Il ritorno di Guido Guerrieri in un romanzo poderoso e commovente. «Non so dire se avessi deciso già quella mattina, al momento di andare in tribunale, che sarei rimasto in aula ad aspettare la sentenza. Forse sí o forse no. Mi sedetti sulla sedia del pubblico ministero, su quella di un giudice popolare, su quella del presidente, poi entrai nella gabbia degli imputati. Per vedere il mondo attraverso le sbarre». Una donna ha ucciso a colpi di pistola l'ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l'avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell'ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull'idea stessa di giustizia. Un'avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un'affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità.
Gianrico Carofiglio (born 1961) is a novelist and former anti-Mafia judge in the Italian city of Bari. His debut novel, Involuntary Witness, was published in 2002 and translated into English in 2005 by Patrick Creagh and published by the Bitter Lemon Press, and has been adapted as the basis for a popular television series in Italy. The subsequent novels were translated by Howard Curtis.
Carofiglio won the 2005 Premio Bancarella award for his novel "Il passato è una terra straniera". He is also Honorary President of The Edinburgh Gadda Prize which celebrates the work of Carlo Emilio Gadda. The Past is a Foreign Country is the English language title of the 2004 novel Il passato è una terra straniera. It won the 2005 Premio Bancarella literary award. It has been translated into English.
Ho letto che questo potrebbe essere l'ultimo romanzo di Carofiglio, ma spero di cuore che sia una trovata di marketing malriuscita. Ho letto e leggo tantissimi gialli, ma sono profondamente affascinata dalla capacità di scrittura di quest'autore che ritengo unica e fuori da ogni paragone. Non si tratta solo dello svolgimento di un caso da risolvere, peraltro mai banale e scontato, ma di un vortice di riflessioni esistenziali, rimandi culturali ad altri libri, poesie, musica. Leggere le storie dell'avvocato Guerrieri mi ha sempre fatto venire voglia di essere migliore, leggere della sua imperfezione, delle sue fragilità in contrasto con la determinazione professionale, col suo rigore e l'attenzione alle regole ha sempre creato un'empatia particolare, una fascinazione ipnotica che non riesco a spiegare. In più Carofiglio è un tecnico e con l'avvocato Guerrieri in particolare è un plus non da poco: le arringhe, i dibattimenti e le sentenze sono veritieri precisi, scientifici e avvincenti. Infine, l'amore per il cibo non manca mai: dell'insalata di pomodorini con curcuma, al panzerotto fritto "impareggiabile" con le cime di rapa avanza la fame di sapere come va a finire, insieme a quella che ritempra lo stomaco. Io lo amo!!!
L’avvocato Guerrierj è arrivato al settimo appuntamento con i lettori (il mio primo appuntamento con lui è stato con “Ragionevoli dubbi”, terzo volume della serie, nel 2014).
Stavolta l’avvocato è in crisi. Il tradimento apre il sipario su un passato con il quale Guido non ha mai fatto i conti fino in fondo. Ecco perché, a difese un po’ più basse, decide di entrare in terapia.
Il caso è già risolto prima ancora di iniziare l’arringa difensiva. Guerrieri si è trovato davanti a “Una questione di giustizia sostanziale. Ma l’espressione «giustizia sostanziale» non significa niente. O meglio: è un sinonimo di arbitrio. Ho sempre pensato che la giustizia esista solo nel sistema delle regole e fin qui avevo cercato di attenermi a questo principio: non si imbroglia per vincere un processo, e in generale non si imbroglia nella vita.”
Questo caso per Guerrieri è stata la molla che ha attivato in lui molto altro, un po’ come avere tra le mani quella tessera che serviva a risolvere il puzzle inconscio dell’avvocato
“– Sono io che le ho fatto intuire la possibilità di costruire quella versione della legittima difesa. Non ci credevo, non ci ho creduto un solo momento, come non ho creduto al recupero della memoria. Ho mentito ai giudici e soprattutto ho mentito a me stesso. – Ha fatto qualcosa di deontologicamente censurabile? – Nessuno potrebbe contestarmi niente. Il problema è che io lo so: ho indotto una narrazione falsa e l’ho sostenuta con la mia impostazione difensiva.”
A livello inconscio, cioè, Guerrieri ha fatto in modo che le cose accadessero, per fare pace con il suo passato.
Continuerà a fare questo lavoro? Oppure è il momento di prendere un’altra strada? Chi lo sa! Lo psicoanalista, il dott. Carnelutti, lo ha aiutato a vedere chiaro dentro di sé. Ora è pronto ad aprirsi alla bellezza dell’alba che arriva guardando l’orizzonte della notte
“Il destino? Chi lo sa. Forse il modo giusto di metterla – Carnelutti avrebbe apprezzato – è che il destino esiste se ci credi. È una delle parole che usiamo, non trovandone di migliori, per dare senso a quello che è successo e anche, forse, a quello che non è successo.”
Tra 4 e 5 stelle: non ho dato 5 per i rimandi inflazionati al Kintsugi e alla canzone di Leonard Cohen, Anthem.
P.S. Sa scrivere! E i rimandi tecnici alla sua vita passata da magistrato mi piacciono da impazzire.
Il ritorno del mio amato Guerrieri si intreccia con la sua crisi personale e il lavoro di avvocato indagando su un caso che lascia molte ombre e poche luci.
I libri di Carofiglio sono sempre pieni di vari argomenti; lui non si limita a raccontare una semplice storia di avvocati, ci mette dentro un sacco di altre cose: psicologia, poesia, musica, riflessioni e questioni personali, critica sociale.
Dopo quasi 5 anni (come da media) Carofiglio ci regala un nuovo romanzo con protagonista l'avvocato Guerrieri. Il personaggio di Guerrieri, il più riuscito di Carofiglio, è in costante evoluzione, resa tanto più evidente dallo stacco temporale (che si riflette anche nelle trame). Invecchia, Guido Guerrieri, e sposta leggermente il suo punto di vista sulle cose. Questo capitolo è più focalizzato sul percorso interiore ed introspettivo del protagonista che sul lato poliziesco. In realtà il caso che capita a Guerrieri è lineare, anche un po' banale. Almeno metà del romanzo, invece, è un resoconto di sedute di psicoanalisi o autoanalisi - in questo segue e riprende molti temi già affrontati ed usati ne Il silenzio dell'onda. L'andare oltre i meri casi giudiziari ed il parallelo tra le indagini ed acute considerazioni filosofiche e psicologiche è un punto di forza della serie di Guido Guerrieri. Forse però in quest'ultimo capitolo si perde un po' il bilanciamento ottimale: troppo poco interessante la parte poliziesco/giudiziaria, troppo invadente la parte introspettiva. Resta comunque un racconto pieno di spunti profondi ed interessanti: senza dubbio il romanzo in cui ho evidenziato il maggior numero di citazioni. E adesso? Ci sarà un nuovo capitolo di questa saga? Lo spero, e spero anche che non dovremo aspettare così tanto per leggerlo.
Rieccoci in compagnia di Guido Guerrieri, avvocato maturo, alla soglia dei sessant'anni, che affronta il caso con la consueta dedizione, forse con etica rivista e competenza. Questa volta però il romanzo ha un valore aggiunto a mio parere: è pieno di riflessioni e analisi sul passato del protagonista.
L'avvocato si è evoluto, si guarda dentro e riflette sul fine corsa, sviscera pensieri, emozioni, vicende vissute con lo stile compiuto che accompagna una prosa densa come la penna di Carofiglio ci ha abituati.
L'avvocato Guido Guerrieri torna con un caso che - come di consueto, ma forse più di altri - smuove in lui numerosi pensieri filosofici e letterari, regalandoci un flusso di coscienza malinconico e disincantato - non sempre collegato al caso, ma alla vita in generale - e una serie di sogni quasi inafferrabili che vengono raccontati al suo terapista Carnelutti. Il caso è banalmente chiaro sia al lettore che all'avvocato, che si dedica al suo lavoro di difensore quasi con rassegnazione e che trae da questo spunto per le sue digressioni sulla giustizia e sull'etica.
Al bar incontrai un collega, compagno di università, che mi raccontò della brutta malattia di un altro collega piú giovane di noi, avvocato modesto ma persona molto amabile. Ero dispiaciuto e turbato; eppure, andando via, senza accorgermene mi ritrovai a pensare che stavo bene, che non avevo mai avuto patologie gravi e che questo in fondo era merito mio. Facevo tanto esercizio fisico (boxe, ginnastica, lunghe camminate, bicicletta, d’estate lunghe nuotate), avevo smesso di fumare da anni, alcolici con moderazione a parte qualche sera; mangiavo poca carne, quasi niente dolci, molto pesce, tanta frutta e verdura; mi sottoponevo con diligenza a tutti i controlli. Mi stavo compiacendo con me stesso quando d’un tratto fui attraversato da un pensiero che all’inizio era solo spiacevole ma, in breve, diventò disgustoso. L’implicazione di un simile compiacimento, l’idea che se sei sano è merito tuo, è che se qualcun altro si ammala, invece, è colpa sua. Dunque che in qualche modo se lo merita. In realtà credere che essere sani dipenda (solo) dai nostri comportamenti è una forma di pensiero magico, un tentativo di esorcizzare la paura della malattia e della morte. Ovvio che taluni stili di vita sono auspicabili e riducono i rischi dal punto di vista statistico. Nelle storie individuali, però, ammalarsi o non ammalarsi è un dannato fatto di fortuna, una maledetta lotteria. Stesso discorso per l’orribile retorica agonistica della malattia: chi guarisce si merita la guarigione perché ha lottato con coraggio e ha vinto. Peccato che anche qui vi sia un’implicazione moralmente odiosa: chi non guarisce non è stato abbastanza combattivo, abbastanza determinato.
Carofiglio mi piace molto, ma quest’ultimo romanzo mi ha un po’ delusa. Viene dato molto spazio alle vicende personali del protagonista (vedi frequenti e dettagliate sedute di psicoanalisi), alle digressioni sulla filosofia (che, purtroppo, per me è una materia ostica, a scuola eravamo come due rette parallele), e poco alla vicenda legale che ho avvertito un po’ sottotono, anche e soprattutto per la caratterizzazione della protagonista; una donna che mi è parsa fredda, calcolatrice e manipolatrice. Acqua cheta che fracica i ponti, insomma. Bravissimo Carofiglio a mostrarcela così e a mostrarci anche il proprio pensiero su tutta la vicenda, tanto da fargli provare il desiderio di lasciare la professione. Ho trovato interessanti invece i vari dibattimenti in tribunale, nonostante tutti i cavilli tecnico-giuridici e la pedanteria dell’arte oratoria dimostrata in aula. Rimane un punto fermo la scrittura bella e accattivante dell’Autore. Questa no, non mi ha delusa.
Secondo l’arcano senza nome, carta dei tarocchi che si riconduce alla morte, chiusa una porta si apre un portone. La tematica ricorrente di questo libro è proprio quella di chiudere dei capitoli ma avere giustamente paura di ciò che verrà dopo. Non è facile rimettersi in gioco a quasi 60 anni, dopo tanto tempo passato a credere sempre nelle stesse cose. Spesso non sai come uscirne e forse quel destino te lo crei da solo. Mi piace pensare a questo libro come al capitolo conclusivo delle avventure dell’avvocato Guerrieri, me lo immagino adesso, seduto a un tavolino a bere Peroni e a mangiare panzerotti e a cercare di capire cosa ne sarà della sua vita, adesso. Ciao, avvocato. È stato bello camminare con te per tutti questi anni. ❤️
Non il solito avvocato Guerrieri. Il libro è composto per il 50% dalle "solite" avventure giudiziarie di Guerrieri. Entusiasmanti, divertenti e mai scontate. La restante parte del libro si sofferma sulla vita privata del protagonista ma, questa volta, senza svilupparla in avanti con incontri, aneddoti e problemi amorosi ma bloccandola in un'infinita meditazione interiore. Un Guerrieri riflessivo, malinconico, quasi depresso. Pieno di rimpianti, paure e smarrimento. Libro sicuramente interessante ma non aspettatevi il solito Guerrieri.
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Scrittura introspettiva! Questa volta il racconto giudiziario fa da contorno all’analisi psicologica di un uomo nella fase della maturità, che fa i conti con il proprio passato, la propria storia, gli amori finiti e la solitudine….
Leggo Carofiglio da sempre e non sono mai rimasta delusa. Questo libro non fa eccezione, con il valore aggiunto della maturità e consapevolezza che emergono pagina dopo pagina. La vicenda giudiziaria è pretesto per una riflessione individuale, lasciando spazio anche alle tematiche più dibattute dall’opinione pubblica, senza mai cadere nella retorica. L’avvocato Guerrieri si conferma uno dei personaggi meglio riusciti della letteratura recente, Carofiglio assoluta certezza.
Il ritorno di Guido Guerrieri. Se l’ultimo libro di Carofiglio su questo personaggio mi aveva lasciato l’amaro in bocca, qui ritroviamo un Guido a tutto tondo, con le sue elucubrazioni, i suoi dubbi e le sue ansia (#guidounodi noi) ma soprattutto torna il diritto e il processo penale che fa da padrone. Meraviglioso.
Capolavoro assoluto! Dopo averlo ascoltato dalla voce di Carofiglio stesso, ho dovuto comprare anche il cartaceo perché è un continuo fluire di passaggi memorabili da imprimere nella memoria attraverso la pagina scritta. Più Guerrieri per tutti!
Mi piace Carofiglio ma questo libro è tremendamente banale e privo di storia. Non è un giallo perché la tensione narrativa è completamente assente, fin dall'inizio si sa chi è colpevole, cosa ha commesso e si sa persino che sarà condannato. Si leggono solo le elucubrazioni mentali dell'avvocato che non sono in grado di tenere legato il lettore. Questo libro è un po' come quelle fragole che assapori da tempo salvo poi accorgerti che non sanno di nulla
Ultimo libro della serie dell'avvocato Guerrieri, quello in cui si chiude un ciclo. E' un giallo? Probabilmente no, ma chiude bene l'avventura professionale di un uomo che, a un certo punto, decide che la sua strada è diversa da quella che ha percorso fino a quel momento. Molte le similitudini con l'Elogio dell'ignoranza e dell'errore...
Duole dirlo, ma questo romanzo, che vede tra l'altro come protagonista uno dei miei avvocati preferiti, secondo solo a Malinconico, mi ha annoiato parecchio. Un po' perché il giallo non c'era ed era una trama "procedurale" per così dire. Un po' perché le sedute di psicoanalisi junghiana mi hanno fatto scendere il latte alle ginocchia. Non si capisce nemmeno se questo sarà l'ultimo, ma mi auguro di no, perché eventualmente, mi piacerebbe chiudere in bellezza.
Primo giallo che leggo, penso sia molto più un libro esistenziale che la storia di un omicidio. Stupende le riflessioni sulla mezza età dell’avvocato Guerrieri e il suo rapporto privo di pregiudizi sulla psicanalisi e la salute mentale
Les novel·les amb Guido Guerrieri sempre m'atrapen com no m'atrapen les altres. I és que Guerrieri és molt humà... amb dubtes, cabòries, pors... i també compartint els seus gusts musicals, les seves preferències culinàries i fragments de les seves lectures. Però segurament el que més m'agrada és que tenguin lloc a Bari i que pugui reconèixer algun lloc i, fins i tot, visualitzar-lo. Però al final d'aquesta no me l'esperava. Qualcú vol compartir impressions?
Gradevole da leggere. La vicenda giudiziaria regge il racconto e accompagna il protagonista nella presa di coscienza di sé, fino a liberarsi di paure e angoscia. Molti gli spunti di riflessione, anche significativi, e questo mi piace in un racconto, ma non li ho trovati tali da rendere la storia coinvolgente.
E’ la prima volta che leggo Carofiglio, mi rimane la sensazione che abbia scritto di meglio.
Primo incontro con l'Avvocato Guerrieri. Personaggio affascinante e profondo a cui Carofiglio dà pure il dono di citazioni musicali e letterarie di ottimo gusto.
Il libro intreccia due storie: il processo alla Signora Castell, assistita del nostro protagonista e gli incontri che Guerrieri ha col suo psicologo, dott. Carnelutti. Si impara tanto da entrambi i contesti e la curiosità di scoprire -fatti e aneddoti- è un punto di forza di questo libro assolutamente scorrevole e consigliato.
La birra senza alcool non mi piace. Provala, provala, mi dicono gli amici, il gusto è uguale, non sentirai la differenza. Ogni tanto la provo, la differenza la sento.
Lo stesso capita per i libri nelle classifiche di vendita. Io sono talmente snob che penso che i libri in testa alla classifica siano i libri scritti con l'algoritmo e letti dai lettori che leggono un solo libro all'anno, e ovviamente sbaglio, perché ogni tanto ci sono libri in classifica molto belli.
Non è il caso di questo. È il libro al numero uno della classifica di vendita davanti a Vecchioni e Schlesser, ed è uno di quei libri commerciali che verranno letti dai lettori che leggono un solo libro all'anno.
Quello che mi dà fastidio, è quando l'autore, pensando che sia ignorante, mi viene a spiegare cose che sanno tutti. Lettori di legal thriller: alzi la mano chi non sa che cos'è il rito abbreviato. Il buon Gianrico Carofiglio te lo spiega con dovizia di particolari. Questo e altro.
Oltre a ribadire continuamente ciò che è ovvio, le sedute del protagonista dallo psicologo sono assurde e irrilevanti, e Carofiglio, che è furbo, te lo dice: sono assurde e irrilevanti, e si giustifica dicendoti però che "l'irrilevanza e l'incongruità sono spesso sottovalutate". Insomma, veniamo a sapere che all'avvocato Guerrieri piacciono le cascate e le nuvole bianche, i film vecchi e un po' anche quelli nuovi...
E i sogni? Ti racconta i suoi noiosi sogni, e siccome da solo non ci arrivi te li interpreta. Ma questo, forse, fa parte di un continuum letterale precorso: non conoscendo l'avvocato Guerrieri è probabile che le sedute dallo psicologo e i sogni servano alla parabola di questo personaggio seriale, che, appena conosciuto, abbandonerò subito stappando una bella strong.
Guido Guerrieri, l'avvocato appassionato di musica, libri e film, è un personaggio che difficilmente riesci a non amare. "L'orizzonte della notte" è un thriller che si discosta molto dagli schemi tradizionali perchè il colpevole, anzi la colpevole, pur ammettendo il fatto si rivolge a Guerrieri per la sua difesa. Questo è un romanzo più filosofico, introspettivo, è un bellissimo viaggio nella psiche del protagonista. Le fragilità, le debolezze, e la paura che l'avvocato confessa al suo psicanalista sono le stesse che angosciano molti di noi. In diversi passaggi delle sedute che vengono abilmente descritte, ho spesso avuto l'impressione che, di fronte al Prof. Carnelutti, ci fossi proprio io.
"Vede ho sempre avuto una sensazione di irrealtà riguardo alla mia esistenza, che mi sembrava quella di un' altro, raccontata da qualcun' altro"
Per alcuni questo libro ha deluso le aspettative, perchè troppo intimo, o perchè troppo concentrato sulla personalità del personaggio. A me, invece, è piaciuto proprio per questa sua delicatissima intimità.
"Incoraggiare gli altri come forma, anche di autoterapia, ha molto più a che fare con un concetto che chiamerei: idraulica delle emozioni"
Parliamo di un classico legale thriller alla Parry Mason con tanto di arri ga finale. Torna in questo libro uno dei personaggi di Carofiglio: Giulio Guerrieri, un avvocato penalista che questa volta si trova a difendere una donna rea di aver ucciso il compagno della sorella. Le valutazioni sono: per legittima difesa. Sua sorella è morta suicida solo poche settimane prima. Giulio non è proprio convinto sulla legittima difesa, perché pensa che la sua assistita abbia voluto uccidere quell' uomo violento responsabile del suicidio di sua sorella, ma è una sua assistita e per tanto la difenderà per questo. La storia in se è bella, Carofiglio poi è sempre una conferma, non è mi è piaciuto però la parte quella personale, le sue sedute dalla psicologo per affrontare quelli che sono i suoi di problemi. Sicuramente un po' lento per essere un thriller ma alla fine rende.
Gianrico Carofiglio è una persona che mi piace, per quel poco che posso dire di conoscerlo. Mi piace come scrive, mi piace come parla. I suoi libri lo rappresentano, perciò anche in questo caso, leggendo ciò che fa/dice l’avvocato Guerrero, è come sentir lui (l’autore) che racconta. Anche questo romanzo, che sembra trasposizione di vita reale, espone un caso giudiziario mischiato alle angosce psyco dell’avvocato stesso. Con perle di riflessioni piuttosto notevoli, che invitano a pensarci su davvero. Una lettura piacevole, come una chiacchiera con un amico.