La Torre de Cristal es uno de los grandes edificios de oficinas que pueblan cualquier ciudad. Allí la narradora se encuentra involucrada en las vidas de jefes y compañeros cuyas inquietudes, secretos y obsesiones tejen una atmósfera que la va absorbiendo poco a poco. Entre todos forman un mundo de supervivientes que tratan de adaptarse a una realidad cambiante y llena de gestos que no se sabe lo que esconden. Como si nos asomáramos a las ventanas del edificio, la envolvente estructura de Un millón de luces nos descubre las historias entrelazadas que componen la apasionante intriga de la novela y de la vida, impregnada de necesidad de amor, espejismos e incertidumbre. Clara Sánchez capta con ironía y ternura lo que los tiempos traen, el mundo en que vivimos, el ahora aparentemente banal. Y lo hace con la prosa sutil, enigmática y al mismo tiempo transparente y directa que la define.
Il primo lavoro di Clara Sanchez che mi ha letteralmente deluso. Primo: trama piatta che più piatta di così non si può; secondo: vai avanti nella lettura sperando che prima o poi succeda o accada qualcosa e... niente! No Clara, così non ci siamo proprio! [https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
“La vita è una sorpresa dietro l’altra.” E lo è anche la lettura di LE MILLE LUCI DEL MATTINO. Dedicarsi alla lettura di un romanzo di Clara Sánchez è sempre un’ottima decisione, poiché mescola le vite dei suoi personaggi, narrando storie straordinariamente fantasiose, intricate e complesse. La cura, che la Sánchez ha messo nella caratterizzazione dei personaggi in LE MILLE LUCI DEL MATTINO, l’ha portata a raggiungere un livello superiore, poiché non è soltanto la storia ad essere inimmaginabile, ma lo sono anche gli stessi personaggi, imprevedibili in ogni azione che decidono di compiere, animati da quel fervore esistenziale che la vita dona unicamente agli esseri umani. È bandita la presenza dei segreti in ogni loro forma. Durante la narrazione, le certezze vengono messe in dubbio e trovano sfogo nelle domande che la protagonista e voce narrante, Emma, non può fare a meno di porsi. Lei deve sapere se ha avuto delle colpe nella morte del suo capo, il signor Sebastián Trenas. Deve sapere se le sue azioni lo hanno messo in pericolo; se qualcosa di misterioso e segreto si cela tra i volti indaffarati a produrre, non si sa cosa, in una importantissima azienda di Madrid, dove la luce si riflette sulle immense pareti a specchio del palazzo denominato la Torre di Vetro. Il palazzo sovrasta la città e ingloba un grandissimo numero di impiegati, dando luce alle loro vite, ma anche tramando nell’oscurità contro di loro. “È meraviglioso poter smettere di odiare” si trovano a poter dire gli ex impiegati. In questo nuovo romanzo, la Sánchez svela la realtà complessa delle grandi multinazionali, mega aziende nelle quali gli individui smettono di essere tali, ma vengono assorbiti dal sistema economico-produttivo. Niente è come sembra nel romanzo, come nell’azienda, dove le storie dei protagonisti si intrecciano tra bugie, segreti, amori clandestini e adozioni difficili. La forza di Emma può sfidare l’oscurità del sistema, all’interno della multinazionale, instaurato dai tanti individui della grande famiglia che la gestisce. Tra complicità e misteri, i segreti emergeranno come la più basilare delle verità: c’è sempre qualcosa di segreto che vuole essere svelato. “È risaputo che nel mondo reale non si può avere tutto.”
Portare a termine questo libro è stata una vera fatica! Ho trovato la narrazione davvero confusionaria e poco chiara, questo perchè la storia della protagonista viene raccontata a spezzoni, concentrandosi prima su una persona e poi su un altro dipendente della Torre di Vetro. Questo discontinuo racconto rende, a mio parere, difficile seguire il filo della storia.
Il libro ha come protagonista Emma, una trentenne alla ricerca di un lavoro che su raccomandazione del suo ex fidanzato viene assunta come receptionist in una grande multinazionale.. Nei capitoli successivi viene raccontata la sua salita ai piani alti dell'azienda intrecciandosi con la storia degli altri dipendenti, che hanno sempre qualcosa da nascondere, compreso il suo capo; questa scalata non avverrà per propri meriti ma per una serie di coincidenze sfortunate.
Emma ci racconta tutto dal suo punto di vista, ma non sappiamo nulla del suo passato, della sua famiglia o delle sue abitudini; sappiamo solo della sua passione mai coltivata per la scrittura. Tra le pagine, impariamo a conoscere il suo lato da confidente: conosce tutti i segreti e pensieri delle persone più influenti all'interno di quell'azienda. Non si sbilancia mai, rimane sempre ai margini da brava oratrice; anche se ha dei dubbi riguardo a qualcuno non scava a fondo per saperne di più; ci fa capire di provare attrazione per un suo superiore ma non troveremo un possibile sviluppo nelle pagine successive.
Se dovessi utilizzare una sola parola per descrivere questo libro, sceglierei piatto; tutta la narrazione appare impersonale, senza motivo: la lista della spesa che mi lascia mia mamma sopra il tavolo è più coinvolgente di questa lettura. Le premesse potevano essere buone, perchè tutti i protagonisti hanno un passato da nascondere, ma questi segreti non vengono approfonditi abbastanza, rendendo questo libro inutile: ci si aspetta in qualche modo che il libro decolli ma questo non accade. I segreti raccontati sono scontati e senza un filo conduttore indecente che, come già detto, possa portare a un colpo di scena finale che non c'è.
L'unica nota positiva riguardo a questa lettura è che ci fa riflettere sui rapporti umani che si creano all'interno di una multinazionale rendendoli pedine in mano a qualcosa più grande di loro.
E' il primo libro che leggo della Sànchez; avevo letto delle recensioni molto positive su questa autrice e le mie aspettative erano alte, ma se questo solo le premesse credo proprio che non le darò mai una seconda possibilità.
Ho letto questo romanzo per una challenge, e devo ammettere che la Sanchez, di cui avevo già letto “La voce invisibile del vento” e “il profumo delle foglie di limone”, riesce sempre a spiazzarmi e a sbalestrarmi. Non so se è un problema della sinossi, ma quando apro uno dei suoi libri sono sempre convinta di trovarmi di fronte a una cosa, e mano a mano che procedo nella lettura mi rendo conto che sto leggendo tutt’altro. Voi mi direte che sono un po’ dura di comprendonio, se mi faccio ancora cogliere di sorpresa dopo tre romanzi: forse avete ragione, spero che con il prossimo questo non capiti. Ne Le mille luci del mattino conosciamo Emma, che non definirei una vera e propria protagonista, ma piuttosto e soprattutto la voce narrante del romanzo. Sì, perché in realtà di Emma veniamo a sapere pochissimo: tutto ciò che ci dice di lei sembra essere in funzione della Torre di vetro, il grande complesso in cui comincia a lavorare all’inizio del romanzo. All’inizio questa cosa mi ha infastidito, mi sembrava un difetto del libro; poi ho capito che probabilmente era voluto. Molti hanno scritto, nelle recensioni, che in questo libro non succede nulla: è così in fondo se ci aspettiamo che capiti qualcosa ad Emma, ma a mio parere questo romanzo non racconta la storia di Emma, bensì la storia di un luogo di lavoro, con le sue piccolezze, le sue meschinità, le alleanze tiepide che si sgretolano con facilità. I personaggi che si affastellano uno dopo l’altro nel racconto sono paradigmatici di una società sterile, incapace di creare sia figure positive, sia forti antieroi. Alcune scelte narrative mi sono sembrate un po’ inverosimili e forzate, ma nel complesso il libro ha un suo fascino, soprattutto se non lo si comincia convinti di approcciarsi a una specie di thriller, come sembrerebbe erroneamente leggendo la sinossi.
Este libro de Clara Sánchez no me agarró. Aunque me habría gustado leer apasionadamente la historia de la Torre de Cristal, lo encontré careciendo de un conflicto central. A la vida de la narradora le faltaban metas; no había por qué seguir yendo al trabajo cada día. La novela se leía como si la narradora tratara de llevarme consigo día tras día, efectivamente como un diario, pero no tenía ganas de seguirle porque no sabía el destino. Y tampoco lo sabía la narradora. No tenía ninguna meta en su vida, al contrario de los demás. El personaje de Vicky, por ejemplo, quiere poder comprar la casa de sus sueños. Teresa quiere estar cerca de Sebastián. Los Dorado tienen un interés en ganar dinero. La narradora, sin embargo, no tiene ninguna meta obvia, salvo hacer algo con su vida después del fracaso de su relación con Raúl. Parece estancada en su vida y trabajo, sin la oportunidad de hacer algo de valor. Quizás aquí se esconde algún mensaje del libro. ¿Es la vida de secretaria un callejón sin salida? En fin, este libro me parecía más una telenovela en papel que una novela concreta. No quiero decir que esté mal escrita, sino que no tenía nada que me fascinara bastante para poder cautivarme. Me puedo imaginar leyendo otra novela de Sánchez, seguramente debido a los premios que ha ganado escribe bien, pero no sé si ésta se volverá a encontrar en mi estante otra vez.
Monótono. Es la palabra que mejor define este libro. La protagonista nos narra sus vivencias en la Torre de Cristal de forma anodina, sin poner ningún énfasis, ni siquiera en algunas situaciones que podrían resultar interesantes, cómicas y hasta trágicas.
Vamos pasando hoja tras hoja por sus 2 ó 3 años en esa empresa sin llegar a conocer bien a ninguno de los personajes, y eso que algunos tenían historias muy atractivas que podían haberse desarrollado un poco. Hasta las últimas hojas no se desenreda un misterio que, de hecho, no se convierte en misterio hasta pocas antes, pese a habernos hablado de sus protagonistas desde el inicio.
Es como si toda la trama se concentrara en las últimas 10 páginas y el resto del libro fuera solo un relleno para acompañar el diario de la protagonista, que es tan poco fascinante como el resto.
No se me ha hecho lento porque la forma de narrarlo hace seguir leyendo, esperando que en algún momento suceda algo aunque, lamentablemente, no es así.
Trabajo en un edificio y en una empresa como la que se describe y en la mía pasan cosas muchísimo más interesantes.
¡A lo mejor tendría que escribir un libro contándolas!
Uno dei romanzi più noiosi che abbia letto. Finora di questa autrice ho letto e apprezzato solo “il profumo delle foglie di limone”, gli altri romanzi che ho letto scritto da lei mi hanno solo annoiata
Ci troviamo a Madrid, nel centro della Spagna e la protagonista di questo libro si chiama Emma; la ragazza attraverso una parola buona messale, trova posto come receptionist in un grande palazzo di vetro che è la sede dell'impresa di Emilio Rios. Quel determinato posto, all'ingresso del grande palazzo, dove sotto gli occhi passa il mondo intero le da l'opportunità di conoscere l'autista personale di Emilio e la moglie di quest'ultimo. Col passare del tempo la fortuna vuole che lei riesca a fare carriera e a salire ai piani alti dell'edificio, più precisamente al 19° piano, come segretaria e aiutante personale del vice presidente Sebastian Trenas. In quel periodo riuscirà a conoscere meglio la sua persona e quella di tanti altre: quella di Vicky per esempio e quella di due fratelli che andranno a sostituire il ruolo del suo capo attuale diventando vice presidenti. Passano ancora mesi e Emma viene finalmente mandata alle dipendenze personali di Emilio Rios, dove ancora una volta inizierà a conoscere meglio la vita personale delle persone che la circonderanno e le complicazioni del merito. In tutto questo passa del tutto inosservato il sogno nascosto di Emma: quello di diventare una scrittrice.
“Sull'anulare brilla un anello in pendant con gli orecchini, il bracciale e la catenina, cosa che introduce un pizzico di eccesso nella sua persona. Dovrebbe esistere una legge universale che impedisse di portare allo stesso tempo catenina, orecchini, anello e bracciale;o catenina e orecchini, oppure bracciale, catenina e orecchini, oppure anelloe bracciale. Mentre si potrebbero abbinare anello e oreccchini, o bracciale e catenina, oppure catenina ed anello.”
Inizio premettendo che in effetti non è stato il peggiore libro che io abbia mai letto, ecco spiegato il motivo per la quale gli ho dato due stelle invece che una in tutte le recensioni che ho fatto: diciamo che c'è sempre peggio al peggio! Ho voluto farvi leggere esattamente quell'estratto del libro per farvi capire come esso risulti incocludente: durante la lettura speravo che ad un certo punto si arrivasse ad un dunque, speranza vana. Il libro si limita a descrivere e i fatti che girano attorno al palazzo di vetro, a ciò che succede all'interno di esso e cioè alle relazioni tra le persone e a ciò che succede loro fuori da lavoro, nella vita privata e nel loro intimo. Emma è semplicemente ciò che accomuna tutte queste persone, ma in realtà non esiste una storia realeo unica: è come se esso fosse una raccolta dei racconti delle vite di ognuno di loro. Alla fine è anche abbastanza scorrevole e non ci vuole molto per terminarlo, però alla fine ci lascia con l'amaro in bocca. Quali emozioni ci ha lasciato dentro? Quali interrogativi o quali speranze? Non si può nemmeno definire a quale personaggio ci siamo identificati perchè nessuno di loro ci ha lasciato dentro nessuna emozione. Diciamo che se mi dovessi basare solo su questo potrei non leggere più i libri della Sanchez. E per voi ragazze/i vi consiglio tanti altri libri. Se possibile questo evitatelo.
La voce narrante è Emma, ragazza che cerca lavoro e che parte come receptionist per poi diventare la segretaria del presidente di un potente uomo d’affari spagnolo. E, come in una metafora, salendo di livello occupazionale, sale di piano di una fantomatica Torre di vetro. Il racconto si dipana tra i vari personaggi che riempiono la Torre, misteriosi prima e rivelatori dopo. I dialoghi sono pochissimi, i racconti tantissimi, alcuni dei quali intimi e personali. Quasi come se la segretaria Emma volesse, tra fatti e congetture, “spiare” la vita di ogni personaggio, tra amori segreti e rivelazioni a volte surreali. Ho letto diversi libri dell’autrice. Questo è quello che mi è piaciuto meno, per quanto scritto bene.
non riesco a capire se il libro mi è piaciuto o meno. C'è questa sensazione.. come se ci si aspettasse qualcosa che però non accade mai. Ho trovato la protagonista spenta e vuota, come se quella non fosse la sua storia ma quella degli altri e lei era li solo per raccontarla. Non so, è un romanzo scritto bene dal mio punto di vista, amo come la scrittrice sia così attenta ai modi di fare e alla psicologia, alcune frasi sono davvero bellissime ma è la trama in se che non ho capito. Forse da amante di Zafòn mi aspettavo un vero mistero e non una trama intricata come quella di Beautiful. Una lettura spensierata da spiaggia, suppongo.
Vuoto. Lento. Noioso. Non succede mai niente.....mai niente che scalfisca la protagonista che sembra essere solo appena sfiorata da quello che capita agli "abitanti" della Torre di Vetro. Una protagonista che non vive una vita.....ma si lascia vivere. Inetta e spettatrice inconsapevole. E irrimediabilmente triste! Stavolta Clara mi ha davvero delusa
L'attesa di un qualcosa che speri succeda, ma che non si manifesta mai, qualcosa che arrivi fino a Emma e la coinvolga, ma si tratta di un personaggio altamente e fastidiosamente apatico. Peccato perché l'autrice mi piace molto e confidavo in un colpo di scena che mi facesse amare questo suo libro come gli altri.
Stavo quasi per smettere di leggere, ma tanto mancavano pochi capitoli alla fine. La storia era molto confusionaria, spesso noiosa. L'unica cosa che ho capito è che tutti tradivano tutti. Neanche una persona che fosse rimasta fedele al marito o alla moglie. Inoltre ci sono alcuni attentati di ' assassinio ' che non hanno alcun motivo preciso. È stata una vera delusione.
Non mi è piaciuto molto. Non si riesce a capire lo scopo della storia, dove vuole arrivare. Mi annoiava, infatti ci ho messo un sacco a finirlo. E mi dispiace, perché è una scrittrice che adoro, ma sono rimasta molto delusa
Complesso... lento... Non sai dove va a parare... Tu sei lì che aspetti e ti dici "Ora succede qualcosa"... ma niente. Non succede niente in fin dei conti. Una delusione.
"Ha fatto buio e fuori un milione di luci inizia a illuminare questa oscurità. E se tutto ciò non stesse succedendo davvero?"
QUANTI FILM MENTALI VORRESTI INSERIRE? SÌ.
Sánchez non era un'autrice verso la quale avessi un particolare interesse, ma qualche compleanno fa "Le mille luci del mattino" mi fu donato dal classico parente che ogni lettore ha, ossia quello del tutto estraneo al mondo editoriale eppure deciso a regalarti un libro random perché tanto "a te piace leggere, no?". In ogni caso, mi sono decisa infine a leggerlo, e devo dire che mi ha lasciato con uno strano dilemma: a fine lettura, di solito mi trovo combattuta sulla valutazione da assegnare ad un libro, ma in questo caso il mio cruccio riguardava direttamente il genere, dal momento che il buon senso mi spingeva a dire mystery mentre il mio lato più polemico suggeriva pippone mentale. Questo romanzo ruota infatti attorno ad una serie di misteri, che vengono però continuamente interrotti dalle fantasie della protagonista, la trentenne madrilena Emma. La storia inizia con l'assunzione della donna in una società di servizi (e non sperate in maggiori chiarimenti, dal momento che lei stessa ammette di non sapere cosa facciano in concreto), dove diventa l'assistente personale del Vicepresidente Sebastián Trenas; nel tentativo di mettere in ordine alcuni vecchi verbali, Emma attira attenzioni indesiderate sul loro ufficio, attenzioni che culminano con la morte non proprio naturale di Trenas. Da questo spunto, vi potreste aspettare l'inizio di una bella indagine per far luce su sordidi segreti aziendali, e invece no! in primis per la stupidità della protagonista che proprio non capisce cos'è andata a smuovere, ma soprattutto perché la risoluzione dei vari misteri non è affatto collegata alla società bensì a problemi familiari e relazioni clandestine. Così, dopo una sequela di rivelazioni che farebbero invidia agli sceneggiatori di Beautiful, si giunge ad un finale tanto anticlimatico quando insoddisfacente. Tutto ciò è per buona parte merito della stessa Emma che, tra un sogno ad occhi aperti e l'altro, si dimostra del tutto disinteressata al suo lavoro e al suo stesso futuro; in realtà, penso che la cara Clara volesse descrivere una persona tormentata dai traumi del suo passato, però questo aspetto è troppo vago e marginale nel testo perché lei risulti simpatetica al lettore. A conti fatti, Emma sembra più interessata a scoprire le tresche di colleghi e superiori, che tra l'altro le confidano i loro più oscuri segreti senza alcuna remora. Ci troviamo inoltre di fronte ad un cast davvero troppo numeroso, che ha però almeno il pregio di essere composto da personaggi moralmente ambigui, e per questo abbastanza verosimili. La narrazione in prima persona incide anche sulle tematiche: il libro accenna spesso ad argomenti profondi e situazioni difficili, collegati soprattutto alla salute ed alle relazioni, ma tutto viene annacquato dal POV di Emma che si perde nell'ennesima fantasticheria o si aliena fissando un determinato dettaglio del suo interlocutore. E nel caso degli uomini è quasi sempre il pacco. La prosa di Sánchez è piena di inutili fronzoli e grandi giri di parole, ma nel complesso risulta sufficiente. L'ambientazione invece è l'aspetto più riuscito del romanzo, soprattutto per come riesce a dare un carattere distintivo ai diversi locali all'interno della cosiddetta Torre di Vetro. In sostanza, c'erano le basi per ottenere un discreto mystery d'intrattenimento, ma l'autrice si è persa nella sua stessa trama. Per lo meno l'edizione italiana ha pensato di puntare sull'ecologismo, riducendo notevolmente l'inquinamento luminoso: infatti dal titolo originale "Un Millón de Luces" (letteralmente, un milione di luci) Garzanti ha spento ben 999.000 lampadine!
Il romanzo all'inizio mi sembra una lunghissima descrizione, piatta, senza un reale sviluppo delle vicende. La narratrice presenta il suo luogo di lavoro, i suoi colleghi, descrivendo la loro vita privata, scoprendo come alcuni di loro siano legati anche al di fuori.
Durante la seconda parte, infatti, si chiariscono tanti elementi che inizialmente sembravano messi lì, superficialmente. La narratrice non posso dire che sia la protagonista. I veri protagonisti sono, appunto, i suoi colleghi, i quali vengono caratterizzati in maniera abbastanza approfondita ed interessante.
L'unica cosa che sono riuscita a cogliere della narratrice, Emma, è che è una persona insicura, che si sente inadeguata e che ha paura della vergogna. E questo aspetto, in qualche modo, si rispecchia nel romanzo, proprio facendola rimanere nell'ombra. Solo in qualche episodio, si vede una Emma più intraprendente, ma in generale resta abbastanza anonima.
Il romanzo, sebbene non rientri nelle mie letture predilette, risulta essere dopotutto piacevole. Gli ultimi capitoli hanno cambiato un po' il mio pensiero, grazie alla presenza di qualche colpo di scena che ha reso la lettura più accattivante.
La conferma che non si può giudicare un libro dalle prime 10 pagine, ma che una seconda chance va (quasi sempre) data.
Leggere questo libro é un’atrocitá. La scrittura risulta quasi infantile, e lo sviluppo della trama é del tutto deludente e piatto. Per tutta l’interezza del libro non succede niente, sembra sempre che debba succedere qualcosa ma poi si rimane delusi dalla superficialità della storia. Inoltre la scrittrice è stata troppo descrittiva, parlava anche per mezza pagina di un piccolo dettaglio o delle pare mentali, inutili ed insensate, che si faceva la protagonista che ho trovato un personaggio vuoto e pieno di stupidi cliche! È capitato più di una volta che descrivesse un particolare due volte nel giro di poche pagine! Davvero una delusione, nonostante non abbia neanche 300 pagine mi è sembrato pesante ed interminabile!
Novela que explora las relaciones humanas en el mundo laboral; la mirada irónica de la narración de la urbanización de los espacios y al interior de las oficinas de la Torre de Cristal.
PAGINA 21 è incredibile la facilità con cui si cancellano gli occhi, la bocca, i gesti. Un momento ci sono e quello dopo non ci sono più, appaiono e scompaiono, non sono reali. Sono visioni, si disfano, non so come vivono né se arrivano a morire perché si disfano prima. Solo quelli che passano molte volte, che si ripetono in continuazione, restano impressi nell'aria dell'atrio.
PAGINA 28 Sembra che i miei colleghi non si accorgano di niente, invece si accorgono di tutto. Hanno la capacità di vedere ciò che succede intorno a loro senza distogliere lo sguardo dal computer, di ascoltare senza lasciar trasparire che lo stanno facendo.
PAGINA 38 è quello che mi piace di più in lui, non aspetta che le cose si mettano male per reagire.
PAGINA 47 La bugia e la verità hanno in comune che è sconvolgente scoprire tanto l'una quanto l'altra. D'altro canto, smascherare una bugia significa anche svelare la verità. Soltanto chi mente conosce la linea che le separa, mentre per tutti gli altri è più confusa.
PAGINA 80 Senza dubbio i loro corpi si riconoscono e quando i corpi si riconoscono, quando c'è intimità, è difficile dissimularlo.
PAGINA 100 La verità è che invidio la sua voglia, la sua costanza, la sua capacità di mantenere vivo un desiderio che un altro avrebbe dimenticato in cinque minuti.
PAGINA 121 Dal canto mio, non posso credere che quello sia lo stesso Jano astuto e pragmatico che ho conosciuto in questo ufficio, il che può significare che l'intelligenza non dura per sempre.
PAGINA 160 Il rifiuto altrui crea un certo senso di colpa. Si tende a pensare che il non essere amati o l'essere odiati dipenda dalla propria natura individuale, quando in realtà dipende da chi ci ama e chi ci odia.
PAGINA 162 Diciamo che uno ha sempre bisogno di completare nella propria mente quella che nella pratica resta a metà o nel del tutto risolto. In fin dei conti, scrivere è un modo di parlare da soli.
PAGINA 254 Che ti stiano pugnalando e che ti piaccia colui ch elo sta facendo è il punto più basso che si può toccare.
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