«Ara que s’ha descobert tot, els altres parlaran per mi. L’IRA, els anglesos, la família, els coneguts, alguns periodistes que no he vist mai. N’hi haurà que s’atreviran a explicar-vos per què i com he traït. Potser s’escriuran llibres sobre mi. [...] No feu cas del que diguin. No us fieu dels meus enemics, i encara menys dels meus amics. Eviteu els qui pretenguin haver-me conegut. Ningú no ha estat mai dins la meva pell. Ningú. Si ara parlo, ho faig perquè sóc l’únic que pot dir la veritat. Perquè, després de mi, espero el silenci.»
Aquesta extraordinària novel·la, guanyadora del Gran Premi de Novel·la de l’Acadèmia Francesa 2011, escrita en un to directe i personalíssim, ens parla d’un tema sensible: les circumstàncies d’extrema duresa que van haver de viure durant anys els independentistes irlandesos de Belfast. Retorn a Killybegs és la història d’un traïdor a la seva comunitat, però també el relat del balanç d’una vida que retorna als orígens. L'estil directe i sense concessions al sentimentalisme, aferrat sempre a la veritat per dura que aquesta sigui, i una història d'una potència que fa estralls, fan que la lectura d'aquesta novel·la esdevingui urgent, poderosa, inajornable. Difícil, per no dir impossible, deixar-la per demà.
Sorj Chalandon, nascut el 1952, va ser durant molt de temps periodista al diari Libération abans d’incorporar-se a Le Canard enchaîné. Amb els seus reportatges sobre Irlanda del Nord, el 1988 va guanyar el premi Albert Londres. Ha publicat diverses novel·les, entre les quals destaquem Une promesse (2006, premi Médicis), Mon traître (2008) i Le quatrième mur (2013, premi Goncourt dels Instituts).
Militare con la divisa dell’Irish Republican Army, IRA.
È bastata la quarta di copertina per evocare i vocalizzi di Edda Dell’Orso, da me molto rimpianta: introducevano il ricordo di James Coburn, conducevano lo spettatore in Irlanda nel flou del flashback, e scoprivamo così che John/James Coburn si chiamava in realtà Sean, soldato dell’IRA, l’esercito repubblicano irlandese – vedevamo l’amico Nolan, con cui Sean/Coburn condivideva amore e rivoluzione, diventare traditore sotto la tortura degli inglesi – assistevamo alla vendetta/giustizia di Sean. E intanto Edda Dell'Orso ci deliziava e straziava con la sua magnifica voce.
Un bel film poco noto, ’71, che mi ha fatto conoscere un attore pregevole, Jack O’Connell. La regia è di Yann Demange, il film è uscito nel 2014.
E quindi, sì, c’era una volta la rivoluzione, il titolo che all’estero più spesso indica questo film, che invece in italiano cita la frase che Sean/John dice spesso a Juan/Rod Steiger nel corso del film, aggiungendo il fraterno amichevole epiteto finale. E quindi, sì, Sergio Leone faceva come gli pareva, ha collocato il suo film nel 1913 durante la rivoluzione messicana, ma l’IRA nasce tre anni dopo, nel 1916, dopo la Rivolta di Pasqua.
Da sinistra a destra: Martin McGuinness, Denis Donaldson e Gerry Adams nel 2005, un anno prima che Donaldson venisse ucciso.
E quindi, la solitudine del traditore. Ma forse questo romanzo potrebbe intitolarsi la verità del traditore: anche se Chalandon, molto coinvolto personalmente, evita qualsiasi giudizio. E del traditore Tyrone Meehan alla fine sappiamo e non sappiamo. Apprendiamo, però, che avrebbe potuto salvarsi, scappare, rifarsi una vita, e invece scelse di restare, aspettò la punizione, giusta o sbagliata, attese la sua morte.
Da sinistra a destra: Thomas Louden, Gerard Rooney, Denis Donaldson e Bobby Sands.
Una storia di odio profondo, radicato, secoli di odio tra irlandesi e inglesi, i primi disposti perfino ad allearsi coi tedeschi pur di sconfiggere i secondi: sia nella Grande Guerra – Roger Casement, il celta a cui Mario Vargas Llosa ha dedicato un romanzo, che fu tra i primi, forse il primo, a denunciare la bestialità del colonialismo europeo, sia in Africa che in Sudamerica, Casement cercò di creare una brigata di combattenti irlandesi per appoggiare i tedeschi contro gli invasori inglesi, in cambio del riconoscimento dell’indipendenza della sua terra - il progetto fallì, e portò alla condanna a morte per impiccagione di Casement – condanna eseguita in un carcere di Londra nel 1916 – le sue spoglie furono riconsegnate all’Irlanda solo nel 1965, e a quel punto ci fu funerale di stato e onori militari. Sia durante la Seconda Guerra Mondiale: se non altro è un’accusa mossa agli irlandesi che sembra non sia lontanissima dal vero.
Belfast in quegli anni.
Un odio che fa crescere in fretta, perché già a diciannove anni si può essere impiccati nel cortile di un carcere di Belfast. A diciassette, come Tyrone, si può essere imprigionati nello stesso carcere, e festeggiarci i prossimi tre compleanni, essere liberato a venti. Un odio che si nutre di religione, perché sbrigativamente ci si divide in modo insulso tra cattolici=irlandesi veri e protestanti=pro inglesi invasori. Ma ci sono le eccezioni, e anche un cattolico può vestire la divisa da poliziotto degli invasori britannici. Un odio che nasce in gente che del mondo non conosce che la fine della strada dove vive. Un odio che si è nutrito di secoli d’ingiustizia e sopraffazione, fino ai giorni nostri.
Robert Gerard Sands, detto Bobby. In irlandese il suo nome era Roibeard Gearóid Ó Seachnasaigh. Nato a Belfast il 9 marzo 1954, morto il prigione il 5 maggio 1981 dopo 66 giorni di sciopero della fame. Ineffabile, e indimenticabile, il comportamento del Primo Ministro britannico dell’epoca Margaret Thatcher.
Sorj Chalandon, giornalista scrittore, racconta una storia vera che lo vede attore, parte in causa: come corrispondente francese per il quotidiano Libération ebbe modo di seguire da vicino per anni l’IRA e la situazione irlandese. Da uomo che ha sempre creduto nel motto del suo paese, liberté égalité fraternité, da ex militante della Gauche Prolétarienne, non poteva che parteggiare per la causa repubblicana – il che lo portò a diventare amico di Denis Donaldson, militare dell’IRA, politico del Sinn Féin, nel 2005 costretto in una conferenza a stampa ad ammettere d’essere una spia al soldo degli invasori inglesi. Per venticinque anni. Donaldson era coetaneo di Chalandon, solo due anni in più. Pur potendo salvarsi con la protezione inglese, rifarsi una vita, rimase invece in Irlanda sapendo quello che sarebbe successo: giustiziato, ‘punito’ il 4 aprile del 2006.
Ricordo da Belfast.
Chalandon su questi fatti costruisce un romanzo. Anzi, in realtà, ha scritto due romanzi: il primo s’intitolava “Il mio traditore” e raccontava il dolore di chi scopre d’essere stato tradito (l’amicizia tradita, prima della fede politica). Questo secondo è narrato dal punto di vista del traditore: è lui che racconta in prima persona. A evidenziare quanto la storia l’abbia colpito personalmente, Chalandon ha dichiarato quanto segue in un’intervista: Rimanere nella posizione del traditore era troppo comodo. Per elaborare il lutto del mio rancore dovevo cercare in me le due facce della medaglia, il tradito e il traditore. Rimanere la vittima non era di alcun interesse. Dovevo condividere il suo cammino. Non per capirlo o perdonarlo, ma per non giudicarlo.
Aspetto rimarcato anche dalla scrittura appassionata, dal tono vibrante ed emozionato di queste pagine (tono e scrittura che Chalandon conserva nel romanzo successivo, “La quarta parete”, la caratteristica che meno mi conquista della sua letteratura).
Michael Fassbender è Bobby Sands nel film di Steve McQueen “Hunger” del 2008. Qui sta scrivendo i celebri bigliettini firmati Marcella (su cartine di sigarette e pezzi di carta igienica) che con mille stratagemmi arrivarono all’esterno del carcere e furono pubblicati dal quotidiano An Phoblacht Republican News rendendo Sands famoso anche come giornalista e poeta. Prima dello sciopero della fame, i detenuti dell’IRA rifiutarono di indossare la divisa carceraria e furono lasciati nudi (sciopero delle coperte); poi iniziarono lo sciopero dell’igiene, defecando e orinando nelle stesse celle (nella foto le pareti sono colorate dagli escrementi spalmati dai detenuti) e rifiutando la doccia. Avevano un’unica arma per protestare, solo il loro corpo: nessuno di loro voleva morire, ma di fronte all’intransigenza inglese, finirono con usarlo fino a consumarlo.
In entrambi i romanzi, primo e secondo, Chalandon è presente nelle vesti del ‘francesino’, Antoine, liutaio francese simpatizzante della causa dell’IRA che aiuta e ospita l’amico repubblicano. Qui il vero Donaldson diventa il fittizio Tyrone Meehan, e Chalandon anticipa la sua nascita dal 1950 al 1925, come posticipa la sua morte, dal 4 aprile 2006 al 5 aprile 2007. Immagino che sia un modo per prendere distanza e indossare la maschera del romanziere.
Il cimitero di Milltown a Belfast nel cuore dell’ex ghetto cattolico di Falls Road, il quartiere che fu per decenni il centro della lotta dell’Ira. Qui è sepolto Bobby Sands.
Per gli irlandesi era una guerra. Ma per gli inglesi erano solo the Troubles.
Eppure la tristezza, in Irlanda, è quel che muore per ultimo.
PS Nonostante Chalandon non disdegni l’enfasi, il suo titolo originale suona come un ben più semplice “Ritorno a Killybegs”, che è il paesello natio del protagonista nella contea di Donegal, l’estremo nord-ovest dell’Ulster, ma non parte dell’Irlanda del Nord.
ناعادلانه بود. همهچیز ناعادلانه بود. ما در دنیا تنها بودیم، جنگ ما با جنگ دیگری که جنگ ما نبود پس زده میشد. جهان بهتمامی رویش را از بدبختیهای ما برگردانده بود. چارهای جز تکیه به خودمان نداشتیم، فقط خودمان. 📝 این کتاب رو خیلی وقت بود که میخواستم بخونم و بلاخره فرصتش پیش آمد و از خوندنش لذت بردم بخصوص ترجمهی عالیش. در این کتاب داستان مردی به نام تایرون میین را میخوانیم از زبان خودش که در دو دوره راوی زندگی خود است، دو دورهای که گواه عدم وفاداری او به کشورش، دوستانش و حتی خانوادهاش است. کسیکه ساکن کیلی بگز، یکی از بنادر شمال ایرلند است. در سن نوجوانی او ایرلند وارد جنگ شده و راوی هم درگیر این جنگ میشود اما به عنوان مبارز یا خیانتکار؟! 📝 نویسندهی کتاب همان نویسندهی کتاب بینظیر شغل پدر است. کتاب بازگشت به کیلی بگز برندهی جایزهی بزرگ ادبی ۲۰۱۱ آکادمی فرانسه هم شده است. 📝 داستان غمانگیز و تاثیرگذاری بود که تمام مصائب دوران جنگ، قحطی، گرسنگی، بیکاری و ... را به درستی روایت کرده بود. چیزهایی که حتی روابط انسانی و شئونات را هم تحتتاثیر قرار میدهد.
È la storia vera (ma romanzata) di Denis Donaldson, eroe di Belfast e dell'IRA che dopo vent'anni si scoprirà essere stato un informatore dei Britannici, tradito a sua volta da questi ultimi e consegnato, moralmente e materialmente, all'IRA. Perché, come fa dire l'autore a uno dei suoi personaggi, «un traditore, manda in pezzi il morale di una comunità. È come una granata a frammentazione. Spara piccole schegge tutto intorno. Con un traditore tutti rimangono feriti. Ed è difficile riprendersi.» A narrarla, in prima persona, è l'oggi scrittore, ma allora reporter di guerra francese, Sorj Chalandon, che sposò la causa dell'IRA e diventò amico intimo di Donaldson. Il racconto dei giorni in carcere e degli scioperi della fame, delle pareti delle celle imbrattate di escrementi e delle torture, è durissimo, anche se non centrale, perché Chalandon decide di alternare due differenti momenti temporali filtrati dal racconto di un unico protagonista: quello in cui Tyrone Meehan (questo il nome del protagonista nel libro) è già un traditore agli occhi di tutti e vecchio, stanco e consumato da vent'anni di sensi di colpa, torna a Killybegs, il villaggio dell'Irlanda libera in cui è nato, e quello in cui a Killybegs tutto ha inizio, raccontandone l'infanzia, misera e violenta, descrivendone la figura del padre, violento e ubriacone (ma indipendentista convinto e attivo), e narrandone l'ascesa tra le fila dei Sinn Féin* prima, e dell'IRA poi. Il tema centrale, dicevo, non è quello delle torture, degli abusi che i prigionieri irlandesi subirono da parte degli inglesi, anche se le pagine che sono dedicate al carcere, in cui fra tutti si incrocia la figura ormai mitizzata di Bobby Sands (che in quello stesso carcere in cui Meehan fu imprigionato morì dopo sessantasei giorni di digiuno), sono agghiaccianti e trasmettono perfettamente l'assenza di dignità e di rispetto politico e umano con i quali furono trattati i prigionieri (mai considerati politici, ma sempre e solo delinquenti comuni) dal governo inglese. Il tema centrale è quello del tradimento, quello che portò un uomo, considerato un eroe dalla sua gente, a decidere di tradire la causa e di iniziare a passare informazioni al governo nemico, quello stesso governo che lui stesso combatteva con passione e convinzione. Il perché non è svelabile, rischierei di rovinare la lettura a chi volesse leggerlo, ma si annida nell'imponderabile, nella vergogna, in quelle pieghe dell'animo umano in cui il confine è talmente sottile da impedire di rivelarsi, di spiegare ciò che sarebbe semplice spiegare ma che nella realtà dei fatti, nell'imprevedibile svolgersi degli eventi, a volte non lo è. Romantico, idealista, doloroso, universale: una storia, bella ma drammatica, che racconta una pagina di Storia che mi ha sempre affascinata, sin da quando alle scuole medie mi imbattei in quel bel libro di narrativa intitolato «Gente d'Irlanda». Splendide anche le pagine in cui il protagonista si confronta con i servizi segreti inglesi, in cui l'uno cerca di spiegare agli altri il significato della guerra, ma anche quelle in cui descrive il modo in cui la popolazione tutta partecipava agli atti di ribellione: uomini, donne, bambini, anziani, ciascuno a modo suo, ciascuno con le sue possibilità, ma ciascuno con un compito preciso e organizzato, partecipava alle azioni, e anche semplicemente aprire una porta poteva voler dire salvare la vita di un combattente.
«Il Sinn Féin passava il tempo a reclamare un dialogo con i Britannici. E là, a Parigi, io e Honoré avevamo avviato delle trattative di pace. Per undici anni lui fu per me Margaret Tatcher, poi John Major, poi Tony Blair, e io fui per lui l'IRA.»
«Le donne erano in guerra al nostro fianco, trasportavano bombe o facevano da staffette, ma Sheila aveva fatto una scelta diversa. Era una militante, non un soldato. Insieme a Cathy, Liz, Roselyn, Joelle, Aude, Trish e tantissime altre, erano il cuore stesso delle nostra resistenza. Curavano le nostre ferite, si sedevano cantando davanti alle ruote dei blindati, bloccavano i quartieri con indosso i grembiuli, andavano a prendere i loro uomini in fondo al pub obbligandoli ad alzarsi. Quando il nemico entrava nel ghetto, erano le prime ad accoglierlo. In vestaglia, camicia da notte, talvolta a piedi nudi, in ginocchio in mezzo alla strada, raschiando per terra i coperchi dei bidoni, erano il nostro allarme. Manifestavano incessantemente per la libertà dell'Irlanda. A file di tre, senza nemmeno un grido, reggendo la corona fiorita dei loro morti. E con sé portavano un esercito di carrozzine. Per vivere con il sorriso del marito in una cornice a lutto, curare il figlio che torna a casa alle prime luci del giorno, tenergli la mano mentre esala l'ultimo respiro, ci vuole un cuore corazzato. E Sheila era una di queste donne.»
Denis Donaldson viene ucciso nella Contea di Donegal, nell'Irlanda libera, il 4 aprile 2006, pochi mesi dopo aver confessato di essere stato una spia. Il suo è il destino già scritto di Giuda, destino dal quale non viene risparmiato nemmeno in virtù del fatto che l'IRA, nel 2006, avesse già da tempo deposto le armi.
«Pregherò per tutti quei coraggiosi che fanno il loro dovere secondo quanto hanno compreso della vita.» Frase attribuita nel romanzo a James Connolly, rivoluzionario e sindacalista irlandese della fine dell'Ottocento.
"Povratak u Kilibegz" francuskog novinara Sorža Šalandona je potresna ispovest Tajrona Mihena pripadnika Irske Republikanske Armije. Mihen, kao narator, pripoveda nam svoju stranu priču i prenosi okolnosti koje su dovele do toga da od heroja u borbi za nezavisnost u očima svojih prijatelja i sunarodnika postane izdajnik, dočarava nam svoje sumnje u ideologiju kojoj je posvetio život, bolne neodumice, i pokušava da sam sa sobom raščisti da li je heroj ili kukavica - čovek koji je izdao svoje mladalačke ideale. Knjiga je izuzetno filmična, puna emotivnog naboja, rečenice su britke i "pogađaju metu", nema bespotrebnog okolišanja niti udaljavanja od teme. Svima koje zanima tematika kojom se knjiga bavi (IRA, položaj i borba za nezavisnost Severne Irske, odnos katolika i protestanata) preporučujem odličan film Hunger (2008) u režiji Steve McQueena, sa maestralnim Michael Fassbenderom <3 u ulozi Bobija Sandsa koji je bio jedan od boraca za nezavisnost S.Irske, a koji se i u knjizi u nekoliko navrata pominje.
Our protagonist Tyrone Meehan who is based on Denis Donaldson (whom author pesonally knew) narrates his story about his growning up, about how he become member of IRA and how he ultimately become informant for MI5. It's story of one turbulent period from 60's to 90's from insider perspective but it's also the story about betrayal of childhood ideals and inner struggle that follows. Is he hero or traitor? What of those two is to his people and what to himself?
Writing itself is crisp and novel itself is short but that is because there is no digressions.
It's hard to write a book on the complexities of war and that's what this was, war. The Irish call it The Troubles which I guess is a nice way to make it sound not as bad as it was. To me, this was war. There were bombs and people dying, deprivations, prisons and just plain horror. In other words, war.
Tyrone Meehan was raised in Killybegs, Ireland, and his father was a drunk and the meanest man in town. He beat his children and a donkey. A volunteer in the IRA, the father was consumed by his hatred of the British. Yet he was also a poet and Tyrone remembered being sent at age 7 to the pub to get his dad and would listen him to sing. "I was proud of him in spite of everything. Proud of Patrick Meehan, proud of that father, despite the marks from his brown belt across my back and my hair torn out by the fistful; when he'd sing about our land, heads were held high and eyes filled with tears."
After his father's death, the family moved to Belfast with his mother's brother, a chimney sweep. The stories of the prejudices and restrictions of the Catholics are heartbreaking and Tyrone joins the IRA at a young age unsurprisingly. What else is there to do? The story discusses his life and rise in the IRA in detail.
It's hard to be in the IRA. The British beat you often and sometimes for no reason. It involves prison sentences with the charges unknown and the term unspecified. The IRA's protests were awful. They had hunger strikes and shit in their own hands and coated their cells in it. Yuck. Of course they had limited resources so they made the most of what they had but still.
Meehan was a respected soldier and the journey goes from WWII to the Peace. It is based on a real story but is uniquely his own. He is put in a position by the British that he can find no way out of and it eats him alive. It gives good insight into why he makes the choices he does.
This is a sad story but insightful. These were my favorite lines in the book spoken by Tyrone, " What would you be if you weren't Irish, the owner of Mullin's once asked. I'd be ashamed, my father had replied."
A mitjans de desembre de l'any 2005, set anys després dels Acords de Divendres Sant pels quals l'IRA Provisional abandonava la lluita armada, es va convocar una roda de premsa que havia de deixar estupefacta l'opinió pública britànica, nordirlandesa i irlandesa.
Denis Donaldson, un històric de l'Exèrcit Republicà Irlandès, confessava haver estat servint com agent britànic infiltrat a la cúpula de l'IRA durant els últims vint anys. Cinc mesos més tard, el periodista Hugh Jordan trobava el seu cadàver en una vella cabana desposseïda de llum i aigua del comptat de Donegal, República d'Irlanda. Havia estat executat a trets d'escopeta de caça. Cal ser un inconscient per dubtar que aquesta roda de premsa va rubricar la sentència de mort de Donaldson. La història que el porta a aquesta roda de premsa és més complicada que tot això i ens obligaria a endinsar-nos a fons en el Laberint de Laberints que és, per si mateix, un procès de pau. Simplement m'interessa apuntar que la condemna de part dels màxims dirigents polítics dels bàndols implicats va ser immediata i rotunda: senyal que aquesta execució deixava el procès penjant d'un fil. Però a nosaltres no ens interessa endinsar-nos en aquest laberint de l'any 2006, sinó en un altre: el laberint primigeni, el de Creta, o més aviat, revisitar el laberint que Dürrenmatt va dissenyar pel seu Teseu a Minotaure (LaBreu, trad. Ignasi Pàmies, 2010). Deixeu que us copiï aquí part de l'epíleg que per aquesta memorable obra va escriure Ramon Espelt:
En aquesta reescriptura del mite clàssic, el laberint és el món vist pel Minotaure, un ésser privat de l'experiència de l'alteritat. Dürrenmatt inverteix la perspectiva tradicional que suposa la victòria de l'heroi, Teseu, sobre el monstre, el Minotaure, i ens situa els esdeveniments sota el punt de vista del propi Minotaure construïnt un relat profundament contemporani sobre un «innocent culpable» (ell no pot ser responsable de la seva monstruositat ni del seu tancament de per vida) i la seva impossible humanització en contacte amb l'Altre (...)
Durant la dècada dels 1980, Sorj Chalandon, periodista de Libération, va cobrir el conflicte irlandès. A Belfast va entrar en contacte amb Denis Donaldson, el qual, en paraules seves, va esdevenir el «meu amic, el meu mentor». Ignoro si un periodista fa bé, de llaurar amistat amb un terrorista, si es un fet execrable o no. Sigui com sigui, la cosa va anar així, i jo fa temps que he desaprès a jutjar a la lleugera els camins de l'amistat. A mitjans del mes de desembre de 2005 Chalandon va convertir-se en un home estupefacte. Ferit i estupefacte. El seu amic, el seu mentor, a qui potser fins i tot admirava, havia traït la causa de l'IRA i havia traït la seva amistat. Al març de 2006, va plorar la mort del seu amic. No sé si va escriure Mon traître instal·lat en el dol i la ràbia, no l'he llegit. En tot cas, tal i com indica el títol del llibre, la veu narradora és la de Chalandon, víctima del desengany i la traïció. En canvi sí que he llegit Retorn a Killybegs [trad. Josep Alemany, Edicions de 1984], novel·la en la qual dóna la paraula al traïdor, perquè es pugui defensar i per a que ell, Sorj Chalandon, «pugui tancar per fi la tomba del meu amic». Segurament li devia. I ara ha arribat l'hora de fer l'avorrida advertència al lector que diu així: sóc part interessada en aquest llibre, treballo en l'editorial que el publica en català: em toca promocionar-lo.
El llibre em va impressionar. De vegades et toca promocionar llibres que no t'impressionen i és una murga. Però aquest sí. Em va impressionar per diversos motius, el primer, naturalment, pel seu estil. Concís, de reportatge periodístic de fons, directe, evitant floritures, descarnat. Recordin que qui parla no és un qualsevol; forma part de l'estat major de l'IRA, a més de ser agent de l'MI5. Un traïdor. Retorn a Killybegs recorre la vida de Tyrone Meeham, reflex ficcionat de Denis Donaldson, a qui Chalandon atorga més anys de vida dels que va tenir Donaldson. Això li permet recórrer la història dels catòlics de Belfast —venuts per la República d'Irlanda i humiliats per les forces d'ocupació britàniques—, i la del propi Tyrone Meeham, a partir de la Segona Guerra Mundial. I és en aquest punt on Tyronne comença la seva carrera militar a l'IRA, des de ben abaix. Impressionen els coneixements de Chalandon sobre l'estructura de l'IRA, la seva branca juvenil, els diversos escalafons, la brutalitat de les presons durant l'època Tatcher, etcètera.
D'altra banda tenim la història d'un vell que espera la mort en una barraca sense llum ni aigua. Un vell que espera la mort segura en l'ambient profundament hostil en què es mou el traïdor confès. La solitud, els remortidents, el fastigueig i l'esgotament que una vida sacrificada a una lluita brutal que, com ell, té els dies comptats. Impressiona. Impressiona perquè Meeham ha viscut en una espiral de violència (un laberint) des de sempre i ha caigut en una trampa que ell mateix es va posar un dia i que els britànics van saber gestionar amb mestratge. És un innocent-culpable, el Meehan? Chalandon dóna una resposta raonable a un dels enigmes que llança Denis Donaldson en el vídeo del principi. En el vídeo diu que va fer-se agent de l'MI5 en un moment de juventut en que era particularment vulnerable. No, no explicarem aquí quina és la Conjectura Chalandon, però és plausible, sí. I més, sabent que Chalandon va tenir contacte directe i un vincle de profunda amistat amb Donaldson... Aquests capítols en que Tyronn Meeham és un home damnat a l'espera d'una mort segura m'inquieten. Ja us he dit que el llibre m'ha impressionat, i quan un llibre t'immpressiona, no tens més remei que anar més enllà, cap a aquelles zones grises on la ficció i la realitat es confonen. Fent quatre cerques per l'internet he trobat cròniques dels dies de l'assassinat de Donaldson. N'hi ha que groguejen i n'hi ha de serioses. Una de les moltes coses que s'aprenen amb aquesta novel·la, o que es refermen, és que la premsa sovint obeeix interessos que s'allunyen de la veritat. Vés, quin descobriment, oi? El cas és que en alguna crònica de l'assassinat he llegit que en la cabana on s'estava Donaldson hi havien trobat un dietari, però que no n'havia trascendit el contingut per motius evidents. Els capítols dedicats al vell Tyronne refugiat en una cabana, que s'alternen amb els capítols de la seva vida abans de descobrir-se un traïdor, tenen format de dietari. ¿Chalandon va tenir accès a aquest dietari? ¿Chalandon va anar a visitar el vell a la seva cabana abans de la seva mort? El cas és que la versemblança de tot plegat em sembla esborronadora.
Una de les parts del llibre que més em va interessar va ser descobrir de què estan fets els processos de pau. La guerra ja ho sabem: d'injustícia, de víctimes innocents, de víctimes que no ho són, d'heroïcitats i sacrificis absurds, d'esgotament, de sang i de merda. Però de què està feta la traïció? De què estan fets els processos de pau? Deixen víctimes? Des de quan Tyronne Meeham deixa de ser un heroi per passar a ser un traïdor? És culpable, Meeham? O senzillament va ser la víctima necessària, la víctima propiciatòria, perquè el seu poble pogués viure en pau? Què és, exactament, ser un traïdor? Com se surt, de l'espiral de la violència? Com se surt del laberint?
Són preguntes que s'escapen d'aquelles hectàrees miserables que conformen Irlanda del Nord, que s'escapen dels carrers catòlics i protestants de Belfast. Són preguntes que ens haurien de fer pensar a tots.
کتاب خوبی بود و تونست به خوبی فضای ایرلند در سال های مختلف رو برامون به تصویر بکشه. بعضی از قسمت های کتاب به شدت تاریک و سرد و پر از کثافت بود و باقی کتاب رو هم میشه گفت چیزی جز تاریکی نبود.
بعضی وقت ها فاصله بین یک قهرمان و یک خائن به قدری باریک میشه که خودت هم نمیتونی تشخیص بدی کی هستی و شاید فقط به این بستگی داره که کی تو رو میبینه. و از چه زاویه ای به تو نگاه میشه.
این نکته رو هم بگم که ترجمه مرتضی کلانتریان خیلی خوب و روان بود.
چند جا�� کتاب رو خیلی دوست داشتم ولی این قسمت رو بیشتر از همه:
یک بطری نوشیدنی خریدم، در شهر قدم زدم. تا برج استحکامی رفتم. هوا سرد بود. ریزه های یخ همه جا بود، روی چمن، تمشکهای جنگلی، درختان، دیوارکهای سنگی. یک روز پدرم به من گفته بود مادرم شایستگی این را داشته که در کاخی زندگی کند. به خاطر ما بود که خودش را با کار طاقت فرسا از بین میبرد. ما، بچه های او. چله ی تابستان بود. باران سبک نمک آلودی میبارید. مرا به برج برد. تند راه میرفت، منتظرم نمیماند. وقتی به آنجا رسیدیم، روی تخته سنگها نشست، رو به ویرانی. و داستان آن برج اصلی را برایم تعریف کرد. زنی آنجا زندگی میکرده، بسیار زیبا و کنار شوهرش خوشبخت. یک کنت، یک شاهزاده، درست بخاطر ندارم. کسی که تا به حال کار نکرده بود. وقتی اولین بچه به دنیا آمد، اولین سنگها از برج پایین ریختند. با دومین بچه سنگهای دیگری. و هرچه خانواده بزرگتر شد، برج بیشتر فروریخت. یک روز شاهزاده با عصبانیت آنجا را ترک کرد و شاهزاده خانم مرد، تکه سنگ بزرگی از سقف جدا شد و او را کشت. از او پرسیدم، -و بچه ها چی؟ پدرم بلند شد، دوباره جلو افتاد، مرا جا میگذاشت. -بچه ها؟ تبدیل به کلاغ شدند. با انگشت کلاغ سیاهی را در آسمان نشان داد. -ببین، او فرانسیس است. با قدمهای کوچک پشت سرش راه میرفتم.آهسته گریه میکردم. نمیخواستم خانه مان را ویران کنم. نمیخواستم بابا برود. نمیخواستم مامان بمیرد. نمیخواستم کلاغ بشوم. شش سالم بود.
Return to Killybegs is a mesmerizing story about an IRA warrior who subsequently is labeled a traitor to Belfast's IRA during "The Troubles." The novel provides a poignant, insightful expose of what fighting a guerilla war is really like, as well as the abhorrent conditions IRA soldiers - both men and women - endured in Northern Ireland's prisons.
As an American with Irish parents, I'd heard snippets of conversation in hushed tones while I grew up about the hardships and war-torn strife they and my ancestors had endured for many generations. However, I never understood the depth of despair, resilience, and courage the Irish Catholics faced in Northern Ireland's ghettos until I read Sorj Chalandon's book.
I took my time reading the novel, looking at on-line maps and studying historical figures described in the story, in order to absorb as much as I could about what took place during the war. It was interesting to read about how devoted the IRA women were to the war effort; standing beside and supporting their men - fathers, brothers, sons, and husbands - with fierce determination, like the ancient Celtic and Viking female warriors of Ireland's past.
Some of my favorite lines in the book come near the end: "Peace? Uninteresting. Hope is harder to sell than fear." It seems to me that this statement describes one of humankind's perpetual blindspots.
Although the main characters are fictional - but based on real people and events - I believe the story, with aspects of both thriller and memoir genres, will be an important chapter in Ireland's history surrounding "The Troubles." Wonderful, deeply emotional writing that kept me thinking about Ireland's Catholic and Protestant combatants for days while I read as well as after I finished the book. Highly recommended!
Quando gli ho detto che avrei iniziato questo libro, Niccolò mi ha preso in giro, chiedendomi se avessi deciso di seguire il filone degli indipendentisti (intesi come alto atesini, baschi, nord irlandesi). Non mi ero fermata a pensarci su, ma a conti fatti ha ragione, perché nell'ultimo anno sono stati una presenza costante.
Parliamo però di "Chiederò perdono ai sogni". Chalandon è prima di tutto un giornalista e questa è la sua forza. Scrive di cose che conosce e che ha avuto l'opportunità di studiare da vicino. Quando scrive però indossa i panni del romanziere a tutti gli effetti e quindi non perde in efficacia narrativa. Non siamo davanti a un saggio, ma a una storia.
In questo libro l'autore racconta la vita di Tyrone Meehan, un militante repubblicano irlandese. Non uno qualunque, ma un traditore. E lo sappiamo da subito, non è che si tratti di qualcosa che ci coglie di sorpresa mentre leggiamo. Perché Tyrone tradisce? Qual è la storia della sua vita? È lui stesso a raccontarcelo pagina dopo pagina.
Conosciamo il Tyrone bambino, affamato, bistrattato e ancora speranzoso. Lo accompagniamo adolescente nel suo avvicinamento all'IRA, con la sua rabbia e frustrazione. Conosciamo anche l'uomo adulto, il carcerato militante convinto. Incontriamo l'uomo che cambia, che abbandona la strada dei suoi avi, di suo padre, suo nonno...
Chalandon racconta alcune delle pagine più cupe della storia dell'Irlanda del Nord, sciopero della fame, dell'igiene, gestione dei detenuti politici. Il protagonista, però, rimane Tyrone, l'uomo Tyrone non solo il combattente. L'Irlanda e le sue lotte sono lo sfondo su cui si muove un uomo, che quel paese ha donato tutto sé stesso. Tyrone tradisce e lo fa per più di vent'anni senza che nessuno lo sappia, né la sua famiglia né i suoi compagni. Solo a ottantun anni la vita gli presenta il conto.
Chalandon parte dalla storia vera di Denis Donaldson, militante dell'IRA. Chalandon conosce Denis e proprio dal racconto del suo tradimento trae questa storia. In meno di 300 pagine l'autore mette sul piatto storia, valori, motivazioni e cuore. C'è anche un personaggio che in qualche modo lo personifica, simpatizza per la lotta, ma ne rimane comunque escluso. Cosa pensa l'autore di Denis/Tyrone? Non ce lo racconta, perché come nella vita reale il romanzo non ha un solo livello di lettura.
Sotto forma di diario, è il racconto di una vita trascorsa a combattere contro i nemici dell'Irlanda fino ad arrivare ai vertici dell'Ira e poi al tradimento. Dall'infanzia all'ombra di un padre distrutto dalla divisione della sua terra, anni caratterizzati da miseria e continue fughe fino all'arrivo a Belfast, nel Regno Unito, lacerata dalla guerra civile. Qui inizia la partecipazione attiva del protagonista alla lotta impari, che vede uomini e ragazzi imprigionati, torturati e uccisi. Entusiasmo, senso di appartenenza a qualcosa di più grande, solidarietà, complicità coesistono con senso di sfiducia, delusione, rabbia, stanchezza. Fino alla confessione del tradimento: oltre vent'anni al servizio degli inglesi. Nessun tentativo di giustificazione, chi tradisce soffre come chi è tradito. In lui l'eroe e la spia convivono nell'assurda speranza che il tradimento possa salvare la causa in cui crede. Ma non è altro che un modo per non impazzire. E quando non funziona, c'è l'alcool, ci sono i ricordi. È entrato in una notte che finirà solo con la morte, che aspetta - solo - nella casa del padre, nel paese in cui è nato. E che arriverà in maniera brutale, lasciandolo a terra nel salotto di quella casa. Un libro molto bello, implacabile, in cui il giudizio è sospeso. La vera punizione è il disprezzo, più che quello degli altri, quello nei confronti di se stesso.
Purtroppo ci sono solo 5 stelline da dare. Io aggiungo un cuoricino qui (❤️) perché questo romanzo te lo strappa proprio, il cuore. È bellissimo. È scritto divinamente. Il fatto che sia vero (la storia di base è romanzata, non so quanto, però) lo rende ancora più bello. Per chi è troppo giovane e non irlandese o inglese, forse questa storia rievoca echi lontani. Per chi quegli anni a cavallo dei '70, fino ai '90 era già più consapevole, ritrova un pezzetto di storia narrato dall'interno. Veramente straordinario. Chicca ulteriore? Non ne sapevo mezza, né dell'autore né del libro. Mi è stato consigliato da una straordinaria libraia, della libreria Zanichelli (si lo so che ora è una Coop ma non mi rassegno, va bene?) di Bologna. Una persona che legge e che vuol condividere. Quindi 1- leggete sto libro 2- consigliatelo 3- se siete di Bologna i libri comprateli alla Zanichelli . Amen
رمان خوبی بود؛ دردناک و تیره! داستانی از زبان یک خائن. من دو اشتباه بزرگ در خوانش این کتاب داشتم: ۱) قبل از خوانش کتاب، در خودم انتظار بالایی ایجاد کرده بودم. ۲) خواندن این کتاب را بیش از حد طول دادم.
قصه، قصه یک جنگ قدیمیه. جنگ برای استقلال و آزادی. از پدربزرگ تا پدر، پسر و نوه. به قلم یک فرانسوی به نام سورژ شالاندن.
حوالی جنگ جهانی دوم بود که تایرون می یِن به دنیا اومد. خیلی زود پدرش دق مرگ شد و موند با نُه خواهر، برادر و مادرش. زیر توپ و گلوله ها به عضویت "ایرا" در اومد تا به جنگ انگلیسیا و پروتستانها بره تا حق هموطناش رو بگیره اما یک اشتباه سهوی و بزرگ، همه زندگیش رو تحت تاثیر قرار داد و یک عمر مبارزه و زندان رفتن و ... رو زیر سوال برد.
"میدانید وقتی تبر وارد جنگل می شود درختان چه می گویند؟ نگاه کنید! دسته اش یکی از ماست!"
3.5⭐ Sempre sullo sfondo dell'IRA e di quegli anni terribili è il ritratto compassionevole di un uomo e delle sue scelte. Ho preferito "Mon traître", di cui questo è il seguito, Chalandon umanamente non riesce a mantenere la giusta distanza dagli avvenimenti, qui romanzati ma reali, la scrittura è sempre poetica e limpida ma spezzata nel ritmo e questo toglie la magia.
Opera dell'autore reporter francese Chalandon, che stavolta ha puntato i riflettori sulla storia di un membro dell'IRA (Irish Republic Army), un traditore della causa, che fu poi giustiziato, nel libro, il 5 aprile del 2007, dai suoi ex commilitoni a fine conflitto (31 agosto 1994).
Con queste pagine ho davvero fatto un tuffo nel passato, negli anni dell'adolescenza, in quelle vicende della questione irlandese, in parte apprese sui testi di scuola di (in)civiltà anglosassone ed in parte in TV o finanche dalla musica... indimenticabile ''Sunday Bloody Sunday'' degli U2 . La canzone degli U2 faceva proprio riferimento alla domenica del 30 gennaio 1972, quando a Derry, in Irlanda del Nord, i parà inglesi fecero fuoco su una marcia civile (di protesta contro l'internamento senza giusto processo di Irlandesi sospettati di terrorismo) e uccisero 14 persone. Quella strage passò alla storia, attirando l'attenzione internazionale sulla gravità della situazione irlandese. Tale evento provocò lo scioglimento del parlamento di Belfast (nell'Irlanda del Nord) l'incendio dell'ambasciata britannica a Dublino e in Irlanda del Nord un'ondata di adesioni all'IRA. Nacque così la lunga guerra civile tra l'Irlanda (divisa) e UK, guerra che tra le sue conseguenze ebbe anche la morte per sciopero della fame del giovanissimo Bobby Sands insieme anche ad altri suoi commilitoni, che provarono a resistere nelle prigioni inglesi manifestando il loro dissenso e reclamando la giusta attenzione, ma invano, visto l'inflessibile allora Primo Ministro inglese Margareth Tatcher, nonchè detta Lady di ferro.
Ma non è di questo che il libro parla, bensì della storia del protagonosta Tyrone Meehan (che poi altri non è che una trasposizione di Denis Donaldson, realmente giustiziato dall'IRA nel 2005), leader dell'IRA, poi rivelatosi essere un agente dei servizi segreti britannici. La storia si alterna tra Killybegs (repubblica d'Irlanda) dov'era nato il protagonista, Belfast (Irlanda del Nord- UK) dove fu costretto a trasferirsi con la famiglia e dove visse, e Parigi (luogo di incontro tra il protagonista ed i suoi punti di contatto inglesi).
La prosa di questo romanzo è sofferta, frastagliata di punti, frasi brevi. L'autore cerca di calarsi nei panni del protagonista, sostenendo il punto di vista del traditore, della sua storia, degli eventi che lo portarono a tradire, del modo di fare degli Inglesi.
Per me questo libro è stato illuminante; per ricordare che in Iralnda c'è stata una guerra civile; per non ignorare quello che gli Inglesi hanno fatto in quella terra, per non dimenticare le proteste e le condizioni dei detenuti irlandesi, trattati come criminali e non come prigionieri politici, per comprendere il tipo di vita dei cittadini irlandesi in quegli anni (cattolici/combattenti contro protestanti/lealisti), la storia di uomini e donne che collaborarono in tutto, anche solo aprendo una porta per consentire ad un combattente di scappare.
Un libro sofferto, che porta a riflettere, a ricercare, ad approfondire; pagine che fanno luce, che si aprono alla comprensione della debolezza, al perdono, all'interrogativo continuo che ognuno si fa su cosa è vero e cosa no quando si è davanti ad un traditore.
Silná knížka. Přeju si, abych na ni bývala měla víc klidu a nemusela to číst v pětiminutovkách během skládání prádla a tak :D Návrat do Killybegs zaslouží moct se do ní ponořit. Kvituju několik věcí: - silné téma samo o sobě - děj se odehrává v Irsku a tam jsem rok a kousek žila, v Belfastu jsme byli na výletě a viděli murals a místa masakrů a tragédií, zkrátka mám s tím tématem nějakou malou osobní zkušenost - ale zároveň je to zpracované a napsané Francouzem, nikoli Irem, takže člověkem, který má stejně jako já zkušenost jen zvenčí - tj. zřejmě to nikdy nedokáže obsáhnout, ale na druhou stranu tím dokáže mít odstup a být, pokud možno, objektivní. Osobní zkušenost s Irskem ale asi není potřeba, to pro mě byla jen další, bonusová rovina. To hlavní, proč si tenhle román přečíst, asi nedovedu popsat - je prostě neuvěřitelně lidský. Popisuje hnus, popisuje bídu, popisuje utrpení... a taky popisuje limity odvahy, věrnosti, vlastní integrity obyčejných lidí. Jejich chyby. Jejich tresty. A celou složitost lidských životů. 4,5*
Bizzarro, non solo cambia in modo radicale tono e registro rispetto a "Il mio traditore", che idealmente è il libro che precede questo, e di cui questo è l'ideale completamento, ma la narrazione subisce una cesura di tono e stile circa a metà libro, come a voler sottolineare il tradimento, il cambiamento morale e umorale che avviene nel protagonista Tyrone Meehan. Ne IMT Chalandon, che nella realtà è un giornalista francese e nella finzione un liutaio parigino (Antoine), trasfigura la propria esperienza personale di amico strettissimo di un ufficiale dell'IRA che risulta essere sul libro paga degli inglesi per 20 anni. In CPaS narra la storia dal punto di vista di Tyrone Meehan, il traditore. Nella prima parte, Chalandon abbandona il tono un po' querulo, che definisco "intimista francese", che aveva adottato per IMT per un tono più asciutto e fattuale che definisco "intimista irlandese". Sia nel sottotesto che nel registro emergono in modo prepotente le letture irish, di saggistica, memorialistica e narrativa. Con un effetto decisamente straniante. Chalandon NON è irish, quindi si appropria di una narrazione/stile narrativo che storicamente non sono suoi, come se scrivesse à la MacCourt o à la O'brien (due nomi a caso, che si inseriscono nel fil rouge della grande capacità narrativa che accomuna qualsiasi 0' o Mac che prenda una penna in mano, con risultati più o meno buoni, ma sempre con una minima percentuale di gradevolezza). Qui ogni riga rimanda ad una lettura precedente (padri grandiosi nell'arringare folle e nel menare le mani in casa, madri che supportano nidiate di figli, etc.), ma io non sono riuscita sfuggire al fastidioso pensiero che Chalandon NON è irish, quindi la sua scelta di uno stile "altro" rispetto al precedente libro mi risulta posticcia e falsa. Un tradimento narrativo. Poi, circa a metà il cambio di passo. Viene disvelato il come e il perché del tradimento. Il romanzo esce dall'aneddotica irish per entrare nell'animo del protagonista. E cercare di dare un senso. Un senso. Al perché. Al percome (l'uso di frasi spezzate bi-penne ogni tanto si avvicina al limite massimo sopportabile). Ch. deve inventarselo a partire da quel che sa di Donaldson (e degli altri, non erano pochi, a libro paga dei Brit) che non ha mai rivelato né i motivi né le scusanti. E per la propria sanità mentale e morale gli attribuisce una motivazione che non sia degradante (cioè per quattrini o per rivalsa). IN questo si mostra un narratore molto abile e credibile. Nel trovare una motivazione cul-de-sac, ovvero non negoziabile, che metta Tyrone spalle al muro e gli faccia preferire il tradimento alla morte. Anche se dal momento in cui accetta Meehan fa soltanto pena, non ha più dignità e sprofonda nel bere. Il tradimento attiene a quelle azioni che istintivamente troviamo ripugnanti e la battaglia dell'IRA e del Sinn Fein (se non si è Brit o imperialisti tout-court) per un'Irlanda unita e repubblicana appartiene alla categoria più alta del romanticismo patriottico (scavalcata solo da Che Guevara e Cuba. Curdi, Farc, Uigiari e palestinesi non hanno mai riscosso altrettanto attenzione, per non dire unanime simpatia). A un certo punto Ch. ingrana perfettamente la narrazione, quando smette di giustificarsi e intreccia la celebrazione con il resoconto passato e presente dei morti per lo sciopero della fame, per gli attentati, per le rappresaglie inglesi. Si avverte la forza del giornalista che però non è riuscito a diventare un grande narratore "autonomo". (manco un po' dall'isola di smeraldo e dal nord, è ora di tornare.)
This was a reread for me, the book having recently come to the notice of several GR friends and been chosen as my 'In Person' book club, as well as the story on which it was loosely based, that of the life and murder of Denis Doaldson, returning to the news recently after a BBC documentary on the unsolved murder.
It might seem strange that it is a French novelist who tells the story of Tyrone Meehan, native of Killybegs in Donegal, who moves with his family to North Belfast on the eve of the Belfast Blitz in April 1941, before moving to the Catholic ghetto of the lower Falls and becoming embroiled in the Republican struggle, involved in the insurgency during the war, as well as the border campaign of the 1950s and the most recent 'Troubles' for which NI is infamous throughout the world. Strange, but as a native of the city and country, and student of modern Northern Irish history, thankfully one who knows his stuff - we're far from the realms of the trashy 1970s / 1980s novels that foreign journalists who had spent a few months covering the trouble often published.
Chalandon saw himself as a friend of Donaldson's, and while his previous, more insular novel on the subject, My Traitor, explores his own questions as to why the Republican took the path and journey that he did this one fictionalises his actual reasons, along with the emotional turmoil that this caused him, not to mention the reaction his actions caused amongst the tight knit community from which he came.
The actual facts of the story, obviously told from a Republican viewpoint given the character's allegiance, weren't shocking to me as they would have been to an outsider looking in - the dark past of NI is something of which I am well aware - but I felt that Chalandon did an amazing job in humanising a person who has traditionally been seen as a pariah by most in our society - the terrorist / freedom fighter persona, totally alien to most in the country, as well as the informer, the worst kind of traitor to the movement from which he came. It also did an ex cel lent job in slightly opening the door to the murky world of the role of intelligence in the conflict, one which still causes a lot of controversy as we attempt to deal with our past.
A book well worthy of the literary awards it received when published in France, and well worth the read in translation for anyone with an interest in NI.
نویسنده داستان را با الهام از زندگی یکی از اعضای ایرا (ارتش جمهوریخواه ایرلند) بنام دنیس دونالدسون وتاریخ پر فراز و نشیب روابط ایرلند شمالی و انگلیس نوشته است. این کتاب برنده جایزه بزرگ ادبی 2011 آکادمی فرانسه شد. نثر روان و پر کشش کتاب همراه با توصیفات دردناک از ملتی در مبارزه و خشونت، بعلاوه بیان شفاف احساسات و روابط عمیق انسانی کتاب را به مجموعه پررنگی از شیرینی و تلخی تبدیل کرده است قسمتی از کتاب: یک بطری نوشیدنی خریدم، در شهر قدم زدم. تا برج استحکامی رفتم. هوا سرد بود. ریزه های یخ همه جا بود، روی چمن، تمشکهای جنگلی، درختان، دیوارکهای سنگی. یک روز پدرم به من گفته بود مادرم شایستگی این را داشته که در کاخی زندگی کند. به خاطر ما بود که خودش را با کار طاقت فرسا از بین میبرد. ما، بچه های او. چله ی تابستان بود. باران سبک نمک آلودی میبارید. مرا به برج برد. تند راه میرفت، منتظرم نمیماند. وقتی به آنجا رسیدیم، روی تخته سنگها نشست، رو به ویرانی. و داستان آن برج اصلی را برایم تعریف کرد. زنی آنجا زندگی میکرده، بسیار زیبا و کنار شوهرش خوشبخت. یک کنت، یک شاهزاده، درست بخاطر ندارم. کسی که تا به حال کار نکرده بود. وقتی اولین بچه به دنیا آمد، اولین سنگها از برج پایین ریختند. با دومین بچه سنگهای دیگری. و هرچه خانواده بزرگتر شد، برج بیشتر فروریخت. یک روز شاهزاده با عصبانیت آنجا را ترک کرد و شاهزاده خانم مرد، تکه سنگ بزرگی از سقف جدا شد و او را کشت. از او پرسیدم، -و بچه ها چی؟ پدرم بلند شد، دوباره جلو افتاد، مرا جا میگذاشت. -بچه ها؟ تبدیل به کلاغ شدند. با انگشت کلاغ سیاهی را در آسمان نشان داد. -ببین، او فرانسیس است. با قدمهای کوچک پشت سرش راه میرفتم.آهسته گریه میکردم. نمیخواستم خانه مان را ویران کنم. نمیخواستم بابا برود. نمیخواستم مامان بمیرد. نمیخواستم کلاغ بشوم. شش سالم بود. .
I read this book in english, Published by Lilliput Press in Stoneybatter, Dublin 7. This is the book that a really brave Irish author should have written. The story is essential for those of us interested in all the sides of the Troubles. It is a fictional story of an IRA soldier turned informant for the Brittish forces. Although based on a real person, the story is fictional. However, this is a well researched and compasionate rendering of the possibilities and the complexities of this war. I was moved to my core, and has left me even more interested in the subject. A must read, for those of us who were not here while it was happening, and remain in awe that it is over and hopeful that it shall never happen again.
Rozhodně zajímavé, protože to zase bylo něco, o čem mám jen chabé vědomosti. S poutavostí to ale bylo trochu jako na houpačce. Do zadku bych nakopala obě strany konfliktu. (A další ukázka toho, jak náboženství kurví životy a mezilidské vztahy a je příčinou násilí.)
А на що ви готові піти заради своєї країни? І на зраду?
Ця книжка є не просто романом про зраду, це роман-емпатія, що показує читачу весь шлях борця за незалежність Ірландії проти Британії.
Сорж Шаландон дуже вправно розкрив життя вигаданого персонажа, починаючи з самого дитинства, і який пройшов боротьбу у 40их, був учасником blanket protest, став свідком голодувань, терактів, став свідком укладання перемир'я у 1998 році. До речі, базується даний персонаж на реальній особі - Деніс Дональдсон. Герой неоднозначний, цікавий, марнославний і водночас має високі ідеали.
Що мене найбільше вразило, так це те, що після прочитання я пішла вивчати далі і виявила чимало дивного. Я знала, що Британія подавляла Ірландію і до цього, але вразили статус Північної Ірландії(і чому весь світ то все визнає), методи боротьби проти ірландців, повстання які тривали до кінця 20 століття(коли ми вже народились) і нещодавній теракт 2019(!) року, і ще багато різних фактів.
І лишився терпкий післясмак - ми того всього не знали і не знаємо, бо то ж за 3 тисячі кілометрів. І нам допомагає боротись зі злом імперія, яка творила те ж саме зі смарагдовим островом.
Ця книжка запустила дуже цікаві рефлексії, процес дослідження та порівняння історії у світі. Я не знаю, чи її можна десь знайти, бо колись купила її у друга за донат.
Romanzo con protagonista Daniel Donaldson, un eroe dell'IRA... che poi si scoprì essere un informatore dei Britannici: l'autore, che di Daniel fu amico, ne racconta la storia... ingarbugliandola parecchio.
Розумієш, зрадник руйнує мораль громади. Це немов осколкова граната. Малесенькі осколки летять на всі боки. Коли є зрадник, рани дістають геть усі. Одужати потім дуже важко.
Книга вийшла друком 2011-ого, а оцей переклад Петра Таращука — 2012-ого, і я піймала себе на думці, що якби читала тоді, можливо, ця книга не була б аж такою болісною для мене, як зараз. Мов ножем по серцю. «Повернення в Кіллібеґз» написане в ритмі бігу, в ритмі астми, в ритмі уривчастого дихання. Ця книга про ІРА. Про хлопця, який народився в крихітному ірландському селі, де вугляр назвав свого віслюка, як короля Англії, щоб мати змогу давати йому копняків під зад. Після безславної смерті батька, мати з дев'ятьма дітьми перебирається до Белфаста, де сім'ї недовго доведеться пожити поруч з англійцями-протестантами. Під страхом розправи сім'я зрештою оселяється в ірландському "ґетто". І ось вона тут, ІРА. Нашому герою 16 років. Звідтоді аж до його смерті ми пройдемо разом з ним усі кола пекла: від дрібних операцій з перевезення зброї і першого холодного дотику ґвинтівки до загибелі друзів, жахіть ув'язнення і "брудних" протестів. І зради. Автор не дасть нам забути, що в цей час на другому місяці голодування помирали у в'язниці його товариші. 25 років. 24 роки. 23. Сорж Шаландон розповідає: "Якось я прокинувся й дізнався, що один із моїх найкращих друзів, ірландський партизан, борець і патріот, із яким я товаришував 20 років, – зрадник. У той момент намагався не судити його, а спробувати зрозуміти. Найкращий чоловік для своєї дружини, найкращий батько для власних дітей, найкращий боєць свого руху, мій найкращий друг став раптом найгіршим для всіх, ворогом. Я вирішив написати книжку про ворога й водночас свого товариша. Найважливіша річ – це не роман про Деніса Дональдсона, це твір, який я створив не про нього, а через нього. У «Поверненні в Кіллібеґс» йдеться не про людину, а про мій біль і розчарування. Я написав книжку не для того, щоб осудити зрадника, а щоб розділити його долю. Бо знаю, що кожен із нас має в собі зрадника. (...) Просто роман просочений моєю кров’ю. З мене буквально зідрано шкіру. Якби шкіру зідрано не було, то й роману б не вийшло."
“It’s the most distressful country that’s ever yet been seen, For they’re hanging men and women for the wearing of the green.” I thank Michel Barnier for telling me of this book in « La Grande Illusion » his diary of the Brexit negotiations. I suspect that few English people know little of Irish history and few Europeans either. (I studied it at school in Scotland in 1960’s)
I am glad that prizewinning novels have been written in French which convey the complexity and extent in time of the most recent “Troubles” and all their historical roots.
In mentioning this book Barnier demonstrated he knew the importance of the EU supporting the Good Friday Agreement faced with the insouciance of the Westminster government towards the island of Ireland, especially once the Tories no longer needed the DUP (unionist) party.
This is a psychological study of one man caught up in violent times, from his own viewpoint and how he came to betray his cause.
I’m now reading « Mon Trâitre » an earlier novel which recounts the experiences of the same events from the perspective of an outsider, a young French violin maker, a peripheral character in this novel.
Tyrone Meehan appartient à l'IRA. Mais, piégé par les Britanniques, il est devenu depuis vingt ans leur "agent double". Lorsque sa trahison est révélée, il revient à Killybegs, sa ville natale, en République d'Irlande, et écrit ses confessions en attendant la mort inéluctable.50 années de lutte défilent, depuis les batailles en rangs serrés dans les rues de Belfast jusqu'aux grèves de la faim dans les prisons britanniques (magistralement filmées par Steve McQueen dans Hunger)
Sorj Chalandon revisite les thèmes de "Mon traître" où l'histoire était raconté par Antoine, un luthier français, double autobiographique à peine dissimulé de l'auteur. Ici l'histoire est raconté du point de vue du "traître". La violence d'un père haineux. Le départ pour Belfast. Les premiers pas dans l'organisation. La maturité. La prison. Et le piège qui se referme. La honte de la trahison. Le soulagement de l'aveu. La sérénité enfin face à la mort qui s'approche. Un excellent roman qui na pas usurpé le Grand prix du Roman de l'Académie française