Mai nella sua storia la Corea del Sud ha avuto tanto successo sulla scena mondiale, e mai dall’inizio dell’era democratica la sua società è stata così polarizzata. Il divario tra l’immagine patinata e innovativa che il paese dà di sé all’esterno grazie ai suoi prodotti più esportati, dai semiconduttori al k-pop, e quella che è la vita quotidiana per milioni di coreani assediati da pressioni familiari e sociali, aspettative collettive, standard estetici, affitti esorbitanti e lavori precari, sembra a tratti incolmabile. Così come appare inconciliabile la differenza con cui le due tribù politiche in cui si divide il paese interpretano la storia: da una parte la battaglia contro il comunismo, che è il credo dei conservatori pro americani, dall’altra la lotta contro la dittatura di cui sono eredi i democratici, aperti al dialogo con Pyongyang e ferocemente antigiapponesi. È anche la folle velocità con cui si è trasformato il paese, tra i più poveri al mondo settant’anni fa, a provocare fratture in una società etnicamente quasi omogenea, votata alla cultura del ppalli ppalli, «in fretta in fretta», ma lenta ad adattarsi a una tale «modernità compressa». Ne pagano il prezzo i giovani, soprattutto le donne: molte hanno deciso che non sono più tenute a comportarsi come vorrebbero i loro padri e mariti, esacerbando il problema forse più complesso che la Corea deve affrontare, il crollo del tasso di fertilità. L’incapacità del governo, nonostante innumerevoli tentativi, di invertire questa tendenza intacca la dimensione quasi epica che lo stato coreano assume in certe narrazioni, di demiurgo che crea la nazione con i suoi piani quinquennali e la sacra alleanza con i chaebol a trasformare quei piani in prodotti esportabili sempre più sofisticati. Anche l’ondata di soft power coreano che ha travolto il mondo viene spesso raccontata attraverso le politiche commerciali di un governo lungimirante. Il rischio è di dimenticarsi del fattore più importante della trasformazione della Corea del Sud, e cioè il lavoro, il sacrificio, la creatività, la capacità di innovare e la volontà di una popolazione orgogliosa, mai soddisfatta, mai appagata, sempre pronta a scendere in piazza per cambiare le cose – governi, sistemi economici, discriminazioni – e dare al paese una direzione nuova.
Un'altra interessante aggiunta alla mia collezione, sempre crescente, di edizioni di The Passenger. In particolare, di questa edizione sulla Corea del Sud mi è piaciuto come gli stessi concetti tornassero nei racconti in forme diverse, e come fossero utili a spiegare la cultura e la mentalità coreana: ad esempio, come il concetto di palli palli ha fatto sì che i coreani diventassero fortissimi negli e-sport, o come l'essere una nazione etnicamente omogenea abbia fatto sì che i coreani sviluppassero degli standard di bellezza tanto elevati. Seguono i voti per i singoli racconti: Perché le donne sudcoreane non fanno figli: ☆☆☆☆.5 Intimi rivali: ☆☆☆.5 Un mondo ornato di fiori: ☆☆☆☆ Tra cielo e terra: ☆☆☆☆ La repubblica di Samsung: ☆☆☆☆ Le acciughe rosse di mamma: ☆☆☆☆☆ Ascoltare k-pop a Phitsanulok: ☆☆☆☆ Dmz: ☆☆☆☆ Vite da defector: ☆☆☆☆ Essere o apparire: ☆☆☆ Ogni leggenda ha un inizio: ☆☆☆☆ Vino di riso: ☆☆☆☆
"L'onda coreana è quella rosa che i coreani hanno coltivato nel bidone della spazzatura". Questa frase mi ha commosso, tanto.
È davvero molto, molto interessante. Mi è piaciuto e mi ha appassionato fino alla fine. PS: Non è un libro che consiglierei a chi ancora sa poco o niente sulla Corea, ma lo consiglio a chi ne è un appassionato e vuole conoscere tutto di questo paese senza tralasciare nulla, con la voglia di cercare degli approfondimenti.
Sono grande estimatrice del lavoro di The Passenger e anche questa volta obiettivo centratissimo. Questo compendio di saggi e articoli raccoglie in nuce le linee di frattura e le contraddizioni di un paese al momento sulla cresta dell'onda, ma con una storia recente travagliata come pochi altri.
Come diceva Paola Laforgia nell'altrettanto brillante Fattore K. L'ascesa della cultura pop coreana, non incrociare mai nulla di coreano oggigiorno non è un caso, ma una scelta. Questo volume va oltre la famosa hallyu ("onda"), per inquadrare il ritratto sfaccettato di una società di limiti e spesso estremi: dalla mania per baseball e gli esport, al ruolo dei conglomerati industriali sulla politica dal paese, dallo sciamanesimo ancora vivo alla guerra di genere e al conflitto ancora acceso con la sorella al Nord, ci si trova catapultati in un mondo di rifrazioni ed echi.
Gli articoli sono generalmente tutti di livello alto; unica nota di demerito quello di Giulia Pompili, che ho trovato sorprendentemente parziale e condiscendente (inaccettabile per un articolo di geopolitica); mi sono poi accorta che scrive per Il Foglio e ok, la mia sorpresa è scemata.
Sapevo di poter contare su The passenger, anche questa volta non mi ha delusa. La raccolta di inchieste e articoli é estremamente interessante e completa, tocca quasi tutti i punti salienti e le questioni principali utili ad inquadrare la società coreana in modo più oggettivo e meno “idealizzato”. Molto bello l’articolo sullo sciamanesimo coreano, e’ un argomento che ho studiato e studio da tanti anni e mi appassiona molto, in italiano le fonti sono quasi nulle e ho apprezzato il fatto che in poche pagine Juliette Morillot sia riuscita ad inquadrare perfettamente il fenomeno citando tutti i punti fondamentali, anche quelli meno banali. Sarò bias ma mi sarebbe piaciuto leggere qualcosa di più dedicato alla sterminata cultura culinaria coreana. Consigliato sia per chi già ama la Corea che per chi è curioso di scoprire di più su questo paese che negli ultimi anni è sempre più al centro dell’attenzione delle masse.
📚 Corea del Sud: l’ultimo libro di “The Passenger” per scoprire cosa c’è dietro il boom 📚
Uno dei fenomeni del momento – come abbiamo già avuto modo di scrivere – sembra essere la Corea del Sud. L’onda coreana chiamata “Hallyu” ci sta letteralmente travolgendo: va di moda il k-pop, guardiamo sempre più serie e film coreani sulle piattaforme (basti citare “Squid Game”, “Crash landing on you” e “Mask girl”), le ultime novità della tecnologia arrivano dalla Corea del Sud (la Samsung vi dice qualcosa?) e i prodotti di cosmesi della k-beauty ci vengono spacciati come i migliori sul mercato al momento. E potrei continuare.
Corea del Sud: un “boom” inarrestabile Anche la letteratura segue questa strada: sono sempre di più i libri sudcoreani (qui la nostra apposita sezione) che ci capita di trovare sugli scaffali delle librerie, alcuni davvero molto belli. Insomma, una vera e propria “invasione culturale” (se volete saperne di più su questo tipo di contaminazioni, leggete “Atlante della cultura – Da Netflix allo yoga, il nuovo soft power” di Antoine Pecqueur, Add Editore).
Ma se i libri di autori sudcoreani ci insegnano a guardare il mondo dal loro punto di vista, per cercare di interpretare queste visioni ci viene in aiuto l’ultimo saggio della collana “The Passenger” di Iperborea, dedicato proprio alla Corea del Sud e uscito quest’anno (2024).
Una collana veramente notevole che sta sfornando una serie di libri bellissimi, guide atipiche che – tramite reportage di giornalisti e scrittori, dati, infografiche e interventi mirati – spiegano culture, contraddizioni e fenomeni di Paesi stranieri. Quella dedicata al Giappone tra l’altro ci era stata davvero utile per prepararci al viaggio. Non tanto per fornirci consigli su cosa mettere in valigia o cosa vedere una volta arrivati, ma per addentrarci un po’ di più in una cultura così complessa e diversa.
Torniamo al libro di “The Passenger” dedicato alla Corea del Sud. Ecco tre considerazioni che poi sono anche tre buoni motivi per leggerlo:
🔴 1. Non una guida, ma un libro che parla della società
Come scrivevo prima non è una guida turistica ma vi sarà indispensabile se vorrete avvicinarvi un po’ di più alla cultura sudcoreana e alla comprensione di alcune dinamiche. Magari in preparazione di un viaggio, oppure semplicemente per approcciarvi al fenomeno del momento.
I capitoli sono vari reportage che parlano della denatalità e di una cultura ancora troppo patriarcale, della rivalità con Giappone e Cina (stati che comunque si sono fortemente contaminati nei secoli), del k-pop che – oltre a essere un’operazione commerciale potentissima – vuole parlare ai giovani sempre più soli, del salto tecnologico che ha trasformato un paese poverissimo in uno dei più celebri (ma anche delle condizioni dei lavoratori), dell’ossessione per l’apparenza e il ricorso al bisturi facile e ovviamente dei rapporti con la Corea del Nord e della tristemente famosa zona demilitarizzata in cui vengono organizzate gite per “dark tourist” alla ricerca di adrenalina.
🔴 2. Corea del Sud e Giappone: così vicini, così lontani
Sempre meno figli, lavori con ritmi a volte disumani, depressione, ipercompetitività, una passione per il baseball e per la tecnologia. Vi ricorda qualcosa? Sicuramente, a una prima lettura, l’odiato Giappone (i due paesi storicamente non sono mai stati in buoni rapporti, anzi, si può dire che i giapponesi ne abbiano combinate di cotte e di crude).
Ma queste due nazioni sono davvero così simili? Da quel che leggiamo (e anche da quel che abbiamo visto in Giappone con i nostri occhi), non proprio. Sono sicuramente società asiatiche che hanno nel dna il modello per cui la comunità viene prima dell’individuo singolo, con tutti i pregi, i difetti e le contraddizioni del caso. Questo sicuramente porta all’ipercompetitività che diventa affare nazionale, dunque all’iperlavoro, allo schiacciamento e infine alla depressione dell’individuo.
Ma mentre il Giappone è forse uno dei pochissimi esempi ormai di “regno della classe media”, in cui il turbocapitalismo ha fatto fatica a imporre le sue logiche e dunque si trovano anche molte meno diseguaglianze sociali, in Corea del Sud invece la trasformazione è stata più devastante.
Anche perché la Corea è stata brutalmente lacerata in due, e ciascuna delle due parti, nord e sud – complici anche i vari stati alleati – ha estremizzato le sue caratteristiche politico economiche. Dunque, anche a causa delle diseguaglianze sociali che in Corea del Sud sono molto più forti che in Giappone, molti fenomeni sono più estremizzati. Ancora più competitività, ancora più violenza, ancora più fatica a sopravvivere senza lasciarsi sommergere.
Lo abbiamo visto bene con “Squid Game“: oltre alla dose di violenza massiccia, ci dice qualcosa su molti sudcoreani che non hanno più niente da perdere. E per farsi un’idea della divisione tra chi sta bene e chi sta male (anzi, malissimo) non possiamo che consigliare “Parasite” di Bong Joon-ho, Palma d’oro a Cannes e quattro Oscar nel 2020.
🔴 3. Una gioia da sfogliare in versione cartacea Lo dico per chi avesse l’intenzione di comprarlo in formato e-book: non fatelo (in passato ero caduta in questo errore dunque parlo con cognizione di causa).
Quelli di “The Passenger” sono libri che vale la pena leggere assolutamente in versione cartacea: Iperborea ha investito (e ha fatto bene) in una serie di prodotti che sulle pagine rendono il massimo. Ci sono infatti pagine colorate, fotografie, riquadri, tabelle, infografiche, disegni, impaginazioni dinamiche che mettono davvero la voglia di maneggiare il libro.
È anche il pregio di diverse case editrici che stanno investendo nelle impaginazioni (e spesso anche nelle copertine) per non far morire il mercato della carta: brave!
Raccolta di articoli veramente interessanti, sia di giornalisti sia di scrittori, sia internazionali sia coreani. Ho iniziato il libro prima del mio viaggio in Corea del Sud e ciò mi ha aiutato meglio a capire diversi aspetti della società coreana e della sua storia. L'ho completato dopo il mio ritorno e mi ho trovato, negli ultimi articoli letti, conferme a ciò che avevo pensato della Corea durante il mio viaggio A mio parere gli articoli più belli sono quelli sulla DMZ, sui detector nordcoreani, sulla situazione delle donne. Veramente ben fatti anche i mini inserti su particolari storici (ad esempio la carrellata dei presidenti). Meglio della lonely planet!
“Like expecting a rose to bloom in a trash can. Come aspettarsi che una rosa sbocciasse in un bidone della spazzatura. L'onda coreana è quella rosa che i coreani hanno coltivato nel bidone della spazzatura.”
Torna The Passenger con il primo numero dell'anno e questa volta, per mia immensa gioia, viaggiamo in Corea del Sud. Il numero di questo mese è dedicato proprio al "paese del calmo mattino", che ormai di calmo ha davvero poco. La Corea del Sud fino a una settantina di anni fa era uno dei paesi più poveri al mondo, ad oggi è uno dei giganti dell'economia mondiale, in costante crescita ed espansione, sulla scia della Hallyu, l'onda coreana che da qualche anno ha travolto un po' tutto il mondo.
Il K-pop, i K-drama, la skincare coreana, la cucina coreana sono ormai apprezzatissime in tutto il mondo e hanno contribuito all'espansione dell'economia coreana. Dobbiamo essere onesti, fino a qualche anno fa quando si parlava di Oriente la prima cosa che ci saltava in mente era il Giappone, al massimo la Cina, oggi invece la Corea del Sud, e in particolare Seoul, sta cavalcando un'onda di popolarità che l'ha resa negli ultimi due anni una delle mete più gettonate dai turisti di mezzo mondo.
Ma torniamo a The Passenger che ci propone come sempre una visione diversa di questo paese e si concentra sugli aspetti meno conosciuti. In una serie di articoli che si concentrano in particolare su politica, storia e antropologia, restituisce un ritratto di un paese ancora in fase di cambiamento, in cui passato e presente convivono e lo fanno sia letteralmente, per esempio a Seoul dove nel Bukchon Hanok, il villaggio tradizionale coreano, si può ammirare a distanza la modernissima Seoul Tower. Ma è sopratutto una convivenza tra le vecchie e le nuove generazioni quella che oggi determina una spaccatura nel paese, destinato ancora una volta ad evolversi e a mutare.
Partendo da un articolo in cui si analizza il problema del crollo del tasso di fertilità nel paese, in cui si parla in particolare di donne e femminismo, arrivando all'analisi della situazione politica attuale e ai rapporti con il vicino del Nord, fratello ma nemico. Altri articoli sono dedicati ai chaebol, alla chirurgia plastica e agli assurdi standard di bellezza coreani, o ancora agli antichi riti che ancora tengono piede ovunque. Non poteva mancare un articolo dedicato al K-pop, che ho personalmente amato perchè rende perfettamente giustizia sia al genere in sè che a chi lo ama, e un bellissimo racconto di Shin Kyung-sook, una delle più talentuose scrittrici sudcoreane, che ci racconta della fuga dalle campagne verso la città.
Insomma, in questo numero c'è davvero tantissimo da leggere e da scoprire. Sapete che io amo profondamente la cultura sudcoreana, sto studiando la lingua e spero entro quest'anno di fare il mio viaggio in Corea per vederla finalmente con i miei occhi. Ho apprezzato moltissimo questo volume perchè The Passenger va sempre a parlare sia delle cose positive che di quelle negative. E la Corea è ben lontana da essere un paese perfetto, esattamente come tutti gli altri. Eppure sono proprio le sue contraddizioni, unite alla forza e al coraggio del popolo coreano che dopo anni di occupazione e sfruttamento hanno lavorato sodo per arrivare dove sono adesso, e ancora si impegnano per cambiare e migliorare, ad affascinarmi immensamente e mi spingono a volerne sapere di più.
Finora questo numero è decisamente il mio preferito tra quelli pubblicati, la bellezza del volume, le meravigliose fotografie che lo arricchiscono, lo rendono un'aggiunta indispensabile alla vostra libreria, in particolare se amate l'Oriente o come me sognate Seoul. La Corea del Sud non è solo skincare, K-Pop, drama, kimchi e 떡볶이 (tteokbokki). É molto di più e il viaggio intrapreso con The Passenger ce la restituisce esattamente così, in bilico tra vecchio e nuovo, proiettata verso il futuro ma ancora fortemente ancorata al passato.
Libro veramente interessante. Non è una guida turistica, ma una raccolta di inchieste che va a toccare i punti salienti della cultura coreana. Bellissima la frase che dice "l'onda coreana è la rosa che i coreani hanno trovato nel bidone della spazzatura". Ed è proprio così, nonostante la guerra tra Corea del Nord e Corea del Sud, nonostante i molti morti, nonostante la politica dittatoriale, nonostante tutto, il popolo coreano con le sue contraddizioni sembra sia risorto, e la Corea del Sud con Seoul è diventata un'ambita meta turistica. Leggendo si scopre un po' di più di questa cultura, capitoli brevi ma scritti e illustrati molto bene. La cultura k-pop, il mito dei prodotti di bellezza coreani e la sua skincare, lo sciamanesimo, il superpotere tecnologico, vedi Samsung, la cucina con il kimchi, la politica, l'antropologia. Bello il racconto sulle acciughe della mamma e interessanti i molti titoli di libri citati per approfondire gli argomenti. Consigliatissimo.
Interessantissima raccolta di articoli dedicati a differenti aspetta della Corea del Sud, paese che negli ultimi anni, anche grazie alla spinta propulsiva di K-pop e K-drama, è salita prepotentemente alla ribalta. Tuttavia, anche se c'è da dire che molti aspetti negativi del mondo coreano sono evidenziati anche dagli stessi K-Drama, ci sono molte cose che offuscano molto la solarità proposta nell'immaginario collettivo. Dallo strapotere dei chaebol fino al drastico crollo della natalità, peggiore anche del nostro, sono stati gli aspetti che rendono più complessa una visione del popolo coreano, situazione ulteriormente complicata dalla loro storia passata, nonchè dagli irrisolti rapporti con i fratelli del nord. Insomma, un bel volume per iniziare ad approfondire maggiormente un paese affascinante come la Corea del Sud
Bellissima raccolta di storie sulla Corea del Sud, che toccano diversi aspetti della storia e della cultura sudcoreana. Argomenti che vanno dal famoso k-pop, al baseball, alla spopolazione delle campagne, alla complicata relazione tra nord e sud. Forse il migliore libro della collana che ho letto fin'ora.
I reportage di questa raccolta sono sempre notevoli. Una guida interessante per comprendere meglio uno dei piccoli giganti asiatici, al di là del k-pop o degli stereotipi. Gli articoli sono tutti molto interessanti, ma consiglio in particolare Acciughe rosse e quello sullo sciamanesimo.