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182 pages, Hardcover
First published January 1, 2013
Nei campi cercai di acquisire la capacità di guardare senza vedere, ascoltare senza sentire ed odorare senza assimilare ciò che mi circondava. Coltivai una sorta di amnesia autoindotta. Temevo che essere costretto a guardare le impiccagioni, vedere quotidianamente pile di cadaveri, avrebbe in qualche modo contaminato la mia mente in modo permanente.
[...] alcune delle cose che mi successero oggi sembrano così inverosimili che ho seriamente valutato se escluderle dal libro, temendo che i lettori pensassero me le fossi inventate di sana pianta. Ma, a ripensarci bene, sarebbe stato disonesto quanto una falsificazione, quindi eccovi i fatti.
La crudeltà e la brutalità, comunque, non furono inventate dai nazisti. Nel medioevo la gente veniva sbudellata, tirata sulla ruota fino a romperle tutte le ossa o messa al rogo legata ad un palo. Ma il contributo unico e originale dei nazisti alla disumanità dell'uomo nei confronti dei suoi simili fu l'industrializzazione del genocidio.
Non è mai stata mia intenzione scrivere dei lager, in parte perchè ho cercato con tutto me stesso di dimenticare; volevo vivere per il futuro e non definirmi "un sopravvissuto ai campi". Ho sempre teso ad evitare la letteratura sull'Olocausto, trovando alcuni dei recenti resoconti romanzati spacciate per storie vere profondamente inquietanti. Quella di falsificare una storia per produrre un racconto più vendibile non è un'operazione nuova, naturalmente, e nella misura in cui il risultato è presentato come finzione non c'è problema; ma molto spesso non è così. Se fossi un discendente di Salieri, sarei senza dubbio infastidito dalla convinzione diffusa che il mio antenato avesse avvelenato Mozart. E per dirla tutta, sono seccato quanto ogni inglese purosangue dal fatto che un recente film abbia falsamente attribuito la cattura della cruciale macchina Enigma agli americani.
Niente di tutto ciò, però, si può paragonare alla ripugnanza che le storie inventate sull'Olocausto provocano in me e negli altri pochi sopravvissuti con i quali sono rimasto in contatto. Per noi la cosa equivale a profanare delle tombe di guerra. Poco meno di settanta relitti di navi e tutti gli aerei militari precipitati sott'acqua sono custoditi come monumenti funebri di guerra dal Protection of Military Remains Act del 1968: saccheggiarli è un reato. Quel documento è l'espressione del rispetto della nazione per alcune migliaia di individui coraggiosi che hanno dato la loro vita per una causa per cui valeva la pena morire. Nel nostro caso stiamo parlando di molti milioni di persone, per lo più bambini, donne e uomini troppo vecchi o malati per lavorare, morti per il capriccio di una mente squilibrata. Dovremmo almeno mostrare loro abbastanza rispetto da astenerci dall'inventare false vicende sul modo in cui le loro esistenze si sono spente.