Uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami. Ci sono libri che ti entrano dentro, che ti accompagnano per mano nella vita di tutti i giorni. È ciò che succede con l'esordio magnetico di Roberta Recchia, una storia da cui non ci si stacca, con protagonisti vivi, autentici. Come Marisa e Stelvio Ansaldo, che nella Roma degli anni Cinquanta si innamorano nella bottega del sor Ettore, il padre di lei. La loro è una di quelle famiglie dei film d'amore in bianco e nero, fino a quando, anni dopo, l'adorata figlia sedicenne Betta - bellissima e intraprendente - viene uccisa sul litorale laziale, e tutti perdono il proprio centro. Quell'affetto e quella complicità reciproca non ci sono più, solo la pena per la figlia persa per sempre. Nessuno sa, però, che insieme a Betta sulla spiaggia c'era sua cugina Miriam, al contrario timida e introversa, anche lei vittima di un'indicibile violenza. Sullo sfondo di un'indagine rallentata da omissioni e pregiudizi verso un'adolescente che affrontava la vita con tutta l'esuberanza della sua età, Marisa e Miriam devono confrontarsi con il peso quotidiano della propria tragedia. Il segreto di quella notte diventa un macigno per Miriam fin quando - ormai al limite - l'incontro con Leo, un giovane di borgata, porta una luce l'inizio di un amore che fa breccia dove nessuno ha osato guardare. Tutta la vita che resta è un romanzo prezioso e dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell'affetto e della cura, e li fa emergere con una delicatezza sapiente, capace di incantare e sorprendere.
Laureata in Lingue e Letterature Europee e Americane, fino a dieci anni fa ha lavorato in un’azienda leader nel ramo delle spedizioni internazionali. Nel 2013 ha deciso di abbandonare il lavoro d’ufficio per dedicarsi all’insegnamento, per cui ha scoperto una profonda passione. Oggi è docente di lingua inglese in una scuola superiore romana. Vive con il suo adorato chihuahua, Claudio, in una piccola città sul litorale laziale. Scrive da sempre, ma l’idea di pubblicare le sue storie era sempre rimasta un sogno nel cassetto. Nel 2023 ha deciso che era tempo di aprire quel cassetto.
È un libro che mi ha colpita. Una delle meraviglie di lavorare in libreria sta proprio nel vedere arrivare le novità e poterne assaporare la bellezza per poi suggerirla ai futuri lettori. E questo sarà un libro che consiglierò molto, per la presenza della scrittrice, per il tema trattato, per lo stile crudo e allo stesso tempo curativo. Il tema è molto pesante, si tratta di una violenza sessuale su due cugine, una delle quali morirà. È una tragedia che colpisce la famiglia e che ne rivoluziona le dinamiche. Una tragedia che mostra il maschilismo insito nella nostra cultura e che cerca di essere combattuto tramite la resistenza e la speranza, anche quando il dolore è insopportabile. È raro che un libro mi faccia così tanto piangere, perché è raro trovare una scrittura così realistica e mai pomposa o distante. È stato facile per me immedesimarmi in Marisa o in Miriam, ma anche in Stelvio e in Leo, o in Bertilla, che tanto mi ha commosso sul finale. È un libro sulla speranza, e l'ho amato dalla prima all'ultima pagina.
• Narrazione prevedibile e satura di cliché, personaggi che sembrano figurine di cartone, statue immobili incapaci di evolvere in modo credibile.
• Il romanzo non manca di nulla: lutto, perdita, violenza, stupro, omicidio, anoressia, alcolismo, droga, bullismo, problematiche familiari, identità di genere, malattie terminali come il cancro, e anche differenze di classe. Tutti i dolori possibili e immaginabili sono inseriti, ma la loro presenza sovrabbondante appesantisce il racconto e lo rende artificioso e costruito, poco credibile, al limite dell'assurdo. Piuttosto che commuovere, questo accumulo di tragedie esaspera, facendo sembrare la storia una caricatura improbabile della realtà.
• E quando pensi che anche basta, che la scrittrice non farà la mossa assurda di aggiungere tragedia a tragedia a tragedia, ecco ancora il suicidio, il carcere, l'overdose e avanti tutta senza ritegno.
• Il finale, lungi dal dare un senso a questo marasma di sofferenza, è ridicolo e non lascia nulla se non una sensazione di noia e fastidio. Possiamo pure aggiungere la prevedibilissima, banale e stereotipata storia d'ammmore tra la ragazzina ricca e il ragazzotto di borgata, persa lei, perso lui che assieme si ritrovano. Madò.
• L'unica curiosità è nel vedere quale altra catastrofe sarà aggiunta al quadro già saturo di sciagure.
"Perchè cosa, cosa ne è di noi, senza la speranza?"
Lettura indimenticabile! Fin dalle prime pagine sono stata catturata dalla storia di Marisa che negli anni Cinquanta, si trova costretta a mettere da parte i sentimenti e privilegiare la razionalità per salvare l'onore della famiglia.
TUTTA LA VITA CHE RESTA descrive le dolorose vicende di due sorelle Marisa ed Emma con uno stile materno molto diverso: Marisa, con una sola carezza è in grado di spiegare l'amore materno ed Emma che invece ama il suo lavoro più della famiglia. Le figlie delle due donne, rispettivamente Betta e Miriam, sono anche loro piuttosto dissimili: Betta è sveglia, divertente, luminosa, Miriam al contrario è più riflessiva e crede fermamente che la felicità sia a portata di mano.
Quando la vita di Betta viene barbaramente spezzata sul litorale laziale, qualcuno comincia a sussurrare che la giovane fosse troppo sprezzante delle regole e del vivere comune...
TUTTA LA VITA CHE RESTA racconta la macabra fine di Betta, dalla spumeggiante bellezza che mette in difficoltà gli insicuri. Nella sua morte violenta, il cupo senso rivalsa, il tentativo di qualcuno di sottomettere una ragazzina a cui non si perdona il fatto di essere libera, felice e amata.
I personaggi sono tutti meravigliosi, in particolare ho apprezzato moltissimo la dolcezza e l'altruismo di Corallina e il coraggio di Leo. Leggere questo libro è stata per me un'esperienza abbagliante. Le pagine vibrano intense di emozioni e più volte mi sono commossa (in realtà confesso che ho pianto come una fontana).
«Credi che un giorno ci lasceremo il dolore alle spalle senza più avere dubbi? Arriverà mai il momento in cui sapremo che tutta l’ingiustizia, la sofferenza, non sono state che un insignificante granello nel perfetto equilibrio delle cose?».
Roberta Recchia nel suo romanzo d’esordio “Tutta la vita che resta” affronta il tempo il tema della perdita dolorosa di una figlia, che viene uccisa in modo violento. La storia è ambientata a Roma, negli anni ottanta: Marisa ha una figlia di sedici anni di nome Betta. Alla notizia della sua morte, Marisa e Stelvio si chiudono nel dolore, insieme alla nipote Miriam (coetanea di Betta).
Marisa e Miriam attraverseranno quel tunnel doloroso che sembra portarle verso la morte, finché l’incontro con Leo non riporterà entrambe alla vita:
“«Possiamo chiuderci nel dolore, Bertilla, o decidere di prendere il buono che abbiamo intorno» disse Marisa posando la mano sulla sua scatola. «È difficile. Ma ho bisogno di credere che in tutto quello che è stato ci sia un senso che ora non possiamo comprendere. Che un giorno tutto sarà chiaro, che quanto è stato non è che il dettaglio di un disegno che ancora non abbiamo occhi per vedere.»”
È un romanzo pieno di dolore, di vuoto in alcune parti, ma aperto alla luce e alla speranza
“Si chinò su di lei, come se dovesse sussurrarle il più intimo dei suoi segreti. «Bertilla cara, voglio che tu sappia una cosa.» Tacque solo un momento. «Non hai votato la tua vita al niente.» Le sorrise, rassicurante, e aggiunse con forza: «L’hai votata alla speranza». Anche suor Bertilla sorrise, serena. «Perché cosa, cosa ne è, di noi, senza la speranza?» disse Marisa giusto un istante prima che richiudesse gli occhi, scivolando nuovamente nel suo oblio.”
Commovente 🥺❤️ Cosa posso dire? Che ho incontrato persone tra queste pagine. Le ho guardate negli occhi e riconosciute a pelle. Anime belle, che mi hanno scaldato il cuore. Che mi facevano venire gli occhi lucidi e annuire, perché l’amore è quello lì. Che mi hanno fatto simpatia ☺️ E a pelle mi è arrivato il vuoto di chi vive di apparenza e ipocrisia. Incapace di tendere la mano e abituato a ferire con quel gelo che non conosce empatia. E c’è il male, quello bestiale e possessivo. E quello che resta per chi sopravvive. C’è il dolore, quello che isola e annienta. C’è l’amore e la speranza. Il finale è un congedo delicato. Il libro uno scorrere di vita e dolore sordo, in cui vai avanti con la speranza nel cuore e il fiato sospeso.
Una mia cara amica lettrice, con cui spesso ci scambiamo suggerimenti libreschi mi dice: "Sto ascoltando un libro da cui non mi riesco a staccare. Devi assolutamente leggerlo". Lei va di audible, io ancora leggo con gli occhi.
Scarico l'anteprima ma non mi faccio condizionare da null'altro. Non leggo né quarta né rileggo recensioni.
Effettivamente entro nella storia, una storia che fino ad un certo accadimento (efferato), ma non voglio essere io a rivelare, appare credibile e, seppur con una prosa piana e semplice, mi tiene inchiodata alla pagina.
Poi l'autrice innesta personaggi che definirei da serie TV della RAI (se qualcuno ha visto "Mare Fuori" può avere un'idea del prodotto).
Colpi di scena, persone perdute e smarrite che si salvano grazie all'amore, chi dovrebbe esser buono è in realtà cattivo chi dovrebbe esser cattivo è buono, chi dovrebbe esser uomo è donna (!), chi era madre assente e in carriera si redime e diventa amorevole, le coppie in crisi si riappacificano e se non lo fanno divorziano ma con garbo, e ovviamente c'è un lieto fine.
Sarà l'esondare del mio cinismo che mi ha fatto sospendere il patto di credulità del lettore o sarà che l'autrice ha proprio ecceduto?
4 stelle e mezzoC'è il giudizio, tra queste pagine: quello della gente, della famiglia, della società: te la sei cercata, l'hai voluto tu. Quel giudizio che vent'anni prima aveva colpito Marisa e che poi è ricaduto sulla figlia.
E poi c'è la rinascita. La rinascita di Miriam, per mano di un "borgataro" che pare un poco di buono, ma è solo l'ennesimo ragazzo preso a sberle dalla vita; per mano di Corallina, che in quella ragazza magra magra vede il dolore e la solitudine che ha dovuto sopportare anche lei. C'è la rinascita di Marisa che, stavolta, riesce a fare ciò che non ha potuto fare con la figlia: la salva.
C'è, soprattutto, tra queste pagine, una scrittura potente, precisa, aggressiva, traboccante, tenera. Nonostante un finale forse un po' troppo sdolcinato, troppo perfetto, Tutta la vita che resta è un una boccata d'ossigeno, bramata e necessaria, mentre stiamo affogando.
«Quando l'ho avuta per le mani, ho perso la testa» disse senza enfasi, senza rimorso. L'avesse avuta di nuovo fra le mani, lo avrebbe fatto ancora. . Una storia sulla vendetta, sul terrore di dimenticare, sul lutto e sul senso di colpa dei sopravvissuti. #TuttaLaVitaCheResta" è un #romanzocorale a metà tra la saga familiare e il giallo, ambientato nel Lazio tra gli anni '50 e '80. Aprono le danze la giovane Marisa, incinta di un uomo che l'ha sedotta e abbandonata, e Stelvio Ansaldo, garzone squattrinato segretamente invaghito di lei. Circa vent'anni dopo la loro ultimogenita Elisabetta viene violentata e uccisa in una sera d'estate, ma il caso viene gestito male dalla polizia locale e affossato dai Bassevi, famiglia nota e benestante - imparentata con gli Ansaldo - che vuole tenersi fuori dagli scandali per non guastarsi la reputazione. Quello che i signori Bassevi non sanno è che la loro figlia Miriam, cugina sedicenne di Elisabetta, era presente la notte dell'aggressione, di cui anche lei è stata vittima. Col trascorrere del tempo, il trauma subito e la freddezza dei genitori spingono Miriam a tenere per sé la sua preziosa tesimonianza, e mentre il caso Ansaldo viene lentamente dimenticato in assenza di piste, la giovane si ritrova a convivere con i fantasmi del suo passato... finché l'incontro con Leo, piccolo spacciatore di quartiere, e sua sorella transgender Corallina non provoca la riapertura del caso, costringendo i Bassevi e gli Ansaldo ad aprire gli occhi e scendere a patti con la realtà dei fatti. Un #libro doloroso e coinvolgente, scritto in maniera fluida e appassionante, in cui ogni dettaglio trova il suo posto nella storia. Temi attualmente discussi quali il femminicidio e la disforia di genere sono perfettamente calati all'interno di una storia ricca di eventi, scanditi in una sequenza ritmata e mozzafiato. Particolarmente consigliato a chi ha gradito "Cambiare l'acqua ai fiori" e "Una vita come tante". . ⚠️ Temi sensibili: uso di alcol e droghe, transfobia, suicidio, abuso sessuale, violenza e omicidio. . Per altre recensioni, mi trovi su instagram @bibliotecamentale ♡
Alcune parti bellissime, commoventi. C’è una narrazione del dolore puntigliosa e verissima. Ho trovato altre parti e altri personaggi profondamente banali.
Romanzo che si fa leggere, scritto bene, trama avvincente anche se prevedibile. Il tono è melodrammatico e lacrimevole ai limiti della sopportazione (va bene l'analisi del dolore e tutto, però anche meno) Il problema principale per me è che i personaggi sono monolitici, banali, macchiettistici, non hanno arco trasformativo e capisci da pagina 1 che fine faranno. Il promesso sposo infame, la madre assente, lo spaccino dal cuore d'oro, la suora burbera e via dicendo. Uno su tutti? (Spoiler) Il personaggio transgender, classico token utilizzato come vittima sacrificale le cui sorti si intuiscono prima di subito. Un fastidio immane.
Struggente storia di avvenimenti che hanno cambiato la vita di tante persone. La consapevolezza che da una disgrazia si può risorgere e guardare avanti con nuovo ottimismo. La speranza è l'unica cosa che davvero ci fa andare avanti. Esordio col botto, davvero un libro che si fa leggere
Rome, de jaren ’50. De relatie van de wereldse, gepassioneerde Marisa en de stille, betrouwbare Stelvio kent een vrij onconventionele start, maar ze groeien steeds dichter naar elkaar toe, bouwen samen een mooi leven op en zijn, na de geboorte van hun kinderen, gelukkig als gezin. Tot 20 jaar later, als de maand augustus er met het leven dat ze kennen vandoor zal gaan, wanneer een afschuwelijke daad tijdens een vakantie aan het strand leidt tot een enorm verlies en verdriet.
In de jaren die volgen gaat iedereen anders om met de nasleep van dit drama. Ze moeten doorleven en een nieuwe balans proberen te vinden terwijl relaties onder spanning komen te staan, terwijl ze trauma, schuldgevoelens en grote geheimen met zich meedragen en ze elkaar af en toe helemaal kwijtraken. Marisa sluit zich het liefst volledig af van de wereld, Stelvio probeert de zaak overeind te houden maar verdrinkt zijn verdriet en nichtje Miriam verliest zich in het gebruik van verdovende middelen totdat ze Leo en zijn zus Corallina ontmoet, die hun eigen obstakels en uitdagingen in het leven kennen, maar wel een vangnet voor haar vormen, haar steunen en uiteindelijk zorgen voor een doorbraak.
De auteur zet deze personages, hun gevoelens en beweegredenen levensecht en met finesse neer, ze gebruikt prachtige metaforen om situaties en hoogoplopende emoties te omschrijven en ze brengt haar verhaal met veel gevoel en compassie, waardoor deze intense en aangrijpende familiegeschiedenis je zeker niet onberoerd zal laten. Het is een zeer gelaagd verhaal door de verschillende perspectieven en de onderlinge verhoudingen, door de zware onderwerpen die niet worden geschuwd en de kruispunten waarop alle personages belanden, waarna ze keuzes moeten maken die de rest van hun levens zullen beïnvloeden. De zoektocht naar gerechtigheid leidt tot een kwellende waarheid die alle verhoudingen op scherp zet, maar die ook antwoorden, de verlichting van een last en vergeving met zich meebrengt. Kan de liefde toch het duister overwinnen?
Dit is een zeer sterk geschreven en meeslepend verhaal over worsteling, familiedynamiek, geweld, fouten, kwetsbaarheid, moed en hoop, vol unieke personages en bijzondere wendingen. Het kruipt onder je huid, roept emoties op en zal nog een tijd door je hoofd dwalen nadat je de laatste bladzijde hebt omgeslagen, een intens, sfeervol en overdonderend verhaal dat echt het lezen waard is!
Una storia famigliare, un dramma famigliare che strappa i destini dei suoi protagonisti e che non si riallacceranno più. Marisa e Stelvio, si conoscono nella Roma degli anni ’50 e si innamorano proprio nella bottega di Ettore, il padre di Marisa. La loro vita scorre felice, nascono due figli, Ettore e Elisabetta, sembra la pubblicità del Mulino Bianco, in bianco e nero. Tutto prosegue fino a quando, proprio Elisabetta, una mattina viene ritrovata cadavere sulla spiaggia di Torre Domizia: era uscita di nascosto la sera con la cugina Miriam, per andare su quella spiaggia con gli amici. Non pensate ad un thriller perché questo libro proprio non lo è. È un romanzo che racconta un “prima” e un “dopo” e lo spartiacque è la morte violenta di Elisabetta. Quando si leggono questo tipo di romanzi le domande sono tante: si può sopravvivere alla morte di un figlio? Se si, come si sopravvive sapendo che c’è stata una violenza inaudita, gratuita e così immorale? “[…]L’ho perso e ne ho avuto il corpo sfregiato per sempre. E mi sembrava giusto così, perché così mi sentivo. Sfregiata. Ma per Betta? Quando un figlio ti muore il dolore dovrebbero storpiarti il corpo, non credi? Dovrebbe deformarti, lasciarti le viscere di fuori sanguinanti. Tutto quello strazio…” Un romanzo potente, forte e delicato sia nella scrittura che nella raffigurazione dei personaggi: è nero e buio come la notte nelle descrizioni, è violento e sentimentale ed esplora tutti i meccanismi della vita di famiglia e del dolore della morte di un figlio. Ve lo consiglio, un romanzo che non si dimentica facilmente, una lettura con una bellezza narrativa senza pari che si fa divorare.
♥︎Un libro che mi ha stravolto, per cui qualche volta mi sono dovuta fermare, perché le emozioni che provavo erano immense. Una trama che ha tutto, dalle relazione, al caso investigativo, alla famiglia, ai sentimenti, alla speranza. Una storia che ti trascina nei meandri di varie esistenze e ti fa essere partecipe in ogni istante della vita dei vari personaggi. Si incontrano molteplici punti di vista e ognuno è assolutamente essenziale per lo svolgimento delle vicende. È un romanzo che si concentra molto sull'interiorità, sui pensieri ed è meraviglioso. Un libro coinvolgente, veritiero e attuale nonostante l'ambientazione, ovvero la Roma degli anni 50/80. Stile di scrittura scorrevole, dinamico, a parer mio sorprendente. Mi ha insegnato che pregiudizi e stereotipi sono nella natura intrinseca dell'uomo, ma che un essere umano è molto di più, è un arcobaleno di sfumature. Per non parlare dei DETTAGLI, mamma mia ne sono rimasta sorpresa. LEGGETELO. ♥︎
Parte come un film in bianco e nero sullo sfondo della Roma degli anni ’50, poi un colpo di violenza assesta alla storia d’amore uno stop e una virata verso il giallo rappresentando una sorta di spartiacque fra il “prima” e il “dopo”, intendendo per “dopo” un romanzo dal tono drammatico. E’, questo di Roberta Recchia, un romanzo corale scritto con stile corposo ma intimo che ci porta a ragionare, con delicata sapienza, sui temi della violenza, del pregiudizio sociale, della cura e dello scorrere del tempo come guaritore a ogni male. Un immersivo viaggio nei sentimenti, un racconto di dolore e violenza ma anche di speranza e di ricostruzione.
Davor: In den 1950er Jahren bringt das Schicksal Marisa und Stelvio zusammen. Trotz verschiedener sozialer Herkunft heiraten sie und führen mit viel Liebe fürs Detail den Feinkostladen der Familie in die Zukunft. In den 80er Jahren haben die beiden sich für ihre jugendliche Tochter Elisabetta ein kleines Haus am Meer gekauft, in dem sie die Sommer verbringen. Danach: Eines Abends kommt Elisabetta am Strand durch sexualisierte Gewalt (Triggerwarnung) ums Leben. Die Harmonie und Liebe innerhalb der Familie, der man im ersten Teil so gerne gefolgt ist, schlägt um. Alle ziehen sich in ihr Schneckenhaus zurück, besonders Miriam, die mit ihrer Cousine an dem Abend am Strand war. Die Familie wird völlig dysfunktional, bis zwei wundervolle Menschen in ihr Leben treten, die ihnen Hoffnung geben, das letzte was uns Menschen bleibt…
„Endlich das ganze Leben“ ist ein vielseitiger Roman. Beginnt er noch als italienischer Familienroman mit Wohlfühlcharakter, wechselt er plötzlich in eine Tragödie, dann in ein Familiendrama, später in einen Krimi mit Coming-of-Age-Elementen, um wieder als Familienroman zu enden. Wie das bei einem Genrecrossover oft ist, haben mich auf literarischer Ebene nicht alle Teile gleichermaßen überzeugt. Daher gebe ich rational 4 Sterne. Emotional hat mich das Buch nämlich auf ganzer Linie abgeholt und überzeugt. Ich habe noch nie bei einem Buch weinen können, aber hier war ich kurz davor. Ich habe mich wohlgefühlt und mich geekelt. Ich wurde fröhlich und traurig. Das Buch hat mich abgestoßen und mir wunderbare Gänsehaut bereitet. Was kann ein Buch mehr bewirken, als die ganze Palette an Emotionen hervorzurufen? Der Schreibstil war fesselnd und mitunter atemberaubend. Absolute Leseempfehlung für einen starken italienischen Roman mit einer guten Prise Kitsch.
Tutta la vita che resta di Roberta Recchia è un libro familiare che tocca diverse corde dell’anima con una narrazione fluida e inglobante. Marisa e Stelvio vivono una vita piena e ricca di affetto fino a quando un dolore fende la loro esistenza e spezza il tempo in un prima e in un dopo. Le crepe invisibili che si creano nel nucleo familiare portano alla deriva i singoli componenti in un oceano che però abbraccia il lettore. Tutta la vita che resta è un libro che ruota intorno a diverse tipologie di pregiudizio, implicite ed esplicite, che si scontrano con personaggi in grado di assorbirle e trasformarle in qualcosa di positivo. È quindi sia un libro che parla di dolore ma anche di crescita e soprattutto del prendersi cura delle persone. Affronta inoltre temi acuminati e difficili senza però rendere pesante la lettura. Un ottimo esordio letterario che, come promesso, fa versare lacrime di commozione.
D. Un tema indubbiamente attuale, quello della violenza sulle donne. Cosa ha voluto comunicare al lettore raccontando da vicino gli aspetti insidiosi, subdoli di una realtà pericolosa e sempre più frequente?
R. Credo che la storia che racconto sottolinei soprattutto quel meccanismo pericolosissimo che spesso si innesca quando la società, mossa dal pregiudizio, cerca elementi di colpevolezza in una vittima di violenza di genere. La storia che racconto richiama alla memoria tanti fatti di cronaca tristemente noti e Betta è una figura simbolica, che racchiude in sé tante vittime e ci invita a riflettere su quanto ancora ci sia da fare affinché questi fatti non accadano più.
• Estratto dal libro:
“Le birre e l’hashish hanno allentato i freni alla lingua e, siccome di vero hanno poco da raccontare, cominciano a fantasticare. Convengono che ce ne sono tante che andrebbero messe al posto loro senza troppe cerimonie, che i maschi dovrebbero poter fare i maschi.”
Una scrittura magnifica che non ti lascia staccare gli occhi dalla pagina, parole che filano una dopo l’altra e raccontano di tragedie e dolori indescrivibili. Nonostante il senso di orrore, angoscia e rabbia che si prova per la maggior parte del libro, il modo in cui viene raccontato il tutto ti rapisce e ti lega fortemente ai personaggi della storia. Una storia dolorosa, ma anche di rinascita, amore e speranza.
L'ho ascoltato come audiolibro, e avrei trovato ogni scusa possibile per fare qualche attività che mi permettesse di ascoltarlo senza mai staccarmi. Alla fine, pur di continuare, lo ascoltavo anche quando potevo leggere un libro cartaceo. Ecco quanto mi ha coinvolto Roberta Recchia con questa storia.
“Ma perché Miriam non ha mai parlato con noi?” “Perché ce la siamo dimenticata. Tutti”
Ci sono libri che ti accarezzano e ci sono libri che ti spezzano. Tutta la vita che resta fa entrambe le cose. È una ferita che brucia, ma che, incredibilmente, riesce a riscaldare proprio mentre fa più male.
Ho camminato con la famiglia Ansaldo, con Miriam, con Leo. Ho respirato il loro silenzio, ho tremato per quel segreto che si è nascosto tra le pagine come una lama sottile, ho pianto per Betta e per quel giorno maledetto sulla spiaggia.
Ho sentito il peso del non detto, l’ingiustizia che si fa eco dentro chi resta e deve sopravvivere a un’assenza che diventa un macigno.
Roberta Recchia ha scritto una storia che non perdona, ma che consola proprio perché non ha paura di raccontare la verità del dolore. La sua scrittura è come un sussurro che arriva dritto al cuore - e da lì non esce più.
Miriam, con la sua lotta silenziosa, con quel coraggio che non si dichiara ma si intuisce a ogni battito, mi ha lacerata e nutrita allo stesso tempo. L’incontro con Leo… quanto ci voleva quel respiro, quella mano tesa? È stato come vedere un fiore nascere (ri-nascere, in questo caso) in mezzo alle macerie.
Questo libro parla di lutto, di violenza, di colpa e di omertà. Ma soprattutto parla di amore, di tenerezza, di possibilità. Di quella vita che resta — anche quando non pensavamo ne restasse più.
Perchè le storie di famiglia, se ben narrate, hanno un modo tutto loro di accoglierti, di farti posto.
E io, da casa Ansaldo, so già che non me ne andrò mai più.
Questo libro mi è entrato dentro in modo prepotente, per 24 ore mi sono sentita rapita e dipendente: non potevo staccare e smettere di leggere perché è potente, appassionato, crudo e brutale e allo stesso tempo delicato come un balsamo per l'anima. La storia inizia come la classica saga familiare, una commedia dei telefoni bianchi nella Roma degli anni 50. Immaginiamo la classica famiglia borghese alle prese con il matrimonio riparatore col buon ragazzo inconsapevole non ricambiato, di cui la nostra si scopre invece innamorata e pronta a costruire una famiglia nel segno dell'amore romantico e poi contrapponiamo la più brutale delle tragedie per un genitore: la perdita di una figlia sedicenne, un dramma esistenziale, un evento innaturale, tanto più che si unisce ad una violenza e poi la rinascita e la ricostruzione con il dopo, "tutta la vita che resta". Ho amato tutti i personaggi, quella Roma di borgata colorata da inflessioni dialettali, la sensibilità, la rabbia, la voglia di vendetta e redenzione e anche quella leggera venatura gialla che ha accompagnato instancabilmente e incessantemente la mia lettura. Adesso mi sento un po' svuotata, perché non è facile riprendersi da un libro tanto bello e denso di umanità. Straconsigliato.
Um livro comovente sobre a perda, as famílias imperfeitas, o abuso sexual e a dor em todos os sentidos. Neste romance passado em Roma nos anos 50 , Marisa vê a sua vida ser reconduzida por trilhos tenebrosos leva-la a se apaixonar por Stelvio, um rapaz trabalhador e dedicado. Desta relação têem dois filhos e tudo corre bem até ao dia que a sua filha Betta é violada e assassinada com apenas 16 anos. E é apartir daí que o livro desenrola-se; os pais completamente destroçados ,a prima Miriam introvertida, que não só testemunhou o crime como também ela foi vítima ;mas oculta tudo de todos e refugia-se em maus caminhos. Miriam irá cruzar o seu caminho com Leo de Maria, um rapaz que anda por caminhos obscuros, mas a vida irá reservar novas esperanças no meio da escuridão . Porque é preciso ter esperança; até Marisa encontrará o seu caminho mesmo nesta dor sem fim que foi a perda da filha. Um livro que se lê muito bem, fiquei com pena a autora não ter explorado mais um pouco sobre o irmão de Betta. Havia alguma curiosidade sobre o seu mundo após a perda da irmã.