Secondo alcuni, il fascismo è finito 79 anni fa. Per chi abbia familiarità con i tempi lunghi della storia, questa appare però, senza eccessivo sforzo mentale, come una sciocchezza. Lo riprova quotidianamente la cronaca, che certo non ci rallegra.
Luciano Canfora (Bari, 1942) è un filologo classico, storico, saggista e accademico italiano. Canfora è figlio dello storico della filosofia Fabrizio Canfora e della latinista e grecista Rosa Cifarelli, entrambi docenti del prestigioso Liceo Ginnasio Quinto Orazio Flacco di Bari nonché antifascisti protagonisti della vita culturale e civile della città nel secondo dopoguerra. È professore emerito di filologia greca e latina presso l'Università di Bari e coordinatore scientifico della Scuola superiore di studi storici di San Marino. È membro dei comitati direttivi di diverse riviste, sia scientifiche sia di alta divulgazione, come il Journal of Classical Tradition di Boston, la spagnola Historia y crítica, la rivista italiana di alta divulgazione geopolitica Limes. È membro della Fondazione Istituto Gramsci e del comitato scientifico dell'Enciclopedia Treccani. Dirige inoltre, sin dal 1975, la rivista Quaderni di Storia (ed. Dedalo, Bari), la collana di testi La città antica presso l'editore Sellerio, la collana Paradosis per le edizioni Dedalo e la collana Historos per la Sandro Teti Editore.
“… Giova studiare in particolare uno specifico fenomeno storico. Nel caso che qui interessa si tratta del fascismo. Lo si può fare se si ha consapevolezza che esso ebbe specifiche radici e una vicenda sua peculiare, ma, al tempo stesso, anche una larga irradiazione, sorretta da un crescente (per oltre un decennio) favore internazionale. Attrasse nella propria orbita altri movimenti che, nei loro Paesi, avevano pur essi radici proprie. E, ben oltre il suo crollo politico e militare, ha continuato a innervare un dibattito storiografico, e soprattutto politico, talmente vivo da renderlo, a sua volta, parte della realtà politica: nella seconda metà del Novecento e oltre. Non è uscito di scena. Come è normale per un movimento sconfitto, ha operato dietro la scena…”
Luciano Canfora, classe 1942, barese, è grecista, filologo, saggista, con studi compiuti presso l’Università degli Studi di Bari e la Normale di Pisa. Attivista, politico di lungo corso, ha militato a lungo tra le fila del P.C.I. e poi del Partito della Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani. Per aver definito “neonazista” l’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni è stato querelato per diffamazione dalla suddetta, e rinviato a giudizio.
L’autore traccia un breve affresco dell’ideologia fascista, delle sue origini storiche, delle sue caratteristiche fondanti in un razzismo basato su teorie pseudoscientifiche e su un nazionalismo grottesco; delle simpatie riscosse da Mussolini all’estero prima dell’entrata in guerra (con gli apprezzamenti espressi da Churchill, soprattutto, in chiave anticomunista) e dell’uso di quel prestigio per ridicolizzare ogni timido tentativo di dissidio interno. Riconosce come l’erosione dell’ampio consenso di cui godeva il regime abbia avuto origine non con l’emanazione delle leggi razziali, ma con la decisione di entrare in guerra. Canfora rinviene la matrice fascista nei movimenti “neri” responsabili degli atti stragisti che punteggiarono gli anni della strategia della tensione. Traccia un deciso trait d’union tra il Partito Fascista e il Movimento Sociale Italiano, il cui Segretario Almirante ancora nel 1987 dichiarava il fascismo come traguardo del suo partito. Il M.S.I. avrebbe mutato nome, ma non organigrammi, nel 1994, e sarebbe entrato come Alleanza Nazionale nel governo Berlusconi. Alla storia missina appartengono come militanza e ideologia Giorgia Meloni, attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, che nel suo discorso di insediamento ha orgogliosamente rivendicato le proprie radici politiche, e Ignazio La Russa, Presidente del Senato.
Luciano Canfora dimostra la persistenza di un filo nero che si dipana attraverso la storia repubblicana, un filo che compie tratti sotterranei, per poi riemergere a formare la trama costitutiva della attuale destra di governo, che si fa forte di una obbedienza atlantista cieca e si propone ai ceti più in difficoltà con atteggiamenti di facciata da destra sociale (il rapidamente ritirato tentativo di tassare gli extraprofitti bancari). E non manca di bacchettare una sinistra che, nascondendosi dietro “un fantasma ideologico-geografico (l’«europeismo») si è dimostrata del tutto inadeguata di fronte ai problemi più assillanti del tempo presente: le crescenti disuguaglianze (che esplodono con peculiarità strettamente nazionali in ogni singolo Paese) nonché la grande migrazione che, dai mondi sofferenti, muove verso le aree ricche del pianeta”.
Un’analisi accurata e documentata sulla persistenza del fascismo nel mondo contemporaneo. Luciano Canfora, noto storico e filologo (classico, grecista), sostiene che il fascismo non si sia esaurito con la caduta del regime di Mussolini o con la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma che abbia trovato nuove forme per manifestarsi, rimanendo un fenomeno vivo e influente. Canfora utilizza una vasta gamma di fonti per supportare le sue tesi. Nel libro, fa riferimento non solo a eventi storici consolidati, ma anche a cronache e dichiarazioni politiche recenti, dimostrando come atteggiamenti, politiche e linguaggi riconducibili a ideologie fasciste, continuino a emergere in vari contesti. In particolare, analizza il tentativo revisionista di reinterpretare le stragi avvenute tra il 1969 e il 1980, spesso minimizzandone la matrice fascista. Il testo è strutturato in capitoli tematici, come “I tre volti del fascismo” e “Neofascisti, fascisti e fascisti atlantici”, in cui l’autore distingue e analizza le diverse forme che il fascismo ha assunto nel corso del tempo. Questo approccio permette al lettore di comprendere come il fenomeno si sia adattato alle mutevoli condizioni storiche e politiche, mantenendo però intatti alcuni tratti essenziali. Nonostante la solidità delle fonti, l’accuratezza dell’analisi e la brevità del testo, la lettura mi è risultata leggermente impegnativa. La scrittura è densa e a tratti complessa, con una molteplicità di esempi e riferimenti che talvolta distolgono l’attenzione da un filo conduttore più lineare. Si tratta comunque di un’opera preziosa, pensata per chi desidera approfondire le radici e le trasformazioni di un fenomeno che, secondo Canfora, non appartiene solo al passato, ma continua a esercitare una profonda influenza sul nostro presente.
Caro Luciano, ti scrivo: non me ne volere, so che ti importerà poco del mio punto di vista, così sofferente di fronte a cotanta tua erudizione, ma sto libercolo grida superficialità, dispettosa fretta editoriale e, per il mio modesto parere, pure un’angolazione sfocata, indegna di un intellettuale cecchino (ops, sorry: sniper, che fa più fico), della tua caratura. È una pubblicazione troppo. Troppo breve, troppo rapida, troppo poco centrata. In compenso è perfettamente adagiata a questi disgraziati tempi, loro si, davvero troppo, in tutto, soprattutto troppo fascisti.
Un breve ma completo e lucido saggio sul fascismo passato e quello presente, non mancano velate (e neanche più di tanto) critiche ai partiti “liberali”, felici utilizzatori del fascismo fin quando conviene, e alla attuale cosiddetta sinistra italiana incapace di realizzare una serie e concreta opposizione preferendo recitarne soltanto la parte.
Indubbiamente una lettura precisa della storia passata e della situazione attuale, come se non ci fossero già abbastanza ragioni per essere terrorizzati da quello che ci aspetta.
mette insieme cose che si sono dette un sacco di volte negli scorsi decenni, ma mai credendoci seriamente; ora invece ci abbiamo sbattuto il naso ed è bene che ne teniamo seiramente conto.