, Clara non riesce a soffocare il suo istinto investigativo.
Cagliari, 1905. Molto bella l’ambientazione e assai interessante il contesto storico/sociale. Mi è piaciuto molto lo stile di scrittura caratterizzata anche dall’uso di termini antichi e arricchita di inflessioni dialettali; buona la storia, anche se un po’ confusa nelle azioni/spiegazioni finali. I protagonisti principali formano una gran bella squadra, ognuno con il proprio bel carattere, ma anche alcune figure secondarie non sono da meno; molto ben rappresentati tutti, anche quelli più odiosi. Le ultime battute lasciano presupporre una continuazione. Mi piacerebbe leggere altro di questo Autore, ma soprattutto incontrare di nuovo gli stessi protagonisti di questa storia. Speriamo...
Suffragetta in percalle Ho letto il libro con piacere, soprattutto per l’ambientazione storica all’inizio del XX secolo a Cagliari. La storia lascia molto spazio alla descrizione della vita della gente, dal popolo ai benestanti. Si parla del porto, dello sviluppo urbanistico verso il Poetto, delle saline, delle organizzazioni sindacali delle sigaraie della manifattura tabacchi, di una immigrazione svizzera (!) dei secoli precedenti dal canton Grigioni per istituire caffè e torrefazioni, business non ancora presente in Sardegna. Anche gli scorci di paesaggio sono molto evocativi, vedo dune, la vegetazione tipica delle zone costiere mediterranee, vento salato eccetera (sigh, vacanze finite). Al giorno d’oggi per un nuovo autore sembra indispensabile mettere una trama gialla per avere visibilità, anche se potrebbe farne a meno; però dovrebbe scegliere una protagonista un po’ più credibile: euro asiatica, che contro la biologia sembra avere appena gli occhi a mandorla e mantenere i colori paterni. Giornalista, impavida, rompicollo ma adorata dal nonno, le convenzioni e i pregiudizi sociali le fanno solo vento.
Per carità, non sarà, non è un capolavoro della letteratura occidentale. Ma io lho trovato delizioso, complice anche il fatto che descrive una Cagliari che, ovviamente per ragioni anagrafiche non ho mai conosciuto, e che se è per quello non aveva conosciuto neanche mia mamma, ma di cui ho sentito parlare tutta la mia infanzia. Mi sembrava di stare ancora nel giardino di Via Donizetti!
Clara si fermò di nuovo e si domandò perché mai Fassberger avesse voluto testardamente usare un termine tedesco e, inoltre, ben poco in voga, per definire una cameriera: «kellerina» - mio nonno parlava sempre delle Kellerine!!!
Il suo sguardo si fissò sul cantiere: la costruzione delle due torri ottagonali andava a rilento. Clara si fermò e si chiese quando sarebbero svettate su ciò che, in quell’istante, le sembrava una torta glassata, piú che un municipio. Stucchevole. - Io lo adoro il Municipio di Cagliari
Di certo al Poetto nessuno sarebbe andato a cercarla. Al termine di una giornata impetuosa, la cura del mare, il silenzio, la quiete di quei luoghi erano stati la terapia che Clara aveva scelto per loro. - e dove meglio???
Quando l’immenso portone della prigione del colle di Buoncammino [...] Una tomba senz’aria né luce, che aveva spinto al suicidio, cosí si mormorava, il suo progettatore, logorato dal rimorso d’aver concepito un simile inferno. Anche questo me lo raccontava sempre mia mamma!
E per finire "È mio cugino, quel balosso, – rispose la donna."
Clara Maylin Simon vive a Cagliari, ma le sue origini sono cinesi da parte di madre, e nel 1905, in Sardegna, lei viene osservata ogni volta che passa per strada. In più clara ha un carattere forte, ed è abituata a dire sempre la verità, e a cercarla nel suo lavoro di giornalista. Quando una sigaraia le si avvicina, Clara non sa cosa fare. L'ultima volta che ha ficcato il naso dove non doveva, è stata retrocessa nel giornale in cui lavora. Ma Clara vuole diventare la prima giornalista investigativa a Cagliari, così quando la sigaraia le spiega che i piciocus de crobi, i bambini poveri che lavorano al mercato, stanno sparendo senza motivo, lei non resiste e con l'aiuto del redattore del suo giornale Fassberger e del carabiniere napoletano Saporito, cerca di scoprire la verità. Una storia che si legge volentieri, coinvolgente, che non si perde inutilmente. La protagonista è meravigliosa, spigliata, intelligente, che permette di far conoscere al lettore la condizione della donna, per di più "mezzosangue" (come viene definita nel libro), agli inizi del secolo in Italia. L'ambientazione, la città di Cagliari, è intrigante, motivo in più per rendere bello questo libro. Ve lo consiglio!
Racconto molto carino e scritto con brio che vive sui personaggi (Clara è stupenda, e mi piace pure Ugo; ho qualche perplessità di più su Rodolfo che trovo più stereotipato) e sull'ambientazione in una Cagliari alquanto turbolenta di inizio Novecento che sembra esotica più di un'isola tropicale (il che conferma che io, di storia, non so una cippa). Ho trovato deboluccia la parte investigativa, frutto più di incidenti e casualità che di indagine, ma è un limite mio, che adoro ancora lo spiegone finale stile Poirot in cui tutti gli indizi si incastrano alla perfezione. Il libro meritava una copertina più incisiva, secondo me. Questa è carina ma secondo me non gli rende giustizia. Tre stelline e mezza.
Ahimè, il punto debole fondamentale del libro è proprio il personaggio principale, la bella Clara mezzosangue: è una protagonista poco riuscita e i comprimari maschi, anche se poco plausibili, risultano più interessanti.
Ho scoperto Clara Simon solo ora che è appena uscito il secondo libro della serie. Quindi mi sono affrettata a recuperare il primo: il personaggio di Clara e tutto il contorno promettono bene. Anche la storia del padre scomparso, che promette di essere il filo conduttore fra i vari episodi.
Un bel giallo ambientato nella Cagliari del 1905, con una protagonista sui generis: una giornalista investigativa che lotta per i diritti dei lavoratori e dei più umili in un'era che non vede di buon occhio le donne che si dedicano ad attività extradomestiche, figurarsi poi socialiste! Per giunta, Clara è figlia di un capitano di marina - Francesco Paolo Simon, considerato un eroe - e di una cinese di Canton, morta nel darla alla luce. Clara abita col nonno nel nobile palazzetto di famiglia, perché il padre è stato dato per disperso. Solo il suo secondo, Gregorio Moro soprannominato Africo, potrebbe saperne qualcosa, ma lui è detenuto nella colonia penale fuori città. Quando alcuni ragazzini reietti vengono trovati morti in circostanze misteriose, Clara decide di indagare, anche se è stata sospesa dall'Unione e anche se le autorità hanno chiuso le indagini considerando le morti accidentali. Con lei c'è il suo amico d'infanzia e collega giornalista Ugo Fassberger e il tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito di Napoli, che in un primo momento cerca di metterle i bastoni tra le ruote ma in seguito è affascinato da quella creatura esotica, volitiva e indipendente e comprende che tra i carabinieri non tutti sono dalla parte della vera giustizia (Non volle dire davanti al giovane carabiniere quella parola che lo feriva al solo pensiero: «corruzione».) Tra i tre si crea una sorta di triangolo amoroso/investigativo che immagino ci porteremo avanti per buona parte della serie. Conclusione:
Più un 2.5 che un 3. Non è scritto male, questo no. Semplicemente, non mi ha convinto. Né appassionato. Una protagonista poco approfondita, per me anche poco interessante. L’ambientazione e il contesto storico, invece, sono studiati e ben descritti.
Non solo un (bel) giallo, ma un romanzo corale e un grande affresco sulla Cagliari di inizio Novecento.
La Cagliari del 1905 è un coacervo di attività legate ai sali e ai tabacchi, una città ancora legata alle famiglie borghesi che ne determinano le sorti, nel bene e nel male, ma anche punto di arrivo di molti stranieri che qui hanno fatto fortuna. Una città persino esotica, contraddittoria, a tratti solare, a tratti sotterranea. Attraversata da cunicoli misteriosi a cui si accede attraverso ingressi segreti, in un attimo ti ritrovi persino in qualche fumeria d'oppio. Ho incontrato angoli conosciuti -purtroppo solo virtualmente- grazie a tanti amici sardi, su tutti (ma questa è una mia fissazione) il Cimitero Monumentale di Bonaria, con quella piccola, meravigliosa tomba di Efisino, accompagnata dal celebre epitaffio voluto dai genitori “Cattivo! Perché non ti risvegli?”. Citazione non casuale: i delitti della salina sono perpetrati proprio contro i piciocus de crobi, i miserabili bambini del mercato che scompaiono misteriosamente, uno dopo l’altro, senza che nessuno muova foglia. Toccherà ad una giovane donna per metà cinese e per metà sarda e ai due sue compari e spasimanti-un giornalista italo/svizzero dell'Unione ed un tenente dei carabinieri- sbrogliare la matassa.
L'autore, Francesco Abate, è giornalista professionista per l’«Unione Sarda»: attraverso queste pagine invia un riverente omaggio sia alla testata, sia al suo storico direttore Giorgio Pisano.
Il libro inizia bene dipingendo una Cagliari lontana nel tempo, affascinante ed enigmatica. Tuttavia, bastano poche pagine per rendersi conto della debolezza della trama dal punto di vista investigativo e, soprattutto, dell’assenza di una vera e propria protagonista. Clara Simon, che dà il nome a quella che parrebbe essere una serie di avventure concatenate, è un personaggio insignificante, che non sa bene se essere ribelle e in che modo, o se appiattirsi secondo i dettami voluti dalla società per il suo sesso. O forse è l’autore che ancora non ha capito come scrivere al femminile. Infatti, leggendo questo libro la sensazione è che Abate, o chi per lui, abbia voluto a tutti i costi avere una protagonista donna, forse perché questa è l’ultima moda, ma ahimè i personaggi a cui viene dato maggiore spazio sono altri, naturalmente tutti uomini. Come se non bastasse, nessuno dei tre personaggi principali è “completamente sardo”. La protagonista, si sa, è una “mezzo sangue”, e va bene, è la sua caratteristica saliente, ma degli altri due uno è napoletano e l’altro ha origini svizzere. I sardi sono gli umili, o i criminali. Qual è, quindi, l’intenzione dell’autore? La vicenda del padre di Clara, poi, regge poco, ma qui sconfinerei nello spoiler. Ah, a proposito, consiglierei a chi scrive le sinossi di un sequel di non spoilerare eventi narrati nel libro precedente. Fa già pena così.
“I delitti della salina” è un romanzo giallo scritto da Francesco Abate e ambientato nella Cagliari dei primi anni del '900. i personaggi sono ben descritti sia fisicamente che caratterialmente e nei loro sentimenti tanto che è semplice immaginarli. Il lessico è semplice, punteggiato però da parole e espressioni dialettali quasi nella totalità spiegate a favore di chi non è del luogo. Il ritmo è incalzante, tanto da tenere il lettore attaccato alle pagine fino alla fine. Mi ha colpito molto la descrizione puntuale degli ambienti e della città, tanto che è stato molto facile visualizzarli. Anche il contesto storico è ben definito, anche se con qualche particolare in più sarebbe stato più semplice comprenderlo. Un romanzo molto piacevole da leggere e che conferma la capacità di Francesco Abate nel costruire delle trame interessanti e nel raccontare di altre epoche.
Un giallo storico, ambientato in Sardegna: tutti buoni motivi per essere un libro di mio interesse. I delitti della salina non vuole essere però solamente (o semplicemente) un libro di delitti e misteri, ma riporta le tensioni sociali e politiche di Cagliari (e per estensione, di un po' tutta la Sardegna) di inizio Novecento.
Il romanzo segue Clara Simon, giovane giornalista declassata a correttrice di bozze per L’Unione Sarda, orfana di madre cinese e padre sardo, un militare disperso nella guerra in Cina. Da buona giornalista che indaga sui problemi della gente comune, quando viene a sapere della morte di un piciocu de crobu dalla sigaraia socialista detta Sarrana, Clara si sente in dovere di indagare.
I piciocus de crobu sono ragazzini di umili origini, senza fissa dimora e spesso senza famiglia, sfruttati da locali e viaggiatori per trasportare i loro bagagli. Sono gli ultimissimi della società cagliaritana e nessuno si interessa delle loro sorti. Tranne Clara, che coinvolge il suo amico d’infanzia e giornalista Ugo Fassberger (e spasimante di lunga data) nell’indagine, spesso guidata da interessi politici e nobiliari. Nelle loro azzardate indagini alla salina, Clara e Ugo incontrano il tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, napoletano in servizio a Cagliari, che presto si accorgerà dei poteri in gioco e si unirà a Clara e Ugo nell’indagine “non ufficiale”.
Fra tensioni nella scala sociale e all’interno del gruppo degli improvvisati investigatori, corrono parallele le vicende dei piciocus, della quotidianità cagliaritana e del mistero riguardo la scomparsa del capitano Simon, con nuovi indizi e nuove rivelazioni. Le ultime pagine sono un susseguirsi di colpi di scena, mentre vari misteri vengono svelati, lasciando un finale aperto a possibili nuovi sviluppi.
Nonostante le tematiche del libro siano serie (dalla precaria situazione dei piciocus, alle rivolte popolari e le tendenze di antropologia criminale e eugenetica di inizio ‘900, tecniche di psicoanalisi estreme), non mancano passaggi divertenti per stemperare la tensione: soprannomi di vario tipo, modi di dire e passaggi in sardo a caratterizzare diversi personaggi.
Vi sono interessanti descrizioni di diversi luoghi simbolo della Cagliari di inizio Novecento, chiaramente le saline ma anche il centro storico, con passaggi sotterranei e ripide scalinate. Fra le mie preferite rimane però la descrizione del Caffè Elvetico, di proprietà della famiglia Fassberger.
I tre personaggi principali formano un trio esplosivo ma divertente da osservare, specialmente quando lavorano insieme. Ognuno è differente dall’altro, con tratti ancora da esplorare. Essendo io una fan delle relazioni platoniche, ho apprezzato la profonda amicizia fra Clara e Ugo (che ormai si è rassegnato 😅), inclusi i momenti di schermaglie.
Clara è sia un personaggio del suo tempo che un personaggio all’avanguardia. L’inizio del Novecento vede le prime rivendicazioni femminili, specialmente in ambienti europei e un po' meno in quelli italiani. Clara sembra ispirarsi ai modelli britannici, rendendola più simile a loro e quindi più fuori dagli schemi della società italiana e cagliaritana in particolare. Fa di testa sua, non ha timore ad indossare pantaloni ed imbracciare un fucile (connotazione questa anche piuttosto sarda 🤣), e non si fa mettere in seconda fila.
Il passo della storia subisce una forte accelerazione verso la fine, con la risoluzione (anche inaspettata) di vari misteri, legati fra loro, nelle ultime pagine. Sono colpi di scena che mirano a sorprendere il lettore (e ci riescono), ma avrebbero potuto prendere più pagine.
Un giallo storico, di quelli che ricordano un po’ il commissario Ricciardi e la sua vita in filtro seppia. A parte l’ambientazione e questa protagonista che in fondo ci sta molto simpatica, la storia rimane ironicamente un po’ troppo insipida.
Cagliari, inizio '900. Clara Simon è una giornalista sempre alla ricerca della verità e della giustizia. Ma questa sua forte propensione per la verità e quei suoi occhi a mandorla ereditati dalla mamma l'hanno messa nei guai in passato. Per questo quando una delle sigaraie le chiede aiuto è un po’ restia, ma di fronte alla notizia del ritrovamento del cadavere di un bambino alla salina Clara non riesce a soffocare il suo istinto investigativo. Aiutata dal fedele amico Ugo e dal tenente dei carabinieri Rodolfo, comincia la sua indagine in una Cagliari che si macchia di sangue e che ha parecchi segreti da nascondere.
Devo ammettere che ho faticato molto con questo libro, nonostante sia un giallo storico originale e scritto con un linguaggio accurato. La trama è interessante e mi aveva incuriosita questo pezzo di storia sarda legata ai piciocus de crobi, "i ragazzi della cesta" nella traduzione letterale sarda, ovvero i bambini del mercato che per raccattare quattro soldi si mettono a fare lavori che la maggior parte delle persone non farebbe e che vivono in condizioni povere, mal vestiti e denutriti. Il giallo riguarda proprio uno di questi bambini ritrovato morto e purtroppo non è il primo e non sarà l'ultimo, perché molti altri piciocus sono scomparsi, ma nessuno ne parla perché sono bambini rimasti orfani o figli di prostitute di cui non si interessa nessuno. Ma c'è una persona a cui sicuramente importa, perchè si schiera sempre dalla parte dei più deboli: Clara Simon. Giornalista del giornale cittadino L'Unione e spodestata a correggere semplicemente bozze di articoli dopo un suo colpo di testa che l'ha portata a compiere un'imprudenza, Clara è una donna con uno spiccato senso di giustizia, che non resiste al desiderio di scoprire la verità. Ci viene descritta come una ragazza bella, tenace, intelligente, testarda e determinata, ma disprezzata e giudicata da tutti come una mezzosangue e mal vista per i suoi tratti orientali ereditati dalla madre, nonostante il padre sia uno stimato capitano della marina. Clara però non ha paura di immischiarsi in cose che non la riguardano, non si ferma davanti alla legge né davanti alle dicerie, e da semplice correttrice di bozze veste i panni di investigatrice. Per tutte queste ragioni, dall'intolleranza della gente nei suoi confronti alla sua indole fuori dagli schemi, mi sarei aspettata una protagonista femminile forte a livello empatico, che risultasse un'eroina agli occhi del lettore. Invece il risultato per me è stato l'esatto contrario. Non ho proprio simpatizzato con lei, non sono riuscita a comunicarci, a sentirla, a capire i suoi sentimenti, nonostante questo suo temperamento e sete di giustizia… anzi l'ho sentita sempre molto fredda. Il problema con questo libro in sostanza è legato oltre al linguaggio forse troppo curato e dispersivo, che molte volte mi ha un po’ disorientato e non mi ha fatto tenere alta l'attenzione, anche ai personaggi e in primis alla protagonista. In generale il trio investigativo composto da Clara, Ugo e Rodolfo non mi ha fatto impazzire: è un trio molto sui generis, accompagnato anche da simpatici momenti di gelosia tra il carabiniere napoletano Rodolfo e l'amico d'infanzia Ugo, che però non hanno comunque gioviato a rendermeli piacevoli. L'ambientazione invece è stata molto suggestiva, ma devo ammettere che sono di parte dal momento che sono legata alla Sardegna da un sentimento di affetto. Certo leggere di questo suo lato crudo e corrotto mi ha parecchio turbato. Le saline si macchiano di sangue, un sangue che peraltro appartiene a dei bambini. Ma allo stesso tempo Cagliari diventa quasi una seconda protagonista grazie alla descrizione di Abate che la rende agli occhi del lettore una città viva, descritta accuratamente in ogni suo angolo, dal porto e le spiagge, fino alle piazze e i vicoli, in cui convivono realtà differenti, dai socialisti e anarchici alle sigaraie e forze dell'ordine, insieme a L’Unione, il giornale di riferimento per Cagliari. Abate ci mostra una Sardegna dei primi anni del 900 inedita, che nasconde dietro ad un'apparente bellezza ed eleganza aristocratica degli abissi oscuri molto profondi, colmi di tanta corruzione e violenza.
Oggi siamo nella Cagliari dei primi del ‘900 dove conosciamo dei personaggi davvero affascinanti, la prima è sicuramente Clara Simon, la prima e unica giornalista donna della Sardegna, definita mezzosangue dai suoi concittadini per via delle sue origini cinesi da parte materna, che la rende unica, poi il suo caro amico d’infanzia e collega giornalista dell’Unione Sarda, Ugo Fassberger, membro di una delle storiche famiglie svizzere emigrate in Sardegna, ultimo ma non meno importante, il Tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, originario di Napoli e appena approdato a Cagliari per il nuovo incarico. Quando una delle sigaraie e sindacalista detta Sarrana , della manifattura tabacchi che in passato l’aveva messa nei guai, relegandola al ruolo di correttrice di bozze, torna a chiederle una mano, Clara esita solo un attimo prima di intervenire. Questa improbabile squadra si troverà ad indagare sul misterioso caso delle morti di alcuni “piciocus de crobi”, ragazzi sfortunati, orfani e disagiati che vengono sfruttati per lavori di bassa manovalanza, che stanno scomparendo uno dopo l’altro, in particolare si mettono alla ricerca di uno di loro, detto Carboneddu, per il colore della sua pelle. La bellezza di questo libro sta nelle descrizioni accurate della Cagliari dell’epoca, dei luoghi storici, come l’Elvetico (Caffè Svizzero), l’Ospedale civile e l’Orto botanico, ma non solo luoghi, anche persone e classi sociali con un'accurata e puntuale analisi sociologica, che davvero mi ha portato lì a passeggio con Clara e i suoi guanti bianchi in pizzo e l’ombrellino, ma anche con la gonna sollevata alla cintola e immersa fino alla vita nell’acqua del porticciolo di Su Siccu e nelle nefandezze di una città che mi è sembrata una cipolla, con tanti strati, ognuno diverso dall’altro, ma compenetrati perfettamente a creare la figura perfetta.
📖“È quello che mi ha insegnato lei. Andare a bussare alla porta che viene tenuta chiusa. Sono sue parole, direttore.”
📝Clara Maylin Simon, vive a Cagliari dove è giornalista presso l’Unione, ora rilegata a correttrice di bozze per un suo precedente articolo che ha smosso parecchio le acque. È nata dall’unione di Francesco Simon, capitano della Regia Marina, da anni disperso e da una donna cinese che è morta dopo averla partorita. Queste origini miste che traspaiono dalle sue fattezze orientali, continuo motivo di emarginazione nei suoi confronti, unite al suo desiderio di diventare una delle prime giornaliste investigative, fanno di lei una miscela esplosiva.
📝Quando il corpo di un bambino viene ritrovato nelle saline, le è naturale iniziare ad indagare coinvolgendo l’ amico e collega Hugo e il carabiniere Rodolfo Saporito, di cui inizialmente non sono certi di potersi fidare.
📝Fin da subito sono rimasta coinvolta nella lettura di questo noir ambientato in una Sardegna ancestrale agli inizi del novecento. Clara Maylin con il suo carisma, il desiderio di riuscire a fare quel mestiere che sente dentro le viscere, la sua curiosità verso il passato, la necessità di sapere ciò che è accaduto al padre, vedere riconosciuta l’uguaglianza tra uomo e donna, i diritti dei lavoratori e soprattutto affermata quella verità, che a molti risulta scomoda. Hugo Fassbender che nonostante il suo amore (non corrisposto?) per Clara non manca mai nei suoi riguardi. Rodolfo Saporito che si sta ambientando in una nuova terra e che impara ad ammirare Clara, così diversa dalle altre e verso la quale sente crescere un grande rispetto e una forte attrazione.
📝Non vedo l’ora di ritrovare questi personaggi nel secondo libro della serie “Il complotto dei Calafati”.
Sarebbe più onesto 2.5. Questo romanzo aveva tutte le carte in tavola per piacermi, invece è stata una grandissima delusione. Un narratore onnisciente fuori moda e fuori luogo, che ha ha ammazzato la narrazione con continui infodump e salti di testa inutili, i quali hanno disperso la narrazione e svelato elementi cruciali troppo presto. Troppo, veramente troppo concentrato su personaggi ultra secondari che non portano nulla di importante alla trama, e troppo poco tempo dedicato alla protagonista, che anziché sembrare rivoluzionaria, non essendo adeguatamente esplorata appare solo infantile ed egoista. Il triangolo con i due maschi di turno assolutamente opinabile e non sia mai che una donna possa avere una sincera amicizia con un uomo, se lui le sta vicino ed è leale deve per forza volersela fare, non importa che siano amici di infanzia. Si parla tanto che Clara Simon sia in parte cinese, ma di questa cultura e di come si siano insediati a Cagliari molto presto non vediamo nulla; un'altra occasione sprecata. Inoltre il narratore (che a questo punto dobbiamo considerare Abate stesso) appare palesemente non essere una voce contemporanea all'ambientazione, dal momento che ci tiene a precisare come "come era in uso al tempo" e darci nozioni su cosa avverrà più tardi a Cagliari. Sono tutte cose che a qualcun altro sarebbero costate la pubblicazione e che rovinano una lettura che sarebbe stata altrimenti interessante.
Un libro che comincia molto bene, anche se meno come giallo che come romanzo storico con una ambientazione geografica e sociale. Dipinge una Cagliari di inizio secolo (che prendiamo per buona) e le tensioni sociali e di classe. La protagonista oltre ad essere una ragazza che vuole fare la giornalista è anche "mezzo-sangue", cosa che non le viene perdonata dalla buona borghesia del luogo in cui è bene inserita la famiglia paterna. Il libro alterna parti descrittive gradevolissime alle interazioni tra i persobnaggi sottolineando le schermaglie tra la raggazza che si vuole emancipare i due giovanotti che la corteggiano (e non sono i soli) e il ruolo di carabiniere di uno dei due. Nell'insieme ingredienti interessanti per un "mystery" lieve che mischia, appunto, il romanzo storico e il "romance". Peccato che la trama "gialla" vera e propria è abbastanza esile e confusa e si dipana e svolge poi in una accelerata tanto improvvisa quanto poco chiara. Mi aspetto in ogni caso un seguito. e forse anche un "prequel in cui si approfondiscano eventi narrati in questo libro a cui si accenna in continuazione ma che non sono mai esplicitati chiaramente. La versione audiolibro non guadagna molto dalla lettura con una voce, alle mie orecchie, poco adatta.
Un avvincente giallo, ambientato a Cagliari nel 1905, un luogo esotico con le saline, il teatro dell’opera, il Bagno penale e la spiaggia del Poetto. Le descrizioni sono poetiche e suggestive, ricche di colori e odori; i dialoghi tra Clara Simon, la giornalista cino-italiana che lavora all’Unione, come giornalista senza firma, e il tenete dei carabinieri Rodolfo Saporito sono spassosi. Lui è un avvenente militare in cerca della verità, della gloria, della giustizia. Lei è una giovane ribelle che lotta per i diritti e la verità dei più deboli (le sigaraie e i piciocus), infischiandosene del sindaco, del conte di Cagliari, del superiore di Rodolfo, del suo capo all'Unione. Mi è piaciuto anche Ugo Fessberger, suo fedele amico e giornalista all'Unione; Africo e Chicchirichì, due detenuti condannati ai lavori forzati nelle saline; le sigaraie; Carboneddu, un giovane piciocus in cerca di una buona opportunità di guadagno. La fine lascia un po' di amaro in bocca, ma il romanzo merita di essere letto.
indubbiamente un'idea molto originale ma purtroppo non mi ha intrigata. molte lentezze, poco mordente - per i miei gusti - e troppi momenti rarefatti tra l'agire e il pensare, tranne che nell'ultima manciata di pagine a chiusura del giallo. la protagonista non l'ho ancora ben inquadrata, non stiamo mai davvero nella sua testa per capire cosa pensa e cosa prova davvero dietro la corazza di ribellione e faccia tosta (molto tosta per l'epoca). Anche la figura del nonno, unico riferimento familiare, e che pure potrebbe svelarci molte cose, è mera comparsa, sembra che Clara quasi non lo consideri (ma poi chi erano i "cugini" cinesi?? veri o finti??) l'investigazione ugualmente lenta mi ha annoiata in molti punti. Ricostruzione interessante di un periodo e di una location particolari, forse però se ne sa talmente poco che non se ne apprezza appieno il valore conoscitivo reale.
Bellissimo libro. Nella Cagliari dei primi del Novecento, Clara Simon è l'unica giornalista donna, impossibilitata all'esercizio della professione perchè dichiaratamente schierata con gli ultimi che animano la città sarda. Tra loro vi sono is piccioccheddus de crobi, che sembrano morire uno dopo l'altro in circostanze molto sospette. Proprio Clara, coadiuvata da amici di ogni risma, cercherà di dipanare la matassa. Il tutto avviene intravedendo sullo sfondo un mistero ben più grande: che fine ha fatto il Capitano Francesco Paolo Simon, padre di Clara, di cui non si hanno più notizie da quando ha guidato i suoi durante la rivolta dei Boxer in Cina? Sono impaziente di leggere come l'avventura continua ne "Il complotto dei Calafati".
Un capolavoro del noir questo romanzo che è capitato tra le mie mani per caso, come un regalo bellissimo e inaspettato. Se lo leggerete troverete la storia di una giovane ragazza di Cagliari nata dall'incontro di due culture e con una gran testa calda che le permette, la obbliga ad andare dritta come un treno dietro la verità a ogni costo. Un libro davvero ben scritto, interessante, affascinante, a volte raccapricciante come vuole il suo stile davvero a cui non potrei muovere nessuna obiezione. Io vi consiglio tantissimo di leggerlo per i temi che vengono trattati e per la cura e l'abilità con cui vengono descritti.
Osservare Cagliari con gli occhi dei suoi antichi abitanti mi ha molto incuriosito. La storia principale non era banale e, a mio avviso, il finale riserva più di un colpo di scena. Il racconto è molto buono, mai noioso, ma a tratti qualche elemento rimane più confuso (come l’incontro tra Clara e la comunità cinese) come se necessitasse di ulteriori spiegazioni. Unica pecca il fatto che Clara risulti essere un po’ ambigua: leggiamo e conosciamo il personaggio, ma, alla fine, anche la descrizione che ne fa la dottoressa Molinas non è affatto scorretta.
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Piacevolissimo e ben scritto. Cagliari è un personaggio in più ed il finale è stato davvero a sorpresa (ma io quando leggo i gialli/polizieschi etc non amo cercare di capire prima, anzi, lascio volutamente che sia l'autore a stabilire ritmi etc). C'è forse qualche cliché ma per una lettura sotto l'ombrellone è perfetto!
L'idea di base è molto carina, ma personalmente non sono riuscita a legare con la protagonista, troppo chiusa anche al lettore che ha accesso alle sue emozioni... Inoltre, la descrizione, sia dei personaggi che della città, è troppo frettolosa, quasi data per scontato. Spero di poterla rivalutare con il secondo volume.
Volendo dare maggiore spazio a letture diverse dal mio solito e anche agli scrittori italiani, ho trovato questo libro nel mio costante girovagare su ibs. Devo dire che la lettura è stata veloce, piacevole ma non mi ha fatta appassionare principalmente perché il mistero da risolvere mi è parso solo un sottofondo a una lunga descrizione della protagonista così "ribelle" ma al contempo viziata che è durata da pagina 1 fino alla fine. Come ho già detto, la lettura è stata scorrevole e credo che potrei decidere di leggere il secondo libro per vedere se, dopo averci dato una descrizione così lunga della mezzosangue di madre cinese e padre sardo, verrà dato più spazio alle indagini relative al prossimo caso.